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COSA HO SCRITTO OGGI

(768 articoli)
  1. mjolneer

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    Giorni fa, senza troppe aspettative sull'esito (ma tentar non nuoce), ho inviato a uno di questi giornali gratuiti che distribuiscono nelle stazioni romane il pezzo sottostante. Ciao a tutti e buone vacanze a chi le fa e buon lavoro a chi ce l'ha e in bocca al lupo a chi attende tempi migliori.

    Quando la misura è colma
    Metro “B”, fermata Garbatella, mese di luglio nell’anno del Signore 2012, in un giovedì pomeriggio (ma potrebbe essere qualsiasi altro giorno della settimana) intorno alle 19 (ma sarebbe lo stesso se fossero le 17, o le 15). Guardo scorrere due convogli bianchi diretti a Conca d’oro, e aspetto rassegnato il prossimo, sperando che sia bianco pure quello… Dopo oltre dieci minuti arriva il treno per Rebibbia: ovviamente non è bianco e, ovviamente, è pieno oltremisura. Guardo sconsolato la gente cercare di salire a bordo spingendo il muro di carne sulla soglia e butto un occhio al tabellone per valutare il da farsi. Secondo l’oracolo luminoso la prossima corsa per Rebibbia arriva tra quattro minuti: decido di aspettare; in fondo, come si dice, fatto trenta (per la precisione tredici minuti) facciamo trentuno (che saranno diciotto, alla fine). Finalmente arriva l’agognato treno, ma il colore è sempre da fumata nera. Salgo rassegnato nel girone infernale consapevole che un’ulteriore attesa comporterebbe la certezza matematica di perdere almeno la penultima se non l’ultima corsa del Cotral via autostrada diretta a Tivoli. Il tempo di mettere i piedi a bordo del vagone e già le gocce di sudore si moltiplicano sulla fronte, sul collo e lungo la schiena. Mi cerco a cortesi spintoni un angoletto dove prendere un po’ d’aria dal finestrino quando il treno è in movimento. Ma già dalla fermata successiva il vagone si riempie fino all’inverosimile e mi ritrovo circondato da una moltitudine di dannati, che imprecano e sbraitano; in silenzio alcuni, a voce alta gli altri. Una turista americana al mio fianco muove con frenesia il ventaglio e parla a raffica con i suoi compagni di viaggio. Mi avvicino col viso per rubarle un pizzico di vento caldo e attendo, fermata dopo fermata, che il lento trapasso giunga a compimento. Quando la signora scende a Termini ho collezionato solo poche battute del suo slang, ma emblematiche dell’impressione che l’efficienza della nostra capitale le ha regalato: Jesus Christ, incredible, like a shower, e, last but not least, shit
    Decido di sedermi sul sedile che si è liberato di fronte a me, e intanto il fiume umano continua a inondare la carrozza. Mentre ci lasciamo alle spalle la stazione Termini sbircio l’ora e valuto che salvo complicazioni forse riesco a prendere addirittura la penultima corsa via autostrada a Ponte Mammolo. Le pagine del mio libro mi chiamano come sirene in quell’aria liquida e provo a tuffarmi nel loro abbraccio nella speranza di un diversivo “rinfrescante” almeno per il cervello. Ma non c’è verso di concentrarsi nella lettura: a quelle latitudini, senza quel brandello d’aria che ogni tanto s’insinua attraverso i finestrini, e con la muraglia vivente che si erge sopra di te, anche il libro inizia a sudare lacrime di carta. Una ragazza al mio fianco si terge la fronte con un fazzoletto e, mossa a compassione, me ne offre uno. La ringrazio e, da cosa nasce cosa, iniziamo a parlare del nostro gaudio, essendo il mal comune. La chiacchierata e la comunanza di dispiaceri quotidiani hanno il potere di distrarmi, al punto tale da non farmi quasi rendere conto della prolungata sosta alla stazione Policlinico, la cui conseguenza diretta è la perdita della penultima corsa da Ponte Mammolo. Ma pazienza, c’è sempre l’ultima, giusto? Giunti a destinazione, dopo il saluto di rito con la gentil donzella e l’augurio di rivedersi in circostanze meno avverse, c’è da affrontare l’esodo nevrotico verso le banchine dei bus in partenza, ma prima bisogna attraversare, o meglio imboccare, i pertugi asfittici di un’incredibile porta a vetri scorrevoli (che non scorrono da anni e spesso si chiudono al passaggio degli sventurati come fauci d’un Cerbero che non vuole saperne di lasciar scappare i dannati). E poi, finalmente, la terra promessa: Ponte Mammolo e quella maledetta ultima corsa… Soppressa, come accade spesso e volentieri in quei luoghi "ameni”, ma questa è un’altra storia, e la dovremo raccontare un’altra volta…

    LB – 14 luglio 2012

    Pubblicato 12 anni fa #
  2. llux

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    Visto che il treno successivo era pieno quanto il precedente (l'unica scusante e' che tu non potevi saperlo, ovviamente) allora tanto valeva prendere il primo dei due, almeno non avresti perso la coincidenza. E questo, pour parler, da ragione alla tesi di Leon, allora...

    Pubblicato 12 anni fa #
  3. leon8oo3

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    Devo dire che l'arcipelago è fatto proprio gran bene, complimenti al suo curatore. Passando all'articolo, lo si potrebbe definire tale solo perché pubblicato da una rivista, ma devo dire che ha due difetti fondamentali per il formato di quel genere di free press: è lungo, e poco centrato sulle problematiche. Ci sono un sacco di giri di parole per dire che i treni vengono in ritardo, che sono pieni o che ci fa caldo dentro. Non capisco perché hai scelto poi la parola "ameni", virgolettata. E' stata una cosa che mi ha distratto, non ne ho capito il senso. Se invece è un racconto devo dire che ha un bel vantaggio, batte tanto sul caldo che ti fa venire quasi caldo. Questo è un bel risultato. Il racconto trasmette benissimo lo stress racconti di aver provato, e credo che sia un gran bel risultato. Per quello che si voleva dire, però, era forse troppo lungo lo stesso, ma mi è piaciuta molta la frase del mezzo gaudio, era ben strutturata.

    Pubblicato 12 anni fa #
  4. k

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    Brava Llux, così si fa! A uno che ha appena detto che se avesse preso il treno prima non gli sarebbe successo tutto quello che gli è invece successo avendo preso purtroppo il treno dopo, la cosa più giusta da dire è proprio: "Ma perché non hai preso il treno prima?". Manco Bassoli, per l'appunto. Che almeno - se lo avesse detto lui - gli avrei potuto rispondere tranquillamente: "Perché sei un testa de cazzo, ecco perché". Ma con te ancora mi trattengo. Anche se non so per quanto. Anzi, gli potevi pure dire, e mi meraviglio a questo punto che tu non lo abbia fatto, Bassoli non se la sarebbe persa: "Ma perché, Mjo', non vai a abitare a Roma? Oppure non ti trovi un lavoro a Tivoli? Chi cazzo te lo fa fare, a fare tutti i giorni avanti e indietro Roma-Tivoli? Imparati a stare al mondo, no? Oppure piglia un taxi! Che cazzo ci vuole?". Mai sentito parlare di Bouvard e Pécuchet, Llux?

    Per Mjolneer
    Arrivati a quel punto, però, tanto valeva che gli mettevi pure una mano in culo all'americana.

    Per Mjolneer e Leon (che ho letto solo dopo avere postato il mio)
    Ma perchè non vi date un appuntamento e vi mettete a correre sotto lo stesso treno? (Leon, quello lo ha scritto perché gli andava di scriverlo - per il suo piacere, come si suole dire - e poi visto che lo aveva scritto lo ha mandato pure al giornale: "Se vi piace, pubblicatelo. E se non vi piace, andatevene affanculo, che cazzo me ne frega a me?". Si chiama proprio: per il piacere di scriverselo.)

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. llux

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    I due racconti, sia quello di Leon che quello di Mjolneer, li ho letti pensando non solo al significato reale di quanto descritto, ma principalmente a quello metaforico.

    Mjolneer, ponderando un ragionevole rischio, ha aspettato il treno successivo sperando di fare un viaggio migliore, ma il mezzo era dello stesso colore di quello precedente, ha patito lo stesso caldo, ha subito gli stessi disagi. Vero è che ha incontrato una ragazza gentile con cui condividere la stessa sua odissea, almeno a parole, ma alla fine la beffa è stata che hanno soppresso l’ultima corsa per Tivoli. In senso metaforico, dire “io passo” in una situazione di partenza non favorevole, regala l’attesa di una situazione migliore -e questo si chiama ottimismo- ma non è detto che questa situazione migliore si concretizzi veramente, perché così vanno le cose. E’ un po’ come rilanciare con la sorte, ma senza nessuna garanzia di spuntarla. A volte la scelta dell’attesa si rivela lungimirante, a volte no. E quando è no, un pizzico di rabbia per non aver colto l’opportunità al momento giusto rimane, anche se la scelta dell’attesa è stata presa in maniera ponderata e in assoluta buonafede.

    La ragazza di Leon, che si era distratta a tirare il fiato dopo tutte le considerazioni sul vero senso della vita, il treno lo prende saltandoci su contro ogni buon senso; non sappiamo come va finire, se quella maniera incosciente di prendere il treno abbia dato i suoi frutti negli sviluppi successivi del suo destino, sappiamo solo che la ragazza non poteva perdere quel treno e non l’ha perso. In senso metaforico, capita di essere distratti da altro, di seguire mille riflessioni, di tentare mille strade per conquistare un posto al sole o per uscire da una situazione difficile. E magari spunta inattesa all’orizzonte una possibilità sulla quale non abbiamo molto tempo per riflettere, ma in quel particolare momento ci sembra quella giusta, sentiamo più col cuore che col cervello che non dobbiamo perderla e ci buttiamo a pesce, facendoci dire “pazzo, scriteriato, scellerato!” da tutti quelli che ci conoscono. A volte una scelta così può essere la sliding door che da il senso ad un’intera vita, quella da raccontare ai nipoti “…se non avessi fatto così…” , più spesso ci si fa male e anche parecchio, rendendosi conto troppo tardi che era una scelta avventata e basta. E quando ci si fa male, si passa dal dolore all’istupidimento, “possibile che sia stato così cretino?”

    Chi ha ragione, chi ha torto? Non lo so, nessuno dei due secondo me sta pienamente da una parte o dall'altra: esprimono due punti di vista speculari, due percorsi opposti che intraprendiamo tutti nella vita prima o poi. Io di sliding door ne ho azzeccata qualcuna, più spesso mi ci sono spiaccicata contro. Ora aspetto e rifletto, ma faccio errori lo stesso, inevitabilmente. Quelli sono i momenti in cui i treni in corsa diventano una tentazione: certe volte penso “ma basta, faccio così, perché me lo sento!”, ma lo penso solo, mi voglio abbastanza bene da evitare di finirci spalmata sotto, ad un treno in corsa.

    Io ci ho letto tutto questo nei due racconti, chiedo scusa a Leon e Mjolneer se invece erano solo storie di treni, di afa a di ritardi.

    Signor K: era questo che avevo in mente, certe volte pretendo per assurdo che mi leggano tutti nel pensiero; non conosco Bouvard e Pécuchet, prima o poi provvederò con piacere.Reggo benissimo tutto comunque, tranne un paragone con Bassoli: abbia pietà di me…

    Mjolneer: sono stata pendolare a fasi alterne nella mia vita, l’ultima delle quali molto recente, hai tutta la mia solidarietà.

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. A.

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    Llux mi ha convinto a incollare , nell'Arcipelago, qualche cosa che scrissi ormai più di dieci anni fa.
    Sfoghi tardo adolescenziali, forse.

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. SCa

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    Ma perché 'parte 1'?

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. A.

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    perché la seconda e la terza devo rielaborarla. non mi piace tanto.

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. Scusate se mi permetto: la grafica dello spazio Arcipelago nun se pò guardà.
    Non si può fare di meglio?

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. zaphod

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    Fondatore

    Come no? Appena mi arriva il tuo bonifico metto in moto la Pixar...

    Pubblicato 12 anni fa #
  11. leon8oo3

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    Pubblicato 12 anni fa #
  12. A.

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    Moderatore

    Questo significa che Bassoli solo ieri ha aperto l'Arcipelago. ve ne rendete conto?
    Io lo farei pagare il doppio.

    Comunque, proposta seria, se si può aiutare, basta che mettiate un bonifico in vista, e qualcosa si dà.

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. A.

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    Moderatore

    Get the Video Plugins

    Credo che su questa cosa Pennacchi sarebbe d'accordissimo

    Pubblicato 12 anni fa #
  14. mjolneer

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    Ahahah, grazie k, davvero arguta la tua riflessione sul mio raccontino. Oddio, non penso di essere una testa di cazzo fino al punto di rischiare di perdere l'ultima corsa verso casa per stare un po' più fresco, probabilmente non era chiarissimo ma avevo specificato "autostrada" perché sulla mia direttrice per fortuna ci sono altre corse, dopo, solo più lente, ma permettimi di dire: sticazzi, mi prendo la libertà di decidere di fare più tardi nella speranza di viaggiare più fresco. Che poi a uno gli dice male, va be', ciccia. Ci sono effettivamente aspetti che vanno sistemati nella stesura per rendere, se possibile, al meglio l'idea. Peccato invece per quelli, una moltitudine, che vivono ben più lontano nella valle dell'Aniene fino a oltre Subiaco e che non si possono permettere di aspettare la metro più fresca, e peccato se nonostante si muovano per tempo, spesso capita che restino a piedi per la soppressione reiterata di due o tre corse, e anche di più, da parte del cotral (in giorni non sospetti, quando non ci sono scioperi ufficiali). E poi devono cercare qualcuno che li viene a prendere... Non so se Bassoli (llux la risparmierei) se la sente di andare a chiedere a quei pendolari chi glielo fa fare e perché non si trovano un lavoro sotto casa, penso che una risposta gliela darebbero... ne sanno qualcosa certi autisti un paio d'anni fa, quelli della linea di uno dei paesi suddetti... A onor del vero io pure ho scritto questo elaborato di getto, perché mi andava (come per tutte le cose che scrivo), e solo dopo un paio di giorni ho pensato: mo' lo mando a quel giornale... In ogni caso, grazie per aver speso il tuo tempo. Leon (grazie anche a te e a llux, per aver voluto dedicare del tempo al raccontino e per la solidarietà), la rubrica in questione ospita pezzi abbastanza lunghi; in merito al virgolettato, lo intendevo in senso ironico riferendomi allo stato di abbandono e degrado in cui versa il luogo. Un caro saluto a tutti.

    Pubblicato 12 anni fa #
  15. llux

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    Membro

    Comunque, proposta seria, se si può aiutare, basta che mettiate un bonifico in vista, e qualcosa si dà.

    Tassiamoci veramente, per qui e per l'Arcipelago, che sta pieno zeppo di china spammer di nuovo

    Pubblicato 12 anni fa #
  16. zaphod

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    Fondatore

    Tempo fa Big One mi chiese di scrivere qualche racconto per integrare il suo progetto Savile Row sulla musica degli anni '70 (e non solo) con una commistione sul genere di quella che avevamo sperimentato con il resoconto dei Pink Floyd a Venezia.
    Mi era sembrata un'ottima idea e già mi erano venuti degli spunti da approfondire. Poi - dati i miei tempi biblici nel dedicarmi alle cose che mi piacerebbe fare - lui ha perso ogni speranza e ne ha sfornato una quantità che da sola basta per fare una antologia. Se aspettava me facevano in tempo pure a riformarsi i Beatles... nell'aldilà.
    Però uno lo avevo iniziato e mi dispiaceva lasciarlo perdere. Mi accorgo ora, che l'ho finito di scrivere, che forse ci ho messo tutto quel tempo perché mi mancava il finale.
    Vabbè, se sono riuscito a incuriosirvi lo trovate qua, sul sito dell'Arcipelago.

    Pubblicato 12 anni fa #
  17. A.

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    Moderatore

    oggi ho scritto questo, ma vorrei che mi aiutaste a farlo meglio:

    viveva solo, e l'unica sua coperta era il computer col quale interagiva,
    spesso con angoscia di non essere riconosciuto come un genio.
    perchè lui aveva bisogno di essere riconosciuto
    quando non lo vedeva nessuno, si metteva un cappello da basebal nero ed uscita per la città. amava le ore più solitarie.
    La mattina prestissimo, e i primi pomeriggi d'estate, e le notti in inverno
    passava con la sua bici accanto alle case, da cui scorgeva le luci e annusava la vita delle persone dentro, che mangiavano, litigavano, amavano, morivano le loro vite
    lui guardava, si limitava a osservare la vita
    perchè lui era un poeta
    amava donne lontanissime,
    e quando venivano troppo vicine scappava, senza lasciare un recapito
    si nascondeva dietro il suo nome perchè sapeva che quello era il modo più certo per essere invisibile
    perchè lui era assente
    e coltivava la sua mente,
    fingendo disinteresse per la gente

    però avrebbe avuto bisogno che, quel mattino, le guardie venissero a casa sua
    gli chiedessero se lui era veramente lui
    e lo portassero in questura
    dove seduto sulla panca di fòrmica avrebbe aspettato e aspettato l'interrogatorio
    e invece questo non avveniva
    gli piaceva andare nelle stanze d'aspetto del prontosoccorso
    a vedere le persone impegnate nel dolore
    sentire l'odore di Lysoform greggio dei pavimenti
    le urla dei medicati
    il pianto dei congiunti dei morti
    le sigarette fumate in fretta, col groppo in gola
    sulla rampa d'accesso con il pavimento in gomma nera
    dei gabbiani non amava il volo
    ma piaceva vederli quando contendevano ai piccioni o ai passeri le immondizie
    a Campo Boario
    guardava i bambini giocare accanto alle Kampine
    e talvolta andava in qualche vecchio bar
    ordinando un Campari
    sedendosi al tavolino
    parlando di sport con tre vecchi seduti a bestemmiare
    del rigore non dato
    perchè lui era un dromedario
    e avrebbe voluto vagare nel deserto
    senza nessuno da riconoscere
    senza nessuno che volesse ignorarlo
    o metterlo in croce in effigie

    e tuttavia
    dietro l'apparenza che cercava
    una volta trovò se stesso
    in una aula di scuola
    ripetere greco
    toccare il culo cogli occhi
    masturbarsi con la fantasia nel bagno
    lanciare una battuta distratta
    suscitare le risa dei preti
    o il vaffanculo degli scrittori
    o i sospiri dei viandanti
    in cerca di lamponi

    e morire non dimenticato
    come un terremoto
    pronosticàto

    perchè lui era uno scrittore
    un eroe annoiato

    Coro:

    tutti siamo soli
    anche noi
    Bassòli

    Pubblicato 12 anni fa #
  18. llux

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    Membro

    MA E' CATTIVISSIMA!!!!!!

    ma vorrei che mi aiutaste a farlo meglio:

    allora, tanto per iniziare, baseball si scrive con due L alla fine! English Lessons, A., ma proprio a iniziare da "the cup is on the table"

    Pubblicato 12 anni fa #
  19. Bàssoli, cazzo, Bàssoli, non Bassòli.

    Pubblicato 12 anni fa #
  20. A.

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    Moderatore

    Ma infatti il mio è un personaggio di fantasia, che si chiama Bassòli.

    a parte questo?

    Pubblicato 12 anni fa #
  21. sensi da trento

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    Membro

    viveva solo, e l'unica sua coperta era il computer col quale interagiva,
    spesso con angoscia di non essere riconosciuto come un genio.

    guarda! bassoli sarà uno stronzo, un frocio represso, un guardone pipparolo (non te offende, fernà! lo sai pure te che è tutto vero)...
    dicevo: sarà tutto questo (e pure peggio, se vogliamo) ma di sicuro non è un presuntuoso in delirio di onnipotenza.

    Pubblicato 12 anni fa #
  22. A.

    offline
    Moderatore

    allora quella frase la tolgo.

    Comunque è uno scherzo, una caricatura estrema.

    Pubblicato 12 anni fa #
  23. A.

    offline
    Moderatore

    comunque sensi, lanci la prima pietra chi non è un guardone pipparuolo.
    non è questo il punto, il punto è che quel personaggio immaginario
    deve uscire. Evasione da sè.
    tutto qua.

    Bàssoli, io ti voglio bene, lo sai?

    Pubblicato 12 anni fa #
  24. zanoni

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    Membro

    ma il topic del punching-ball non era un altro?

    Pubblicato 12 anni fa #
  25. leon8oo3

    offline
    Membro

    povero Bàssòlì (aggiungo anche io qualche accento... )

    Pubblicato 12 anni fa #
  26. Porcaeva Bassolì mi piace, non ci avevo mai pensato.

    Ferdinand Bassolì, mpo' de qua e mpo' de lì

    Pubblicato 12 anni fa #
  27. llux

    offline
    Membro

    Bassolì punching ball trasversale incielointerrainogniluogo del forum e non solo

    Pubblicato 12 anni fa #
  28. NOTTE SUL LAGO IMMAGINARIO
    di Stefano Tevini

    Scricchiolare come il legno di una barca vecchia
    la corrente ti sposta di poco
    l'erba si agita piano sotto costa
    e tenere un poco meno, qualche chiodo, alla lunga, si allenta
    un po' l'acqua entra, e un poco la lasci passare
    se poi la sera manca qualche grado
    non c'è nulla di male se ci sediamo vicini.

    Pubblicato 12 anni fa #
  29. llux

    offline
    Membro

    Che bella. Sull'Arcipelago, ad arricchire la sezione della poesia!

    Pubblicato 12 anni fa #
  30. Io di poesia non capisco nulla, ma ho fatto come suggerisci.

    Pubblicato 12 anni fa #

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