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Le iene del Circeo

(47 articoli)
  1. A.

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    Ne sarei solo onorato.

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. A.

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    Fonte Repubblica on line, 25.12.2010
    PALEONTOLOGIA
    Dall'Asia ecco Denisovan
    "È il cugino del Neanderthal"
    Ritrovati solo un osso e un dente in una cava siberiana, ma la conferma arriva dall'esame del Dna. Secondo il Max Planck Institute si tratta di un parente dell'ominide vissuto in Europa fino a 30mila anni fa
    dal nostro inviato ANGELO AQUARO

    NEW YORK - Il cugino che non t'aspetti bussa alla vigilia di Natale e si presenta: mi chiamo Denisovan, vengo dall'Asia e l'unica cosa che posso mostrarvi di me, scusate, è solo un piccolo dente... È una storia meravigliosa quella raccontata dagli scienziati del Max Planck Institute. L'uomo aveva un parente stretto e l'ha ignorato per tutti questi di anni. E per di più la scoperta si deve ai miracoli del Dna.Solo grazie alla sequenza del genoma gli scienziati sono riusciti a ricostruire il nostro parente dai resti più piccoli che antropologo mai ricordi: l'ossicino di un dito e un dente del giudizio.

    La saga dei Denisovan si intreccia a quella dei Neanderthal e riapre quindi gli interrogativi sulla nostra complicatissima famiglia. Per decenni gli scienziati ci avevano rassicurato sulla nostra discendenza, iscrivendoci al ceppo dell'Homo Sapiens e sostenendo che noi moderni non avevamo nulla da spartire con quel più tozzo individuo misteriosamente estinto senza lasciare apparentemente tracce. Ma proprio le ricerche di Svante Paabo, il genetista del Max Planck che oggi tiene a battesimo i Denisovan, hanno costretto a rivedere la nostra carta d'identità.

    Realizzando il primo genoma completo del Neanderthal, il professore ha scoperto che questi ominidi, che hanno lasciato numerosissime tracce fossili, dall'Europa alla Russia, risalenti fino a 240mila anni fa, dividono il 2.5 per cento del loro Dna con i moderni europei e i moderni asiatici: ma non hanno invece nulla a che fare con i moderni africani. Da qui la conclusione: prima di scomparire (soggiogati? estinti?) i Neanderthal si mischiarono con l'Homo sapiens quando anche i nostri progenitori lasciarono l'Africa per l'Europa, circa 60mila anni fa.
    E i Denisovan? Tutto nasce dal ritrovamento dei fossili in una cava della Siberia chiamata appunto Denisova. Un osso di un dito e un dente, vecchi almeno 50mila anni. E appartenenti a chi? Ancora una volta è stato il Dna a dare una risposta. "Ma che shock" racconta oggi Paabo al New York Times "scoprire che il frammento non apparteneva ai tipi finora conosciuti". Non all'uomo di Neanderthal. Non a quello di Cro-Magnon, come è anche detto l'Homo sapiens che fu ritrovato proprio in quella grotta della Francia. E neppure all'Homo floriesensis, dall'Isola di Flores, Indonesia, cioè il piccoletto che gli studiosi hanno ribattezzato "Hobbit", e che era finora l'ultimo parente conosciuto di questa nostra famiglia che si scopre sempre più allargata.

    La sentenza è arrivata dagli studiosi dell'Harvard Medical School: si tratta di una nuova specie ominide, che probabilmente si è staccata dal comune progenitore dei Neanderthal, in Africa, più o meno 400mila anni fa. Una specie fra l'altro particolarmente intraprendente, che deve averne fatta di strada. Gli studiosi hanno provato infatti a ripetere l'operazione Neanderthal per scoprire a che tipo umano i Denisovan assomigliavano di più. Li hanno così confrontati con il Dna dei moderni abitanti di Sudafrica, Nigeria, Cina, Francia e Papua Nuova Guinea. Per scoprire che le tracce comuni si riscontravano, pensate un po', proprio con le popolazioni melanesiane. Possibile? Ci sono volute ulteriori analisi incrociate, con altre popolazioni, per accertare che sì, dalla Siberia i nostri cari Denisovan si erano spostati fino agli antipodi.

    Ma la loro migrazione non è certo l'unico mistero ancora da sciogliere. Gli studiosi sperano ora di ritrovare qualche altro frammento per riuscire quantomeno a ipotizzare l'aspetto dei nuovi cugini. Che aspetto avevano? Assomigliavano più a noi, si fa per dire, o ai più burberi neandertheliani? Per adesso dobbiamo accontentarci di quel frammento di dito e di quel dente. Che per lo meno fa ben sperare: è del giudizio.

    (24 dicembre 2010)

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. A.

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    c'entra secondo me

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    Pubblicato 13 anni fa #
  4. A.

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    L'uomo del Circeo

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. k

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    No, non ho dieci minuti pure per Quark, purtroppo. Mi dica lei in sintesi, A.

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. A.

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    In realtà si tratta di una vecchia puntata del 96. Intervistanoil prof. Peretto, in relazione a un congresso tenuto a Forlì. Parlano dei ritrovamenti in Etipia, poi di Atapuerca, della Georgia, a Forlì (Montepoggiolo, reperti litici). Uomo primitivo nomade, viveva di caccia e di raccolta. Cose note.
    Poi c'è un servizio sul problema della misteriosa scomparsa del Neanderthal. Promette tanto, ma non dice un cippo.
    Un servizio al Circeo. Prima dice che nella campagna del basso Lazio è stata trovata la calotta cranica del più antico italiano fino ad oggi rivenuto. Si aggira sugli 800 mila anni. Quello rinvenuto ad Altamura invece ha 300 mila anni.Bisnonno e nonno del Neanderthal. Al Circeo, dice il servizio, per molto tempo si è pensato che il cranio rinvenuto fosse stato oggetto di un atto di cannibalismo rituale. Oggi si ritiene che siano state le Jene. Ma il servizio dice che il cannibalismo a quell'epoca esisteva davvero. In delle grotte della Croazia sono stati trovati resti di Neanderthal macellati per essere mangiati davvero. Oltre alla grotta Guattari, c'è una grotta (Breuil?- non si capisce bene) sempre al Circeo, dove lavora l'università La Sapienza. trovati denti e un pezzo di cranio di Neand. di 37 mila anni. poi strumenti strani, a metà tra quelli del neand. e quelli del cromagnon. Sembrerebbe quasi che i neand avessero tentato di cambiare, imitandoli, i propri strumenti, copiando quelli più efficaci dell'uomo moderno. Poco dopo l'incontro con l'uomo moderno, il neand si estinse e nessuno sa perchè.Malattie portate dall'uomo moderno? conflitti diretti? Il servizio dice che la risposta è aperta.
    Poca roba!

    Secondo me è però plausibile che il sito sia stato preso dai cromagnon, che si sarebbero "mangiati" i Neanderthal. primo genocidio della storia: inaugurazione della civiltà umana?

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. k

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    grazie

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. A.

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    Prego.
    che scrive?

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. k

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    Riscrivo Il Fascio

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. A.

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    PER LA PRECISIONE: DI OLFATTO
    Noi e i neandertal: la differenza
    è una questione di olfatto
    Oggi si può analizzare la parte interna della scatola cranica con ricostruzioni 3D
    Dal Corriere della sera on line.

    A colori la ricostruzione della base dell'encefalo neandertal (da Csic.es)
    MILANO - Un olfatto migliore significa maggiori possibilità? Uno studio effettuato da Markus Bastir e Antonio Rosas, paleoantropologi del Museo nazionale di scienze naturali di Madrid pubblicato su Nature, ha visto l'utilizzo di tecniche mediche di immagine ad alta risoluzione per confrontare crani fossili di diversi ominidi. Rispetto all'Homo neanderthalensis, l'Homo sapiens, nostro diretto antenato, presentava un maggiore sviluppo del lobo temporale e del bulbo olfattivo. Un 12% in più che potrebbe fare la differenza.
    PALEONEUROLOGIA - «Grazie agli strumenti di cui dispone oggi la paleoneurologia», spiega Diego Angelucci, professore di metodologie della ricerca archeologica presso l'Università di Trento, «è possibile analizzare la parte interna della scatola cranica, farne un'analisi morfologica e applicare tecniche di statistica multivariata e ricostruzioni in 3D ottenendo risultati eccezionali, un tempo impensabili. Gli scienziati, in questo caso, hanno rilevato differenze morfologiche e morfometriche negli endocrani presi in esame che potrebbero indicare funzioni olfattive molto più raffinate negli uomini anatomicamente moderni che nei Neandertal».

    OLFATTO - Una caratteristica, questa, preziosa in termini evolutivi? «L'olfatto», afferma Angelucci, «è un senso che nella vita quotidiana attuale, dove prevalgono vista, udito e tatto, usiamo di meno. Ma è fondamentale se inserito in un contesto naturale non antropizzato, perché legato alla sopravvivenza. Permette a un predatore di individuare la preda, e alla preda di captarne la presenza; dà indicazioni preziose sul momento vegetativo di organismi del mondo vegetale; produce sensazioni di piacere e dispiacere nei confronti di un cibo, innesca processi di memorizzazione e memoria, è di primaria importanza nella chimica delle relazioni sociali». Inoltre, mentre le informazioni fornite da altri sensi vengono elaborati da vari filtri corticali, l'olfatto passa direttamente dall'ambiente ai centri più alti del cervello.

    CERVELLO - Emozione, motivazione, paura, memoria, piacere e attrazione attraversano l'olfatto, un senso che, visto che respiriamo sempre, non dorme mai. La dimensione del cervello di H. sapiens e Neanderthal è simile; diversa appare però la sua organizzazione. È dunque possibile affermare che esiste una relazione tra la maggiore dimensione dei lobi temporali (la parte coinvolta nel linguaggio, nella memoria e nelle funzioni sociali) e dei bulbi olfattori, e l'evoluzione di aspetti comportamentali e funzioni sociali più specializzate? «Bisogna essere molto cauti», continua Angelucci, «e porsi anzitutto la domanda: Sapiens e Neanderthal erano specie diverse? Io appartengo alla corrente che sostiene il contrario. Per definizione, due specie non sono in grado di generare stirpe feconda: non possono cioè accoppiarsi e fare figli. Come spiegare, allora, un'evidenza scheletrica come il bambino di Lagar Velho (ritrovato in Portogallo nel 1999, è apparentemente un ibrido di Homo sapiens e neandertaliano, ndr)? Negli ultimi anni proliferano studi che tendono a enfatizzare le differenze tra i due ominidi: ma se invece che specie fossero, come credo io, sottospecie, il discorso sarebbe del tutto diverso».

    Elisabetta Curzel
    19 dicembre 2011 | 11:01
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    Pubblicato 12 anni fa #
  11. A.

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    C'è una mostra bellissima a Roma sulla nascita dell'uomo. qualcuno ci è andato?

    Pubblicato 12 anni fa #
  12. A.

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    Da oggi in edicola il nuovo Almanacco della scienza di MicroMega: "Homo sapiens"

    È dedicato all’avventura di Homo sapiens il nuovo Almanacco della scienza di MicroMega in edicola e libreria da martedì 24 gennaio. Curato da Telmo Pievani, che firma anche l’articolo di apertura dedicato alla contingenza dell’evoluzione umana, il volume ospita contributi di grandi paleoantropologi, archeologi, antropologi di tutto il mondo che raccontano le più recenti scoperte sull’evoluzione degli ominini.
    Tim D. White, uno dei massimi paleoantropologi contemporanei, scopritore di Ardipithecus ramidus e di Homo sapiens idaltu, racconta la sua esperienza di studioso in una valle africana, spiegandoci come la nostra linea evolutiva non sia mai stata sola, mentre Bernard Wood spiega perché non siamo discendenti ma cugini di scimpanzé e gorilla. Lee Berger descrive la sua eccezionale scoperta sudafricana di Australopithecus sediba mentre Zenobia Jacobs e Richard G. Roberts propongono una nuova ipotesi sull’evoluzione cognitiva di Homo sapiens, legata alle sue espansioni demografiche. Due contributi, di Fabio di Vincenzo e Giorgio Manzi il primo e di Philip Lieberman e Robert McCarthy il secondo, si concentrano su un altro aspetto centrale dell’evoluzione di Homo sapiens, che oggi possiamo finalmente cominciare a decifrare: il linguaggio.
    Una sezione dell’Almanacco, con scritti di David Abulafia, Marco Aime e Juan Luis Arsuaga, è dedicata ai difficili rapporti che gli «umani» hanno sempre intrattenuto, dai tempi dei Neandertal fino ad oggi, con gli «altri umani». Chiude l’Almanacco uno «scherzo»: Fabrizio Tassi racconta l’avventura di Dio, che si è fatto di nuovo uomo.

    IL SOMMARIO

    SASSO NELLO STAGNO

    Telmo Pievani – Il non senso dell’evoluzione umana
    Se ne facciano una ragione i sostenitori di Disegni più o meno intelligenti: le evidenze scientifiche confermano ogni giorno di più che a condizionare l’evoluzione di Homo sapiens è stata la casuale combinazione di fattori del tutto contingenti ed ‘esterni’, in particolare eventi climatici e fattori geografici. Sarebbe ora di accogliere l’estrema perifericità della condizione umana nella sua tragica bellezza.

    ICEBERG 1 – Sapiens l’Africano

    Tim D. White – ‘Sapiens’ e gli altri ‘generi umani’
    La nostra linea evolutiva non è mai stata sola. La più grande diversificazione tra le specie degli ominidi si colloca circa due milioni di anni fa, quando in Africa sono coesistite ‘brevemente’ ben quattro linee evolutive distinte. Anche gli esseri umani moderni sono emersi nel contesto della convivenza con altre forme umane. Le lezioni apprese in una valle africana da uno dei maggiori paleoantropologi viventi, scopritore della specie ‘mosaico’ Ardipithecus e dei primi Homo sapiens idaltu.

    Bernard Wood – Antenati e parenti
    Lo studio dell’evoluzione umana ha di recente fatto passi da gigante per ridurre le incertezze nelle ricostruzioni delle relazioni evolutive tra i parenti viventi e i parenti estinti della nostra specie. Uno dei più importanti paleoantropologi contemporanei ci spiega i rischi del mestiere, perché non siamo discendenti diretti ma cugini di scimpanzé e gorilla, e come si utilizzano insieme le comparazioni genetiche e quelle morfologiche per ricostruire oggi l’albero evolutivo degli ‘ominini’.

    Lee R. Berger – La scoperta di Australopithecus sediba
    Il lavoro dei paleontropologi si fa sempre più entusiasmante. Ogni innovazione tecnologica consente scoperte di fossili sempre più completi e una precisione nella datazione prima impensabile. Ma ogni nuova acquisizione rischia di mandare all’aria tutte le classificazioni precedenti, come la scoperta di Australopithecus sediba, in Sudafrica. Che sia lui il nostro progenitore?

    Zenobia Jacobs e Richard G. Roberts – La storia umana scritta nella pietra e nel sangue
    Un’eccezionale scoperta nelle grotte di Blombos, nell’Africa meridionale, testimonia come le origini cognitive di Homo sapiens siano riconducibili a quasi 75 mila anni fa. Le fasi di Still Bay e Howieson’s Poort rappresentano, infatti, un alto livello di realizzazione tecnologica di strumenti – probabilmente usati per cacciare – e una varietà di comportamenti innovativi associati a questi manufatti. Due ‘culture’ durate poco, ma che forse rappresentano l’inizio dell’espansione planetaria di Homo sapiens.

    ICEBERG 2 - ‘noi’ e ‘loro’

    David Abulafia – 1492: la scoperta di un’altra umanità
    Esseri umani a tutti gli effetti o bestie dalle fattezze umane? ‘Cosa’ erano quegli esseri così simili agli uomini, che andavano in giro nudi, con il corpo dipinto, che non conoscevano Cristo (né Maometto) di fronte ai quali si trovarono gli esploratori europei che misero piede per la prima volta nelle Americhe? Quel primo incontro costituì il ‘peccato originale’ che ci portiamo appresso ancora adesso: l’incapacità di riconoscere l’altro da noi come pienamente uomo.

    Marco Aime – La miccia dell’identità
    ‘Ho conosciuto un marocchino, però era una brava persona’. Quante volte abbiamo sentito frasi del genere? Dietro queste espressioni vi è lo stupore per la smentita di un pregiudizio, il riconoscimento di un individuo là dove c’era solo una categoria. Eppure nelle società occidentali si ricorre sempre di più a etichette onnicomprensive per tracciare una netta linea di demarcazione fra ‘noi’ e ‘loro’. Ecco come la retorica dell’identità può scivolare facilmente nel tribalismo e nel razzismo.

    Juan Luis Arsuaga – Come i Primi Uomini sconfissero gli ‘Altri Umani’
    Grazie alle scoperte archeologiche e paleontologiche recenti abbiamo conosciuto una storia incredibile, non ancora superata dalla fantascienza. Incontri eccezionali tra diverse forme umane, che gli scrittori immaginano in lontani sistemi solari, avvennero davvero sul nostro pianeta. I Cro-Magnon (i nostri antenati) e i Neandertal convivevano in Europa. 28 mila anni fa questi ultimi si estinsero. Sarebbe un errore considerarli umani ‘arcaici’, contrapposti a quelli ‘moderni’ che sono sopravvissuti. I Neandertal furono al contrario degli umani molto evoluti: qual è allora la ragione della loro ‘sconfitta’?

    ICEBERG 3 – parole, parole, parole

    Fabio Di Vincenzo e Giorgio Manzi – L’origine darwiniana del linguaggio
    Il linguaggio come sistema di comunicazioni complesso ha avuto origini recenti ed è proprio della nostra specie. Ma le facoltà che ne sono alla base non appartengono in forma esclusiva a Homo sapiens: sono quelle ‘proprietà semantico-sintattiche dotate di modalità ricorsive’ che condividiamo con i nostri parenti scimmieschi e con i nostri antenati del Paleolitico. È al loro progressivo affinamento – innescato da meccanismi di selezione naturale – che dobbiamo la nostra straordinaria e unica capacità di parola.

    Philip Lieberman e Robert McCarthy – Come parlavano i nostri antenati?
    Se grazie ai fossili possiamo ricostruire molto delle loro abitudini e dei loro comportamenti, non potremo mai ‘sentirli’. Ma dalla ricostruzione dei tratti anatomici preposti all’articolazione delle parole possiamo dedurre se erano in grado di ‘parlare’ come noi. Per scoprire che solo nei fossili più recenti ci sono le condizioni ‘anatomiche’ della parola.

    SCHERZO

    Fabrizio Tassi – Vota Dio
    Era un giorno speciale, in Italia si votava un referendum per abolire il concordato tra Stato e Chiesa e Lui, Dio – da spiritualista e profondo anticlericale quale era – non poteva non dire la sua sull’argomento. Decise quindi di incarnarsi nel corpo di un buon uomo prossimo alla fine. Ma neanche Lui, che tutte vede e tutto sa, aveva previsto che sarebbe rimasto fregato da una suora…

    E inoltre un volumetto speciale

    FINCHÉ C’È LOTTA C’È SPERANZA: IN PIAZZA CON LA FIOM

    Con gli articoli-adesione di Maurizio Landini, Paolo Flores d’Arcais, Margherita Hack, Dario Fo, Antonio Tabucchi, don Andrea Gallo, Ascanio Celestini, Luciano Gallino, Telmo Pievani, Moni Ovadia, Furio Colombo, Pierfranco Pellizzetti, Angelo d’Orsi, Roberto Esposito, Luciano Canfora, Massimiliano Fuksas, Carlo Galli, Franco ‘Bifo’ Berardi, Adriano Prosperi, Nadia Urbinati, Andrea Scanzi, Valerio Evangelisti, Carlo Formenti.

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. Ancora co' Paolo Flores d'Arcasi...

    Pubblicato 12 anni fa #
  14. A.

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    ahahah. ma allora ce l'hai proprio ad personam. Guarda te lo dico onestamente, anche a me lui sta sul cacchio, ma cosa c'entra, io una rivista così bella difficilmente la trovo, tranne Limes. Fecero un grosso errore a non far scrivere pennacchi (so questa leggenda metropolitana, non so se è vera) magari il magister potrebbe raccontarcelo

    Pubblicato 12 anni fa #
  15. k

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    Lei prima di tutto mi dovrebbe spiegare cosa intende con "bella rivista": se ha cioè una bella grafica, carta di qualità e copertine d'autore - e possibilmente anche contenuti che assecondano i suoi già precostituiti orizzonti d'attesa - o se ha anche tutti i caratteri della corretta ampiezza critica o, più in genere, della cosiddetta deontologia.
    Fatto questo, lei mi faccia la cortesia di leggersi tutto il numero da lei qui ampiamente decantato - con particolare riferimento ai contributi di G.Manzi e soprattutto di Tim White - e poi di dirmi se c'è traccia delle questioni sollevate dalle 'Iene del Circeo' o se la rivista e il suo Direttore gliele hanno in qualche modo poste.

    Vede, A: a me, quando l'ho incontrato, Flores D'Arcais m'ha fatto sempre un sacco di feste dicendo che sono il meglio amico suo. Se lei adesso mi fa questa cortesia e malauguratamente esce fuori che lui e la sua rivista queste questioni le hanno semplicemente ignorate, io la prossima volta che lo incontro gli do una zampata alle palle ancora prima che parla. E poi gliela do a lei la prima volta che si ripresenta qui a parlare di lui. Grazie,
    k

    (con ampia autorizzazione, per chiunque lo volesse, a pubblicare questo post su facebuk, twitter o quel cazzo che vi pare)

    Pubblicato 12 anni fa #
  16. A.

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    Certo che la leggerò.
    Quanto al resto non saprei.

    Pubblicato 12 anni fa #
  17. A.

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    Moderatore

    C'è un articolo comunque che va nella direzione indicata da lei. E' di un paleontologo spagnolo. Lo leggo bene e riferisco qui sopra. saluti.

    Per «bella rivista», io dico un prodotto editoriale che media tra cultura alta e divulgazione, e che accoglie un certo pluralismo al suo interno, pur essendo, complessivamente, orientata verso un radical chic di sinistra, cosa che non ho mai messo in dubbio. Ma ne abbiamo molte volte parlato.

    Pubblicato 12 anni fa #

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