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Le iene del Circeo

(47 articoli)
  1. A.

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    Ho trovato questo incipit.

    Una grotta, un cranio, una iena, più Pennacchi.

    Ma non è un po' strano che una iena all'improvviso, dopo migliaia e migliaia d'anni che s'è portata solo carcasse d'animali nella sua tana, un giorno finalmente si porti a casa un cranio umano, gli allarghi il foro occipitale per mangiarsi il cervello esattamente come fanno anche i cannibali (e fin qua non ci sarebbe ancora niente da ridire), ma poi ci costruisca un cerchio di pietre attorno, ci lasci cadere il cranio dentro ed in quel preciso e stesso istante scatti una frana che chiude la grotta e venga giù tutto il monte Circeo come neanche nell'Isola misteriosa di Giulio Verne? E chi era, Capitan Nemo quella iena?
    Dice: «Vabbe', ma c'era proprio bisogno di farci duecento pagine di libro, di andare a scomodare i vivi e i morti, di partire da Adamo ed Eva e dalla lunga notte del fascismo, per raccontarci poi in quattro e quattr'otto che anche il federale Finestra da ragazzo è andato in bicicletta a Grotta Guattari, s'è infilato lì dentro e ci ha visto il cranio ben prima che arrivasse Blanc?».
    Sì che ce n'era bisogno. Se no non mi credevi.
    a.p.

    Guarda il video di Ajmone Finestra intervistato da Antonio Pennacchi
    assistenza: Daniela Novelli e Stefano Savino; © Officina Pennacchi s.r.l.

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    Pubblicato 13 anni fa #
  2. Ma è davvero interessante 'sta tematica? Nel senso - scusate l'ignoranza -: se pure fu cannibalismo, di cosa ci dobbiamo meravigliare?

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. cameriere

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    grazie k

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. A.

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    Fernando, ma possibile che tu non ti sia mai letto un articolo di K su questo tema?

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. cameriere

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    Membro

    possibilissimo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. rindindin

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    Finestra 89 anni?...

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. rindindin

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    il problema fer non fù il cannibalismo...

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. A.

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    Da Il messaggero on line
    L'altra verità di uno scrittore onnivoro innamorato della sua terra

    di Renato Minore

    ROMA (17 novembre) - Nel 1939, in una grotta sul promontorio del Circeo, è ritrovato per puro caso un cranio di Homo Neanderthalensis. Ben conservato ma con tracce di mutilazioni, una vicino all’orbita oculare destra e una intorno al forame occipitale, il punto in cui il cranio si congiunge alla colonna vertebrale. Si pensa a un episodio di cannibalismo rituale, un uomo mangiato da altri uomini durante celebrazioni magico-religiose. La tesi viene confutata cinquant’anni dopo, in un convegno del 1989 in cui studiosi arrivati da tutto il mondo concordano nel dire che quella grotta era stata la tana di una iena e che era stata lei a mangiare il cervello dell’uomo di Neanderthal.

    «Ma non pare un po’ strano che una iena, all’improvviso, dopo migliaia e migliaia d’anni che s’è portata solo animali, un giorno finalmente si porta a casa un cranio umano, gli allarga il foro occipitale per mangiarsi il cervello esattamente come fanno anche i cannibali (e fin qua non ci sarebbe ancora molto di strano), ma poi ci fa un cerchio di pietre intorno, ci lascia cadere il cranio ed in quel preciso e stesso istante scatta la frana e viene giù tutto il Circeo come nell’Isola misteriosa di Jules Verne? E chi era, Capitan Nemo quella iena? Non ti pare che ci sia pure qualche casualità di troppo, per potersi parlare solo di casualità?». Ne Le iene del Circeo (Laterza, 209 pagine, 10 euro, da domani in libreria) Antonio Pennacchi racconta e spiega con molte confutazioni perché le acrobazie di quella iena preistorica siano davvero poco verosimili. E riscrive a modo suo la storia del ritrovamento del cranio e tutto quello che ne è seguito (anticipiamo dal libro le iniziali pagine). E insieme, muovendosi con l’apporto di tutta la sua storia anche personale come un coinvolto detective sul territorio che ben conosce nella sua storia millenaria e nei suoi miti, tirando in campo anche inattesi testimoni del primo ritrovamento, insinuandosi nelle dispute tra scienziati con competenza, malizia e candore, offre il divertito e assai pertinente punto di vista di chi, alla sua “verità” è arrivato attraverso una concatenazione di casi e accidenti che «con precisione cronometrica si sono incastonato l’uno dopo l’altro».

    Intorno a quella “verità” il libro è un divertito e appassionato cahier de voyage, tra ricordi di vita, escursioni dirompenti e provocatorie nei convegni, letture assai documentate di testi di paleontologia e di paleoantropologia, una “curiositas” davvero onnivora che non si ferma dinnanzi a niente o nessuno. Che si chiami Andrea Ghira con i misteri della sua morte forse messa in scena per una strategica scomparsa. O un inatteso Teilhand de Chardin che traffica a truccare i dati della scienza inserendo un bel dente di elefante preistorico in uno scavo. O lo scopritore Alberto Carlo Blanc che, sul cerchio o semicerchio di pietre intorno al cranio del Neandertalese scoperto nei giorni immediatamente successivi al suo viaggio di nozze, ha costruito la sua gloria scientifica. O il sindaco ex fascista di Latina Ajmone Finestra che, a sorpresa, come in un thriller, porta alla prova decisiva, da “testimone oculare” (e tardivo) del ritrovamento. Come supponeva, tra mille congetture e peripezie verbali il detective del neandertaliano Antonio Pennacchi.
    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. cameriere

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    per k
    non so se può tornare utile.
    io conosco un bevilacqua,
    lavorava all'enel di latina,
    ma era di san felice.
    quello che conosco io
    oggi avrà 70 anni,
    ma magari il padre era quello che
    ha scoperto il cranio rotto.

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. k

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    Cam, leggiti prima il libro, non fare come Bassoli, per piacere.

    Comunque, Fer, lei ha sicuramente ragione. Che cazzo ce ne frega, per esempio, se esiste o no pure l'antimateria o se la fica, come si suole dire, è tonda o è quadrata? (Vede perché sono contrario alla pubblicazione post mortem degli scartafacci o degli scritti non autorizzati degli autori? Che cazzo di giudizio si faranno di me i posteri - nella fattispecie - vedendo che rispondevo pure a lei?)

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. zaphod

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    k in prima pagina sul secolo...

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. zaphod

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    Fondatore

    "Le iene del Circeo" di Pennacchi: fasciocomunisti tra Littoria e Neandertal... (di Michele De Feudis)

    Il teschio di un uomo di Neandertal e una disputa surreale, con un retrogusto geopolitico sancito dai soloni accademici. Un cerchio magico di pietre nella grotta Guattari ai piedi del Monte Circeo, un elettricista, Ajmone Finestra e le tante suggestioni di una esistenza pericolosamente in bilico sul crinale di un immaginario "fasciocomunismo": si fonda su queste corde il riuscito espediente letterario dell'ultimo racconto di Antonio Pennacchi, Le iene del Circeo (Laterza, pp. 211. € 10,00).

    «Un capolavoro, un Pennacchi doc», spiega Lucio Caracciolo in una videorecensione sul sito di Laterza. Che aggiunge: «Leggendolo capirete perché Antonio Pennacchi non è molto amato nell'accademia italiana». Lo scrittore di Latina, vincitore del Premio Strega con Canale Mussolini (Mondadori), ha compiuto un imprevedibile e sorprendente "excursus" tra conventicole universitarie, cronaca di vita famigliare in un fondo rustico a Borgo Podgora e il ritrovamento di reperti del neolitico, il vissuto giovanile nel Msi, il ricordo affettuoso del fratello Gianni e un convegno internazionale del 1989 sul tema: "The Fossil Man of Monte Circeo: Fifty Years of Studies on th Neandertals in Latium". «Sinceramente - spiega Pennacchi nell'incipit "A scanso di equivoci" - non è un romanzo e secondo teoria e prassi della critica letteraria andrebbe forse più ascritto al genere dell' "invectiva" che a quella delle "confutationes". Io qui difatti - o almeno fino all' "Addendum" - non do spiegazione esaustiva di nessun problema escatologico, non fornisco la parola "che mondi possa aprire". Pongo solo una serie di interrogativi a certe spiegazioni che hanno fornito gli scienziati patentati, ma che a me non m'hanno per niente convinto. Pongo problemi. Faccio domande. Me diano loro le risposte. Se sono capaci». La storia parte da un misterioso ritrovamento nel 1939, durante i lavori di ampliamento dell'alberghetto dell'imprenditore Guittari, vicino al Circeo, «il suo elettricista Bevilacqua, scavando scavando, si era imbattuto nell'ostruzione di una apertura che - una volta rimosso l'ostruzione stessa - immetteva in un cunicolo stretto stretto che però alla fine sbucava in una grotta. Da questa grotta principale si dipartivano poi due antri secondari ed in uno di questi - che il Blanc (l'esimio Alberto Carlo, paleontologo di riconosciuta fama - n.d.r.) chiamò "Antro dell'Uomo" - c'era appunto un cranio... Era il 26 febbraio del 1939 ormai, e neanche venti giorni dopo, il 15 marzo, le truppe tedesche entravano a Praga. I nembi di guerra erano già tutti all'orizzonte... ma nonostante questo, la notizia fece il giro del mondo». Secondo la teoria scientifica del Blanc, «si trattava di una manifestazione di antropofagismo rituale da parte di un gruppo di Neandertaliani ai piedi del Monte Circeo», tesi corroborata dall'allargamento del buco occipitale nel cranio rinvenuto, al fine di poter facilmente prelevare il cervello per poterlo mangiare. Intorno al teschio erano disposte pietre che formavano un "cerchio magico". La biografia dello scrittore si interseca con questa querelle grazie al ricordato convegno internazionale di studi. «Ero un operaio che lavorava in fabbrica e che durante il tempo libero, la cassa integrazione ed altre fortunate coincidenze s'era messo a scrivere romanzi - che nessuno pubblicava - e a studiacchiare per contro suo... Era il 1989 ripeto, quasi trent'anni che era morto Blanc - 1960 - e cinquanta esatti da quando lui aveva scoperto il cranio del Circeo». Gli accademici si divisero per giorni, senza trovare un accordo né un punto di condivisione tra chi sostenne la tesi del cranio legato all'antropofagia e al culto arcaico dei morti e chi, di contro, asseriva (la scuola americana) inequivocabilmente che potesse essere stata «una iena l'ultimo essere vivente che ha visto e toccato questo cranio più di cinquantamila anni fa». Il dibattito fu spigoloso, il professor Antonio Ascenzi, dell'Accademia dei Lincei non si trattenne e attaccò polemico: «Non mi risulta che le iene o la natura si divertano a fare dei circoli di pietre per metterci dentro i crani». Nel 2006 il certamen ebbe una seconda puntata, con un nuovo convegno, a Sabaudia, per i centocinquantanni della scoperta dell'Uomo di Neandertal e un seguito di articoli e lettere polemiche pubblicate sul periodico Limes. Pennacchi, con velato sarcasmo, sottolinea una certa perversa esterofilia da parte dei ricercatori italiani: «A me - a dire la verità - all'inizio m'era pure venuto il sospetto che si trattasse del solito caso di noi italiani, che appena arriva uno dall'America e dice "Ho fatto una pensata", subito esplodiamo in coro: "E come no? Ciài ragione tu". Veltroni ci fece un congresso dell'ex Pci con lo slogan a tutto campo "I care", roba che i compagni poi, in fabbrica, di notte facevano la fila a chiedere: Mache cazzo vòr di' st'Icàre". Poi dice perché adesso votano per Berlusconi».
    Sull'argomento, infatti, l'autore riporta anche la provocazione di un geologo, il professor Mortari, il quale intravide una cospirazione atlantica dietro la difesa delle posizioni "pro-iena": «Il teo-con! Il creazionismo, l'antievoluzionismo, l'attacco a Darwin». La descrizione di questa diatriba non propugna soluzioni che chiarifichino il quadro, ma alla fine, per una somma di casi della vita, che seguono proprio la circolarità delle pietre intorno al cranio, rimanda agli anni sessanta, quelli della giovinezza ribelle a latina, con una serie di incontri imprevisti, una ri-connessione con tanti protagonisti di un'altra epoca. Da qui l'appendice, intitolata "Il camerata Neandertal", un raffinato amarcord scaturito dalla battuta sul teschio di Ajmone Finestra, ufficiale decorato con croce di ferro di 2° classe tedesca, medaglia d'argento al valore militare della Rsi, prigioniero degli americani a Coltano, poi scampato ad una probabile fucilazione su ordine di un tribunale del quale faceva parte anche Oscar Luigi Scalfaro. «E come non lo so? Io l'ho visto lì sul posto, dentro la grotta del Guattari»: l'ex parlamentare neofascista si rivela, come nella sceneggiatura di un giallo, testimone oculare inconsapevole dell'intricata vicenda. Lo scrittore di Latina traccia un ritratto affettuoso di Finestra, "Il Federale", ricostruendone le imprese in grigioverde e l'umanità con cui trattava i partigiani catturati e fatti prigionieri, tra cui il principe Carlo Caracciolo, poi editore de l'Espresso e la Repubblica. Sono pagine che riconciliano con la politica intesa come visione del mondo, per la quale si può anche rischiare la vita.
    Finestra e Pennacchi si incontrarono, uno professore e l'altro studente del magistrale nel 1964, tre anni dopo il primo era segretario provinciale del Msi, il secondo responsabile giovanile. "Il Federa'" però cacciò dal partito il giovane discepolo, complice una dimostrazione antiamericana ai giardinetti, insieme al fratello Gianni Pennacchi, esponendo striscioni con scritto "Peace for Vietnam". La partecipazione a questa protesta causò anche la dolorosa esclusione dalla squadra locale di rugby e da lì l'impegno politico di Antonio svoltò a sinistra, come ricordato ne "Il fasciocomunista". Nel 1968 i due ebbero un alterco per una scazzottata in piazza e da allora non si erano più parlati. La riconciliazione avvenne nel 1995: il personaggio del racconto "Palude" di Pennacchi era proprio ispirato al vecchio Federale missino, Finestra, allora sindaco, se ne rallegrò. Un incontro a tre in comune (c'era anche Nando Cappelletti) sancì la riappacificazione («io di sinistra e loro fasci, ma senza più acredine»). Negli anni successivi però si verificarono ulteriori convergenze rosso-nere con Pennacchi e il sindaco Finestra sullo stesso fronte contro le speculazioni edilizie legate al nuovo piano regolatore (poi ricostruite nel film Latina Littoria). Nando Cappelletti, ai tempi assessore, si dimise per coerenza con la propria storia politica: aveva una agenzia di pubblicità, da giovane grafico aveva realizzato i manifesti dei Campi Hobbit, la sensibilità ecologista e il diritto alla bellezza erano cardine della militanza già da allora. «Anch'io - scrive Pennacchi descrivendo il funerale di Cappelletti, scomparso a 58 anni - vicino a Ferdinando Parisella l'ho salutato per l'ultima volta con il braccio levato. Il saluto romano. Non per me, ma per lui, perché era un mio compagno e ci avrebbe tenuto». Il finale è pieno di colpi di scena, tra aneddoti legati alla scrittura di Canale Mussolini, un mal di schiena onnipresente e un "neurochirurgo fascio". Ma la chiave di volta della storia restano Finestra e Pennacchi (sul sito Laterza.it c'è anche una imperdibile videointervista), al punto che Paolo Forte, un tempo segretario di Lotta Continua nel capoluogo laziale, non può esimersi dal sottolinearne la curiosa e strampalata fatalità: «Sì, vabbè. Però come può essere che proprio a te e a Finestra capitino sempre queste cose? In mezzo a tanta gente che ci sta a questo mondo, perché proprio a lui, che ha fatto tante guerre, il fascista, il senatore, il sindaco, doveva pure succedere di vedere il cranio del Circeo e poi proprio a te, sessant'anni dopo, doveva succedere di metterti a studiarlo? Ma che, solo voi due ci state in questo mondo?».
    Michele De Feudis

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. sensi da trento

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    bello questo articolo di De Feudis, e secondo me molto più completo di quello apparso ieri (27 Novembre 2010) su Il Giornale.
    Lo riporto di seguito.

    http://www.ilgiornale.it/cultura/il_giallo_circeo_e_roba_primitivi/27-11-2010/articolo-id=489800-page=0-comments=1

    Il giallo del Circeo? E' roba da primitivi
    di Matteo Sacchi
    Un saggio di Antonio Pennacchi sull’uomo di Neandertal scoperto nel gennaio del 1939. Fra rituali antropofaghi, iene e accademici una storia in punta di scalpello

    Antonio Pennacchi è uno strano. Un giorno te lo trovi a parlare di fasciocomunisti, tutto incastrato nella sua bizzarra biografia, un giorno ti racconta di canali duceschi, di città del fascio... e un altro ancora dei nostri fratelli maggiori, i Neandertal. Sì proprio dei Neandertal senza l’«H», e non mettetela l’«H», se no al Pennacchi gli girano e gli tocca spiegare: «Neandertal si scrive senza acca. Il nome della valle vicino Düsseldorf in Germania, dove nel 1856 furono rinvenuti per la prima volta i resti della omonima specie, si scriveva con l’acca solo in tedesco antico... Neanderthal è sbagliato».

    Ma perché, vi chiederete, a Pennacchi gli tocca (sì gli tocca, non è proprio che gli sia venuto spontaneo) parlare anche di razze umane estinte da migliaia e migliaia di anni? La risposta la trovate nel suo ultimo saggio Le iene del Circeo. Vita morte e miracoli di un uomo di Neandertal (Laterza, pagg. 212 euro 10). Gli tocca perché è un uomo dell’agro pontino da sempre e quindi da sempre calca lo stesso suolo (con qualche piano di calpestio di differenza) che migliaia di anni fa dava prede e patria ai primi abitatori dell’Europa di cui noi Cro Magnon abbiamo preso il posto. A testimoniarlo c’è un teschio ritrovato sul monte Circeo il 24 gennaio del 1939 e un’infinità di altri reperti. E proprio da quel teschio studiato da Alberto Carlo Blanc, grande pioniere della paleontologia italiana, parte la fatica e il gran strizzare di meningi di Pennacchi. Quando Blanc giunse alla grotta, dove venne trovato il reperto, vi erano già entrati degli operai (difficile accertare quanti) e il teschio era stato sollevato seppur, a detta dei testimoni, immediatamente rimesso al suo posto. Per come lo vide Blanc, e per come lo disegnò, il teschio era inserito in un ovale di pietra. E a un esame più accurato risultò che il foro occipitale era stato allargato artificialmente. Insomma, secondo Blanc era abbastanza ovvio che si fosse trattato di un rituale antropofago, la testimonianza di un gesto in qualche modo «religioso». La sua tesi andò per la maggiore per anni sino a che, nel 1989, a un convegno per il cinquantenario della scoperta a Sabaudia, Tim D. White, dell’Università di Berkeley, sostenne che secondo lui sul cranio non c’era nessuno dei segni tipici di un atto di antropofagia rituale (tracce di raschiatoi o altri strumenti). Anzi, secondo White si poteva azzardare che certi graffi sul cranio fossero compatibili con il morso di una iena. Fine delle ipotesi su rituali religiosi compiuti da parte di quegli stupidotti di Neandertal. Forse White se la sarebbe cavata così, con una contestazione solo di alcuni studiosi fra i più anziani. Peccato per lui che in sala ci fosse un operaio cassintegrato e amante della logica (oltre che onestamente rompiballe). Si chiamava Antonio Pennacchi, era andato a seguire il convegno - non aveva niente da fare - e la prese male. Non gli piaceva un ragionamento che tralasciava in pieno la questione del cerchio di pietre: «Chi ce le ha messe allora quelle pietre la attorno?». Insomma, o qualcuno gli dimostrava che le pietre non c’erano e Blanc se le era inventate (o ce le aveva messe lui) oppure la spiegazione della iena aveva poco o nessun senso. Non si poteva far finta di niente: glorificare Blanc e contemporaneamente ammazzare i suoi studi (trattando i Neandertal come cugini tonti). Ovviamente gli studiosi paludati non diedero gran retta al fasciocomunista arrabbiato.
    Peggio per loro: è stato solo un modo di spingerlo prima a laurearsi in Lettere e poi a occuparsi a tutto vapore della vicenda (spinta aumentata da un altro convegno del 2006). Il risultato sono stati alcuni articoli su Limes e poi questo saggio-invectiva. Sfogliandolo il lettore troverà tanta scienza, molta logica, lo spirito dell’etnografia e un ragionamento pro Blanc da fare invidia ai professionisti del campo. Il tutto però gestito con linguaggio e digressioni che sono il marchio di fabbrica del vincitore del premio «Strega». Ecco a esempio come descrive la questione del mancato scotennamento del cranio (secondo White): «Io gli cavo da sotto la coccia il cervello e me lo mangio tranquillo tranquillo lasciandogli pure tutti quanti i capelli. Che te ne frega a te? Che fai il barbiere?». Ma alla fine non si tratta solo di dottrina e bella scrittura. Pennacchi ha ripescato pure un testimone che vide il teschio prima di Blanc. Ed era già nel cerchio. Alla faccia delle accademiche iene.

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. A.

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    Moderatore

    Adesso che Torquemada e Sensi sono stati eternizzati nelle stupende pagine pennacchiane dell'addendum alle Iene del Circeo, (ci manca poco che entriate anche voi nel Kul Deuta, ) vorrei dire che quando Sensi chiama il Maestro Maestro non lo fa assolutamente per prendere in giro. E neanche io.
    Maestro è un titolo che si dà ad una persona che si ritiene essere al di là di un semplice professore, si dà ai grandi scrittori, poeti, registi e carpentieri (di muri o di parole).

    Chapeau, Mastro-Maestro K!

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. Si, ma tu lo dovevi vedere il Maestro, quella volta che abbiamo fatto la danza propiziatoria contro la Iena, come zompettava cantando intorno al fuocherello sprigionato dalla celluloide. Aveva l'ernia che schiacciava il nervo ma, come in trance, non ne risentiva minimamente. E il Sensi che sembrava un furetto, nemmeno un po' initmidito dall'eccezionalità dell'evento.

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. A.

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    Moderatore

    Sensi è un demone ierofanico

    Ci sarei voluto stare.
    Ma quando mi chiamaste (Una di notte ) era prima o dopo la danza sciamanica?

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. Penso appena dopo, ma non ne sono sicuro.

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. sensi da trento

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    Membro

    a me pare prima: le parole esatte del maestro furono "perchè non possiamo chiamarlo all'una di notte? lui a me può rompermi le palle e io invece non posso?? ".

    il ragionamento filava, e così tirai fuori il numero di telefono

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. sensi da trento

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    Membro

    a proposito: mi sono commosso anche io rileggendo le mie "avventure".
    un grazie sentito al maestro.

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. zaphod

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    Fondatore

    Su aNobii Yossarian 1 recensisce così le Iene:

    "Questo non è un romanzo, e nemmeno propriamente un saggio. Una volta si diceva: un pamphlet. Cioè un libello polemico e guastatore, dove un autore giovine e scapigliato si dedica con furore a smontare un'idea corrente, magari conclamata dall'Accademia, per affermarne un'altra, o semplicemente per cupio dissolvi. Pennacchi, che non è giovane e nemmeno scapigliato, cupet rompere le balle a certi paleoantropologi che hanno malinterpretato (secondo lui) il senso del ritrovamento di un certo cranio, in una certa grotta del Monte Circeo, con ciò modificando gravemente (secondo lui) tutta l'interpretazione del passaggio dall' Homo de Neanderthal (quello coi peli e lo sguardo poco furbo) a Homo de Cro-magnon (noialtri, depilati o quasi), che (secondo lui) sarebbe assai meno netto di quanto si vorrebbe; insomma togliendo importanza storica al Circeo medesimo come sito, che altrimenti sarebbe stato meta di devoti pellegrinaggi da tutti i paleontologi de mondo (con grave nocumento per il turismo, immagino). Questo per il merito della faccenda, come vedete argomento di nicchia quant'altri mai, buono per polverosi convegni in polverose aule universitarie sormontate da scheletri di pterodattilo, e relatori coevi (allo pterrodattilo medesimo). Eppure, da ammazzarsi dal ridere. Pennacchi, che si imbatte per puro caso nella vicenda (non è che a Latina succedano mai cose troppe cose da non stargli dietro, mi sa), si fa una sua idea, e (nel 1989) comincia a partecipare ai convegni sul tema, seduto e sbuffante in ultima fila. Poi, per una sua visione del mondo e del problema specifico che non sto a dirvi per non guastarvi la sorpresa, si fa persuaso che gli addetti ai lavori barino, e comincia a rompere i coglioni. Alza la mano, contesta, perplime l'uditorio. E alla fine racconta il tutto sulle pagine di Limes, dando non solo conto della sua contro-indagine paleontologica da Moulder&Scully de noantri, che magari interessa il giusto, ma ti appassiona il suo gusto di andare a testa bassa senza timori reverenziali, dando del tu a professoroni sbigottiti, spesso beccati in castagna a dire roba superficiale, o comunque contraddittoria. Il tutto , intermezzato su racconti inediti sulla bonifica, sulla famiglia Peruzzi, sul delitto del Circeo (che non c'entrerebbe nulla, ma lui divaga e ce lo fa entrare, così), e su altra umanità assortita pontina che lui si sente di comunicarti. Un godimento assoluto, condito da un "addendum" finale lungo quanto la prima parte in cui ci porge la sua "verità", la pistola fumante che dovrebbe chiudere il cerchio della sua dissertazione, mandandoci a casa convinti e pennacchiani. Verità, ed è lo splendore del libretto, che in reltà non svela un cacchio, ma al massimo ti fa dire "ammazza, Pennacchi, m'hai portato fino a qua per QUESTO?". Ma è questo il bello del Nostro: lui comincia a raccontare, e tu lo segui. Non perchè ti convinca, ma perchè sei curioso di vedere dove si va a parare: ci sarà sicuramente da divertirsi."

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. cameriere

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    Membro

    finito.
    ho riso
    tanto.
    ieri sera non c'era niente in tv
    e così ho ripreso la lettura delle iene.
    io aspettavo di arrivare a quest'addendum
    di cui tutti parlano.
    e così ci arrivatti.
    me lo sono divorato,
    tutto di un sorso,
    o quasi,
    perché mentre che bevevo
    se n'è andata la luce.
    e non è più tornata.
    io sono rimasto là,
    solo, con viola accanto,
    aspettare la luce,
    fuori pioveva.
    ma quella non è tornata.
    allora sono andato a letto,
    me lo finisco domani mattina al bagno,
    ch'è pure meglio.
    e mi sono fatto un sogno
    che però vi racconto dopo
    ché devo andare a lavorare.
    però, posso dire,
    nel sogno c'era il maestro
    il presidente, il torque,
    il bdm, viola,
    e alcuni che non dico
    perché mi sono antipatici.
    stavamo sulla spiaggia e andavamo verso il circeo.
    stavamo all'altezza di villa volpi,
    quella con le colonne...

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. ... chi s'è magnato le cervella di chi?

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. sensi da trento

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    Membro

    la jena (oppure l'uomo di neandertal) dalla testa di un altro uomo di neandertal. Quest'ultima è il reperto trovato nella grotta guattari al circeo.

    fernà?? se vuoi rappresentare latina nelle tue opere (o più semplicemente vuoi fare il giornalista a latina) non puoi più prescindere dalle opere di pennacchi.
    "poi fa come ti pare." (citazione da pennacchi).

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. Non mi so' spiegato.
    Chi s'è magnato le cervella di chi?... Nel sogno del Cameriere!

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. ps: ma io i libri me li voglio leggere tutti, ma datemi il tempo cribbio.

    Pubblicato 13 anni fa #
  26. tcd

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    Membro

    Fernando, ma mi faccia capire... lei i libri li vorrebbe leggere tutti, ma se passa il tempo a cazzarare sui forum e su fakebook, quand'e' che li legge? Quando le si rompe il computer o le staccano "per errore" la connessione ad Internet? (Tranquillo, quest'ultima non voleva essere una minaccia, solo una constatazione dell'onnipresenza dei malefici omini telecom)

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. sensi da trento

    offline
    Membro

    Non mi so' spiegato.
    Chi s'è magnato le cervella di chi?... Nel sogno del Cameriere!

    semmai la vera questione è questa:

    me lo sono divorato,
    tutto di un sorso,

    come si fa a divorare in un sorso?? caro cam, o te lo sei bevuto in un sorso, oppure lo hai divorato in un boccone.
    deciditi

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. cameriere

    offline
    Membro

    tanto per cominciare
    il sogno è mio
    e lo scrivo come mi pare.
    secondo poi,
    mi piace più come l'ho scritto.
    divorare un libro
    è figurato, ovviamente,
    indica la voracità nel consumare qualcosa.
    tutto d'un sorso
    indica la rapidità dell'azione:
    in un attimo, tutto d'un sorso.

    guarda sensi
    non mi fare incazzare
    che ci sei pure tu nel sogno mio,
    e ci metto niente
    a farti fare cose
    che non vorresti,
    dentro la grotta.

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. A.

    offline
    Moderatore

    Comunque Bassoli è fenomenale. Non ha mai letto nulla di K. , credo neppure un racconto di Shaw , e discetta di questo e quello in sciolta disinvoltura.
    il suo nome è leggenda

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. sensi da trento

    offline
    Membro

    stavolta penso che anche K ti darà ragione.
    magari ti telefona alle due per dirtelo

    Pubblicato 13 anni fa #

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