Bellissimo pezzo di galatea, con dialoghi in veneto. per il palato fine di K e dei venetopontini. Lo allego integralmente, per risparmiare a Bassoli la fatica di aprire il link, per non leggerlo
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E sono tutti lì, in coda. Il clima è quello della sagra di paese, però laica. Tutti di fronte alla porta della vecchia sezione del PCI, poi PDS, poi DS ora PD di Spinola, un bugigattolo di venti metri scarsi, comprata negli anni ’70 a prezzo stracciato dal ragionier Guariotto, il contabile storico del Partito.
Dagli anni ’70 nessuno ha più messo mano all’arredamento interno, tanto che le sedie sono sempre quelle, scassate e stortignaccole, recuperate per ordine del Ragionere prima che finissero in discarica dallo sgombero delle vecchie elementari di Spinola, e le due scrivanie sono cattedre dismesse, ed un pochino imbarcate. Gli scaffali sono di metallo con i bulloni a vista, ancora dell’era pre-Ikea, e corrono lungo i muri, sorreggendo scatoloni di cartone regalati dalla Coop, zeppi di cianfrusaglie e carte varie. Dalle pareti color caccarella – la pittura di quel colore, uno stock di non si sa nemmeno più quanti bidoni, il ragionier Guariotto l’ha strappata ad una vendita fallimentare di un colorificio, all’inizio degli anni ’80, e da allora i muri della sezione sono stati dipinti e ridipinti con quella, mano su mano dai volontari che sempre il Ragioniere mobilitava, la domenica mattina, in alternativa alla messa, ogni due anni – pendono le fotografie storiche dei padri nobili, alternate da quelle più nuove, che sono state trasportate lì dagli ex democristiani. Così il volto di Berliguer, mite e quasi sorridente, fissa di sguincio quello di De Gasperi.
Nell’angolo in alto, sopra lo scaffale, quello dove la luce non batte mai, quasi nascosto da una scatola della Coop, c’è anche un altro ritratto, quello di Marx. Per decidere dove piazzarlo e se lasciarlo appeso, per poco il partito non si spaccava alla prima riunione, perché gli ex democristiani non lo volevano al muro, ma gli ex comunisti no, si sono impuntati, va bene la mediazione ma ci sono dei limiti: e quindi niente, il Carlo Marx è rimasto dentro la sede, ma non appeso al muro, appoggiato in ombra. Dopo il primo faccia a faccia delle Primarie, gli ex democristiani, un po’ ringalluzziti, han proposto di attaccare al muro anche la foto di Papa Giovanni. Ma il ragionier Guariotto ha detto no, che per le Primarie c’erano già troppe spese vive, e pure per la foto con la cornice di un papa, che son sempre una ventina di euri, i soldi lui non li cacciava, no.
Ci sono tutti, di guardia alla sezione, per le Primarie. Primo il ragioner Guariotto, che è subito dietro la porta, e controlla. È una vita che controlla tutto, quell’uomo segaligno e palliducolo, tanto trasparente che sembra vivere d’aria, e soprattutto pretende che d’aria vivano anche gli altri: ogni centesimo che entra nelle casse del partito e soprattutto ogni centesimo che esce non fa un millimetro se prima non l’ha controllato lui. Far spendere poco al Partito, comunque decida di chiamarsi e qualunque sia l’attuale incarnazione, è lo scopo della vita del ragioner Guariotto. Per cui anche oggi è lì, in sezione, a controllare come un falco che i volontari non sbaglino a compilare le schede, perché ogni scheda costa, e non temperino troppo le matite, ché devono durare per tutto il giorno e anche per l’eventuale ballottaggio, le matite, eh.
«No ghe xé bastansa schede! Femo le fotocopie?» urla disperata la Manola Foschin, consigliera comunale delegata all’organizzazione del seggio per decisone comune di Renziani e Vendoliani e Bersaniani, tutti concordi nel pensare che la Manola, brava donna ma proprio non un’aquila, dava le massime garanzie di affidabilità, perché troppo scema per tramare qualche broglio.
Il Ragionier Guariotto alza gli occhi al cielo: «Ma casso, costa le fotocopie! Ti me fa fora tuto el toner!»
«E come vustu che li fassa votar, ghe fasso scriver el nome a man su un foglio bianco?»
Il ragioner Guariotto bestemmia sottovoce, perché è proprio sotto la foto di De Gasperi, e anche se per lui De Gasperi resta comunque un nemico, si fa riguardo.
«Spetta! – dice, brandendo il suo telefonino paleolitico, un Nokia modello Nonmifannopiù, e digitando dei numeri sulla tastiera dopo aver inforcato gli occhialoni – Ciamo queli de la sezion in centro, magari i ne porta quele che xé vanzae de là.»
«Ma no xè vanzà niente, tò amia! – gli risponde esasperata la Manola – i g’ha ciamà lori un’ora fa per domandarne se ghe ne davimo de le nostre!»
Il Ragionier Guariotto la guarda stupefatto: «E quanta casso de gente xé drìo votar?»
«Tuti! Xè drìo vegnir tuti! Anche quei che non xé mai stai nostri, i vien a votar da nialtri, stavolta!»
il Ragioner Guariotto, per la prima volta, alza il naso dai pacchi delle schede, e butta un’occhiata fuori, sulla piazzola davanti al seggio. Si accorge allora che la fila è enorme, non è una fila, è un serpentone, una marea di gente che non aveva mai visto prima. Nel senso che lui, in cinquant’anni che è nel Partito in tutte le sue incarnazioni, ormai quelli di sinistra li conosce per nome ad uno ad uno, e anche i democristiani e persino i destrorsi. Ma stavolta, oltre a tutti quelli che conosce, in fila vede decide di volti nuovi, che sicuramente saranno di Spinola, ma lui non li ha mai incrociati prima. Lo riconosce èerò tutto come suo, quel popolo di “Sinistra”, che magari di sinistra non è, ma intanto viene a votare perché ha nei cromosomi l’imprinting che se sei in Italia e non sei fascista, a votare ci vai, sempre, ogni volta, perché non sai mica se ti fanno votare di nuovo, se vanno al potere gli altri. E a quell’uomo segaligno e palliducolo il cuore si mette a battere all’impazzata, il sangue pompa, gli sale persino un po’ di colore sulle guance. Perché tanta gente, così tanta gente, non se la aspettava manco lui, è un successo, ma anzi di più, è un trionfo, chiunque vinca non importa, intanto la gente è lì.
E allora tira fuori la chiave della fotocopiatrice e con un gran sorriso dice alla Manola: «Va ben, casso, se i xé cussì tanti, ghe fazemo le schede fotocopiae, no importa quanto costa.»
E sorride. Anche se gli tocca spendere di più del previsto, sorride, il Regioner Guariotto, eh.
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