Anonima scrittori

Forum Anonimascrittori » Anonima Scrittori

COSA HO SCRITTO OGGI

(768 articoli)
  1. Woltaired

    offline
    Membro

    Ieri sera ho digitato le ultime parole del libro che avevo cominciato a scrivere quindici giorni fa.
    Non so esattamente cosa ho scritto, ma era lì che premeva, quasi una polluzione adolescenziale.

    Ora, siccome, completo, sarebbe il terzo e il primo qualche no l'ha ricevuto (una dozzina per ora), mentre il secondo ancora non ha avuto riscontro dall'unico editore a cui l'ho mandato, beh... adesso devo partire un paio di giorni per una cosa mia, ma lunedì, occhio a voi editors!

    Ho intenzione di diventare simpatico come una fiacca al piede durante una marcia forzata, come un esercito di piattole la prima sera in cui il desiderio più desiderato dal vostro cuore vi invita a dormire a casa sua, come una muffa aggressiva sul vostro dolce preferito.

    O mi pubblicate o m'uccidete.
    -Sancho, prode scudiero, sella il ronzino!-

    Pubblicato 12 anni fa #
  2. 'Sto Minosse non perdona. Guarda questo come sta.

    Pubblicato 12 anni fa #
  3. Woltaired

    offline
    Membro

    Qui non c'è minosse. In valle fa fresco e dormo con la trapunta.

    -Sancho, dammi la lancia c'è un villico a difesa del mulino, ora lo trafiggo!-

    Pubblicato 12 anni fa #
  4. sensi da trento

    offline
    Membro

    Sto Minosse non perdona. Guarda questo come sta.

    «Perché pur gride?
    Non impedir lo suo fatal andare:
    vuolsi così colà, dove si puote
    ciò che si vuole; e più non dimandare.»

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. Woltaired

    offline
    Membro

    -Sancho, c'è un messere col nasone ed erbe per lenticchie attorno al capo. Sostiene che la sua Bea sia più gentile della mia doce Dulcinea. Arma la mia mano e andiamo!-

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. Dove? Per fratte?

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. k

    offline
    Membro

    In bocca al lupo, Wolt.
    Che le stelle siano con te e con il tuo libro.
    E in culo agli invidiosi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. llux

    offline
    Membro

    Vai, e non fare prigionieri. Pure Bassoli, se ti ci trovi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. leon8oo3

    offline
    Membro

    IL SENSO DELLA VITA

    Era estate. Una mattina calda di estate di quelle che tagliano le gambe appena ti svegli: che ti dicono "oggi stai a casa, non fare nulla, vai al mare, non ti muovere". Solo che io, in quella calda mattina di estate, mi dovevo muovere e pure molto. Dovevo andare a Roma con il treno, un treno che sarebbe stato caldo e,nonostante l'estate, affollato. Perché le persone non possono ascoltare la voce delle stagioni il più delle volte. Non possono percorre i cammini più comodi e consigliati e quindi, capita non di rado, che debbano andare tutti insieme, contro la corrente del tempo e dei desideri e remare, con grande fatica verso una meta irta di piccoli, grandi ostacoli. Era estate come dicevo e faceva caldo, ma non bastava. Carica come ero da borse e borsine, mi rammaricavo delle mie scarse forze, già rimaneggiate dal caldo, dal sonno e la nostalgia di desideri lontani. Desideri che tremolavano come le immagini sulla strada calda e mi portavano con la mente in una spiaggia tranquilla e l'ombra sugli occhi. E invece, lenta e carica di valige, mi incamminavo verso la stazione. La nostra stazione è una piccola macchia di cemento e pietra in un orizzonte di alberi stanchi e di prati bruciati dal sole. Guardando attraverso le colonne si vedono i treni che vanno e vengono come muli rassegnati e prossimi al tracollo fisico e morale. Quando il vento ti sfiora, porta con sé i suoni della stazione che si risveglia per pochi attimi di frenesia e poi si riassopisce come un drago sazio dopo essersi divorato l'ennesimo cavaliere. Il rombo della gente che dilaga brevemente avanti e indietro, il suono dei "cavalli di ferro" e la voce metallica e svogliata del controllo della stazione che per lo più annuncia ritardi, arrivi e partenze. Ma sopratutto ritardi. Mentre carica di borse e scarica di voglia mi incamminavo verso la stazione non potevo fare a meno di provare a distrarmi con grandi pensieri: "allora è questo il senso della vita-pensai-un faticare ossequioso e riverente per raggiungere modesti scopi". Mi passò di fianco una grossa macchina scura, una di quelle così grandi da sembrare camper in gita con i vetri oscurati e la voglia, celata dal para-vacche anteriore cromato, di fare a pezzi proprio una mucca, ma con eleganza tutta urbana. In pochi istanti -questa è una storia di pochi istanti- l'auto raggiunse la stazione e una ragazzina, più o meno della mia età, elegante e rapida, scomparve all'interno di essa con una piccola valigetta al suo seguito. "Il senso della vita-sentenziai mentre osservavo arsa d'invidia la facilità dei gesti di quella ragazza- è un continuo confronto, dove alcuni partono vincitori e altri forse potranno arrendersi senza annegare nel disonore". Troppo pessimista lo so, ma sotto il sole di luglio, feroce come due soli d'agosto, carica e scoraggiata dalla lunga distanza finisce che non ci riconosce più. Ecco allora che nel cercare di riprendermi da questo pessimismo cosmico dove io ero relegata sempre nel peggiore dei mondi possibili, la mano del vento si muove commossa verso di me, insinuandosi nelle maniche e scomponendo con leggiadria i capelli, placido, come una benedizione. Lo si sentiva proprio dove ce n'era bisogno, nella schiena, nelle gambe, bel collo umido di stanchezza. Una fredda e salvifica carezza. Assaporo quel dolce brivido e penso "il senso della vita è fatica, ma anche gioia". mentre lo penso ecco che insieme al grazioso vento mi sovviene la sgradevole voce gracchiante dell'altoparlante della stazione: "il treno per Roma delle 9:26 è in arrivo sul binario uno". Si ripeteva un paio di volte, ma io non sentivo perché stavo tutta in sollievo per il regalo di Eolo. Poi mi rendo conto. Il mio treno, misteriosamente e malauguratamente in orario, si avvicinava minacciando di andarsene senza di me. Non uno né cinque minuti di ritardo. Manco fosse un treno svizzero si presentava proprio dove doveva essere nel momento in cui doveva arrivare e io invece ero come un normale treno italiano: in ritardo e sfiancato. Il fragore dei vagoni che scivolano stridendo sui binari, la gente che si avvicinava, le ruote delle valige che si spostano tutte insieme, il risveglio della bestia dormiente e io, sono lontana. Troppo lontana per arrivare. "il senso della vita- incido queste frasi nella coda di un pensiero rapido- è non arrivare" e con questa sentenza nella mente cominciai a correre. Nonostante il caldo, nonostante il desiderio di resa, nonostante il treno fosse già fermo e stesse accogliendo gli altri viaggiatori e io non potessi arrivare in nessuno caso. Ma la mia ormai era una corsa calda, di quelle che non si fermano se no bruci, di quelle che i polmoni sembrano di vetro e tagliano ad ogni respiro, che le gambe sembrano scrollarsi di dosso il peso del mondo, e correvo, con la spalla che implorava pietà martoriata dal rimbalzo della borsa, simile ad un sadico torturatore. Uno scatto lungo, tortuoso che annullava il pensiero e che continuava nonostante il treno avesse ripreso la sua marcia e scorresse davanti ai miei occhi pigramente ma inesorabilmente. Supero la stazione schivando i passanti, saltando ostacoli con le gambe che ormai si sono adattate al passo, reattive, dinamiche come quelle di una cacciatrice; una cacciatrice di treni in corsa, una cacciatrice di draghi stridenti e troppo puntuali per essere afferrati. E quello, il treno, se ne va, scorre finestra dopo finestra, porta dopo porta davanti ai miei occhi. Ormai ha preso velocità, non lo recupero più. Il suono di aria e metallo che sentenzia la chiusura delle porte automatiche pone fine alle mie speranze, e anche l'ultimo vagone, sta per scorrermi davanti. Un miracolo, uno di quelli che capitano a volte e che sentenziano drammi e fortune. L'ultima porta è aperta, guasta e tentennate accenna a chiudersi ma rimane bloccata. Io salto pensando a come poteva finire in quel momento: come potevo finire sui giornali come una incosciente che salta sui treni in corsa e finisce spalmata come la marmellata su una fetta di pane nel cemento ruvido e scontroso, caduta nel mio sciocco assalto, mica in guerra. Invece salto in quel momento, in una porta che non doveva essere aperta, in un treno che ormai era partito non più disponibile ad accogliermi. Lo assalto letteralmente contro la sua volontà e mi trovo sul pavimento del treno,da sola, con un sorriso arcigno e predatorio sul volto. "Il senso della vita è lavorare per ciò che non potresti ottenere e sperare che una porta resti miracolosamente aperta". E il treno si infilo dentro un orizzonte caldo e rarefatto, di un mattino d'estate.

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. llux

    offline
    Membro

    Bello Leon, bravo

    Pubblicato 12 anni fa #
  11. leon8oo3

    offline
    Membro

    Gracias...

    Pubblicato 12 anni fa #
  12. A.

    offline
    Moderatore

    Bel pezzo Leon

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. Così così. Puoi fare meglio. Sei così incisivo nei pezzi giornalistici...

    Pubblicato 12 anni fa #
  14. SCa

    offline
    Membro

    Non è male. Forse da limare un po', magari mettendolo di là, sull'arcipelago.

    Forse un senso della vita è proprio prendere e perdere treni, solo che quando li perdi è per sempre; prenderli al volo sono cose da sogni e racconti, per la cronaca ci finisci sotto.

    Pubblicato 12 anni fa #
  15. k

    offline
    Membro

    Sì, ha ragione Sca e forse il racconto è fortemente diseducativo: quando perdi i treni, li perdi e basta, se gli corri dietro puoi solo inciampare e finirgli sotto. Forse, inoltre, era proprio un segno del cielo: non era quello, evidentemente, il treno per te. Fermati e aspetta: un altro treno passerà.
    Saper aspettare, in fin dei conti, è la virtù dei forti.

    Pubblicato 12 anni fa #
  16. A.

    offline
    Moderatore

    Ma i treni che perdi sono quelli che non vedi come treni per te. Cioè: un treno non si perde mai rendendosene conto, mentre lo perdi. Magari après coup. Magari.

    Pubblicato 12 anni fa #
  17. k

    offline
    Membro

    Giuro che non ciò capito un cazzo.

    Ma allora cià raggione Sensi:
    lei non sta bene in questo periodo.

    Oppure non sto bene io.

    Pubblicato 12 anni fa #
  18. llux

    offline
    Membro

    A me è piaciuto proprio per questo, perché nella realtà non accade mai di prendere treni in quel modo, né in senso letterale né in senso figurato.

    Pubblicato 12 anni fa #
  19. leon8oo3

    offline
    Membro

    Grazie per i commenti. Posso solo aggiungere che questo racconto l'ho scritto dopo aver preso un treno in quel modo. Semplicemente a volte non si può aspettare, non te lo puoi permettere, almeno, a volte è capitato a me. In effetti la cosa migliore sarebbe non insistere, perché si rischia di diventare imbarazzanti. Ceciclia Gatto Trocchi ci fa notare come la magia non abbia mai cercato di sostituire il lavoro nella storia, almeno non sempre. Ma si sia sempre concentrata sopratutto sull'imponderabile. Sulla pioggia, per i contadini, per esempio, che mai o raramente si sono sognati di sostituire con la magia la tecnica. Hanno sempre lavorato, hanno arato, hanno costruito. Poi, quando tutto era fatto, cercavano l'aiuto del divino (a alcuni lo fanno ancora) per la pioggia, per il tempo, per la luce. Volevo dire che se non lotti per cogliere un miracolo, non ci arriverai mai, anche se quello succede. Poi vai a capire i motivi che fanno piovere o che lasciano aperte le porte dei treni in corsa. Ma senza il lavoro l pioggia sarebbe stata terra bagnata, e senza la corsa solo una porta chiusa in ritardo. Quello era il treno mio.

    Pubblicato 12 anni fa #
  20. k

    offline
    Membro

    a volte non si può aspettare, non te lo puoi permettere

    e se non te lo puoi permettere parti prima da casa, vaffanculo, perché sei partito tardi? Te lo ha ordinato il dottore? No, tu parti tardi, te la pigli comoda, non pensi alle conseguenze dei tuoi atti, poi ti metti pure a correre appresso ai treni e pigliarli al volo, col rischio d'ammazzarti tu e di rompere i coglioni a tutti quei poveracci che invece s'erano alzati per tempo per prendere quel treno, e invece per colpa tua debbono perdere adesso chissà quante ore adesso, senza pensare al capotreno, ai macchinisti, al capostazione e a quegli altri poveracci che debbono venire a raccogliere i tuoi pezzettini sotto quel cazzo di treno.
    Poi, non contento di questo, vieni pure qui a dire "Quanto so' stato bravo! Fatelo pure voi! Tutte le volte che perdete i treni corretegli appresso!". Ma rivada a fare in culo va', caro Leon (mi pare che così espressamente non glielo debbo avere mai detto, ma stavolta - come si dice - me li sta proprio a levà dalle mani! Insiste pure, mannaggia la mignotta). Si vuole suicidare? Vuole fare le prove di coraggio? E si vada a far dare in culo per i cazzi suoi! Perché deve venire a rompere i coglioni a noi, che stavamo già su quel cazzo di treno? Si svegli prima, la mattina. Si chiama "senso di responsabilità". Responsabilità pure "sociale".

    Quello era il treno mio

    No, il treno è suo quando se lo compra. Quello era il treno nostro, compa', che se permette ci eravamo saliti pure prima. Mo' arrivi tu di corsa e il treno è tutto tuo? Provati a farlo a stazione Termini, quando il treno è fermo, però è già tutto occupato e pieno di gente. Provati lì, ad arrivare di corsa e dire: "Ahò, alzateve tutti e fateme sedé a me, perché io me chiamo Montezzemolo e sto cazzo de treno è 'r mio!".

    Pubblicato 12 anni fa #
  21. leon8oo3

    offline
    Membro

    Le sue invettive, maestro, sono sempre straordinarie e un giorno, ma già ora, mi farò vanto di averle ricevute. Ma le voglio fare una domanda. Lei lo accetta un rifiuto? un NO lei lo accetterebbe? e se invece di essermi svegliato tardi fosse stata la vita che si è accorta tardi di me, lei lo accetterebbe il divario temporale? Lei ha scritto libri bellissimi, per farseli pubblicare li ha dovuto mandare e rimandare decine di volte. Ma lei era cosciente del fatto che fossero bellissimi che meritassero, ed ha insistito. E la cosa, oltre alle altre, che ho sempre ammirato di lei. Per tanto mi viene strano pensare che lei, prescindendo dalla storia personale, dica che io mi sono svegliato tardi. Quel treno mio è lo stesso che lei ha preso e che nessuno le voleva fare prendere. Perché a buttarla giù dal treno senza motivo ci sono un sacco di persone. Ma come non me lo sono comprato io che ci salto in corsa attraverso una porta aperta, non se l'è comprato neanche quello che è arrivato prima. Diciamo che burocraticamente ha ragione lei, sul treno ci sta, se lo è meritato. Ma a volte il tempo è diverso...non è solo una questione di treni, io volevo fare una allegoria, e forse non mi è riuscita. Il che vuol dire che la devo riprendere e ricominciare da capo. Sono abituato ad essere cacciato giù dai treni, mi ci ha cacciato la vita. E ho sempre avuto a che fare con persone che ne avevano diritto. Ma se aspetto al diritto, non ce lo avrò mai, a quel livello non ci arrivo. Io devo correre per arrivare alle cose, e se vogliamo dire che mi dovevo svegliare prima le ricordo che io ho cominciato a lavorare a tredici anni. A volte ci si sveglia troppo presto...

    Pubblicato 12 anni fa #
  22. k

    offline
    Membro

    Ancora?
    Saltare in corsa sul treno non è recuperare il tempo o un'occasione persa, è correre altamente il rischio di mandare tutto a puttane. E' una stronzata. E' autodistruzione.
    Altra cosa è mettersi lì e ponderare il da farsi. Ho perso il treno? E ci vado a piedi. O aspetto il prossimo. Oppure faccio l'autostop. Oppure vaffanculo e mi invento un'altra cosa, ma non mi perdo di coraggio e mi costruisco con pazienza una prossima puntata. Senza piangermi addosso possibilmente, ma soprattutto senza giocarmi tutto alla roulette russa.

    Pubblicato 12 anni fa #
  23. GabSan

    offline
    Membro

    A me, che sono di Velletri, se una mattina d'estate mi dice stattene a casa, che ci vai a fare a lavorare, non te muovere, vattene al mare, beh, io, che sono di Velletri, faccio come dice.

    Pubblicato 12 anni fa #
  24. mjolneer

    offline
    Membro

    K ha ragione a inveire su questa faccenda del treno. E' una gran cazzata. Al pari di quelli che si divertono a fare le corride mettendosi in mezzo alle strade trafficate o a fare le gare notturne sulla tangenziale. Parecchi anni fa, quando ero più giovane e forte di adesso, e una 'nticchia più coglione, ho commesso l'idiozia di prendere letteralmente un treno al volo e ho rischiato letteralmente di cadere, eccetera eccetera. Mai più. Adesso non corro mai, se sto in ritardo aspetto il prossimo, anche in senso metaforico.

    Pubblicato 12 anni fa #
  25. leon8oo3

    offline
    Membro

    Sono sinceramente grato a K e a questo forum che fa un analisi seria dei concetti che si vogliono portare avanti nei racconti, e chiedo agli amministratori di aiutarmi, perché io non capisco dove trovare racconti da commentare, da leggere, da analizzare, per quanto modestamente da par mio. Se mi si consiglia un'area del forum o del sito dove vengono raccolti perché io, nel poco tempo che ho avuto a disposizione, non sono riuscito a trovarla, perché non vorrei essere di quelli che scrive solo le cose e poi non partecipa. Voglio dire K, che ho capito quello che mi sta dicendo, so che lei sta parlando in merito alla allegoria presentata nel racconto e non credo che parli letteralmente di treni. Per cui, prendo il suo consiglio come detto da qualcuno che ne ha viste più di me e cercherò di frenare l'impulso, a vedere se c'è una soluzione intermedia, senza commettere l'errore del buon "Gastby" e non trascinare la mia vita come "barche contro corrente, risospinte senza posa nel passato". Alla ricerca di un futuro possibile dove magari un altro treno si può sempre prendere. E ammetterà che le botte di incoscienza, quando non ci ammazzano, e succede a volte, in qualche caso ci fortificano. Educato come sono ad ascoltare chi ne sa più di me accolgo volentieri il consiglio, incamminandomi inoltre a quel sacro indirizzo dove spesso vengo mandato...per lei questo ed altro Maestro

    Pubblicato 12 anni fa #
  26. k

    offline
    Membro

    No no, fermati, non esageriamo. Io non sono maestro di nessuno e comunque non credo proprio di poter essere un buon maestro. Fai quel cazzo che ti pare: buttati sotto i treni, non ti ci buttare, pigliali di petto, costruisciteli tu; ma qualunque cosa decidi di fare sono cazzi tuoi e deciditela tu, non venire poi a dare la colpa a me. A me già mi bastano le mie di colpe, di tutti i treni che ho perso o che ho assaltato o fatto deragliare io. Mi ci mancano solo i treni tuoi, Leon? E vaffanculovà, abbi pazienza. A ognuno i treni suoi.

    (Detto questo, qui deve essere chiaro che il mio giudizio sul tuo racconto non era assolutamente estetico-letterario, ma esclusivamente etico-contenutistico, ossia morale-pedagogico: cose che in letteratura non si dovrebbero mai fare. Vedi che cazzo di maestro?)

    (Io credo che il treno più intelligente della mia vita - sempre se ti può servire, ma a completo piacer tuo senza poi dare alcuna responsabilità a me: a me mi basta solo che tu non ti butti sotto il treno - io lo abbia preso all'età di quarant'anni, quando con moglie e due figli e un libro che avevo scritto ma che nessuno (forse giustamente) voleva, mi sono andato a iscrivere all'università, mi sono messo sotto come un somaro (nel senso di dedizione e fatica) e mi sono laureato in lettere. Le idee, le ambizioni e i sogni hanno bisogno di strumenti - non basta solo la fatica o la volontà - per potersi realizzare).

    Ciao. E svegliati presto domattina. Anzi, va a dormi' adesso direttamente in stazione.

    Pubblicato 12 anni fa #
  27. zaphod

    offline
    Fondatore

    Ciao, Leon, per quel che vale a me il tuo racconto è piaciuto. Fatte salve tutte le riserve etiche avanzate da k e kompagni anonimi. E nonostante sia un tipo di letteratura - la voce narrante che spiega filosofie di vita - che non mi fa impazzire. Però dietro c'è senza dubbio un'urgenza di raccontare che - fatto salvo anche il lavoro di Lima suggerito da Sca - lo giustifica pienamente. Prova ne è anche il dibattito scaturito.
    Riguardo al commento dei racconti propri e altrui. È - direbbero quelli studiati - il core-business del sito Arcipelago Anonima come ti aveva accennato già Sca. Fatti un salto pure di là e vediamo che succede...

    Pubblicato 12 anni fa #
  28. Il racconto l'ho stampato e volevo farlo leggere ieri al laboratorio, ma non c'è stato tempo. Abbiamo ancora un incontro prima della pausa estiva, sono proprio curioso di sollevare questo discorso per allargare al rapporto etica e scrittura.

    Pubblicato 12 anni fa #
  29. zaphod

    offline
    Fondatore

    Ebbravo Faust... ti suggerisco di stamparti pure il dibattito seguente per dare spunti di riflessione.

    Pubblicato 12 anni fa #
  30. Hmmmmmmm...

    Pubblicato 12 anni fa #

Feed RSS per questa discussione

Replica »

Devi aver fatto il login per poter pubblicare articoli.