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Appunti per un romanzo

(64 articoli)
  1. big one

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    Non male per uno che non voeva scrivere e che non vorrà più farlo. (Totò direbbe. "Ma mi facci il piacere").
    Ha ragione Tataka devi sciogliere dei piccoli nodi ma li troverai tu stesso.
    Peccato che non potrai partecipare con questo racconto al prossimo concorso (r)esistenza 2010 in quanto per buona parte pubblicato...

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. zanoni

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    Membro

    all'inizio ho pensato: anche io voglio essere un personaggio del romanzo, anche infame! ma poi, visto il trattamento riservato a gerardorizzo, desisto volentieri...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. Pantofola selvaggia

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    Esattamente un anno dopo, Gesu, seduto alla scrivania del suo nuovo ufficio all’ottavo e ultimo piano di un edificio interamente ridisegnato da Fuksas, diede ordine alla sua segretaria di prenotare a nome della madre il volo Palermo-Roma per il venerdì successivo. “Chiami il signor Ciro e gli dica di preparare la macchina per venerdì mattina”. Sorseggiò lentamente la sua tisana al finocchio guardando fuori dalla grande finestra. Era quasi sera e la Cristoforo Colombo disegnava una lunga striscia rossa: auto in fila per il rientro. Di lì a poco altre auto si sarebbero messe in fila per caricare rumene, polacche o nigeriane. “E gli ricordi di portarla al lavaggio” aggiunse. Sua madre aveva 82 anni, ma sembrava ne avesse più di cento. Non che stesse particolarmente male. Ma aveva proprio l’aspetto di una centenaria. Un’arzilla centenaria. Però si era ristretta e rattrappita in modo esagerato. Era ridotta ad un mucchietto di ossa avvolte in una specie di rabberciato rivestimento in finta pelle. Eppure era stata una donna forte. Rimase vedova a 31 anni con tre figli da mantenere. La sfortuna certe volte sembrerebbe ereditaria dato che anche lei aveva perso il padre molto giovane ed essendo la quinta di sette tra fratelli e sorelle, non ebbe la possibilità di studiare. Però aveva una grandissima curiosità e una irrefrenabile voglia di conoscenza, così si abbeverò alla biblioteca di famiglia costruendosi una buona cultura, magari un po’ disordinata, ma sicuramente di gran lunga superiore alla media del tempo. Ed aveva una scaltrezza d’altri tempi, un fiuto da segugio tipico di una generazione avvezza ad affrontare l’esistenza come una gigantesca battuta di caccia.
    Tutti e tre i figli sono morti. Maria morì giovanissima di polmonite. Leopoldo, il più grande, geometra, morì nel terremoto del 1980 in Irpinia, dove si era trasferito da pochi mesi per seguire la moglie che aveva vinto il concorso alle Poste. Rosario invece, il più brillante, si era laureato in legge e faceva l’avvocato a Palermo, con vasta clientela di latitanti in giro per tutta la Sicilia. “Mio figlio ha sfondato” diceva sempre orgogliosa quando le chiedevano “E Rosario? Tutto a posto?”. Nel 1991 sfondò veramente. Il muro di una casa cantoniera sulla Palermo-Agrigento.
    Sopravvivere a tre figli è impresa non da poco. Ma neanche per un istante nella sua lunga e accidentata vita Antonietta si era persa d’animo, mai si era lasciata andare a lamentazioni, nemmeno una volta un pensiero astioso verso un destino che non l’aveva certo trattata coi guanti gialli. Aveva sempre camminato nel mondo a brutto muso. Si risposò poco dopo la morte di Rosario. Sapeva di non poter stare da sola. Non perché incapace di farlo, ma perché aveva trascorso tutta la vita a preoccuparsi per qualcuno e non era abituata a preoccuparsi solo di se stessa. Quando seppe che Mario Pizzo era rimasto vedovo decise che lo avrebbe sposato.
    Mario era il titolare di una piccola ferramenta. Da un annetto, a un centinaio di metri dal suo negozio, era comparso uno di quei megastore di bricolage e affini, di quelli che se hai bisogno di qualche vite per aggiustare l’anta dell’armadio, entri, giri per due ore ed esci che ti sei comprato l’armadio nuovo. La negazione del concetto di faidaté. Da un annetto aveva capito che era arrivata l’ora della pensione. D'altronde il negozio non era che un passatempo per lui, da quando aveva ricavato una fortuna dalla vendita di due ristoranti a New York di proprietà del figlio, morto all’improvviso di infarto. L’eredità comprendeva però anche la tutela del nipote, un ragazzo un po’ scapestrato che il figlio aveva avuto da un’avvenente ragazza italoamericana, dileguatasi poi senza preavviso e a quanto pare smarritasi nella torbida periferia dello star-system americano. Nel testamento Gesualdo ricevette dal padre solo poche centinaia di dollari, sufficienti a pagare un volo New York-Palermo. Tutto il resto lo avrebbe avuto alla morte del nonno, a patto di accudirlo fino alla fine dei suoi giorni.

    .....

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. zaphod

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    okkio, pantofola che ti stai incartando... cancella st'ultimaterza parte e riprendi dal colloquio, racconta e non spiegare e rimaniamo amici...

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. k

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    Be', Panto', a me pare meglio quest'ultimo (tolga però "La negazione del concetto di faidaté" perchè è ridondante, avendo già detto tutto quanto prima con la storia della vite e dell'armadio. Così invece, "spiegando" troppo, si finisce per trattare il lettore da ritardato).
    Non ovviamente che non ci fossero anche nei due precedenti esercizi cose, in sé, abbastanza divertenti e soprattutto la manifestazione di un certo stile di scrittura che non dovrebbe far disperare. C'è arguzia, verve, cinismo, sguardo laterale e proprietà di linguaggio che farebbero proprio pensare allo stesso background magnogreco-culturale del nostro Gerardo Rizzo autentico. Anche l'Ego sembrerebbe perlomeno di pari entità. Quello che però manca - secondo il mio modestissimo avviso di cui lei può fare giustamente l'uso che vuole - quello che manca è la storia. Il "colloquio" difatti è uno dei tòpoi più adusati della cosiddetta letteratura di generazione, al punto d'essere diventato oramai uno stereotipo associato quasi sempre ed immancabilmente al "vomito". Questo non significa che il colloquio ed il vomito non si possano più rivisitare. Certo che lo si può fare, ma solo avendo la consapevolezza che appunto di stereotipi si tratta, per cui o lo si fa superandoli come tali e sublimandoli con l'invenzione di qualcos'altro, oppure ci si impantana nel déjà vu. Lei peraltro sembra in qualche modo avere tenuto conto dei rischi ed ha tentato di superare il déjà vu calcando la mano sul grottesco ed esasperando al massimo il vomito, nella ricerca di quella che si denifisce "estetica del disgusto". L'effetto però non è riuscito a parere mio: "Il troppo stroppia", si dice dalle nostre parti.
    In definitiva la lingua c'è e forse pure la scrittura nei primi due, ma non c'è la storia, è una lingua che va per conto suo.
    La storia invece sembra esserci – e in abbondanza – nell'ultimo testo, che potrebbe essere benissimo proprio un incipit di romanzo. In bocca al lupo. (Non prenda naturalmente abitudine a questi giudizi. Sono solo Semel in anno. Anzi, sono proprio uno solo a testa e poi basta: è questo il Premio del Kapo. Contento?)

    PER IL SENSI
    Sensi, mi scusi per non averci pensato prima ma m’è venuto in mente solo adesso: non è che per caso pure Lei ambiva ad entrare con tanto di nome e cognome vero tra i personaggi di ‘Canale Mussolini’ e non aveva il coraggio di chiederlo? Si faccia avanti, non faccia complimenti che ce la metto volentieri. Ciò proprio in questi giorni una compagnia di marocchini che ha appena travolto l’ultima resistenza germanica a Cassino e va dilagando per la valle Latina e già è ai piedi dei Lepini e già li sta risalendo, in cerca spasmodica di qualcuno con cui passare un bel quarto d’ora. Mi faccia sapere a stretto giro di posta.

    (Mi spiace per il giudizio di Zaphod, ma così è la vita. Vuol dire che mi cercherò un altro revisore per il Canale Mussolini. Lui si andasse a butta' a quello delle Acque Medie.)

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. Pantofola selvaggia

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    Più magno che greco...

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. zaphod

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    Io, il canale mussolini ce l'ho proprio dietro casa - mi pare d'aver capito - e me lo tengo stretto. Quello delle acque medie mi sta troppo fuori mano. Al limite faccio un tuffo nelle acque di raffreddamento della Nucleare.
    Non si lasci ingannare, cara la mia Pantofola, accetti il consiglio spassionato mio piuttosto che le "false" lusinghe di qualcuno che le si mostra con sorriso da amico, ma trama alle sue spalle con suoi conterranei di dubbia fama.
    Io non è che non me ne fossi accorto che - magari senza neanche rendersene conto - la scena del vomito l'ha ripresa da Stephen King e gli ascensori dalla fantasia sfrenata di Douglas Adams, ma il racconto si leggeva e filava via liscio. Certo, alla resa dei conti lei ha preferito svicolare e andare sul terreno facile del drammone epico-familiare, ma - dia retta - quelli sono terreni impervi. Lasci perdere le facile lusinghe degli ottomila. Pure a un mio amico hanno fatto credere di andare sull'Himalaya e invece l'hanno portato a Bassiano a fotografare le marmotte. Continui - mi stia a sentire - la sua passeggiata e lasci perdere avi e trisavoli, per il momento.
    E non ascolti le sirene.
    La porteranno - nel migliore dei casi - in un cinema di Aprilia.

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. rindindin

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    che ci faceva Pantofola in un cinema di Aprilia?

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. Pantofola selvaggia

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    Gesu era vissuto come un cane sciolto, senza padrone e senza nessuno che gli spiegasse cosa dovesse fare e dove dovesse andare. E questa fu probabilmente la sua fortuna, che a seguire i consigli di suo padre o di sua madre non è che avrebbe fatto molta strada. Andava avanti e indietro tra Palermo e New York, ma non aveva ancora deciso dove si sentiva più a disagio. A New York cercava inutilmente ciò che a Palermo non riusciva a sopportare. La cupa grettezza di pensiero della middle-class palermitana, la sua siderale distanza intellettuale dalle idee che contano nel mondo, quell’inclinazione lasciva alle lusinghe di ogni forma di potere, la sospettosa intolleranza verso il seppur minimo germe di novità, tutto ciò lo stancava dopo tre o quattro giorni. Ma a New York, mentre serviva aragoste nel ristorante del padre, o mentre pescava sulle spiagge di Montauk, non importava se stesse lavorando, leggendo un giornale o scopando, così all’improvviso lo assaliva una sensazione talmente violenta, profonda, devastante da non essere mai riuscito a dargli un nome. “Forse è solo malinconia” provò a spiegare una volta la sua ragazza. “Se è malinconia, è malinconia al cubo. E’ qualcosa di molto molto più forte, che mi stende l’anima” disse scuotendo la testa come per convincerla. “Anche lo stomaco” aggiunse lei convinta, maneggiando il mocio con evidente maestria. “Vedi, io amo questa città. Qui hai tutto quello che si può volere dalla vita. Sono venuta apposta per questo!”. La guardò, ferma, poggiata al mocio che impugnava come uno scettro, e la trovò bellissima. “Non per me?” chiese lui. “Tu sei parte di tutto questo” era la risposta esatta. “Anche” non piacque altrettanto. Quella sera Gesu prese il volo delle 22 per Palermo.

    .....

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. k

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    Sai che c'è Zapho'? C'è che alla fine - dai e dai - m'avete convinto, quella scena del cinema non regge proprio, bisogna che la cambi. Un altro post di quella maniera, e va a finire che è qualche cugino lanzidei a molestare gerardo rizzo.

    (Ma chi ti credi d'essere, Gianfranco Fini?)

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. Pantofola selvaggia

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    Cedo racconto non funzionante, uso pezzi di ricambio, o permuto con poesia ermetica pari valore. Chiamare ore pasti.

    Sono sfinito...

    Buonanotte

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. Pantofola selvaggia

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    Amava stare in ufficio il sabato pomeriggio, quando tutto il personale andava via e l’edificio piombava in un inquietante silenzio ovattato. A lui quel silenzio, quell’atmosfera di smobilitazione, piacevano da matti. Gli tornavano in mente i vicoli di Ballarò, dove la sera il mercato non c’era più ma ne sentivi ancora l’odore; rivedeva lo scintillio delle basole di pietra bagnate, levigate dal tempo e da una secolare erosione di passi convulsi e traffici più o meno leciti; luccicavano, quelle basole, tra i rigagnoli formati dall’acqua maleodorante spruzzata di continuo sul pesce per farlo apparire più fresco. “Quello è il ‘mio’ odore di Palermo” pensò. “e nulla somiglia a un Ufficio Marketing & Comunicazioni più di quei vicoli sghembi”. Gli venne in mente che era sabato pomeriggio quando entrò per la prima volta in quell’edificio.

    Passato lo sbigottimento generale, Gesu si armò di coraggio e dopo essersi mortificato fino all’umiliazione strappò a fatica l’assenso a ritentare un colloquio la settimana successiva. A patto che avesse ripulito tutto e non avesse raccontato niente a nessuno di quanto era accaduto. Dieci giorni dopo lavorava nell’amministrazione della società. Un mese di prova. Non retribuito. La prima settimana si occupò di trasferimento e archiviazione dei flussi informativi non digitali: faceva fotocopie. Poi inziò ad affiancare Renato, un collega che sembrava avere molta esperienza: acquisti, fatture, contabilità, insomma era chiaro che ne sapeva molto più di quelli che gli davano ordini. Ed era anche molto simpatico. Disponibile, nei limiti del possibile, a spiegargli il perché e il percome di ogni questione. Ma andava sempre correndo, e stargli dietro non era facile. Gesu riuscì comunque a entrare abbastanza rapidamente nei meccanismi amministrativi dell’azienda. Dopo un mese fu spostato, sempre in prova, all’Ufficio Commerciale e ricominciò la trafila dalle fotocopie. Ma non trovò nessun Renato ad aiutarlo stavolta, e dovette fare da solo. Non andò così male. Ottantatre giorni dopo aver vomitato dentro la TrendH Management & Consulting decise che poteva bastare. Così se la comprò.

    .....

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. rindindin

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    adesso che l'hai postato tutto che fai?

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. Pantofola selvaggia

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    A dire il vero non è ancora finito. Comunque quando l'avrò postato tutto, ammesso che mi vada di finirlo, penso di fare questo: niente. Anzi no. Una cosa la faccio. Chiedo scusa a tutti coloro che sono stati infastiditi dai miei post. Ma pensavo fosse il forum adatto per esordire nella letteratura. Forse mi sono sbagliato. Proverò su AnonimaElettricisti.it

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. big one

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    prova su AnonimaBluffatori.it

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. Pantofola selvaggia

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    a cosa alludi?

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. Pantofola selvaggia

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    Ho postato il racconto su AnonimaElettricisti.it. Mi hanno stroncato. Dice che manca di tensione perché è tutto scollegato.

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. dirtydancing

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    succede quando hai le batterie scariche

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. SCa

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    Non ti buttare a terra.

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. Pantofola selvaggia

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    a dirty...c'ho i vermi che scalpitano

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. big one

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    intendo dire che non mi è sembrato di leggere segni di insofferenza verso i tuoi post e che alla pubblicazione della prima parte del racconto hai ricevuto partecipazione da parte di molti di noi con suggerimenti più o meno nobili. gratuito quindi parlare di forum sbagliato a meno che quell'intervento non ti servisse per le battute sull'AnonimaElettricisti.

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. Pantofola selvaggia

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    Le battute sugli elettricisti non le avevo previste. Stavo solo scherzando comunque. Non mi obbligate a mettere le faccine ogni volta, per spiegare se sono incazzato, se sto scherzando, se rido, se piango o se penso alla mamma...

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. big one

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    Pubblicato 14 anni fa #
  24. k

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    In un messaggio privato (a Lui è concesso) il Sensi chiede se il libro sia stato finalmente consegnato e quali siano state eventualmente le accoglienze. Quella che segue - tante volte potesse interessare anche altri - è la risposta.

    AL SENSI
    No, il libro non è ancora terminato. Siamo quasi alla fine, s'intravede la luce, ma il parto non è ancora completato. Tenga presente inoltre che questa è solo la "prima stesura" e che il bambino, una volta uscito, bisognerà poi lavarlo per bene, asciugarlo e mettergli poi almeno il borotalco. Per ora possiamo quindi solo dire che abbiamo lavorato duramente, che siamo soddisfatti del lavoro fin qui fatto e che - cosa più importante - sembrano soddisfatti sia il committente sia tutti quelli che lo hanno sin qui visto. Il che però - le ripeto - non significa quasi un cazzo, perchè i conti, come lei sa, è lecito farli sempre solo alla fine. La ringrazio però dell'interessamento e la abbraccio caramente. Mi saluti naturalmente anche - quando lo sente - suo padre.
    Suo dev.mo,
    k

    P.S. - Non mi ha fatto però sapere se vuole comparire o meno tra i personaggi. A lei, per l'affetto che le voglio, riserverei un trattamento di tutto favore - cosa che come lei sa, non mi sarei mai sognato di fare con un gerardorizzo qualunque - e mi impegno formalmente fin da adesso per esempio, se accetta, a non farla assolutamente mai parlare in veneto. Lei strillerebbe solo in sezzese.

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. sensi da trento

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    P.S. - Non mi ha fatto però sapere se vuole comparire o meno tra i personaggi.

    la ringrazio ma... non sum dignus, come direbbe christian de sica a belen
    scherzi a parte... per me la privacy non è una legge ma una religione.
    però ciò un amico (che tra l'altro è anche un suo collega scrittore) che sono anni che va in giro rompendo le palle e dicendo che latina non ha dedicato nulla al nonno sindaco.

    ecco, io vorrei affidare questa nobile causa al suo buon cuore

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. Uhm che ci azzecca, Sensi?

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. k

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    Membro

    Dignus es, dignus es, caput mentulae.

    (Per quanto riguarda quel suo amico, Lei sa benissimo - avendomici accompagnato quest'estate a fargli ancora una volta infruttosamente le poste sotto casa - che sono anni che cerco d'incontrarlo proprio pure a questo scopo. Credo difatti che la precedenza tocchi a lui e non avrei titubanze a dargli il mio modesto consiglio e contributo. Certo se aspetta un altro po' - o non lo fa come lo si dovrebbe fare - Lei sa benissimo che a questo volume, sempre se il Signore ci dà vita e buona volontà, dovrebbe fare seguito almeno quello sul dopoguerra in cui, lei capisce, "taglia che è rosso" come si suole dire.)

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. caput mentulae è figo, Sensi. K ti vuole bene.

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. Nel premettere che nel tirare fuori la questione di mio nonno ho molto probabilmente sopravvalutato la presente amministrazione di codesto Comune, alla quale - evidentemente - di mio nonno non frega una bella mazza, devo precisare, caro K, che non posso esserle utile, perché - ahimè - di mio nonno - e soprattutto delle cariche pubbliche e imprenditoriali che ricoprì - ricordo ben poco. Lui fu sindaco fino ai primi anni '50, io sono nato nel '69, non so se mi spiego.
    Ero troppo piccolo, quando ci lasciò.
    Tutto qua. Penso che il più indicato a raccontarle mio nonno, attualmente, sia mio zio, che lei conosce.

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. sensi da trento

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    Membro

    caput mentulae è figo, Sensi. K ti vuole bene.

    lo so che K mi vuole bene

    (il caput mentulae a dire la verità me lo sono andato a cercare su google. so' proprio 'gnorante)

    Pubblicato 14 anni fa #

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