Sì, ma rileggeti l'articolo. Gratuito si ferma all'assaggio: guardo la copertina, leggo i risvolti e l'incipit e me lo compro. Tale e quale a un libro in libreria di qualcuno che non ho mai sentito.
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(1417 articoli)-
Pubblicato 12 anni fa #
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Sì, come dire: ti regalo la scatola e ti racconto cosa ci potrebbe stare dentro, poi per riempirla puoi acquistare ciò che c'è e partecipare mettendoci del tuo.
Pubblicato 12 anni fa # -
Vabbè, adesso se qualcuno si prende la briga di guardare st'applicazione si accorgerà che uno dei Rapporti sul Campo è stato fatto da Borgo Sabotino, vicino alla nucleare.
Pubblicato 12 anni fa # -
Da Repubblica.it di oggi:
A Mo Yan il Nobel per la letteratura
E' l'autore di "Sorgo rosso"
Considerato il più importante scrittore cinese contemporaneo è anche sceneggiatore e dal suo romanzo più famoso ha anche tratto un film che ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 1988. Pastore durante la Rivoluzione Culturale, autore di storie reali e magiche
di STEFANIA PARMEGGIANIMO YAN, l'autore di Sorgo rosso, opera dalla quale è stato tratto il film omonimo di Zhang Yimou, vince il Nobel 2012 per la Letteratura. Ma le reazioni sono contrastanti. C'è chi, come l'artista Ai Weiwei, voce tra le più scomode per il governo di Pechino, sottolinea: "Fa parte del sistema".
Considerato uno dei più importanti scrittori e sceneggiatori cinesi, Mo Yan ha alle spalle una vita di privazioni. Come tutti quelli della sua generazione - è nato nel 1955 nella provincia dello Shandong - con la rivoluzione culturale ha dovuto interrompere gli studi per dedicarsi al lavoro manuale. Ha fatto il guardiano di mucche e pecore e per fuggire alla solitudine e alla fatica si è rifugiato nella fantasia. In seguito, dopo avere lavorato in una manifattura di cotone, si è arruolato nell'Esercito di Liberazione Popolare e, mentre era ancora un soldato, ha cominciato a seguire la sua vocazione di scrittore, tanto da guadagnarsi un posto di insegnate nell'Accademia Culturale dell'esercito. È diventato così uno degli scrittori più amati in patria, pubblicato in Italia da Einaudi, autore di storie reali e magiche che lo hanno fatto paragonare a Garcia Marquez e anche a William Faulkner.
Tra le sue opere più importanti, oltre a Sorgo Rosso, ambientato nella Cina rurale degli anni Venti, ricordiamo Supplizio del legno di sandalo (nel 2005 premio Nonino per la letteratura internazionale) e il colossale Grande seno, fianchi larghi. Un diluvio di parole,cento personaggi da seguire nell'arco di oltre mezzo secolo, dalla società feudale degli anni Trenta al capitalismo di stato di oggi, passando attraverso i rivolgimenti dell'era maoista. Un romanzo monstre di 904 pagine, censurato in patria per la crudezza delle testimonianze e i toni corrosivi, in apparente contraddizione con il significato del suo nome. Mo Yan è infatti lo pseudonimo di Guan Moye. Si può tradurre con "non parlare", imperativo che allude agli anni della Rivoluzione culturale quando, una parola sbagliata, poteva stravolgere una vita. L'uomo "che non vuole parlare" pronuncia pochissime parole, ma molte, moltissime, le riversa sulla carta. Si esprime nella scrittura dove la sua voce diventa un fiume potente, riconosciuta come tale in Cina e ora anche nel mondo. Perché? "Per il suo realismo magico che mescola racconti popolari, storia e contemporaneità", spiega l'Accademia reale svedese che per la prima volta assegna un Nobel a un intellettuale cinese non dissidente.
Infatti, al contrario di Gao Xingjian, premio Nobel per la letteratura nel 2000, Mo Yan vive in Cina e più volte è stato accusato di essersi piegato al governo: è vicepresidente di una discussa associazione di scrittori sostenuta da Pechino, nel 2009 si è rifiutato di partecipare alla fiera del libro di Francoforte per la presenza di alcuni autori dissidenti in esilio e ha partecipato alle commemorazioni per Il discorso del 1942 di Mao Zedong, quello che ha plasmato la letteratura dei primi anni del partito comunista.
Questo giudizio si scontra con le sue critiche alla società e al sistema politico cinese, indirette ma a tratti evidenti, come nel caso del recente Le rane, libro dato alle stampe dopo dieci anni di lavoro e tre diverse revisioni, non ancora pubblicato in Italia (ma nel 2013 lo farà Einaudi). In cinese rana si dice wa, ma basta cambiare un accento per pronunciare bambino. E per essere trasportati nel cuore del romanzo, in una povera zona di campagna dove una dottoressa aiuta le donne a fare nascere i propri figli e a evitare gli aborti. Fino a quando la linea governativa non cambia: entra in vigore la legge del figlio unico e la dottoressa modifica il suo lavoro. Con la stessa identica determinazione che prima dedicava alle nascite. Il dolore procurato dalla politica di pianificazione famigliare è messo sotto accusa. Un atto coraggioso per uno scrittore apprezzato anche dall'establishment sebbene sia arrivato nel momento in cui le stesse autorità sembrano riflettere sulla sua crudeltà. Il Quotidiano del Popolo ha infatti ammesso: “E' un dolore che non passa e che ha perseguitato tanti cinesi”.
Mo Yan, quindi, non è un intellettuale "contro" come Liu Xiaobo, che ha vinto il Nobel per la pace del 2010 e che sta scontando una condanna a 11 di prigione per la sua adesione al movimento "Charta 08". E l'assegnazione sta suscitando reazioni tiepide, se non contrastanti. Infatti, mentre le autorità si congratulano alcuni attivisti sostengono che la vittoria di Mo Yan sia una sorta di "riparazione" per lo smacco che la Cina subì due anni fa. Tra le voci critiche si leva anche quella di Ai Weiwei, artista e dissidente. Non critica il valore letterario dell'opera di Mo Yan, ma definisce il Nobel inutile a meno che il neo-laureato non si pronunci per la scarcerazione di Liu Xiaobo. Cosa che in passato si è già rifiutato di fare.
Nonostante questi aspetti "controversi", nelle interviste rilasciate in Italia, Mo Yan ha sempre dimostrato autonomia di pensiero. "Credo che la letteratura deve presentare la realtà di un dato paese - ha detto a Repubblica nel 2002 - Ora c'è la modernizzazione, e va bene, a Pechino abbiamo i grattacieli, prima si viveva nella miseria, nessuno stava bene, né gli operai , né i contadini, né i soldati, ora c'è chi sta meglio, qualcuno sta meglio. Ma se la cultura muore, come si può stare meglio? Così posso dire che sono pessimista, nelle campagne la gente è ancora molto povera, tutti pensano a cose materiali. Certo, rispetto a cinquant'anni fa c'è stato un cambiamento ma cambiare non è sempre migliorare, il che non significa che io voglia tornare indietro, no. Ma senza cultura la gente avvizzisce. E che si può fare? Io penso che non si può andare avanti così".
Una dichiarazione che ben riflette la sua scrittura: non critica gli eccessi, si limita a raccontarli, descrivendone gli effetti sulla pelle delle persone, inserendo spesso tra i protagonisti un seme straniero, come se descrivesse una società arcaica che si sta lentamente aprendo, che vive in bilico tra il vecchio e il nuovo. E proprio per questo suo sguardo, rivolto anche alle origini, molti critici preferiscono considerarlo esponente della corrente letteraria cinese della "ricerca delle radici". Lui stesso ha spiegato di volere dissodare in profondità la terra dove è nato e cresciuto, perché in caso contrario ritiene di non potere avere radici profonde. Indispensabili per "l'uomo che non vuole parlare" e che affida alla sola scrittura il racconto della Cina che è stata e che si sta, dolorosamente, trasformando.
(11 ottobre 2012)
Pubblicato 12 anni fa # -
Non l'ho mai letto né ho visto il film. A pelle mi sta simpatico perché tutti questi chierici della critica antiregime degli altri si ostunano a tirarlo per la giacchetta e a etichettarlo in una maniera o nell'altra.
Pubblicato 12 anni fa # -
Zaph sei un diavolo.
Pubblicato 12 anni fa # -
Sì, anch'io ti amo.
Pubblicato 12 anni fa # -
Francamente caro zaphod mi sembri un po' invidioso. E anche radical chic, ma molto anche.
Pubblicato 12 anni fa # -
Invidioso di chi? Di Faust?
Pubblicato 12 anni fa # -
" Se avessero letto i miei libri capirebbero che i miei scritti al tempo hanno corso gravi rischi e subito grosse pressioni."
Mo YanPubblicato 12 anni fa # -
A proposito di libri sulla scuola, mi sono dimenticato di segnalare qual è il mio preferito.
Sandro Onofri, Registro di classe, Einaudi Stile Libero 2000.
Forse perché ha il senso di un testamento (Sandro morì a 44 anni di tumore al polmone, che se lo portò via in due mesi), sia perché non ha avuto il tempo di imborghesirsi come Marco Lodoli (suo collega e amico). Sia perché non era auto-commiserante e sfuggiva a tutta quella retorica del piagnisteo che si sente negli scritti fatti dai professori sulla scuola.
(pure sta cosa del rifiuto delle 24 ore è francamente da voltastomaco. Dovremmo lavorarne 30, e anche a gratis. Se scegli di lavorare a scuola devi sapere che è una missione, devi perderci la vita. Non è un lavoro come gli altri. Non è che vai a casa e fai altro. Come il prete, o il medico. Don Milani. Per questo io vivo in biblioteca. Io, Yuri dico...).Insomma, Registro di Classe, se ancora lo trovate ancora, leggetelo. Poi mi dite.
Pubblicato 12 anni fa # -
Oggi ho letto un intervento del sor Maulucci Giorgio su Latina Oggi che parla del sor Pennacchi Antonio. Non vi anticipo nulla.
Pubblicato 12 anni fa # -
Ho letto la letterina del signor preside.
Io ho fatto il Grassi. Quelle mezze pippe del classico neanche li guardavamo da lontano. La preside nostra, quella sì, era una tosta. Faceva la preside. No la regista.Pubblicato 12 anni fa # -
Questa cosa qui mi ricorda un bel racconto del nostro Big One.
Pubblicato 12 anni fa # -
E quest'altro articolo pubblicato sull'inserto Nova del Sole24ore mi ricorda invece di libri di fantascienza letti, da leggere e da scrivere...
Quei fotoni al servizio degli 007.
di Marco MagriniNon ve lo sareste mai immaginato. Ma, nell'arco della vostra vita, potreste assistere alle prime applicazioni della tecnologia più fantastica e agognata che c'è: il teletrasporto. Beh, non ancora il teletrasporto di interi esseri umani come nei serial televisivi di fantascienza, che presuppone un dissociamento e una ricomposizione a livello atomico che, francamente, non è per ora a portata di mano. Ma già il teletrasporto delle informazioni, basterebbe a rivoluzionare il mondo come lo conosciamo.
La promessa, viene dalle straordinarie proprietà della meccanica quantistica, la fisica che regola il bizzarro comportamento delle particelle subatomiche e che giovedì scorso ha regalato il Nobel al francese Serge Haroche e all'americano David Wineland.
Un sistema satellitare equipaggiato di teletrasporto quantistico riuscirebbe a trasmettere un volume mostruoso di dati in maniera istantanea. Per di più, crittografato in un modo del tutto impossibile da decifrare. Quindi, com'è facile immaginare, sarebbe utilissimo ai Governi e ai loro servizi segreti.
Un gruppo di scienziati austriaci, tedeschi e canadesi ha appena battuto il record di teletrasporto di due fotoni entangled. L'entanglement è la più incredibile ricaduta della meccanica quantistica: quando due particelle sono "entangled" fra loro, si influenzano a vicenda anche quando sono separate a grande distanza. Il team di ricercatori, battendo di parecchi chilometri il precedente record raggiunto in Cina, ha trasmesso lo stato quantistico di due fotoni fra Tenerife e La Palma, due isole delle Canarie, a 143 chilometri di distanza.
Se 143 chilometri vi sembran pochi, sappiate che sono sufficienti a coprire la distanza fra la terra e un satellite in orbita. Il Giappone effettuerà un piccolo esperimento a bordo di un satellite nel 2014, ma il primo paese a debuttare con un vero satellite dedicato alla ricerca del teletrasporto delle informazioni, è la Cina. L'agenzia spaziale della Repubblica Popolare ha in programma di metterlo in orbita nel 2016. Canada, Europa e Stati Uniti hanno aspirazioni simili ma, in questa strana corsa, appaiono in ritardo.
Però non si tratta di una corsa in pianura, né priva di ostacoli. Ci vogliono tre particelle subatomiche, ad esempio tre fotoni. Due di questi, sono «entangled» fra loro e il terzo incorpora l'unità di informazione che vuoi spedire codificata in uno stato quantistico (diciamo se la polarizzazione del fotone è verticale od orizzontale). La misurazione effettuata sulle due particelle "accoppiate", ma dislocate in luoghi diversi, serve a interpretare l'informazione.
Si, d'accordo, è una questione un po' esoterica. Ma c'è di peggio: nel mondo subatomico – ovvero a dimensioni ancora più piccole del più piccolo atomo – tutto è regolato dalla casualità. Una proprietà che, quand'era fresca di scoperta, non convinceva neppure Albert Einstein, abituato a vedere nella causalità una legge di Natura: «Dio non gioca a dadi», disse lo scienziato più famoso del mondo. E invece, nei decenni dopo la sua morte, si è visto che nel mondo infinitamente piccolo le cose vanno proprio così: a caso. Con due fotoni entangled, «è come se due persone che giocano a dadi – ha spiegato il fisico austriaco Rupert Ursin, che ha collaborato all'esperiemento alle Canarie – ottenessero sempre un risultato casuale, ma sempre uguale». Nel mondo che conosciamo, son cose che non succedono.
Quel che invece succederà, è che il genere umano comincerà a sfruttare la potenza informativa del microcosmo subatomico. Quando, però, non si sa: forse fra un decennio, o poco più in là. Le potenzialità di calcolo di un computer quantistico «potrebbero rivoluzionare questo secolo, come il computer tradizionale ha rivoluzionato quello scorso», ha detto la Reale Accademia di Svezia, nel dare il premio a Haroche e Wineland. Intanto la D-Wave, una società canadese che vuole sviluppare il primo computer quantistico, ha appena ricevuto 30 milioni di finanziamento dal numero uno di Amazon, Jeff Bezos, e dalla In-Q-Tel, la società di venture capital della Cia.
Il teletrasporto delle informazioni è alla portata della scienza. Com'è successo con l'internet, nata sotto l'ala del Pentagono e poi regalata al mondo, c'è però bisogno di un ulteriore passaggio, prima che arrivi davvero a servizio dell'umanità. I primi a usarla, possiamo scommetterci, saranno gli eserciti e gli zerozerosette.
Pubblicato 12 anni fa # -
Io sto leggendo Scott Fitzgerald in questi giorni, precisamente i Racconti dell'età del jazz. Non avevo mai letto niente di suo, ma un po' la curiosità, un po' l'ottimo prezzo (9,90 per una raccolta delle opere principali dell'autore) mi hanno convinto all'acquisto.
Sebbene K, appena ho nominato Fitzgerald, ha fatto una smorfia e ha espresso un giudizio inequivocabile ("Nun me piace") devo dire che al momento i due racconti che ho letto non mi hanno fatto pentire della spesa, anzi lo stile dell'autore mi piace molto.Pubblicato 12 anni fa # -
poveraccio! voleva fare il direttore artistico del teatro e non gliel'hanno mai fatto fare (Berbareschi, Costanzo... e adesso addirittura un suo ex studente come Pernarella diventato punto di riferimento per il teatro a Latina), Pennacchi che vince lo Strega e comincia ad andare in tv. poveraccio, gli deve essere scoppiato il fegato
Pubblicato 12 anni fa # -
Chi guardavate da lontano voi, Zaphod?
Lascia sta il Classico Dante Alighieri, di Latina. Roba seria.
Ai miei tempi il preside non era quello, ora il nome non me lo ricordo, ma Fer penso di sì.Pubblicato 12 anni fa # -
Compa', lascia perde. La differenza che ce poteva sta tra tra la sezione A del Grassi e il classico di Latina (chiedi al cameriere) è quella tra il Vietnam e l'accademia di West Point.
E leggi bene: ho scritto che NEANCHE li guardavamo da lontano.
Pubblicato 12 anni fa # -
Ma qual è l'oggetto del contendere? A calcetto dici?
No, perchè là vincevate sicuro. Noi (sezione A diploma 1987) eravamo quattro maschi, dediti a studio&masturbazione. Non avevamo tempo di fare altro...ps. Ma tu se stavi al Grassi conoscevi sicuramente il professor Sensi padre. Conta su
Pubblicato 12 anni fa # -
E al Dante Alighieri di Latina si diceva: noi studiamo, gli altri vanno a scuola.
poi dice che uno non diventa radical-chich micromeghiano
Pubblicato 12 anni fa # -
Ho letto questo pezzo di un grande scrittore, che chiederei al gotha dell'AS di mettere in bacheca.
ACome ci siamo arrivati al sabato? Senza troppo ragionare temo,scagliati in avanti come pietre lanciate dalla pressione dei problemi verso il termine di un'altra settimana.Si dovrebbe rifiatare ora,dopo le belle notizie sulle cinghiate a fin di bene date dal governo tecnico che sbaglia tecnicamente i decreti per far pagare l'Imu alle tiare.Ma è difficile star tranquilli in questo posto definitivamente sismico e per di più destinato ad una perenne agitazione.In effetti siamo pur sempre nella città nuova, che viene fondata continuamente,ogni giorno dal 32 in poi,inaugurata ogni mattina senza variazioni,sfuggita solo nelle estese periferie dalle multiformi e confuse architetture alla presa salda della mano fondatrice.L'homo latinensis si appresta a vivere un altro sabato nell'era della crisi:visto che non posso più permettermi la cena fuori, mi parcheggerò col mio suv di sette metri sulle striscie blu a Piazza del Popolo e farò sentire al quartiere Latina 1 la potenza del mio stereo.Cullerò con lo sguardo lo sciame incessante di ragazzine e ragazzini pre e postpuberi che inseguono vanamente il tempo come formiche comunque in regola coi trends.Magari mi affaccerò in qualche locale a vedere e a farmi vedere impegnato a bere una birretta e a tormentare l'iphone 5 che, crisi o non crisi, ho comprato ancor prima che fosse, non dico messo sul mercato,ma ancor prima che fosse pensato.Tutto è permesso alla crisi tranne che trasformarmi in un pezzente espulso per la seconda volta dal suo liquido amniotico.
Piermario De Dominicis
(da note su FB, 20.X.2012)
Pubblicato 12 anni fa # -
Bello "homo latinensis".
Per A: il Preside da te evocato era Antonino Pomilia.
Pubblicato 12 anni fa # -
esatto
Pubblicato 12 anni fa # -
"In glassseeeeee...."
Pubblicato 12 anni fa # -
Scrivilo sto cazzo di romanzo di formazione generazionale. Il giovane Bassoli.
Pubblicato 12 anni fa # -
Per il momento sto leggendo Lolita del sor Nabokov e... si offende qualcuno se dico che era un mezzo pedofilo?
Pubblicato 12 anni fa # -
lo scrittore?
Tu attribuisci allo scrittore la stimmung del protagonista del libro?
sarebbe come dire che siccome I Pooh hanno scritto Piccola Katty, erano pure loro deviati?Pubblicato 12 anni fa # -
Be', mi pare difficile tentare di non attribuirgliela.
Pubblicato 12 anni fa # -
Come se la cosa fosse tanto fuori dal comune, tra l'altro.
Pubblicato 12 anni fa #
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