Traggo dal sito Giornalettismo, questo articolo, sperando di fare cosa gradita. Lo allego, non so chi lo abbia scritto, tranne il suo nome VERTIGOZ, ma mi sembra stimolante per la discussione. Premetto che non condivido tutto, ma qualcosa sì. Ad esempio non condivido che chi ha problemi di autostima non debba scrivere un libro. Fosse così, ci saremmo fottuti Kafka e Svevo (che tra l'altro andava pure dall'analista)
A
Di Vertigoz
Vuoi pubblicare un libro? E perché mai? Chi ti credi di essere? Ma se proprio devi almeno impara a scrivere. Questo articolo ti IMPARA a scrivere.
Ve la faccio breve. Sto lavoricchiando in questi giorni per una casa editrice print on demand, di quelle che vai lì con il tuo elaborato poco elaborato in una mano e duemila pippi nell’altra, e loro tempo una settimana ti consegnano cinquecento inutili copie del tuo eiaculato. Ho visto cose che voi umani etc. etc. e quindi mi sento di poter dare alcuni consigli al giovane scrittore in erba, e qualche volta, al giovane scrittore sotto crack. Prima di decidere di pubblicare alcunché per piacere, dio cristo, leggete bene quanto segue e mandatelo a memoria. Perché se è vero che i panni sporchi si lavano in famiglia, io, i vostri panni sporchi non li lavo più.
• Sì, nel senso dell’affermazione, si scrive con l’accento sulla i.
• Po’, ovviamente, si scrive con l’apostrofo.
• È, maiuscolo, si scrive con l’accento sulla e, non con l’apostrofo.
• Il grassetto, nel corpo del testo, equivale a un insulto alla mamma del redattore.
• Il tutto maiuscolo, nel corpo del testo, equivale a un insulto al papà del redattore.
• Credetemi, niente di quello che scrivete è così importante da meritarsi un grassetto più un tutto maiuscolo, neanche nostro signore GESÚ CRISTO. È un pugno in un occhio, indifferentemente alla mamma come al papà del redattore.
• Le virgolette e i corsivi di enfasi vanno usati con criterio e comunque “mai” insieme. Non c’è nessun motivo per scrivere cose come: “lui” entrò nella “stanza”.
• A meno che “lui” non sia un transessuale operato di fresco e la stanza non sia un’astronave. Nel qual caso scrivete: il transessuale operato di fresco entrò nell’astronave.
• Il punto esclamativo è sempre uno e mai trino, a meno che non stiate facendo il lettering per Topolino.
• Lo stesso vale per i punti interrogativi.
• Può essere al limite tollerabile, se usato con parsimonia, il punto interrogativo + punto esclamativo (?!) ma ogni altra combinazione è tassativamente vietata.
• No assoluto quindi a dodici punti interrogativi intervallati a gruppi di tre con un punto esclamativo (???!???!???!???!???!) per esprimere sorpresa mista a sgomento con una punta di perplessità e risentimento. Le espressioni e intonazioni vanno desunte dal contesto non dai vostri graffiti sul libro.
• Provate inoltre a sfogliare un qualsiasi volume di un premio nobel per la letteratura. Vedete tutti questi punti esclamativi? Sarà un caso? Che cazzo c’avete da urlare?
• I puntini di sospensione sono sempre in numero di tre. Non è assolutamente necessario che ogni pausa del discorso sia segnalata da puntini di sospensione. Esempio: “Mah… non so… tu che dici?… potremmo provare?”. Se siete indecisi su cosa far dire ai vostri personaggi fateli tacere.
• Evitate come la peste fantascienza e fanta-archeologia, vi faranno sembrare più ridicoli di quanto già non siate.
• Tra il soggetto e il verbo non ci va la fottuta virgola, non importa se mentre leggete fate una pausa. Lui, entrò nella stanza. Cazzo vuol dire?
• Le virgole ci vanno quando ci vanno e non ci vanno quando non ci vanno. È quindi del tutto falso che ci vadano quando non ci vanno e che non ci vadano quando ci vanno.
• Se non sapete l’inglese non mettete parole in inglese perché ne sbaglierete l’ortografia e io riderò di voi.
• In generale, non mettere parole in inglese, a meno che non siano ampiamente entrate nell’uso come “shampoo” in luogo di “sapone per i capelli”.
• È difficile che un personaggio che abiti a Castellammare di Stabia si possa chiamare Tom Chasey.
• Anche se non lo direste mai non tutte le parole che suonano in modo bizzarro sono credibili come nomi e cognomi anglosassoni.
• Se non sapete niente di nuove tecnologie, anche se una volta avete navigato in internet, non lanciatevi in un cyber-thriller centrato su uno scambio di identità virtuale. Farete la figura dei gonzi e scriverete cose come: “Lui accese il provider dopo aver pestato il router e la polizia gli era già addosso avendone individuato il browser”.
• Lasciate perdere i cazzo di templari, il giochino non funziona sempre.
• Nella fantascienza, che comunque come vi ho già detto dovete evitare, il sesso tra abitanti di galassie diverse è inopportuno.
• Se 5000 case editrici hanno rifiutato il vostro manoscritto forse, ma forse, il vostro manoscritto non vale un cazzo.
• No, non è una congiura, non si conoscono tra di loro.
• Se il vostro manoscritto non vale un cazzo questa non è una buona ragione per farselo pubblicare a pagamento.
• Il fatto che pubblichiate un libro a pagamento equivale a far sapere al mondo, come se ci fosse scritto in copertina in corpo 36, che il vostro manoscritto è stato rifiutato da 5000 case editrici.
• No, ai vostri figli, amici e colleghi, il vostro thriller fantapolitico ambientato ad Atlantide non interessa, checché ne dicano sotto tortura.
• Prima di consegnare il capolavoro passate almeno una volta il correttore ortografico di Word. Scoprirete che lui sa cose che voi nemmeno sospettavate di non sapere.
• Il fatto che paghiate una donna di servizio non è un buon motivo per cagare nel soggiorno.
• Evitate le fottute immagini all’interno del testo. Non daranno mordente alla trama, checché voi ne pensiate. Vi faranno solo sembrare deficienti e dio solo sa se ne avete bisogno.
• In italiano ci sono gli accenti gravi e quelli acuti. Se non sapete la differenza questa è una buona ragione per lasciar perdere. Ora.
• Se non sapete suonare non vi verrà in mente di fare i musicisti. Perché se non sapete scrivere vi viene in mente di fare gli scrittori? Io non so giocare a pallone e non pretendo che l’AS Roma mi faccia un provino, né pago una società per fare il calciatore a pagamento. È una metafora, sì.
• Per diventare un buon musicista è essenziale ascoltare molta e buona musica. Per diventare non dico uno scrittore, ma quantomeno non far morire d’infarto vostra madre dalle risate, dovreste ogni tanto leggere qualche libro. Sono quelli rettangolari, con la copertina rigida.
• Che cosa vi hanno fatto di male tutti quegli alberi?
• Quando aprite le virgolette all’interno delle virgolette doppie mettete le virgolette singole. Evitate di aprire le virgolette all’interno delle virgolette singole, a meno che non stiate cercando di riprodurre un quadro di Escher.
• Se non suona come italiano non è italiano.
• Un conto è quello che avete pensato di scrivere, un conto è quello che avete scritto. Sono due entità ontologicamente distinte.
• I vostri pensieri non si traducono automaticamente in caratteri tipografici appropriati per intercessione dello Spirito Santo.
• Non ogni parola che vi sta simpatica va in maiuscolo.
• Non ogni parola che avete sentito pronunciare nel vostro paese di tremila anime sulle pendici del monte Cucuzzolo si trova realmente nel dizionario italiano.
• Si dicono tante cose nelle occasioni sociali che non necessariamente vanno prese alla lettera (è un soggetto affascinante, dovresti scriverci un libro, hai una cravatta fantastica).
• Non cercate di pre-impaginare il vostro libro. L’impaginatore vi odierà e acquisirà una misteriosa bambolina voodo con le vostre fattezze.
• Evitate a ogni stra-cazzo di dialogo di scrivere cose come “lui disse”, “lei disse”, “lui disse”. Si capisce che qualcuno sta dicendo qualcosa, ci sono le fottute virgolette apposta.
• Non cercate di utilizzare parole ricercate se avete un livello di alfabetizzazione approssimativo. Potreste avere delle brutte sorprese.
• Quel libro che avete che si chiama “Dizionario” non è un romanzo futurista e lo potete leggere anche un po’ alla volta.
• Tutto quello che può essere levato va levato. Evitate cose come “lei prese il ferro da stiro per stirare”. Evitate comunque di parlare dei vostri altri hobby mentre scrivete.
• Usare “esso”, “essa”, “ella” non vi farà sembrare più colti di quanto non siate.
• “Egli” non è veramente un pronome, lo insegnano solo alle elementari e nel mondo reale si trova solo nei sussidiari.
• Scrivere non è un’attività senza conseguenze. State introducendo infelicità nel mondo rendendo più difficile l’opera di filantropi e missionari.
• L’abuso di d eufoniche, che ve lo dico ad fare, non vi renderà dotti eruditi del Trecento.
• Se una parola in un determinato contesto non ha senso metterla, tra virgolette non la renderà dotata di senso.
• I segni di interpunzione punto, virgola e punto e virgola non sono reciprocamente intercambiabili.
• Non introducete personaggi a cazzo. Se zio Palimero fa la sua comparsa solo a pag. 9 per sganciare una protta e poi se ne perde traccia nelle restanti 500 pagine del romanzo, forse, ma forse, non c’era bisogno di zio Palimero.
• Non utilizzate frasi fatte se non volete sembrare affetti da moderato ritardo mentale (lo vedrebbe anche un cieco! lo sapevano anche i muri!).
• Se proprio dovete usare frasi fatte, almeno, dio cristo, non cambiatele a vostro piacimento. Non si può fare, sono marchio registrato del senso comune (lo vedrebbe anche un non vedente! lo sapevano anche le mura portanti! tanto va la gatta al bacon che ci lascia la zampetta!).
• Rileggete. Se voi non avete voglia di rileggere quello che scrivete perché dovrei averne voglia io?
• Dopo aver evacuato osservare le proprie feci è lecito. Farle osservare a qualcun altro è da maleducati.
Il consiglio finale che vi posso dare è di chiedervi perché volete scrivere un cazzo di libro. È vero che vanità, vanità, tutto è vanità ma siete sicuri che la vostra vanità dopo aver fatto stampare le vostre deiezioni ne risulterà rinfrancata? Non starete trascurando i vostri pargoli per quello stramaledetto thriller ambientato in un’abbazia del frosinate? Fatemi lasciare con una parola di speranza, una parola di conforto, let it be.
Se avete problemi di autostima andate dall’analista, non scrivete un libro.
Grazie.