Anonima scrittori

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COSA HO SCRITTO OGGI

(768 articoli)
  1. k

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    Membro

    Questo è un pezzettino che mi avevano chiesto come corredo a un servizio sulla nuova fortuna e il boom di vendite in Ighilterra delle penne stilografiche, e che è uscito oggi (2 giugno 2012) su Repubblica. Io in realtà ne avevo preparato un altro un po' più lungo e che mi piaceva di più, ma lì purtroppo il numero di battute era vincolato ed ho dovuot tagliare per forza. Eccovelo qua (non è niente di che):

    LE STILOGRAFICHE, I COMPUTER E LA PERFIDA ALBIONE

    Pare che in Inghilterra stiano tornando di moda le penne stilografiche: “Si vendono più penne che preservativi, ormai, in giro per Londra”. “Ah, sì? E chissenefrega”, verrebbe da rispondere lì per lì: “Mica mi posso stare a impicciare di tutte le mode inglesi”. Mia madre, poi, ce l’aveva ancora con la perfida Albione per tutte le botte che gli avevano dato a mio zio Paolo-Cesio quand’era prigioniero in India. Mi posso stare adesso a preoccupare delle mode loro? Facessero quello che gli pare.
    Ora però è pure vero che anche per un narratore non è la stessa cosa scrivere con la penna (sia stilo, gel, bic o penna d’oca) o scrivere al computer. Il computer accelera tutti i tempi di lavorazione. A penna, il tuo libro dovevi poi copiarlo a macchina e quando avevi ripensamenti, varianti, spostamenti di brani o correzioni da fare, erano le sette fatiche di Ercole a ribattere tutto o a tagliare le striscioline di carta da una parte e rincollarle dall’altra. Al computer, invece, schiacci un bottone e è fatta. È come dover andare da Latina a Codigoro a piedi, o poterci andare con la Croma. Vedi un po’ tu, se c’è differenza.
    Certo c’è differenza pure nella qualità della scrittura, però. Al computer è più veloce infatti – istantaneo quasi – il passaggio dal pensiero alla parola scritta. Con la penna è più lento e spesso capita – arrivati a metà frase – di non ricordare più quel che si voleva dire: avevi un pensiero compiuto in testa, ma scrivendolo lo hai perso. Col computer no: lo pensi ed è già lì. Questo non vuol dire che il computer sia meglio in assoluto: la scrittura è più veloce, ma meno sorvegliata. Le allitterazioni, i suoni, il ritmo, le associazioni, ti sono più presenti e le governi meglio con la mediazione della penna, e meglio ancora se è a gel o stilografica a pennino medio – non biro! – con l’inchiostro (meglio se blu) che sgorga e fluisce come vorresti che fluisse la vena della tua ispirazione. I versi quindi – lo confesso – continuo a scriverli a penna, anche se non sembra che mi vengano tanto bene: “I romanzi sì”, dice mia moglie, “ma i versi è forse meglio che lasci stare”. Bisogna che provi, prima o poi, anche i versi con il computer. Hai visto mai?

    Pubblicato 12 anni fa #
  2. A.

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    Moderatore

    Grazie, K.

    Pubblicato 12 anni fa #
  3. zanoni

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    SETTE fatiche di Ercole? mmmmm... in un fortunato film di cartoni di Asterix erano invece 12 ('Le dodici fatiche di Asterix')...

    per il resto, perche' l'inchiostro blu? secondo me, invece, non andrebbe del tutto trascurata l'esperienza fisica della scrittura, la forma estetica - calligrafia - delle parole che si scrivono...

    Pubblicato 12 anni fa #
  4. A.

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    Moderatore

    però sti versi li vogliamo leggere!

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. llux

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    Membro

    Inchiostro blu perché quello nero è proprio triste.
    Quando scrivo con la penna (raramente e solo nel caso non abbia un pc a portata di mano), avrei bisogno di un lenzuolo più che di un foglio: col pensiero che va più veloce della mano, circondo il testo di freccette con appunti, sigle, punti interrogativi ed esclamativi, sottolineature orizzontali e verticali, asterischi e numeretti. Alla fine, è una mappa concettuale più che un testo.

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. A.

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    Moderatore

    io non scrivo cose serie ma anche nugae (tipo qui sopra) con la penna da qualche anno, trovo molta più comodità nello scrivere al computer. Con la penna scrivo solo appunti, su fogli volanti, infilati nei libri, e che non trovo se non quando non ne ho più bisogno.
    Ma non penna a stilografica. Sibbene qualunque tipo di penna a sfera che trovo - o rubo - a scuola. Ma quando ne compro, uso di solito penne Bic. Color Verde. Come Togliatti.

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. SCa

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    Blu, nero... Adesso di inchiostri per le penne stilografiche ce ne sono di tutti i colori. Avete provato cioccolato? Quando ancora scrivevo con la penna, a un certo punto sono passato alla stilografica, ce ne erano di carine, di plastica, leggere. Riuscivo a scrivere meglio con quelle, visto come si era ridotta la mia calligrafia a cercare di prendere appunti velocemente all'università. Adesso con la penna, qualsiasi essa sia, scrivo solo per prendere appunti, di nuovo, ma per lavoro. Anzi in fondo nemmeno quelli perché alla fine della riunione mi ritrovo un foglio pieno di ghirigori, facce e schizzi di ogni genere, ma parole poche. Scrivere una pagina intera, adesso, sarebbe una fatica immane, che se dovessi, affronterei comunque con una stilografica.

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. zanoni

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    Membro

    io ho sempre utilizzato il viola (comprato inizialmente a Parigi, a Marais)...

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. Un lapsus, si è confuso con l'espressione "sudare 7 camicie..."
    Probabilmente scrivendo a penna se ne sarebbe accorto...

    Comunque il vero problema della scrittura al pc è che spesso non si notano le ripetizioni, non so se capita anche a voi...

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. L'OMICIDIO DI ROSA E LE VENDETTE. QUANDO FINIRA' L'ODIO?

    Doverosa premessa. L’articolo nasce da una discussione, che si svolge prima su un blog e poi su facebook, intorno alla morte di Luigi Di Rosa, a Sezze. Giorgio De Marchis, capogruppo del Pd al comune di Latina, aveva postato un post in memoria di Di Rosa il giorno del 36° anniversario dal suo omicidio. Il sottotitolo era “…per il quale nessuno ha mai pagato…”. Il primo a commentare è stato un utente, firmatosi Luca Baldini, che scrive: “Uno dei partecipanti alla spedizione, Miro Renzaglia, lo abbiamo avuto come candidato nelle liste di Fli le scorse elezioni”. Visto che è stato chiamato in causa, è intervenuto nella discussione Miro Renzaglia: “per il dannato omicidio di Luigi Di Rosa, Pietro Allatta ha pagato con una decina di anni di galera… Angelo Pistolesi con la vita… io con quattro colpi di rivoltella in corpo (ed altri evitati per un pelo)… questo per rispondere al “nessuno ha pagato veramente” di De Marchis… cosa volevate? Una ecatombe?”. E poi la discussione si è spostata sul mio profilo di Facebook, in calce ad un link in cui veniva riportato l’articolo di un’altro De Marchis, Crisitan, sul PD. “Il Pd” ha scritto De Marchis commentando l’articolo del suo omonimo “difende i valori democratici ed antifascisti. […] Vorrei ricordare che non esiste risarcimento per la morte, a meno che qualcuno non dia il giusto valore alla vita. Questi sono i valori che difende Bersani e questo basta e avanza per distinguere la sinistra dalla destra”. Perché ho deciso di intervenire io, che c’entro solo indirettamente? Anche io credo che una vita non sia risarcibile, men che meno con un’altra vita. E’ ancora meno risarcibile con due. C’è chi dice che intervenendo, posso solo farmi terra bruciata intorno nel mio ambiente di provenienza, cioè a sinistra. Beh, se questa è terra che vuol bruciare, che bruci pure. Non sarò certo io a impedire un processo naturale. Vorrei solo riportare, in una discussione che è partita per la tangente e che è offuscata da visioni ideologiche di comodo, da polemiche politiche e da ripicche personali e indirette, la questione un po’ al punto. Chi ha strapagato, chi ha pagato quel che doveva pagare, chi ha pagato poco e chi niente. Perché se davvero ci siamo lasciati alle spalle quell’epoca d’odio viscerale che è conosciuto alla storia come ‘anni di piombo’ – e il piombo non era solo quello del terrorismo conclamato – dovremmo anche saper riconoscere a tutti quel che gli spetta. A Di Rosa, a Pistolesi, a Spirito e a Renzaglia.
    Sono di Latina e sono di sinistra. Non posso non sapere chi è Luigi Di Rosa, il diciannovenne che è morto in seguito alle ferite riportate da un colpo di pistola all’addome. Era il 28 Maggio del 1976. Di Rosa è stato definito «martire dell’antifascismo» perché ad ucciderlo fu uno dei due colpi sparati da Pietro Allatta, militante dell’MSI di Aprilia, che di mestiere faceva il metronotte e che quel giorno s’era portato appresso l’arma da fuoco. A dire il vero, insieme alla pistola s’era portato anche i due figli, meno che adolescenti. Una questione privata, quasi certamente, visto che nessuno dei militanti missini era stato informato della pistola, nemmeno Saccucci. Il seguito di Saccucci era arrivato a Sezze dopo esser stato a Maenza e Roccagorga, sui Monti Lepini, la zona rossa della provincia di Latina. Appuntamenti che qualcuno, nella sinistra extraparlamentare dell’epoca e nel PCI, prese come una sfida. Quel giorno, tra i «fasci», la pistola ce l’avevano soltanto in due: Pietro Allatta e Sandro Saccucci. Secondo tutte le testimonianze. Gli altri militanti missini non s’erano portati dietro nemmeno uno stuzzicadenti. E quando circa 200 militanti comunisti, tra extraparlamentari e parlamentari, hanno assediato il comizio missino in piazza IV Novembre a colpi di sampietrini e di sassi, i fasci hanno risposto lanciando bottiglie d’acqua – di vetro, piene – e sampietrini. Solo Saccucci, quando si rese conto che la situazione era compromessa, che lui e i suoi rischiavano di soccombere e chissà in quale modo, ha perso la testa, ha iniziato a vaneggiare dal palco e poi, per spaventare tutti e prendere il tempo giusto per una fuga, ha esploso alcuni colpi in aria. “Se non volete sentire il mio comizio, sentirete questa”. Bum. E poi il fuggi fuggi generale, da una parte e dall’altra. I camerati sono saliti in macchina alla rinfusa, cercando di scomparire tra le vie strette che costituivano l’unico punto d’ingresso e d’uscita da Piazza IV Novembre. I compagni dietro a cercare l’impresa impossibile: raggiungere le macchine, perché quell’affronto – compreso il colpo di pistola – fosse vendicato. Il cordone di vetture, con dentro i militanti missini presenti al comizio di Saccucci, scende dai monti Lepini e cerca riparo a Latina. Mentre si fa la conta di chi c’è e di chi non c’è, arriva lo stesso Allatta che aveva perso il contatto con le altre macchine. Sulla sua macchina era stato gettato un vaso – il parabrezza quasi in frantumi – e la sua vettura, in località Ferro di Cavallo, aveva ricevuto un assalto. C’era chi era riuscito nell’impresa impossibile di raggiungere una delle autovetture che fuggivano. A bordo non c’era solo Allatta, uno dei due uomini armati della spedizione, ma anche i suoi due figli. Lui, sentitosi minacciato, ha fatto fuoco e ha ferito Antonio Spirito, che per fortuna se l’è cavata, e ha colpito a morte proprio Di Rosa, che di quel gruppo faceva parte.
    Il monumento eretto a Di Rosa – e dedicato a tutte le vittime (i martiri) dell’antifascismo – ha subito nel corso degli anni ripetuti atti vandalici. Nel 1978, a due anni di distanza dalla morte, è stata addirittura profanata la sua tomba. Gesti di estremo disprezzo non solo nei confronti del simbolo di parte ma anche del ragazzo morto. Un vero e proprio schifo. Perché Di Rosa, almeno a Latina, è il simbolo di una militanza pagata a carissimo prezzo, è la giovanissima vittima, non solo di Allatta e dei fascisti, ma di un intero periodo – gli anni ’70 – in cui un’azione politica significava, per assurdo, esporsi al rischio di prendere un colpo di pistola all’addome. Perché la sua vicenda è emblematica dell’odio tra fasci e compagni. Così Luigi da tempo ha smesso di essere solo un ragazzo di 19 anni che poteva avere mille aspirazioni nella vita, tra cui quella di un mondo migliore e magari anche di un amore e di una famiglia, ed è iniziato ad essere un simbolo.  Il «martire» sì, ma di una guerra, a voler essere precisi.
    Da allora ad oggi, con una parentesi d’oblio tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, non si è fatto che ragionare su quel periodo e su quel clima di violenza. Tra semplificazioni ed esaltazioni, tra oblii che fanno comodo e sottolineature ad orologeria, una qualsiasi delle tante storie di violenza degli anni 70 viene spesso privata degli scampoli, dei piccoli particolari anche significativi, dell’umanità dei coinvolti. E, soprattutto, degli epiloghi. Perché la tragedia che inizia il 28 Maggio 1978 a Sezze non finisce con la morte di Di Rosa. Ha un epilogo che aggiunge disperazione a disperazione, dramma a dramma, morte a morte. Tutti sappiamo della fuga vigliacca di Saccucci che approfittò del dibattito alla Camera sull’autorizzazione a procedere per rifugiarsi prima in Inghilterra, poi in Francia e poi in Argentina. Non tutti invece sanno che la giustizia sommaria dell’antifascismo militante romano condannò a morte, per l’omicidio Di Rosa, due dei militanti presenti al comizio di Saccucci a Sezze, Maenza e Roccagorga: Angelo Pistolesi e Miro Renzaglia. A loro carico non c’era alcuna prova che li collegasse all’omicidio. Le forze dell’ordine, che li fermarono appena rientrati a Roma e li portarono subito in caserma, gli contestarono il reato di rissa per gli scontri di Piazza IV Novembre, quelli delle bottiglie di vetro piene e dei sampietrini. Nient’altro.
    Il 28 Dicembre 1977, un anno e mezzo dopo l’omicidio Di Rosa, Angelo Pistolesi venne ucciso sotto casa sua, erano le otto di mattina ed era appena uscito di casa per recarsi a lavoro – all’Enel – dopo aver salutato le due figlie e la moglie. Un uomo avvicinatosi con calma e a volto scoperto, la cui identità non è mai stata svelata, l’ha ammazzato a soli 31 anni con tre colpi a bruciapelo. Sul finire del 3 Marzo 1979 – era mezzanotte meno un quarto –Miro Renzaglia venne aggredito, mentre rientrava a casa, da un commando che gli ha sparato diversi proiettili, di cui  quattro sono andati a segno. L’azione verrà rivendicata con un volantino firmato ‘Nucleo proletario antifascista Roberto Scialabba’. Un gruppo che non aveva mai fatto niente prima e che non farà mai più niente dopo. Miro l’hanno ripreso per i capelli, mentre scivolava verso la morte, i medici dopo una delicatissima operazione su cui non potevano fornire, a priori, alcuna garanzia. Per l’omicidio e il tentato omicidio, ancora oggi, non c’è alcun responsabile. Ma nemmeno nessun sospettato e nessun fermato.
    Facciamo un bilancio. Dal 28 Maggio 1976 e per quasi tre anni, fino al 3 Marzo 1979, la vicenda di Sezze ha provocato due morti e due feriti, di cui uno gravissimo diciamo quasi morto. Luigi e Angelo, Antonio e Miro. Quattro ragazzi che si sono ritrovati a fare militanza politica in un’epoca in cui chi non si schierava, da una parte o dall’altra, era considerato un minus habens. Quattro ragazzi che non sono mai stati coinvolti in chissà quali azioni pericolose ma che hanno pagato l’essere presenti lo stesso giorno nello stesso identico posto. Vittime dell’irrazionalità, vittime dell’odio senza senso. Perché sono vittime, altro non sono, tutti e quattro. E lo dico da militante che è rimasto di sinistra e che continua a vivere a Latina. Che si rifiuta di prestare il proprio cervello a campagne di propaganda che si basano su un odio fuoritempo e che preferisce tener presente che la vita di una persona – compagno o camerata che sia – è sempre più importante di qualsiasi altra cosa. Ho smesso di essere antifascista perché non ha più senso. Così come non ne ha l’essere anticomunista. Preferisco definirmi antiautoritario, al di là delle bandiere, dei simboli e dei sistemi elettorali. E’ proprio in questa nuova forma di rispetto per le libertà individuali, intese come scelte personali, che si sostanzia il mio essere democratico, progressista e di sinistra. Ed è proprio in virtù di questa scelta di fondo che non riesco a fare differenze tra morti e feriti. Nella mia bilancia due morti hanno lo stesso identico peso. Così come due feriti. Le morti si sommano, non si compensano mai.
    E’ sacrosanto che a Sezze ci sia il monumento dedicato a Luigi Di Rosa. Che la sua (anche mia) parte politica lo ricordi. Meritevolissima l’iniziativa del Comune di Sezze, con il sindaco Andrea Campoli, che proprio quest’anno ha istituito il premio Di Rosa per gli studi sul periodo che va dal 1968 a tutti gli anni di piombo. Perché solo così si riesce a dare un senso alla morte di quel ragazzo, ad affrontare l’intero periodo – così come l’intera vicenda Di Rosa – rispettando tutti i morti e tutti i feriti. La storia non ha parte politica, la storia sono fatti e i fatti sono informazioni. E mi piacerebbe anche che qualcuno, nella fattispecie chi organizzò quel gruppo d’assalto al comizio di Saccucci – perché duecento persone in piazza non ci vanno spontaneamente –, approfitti di questo nuovo clima per riflettere su quel che ha determinato con le proprie decisioni. Perché se c’era responsabilità morale per Saccucci, c’era sicuramente anche per lui. Se è deprecabile il comportamento di chi è scappato davanti alla giustizia, è deprecabile anche chi si nasconde ancora. Perché è sicuramente responsabile e assassino chi spara ad un ragazzo, ma è co-responsabile anche chi lo mette davanti a quella pistola.

    (Articolo pubblicato da Il Fondo e da Gli Altri Online)

    Pubblicato 12 anni fa #
  11. sensi da trento

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    complimenti graziano.
    Bello, esatto e commovente.

    Aggiungo (anche se nulla cambia alla vicenda) che Allatta mentre scappava sparò all'ndietro, puntando la pistola verso il basso: il proiettile anzichè conficcarsi nella strada, rimbalzò sul selciato deviando la traiettoria e colpendo a morte di rosa.

    Pubblicato 12 anni fa #
  12. A.

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    Moderatore

    Bello il bello di torque.

    (Sensi, sei incommentabile...)

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. sensi da trento

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    Membro

    e perchè??
    mica volevo far polemiche, ma solo aggiungere precisione storica: intendevo dire che, se il diavolo non ci avesse messo la coda, quel giorno non sarebbe successo nulla a nessuno.

    invece a sfortuna si aggiunse sfortuna.

    Pubblicato 12 anni fa #
  14. k

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    Antonio Pennacchi
    LETTERA A MIRO RENZAGLIA

    Non c’è niente di peggio, io credo, di quando i dolori e le tragedie umane vengono volti – a oltre trent’anni di distanza – a meri pretesti strumentali. Occorrerebbe maggiore rispetto dei morti – Luigi Di Rosa su tutti – poiché tirarli in ballo inutilmente, solo per polemica spicciola o rivalse personali, è roba da sciacalli.
    Dispiace, comunque, che una persona onesta come Miro Renzaglia – diciottenne appena nel 1976 e travolto da fatti più grandi di lui, in una serie di lutti ed attentati anche direttamente subiti sulla propria pelle, nel clima generale della violenza politica di quegli anni e di cui non solo ha già risposto nella vita e davanti alla magistratura, ma che ha anche ulteriormente tentato di elaborare coram populo in un libro-confessione (M.Palladino-M.Renzaglia, I rossi e i neri, Roma, Settimo Sigillo 2001) scritto a quattro mani insieme a un ex nemico “rosso”, Marco Palladino – dispiace, dicevo, che Miro Renzaglia venga coinvolto e riadditato al pubblico ludibrio, trentasei anni dopo, solo per colpa d’altri.
    Dice: “Vabbe’, ma i fatti di Sezze mica scompaiono, trentasei anni dopo”. Vero, ma quelli non ce l’hanno con lui, ce l’hanno con me. Il loro antifascismo è d’accatto: se lui l’anno scorso a Latina si fosse candidato in una lista che avesse portato scritto nell’intestazione solo “Fli”, non sarebbe probabilmente successo niente. Il fatto è però che quel simbolo portasse scritto pure: “Lista Pennacchi”. Che gliene fregava a loro di Fli? A quei due l’antifascismo doc – puro, intransigente e rigoroso – gli è scoppiato solo adesso. Fino a qualche tempo fa non ce l’avevano.
    Uno per esempio – architetto – il padre era repubblichino combattente di Salò e lui stesso è stato presidente di circolo di Alleanza Nazionale. Su quale razza di antifascismo pretende d’impartire lezioni adesso? E non c’erano già stati i fatti di Sezze, quando lui stava a An? Dice: “No, vabbe’, che c’entra: da giovane è stato pure di Lotta Continua”. Sì, ma poi è stato democristiano appresso a Redi e quindi presidente di circolo di An. Anzi, voleva pure organizzare una specie di palio dei Borghi, o rievocazione in costume della fondazione di Littoria, con tanto di sfilata di carri agricoli-allegorici e gente sopra in costume, anche con fez, gagliardetti e divise della milizia. Mo’ invece mi dicono che un giorno sì e l’altro pure minaccia di volermi andare a denunciare per apologia di fascismo. Ma vatti a denunciare prima a te e tuo padre, no? Che vuoi da me? Mio padre non lo ha fatto il repubblichino. E io non ho fatto il presidente di An.
    L’altro invece, il consigliere comunale purtroppo del Pd (poi dice perché come Pd non facciamo mai gran belle figure qui a Latina), pure a lui l’antifascismo “senza se e senza ma” gli è scoppiato solo adesso: gli è scoppiato solo dopo che al funerale di Finestra ho parlato bene di Visari.
    Prima diceva anche lui d’essere fasciocomunista e cercava in tutti i modi d’arruffianarsi sia a me che all’Anonima Scrittori. E’ lui che m’ha portato – l’unica volta che ci sono andato – a parlare a Casa Pound (s’arruffianava pure a loro, anche se adesso dice di no: “A me m’hanno invitato loro, ci sono andato solo perché invitato: per educazione diciamo”. Ma quando mai? E’ lui che li ha messi in croce e ha messo in croce pure me e Cesare Bruni per farci andare, e con me ha insistito perché provassi a convincere anche Finestra a venire; ma lì fu Finestra che mi disse: “Con quello là? Ma manco se ti spari, Anto’! Anzi, non ci andare nemmeno tu”. E io invece come un coglione ci sono andato, perché lui sperava – forse – che poi quelli di Casa Pound sarebbero andati a votare alle primarie per lui). E’ lui comunque che ha organizzato tutte le “Invettive” nostre – quelle fasciocomuniste – “contro i traditori della bonifica”. Era lui che pensava al camioncino, alle trombe, agli amplificatori, alle autorizzazioni eccetera, ed è venuto a attaccare i manifesti di notte insieme a noi dell’Anonima Scrittori e ai fascisti di Nando Cappelletti, e ci sono i testimoni quella notte – ma credo proprio ci siano anche le registrazioni – che diceva pure lui: “Siamo tutti fasciocomunisti” e ancora alle elezioni dell’anno scorso e alle primarie non s’era attaccato i manifesti suoi in giro per Latina sui “Figli dei Giganti”, scimmiottando gli slogan miei e Canale Mussolini? E mo’ invece all’improvviso s’accorge che sotto sotto sono un cripto-fascista e che non ho niente da spartire – secondo lui – con la sinistra? “Vade retro Satana” mi dice? Ma guarda che sveltezza di comprendonio, veh! Ti dovrebbero cacciare dal partito solo per la grave insufficienza dimostrata in quoziente intellettuale: “Lo hai capito solo adesso? E tutto il tempo che ci hai passato assieme, allora?”. Anzi, era lui che un sacco di volte mi rinnovava lui stesso la tessera, mettendoci pure i soldi lui di tasca sua, pur che la rinnovassi comunque e andassi a votare ai congressi.
    Mo’ invece non vado più bene. E non vado più bene dal funerale di Finestra: è lì che a lui gli è preso il travaso antifascista di bile.
    Ma non per i saluti e i “Presente!” che hanno fatto a Finestra i camerati suoi. Quella è stata la scusa, il pretesto. A lui quello che non è andato giù – e lo ha scritto su LatinaOggi del 28 maggio 2012 – è che “in nome della «memoria condivisa» e della scomparsa di una personalità politica si approfitta per tenere sermoni in chiesa, dando giudizi politici e letture dell’operato della sinistra latinense del tutto gratuite”.
    Il riferimento è all’orazione funebre da me tenuta al funerale di Finestra, il cui finale era incentrato sulle questioni del nuovo piano regolatore – il “Cervellati” – che Finestra voleva adottare in superamento del vecchio piano “Piccinato”, contro il volere e gli interessi della lobby del mattone, rappresentata soprattutto da Forza Italia. L’approvazione di quel piano vide la spaccatura trasversale del consiglio comunale. Parte della sinistra – e Visari del Pd su tutti, cosa di cui ritenni purtroppo di dovergli dare pubblicamente atto in chiesa, scatenando così le furie, evidentemente, del suo più diretto rivale interno – votò a favore, mentre parte di Forza Italia votò contro. Il consigliere comunale del Pd, invece, che oggi si fa contro di me campione del massimo rigore proletario e antifascista, votò insieme ai costruttori edili di Forza Italia – peraltro suoi ex compagni nel Psi craxiano – contro il piano regolatore Finestra-Cervellati, affossato definitivamente poi dalle congiure congiunte An-Forza Italia.
    Il nostro, però, continua a rivendicare la giustezza della sua discesa in campo a fianco dei costruttori di Forza Italia, anzi, se ne fa pienamente ed unico interprete pubblico. Tu non hai idea, Miro, dei mal di pancia e dei contorcimenti mentre dicevo quelle cose in chiesa, e non a caso Finestra aveva voluto apposta – lo aveva lasciato espressamente detto ai figli – che parlassi solo io in chiesa, perché parlassi appunto del piano regolatore, non volendo proprio dare a tutti quei signori la soddisfazione d’andarsene, senza avergli fatto dire almeno un’ultima volta: “Traditori e distruttori della Città”.
    Certi contorcimenti, certi malumori in chiesa! Ma poi non ha più detto niente nessuno nelle sedi pubbliche o sui giornali: né ex An né berlusconiani, né costruttori né politici. Che parlavano a fare? Per tutti loro ha parlato codesto esimio, intelligentissimo e signorile consigliere comunale del Pd, reprimendo il mio “sermone in chiesa” e definendo il piano regolatore di Finestra “un piano regolatore mediocre, che mirava solo alla valorizzazione dell’architettura razionalista del centro e di fatto ignorava le esigenze delle periferie, dei servizi, del verde e della viabilitá”.
    Ergo, se per lui il nuovo piano regolatore Finestra-Cervellati sarebbe stato per la città una grave iattura – che lui è lieto e perfino orgoglioso d’avere scongiurato – ne deriva che, sempre per lui, tutto ciò che è stato fatto da allora fino a adesso a Latina in esecuzione del piano Piccinato dalla speculazione edilizia, da An e dai berlusconiani è tutto sacrosanto e giusto, tutto bello e stupendo: “Menomale va’, che v’ho conservato il piano Piccinato! Guai a chi si riprova a toccarlo”. Ci credo, che Nasso e Zappalà gli battano le mani. Tutti quei fiumi di cemento, tutti quei quartieri invivibili in Q4 e Q5, tutto quell’obbrobrio nei Borghi, coi palazzi di sette piani in campagna, per lui è sacrosanto e giusto: “Va bene così, mannaggia a te e Finestra! Ndo’ la trovi un’altra città più bella di questa, la migliore delle migliori dei mondi possibili?”. Va quindi bene così, per lui, tutta la politica urbanistica adottata dai gruppi di potere politico-economico di questa città. In totale subalternità a quei gruppi. La terza colonna, quasi, di Nasso e Zappalà.
    Dice: “Però sono antifascisti”. Ho capito. Finestra invece era fascista, ma stava molto più a sinistra, visto che contro quei gruppi speculativo-affaristici ci si è battuto, non gli si è messo prono. Dietro l’antifascismo di questi invece – solo di facciata però, d’accatto e a scoppio ritardatissimo – si sente troppo rumore di molazze e betoniere in funzione.

    a.p. – 18 giugno 2012

    Pubblicato 12 anni fa #
  15. Lllala

    offline
    Membro

    Un funzionario dell'ater, nella notte, scrive:

    - "Dice, ma chi l'ha mai citato. Ammazza quanto ha rosicato, secondo me non ci dorme la notte e impazzisce per il fatto che il suo pensiero è del tutto marginale. Il suo è solo livore e rancore. È triste sentirlo così, si capisce che la vena poetica è finita, altrimenti scriverebbe libri invece di passare il tempo su un Forum a scrivere offese contro te e me...beviamoci su... E andiamo avanti con l'archivio collettivo. :)" -

    Pubblicato 12 anni fa #
  16. Io gliel'avevo detto subito, al sor K, di non andare a CasaP.

    Pubblicato 12 anni fa #
  17. sensi da trento

    offline
    Membro

    Un funzionario dell'ater, nella notte, scrive:
    ......
    altrimenti scriverebbe libri invece di passare il tempo su un Forum

    vedi, caro funzionario dell'ater, la parola forum è una parola latina ed è nè più nè meno quello che per i greci (inventori della democrazia) era la agorà.
    quindi questa non è una casa del fascio o un ritrovo di cazzeggioni, ma è una sorta di accademia di scrittura; una scuola, un'isola del pensiero nel mare di internet.
    a mio parere è molto più utile delle interminabili sedute di autocoscienza che si fanno nelle sedi del PCI e in cui si finisce sempre per fare autocritica e dare ragione al caro leader di turno.
    lo tenga bene a mente la prossima volta che andrà in sezione a baciare il culo a moscardelli e a zappalà.


    a scrivere offese contro te e me.

    e chi ti offende?
    qua si sta cercando di farti entrare nella storia della letteratura, visto che non c'è verso di farti entrare nella storia della politica.
    si fa nè più nè meno che quello che fece foscolo, il quale fece entrare vincenzo monti nella storia della letteratura scopandogli la moglie

    lo tenga bene a mente la prossima volta che andrà in sezione a baciare il culo a moscardelli e a zappalà.

    Pubblicato 12 anni fa #
  18. llux

    offline
    Membro

    si capisce che la vena poetica è finita

    Ammazza, adesso i funzionari dell'Ater sono pure fini critici letterari!

    Pubblicato 12 anni fa #
  19. big one

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    Troppe cose si credono di essere.
    Il problema è che non se ne accorgono.

    Pubblicato 12 anni fa #
  20. k

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    Al tempo! Quell'articolo è del 28 maggio, più di venti giorni fa, quindi, e sono molto più di venti giorni che qualcuno va rompendo i coglioni. Ma non ho mai risposto e avrei continuato a non rispondere (giusta la regola che non ci si confonde con "quei che non t'è pari"), se non fosse stata tirata in mezzo ignobilmente gente che non c'entrava. Allora, come dice il sommo Dante: "Fu cortesia l'esser villano".
    E mo' è meglio che te stai zitto. Perché se ne vuoi ancora... qui davvero ne trovi quante nei vuoi.
    A cominciare appunto dall'Ater.

    Pubblicato 12 anni fa #
  21. k

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    Io vorrei ricordare a tutti che è stato lui il 30 aprile (quasi due mesi fa) a scrivere d'abord su facebook: "Ma perché Pennacchi, che era fascista e associa il suo nome alle liste di Fli, pensa di rappresentare un pensiero di sinistra". Se n'è accorto il 30 aprile del 2012. Quando mi pagava la tessera e veniva scodinzolando appresso a noi, non se n'era mai accorto.

    Per Sensi

    La ringrazio ma eviti, se possibile, di prendersela con Moscardelli e soprattutto col vecchio Pci. Lei non può fare finta d'aiutarmi e intanto darmi una coltellata. Eccheccazzo, Sensi: il Funzionario viene, come lei, dal Psi di Craxi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  22. k

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    "Il suo pensiero è del tutto marginale. Il suo è solo livore e rancore. È triste sentirlo così, si capisce che la vena poetica è finita"

    C'è stato un altro qualche anno fa - mi pare fosse il 2008 o 2009 - che su Parvapolis scrisse che ero un povero vecchio, uno scrittore finito che non aveva oramai più niente da dire. Poi, dopo qualche mese, è uscito "Canale" e ho vinto lo Strega. Vuoi vedere che stavolta questi - proprio come le profezie all'incontrario di Bassoli - mi fanno vincere il nobel?

    Pubblicato 12 anni fa #
  23. Lllala

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    Flask dagensia:

    un funzionario della notte, dall'ater, scrive:

    "c'é molta differenza tra la critica politica e la calunnia."

    Pubblicato 12 anni fa #
  24. Lllala

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    Membro

    Flask dagensia:

    un funzionario a later, nella notte, scrive:

    "fascismo, minacce e insinuazioni. Tre fenoneni che si manifestano sempre contemporaneamente."

    Pubblicato 12 anni fa #
  25. Lllala

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    Flask:

    il noto costruttore di case di lusso, masso, è stato presidente "delle case popolari" tra il 2001 e il 2005 tutto compreso.

    Pubblicato 12 anni fa #
  26. Woltaired

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    Membro

    Cos'è l' "Ater"?
    ok, visto su google.
    Tipo da noi l' "Aler".
    Ma fan così schifo anche lì gli edifici gestiti dall'ente?
    Perchè a Milano sono davvero una tristezza; ci sono stato cinque anni, aveva sede l'associazione di volontariato a cui partecipavo.
    Giusto per capire il funzionamento dei funzionari.

    Pubblicato 12 anni fa #
  27. Tra i più brutti del mondo, of course.

    Pubblicato 12 anni fa #
  28. zanoni

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    Membro

    come si diventa funzionari dell'Ater?

    Pubblicato 12 anni fa #
  29. Ci sarà un Concorso, spero.

    Pubblicato 12 anni fa #
  30. llux

    offline
    Membro

    Nel curriculum, quale titolo preferenziale, vengono tenuti in alta considerazione il numero di post notturni lanciati in giro qui e là per la rete. Il top score si raggiunge dimostrando la propria attività di improbabili sicofanti nei forum aperti a tutti.

    Pubblicato 12 anni fa #

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