Giro. A.
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Bene, è fatta! L'anno nuovo passeggia facendo i suoi primi metri e noi dovremmo essere già snebbiati, ripuliti dalle conseguenze di festeggiamenti che del resto sono apparsi molto più contenuti del solito. I fatti che hanno caratterizzato il 2012 e soprattutto ciò che hanno depositato nel quotidiano di tantissimi di noi, ci hanno costretto alla misura, se non ad una vera e propria malinconia personale e sociale. Siamo stati forzati alla sobrietà dal governo dei sobri picchiatori, quasi fossimo tutti dei piccoli ministri tecnici, milioni e milioni di ministrini senza portafoglio, rigorosamente senza portafoglio come si è ben visto dal baratro negli indici del consumo. Si presume che abbiano festeggiato senza porsi freni solo le felici categorie chirurgicamente risparmiate dai rigori del governo, le poche categorie che, in controtendenza con l'aria di carestia, abbiano ricevuto bocconi dalla Bocconi. Gruppi finanziari, managers e grand commis di imprese statali e non, banche, papi, vescovi e cardinali, i soliti poteri irriferibili, tutti quelli che mondati da un passato lurido hanno organizzato intorno all'ex Cincinnato Monti il loro sempre roseo futuro.Vedrete che alla fine qualche pezzo di carne lo tireranno anche a Berlusconcio che, dopo averlo consacrato tirannello per vent'anni, negli ultimi dodici mesi hanno finto di non conoscere, portandosi pure la manina guantata al naso sentendo di colpo un odoraccio che in precedenza non gli aveva mai fatto contrarre le narici. La mummia afferrerà il regalino al volo, anche se ora finge di esser viva e affatica la laringe con le solite cazzate. Nel nostro futuro se non armiamo qualche risposta efficace e quanto più ampia e consapevole si possa, non ci sarà nulla di nuovo, nulla di buono. Sarà inderogabile uscire dalla subalternità indotta dal vuoto culturale di sempre, così utile a mantenere e peggiorare lo statu quo.Si deve acquisire, e ormai il tempo stringe, la cultura della cittadinanza, del bene collettivo, del diritto come prodotto del dovere e abbandonare la umiliante condizione di sudditi. Bisogna quindi lavorare in questa direzione e contemporaneamente armarsi di pazienza perchè una rivoluzione culturale non si fa in una settimana. Potrebbe essere utile per rincuorarsi nel frattempo usare il bello per consolarsi, come suggeriva Arturino Schopenauer e gustare qualche saporito istante di felicità. Anche questo è un mestiere e si impara: io ho impiegato un'infinità di tempo per fabbricare qualche momento.
P.De Dom.