Mi permetto di riportare l'editoriale di Miro Renzaglia apparso oggi 29 marzo 2010 sulla sua rivista online Il Fondo.
ROMA HA VINTO
SALVE, DEA ROMA
Roma, 28 marzo 2010 - La Roma batte l’Inter e riapre il campionato. Ma per farlo ha dovuto battere anche il solito vizietto italico di chi, solerte, è sempre lesto a correre in soccorso dei potenti di turno: nella vita, come nel calcio e in politica.
Nella strameritata vittoria di ieri sera, infatti, l’arbitro Morganti e i suoi collaboratori hanno infilato una serie incredibile (o fin troppo credibile) di “sviste” ed “errori” grossolani, tutti a favore dei meneghini.
Ne citiamo solo i tre più evidenti: iniziata in fuorigioco di ben tre calciatori nerazzurri, e non per una questione di centimetri ma di metri, l’azione che ha portato al momentaneo pareggio interista; negato un solare calcio di rigore alla Roma per atterramento in area di Brighi ad opera di Julio Cesar che andava anche espulso; evitata espulsione di Chivu per calcio di reazione su Toni a terra…
Ciononostante, come si diceva, la Roma ha vinto ugualmente e queste vistose magagne della direzione arbitrale sono, per fortuna loro e del movimento calcistico tutto, passate quasi sotto silenzio.
Ma se all’ultimo minuto quel tiro a botta sicura di Milito anziché sul palo fosse finito in rete, oggi la musica da suonare a Roma sarebbe del tutto diverso dal festoso inno alla gioia che si avverte nell’aere della Capitale.
Quel palo, in fondo e a guardare bene nei segni del destino, significa anche un’altra cosa: pure Dea Roma s’è rotta i coglioni di assistere alla stessa identica recita che penalizza da sempre la squadra che porta il Suo Nome: «E mo’ basta…» , si dev’essere detta, deviando Lei stessa la sfera sul legno della porta…
Il campionato sarà lungo ancora sette giornate. Con i chiari di luna avvistati ieri sera, avremo ancora bisogno di Te: «Salve Dea Roma! Ti sfavilla in fronte / il Sol che nasce sulla nuova storia; / fulgida in arme, all’ultimo orizzonte / sta la Vittoria».