Ci sto a prende gusto anche io: appena inviato a Latina Oggi (preferisco mandarlo solo a loro, in caso non lo pubblichino passo agli altri). Pensavo: ma perche' non facciamo un bel blog fasciocomunista in cui raccogliere articoli, riflessioni, commenti e quant'altro (proposte serie, fregnacce escluse) nell'anno che ci separa dalle elezioni? Su tutti i temi, ovviamente. Torquema', tu che ne dici?
Latina – Fondazione Palazzo della Cultura
Giuseppe Mancini, 30 maggio 2010
Evviva il commissario Nardone! Con ardita e fulminea decisione ha cancellato, d'un sol tratto, uno dei simboli più sfacciati della costosa incapacità dell'amministrazione Zaccheo: il carrozzone chiamato Fondazione Palazzo della Cultura. Nardone ha avuto coraggio. Perché avrebbe potuto provare a tappare i buchi – anche se troppi ce n'erano – e riservare la decisione finale al sindaco che verrà. Ha invece agito per il bene della città, consegnando alla storia e alle critiche di questi giorni – impietose ma tutte meritate – un progetto folle fin dalla nascita: una fondazione di partecipazione con un solo partecipante (il Comune di Latina), per di più invasa dalla politica.
Un ente in cui infatti abbondavano i posti da spartirsi, tra consiglio d'amministrazione e consiglio dei fondatori – al plurale, anche se il fondatore era solo uno. Ma prima di imbarcarsi in quest'avventura, un amministratore dotato di un minimo di buon senso non avrebbe dovuto assicurarsi la presenza di altri soggetti? Provincia, Regione, privati. Perché è a questo che servono le fondazioni di partecipazione: a facilitare una gestione virtuosa attraverso la collaborazione di enti pubblici e privati, coinvolti a pieno titolo e non solo come sponsor da qualche migliaio di euro. Invece no, avanti tutta. A testa bassa. Senza partecipanti, con molte poltrone. Poltrone che, soprattutto, sono state con poche eccezioni assegnate a politici e politicanti, in base a criteri lottizzanti. Perché se l'ottica fosse stata diversa, se ruoli e incarichi fossero stati decisi in base alle competenze culturali e non a logiche di partito, chi mai avrebbe fatto guidare la Fondazione al Galardo di turno? Non aveva abbastanza da fare Galardo, tra professione medica, assessorati e vicepresidenza? E c'è qualcuno che può indicare una sola idea di rilevanza culturale da lui partorita? Per non parlare del Pd: critico oppositore di facciata, che quando ha avuto modo di designare un consigliere d'amministrazione ha pensato bene di optare non per un uomo di cultura – non mancherebbero, senza far nomi – ma per un impiegato di banca. Tutti uguali, ugualmente rapaci.
Eppure Barbareschi qualcosa di buono l'ha fatto: cartelloni di livello assoluto, uno spettacolo prodotto (“Il sogno del Principe di Salina”, non eccelso ma comunque programmato in tutti i migliori teatri italiani), qualche dibattito culturale di alto profilo, insieme alla danza e al teatro amatoriale. I costi si sono però rivelati al di fuori della portata del solo Comune, i soci e i soldi che il sindaco avrebbe promesso non si sono mai materializzati. La lite furiosa con Barbareschi ha allora offerto una via d'uscita su un piatto d'argento: ripensare tutto, ricominciare da capo, ricostruire in un'ottica diversa. E invece no, avanti tutta. A testa bassa. Con una scelta particolarmente infelice, Maurizio Costanzo: che a Latina ha dedicato una fugace comparsata e nient'altro, che i costi li ha fatti aumentare, che ha imposto gli spettacoli da lui controllati (“Amici” della moglie inclusi), che non ha prodotto un bel niente, che ha piazzato una sua collaboratrice a far promozione.
Faccia allora di più, commissario Nardone. Renda pubblici e ben visibili i compensi percepiti, in questi anni, da amministratori, fondatori, dirigenti, addetti stampa e imbucati vari: così conosceremo non solo chi i debiti li ha fatti ma anche chi ne ha beneficiato. Anzi, faccia ancora di più, commissario Nardone. Dopo la Fondazione cancelli qualcos'altro, qualche altro scempio: con la penna o anche con le ruspe. Indìca una pubblica assemblea, i cittadini potrebbero fornirle qualche utile suggerimento. Comincio io: l'Infopoint di Latina scalo, meglio noto come Tieropoint dal nome del suo supponente ideatore. Un monumento allo sperpero di denaro pubblico: perfettamente inutile e perennemente vuoto, destinato a turisti che non ci sono e che a Latina avrebbero poco o nulla da fare (è rimasto negli annali il concerto a Sabotino, voluto dallo stesso Tiero, con un solo distratto spettatore). Un orrido acquario di vetro e cemento che deturpa la stazione di Angiolo Mazzoni, monumento autentico. Uno schiaffo al contribuente, alla cultura, al buon gusto, al buon senso, alla dignità di una città intera. Ma basterebbero una ruspa e qualche camion, per spazzarlo via. Ci pensi, commissario Nardone: Latina sarebbe tutta con lei.