da L'Espresso del 28 gennaio.
Quattro anni fa, 12 febbraio 2007, il pm Ilda Boccassini fece arrestare dal gip Guido Salvini 15 presunti brigatisti del “Partito comunista politico-militare” e ne indagò altri quattro: progettavano attentati al giuslavorista Pietro Ichino, a una della residenze di Berlusconi (quella in via Rovani a Milano), alla sede milanese di Forza Italia, al palazzo di Mediaset a Cologno Monzese e alla redazione di Libero. Indagati e arrestati gridarono all’“operazione politica volta a spegnere le voci di dissenso” e si dichiararono “perseguitati politici”. Infatti due di loro, i fratelli Toschi, erano assistiti dall’avvocato Piero Longo, lo stesso di Berlusconi. Un documento su Internet accusò di “furia anticomunista” la Boccassini, che commentò divertita: “Mi vien da ridere, perchè spesso mi sono sentita dire tutt'altro”. Negli ultimi dieci anni il Cavaliere e i suoi killer l’avevano accusata di tutto: toga rossa, golpista, falsificatrice di prove, subornatrice di testi e così via. Nel 2007 invece, dopo lo scampato pericolo, il direttore editoriale di Libero, Vittorio Feltri, disse “grazie a magistrati e polizia”. Lo stesso Feltri che nel marzo ‘96 scriveva sul Giornale: “Ilda Boccassini è troppo per il mio grado di tenuta nervosa. Non giudicatemi male: con lei non salirei neppure in ascensore” e giù insinuazioni sul movente politico dell’inchiesta su Berlusconi, Previti e le toghe sporche romane: “Tra poco vi saranno le elezioni, difficile credere che sia solo una coincidenza. Dati i personaggi, più che scandalo, questo sarà archiviato come un impiastro. Alla puttanesca”. Undici anni dopo, all’indomani del blitz anti-Br, Feltri esaltò su Libero “i meriti della magistratura (nelle persone della dottoressa Boccassini e del dottor Salvini) che, grazie al suo intervento, permette un brindisi al posto di qualche funerale”. Il suo condirettore Renato Farina, che aveva vomitato insulti e accuse a Ilda quando si occupava del Cavaliere, turibolò elogi alla “rete tesa da Ilda Boccassini (bravissima)”. Insomma, per qualche giorno, Libero divenne l’house organ della Procura di Milano. E sapete chi era, all’epoca, il direttore responsabile? Alessandro Sallusti. Il quale oggi, direttore del Giornale, accusa la Boccassini di “soccorso alla sinistra”, “agguato al premier con violenza fisica e psicologica”, “giustizia politicizzata per abbattere il governo”, di tenere “Berlusconi nel mirino da 16 anni con odio malcelato”, di “spiarlo nella sua vita privata”, “minacciare lo Stato italiano”, di essere “un pm fuori controllo”, di “montare un processo da Inquisizione”, di “violare leggi e regole”. E Feltri? Di nuovo direttore editoriale di Libero, la accusa di aver ordito “una persecuzione per fare secco il premier”. E il suo giornale aggiunge che è “arcinemica del Cavaliere”, è “come la Fiom”, “ammazza il segreto istruttorio” e “conduce abusivamente l’inchiesta”. Ma non era bravissima? Appunto. Infatti ha messo d’accordo le brigate rosse e quelle azzurre.