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Del punto e virgola.

(43 articoli)
  • Avviato 12 anni fa da Faust Cornelius Mob
  • Ultima replica da parte di A.
  1. Alla fine ognuno troverà i suoi lidi e le sue strade.

    L'importante sarà ritrovarsi attorno a un tavolo, di tanto in tanto, e vedere a che punto del tragitto siamo. Davanti a due spaghi, magari.

    Pubblicato 12 anni fa #
  2. big one

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    A proposito di tavola, qualcuno puo' correggermi questo breve passaggio composto da locuzioni alla moda:
    Aspettammo un attimino che si liberasse un tavolo ma ne valse la pena. Il menu' presentava crudo di pesce piuttosto che frutti mare o grigliate di spigole selvagge e quant'altro.

    Pubblicato 12 anni fa #
  3. [/b]Aspettammo un po' prima che si liberasse un tavolo ma ne valse la pena. Il menu' presentava crudo di pesce, frutti mare, grigliate di spigole selvagge e molto altro.

    oppure

    [b]Abbiamo aspettato un attimino avere un tavolo libero ma la cena ha meritato. Nel menù c'erano il crudo di pesce, i frutti di mare, la grigliata di spigola e roba così

    La prima versione, vista dall'ottica del lombardo che sono, tiene conto del fatto che il passato remoto nel parlato praticamente non si usa, se me ne scappa uno mi guardano strano, mentre la seconda versione accentua la coloritura gergale. La tua versione mi sembrava un pelo ibrida, poco da lingua parlata e poco da lingua scritta.

    Pubblicato 12 anni fa #
  4. Woltaired

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    Il pesce crudo lo correggerei con un'emulsione di olio d'oliva ligure, aneto fresco e sesamo nero; per il resto basta un po' di limone: sul cibo e negli occhi di chi dice "un attimino"!

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. L'elenco, invece, mi convince di più come l'ho asciugato io, "piuttosto che" è da persona "studiata", quel colto con un'ombra di ostentazione che va bene se vuoi rendere proprio quel tipo di persona.

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. Woltaired

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    Ma non avrai mica detto sul serio? No, vedo che Faust ti risponde pure...
    A questo punto la metterei così:
    Abbiamo aspettato una cifra, cazzo, poi però era tutto strabuono. C'era il sashimi e anche ostriche, datteri, cannolicchi e cozze. Milena? Eh sì, cazzo, t'ho detto cozze! Oh e poi pure le spigole wild, appena pescate, cazzo giuro, ho visto il sub col fucile, poi hanno arroventato le fiocine e le hanno grigliate. Figa, strabello.

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. A.

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    no, "un attimino" no, ve prego.

    Ps. Faust, quando vuoi, per i due spaghi con Amarone. Ci sta credo anche Sensi e Alberto da Trento. Organizziamo

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. A.

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    altro esempio di punto e vigola. E un periodo che ha due interruzioni con due punti. Libro troppo ingiustamente dimenticato. Che lessi a scuola.

    Uno dopo l'altro gli sportelli dei vagoni sono chiusi con impeto; forse, pensa un viaggiatore fantastico, dal ferreo destino che, ormai senza rimedio, porterà via lui e i suoi compagni nelle tenebre. La locomotiva fischia, colpi violenti scoppiano di vagone in vagone sino all'ultimo: il convoglio va lentamente sotto l'ampia tettoia, esce dalla luce dei fanali nell'ombra della notte, dai confusi rumori della grande città nel silenzio delle campagne addormentate: si svolge sbuffando, mostruoso serpente, tra il laberinto delle rotaie, sinché, trovata la via, precipita per quella ed urla, tutto battiti dal capo alla coda, tutto un tumulto di polsi viventi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. A., mi faccio dare le card degli show di novembre e ti dico quando sono libero.

    Wolt, la gente parla male, io e te magari no ma la gente parla male, fattene una ragione. E comunque io l'avrei scritta come il primo dei miei due esempi, poi il grassetto ha grassettato per cazzi suoi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. big one

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    Non volevo essere preso sul serio. E' chiaro che i pochi capelli e i baffi ormai ingrigiti mi danno un ruolo di rispetto che non merito.
    In realtà volevo solo porre l'accento sull'uso del termine "attimino" (il limone negli occhi mi sembra un ottimo castigo), sul cattivo uso del "piuttosto che", utilizzato come disgiuntiva e non come avversativa (in questo caso, negli occhi, preferirei spruzzare dello spray al peperoncino " piuttosto che" del limone) e sull'abuso del "quant'altro".
    Purtroppo la televisione non fa altro che propagare velocemente il virus di queste brutte e sbagliate locuzioni.
    @ Wolt: anche se amo mangiare il pesce nella maniera più pura possibile, terrò presente la tua salsa.

    Pubblicato 12 anni fa #
  11. k

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    No A, non credo che sia 'ingiustamente'. E' prosa esornativa, che cerca l'effetto. E i due punti comunque non si giustificano - almeno secondo i massimi linguisti di mio riferimento - due volte nella stessa frase.

    Pubblicato 12 anni fa #
  12. A.

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    Non le piace Fogazzaro

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. A.

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    Moderatore

    Accademia della Crusca
    Alcune indicazioni sull'uso della punteggiatura

    La punteggiatura

    «Mentre l’inventario dei grafemi e le regole della loro combinazione è stato abbastanza stabile nel corso dei secoli, lo stesso non si può assolutamente dire per la punteggiatura» (Maraschio 1995), ma, al di là dei cambiamenti storici, ora interessa segnalare alcuni tratti dell’uso e delle norme attuali, ricordando peraltro che la punteggiatura riguarda esclusivamente l’organizzazione sintattica del testo scritto.

    Il punto (anticamente punto fermo, maggiore, stabile, finale o periodo) si usa per indicare una pausa forte che segnali un cambio di argomento o l’aggiunta di informazioni di altro tipo sullo stesso argomento. Si mette in fine di frase o periodo e, se indica uno stacco netto con la frase successiva, dopo il punto si va a capo. Il punto è impiegato anche alla fine delle abbreviazioni (ing., dott.) ed eventualmente al centro di parole contratte (f.lli, gent.mo), ricordando che in una frase che si concluda con una parola abbreviata non si ripete il punto (presero carte, giornali, lettere ecc. Non presero i libri).

    «Non è raro, nello scrivere moderno, l’uso del punto fermo dove una volta si sarebbero messi i due punti o anche il punto e virgola. Su ciò non possono darsi regole fisse: il prudente arbitrio dello scrittore giudicherà in ogni caso quel che convenga meglio» (Malagoli 1905: 133).

    La virgola (detta nel passato anche piccola verga) indica una pausa breve ed è il segno più versatile, «può infatti agire all’interno della proposizione, ma può anche travalicarne i confini e diventare elemento di organizzazione del periodo nella sua funzione di cesura fra le diverse proposizioni» (Biffi 2002).
    -Si usa, o almeno si può usare, la virgola: negli elenchi di nomi o aggettivi, negli incisi (si può omettere, ma se si decide di usarla va sia prima sia dopo l’inciso); dopo un’apposizione o un vocativo e anche prima di quest’ultimo se non è in apertura di frase (Roma, la capitale d’Italia. Non correre, Marco, che cadi). Nel periodo si usa per segnalare frasi coordinate per asindeto (senza congiunzione, es: studiavo poco, non seguivo le lezioni, stavo sempre a spasso, insomma ero davvero svogliato), per separare dalla principale frasi coordinate introdotte da anzi, ma, però, tuttavia e diverse subordinate (relative esplicative, temporali, concessive, ipotetiche, non le completive e le interrogative indirette). Le frasi relative cambiano valore (e senso) a seconda che siano separate o meno con una virgola dalla reggente: gli uomini che credevano in lui lo seguirono cioè ‘lo seguirono solo quelli che credevano in lui’ è una relativa limitativa; gli uomini, che credevano in lui, lo seguirono, ovvero ‘lo seguirono tutti gli uomini perché credevano in lui’, è una relativa esplicativa.
    - La virgola non si mette: tra soggetto e verbo (se altre parole si frappongono tra questi due elementi occorre prestare più attenzione); tra verbo e complemento oggetto; tra il verbo essere e l’aggettivo o il nome che lo accompagni nel predicato nominale; tra un nome e il suo aggettivo.

    Il punto e virgola (punto acuto, punto coma) segnala una pausa intermedia tra il punto e la virgola e il suo uso spesso dipende da una scelta stilistica personale. Si adopera soprattutto fra proposizioni coordinate complesse e fra enumerazioni complesse e serve a indicare un’interruzione sul piano formale ma non sul piano dei contenuti («il capo gli si intorbidò di stanchezza, di sonno; e rimise la decisione all’indomani mattina», A. Fogazzaro, Piccolo mondo moderno).

    I due punti (punto addoppiato, doppio, piccolo) avvertono che ciò che segue chiarisce, dimostra o illustra quanto è stato detto prima. Serianni 1989: I 222 riconosce quattro funzioni dei due punti che sembra utile riprendere: sintattico-argomentativa (si introduce la conseguenza logica o l’effetto di un fatto già illustrato); sintattico-descrittiva (si esplicitano i rapporti di un insieme); appositiva (si presenta una frase con valore di apposizione rispetto alla precedente); segmentatrice (si introduce un discorso diretto in combinazione con virgolette e trattini). I due punti introducono anche un discorso diretto (prima di virgolette o lineetta) o un elenco.

    Il punto interrogativo (punto domandativo, «che con linea sopra capo... ma tortuosa, si segna», A.M. Salvini, Prose toscane, 1735), si usa alla fine delle interrogative dirette, segnala pausa lunga e l’andamento intonativo ascendente della frase.
    Il punto esclamativo (affettuoso, patetico, degli affetti, ammirativo) è impiegato dopo le interiezioni e alla fine di frasi che esprimono stupore, meraviglia o sorpresa; segnala una pausa lunga e l’andamento discendente della frase.
    -I punti esclamativo e interrogativo possono essere usati insieme, soprattutto in testi costruiti su un registro brillante, nei fumetti o nella pubblicità.

    I puntini di sospensione si usano sempre nel numero di tre, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto. In filologia, i puntini, posti fra parentesi quadre, servono a segnalare l’omissione di lettere, parole o frasi di un testo riportato (Malagoli 1912 scriveva: «se indicano un’omissione di lettere in una parola, sono tanti i puntini quante le lettere che mancano»).

    Il trattino può essere di due tipi: lungo si usa al posto delle virgolette dopo i due punti per introdurre un discorso diretto o, in alternativa a virgole e parentesi tonde, si può usare in un inciso; breve serve invece a segnalare un legame tra parole o parti di parole e compare infatti per segnalare che una parola si spezza per andare a capo, per una relazione tra due termini (il legame A-B), per unire una coppia di aggettivi (un trattato politico-commerciale), di sostantivi (la legge-truffa), di nomi propri (l’asse Roma-Berlino), con prefissi o prefissoidi, se sono composti occasionali (per cui il fronte anti-globalizzazione ma l’antifascismo) e infine in parole composte (moto-raduno, socio-linguistica) in cui tendono a prevalere, però, le grafie unite.

    La sbarretta serve a indicare l’alternativa tra due possibilità (scelga il mare e/o la montagna) e nelle date è usata al posto del trattino.

    L’asterisco si usa per un’omissione (nel numero di tre consecutivi: non voglio parlare di quel ***) o in linguistica per segnalare che la parola o la frase non è grammaticalmente corretta o è una forma ricostruita teoricamente ma non attestata.

    Le virgolette possono essere alte (" "), basse o sergenti (« »), semplici o apici (‘ ’). Alte e basse si usano indifferentemente per circoscrivere un discorso diretto o per le citazioni. Possono anche essere usate per prendere le distanze dalle parole che si stanno usando (e nel parlato si dice infatti «tra virgolette»). Possono essere sostituite spesso con il corsivo, che si usa per parole straniere o dialettali usate in un testo italiano e in citazioni brevi. Le virgolette semplici si adoperano più raramente soprattutto per indicare il significato di una parola o di una frase. In generale, sulla stampa la scelta delle virgolette è fortemente determinata dalle singole regole editoriali.

    Le parentesi tonde si usano per gli incisi, in concorrenza con virgole e trattino lungo. Le parentesi quadre servono, ma assai raramente, per segnalare un inciso dentro un altro inciso composto con tonde (quindi al contrario di quanto avviene in matematica le parentesi quadre sono dentro le tonde) oppure racchiudono tre puntini di sospensione per segnalare, come già detto, un’omissione.

    Infine, una raccomandazione sull’incontro tra diversi segni di punteggiatura: eventuali punti esclamativi o interrogativi vanno posti prima del segno di chiusura di parentesi, virgolette o trattino lungo (Con te non parlerò mai più! - urlò fuggendo per le scale), gli altri segni vanno posti dopo la parentesi chiusa: non vi parlerò a vuoto (se avrete la grazia di ascoltarmi), ma vi porterò prove tangibili della mia innocenza. Per le virgolette e il trattino la posizione degli altri segni interpuntivi è meno rigida e può dipendere ancora una volta da singole scelte editoriali. Sul valore di una punteggiatura ben scelta si può concludere citando G. Leopardi, che scriveva nel 1820 a Pietro Giordani: "Io per me, sapendo che la chiarezza è il primo debito dello scrittore, non ho mai lodata l’avarizia de’ segni, e vedo che spesse volte una sola virgola ben messa, dà luce a tutt’un periodo. Oltre che il tedio e la stanchezza del povero lettore che si sfiata a ogni pagina, quando anche non penasse a capire, nuoce ai più begli effetti di qualunque scrittura".

    Per approfondimenti:
    Biffi Marco, Risposta a un quesito, "Crusca per voi", 2002, n. 24 pp. 14-17;
    Castellani Pollidori Ornella, Su una peculiarità interpuntiva dell’uso contemporaneo, "La Crusca per voi", n. 25 ottobre 2002, pp. 5-8;
    Malagoli Giuseppe, Ortoepia e ortografia italiana moderna, Milano, Hoepli, 1912;
    Maraschio Nicoletta, Risposta a un quesito, "Crusca per voi", 1995, n. 10 p. 8;
    Mortara Garavelli Bice, Prontuario di punteggiatura, Roma-Bari, Laterza, 2003;
    Serafini Francesca, Filippo Taricco, Punteggiatura, Milano, Rizzoli, 2001;
    Serianni Luca, Grammatica italiana, Torino, UTET, 1989 (si citano n. capitolo e paragrafo).

    A cura di Mara Marzullo
    Redazione consulenza linguistica
    Accademia della Crusca

    Pubblicato 12 anni fa #

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