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COSA HO SCRITTO OGGI

(768 articoli)
  1. k

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    GOLPE IN NEORUCHIRURGIA A LATINA
    (ap - martedì 11 maggio 2010)

    Leggo oggi dai giornali che il reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale S. Maria Goretti di Latina – dove sono stato felicemente operato il 22 aprile scorso e dove dovrei andare a passare fra qualche giorno la visita di controllo – come in un classico golpe Fazzone c/o Zaccheo è stato improvvisamente abolito. A partire dal 17 maggio p.v. l’intero reparto ospedaliero – completo del suo primario prof. Stefano Savino che lo aveva a suo tempo fondato e messo in piedi con tutta la sua équipe medico-infiermieristica – non sta più lì al secondo piano. Chiusa proprio bottega. Tu chiedi: “Il prof. Savino?”. “Non c’è. Sconosciuto al destinatatrio”. A lui e ai suoi dottori li sbattono dal 17 in Ortopedia – per il momento – con quattro letti d’accatto e poi Dio vede e provvede: “Prima se ne vanno a morammazzati da qualche altra parte e meglio è”.
    Dice: “E la Neurochirurgia nostra?”. La Neurochirurgia autoctona del S. Maria Goretti non esiste più, adesso passa tutto sotto l’università e l’unico primario e gli unici dottori saranno quelli universitari decisi da Roma, che così si beccano in un solo boccone tutto il reparto già bello e completo di infermieri superaddestrati da Savino. Dice: “Vabbe’, ma che ci frega a noi? Un neurochirurgo vale l’altro, e poi questi sono universitari, e se Savino e i suoi si sono fatti cacciare, qualche motivo ci sarà, chissà quanti pazienti avranno ammazzato”.
    No, compa’: a me m’hanno rimesso in piedi. Stavo sulla sedia a rotelle oramai, non mi potevo più muovere. M’era uscita un’altra ernia discale dove ero già stato operato 15 anni fa (L4-L5 e L5-S1), e tutti dicevano che non si poteva operare, me la dovevo tenere così come stava, proprio a premere sulla radice del nervo sciatico, perché gli anelli si erano già schiacciati e se andavi a reintervenire si schiacciavano ancora di più e arrivederci e grazie. L’unica era che me la sfiammassi a cortisone. Mesi di cortisone m’hanno fatto fare. Con tutta la bocca screpolata ma con la gamba uguale che con si poteva muovere – le faceva un baffo il cortisone – dolori da morire (“agò un can che me magna” si dice in veneto per descrivere questo tipo di dolori). Fatto sta, nessun neurochirurgo mi voleva operare, nemmeno i primari universitari: “Prima o poi vedrà che il dolore le passa”.
    “Qua non mi passa un cazzo” ho detto a un certo punto io – erano tre mesi oramai che stavo sulla sedia a rotelle – e allora ho chiamato Finestra (Franco Luberti era fuori Latina, da don Mario a San Marco c’ero già stato) e l’ho implorato: “Federa’, venga subito a impormi le mani sulla testa e a dirmi: Alzati e cammina!”.
    “Ma vaffallippavà” m’ha detto lui: “Aspetta che arrivo subito e ti porto Savino: è un po’ fascio pure lui, però è il primario di Latina ed è un mago della neurochirurgia”.
    Per farla breve, questo è venuto, ha guardato la risonanza magnetica, s’è messo i dischetti sotto il computer, ha guardato e riguardato e m’ha detto: “E’ una situazione un po’ difficile e compromessa perché debbo reintervenire su situazioni pregresse, però io sono bravo e ti opero, anche perché qua non c’è nient’altro da fa’. Ti faccio un intervento da X° Mas”.
    “Porca puttana”, ho detto io: “Questo è matto”. Però dove andavo? Restavo sulla sedia a rotelle? E il 22 aprile m’ha operato. Mo’ non ho capito bene che cosa ha fatto. Sulle lastre ho visto che adesso dentro la schiena ho un mare di viti e di sbarre di titanio che neanche in Fulgorcavi. Fatto sta, m’ha rimosso l’ernia – non ho più un solo dolore alla gamba, quel càn lo ghémo finalmente copà – tra una vertebra e l’altra ci ha messo degli spessori, mi ha riallineato la colonna coi rinforzi, appunto, di sbarre e di viti di titanio, e il giorno dopo stavo in piedi. Oggi cammino libero e giocondo – neanche venti giorni sono passati – e nessun altro m’aveva voluto operare. E questi mo’ lo cacciano, li possin’ammazzà? Ma che città è questa? Ma davvero manco Fazzone.
    Quando lo ritroviamo più un neurochirurgo come questo? Uno che oltretutto è di Latina oramai a tutti gli effetti: che s’è preso la residenza qua, che abita qui e che ci vuole restare, che s’è comprato casa, pure. Uno che dal 2005 – da quando ha messo in piedi il reparto avendo vinto il concorso – ha operato tremila interventi e di massimo livello, nell’unico reparto di tutto il Lazio di neurochirugia ospedaliera al di fuori di Roma, un reparto d’eccellenza. Ma qua il prof. Savino è andato evidentemente sulle palle di qualcuno: se ne deve andare perché l’ospedale di Latina deve servire solo per fare fare le ossa ai giovani medici universitari. Sulle spalle nostre – i latinensi come cavie – si debbono formare i dottorini che prima o poi, “quando se so’ imparati”, potranno andare a curare tranquillamente i romani a Roma.
    (E comunque, per me, pure qua c’è la mano della politica sotto. Non si dice per esempio – in giro per i bar – che è proprio con la sanità e gli ospedali che Moscardelli ha fatto “banco” e s’è fumato Di Resta alle regionali?)

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. zanoni

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    giornalisticamente manca un passaggio. e cioe', a questi perche' li hanno fatti praticamente chiudere?

    quello che ho letto e' sconcertante: e cioe', nelle parole della direttrice dell'ospedale, perche' si fanno prevalentemente operazioni all'ernia del disco e per l'ernia del disco i tempi di attesa sono piu' lunghi nel resto d'italia. quindi, si possono allungare senza problemi!

    ma che razza di discorso e'? cioe', visto che il reparto funziona bene tu lo smantelli proprio perche' funziona bene???

    boh...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. rindindin

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    avevo già letto l'articolo sul giornale, è veramente uno schifo!

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. k

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    O cacchio Rindi, ma che t'ho fatto io? Darcy se la prende con B e tu, per ritorsione, te la pigli subito con me? Io non voglio arrivare a dire che fosse un sonetto del Foscolo, ma da qui a sostenere che il mio articolo facesse veramente schifo mi pare un po' troppo. E vaffallippavà, ma allora cià ragione Darcy: "Morte all'untore! Tutti addosso a B!"

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. k

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    Questo non l'ho scritto oggi, ma è uscito sull'inserto della Stampa 'Tuttolibri' di sabato 8 maggio 2010. Per l'apertura del Salone del Libro di Torino avevano chiesto ad alcuni autori contemporanei il loro libro da salvare, il libro cioè da mandare a memoria - come in Fahrenheit 451 - nel caso in cui tutti i libri andassero all'improvviso perduti. Avevano chiesto un massimo di 8-900 battute. Il mio ha sforato un po'. Il titolo ovviamente però lo hanno fatto loro.

    QUESTO CROCE E' PER BALOTELLI

    Il libro che più ho letto nella vita – 26 o 27 volte da giovane, più un altro paio da adulto – è L’isola misteriosa di Jules Verne. Ciò che mi affascinava non era capitan Nemo, ma la tigna indefettibile di questo gruppetto d’uomini dispersi su di un’isola, che ripercorrevano passo passo – senza arrendersi mai – l’intero cammino del progresso umano: dall’utensile di pietra alla fusione dei metalli.
    Poi all’università – a 45 anni, dopo 20 già di fabbrica – Mario Scotti mi fece leggere la Filosofia della pratica di Benedetto Croce. Gliene sarò grato per sempre. E’ questo – dovesse succedere qualcosa – il libro da tramandare a memoria di generazione in generazione perché ogni uomo sappia, venendo al mondo, che la felicità sta tutta nel fare il proprio dovere, spalla a spalla con tutti gli altri. Non è che un gioco di squadra la vita, e Benedetto Croce lo spiega meglio di Mourinho.
    Con lui sì, che si metterebbe alla stanga e diverrebbe un asso pure Balotelli.

    a.p.

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. rindindin

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    k ha frainteso! lo schifo nn era certo rivolto al suo articolo che l'ho trovato sacrosanto. era rivolto alla situazione ospedaliera, al fatto che il maria goretti diventi un luogo di esperimenti, alla frankenstein junior, per i neolaureandi romani, che i bravi primari vengano fatti fuori per nn ben chiari motivi (politici) e che le spese di tutto questo le debbano fare poi i malati...
    p.s nn c'è stato finora articolo suo che nn abbia condiviso nello stile e nella sostanza...

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. k

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    Ammazza, Rindi, come abbocchi sempre!

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. rindindin

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    mi devo ancora raffinare sulle dinamiche del bar...:)

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. zanoni

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    E adesso spunta anche il secessionismo alla ciociara
    FareFuturo Web Magazine www.ffwebmagazine.it
    Giuseppe Mancini - 26 maggio 2010

    Il federalismo a volte genera mostri. E ce n'è uno tutto interno al PdL del Lazio: il secessionismo ciociaro con a rimorchio quello pontino. L'obiettivo dichiarato e battagliero di Antonello Iannarilli e Armando Cusani, presidenti delle province di Frosinone e Latina ed entrambi esponenti del PdL di origine forzitaliota, è al contempo semplice e malsano: istituire una ventunesima regione composta dalle 4 province del Lazio, con l'aggiunta di qualche comune romano per assicurare la contiguità territoriale. Che Roma faccia da sé, si accontenti di essere città metropolitana (che dal 1990 attende di essere istituita), si faccia distretto della capitale come Washington. E se proprio Rieti e Viterbo non ci staranno, se vorranno rimanere con Roma o formare una ventiduesima regione della Tuscia, Frosinone e Latina daranno vita alla regione del Lazio meridionale. L'articolo 132 della costituzione lo consente: a patto di poter esibire le richieste di un terzo dei comuni coinvolti e l'esito favorevole di un referendum popolare (quorum al 50% + 1 degli aventi diritto al voto), di poter convincere i parlamentari ad approvare un'apposita legge costituzionale.

    Ma quali sono le ragioni di questo gesto estremo? Iannarilli e Cusani avrebbero dovuto spiegarlo il 17 maggio in un pubblico evento presso l'abbazia di Fossanova, la nuova Pontida a metà strada tra i due comuni capoluogo. Tutto però è saltato, grazie a qualche buon consiglio piovuto dall'alto. Lo hanno fatto 5 giorni dopo, in una cornice più modesta e meno solenne, sfruttando il confronto organizzato dal consigliere provinciale Domenico Guidi a Bassiano, paese medievale in provincia di Latina noto per aver dato i natali all'umanista editore Aldo Manuzio. In estrema sintesi, la ribellione ciociaro-pontina è la diretta conseguenza dell'imperialismo romano che dura da 2300 anni. Non è una battuta: è quanto affermato con candida serietà – e persino scritto in un apposito opuscolo – dall'assessore al riordino istituzionale Giuseppe Paliotta, della provincia di Frosinone.

    Insomma, come gli antichi romani hanno conquistato con le legioni il Latium vetus, il Lazio antico, i romani moderni con leggi e regolamenti si approprierebbero in modo sproporzionato delle risorse finanziarie della Regione, farebbero incetta di poltrone, mortificherebbero le aspirazioni del territorio extraromano e dei politici che lo rappresentano. E il sindaco di Roma, Gaio Giulio Cesare Alemanno (questa invece è una battuta), si è permesso di definire il Lazio “l'area vasta di Roma”. Certo, lo squilibrio in tutti gli indicatori socio-economici tra Roma e il resto della regione è evidente, come nella rappresentanza politico-istituzionale. Ma è quella della secessione l'unica via percorribile per ottenere un riequilibrio della spesa e maggior attenzione da parte di Roma? E' la creazione della ventunesima o addirittura della ventiduesima regione una buona idea?

    Iannarilli e Cusani, in realtà, se da un lato hanno descritto in modo didascalico e numericamente giustificato cosa non va, dall'altro non hanno offerto alcuna spiegazione su come una nuova regione senza Roma potrebbe assicurare ai loro territori uno sviluppo maggiore e più equilibrato, un modello di governo migliore e più attento alle esigenze dei cittadini. Si vogliono più posti, più prebende, più risorse magari utili per ingrassare le proprie clientele: la ventunesima regione vuol dire questo e null'altro, nonostante gli alti proclami. Nei fatti, la classe politica locale (soprattutto quella di Latina, dove il PdL non è mai nato) si è puntualmente dimostrata assolutamente incapace di incidere, di elaborare iniziative su scala regionale: di pensare in modo integrato e non per compartimenti stagni, in un infinito gioco a somma zero in cui le risorse non si producono ma si spartiscono. A fronte di questa inadeguatezza, soprattutto, non si cerca di migliorare ad esempio la qualità della classe dirigente adottando quei necessari meccanismi meritocratici di selezione oggi del tutto assenti: ma si demonizza il presidente regionale di turno – prima Marrazzo, adesso la Polverini – e addirittura ci si rintana nel proprio orticello pur di evitare il confronto con il mondo esterno. Una scelta irresponsabile: perché nel mondo globale, fatto di flussi e interconnessioni, l'autarchia (con risorse limitate a disposizione) equivale al suicidio collettivo. Un prezzo troppo elevato da pagare: che qualche posto di lavoro in più per i politici locali – e per i loro clienti da piazzare nel nuovo apparato amministrativo – non può di certo giustificare.

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. Bell'articolo Giuse'

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. k

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    A me non me piace.
    Quello che bisognava dire è che c'è una secessione vera che bisognerebbe fare perché è vitale, ed è quella del Nord della provincia di Latina dal suo Sud - da Terracina al Garigliano - che dovrebbe tornare alla Campania, come è sempre stato per omnia saecula saeculorum dal IX secolo d.C. fino al 1934.

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. Non è una posizione un po' leghista sor K?

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. SCa

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    Intanto sembra che la provincia di Rieti, con la prossima manovra da 24 miliardi, sparirà.

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. zanoni

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    Quello che bisognava dire è che c'è una secessione vera che bisognerebbe fare perché è vitale, ed è quella del Nord della provincia di Latina dal suo Sud - da Terracina al Garigliano - che dovrebbe tornare alla Campania, come è sempre stato per omnia saecula saeculorum dal IX secolo d.C. fino al 1934.

    Vabbe', io ho commentato la proposta esistente. Poi quegli altri non e' che puoi cacciarli via. O fai un'altra Provincia 'Latina Nord', lasciando loro liberi di autonomizzarsi o di fondersi con chi vogliono; o ci fondiamo noi del 'Lazio Nord' con Roma.

    Il tema pero' e' interessante e andrebbe approfondito. Perche' non organizziamo un incontro pubblico con Limes? Oppure perche' non scriviamo un bel saggio sempre per Limes?

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. La provincia di Rieti sparirà? Sei sicuro Sca?

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. zanoni

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    La provincia di Rieti sparirà?

    Non si e' capito, pare abbiano smentito. Che poi, bisogna essere davvero STUPIDI per decidere quali province abolire in base esclusivamente a un parametro VARIABILE (la popolazione). Innanzitutto, devi fissare un limite del tutto arbitrariamente (come si fa a stabilire, se non A CAZZO, sotto quale soglia una provincia diventa 'inutile'?); e poi, se qualcuno che hai abolito oggi domani ripassa il limite, che fai l'istituisci di nuovo? E se domani invece qualcuno che hai salvato cala? Chi prende iniziative del genere neanche un condominio dovrebbe amministrare...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. rindindin

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    eliminerei non solo la provincia di Rieti...

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. La provincia di Rieti, invece, la difenderei a spada tratta. O meglio, anche quella dividerei in due: da una parte il reatino, che può pure tranquillamente sparire, e dall'altra la Sabina, che la farei diventare, quella si, provincia. Con Cantalupo come capoluogo. Poi vedi tu quello che ti combinano Riccardo, Fabrizio, Serena ed Elisa e tutti i nostri amici

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. k

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    Ma non state a parla' male de Rieti, voi non avete idea di come si mangia a Rieti e di come si spende poco e di quanto è carina la città e tutti i paesi, le montagne, i laghi fatti dal Duce e tutto quanto. E poi Cencelli - il nostro pater patriae - era reatino, Magliano Sabina. Mandiamo affanculo il Sud Pontino, che lì sì che c'è da guadagnà. Rieti tenèmocelo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. zanoni

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    Enno', pare che questa follia sia ben reale: a morte le province, quelle con pochi abitanti! Che davvero non riesco a capire perche' una provincia con 210mila abitanti e' inutile e una con 230mila e' utilissima. Ma che razza di ragionamento e'?

    Che poi, gl'hanno anche detto: mo' sceglietevi dove volete andare, con quale altra provincia. Ma chi e' che deve decidere? In base a cosa? Devono fare un referendum? E se uno volesse cambiare direttamente regione?

    L'opportunita' di un incontro geopolitico a questo punto e' ancora maggiore: magari qualcuno che mi da' retta lo trovo...

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. k

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    Oggi ho scritto questa cosa e l'ho mandata ai giornali locali. Mo' vediamo che ne fanno.

    LETTERA APERTA AL SENATORE FAZZONE
    (Dall’affaire Nexans ai politici di Latina)

    Egregio senatore Fazzone,
    oramai lo sanno tutti che a Latina non si muove foglia che Lei non voglia: lo so io, lo sa Lei e lo sa tutta Italia, a cui la stampa nazionale lo ha giustamente fatto sapere. Lei qui decreta quando e come vuole, decide la vita e la morte d’una giunta e d’un consiglio comunale, Lei li fa e poi li disfa, come si suole dire. “Andate dal notaio e dimettetevi!”. E quelli obbediscono all’istante. Non solo i suoi, ma pure quelli dell’opposizione, che mentre il capo loro, Bersani, a livello nazionale cercava la sponda con Fini e coi finiani, loro qua la sponda la facevano con Lei che è di Berlusconi e che i finiani li stava squartando (roba che davvero dal barbiere la gente si chiedeva in quei giorni: “Ma quanto gli avrà dato ai Pd, Fazzone?”). Ora – dopo averli tutti dimessi – ora i giornali dicono che Lei sarebbe giustamente indaffarato a ricercare per noi il nuovo sindaco di Latina. E’ difatti Lei che deciderà il nome del nostro primo cittadino. Senza la Sua benedizione, non lo potrebbe fare nemmeno Barak Obama. E allora tutti lì in processione da Lei a dirle: “Fammelo fare a me, che sarò il meglio servitore tuo”.
    Ora però lei capisce – senatore Fazzone – che per il pur umile cittadino di una communitas di 120mila abitanti fondata dal nulla e dalle acque dai propri diretti genitori, è un po’ umiliante doversi sentire sotto il protettorato di qualcuno che abita in un altro paese e ben più piccolo. Non è bello – mi creda – doversi sobbarcare sulle spalle il peso d’un sindaco finto, che non sarà mai il sindaco vero che risponde alla comunità che lo ha eletto ma una specie di viceré o governatore, che per ogni piccola questione dovrà venire a chiedere il beneplacito a Lei in quel di Fondi. Abbia pazienza, senatore Fazzone, ma questa cosa nel XXI secolo è oscena sia per noi che per Lei.
    E allora a questo punto io avrei un’idea e una proposta: ma perché non si candida direttamente Lei a sindaco di Latina? Viene qua, prende i voti – magari ci si trasferisce pure, prende casa, magari solo dal lunedì al venerdì – però affronta le questioni e le decide in pieno imperium e soprattutto in piena competenza. Io sarò sempre oppositore suo, ma le prometto che sarò oppositore onesto e costruttivo. Pure a me conviene che Lei divenga sindaco effettivo e non m’imponga invece un imbecille per procura, un re travicello. Almeno verrò da Lei e le dirò: “Voglio più eucalypti sulle fasce frangivento, rivoglio la ciclabilità da e per Latina da ogni Borgo, voglio un nuovo Prg”, e Lei mi dirà “Questo sì e questo no”. Ma almeno saprò che quando ha detto sì o no, quella è la parola del sindaco di Latina e non d’un pupazzo di legno, che dovrà venirLa a cercare ogni volta, per poter decidere. Sempre poi come la trova quel giorno, e non sia mai che cambi pure idea quando quello è ripartito. Ma che si può fare questa storia – senato’ – che mentre quello magari già sta al Frasso, Lei lo richiama al telefonino: “No, ciò ripensato”? Si candidi Lei e finiamo la questione. Venga a fare di persona il sindaco a Latina e non ne parliamo più.
    Intanto però, senatore Fazzone, c’è un’urgenza che preme e che tutti quegli altri – è un ceto politico, il nostro, in cui purtroppo, come sa, non abbonda il Q.i. – non sembrano avere affrontato nel modo giusto, ed è la questione della Nexans.
    Lei dirà che è solo l’ultima delle decine e decine di fabbriche, con migliaia e migliaia di lavoratori, che negli anni questo ceto politico ha visto chiudere senza saperne difendere nessuna. Tutte le hanno lasciate morire. Battendosi il petto, facendo la faccia triste davanti ai lavoratori e sciacquandosi la bocca con gli “ammortizzatori sociali”. Ma senza riuscire a inventarsi un’idea sola per sapersene davvero difendere qualcuna. E così stanno facendo per la Nexans, l’ex Fulgorcavi di Latina-Borgo Piave, una delle prime fabbriche dell’Agro Pontino.
    Senatore Fazzone, la Nexans si può salvare. Non sta scritto da nessuna parte che deve morire per forza. Si può salvare solo se Lei lo vuole. Basta che Lei vada – se il livello dei suoi rapporti non sono solo millantazioni – basta che lei vada da Berlusconi e gli chieda di chiamare Sarkozy. E’ vero o non è vero – come dicono tutti i giornali – che il governo italiano, avendo appena deciso il ritorno al nucleare, ha deciso di farlo in partenariato con la Francia, firmando tanto d’accordi Berlusconi-Sarkozy? E in questo nucleare francese – in cui noi entriamo mettendo i soldi – non ci stanno tutti gli champions nazionali del capitalismo francese, a partire dall’Alcatel che è la stessa casa-madre della multinazionale Nexans che fa i cavi in tutto il mondo, compresi Battipaglia e Latina-Borgo Piave? Sono gli stessi. Sono sempre loro. E allora Berlusconi chiamasse Sarkozy e gli dicesse: “Ma che partenariato è? Io faccio insieme a te il nucleare, e intanto tu mi chiudi la Nexans a Borgo Piave? Le centrali nucleari servono per fare la corrente, ma i cavi servono per trasportarla. Valla a chiudere in tutto il mondo allora, valla a chiudere dove ti pare, ma Latina-Borgo Piave non si tocca”.
    Questo gli deve dire, senatore Fazzone, perché se lei è un guappo vero e non un guappo di cartone – buono solo a muoversi coi pupazzi nostri e con Striscia la notizia – lei ci deve salvare la Nexans. E’ un’operazione che si può fare, non è un’operazione impossibile (Lei pensi solo se fra tre anni ci tocca riciucciarci una nuova centrale nucleare, mentre intanto adesso gli lasciamo chiudere tranquillamente la fabbrica di cavi elettrici lì vicino, stesso padrone, stessi soldi misti, nostri e francesi: noi le spese – i disoccupati e le fabbriche chiuse – e loro i guadagni. Lei pensi che figura da baluba, da selvaggi che freghi con le collanine di vetro). Ed è un’operazione che solo Lei – verificata oramai la nullità di tutti gli altri zimbelli in campo – solo Lei può fare. La faccia, senatore Fazzone: salvi la Nexans e poi venga a fare il sindaco di Latina. Meglio il Diavolo in persona – in fin dei conti – che un suo sottoposto meschinetto e pasticcione. Ma intanto salvi la Nexans, se è davvero Quello che dicono.
    Se invece è solo di cartone e la Nexans muore, che il dio Eucalypto la strafulmini ogni volta che si impiccia di Latina: “Che t’impicci a fa’, se quando serve non conti un cazzo?”

    (a.p. - 27 maggio 2010)

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. su latina24ore.it è già uscita.

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. cameriere

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    Membro

    gran bel pezzo.
    c'è dentro tutto.

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. big one

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    Membro

    ancora poco e gliene cantava quattro!

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. Grande coraggio, analisi lucida. Quello, Fazzone intendo, strabuzzerà gli occhi. Forse è la prima volta che qualcuno di Latina gli si rivolge in questa maniera.

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. tataka

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    Membro

    Bellissima. Il grido orgoglioso e fiero non solo degli operai della Nexans, ma di tutti quelli lasciati ingiustamente a casa in questi anni. Grazie di cuore, anche a nome di mio padre, dipendente di un'altra realtà in bilico.

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. k

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    Membro

    Solo metà del mio dovere.

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. Speriamo che l'altra la faccia Fazzone...

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. rindindin

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    Membro

    già

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. zanoni

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    Membro

    Se invece è solo di cartone e la Nexans muore, che il dio Eucalypto la strafulmini ogni volta che si impiccia di Latina: “Che t’impicci a fa’, se quando serve non conti un cazzo?”

    ahahahahahah

    questa e' davvero divertente! ma che Fazzone non conti un cazzo, al di fuori di un'area geografica assai limitata, mi e' sempre sembrato piuttosto evidente (ancora sto ridendo quando ne venne proposta - un anno fa - la candidatura alla guida della regione dal pittoresco direttore di un quotidiano locale)...

    Pubblicato 14 anni fa #

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