Ecco qua gli articoli in questione, branco di lavativi!
Sotto il Cielo dei Lepini nasce il popolo dell'alba.
di Maria Corsetti
«Tra qualche anno, quando questa cosa la faranno tutti, potrete dire io c’ero». Sono le sette e mezza di domenica mattina e Antonio Pennacchi chiude la tre giorni di un esperimento assoluto, un azzardo mai visto: musica e lettura mentre sorge il sole per finire con una colazione di pane, ricotta e miele. L’idea della Compagnia dei Lepini ha fatto centro. C’è un popolo insospettabile che ama l’alba, il silenzio e l’aria leggera di un giorno ancora da scrivere. Il volto accartocciato e lo sguardo cupo fanno parte del lessico riservato a chi abbandona il letto per conquistare la strada verso l’ufficio e otto ore di lavoro. Ma se svegliarsi significa trovarsi immersi nell’alba di un paese di collina con Antonio Pennacchi che ti legge i suoi testi e musiciste mongole che sembrano volare mentre suonano è proprio il caso di dire che la musica cambia. L’occhio è vispo, l’espressione ghiotta e riposata, evviva le prime ore del giorno e il profumo del caffè caldo della moka. È stato più che un successo, è stata una scoperta, una moda da lanciare, un gusto che una volta era sinonimo di povertà e oggi sa di vacanza inedita. Un po’ come la panzanella, intramontabile e squisita.
“Transumanze ‘O9: Festival di musica e cultura popolare sui Monti Lepini” è il nome dato alla rassegna partita alle 5.30 del mattino di venerdì 7 agosto a Prossedi e proseguita sabato 8 a Roccamassima e domenica 9 a Bassiano.
Antonio Pennacchi con le sue storie sui Lepini, sulla pianura pontina, le città nuove e quelle vecchie, il protagonista. Accanto a lui musica etnica, dall’Iran alla Transilvania, alla Mongolia. Che un conto è ascoltare quella musica di sera, a qualche festival folk tra le bancarelle di noccioline e le giostre dei “calcinculo”, un conto è ascoltarla pura, senza neanche un cellulare che squilla.
Letture e musica, poi di nuovo letture, più di un’ora di spettacolo che corre lieve mentre il resto del mondo dorme. Colazione all’aperto, caffè, pane e ricotta per tutti. E poi ognuno incontro alla sua giornata.
e
Cattivik - Una cosa fica o da sfigati?
M.C.
Diciamo che per adesso non fa tanto fico raccontarlo. Che dico? «Mi sono alzata alle quattro e mezza di domenica mattina, sono passata a prendere mia zia e insieme siamo andate a Bassiano per ascoltare alcune letture di Antonio Pennacchi e assistere a uno spettacolo di musica e danza mongola». Il 9 di agosto? Già una che rimane a Latina e fa outing dichiarando di andare al mare a Rio Martino senza allungarsi qualche chilometro più in là in favore di Sabaudia è sfigata senza appello. A questo aggiungi che evidentemente non ha niente da fare il sabato sera e quindi se ne va a dormire con le galline in attesa di fare colazione con pane di Giulianello e ricotta in una piazza sperduta dei Monti Lepini. Bene, le cose stanno così, ma se trasferiamo il tutto di qualche centinaio di chilometri l’atmosfera cambia. Quanti tornano dalle vacanze in Grecia o Corsica con l’aria estasiata: «Ci siamo alzati alle quattro e mezza di mattina, abbiamo preso la macchina e guidato per più di un’ora che era ancora notte, siamo arrivati in un posto incredibile, un paesino di poche anime e come si è appena schiarito il cielo c’era una persona che ha iniziato a leggere un testo, gli abitanti del paesino intanto si affacciavano dalle finestre, mentre nell’aria iniziavano a sentirsi le note di una musica etnica. Pazzesco, sembrava di essere tornati indietro nel tempo in un mondo mai conosciuto. Dopo un’ora di spettacolo ci hanno offerto caffè, focacce e formaggio appena fatto». E tutti: uhhhhh che figata! Il racconto prosegue: «Pensa, è costato pochissimo, cento euro a persona compresa la colazione. Ma ne è valsa davvero la pena, provi delle sensazioni sconosciute, entri in contatto con la natura e in sintonia con il resto del mondo».
Dilemma: perché se la stessa cosa uno la fa sottocasa gratis è sfigato e se la fa a caro prezzo altrove è fichissimo?