Stavo studiando Critica letteraria. Tra i testi d'esame c'è anche 'Il secondo mestiere' di Eugenio Montale, a cura di Giorgio Zampa. Lì si parla anche di premi letterari, e quindi non solo dello Strega. E credo che, da che l'uomo e uomo, ci sia sempre stata parecchia sfiducia nel sistema di valutazione. Vi riporto una lettera scritta a Montale da un cittadino.
«Egregio signore, so che il lavoro dei giudici di un recente premio letterario fu turbato da interferenze esterne. I premi sono utili (a chi li riceve) e non si può pensare di farne a meno. Bisogna però provvedere a far sì che i giudici dei futuri premi siano affrancati dalle su non lodate 'interferenze'. Ed ecco il mio suggerimento.
Si dovrebbe prelevare dalle scuole inferiori un certo numero di ragazzi non refrattari alle discipline cosidette letterarie. Questi ragazzi dovrebbero essere segregati dal mondo esterno e allevati a spese dello Stato in un apposito collegio. Materie di insegnamento: lingue e letterature straniere (non le classiche), condensati di storia dell'arte e della filosofia, nozioni di psicologia, sociologia e psicanalisi, informazioni in fatto dimusica, di eletronica e cibernetica, un aggiornato studio di neologismi filosofici e i più idonei mezzi per tenersi continuamente à la page. Compiuta la maggiore età, questi giovani formeranno un corpo di funzionari 'giurati' come i guardacaccia e i sorveglianti notturni.
A tale pépinière di giudici dovranno attingere obbligatoriamente i fondatori di premi letterari. Raccomandabile il sistema del sorteggio, in modo che nel corpo giudicante non esistano disoccupati o preferiti. I giudici dovranno vivere in perfetta clausura, rinunciando ad ogni interesse terreno; è da escludere che possano sposarsi o pubblicare libri. E' preferibile che neppure il loro nome sia fatto; essi possono essere contraddistinti da un numero progressivo. Alle loro riunioni non potrà assistere alcun rappresentante della stampa. Qualora i giudici di un premio non fossero d'accordo, le decisioni finali saranno deferite a un giudice elettronico.
Condizione fondamentale per la buona riuscita del sistema è che i predetti giudici - dignitosamente retribuiti - continuino a vivere nell'assoluta segregazione di un falansterio dove non giungano voci o interessi mondani. Mezzi meccanici, audiovisivi, istruttori robot contribuiranno a tener viva la loro apertura mentale.
Il sistema da me proposto dovrebbe raggiungere risultati obiettivamente indiscutibili. Si tratterebbe però di un metodo transitorio, in attesa che i progressi del pensiero artificiale (la cibernetica) consentano una selezione di valori letterari condotta con criteri rigorosamente scientifici. Dopo i disastri del pensiero individuale, solo da supercervelli immuni da passioni e risentimenti soggettivi possiamo attenderci parole che ci portino al disopra della mischia. Voglia credermi, egregio signore, con la più rispettosa osservanza, il suo devotissimo X.Y.».
Ora non so se questa lettera venne scritta da Montale stesso. La trovo formidabile come parodia della critica ai premi letterari.
E poi la gente che addirittura fa spendere soldi alla propria casa editrice per farsi comperare il quarto posto, non si può certo chiamar fuori dallo showbiz. Anche se Q, come libro, m'è piaciuto assai.