A me il racconto di Stefano Cardinali m'è piaciuto molto più di quello di BdM - il fatto delle pedine che si muovono non è originale nè trattato in maniera innovativa -. Unico difetto, la chiusa finale, un po' troppo affrettata (e scontata) con il maestro che capisce - ma lo capisce anche il lettore - che ha, di fatto, fregato l'allievo. Sicuramente di molto superiore a quello di Onego o come diavolo si chiama. E' un sogno, però non c'è la suggestione dell'atmosfera onirica, ma solo la spiegazione.
Tra quelli non segnalati, a me piace anche il racconto di Patrizia Birtolo. Anche l'inizio del racconto di Rindi mi garba.
Una tendenza. La fine mi sembra sempre arrangiata, un taglio netto di forbici. Non c'è la solutio finale, tipica delle novelle.
E' un difetto che ho anche io. Spesso capita, un po' a tutti, di scrivere una storia, magari anche bella, ma di chiudere con un finale non all'altezza del resto. Ed è importante, perché questo genere delle pillole, anche se di 3500, assimilabile alle novelle, richiede proprio un finale a sorpresa. La botta, direbbe qualcuno. Una chiusura che possa far rileggere il racconto in chiave diversa.
Per esempio, nel racconto di Stefano Cardinali, a mio avviso la chiusa poteva quasi coincidere con la notizia della differenza tra poetPica e politica. Può non piacere, la soluzione, ma è quello il punto di svolta della storia.