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Libri, va di moda la ‘Ndrangheta

(20 articoli)
  • Avviato 13 anni fa da FernandoBassoli
  • Ultima replica da parte di FernandoBassoli
  1. Dopo i Casalesi, sul tavolo della discussione comune c’è il fenomeno ‘Ndrangheta al nord. E scusate se è poco.

    Secondo Beppe Severgnini, “Saviano non è un predicatore. Neppure un magistrato, o un poliziotto. È un ottimo divulgatore, e riesce a spiegare cose complesse in modo semplice”. Ma c’è anche chi la pensa diversamente.

    Pino Daniele, ad esempio, uno che il Sud lo conosce bene, ha osservato, con un certo cinismo, che “se fosse pericoloso, l’avrebbero fatto fuori da un pezzo”.

    Di sicuro Roberto Saviano, il gomorrista, ha fatto scuola. I lettori sono interessati, of course. Perché le rivelazioni sul Male fanno sempre audience.

    Pochi giorni dopo le esternazioni televisive sui presunti rapporti tra la ‘Ndrangheta e la classe politica del nord (come se davvero si potesse pensare che la criminalità organizzata fosse circoscritta al sud, quando anche un ragazzino capisce che essa ha interessi, di ogni genere, in tutto il mondo), ecco, tra squilli di trombe e recensioni-fiume, il libro “Metastasi”, autori Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli (editore “Chiarelettere”), con le scottanti rivelazioni del pentito Giuseppe Di Bella, per un quarto di secolo al servizio del boss Trovato, che subito dichiara: “Io al 99% verrò ucciso.” con buona pace dei fessi che sostenevano che i libri fornissero solo occasione di evasione dalla realtà, modello “Signore degli anelli”.

    Ma non c’è solo “Metastasi”. Da segnalare, alla faccia del vicino Natale e dei relativi buoni sentimenti, ci sono almeno questi libri, freschi di stampa, con titoli che sono tutto un programma:

    “A Milano comanda la ‘Ndrangheta” (editore “Ponte alle Grazie”, di Davide Carlucci e Giuseppe Caruso): evidenzia come, pur in presenza di arresti ed inchieste, i politici del nord preferiscono spostare l’attenzione – mourinianamente – su banali vicende legate a rom o prostitute;

    “’Ndrangheta padana” (“Rubbettino”, di Enzo Ciconte) la descrive come l’unica organizzazione criminale con sedi a Reggio Calabria e… Milano;

    “Fratelli di sangue” (“Mondadori”, di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso) promette la mappa delle cosche presenti sul territorio italiano;

    infine “Primo sangue” (“BUR” di Aldo Pecora) dove si racconta, col contributo della figlia Rosanna, la vicenda dell’esecuzione del giudice Antonino Scopelliti, avvenuta nel 1991, ma anche il patto tra Mafia e ‘Ndrangheta, che diede inizio alla cosiddetta stagione delle stragi. Proprio un bel quadretto, non c’è che dire. Rassicurante come un film di Dario Argento…

    Quando cominciai a coltivare il sogno di scrivere libri, partii da un’idea forse troppo romantica della letteratura che ora, però, un po’ rimpiango.

    Pensavo che nei libri si potesse sperare di trovare/costruire mondi migliori, dove innamorarsi non solo di luoghi e personaggi, ma soprattutto di grandi e nobili ideali sui quali fare leva, per tentare di progettare/costruire una società più giusta e tollerante. Una società più intelligente. Una Polis ben lontana dal Do ut des di questi tempi.

    Oggi, invece, devo rilevare che la realtà del mercato editoriale librario mostra sempre maggiore interesse per atmosfere alla Mario Puzo, come se non bastassero le puntualissime cronache riportate su quotidiani e periodici, che invadono le edicole.

    Il pericolo è quello di restituire ai lettori/cittadini un’immagine troppo negativa di una nazione che ha mille problematiche di ogni genere, ma che non sembra ridotta, nei fatti, al punto di non avere spazio nemmeno per la speranza in un futuro diverso.

    Ma evidentemente questo proliferare di libri a tema è un segno dei tempi e delle logiche di mercato. È innegabile che soddisfano le curiosità morbose di lettori cresciuti a narrativa Pulp, film a luci rosse e Romanzi criminali vari. Lettori che amano, evidentemente, danzare con la morte e mescolare, pericolosamente, realtà e fantasia, finendo per confonderle, col rischio, paradossale, di esaltare/celebrare le “gesta” dei boss.

    Gli editori italiani se ne sono accorti e, badando al sodo, non mancheranno, nei prossimi mesi, di partorire opere e operelle in serie sulle più varie organizzazioni criminali (ce ne sono per tutti i gusti).

    La domanda che mi pongo è sempre la stessa: “Quando le medesime vicende uscivano sui giornali più o meno locali, raccontate con nomi, cognomi e indirizzi, i lettori dove stavano? Quando certi cronisti del sud venivano raggiunti in redazione e minacciati per quanto scritto, quando gli venivano bruciate le auto, le scorte dove erano?”

    Va anche rilevato, ad onor del vero, che nella nostra città, Latina, zona strategica di traffici criminali, anche perché intermedia tra Roma (la Banda della Magliana ben raccontata da De Cataldo) e Napoli, mancano editori e autori che abbiano firmato un libro su questo tema. E sì che ce ne sarebbero, di cose da raccontare…

    Per leggere “A Latina comanda la Mafia?” dobbiamo forse aspettare un Saviano pontino che per ora non si vede all’orizzonte. Forse è ancora troppo impegnato a mettere insieme i pezzi delle complesse vicende che hanno sconvolto la città, e i suoi misteriosi equilibri, nel corso dell’ultimo anno.

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. k

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    Lei non perde mai un'occasione - eh? - per mettere in un modo o nell'altro qualche zeppa a Saviano. E' solo invidia o è affiliato lei a qualche cosca?

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. Quando vede il Gen. Sensi si faccia raccontare dei comizi di Trento, dia retta sor K.

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. Stavo sentendo alla radio che secondo gli studi più accreditati la 'Ndrangheta "fattura" 44 miliardi di euro all'anno. Praticamente come la Microsoft...
    Hanno il monopolio della cocaina.

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. Chi è bravo con la matematica può aiutarmi a capire quanti sono, in lire, 44 miliardi di euro?

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. urbano

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    ottantacinquemiladuecento

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. A.

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    Moderatore


    Pubblicato 13 anni fa #
  8. Ottantacinquemiladuecento miliardi di vecchie lire.

    L'animadelimortacci loro.

    Stasera ad Annozero ore 21.05 il tema è "La 'Ndrangheta al nord"
    Con Claudio Fava, Roberto Castelli, la Santanchè, Santo Versace e altri

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. leon8oo3

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    Non si torna mai indietro nel tempo ma è vero che la storia si ripete in formule sempre diverse. Le mafie stanno benissimo quando nessuno ne parla e questo il problema di Saviano: che lui ne parla e la gente lo ha ascoltato. Gli invidiosi non hanno digerito il suo successo perché ha raccontato cose che in molti conoscevano e le ha offerte al grande pubblico, e i delinquenti lo hanno minacciato perché rischiava di bruciarli il terreno fertile sul quale stanno ingrassando, cioè l'ignoranza. "Massì, sto Saviano dice cose note, non è pericoloso" dice Pino Daniele che era ed è conosciutissimo, e quali sono state le sue azioni per usare questa sua notorietà a favore della sua città? nessuna. Dell'Utri ha dichiarato che la mafia praticamente non esiste "mica va e suona al campanello e le risponde la mafia" come se il vivere mafioso fosse solo un modo di dire. "In che cosa ho mafiato?" urlava Michele Greco e magari trovava pure qualcuno che gli dava retta. Riina diceva che di mafia non aveva mai sentito nemmeno parlare mentre le mafie si prendevano questo paese. In questo contesto la mafia si trova bene perché tutti vedono e nessuno parla. Poi arriva sto stronzo e racconta per filo e per segno quello che vede e che vedono tutti ma che nessuno raccontava in maniera organica. E' una vecchia storia, una diatriba che va avanti da tanto tempo. La storia si ripete di nuovo e io ho paura perché tutto questo parlare di mafia risveglia le coscienze, la gente sta cominciando a stancarsi, piano piano, e ho paura perché quando la mafia non è tranquilla spara. Ma paura o no, questa battaglia va combattuta, perché dopo il grande risveglio popolare dopo le stragi degli anni 90 tutto si è taciuto. Ce ne fossero di più di Saviano. Ogni riga su questo argomento è sacrosanta e se gli scrittori che raccontano bene i fatti e mettono al corrente le persone di ciò che accade ci guadagnano buon per loro.

    È innegabile che soddisfano le curiosità morbose di lettori cresciuti a narrativa Pulp, film a luci rosse e Romanzi criminali vari. Lettori che amano, evidentemente, danzare con la morte e mescolare, pericolosamente, realtà e fantasia, finendo per confonderle, col rischio, paradossale, di esaltare/celebrare le “gesta” dei boss.
    questa poi mi scusi ma è proprio una puttanata bella e buona. Questa domanda invece secondo me centra bene il problema:
    Quando le medesime vicende uscivano sui giornali più o meno locali, raccontate con nomi, cognomi e indirizzi, i lettori dove stavano? Quando certi cronisti del sud venivano raggiunti in redazione e minacciati per quanto scritto, quando gli venivano bruciate le auto, le scorte dove erano?

    Ma la risposta è fin troppo facile...stavano guardando la televisione, pensando che non erano fatti loro e che era meglio non immischiarsi. E adesso che qualcuno si immischia Lei mi si lamenta...???

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. cameriere

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    Membro

    caro fer,
    ma dove la a scovare,
    ogni volta,
    l'acqua calda?

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. In realtà, la grande colpa imputata a Saviano - almeno da gente come il Fer o come Pino Daniele o come Daniele Sepe - è che sia ancora vivo. Un atteggiamento simile, quasi coincidente, a quello dei Casalesi. Da sempre c'è una certa antimafia, quella composta dai duri e puri, che rispetta i giornalisti, i magistrati e quanti altri solo dopo morti.

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. Per tutti: quando incontrate il Gen. Sensi fatevi raccontare i fatti di Trento, datemi retta.
    Capirete un po' di cose su come funziona l'editoria-marketing.

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. leon8oo3

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    Membro

    Io mi fido senza dubbio della capacità di valutazione e lo spirito critico del signor Sensi, ma non credo che riuscirà a convincermi che Saviano è un paraculato perché ha la scorta che "fa risparmiare le file ai semafori" come ha detto quel buffone di Sgarbi. Vedremo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. La cosa da sottolineare è che anche Sgarbi ha la scorta

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. leon8oo3

    offline
    Membro

    E si vede che lui la userà per quello. Sgarbi ha fatto pure delle denunce alle pale eoliche in Sicilia che ha portato a degli arresti. E poi chiunque gli vorrebbe menare per strada. Sono entrambi ottimi motivi per avere la scorta.

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. Sì ma uno che ha la scorta che critica un altro che ha la scorta - per motivi infinitamente più gravi - fa pensare.

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. tataka

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    Membro

    Per tutti: quando incontrate il Gen. Sensi fatevi raccontare i fatti di Trento, datemi retta.

    Suppongo che a Trento Saviano abbia espresso le sue opinioni politiche.

    E allora?

    Deve essere per forza super partes? Mica è il Presidente della Repubblica.

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. La politica non c'entra nulla, Tataka. C'entra il marketing.

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. Ma da quando il marketing è diventata una cosa necessariamente negativa?

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. Se dici stronzate o falsità lo è.
    Rivolgersi al Gen.

    Pubblicato 13 anni fa #

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