Pansa pensa, su Libero, a un ticket fasciocomunista Fini-vendola per le prossime - e imminenti? - elezioni.
Dalla rassegna stampa del ministero della Difesa, magari poi commentiamo.
Pansa pensa, su Libero, a un ticket fasciocomunista Fini-vendola per le prossime - e imminenti? - elezioni.
Dalla rassegna stampa del ministero della Difesa, magari poi commentiamo.
A proposito di Fini ed affini...
Se è evidente che il camerata Fini è ormai uomo di sinistra, volevo sottolineare che Bersani mi appare sempre più chiaramente di destra.
Avete presente i comizi - vabbe' i reading - di Bersani? A voi quello sembra uno di sinistra?
Bassoli, ma al primo post gia' siamo off topic? E leggilo l'articolo, su...
Bell'articolo di Pansa. Solo che, in caso di ticket fasciocomunista, non sono convinto che i comunisti debbano essere rappresentati da Vendola.
chi ci vedresti al posto di Vendola?
in effetti, non ho capito la logica del proporre Vendola. cioe', perche' proprio Vendola? forse perche', come Fini vuole una destra moderna e non retrograda (Lega, tutti i sostenitori dello scontro di civilta') o irregimentata (fedelissimi berlusconiani), anche Vendola si pone come elemento di rottura verso il passato e gli apparati? e' questo il possibile terreno di convergenza?
Quell'articolo è un'infamità dei servi del berlusca ai danni del fini.
Si, leggevo. Chiedo venia. Non mi son reso conto delle sfumature.
Quell'articolo è un'infamità dei servi del berlusca ai danni del fini.
si', e' un articolo chiaramente CONTRO Fini. pero' dell'ipotesi ticket fasciocomunista credo se ne possa parlare, serenamente. anche se limpostazione data da Pansa, quella di un ticket giustizialista per far cadere Berlusconi, e' alquanto riduttiva se non politicamente (e personalmente offensiva). oggi sul Secolo c'e' la risposta di Pennacchi: magari avra' spiegato che il fasciocomunismo puo' essere un progetto politico propositivo e non, come Pansa vuol far pensare che pensi, distruttivo...
la capacità di antivedere del canale mussolini ...
Alla mia edicola il Secolo non arriva. Si potrebbe leggere il pezzo del Maestro, per favore?
che ventola è narcisista e minoritaria e non vuole vincere perché se no poi deve governare. che meglio i fascisti del terzo millennio dei sinistri che cacciano veronesi. è meglio d'alema che è un democratico di destra come fini e ci possiamo fidare. senso dell'autorità e patria: stelle polari; cinismo e ingratitudine: qualità dei nuovi lìder advenientes. ritenuti opportunisti e trasformisti da vecchi tromboni addietrati dai tempi veloci e mutevoli. decadenza del liberalismo e capitalismo senza alcuna virtù solo alla fine. chi c'era? c'eravamo noi, drieu la rochelle, compai segundo, joseph de maistre, celine e altri tre o quattro eretici fasciocomunisti.
io voglio il pezzo, non la tua sintesi, pigiamì
e pecchè che te l'ò pure spiegatto?
perchè ci arrivo da solo a capillo, mica so scemo. Se ce l'hai copialo.
FASCIOCOMUNISTA?
NO, DEMOCRATICO DI DESTRA
Annalisa Terranova
Si chiama “Prevedo un ticket fasciocomunista Gianfranco-Nichi” l’editoriale di Giampaolo Pansa pubblicato ieri su Libero. Un testo affogato all’interno di sette pagine tutte dedicate al cofondatore del Pdl, e il cui comune denominatore è il titolo d’apertura del giornale di Belpietro: “Fini ha i giorni contati”. Capirete che non si tratta di nulla di buono. Tuttavia la tesi di Pansa è fascinosa: si parte da un ossimoro il cui inventore è Antonio Pennacchi [nella foto], vincitore del premio Strega con il suo romanzo Canale Mussolini, per concludere che Gianfranco Fini è il «primo vero fasciocomunista d’Italia» e che i suoi strappi continui lo porteranno a guidare una coalizione contro il Cavaliere, magari in coppia con Nichi Vendola. Sarà questa la sorpresa più grande, ci dice Pansa, e non arriverà molto presto. Di certo ci si arriverà grazie alle “doti” di cui Fini dà prova e darà prova: il cinismo e l’assenza di gratitudine.
In questo modo troverebbe incarnazione politica la provocazione di Pennacchi: mettere insieme i contrari, far combaciare gli opposti, ricomporre le dualità. Non più una metafora letteraria, non più un’iperbole identitaria ma un esperimento politico che Fini, forse senza neanche saperlo o volerlo, sta mettendo in pratica nel suo laboratorio dell’altra destra.
Da parte sua Antonio Pennacchi, in principio, richiesto di un commento sull’articolo di Pansa, reagisce con un’alzata di spalle: «Non ho letto questo articolo e non vorrei commentarlo». Poi qualche giudizio se lo lascia scappare: «Non mi piace, mi sembra una cosa strumentale, per attaccare Fini e basta. Se fosse vero mi farebbe anche piacere, ma detto così, in una chiave polemica, non ha altro obiettivo che colpire il presidente della Camera…». Ma Fini è o no un fasciocomunista? «Io non credo che sia un fasciocomunista, di sicuro è un democratico, un democratico di destra. Ma se in questo Paese vogliono tutti una sinistra cogliona e una destra antidemocratica facessero pure, io me ne frego».
Tuttavia, derubricare Fini da fasciocomunista a democratico di destra è un salto logico che finisce con l’ignorare la provocazione di Pansa. Pennacchi se ne rende conto e rimedia, a modo suo: «In realtà questi non hanno capito niente. Fini è uno che ha capito che la dittatura è sbagliata e che ci vuole la democrazia, e democrazia è riconoscere i diritti degli altri, è avere rispetto degli altri, sapere ascoltare gli altri. È chiaro che io non voglio Fini a capo di una coalizione di sinistra, questo sarebbe solo fargli un danno. Io lo vorrei a capo di una coalizione di destra, perché sarebbe una destra di cui posso fidarmi. Tutto qui. Poi se a Pansa uno che chiede il rispetto delle regole sembra un comunista è un problema suo, che non capisce. È la sinistra che deve cambiare, non Fini». In che senso? «Nel senso che non deve inseguire i valori della conservazione, che sono valori di destra. Io a una sinistra che caccia Veronesi preferisco i fascisti del terzo millennio».
Su Vendola il giudizio di Pennacchi è lapidario: «Con lui non si vince, è meglio D’Alema. Vendola non ha capito che gli interessi generali valgono più dell’interesse particolare. E lui in Puglia ha rotto con D’Alema perché D’Alema voleva agganciare il centro per vincere. Ma a Vendola questo non interessa, lui è un narcisista, vuole fare la prima donna della sinistra fighetta, una sinistra bella ma minoritaria. Per lui è meglio essere il numero uno della sinistra fighetta, minoritaria, che il numero due di una coalizione che vince le elezioni…».
La parola fasciocomunista, al di là e al di sopra delle tesi di Libero, merita un po’ di storia. Intanto è il titolo di un romanzo autobiografico di Pennacchi da cui è stato tratto un film di successo, Mio fratello è figlio unico, in cui si narra la vita scriteriata di un neofascista, Accio Benassi, il quale – cacciato dal Msi perché contrario alla guerra in Vietnam – approda alle idee del marxismo. In questa figura, inutile dirlo, si sono riconosciuti tanti ex giovani considerati “eretici” nella destra missina o nella destra tout court ma non per questo disposti a seguire le suggestioni del collettivismo marxista. Fasciocomunista era stato anche l’itinerario di Drieu La Rochelle: «Sono nato a destra ed ho conservato della mia educazione il senso dell’autorità ed anche il senso indistruttibile della patria. Ma sono dovuto andare a sinistra per trovare la coscienza profonda del disordine sociale causato da un liberalismo in decadenza, da un capitalismo che non aveva più alcuna virtù».
Ma quella del fasciocomunista è più una categoria esitenziale che politica, si addice a un singolo, tutt’al più a un gruppo, ma certo non a un movimento oprganizzato. È un’esigenza, una richiesta di superare l’Ottocento, di non farsi schiacciare dai drammi del Novecento, di navigare in mare aperto, di superare le ideologie. Essere fasciocomunisti esprime, anche, un disagio. E di sicuro in mezzo a questo sussultare di interrogativi senza risposta Fini e Vendola si muovono meglio dei leader vecchio stampo. La vecchia politica li tratterà come dei trasformisti (è un destino irrinunciabile per chi cammina a passo troppo lesto); la nuova politica li guarderà con interesse o, addirittura, con speranza. Gli opportunisti non potranno fare altro che rimproverare loro la mancanza di prudenza.
Secondo me Fini non è fasciocomunista, ma si è messo sulla buona strada per diventarlo.
Aperta parentesi: Quella che per qualcuno è solo un'operazione di potatura di rami secchi mi pare semplicemente una crisi di governo, a voler chiamare le cose col loro nome.
Come vado dicendo da un mese a questa parte, le elezioni sono vicine. Chiusa parentesi.
Ricordo che nella nostra città, Matteoli, non certo il più simpatico del mondo, ha detto una cosa secondo me giusta su Fini. "Se appena pochi anni fa ci fossimo permessi di dire che davamo la cittadinanza breve agli extracomunitari saremmo stati cacciati dal partito" e credo avesse ragione. Anche perché Fini è il firmatario insieme a Bossi di una di quelle leggi che non si ricordano certo come un gioiello. L'articolo l'ho letto ma, per mia scelta non lo commento.
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Quanto è ipocrita quel giornalista quando domanda: "non le imbarazza pubblicare con Berlusconi?"
Anche Travaglio -capo del Fatto- pubblicava per Berlusconi quando scriveva sul Giornale di Montanelli.
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E quindi? Mica ho mai detto che il Travaglio dipendente di Berlusconi fosse anche al suo servizio.
montanelli afferma di aver onosciuto due berlusconi: uno liberale e un altro dedito al manganello.
tutto sommato anche noi abbiamo conosciuto due montanelli: uno fascita e rezionario che venne gambizzato dall brigate rosse, e un altro anifascista, che veniva invitato alle feste del'unità
un po' come sta accadendo ora a gianfranco fini
Spetta Sensi, quindi fammi capire: ai tuoi Fini, nel caso in cui lo richiedano le circostanze, sei pronto ad avvalorare giudizi espressi dalle Brigate Rosse. L'importante è difendere Berlusconi. Nemmeno Stracquadanio sta ai tuoi livelli.
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