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Canale Mussolini

(382 articoli)
  1. zaphod

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    Fondatore

    Fra pochi giorni - il due marzo per la precisione - sarà in tutte le librerie, pubblicato da Mondadori, il nuovo romanzo di Antonio Pennacchi intitolato Canale Mussolini. C'è grande attesa. Si parla del premio Strega. Chi lo ha letto (noi siamo tra quelli) non vede l'ora che lo possa leggere anche il resto d'Italia.
    Con Torque avevamo pensato di scriverne una recensione, ma Pennacchi è amico nostro, parte integrante dell'Anonima Scrittori, e - diversamente da quello che accade in giro - pensiamo non sia elegante né opportuno "farsi i pompini a vicenda" (per citare il Mr.Wolf di Pulp fiction). Così abbiamo pensato di condividere alcune riflessioni su questo libro e sulla scrittura in generale ponendo all'autore 5 domande via forum.
    Il rischio è - lo sappiamo - di essere mandati bellamente a quel paese.

    Procediamo.

    1) Ci hai detto più volte - e lo espliciti nella premessa al testo - che questo "è il libro della tua vita". Quando ti è nata l'idea di questo romanzo e quanto tempo ci è voluto per scriverlo?

    2) Ci hai anche detto che - alla fine del lavoro, rileggendolo - ti sei reso conto che è venuto completamente diverso da come te lo eri immaginato. Però che ti era venuto meglio. Perché?

    3)Visto che il nostro sito è frequentato anche da gente interessata ai meccanismi della scrittura e partecipa alle attività dell'Anonima Scrittori per crescere in questa passione, c'è stata qualche peculiarità nella stesura di questo romanzo rispetto ai tuoi precedenti lavori?

    4) Se dovessi scegliere un regista per trarre un film dal romanzo chi sceglieresti e come ti immagini la scena iniziale del film?

    5) Cosa ti riserva il futuro a breve e medio termine?

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. k

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    Membro

    Eh, no! Io è una vita che vi dico di portarvi appresso il registratore, che così voi poi trascrivevate e ci risparmiavamo tutti quanti un sacco di tempo e di fatica; mi sono dannato l'anima perchè quel disgraziato si riscrivesse all'università, proprio per poter avere un giorno - quando sarò morto - quello che curerà le mie edizioni, scriverà la biografia eccetera eccetera. Embè? E quando siamo alla fine, invece di facilitarmi e scriverle direttamente voi le risposte mie, vi mettete pure voi a rompere i coglioni che volete da me le risposte scritte alle vostre interviste? Ma andate un po' affanculo, va'. Ma fino a mo', dove cazzo siete stati? Sforzatevi la memoria e scrivetevele voi quelle risposte. Ma per chi cazzo m'avete preso a me, per i Wuming?

    Comunque, per venirvi incontro e perchè sono veramente una persona buona d'animo, provo ugualmente ad articolarvi qualche esaurientissima risposta. E andiamo per ordine, partendo giustamente dalla domanda n. 2: "Ci hai anche detto che - alla fine del lavoro, rileggendolo - ti sei reso conto che è venuto completamente diverso da come te lo eri immaginato. Però che ti era venuto meglio. Perché?"

    RISPOSTA: Perché sì.

    Domanda n. 3: "Visto che il nostro sito è frequentato anche da gente interessata ai meccanismi della scrittura e partecipa alle attività dell'Anonima Scrittori per crescere in questa passione, c'è stata qualche peculiarità nella stesura di questo romanzo rispetto ai tuoi precedenti lavori?"

    RISPOSTA: Boh...? Non lo so... Ma sì, sì. Sicuramente sì... Ma non intendo svelarla.

    Domanda n. 4: "Se dovessi scegliere un regista per trarre un film dal romanzo chi sceglieresti e come ti immagini la scena iniziale del film?"

    RISPOSTA: E sì, no? Dopo l'inculata che ho preso col Fasciocomunista, mi metto pure a pensare ai registi che m'ammazzeranno il Canale? Ma di' che andassero affanculo tutti quanti. Voglio i fratelli Vanzina, vabbe'?

    Domanda n. 5: "Cosa ti riserva il futuro a breve e medio termine?"

    RISPOSTA: Ma manco Marzullo, ve possin'ammazzà. E che cazzo ne so io di cosa mi riserva il futuro? E che faccio, il mago? Io faccio lo scrittore, mo' ho fatto questo e amen. Domani si vedrà. Il futuro sta solo nelle mani di Dio. Che cazzo ne sai, che da qua a domani stiamo ancora tutti su questa terra e a qualcuno di voi invece non gli succede qualcosa nelle prossime ore? (Intanto però, se proprio lo vuoi sapere, ho già ricominciato a lavorare a "Le iene del Circeo" che dovrebbe uscire a luglio per Laterza. Poi - se non mi succede niente a me - dovrei rivedere per l'ultima volta, spero, "Il Fasciocomunista". Finito lì, c'è la Colonia con voi e poi il saggio su Silvio D'Arzo. E finito D'Arzo c'è da fare il "Viaggio per le città del Duce-2" e poi qualche altro romanzo. Da lavorare ce n'è, se le gente che me lo avrebbe dovuto far risparmiare, non mi fa invece perdere altro tempo).

    Per la domanda n. 1, invece, mi riservo di rispondere un'altra volta perché adesso ciò appunto da lavorare alle Iene, però - intanto - vi posto qui sotto la Premessa che sta in testa al libro:

    "Canale Mussolini"

    Bello o brutto che sia, questo è il libro per cui sono venuto al mondo.
    Fin da bambino ho sempre saputo di dover fermare questa storia – le storie difatti non le inventano gli autori, ma girano nell’aria cercando chi le colga – e raccontarla prima che svanisse.
    Nient’altro. Solo questo libro.
    Ogni altra cosa che ho fatto – bella o brutta che sia – l’ho sempre
    sentita come preparazione e interludio a questa. Anche gli altri
    libri sono nati in funzione di questo e solo per lui mi sono messo
    a studiare le storie più strambe di questo mondo, dall’uomo di Neandertal all’architettura e bonifiche fasciste: solo per poter fare questo libro. Non sembrerà quindi strano se a un certo punto capiterà
    di imbattersi in brani o cose già lette negli altri. Non è lui che copia da loro. Sono loro che furono scritti per lui.

    Non esiste naturalmente nessuna famiglia Peruzzi in Agro Pontino a cui siano capitate tutte le cose narrate qui. Sia la famiglia
    Peruzzi che la successione delle cose che le capitano – anche
    in riferimento ai personaggi storici realmente esistiti – non sono che frutto di invenzione: non è vero niente ed è tutta opera
    di fantasia. Non esiste però nessuna famiglia di coloni veneti,
    friulani o ferraresi in Agro Pontino – e anche questo è un fatto
    – a cui non siano capitate almeno alcune delle cose che qui capitano ai Peruzzi.
    In questo senso e solo in questo, tutti i fatti qui narrati sono da considerarsi rigorosamente veri.
    a.p.

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. Una delle più belle e spassose interviste che abbia letto (tipo adesso sto leggendo Zanzotto, non solo le poesie ma pure le prose e le interviste, e avrei preferito avesse risposto così, quando gli hanno fatto un sacco di domande su La Beltà). Meno male che non abbiamo fatto domande sulla questione linguistica del libro, sul tuo modo di rendere il parlato.

    Sulla premessa: è una delle più belle della storia della letteratura. Junghiana, al punto giusto.

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. rindindin

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    Membro

    letto l'intervista, inizio la giornata con un sorriso. per favore preparate al signor k subito delle altre domande!

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. zaphod

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    Fondatore

    bè... noi la nostra dose di vaffangoogle ce la siamo presa... adesso sotto a chi tocca...

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. sì io volevo sapere se ci sono scene di sesso

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. rindindin

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    Membro

    bè... noi la nostra dose di vaffangoogle ce la siamo presa... adesso sotto a chi tocca...

    siete stati bravissimi allora! provo ad essere all'altezza con queste domande:
    - quanto tempo cià messo, dopo averlo elaborato, a scrivere il romanzo?
    - se vincerà il premio Strega cosa farà il giorno stesso?
    - e a CialtronEston dopo la domanda di oggi?

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. - e a CialtronEston dopo la domanda di oggi?

    Provo a rispondere io. Che non mi serve il registratore per riferire i pensieri, almeno in questo campo. CialtronEston farà una brutta fine in un cinema di Aprilia. E deve pregare Iddio che gli americani non arrivino di nuovo in massa nel nostro Paese, sennò gli vanno tutti in fila dietro. Se fossi in lui, comunque, non passerei nemmeno vicino ad una base Nato. Mi sa che già hanno messo la foto segnaletica.

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. big one

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    Mi sa che già hanno messo la foto segnaletica.

    e pure quella della sorella.

    ma la chicca delle chicche è nascosta tra le risposte:
    il cinepanettone del 2010 sarà diretto dai Vanzina e si intitolerà
    "Natale nel Canale (Mussolini)"

    p.s. vabbè, vabbè ci vado da solo senza indicazioni...

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. rindindin

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    ma così diventa "Anale Mussolini"...

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. cameriere

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    per k

    lei è molto bello nella foto che la ritrae nell'intervista qui sul sito.
    quanta acqua è passata sotto il canale, da allora?

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. Il titolo non mi piace. Era meglio: Mussolini nel canale.

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. cameriere

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    Membro

    per k

    lei è molto bravo.
    cosa vorrebbe trasmettere con i suoi scritti?

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. big one

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    Era meglio: Mussolini nel canale.

    sarebbe di parte e i Vanzina, invece, devono arrivare a tutti

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. rindindin

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    -quando farà il film con i Vanzina, direi che oramai è cosa fatta, chi ha in mente come attore per il personaggio protagonista?
    - quando vincerà lo Strega quali parole rilascerà pubblicamente?
    - e a Cameriere?

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. mjolneer

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    Davvero simpatica questa intervista. In bocca al lupo per il libro.

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. k

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    Il cameriere però cià ragione. Potevate pure mettere una foto un po' meglio.

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. timecode

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    forse è meglio questa sul set di "Occhi verdi" col regista Clemente Pernarella?

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. timecode

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    o questa?

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. k

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    Membro

    Una piccola anticipazione, tratta dal primo capitolo di "Canale Mussolini" con alcune scene di sesso - peraltro molto soft - richieste da Darcy. Spero si accontenti. Per l'hard, deve aspettare la Colonia. Ecco qua, intanto:

    da "Canale Mussolini", Cap. I

    Fatto sta che dopo sposato, mio nonno s’è messo a fare il contadino. Avrà avuto ventidue anni. Prima è stato lì con loro – coi fratelli della moglie – anche per impratichirsi diciamo così, pure se impratichirsi da contadino non è così facile come a dirlo, ci devi nascere sulla terra e se non ci sei nato resti sempre poco pratico, non saprai mai qual è il momento giusto di piantare o raccogliere le cose, devi guardare gli altri, e anche nei movimenti resti sempre un po’ impacciato; e forse è per questo che lui si è sempre affidato a lei. Dopo due o tre anni hanno deciso di andare via e mettersi da soli. Lei stava sempre a sentire i fratelli, però a stare voleva stare da sola, per conto suo, con la sua famiglia. A farla breve, hanno preso dei campi in affitto a Codigoro e avevano qualche vacchetta datagli dai fratelli e andavano anche a giornata fuori, come braccianti, e ogni tanto, quando capitava, mio nonno si faceva pure un viaggio col carretto, tanto in campagna governava mia nonna. Poi, un anno appresso all’altro, i figli arrivavano e crescevano, e già diventavano anche loro forza lavoro e si prendeva in affitto altra terra.
    Comunque quella volta – nel 1904 – mio nonno si trovava a passare per caso per Copparo durante uno di questi viaggetti. Stava sul carretto e trasportava una partita di vino con tutte le botticelle legate l’una sopra l’altra. A un certo punto ha visto confusione. C’era una manifestazione di operai: operai a giornata delle bonifiche ferraresi, terrazzieri, braccianti, scarriolanti. E lui ha visto su un palchetto l’Edmondo Rossoni che strillava gesticolando.
    «Fammi stare a sentire il Rossoni» s’è detto mio nonno, perché lui lo conosceva quel ragazzotto alto e segaligno, un pennellone che sulla piazza di Copparo adesso pareva un matto. Era uno di Formignana, anzi proprio di Tresigallo, quella piccola frazione tre case e una chiesetta dove stavano anche i cognati di mio nonno. Il padre faceva lo spondino – quei terrazzieri che scavavano i canali a mano – tirava su le sponde. La madre era di Comacchio e andava a giornata fuori, bracciante, a mondare il riso e a zappare l’erba via dal grano. Mio nonno lo aveva visto ragazzino, essendoci un otto o nove anni di differenza. Il Rossoni adesso ne aveva una ventina e mio nonno quasi trenta, perché era del ’75 – 1875 – e a trent’anni aveva già una barca di figli: Temistocle appunto, nato subito nel ’97, poi una femmina nel ’98, ’99 zio Pericle, 100 l’hanno saltato, ’1 zio Iseo, ’2 una femmina, ’3 un’altra femmina e ’4, come detto, zio Adelchi.
    Comunque il nonno ha visto il Rossoni con la giacchetta, la camicia e il fiocchetto da studente e s’è messo ad ascoltarlo dietro a tutti gli operai. Pare che qualche giorno prima – in un posto chiamato Buggerru, in Sardegna – i soldati avessero sparato sui minatori in sciopero e ne avessero ammazzati tre. O almeno così diceva il Rossoni. Ma come non bastasse, qualche giorno dopo i carabinieri a Castelluzzo in Sicilia avevano sparato su una lega di contadini ammazzandone due e ferendone dieci. «Eh no» conveniva mio nonno, «queste cose non si fanno. E che, non ho neanche il diritto di protestare?» No, non ce lo avevi. Ora sia chiaro che non è che mio nonno cadesse dal pero. Lui pure sapeva com’è che va il mondo. Faceva il carrettiere e non è che avesse un’idea politica vera e propria, lui sapeva che esistono e sono sempre esistiti i ricchi e i poveri e non c’è niente da fare, è inutile che ti fai venire idee strane, è meglio che ti rassegni e basta. Ma quando però uno si trova con l’acqua alla gola e non ce la fa a tirare avanti la famiglia e ti chiede a te che stai pieno di roba di farlo lavorare o di pagarlo una lira in più, tu non gli puoi far sparare addosso dai carabinieri o dai soldati: «E che madonna» diceva fra di sé mio nonno.
    Ma proprio in quel momento sono arrivati i soldati. A Copparo. In piazza. Con le guardie regie e il commissario di pubblica sicurezza. Mentre parlava il Rossoni. E lo volevano far tacere: «Questa è una manifestazione non autorizzata, lei è in arresto, scioglietevi». Allora sono cominciate le botte e i parapiglia. Mio nonno è rimasto di fianco ai portici – imbambolato – a guardare da sopra il carretto. Dietro agli operai.
    Una confusione che non le dico. Il polverone – mica c’era l’asfalto – urla, strida, e poi colpi di moschetto e la gente che scappava di qua e di là e proprio mentre mio nonno oramai stava alzando il frustino per dire in fretta al cavallo «Vai, vai, squagliamocela anche noi», gli è piombato sul carretto, sbucando come Mosè da una nuvola di polvere ma con un nugolo di guardie che gli correvano scalmanando appresso, gli è sbucato e piombato, tònf, sopra il carro il Rossoni, anche lui strillando: «Scàmpame Peruzzi, scàmpame».
    Che poteva fare mio nonno? Il Rossoni lo conosceva da quand’era ragazzino. Lo lasciava lì? Non s’è manco posto il pensiero mio nonno, è stato un riflesso automatico. Ha alzato il frustino e «Vai!», ha urlato al cavallo. Ma non ha fatto in tempo a dirgli «Vai» che le guardie gli sono state addosso. Chi tentava di fermare il cavallo prendendolo per il morso e chi menava di piatto con gli sciaboloni addosso al carro, al cavallo e al Rossoni.
    Io adesso non lo so se sono state più le botte al Rossoni o quelle al cavallo. Ma fatto sta che a mio nonno gli è saltata la mosca al naso e ha cominciato a tirare frustate con la frusta lunga a destra e a manca: guardie, borghesi, passanti, tutto quello a cui arrivava. «Fiòi de càn» strillava: «Fiòi de càn!», fuori di sé.
    Il cavallo non lo aveva mai visto così – glielo ho detto che era un uomo tranquillo, un pezzo di pane, dove lo mettevi stava per tutta la vita; ma chissà cosa dev’essergli preso quel giorno, la furia, forse, che da qualche parte a noi deve pure arrivare, in fin dei conti – e comunque il cavallo non lo aveva mai visto così e ha preso paura. Mica per le guardie e le bastonate sul groppone, quello s’è preso paura per il padrone e s’è imbizzarrito, ha cominciato a sgroppare come un puledro, saltava come ai rodei, s’incurvava, e il carretto saltava appresso a lui, con mio nonno e il Rossoni che si reggevano alle sponde e con mio nonno che strillava ancora «Fiòi de càn» e le funi che si rompevano e tutte le botticelle che cadevano per la strada e si sfasciavano, e il vino che andava perso, e mio nonno che pensava: «Che casso ghe digo inquò?» alla moglie, per tutti i danni del vino e delle botti che ci sarebbero stati da pagare.
    Per farla breve sono caduti per terra e s’è rotto anche il carretto, e poi il cavallo s’è fermato e le guardie li hanno presi e sbattuti in prigione, dopo avergli però dato un sacco di botte, soprattutto a mio nonno più che al Rossoni. Sia perché mio nonno era contadino vestito da contadino e quell’altro invece – per quanto sovversivo e rivoluzionario – era sempre vestito da persona per bene, col fiocchetto pure. Sia però per via delle frustate, perché diciamo la verità, il Rossoni le aveva solo prese ma mio nonno le aveva anche date. Poi gliele hanno restituite tutte – e un po’ anche al Rossoni – e li hanno messi in prigione. Processo e un mese di carcere.
    Adesso non so se il mese lo hanno scontato a Copparo o li hanno portati alle carceri di Ferrara, però so che stavano in cella assieme, una cella grande, un camerone, e per un mese hanno diviso sia il rancio schifoso che il bugliolo. Non sa cos’è il bugliolo? Era un vaso di coccio messo in un angolo, in cui ognuno andava a fare i propri bisogni. Spartivano il pane e i bisogni in pratica, e mio nonno, che non aveva mai avuto un’idea politica in vita sua – sì, i preti non gli piacevano, ma la politica era roba da signori per lui – mio nonno in quel mese, a stare a sentire il Rossoni dalla mattina alla sera, era diventato una specie di Carlo Marx pure lui, anche se ogni tanto, specie poco prima di dormire, quando ognuno stava rannicchiato nel suo cantuccio per tentare di acchiappare al volo il sonno, ogni tanto mio nonno diceva forte, da sotto la sua coperta: «Scàmpame, Peruzzi, scàmpame!» e tutta la camerata si metteva a ridere, Rossoni compreso. Poi, dopo che s’era placata l’ultima risata dal fondo della cella, mio nonno aggiungeva disperato: «Còssa ghe dìgo mo’ a mè mojère?». Gli altri ri-ridevano ancora, ma quello era il pensiero suo fisso, e man mano che passavano i giorni e finiva la pena da scontare e arrivava il momento di uscire, a mio nonno aumentava la pena di uscire: «Trenta giorni? Trent’anni dovevano darmi».
    Liberi comunque, rilasciati. E salutato il Rossoni al bivio di Tresigallo, mio nonno s’è avviato verso casa a Codigoro – una quindicina di chilometri a piedi – sempre con la voglia di rallentare o addirittura voltare e tornare indietro. Ma buono pure come il pane, non era però un uomo da sottrarsi al suo destino; quel che è fatto è fatto e così, lasciata la strada grande, ha preso la poderale verso casa. Lei l’ha visto da lontano – era pomeriggio inoltrato – che appariva e spariva tra l’ombra scura dei fogliami e gli sprazzi luminosi del sole che, oramai, si faceva strada a fasi alterne tra gli olmi del filare. E gli è andata incontro.
    Lui l’ha indovinata – percepiva solo la figura, col sole alle sue spalle; senza i lineamenti – e ha aumentato il passo: «Sia quel che sia». Ma quando a venti metri l’ha vista in viso che non era arrabbiata, che non ci sarebbe stata guerra per le botti il vino ed il carretto, che lei era solo felice di vederlo – felice e basta, e le ridevano gli occhi oltre che le labbra – allora mio nonno è corso per abbracciarla. Però appena l’ha toccata – solo le mani tese in avanti, prima ancora di abbracciarla – mio nonno s’è messo a piangere, che lei non lo aveva mai visto e neanche lui, a ricordarselo, s’era mai messo a piangere prima in vita sua. E mia nonna gli diceva: «Pagarém Peruzzi, pagarém» per consolarlo, perché pensava che lui piangesse per il dispiacere, per i pensieri, i debiti, il danno. E invece lui piangeva di contentezza: «Come te sì bèa» le diceva, «come te sì bèa». Mio nonno piangeva perché la moglie era bella. Tutto qua. Sì, certo, s’era pure sentito sollevato, placato oramai d’ogni ansia e disavventura; ma lui piangeva perché quella era bella, e non solo era bella, gli voleva anche bene. Lei non piange per queste cose qui?
    È stato solo dopo – a sera, a letto, dopo essersi placati d’amore e d’astinenza – che a lei è venuta voglia di qualche spiegazione in più. Prima aveva messo a letto i figli nell’altra stanza e s’era tenuta solo l’ultimo nato, l’Adelchi, nella culla a fianco al letto loro. S’era lavata col sapone profumato che teneva da una parte nel cassetto del comò, aveva dato la poppa all’Adelchi, ingozzandolo quasi: «Mangia fiòlo, mangia» che oramai gli usciva a rivoli il latte dalla bocca, finché non s’è addormentato come un sasso, sulla tetta. «Ora dorme fino a domani» aveva detto allora mia nonna e l’aveva messo nella culla, e subito alle tette ci si era messo il nonno, fino a stancarsi tutti e due dopo tutta quell’assenza, e solo dopo la nonna gli ha finalmente chiesto, ridendo quasi sotto i baffi, a canzonarlo: «Ma cos’è che t’ha preso Peruzzi, còssa te gà tòlto?». E rideva di gusto, tanto che s’è dovuta voltare pei sussulti del riso, perché erano coricati di fianco, uno dietro l’altra, e s’è voltata verso di lui, poggiata col gomito sul cuscino a chiedergli: «Ma còssa te gà tolto? Spiégheme, Peruzzi» e rideva, perché non ci aveva voluto credere quando la gente era venuta a dirle di lui che strillava sopra al carro «Fiòi de càn» e menava frustate alle guardie. E adesso stava lì a ridere, appoggiata al cuscino a immaginarsi la scena: «Còssa te gà tòlto?», con lui invece che guardava in alto al lume di candela verso una macchia del soffitto – una macchia d’umidità – con le mani giunte sotto la testa e i gomiti larghi; assorto, serio, a chiedersi anche lui cosa gli fosse preso quel giorno.
    «Non lo so neanch’io» le ha detto prima. Ma dopo un po’ ci ha ripensato – mentre lei ancora rideva e già ricominciava fintaindifferente a stuzzicargli con l’altra mano il cagnolino addormentato – e le ha detto voltandosi anche lui, e ricominciando a baciarla: «El cavàl, fémena, el cavàl no ghéa da tocarmelo!». E la nonna gli ha sentito nella voce un suono duro e sordo – la minaccia – che unito ai baci le rabbrividì la schiena.

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. grazie alla gentile concessione di Antonio Pennacchi e Stefano Cardinali, autore del disegno

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. cameriere

    offline
    Membro

    la conclusione di un lavoro sudato di un amico.
    sono commosso.
    bravo anche a stefano.

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. ROAN

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    Membro

    Sono vermanete curioso di leggere "l'ultima fatica di Pennacchi" La premessa mi ha colpito come pure l'anticipazione del primo capitolo. Grazie a l'anonima scrittori per il contributo di sicuro pregio. Mi è piaciuta, invece, un pò meno l'intervista mentre la copertina la trovo davvero formidabile!

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. rindindin

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    Membro

    wow! è bellissima la copertina! degna del contenuto!

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. Copertina eccezzzzziunale veramente.

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. zaphod

    offline
    Fondatore

    Il Canale Mussolini sente che sta per diventare protagonista, già sabato si era gonfiato fino a raggiungere il primo colmo, e stamattina pure le Acque Medie si facevano grosse per invidia.

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. cameriere

    offline
    Membro

    ehm...
    cioè...
    per quanto riguarda i canali...
    forse...
    insomma sabato ho mangiato qualcosina che...
    vabbe', sono stato poco bene...
    è imbarazzante lo so...
    capita.

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. zaphod

    offline
    Fondatore

    Stasera in libreria abbiamo stappato una bottiglia di rosso come viatico per il successo. C'erano Gerardo Rizzo col fez d'ordinanza, i cugini Lanzidei con gli schioppi dei padri, il Cameriere che - nobile e distaccato - mesceva e applaudiva, e Piermario il fabbricatore di catene. Clienti occasionali si mescolavano alle truppe da sbarco inglesi e americane, alle camionette tedesche e ai coloni dell'agro pontino mentre schiamazzavano feste di matrimonio, contrattazioni su doti e armenti e discettazioni su architetture razionaliste di servizi igienici.
    Il tutto alla presenza dell'autore.

    Prosit.

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. k

    offline
    Membro

    Ecco, io lo sapevo che non ve dovevo di' un cazzo.

    Il Canale Mussolini sente che sta per diventare protagonista, già sabato si era gonfiato fino a raggiungere il primo colmo, e stamattina pure le Acque Medie si facevano grosse per invidia.

    Zapho', io ti ringrazio, però forse è meglio che gli dici al Canale Mussolini di darsi una calmata, non vorrei che mi portasse pure iella, che cazzo cià da festeggia'? Noi oggi abbiamo festeggiato la fine del mio lavoro - metà del mio dovere - stop. Il suo comincia solo martedì 2 marzo. Non facesse come Ciro Ferrara, che già si credeva d'averci lo scudetto in tasca perchè lui era meglio di Ranieri. Ci facesse vedere dal 2 marzo - Canale, non Ferrara - quello che sa fare. Mo' toccate ferro e non portate iella, che troppi invidiosi ce stanno a lègge.

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. zaphod

    offline
    Fondatore

    eh lo so, ma mica gliel'ho detto io al Canale che ci avevano fatto un libro... però fra qualche minuto lo incontro e gli dico che le consegne sono quelle di mantenere un basso profilo...

    Pubblicato 14 anni fa #

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