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Fare Passato (di Marco Travaglio)

(51 articoli)
  • Avviato 14 anni fa da leon8oo3
  • Ultima replica da parte di Faust Cornelius Mob
  1. leon8oo3

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    Ad alcuni potrebbe interessare questo articolo di Marco Travaglio che espone il perché dovremmo aprire un "credito" morale al nuovo gruppo di Fini and co.

    Farepassato

    Sarebbe facile maramaldeggiare sui finiani di Farefuturo che, a 16 anni e mezzo dalla cacciata di Montanelli dal Giornale che aveva fondato e non voleva trasformare in quel che è diventato, riabilitano il grande Indro. Facile irridere alla scoperta tardiva della vera natura del berlusconismo: un mix di “dossieraggio, ricatti, menzogna per distruggere l’avversario, propaganda stupida e intontita, slogan, signorsì e canzoncine ebeti”. Facile farsi beffe di chi, dal 1994 a oggi, ha scambiato B. per un potenziale “grande politico e statista”, un “leader atipico ma liberale”. Facile ricacciare questa parte della destra italiana nelle fogne del neofascismo da cui molti suoi esponenti provengono. Facile, ma anche ingiusto. Per diversi motivi.
    1) Il brusco distacco, non solo politico ma anche culturale, dal Caimano e dalle sue putride paludi non è roba da voltagabbana a caccia di prebende e poltrone: anzi, se cercassero quelle, i finiani sarebbero rimasti con B., ben protetti dai suoi scudi giudiziari e mediatici, anziché offrire il petto ai suoi killer catodici e a mezzo stampa. Quando uno cambia idea, bisogna sempre controllargli la bottega e verificare se gli conviene o no. Ai finiani non conviene affatto, anzi conveniva restare dov’erano.

    2) L’autocritica, almeno a giudicare dalle parole di Farefuturo, non è una disinvolta operazione di facciata, come quella di tanti che dall’oggi al domani cominciano a dire il contrario di quel che dicevano ieri, con l’aria spocchiosa dei maestri che hanno sempre ragione anche se hanno sempre avuto torto. Farefuturo riscrive il recente passato, confessa un “senso di colpa per non aver capito prima, per non aver saputo e voluto alzare la testa”, riconosce che “oggi che gli editti toccano da vicino, è fin troppo facile cambiare idea” e persino che “ha ragione chi dice: perché non ci avete pensato prima?”, infine ammette che “non c’è una risposta che non contempli un pizzico di vergogna. Un vergogna che, però, non prevede ora il silenzio, il ripetersi di un errore”. Chi parla così merita un’apertura di credito: cioè di essere giudicato non da quel che ha fatto ieri, ma da quel che farà domani (specie in tema di libertà d’informazione e legalità).

    3) I finiani non si limitano a difendere Fini, ora che il killeraggio colpisce lui (troppo comodo), ma hanno il coraggio di ricordare il punto più basso del regime: “Il pensiero corre all’editto contro Biagi, Luttazzi e Santoro”. Citano cioè tre personaggi lontanissimi dal mondo della destra, che nel 2002 subirono insieme al loro pubblico l’affronto più sanguinoso: il divieto di lavorare in tv per averne fatto un “uso criminoso” (lesa maestà), divieto che per Luttazzi perdura tuttora.

    4) L’autocritica non proviene dai killer, tutti rimasti per selezione naturale alla corte di B., ma da chi appunto ha taciuto per troppi anni sui killeraggi, senza osare “alzare la testa”, e ora che lo fa ne assaggia le prime conseguenze.

    5) L’autocritica dei finiani, per quanto tardiva, è comunque in anticipo rispetto a tanti “intellettuali” sedicenti “liberali” e/o “terzisti” che da 16 anni tengono il sacco e fanno da palo a B. paraculeggiando e pompiereggiando con una finta indipendenza che è anche peggio del berlusconismo, perché non ci mette neppure la faccia. Per non parlare dei dirigenti e delle teste d’uovo del centrosinistra “riformista” e della sinistra “radicale” che hanno screditato il valore dell’antiberlusconismo come “demonizzazione” e “giustizialismo”, l’hanno sacrificato sull’altare delle bicamerali, del “dialogo” sulle “riforme condivise”, delle ospitate a Porta a Porta e dei libri Mondadori, non riuscendo o non volendo immaginare una destra diversa da quella abusiva di B. e garantendo lunga vita a B. Oggi dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa una vasta e variopinta compagnia. I finiani, con tutte le loro magagne, lo stanno facendo mentre B. è vivo e potente. D’Alema & C. e il Pompiere della Sera aspettano il referto del medico legale.

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. k

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    Tanto per cominciare e per non lasciarla oltremodo dispiaciuto dal singolare fatto che da tanto tempo oramai che non glielo dicevo, lei deve andare a fare in culo lei ed il suo amico Travaglio. E passiamo alle argomentazioni.

    Lei saprà che in sede storica è ancora tutto da capire se l'avvento del fascismo nel 1922 è imputabile più all'azione violenta delle sue squadracce d'azione, o sia invece ascrivibile tout cours al vuoto di potere determinato prima dal rifiuto delle forze socialiste ad entrare nei governi Giolitti e poi dagli esiti assolutamente inconcludenti del biennio di lotte 1919-21. E' cioè accertato e quindi fuori discussione che le squadre d'azione fasciste arrivarono tirando schioppettate alla gente ed incendiando le camere del lavoro (come dice pure il partigiano O'Johnny), ma si tratta di vedere se tutto questo si sarebbe ugualmente dato - o se, al limite, gli sarebbe stato ugualmente sufficiente per vincere - se questo vuoto di potere non ci fosse stato, se cioè i socialisti fossero stati ben saldi dentro una coalizione di governo che avesse già avviato le riforme, la modernizzazione e la stabilizzazione che il Paese attendeva. Dove cazzo sarebbero andati i fasci - per dirla con il linguaggio nostro - se nel '22 non ci fosse stato il casino che c'era? Casino - se permette - determinato in massima parte dalle azioni e soprattutto dalle omissioni della sinistra.

    Ma veniamo ad oggi e a Mister B., come dice lei.
    Secondo il Travaglio-pensiero che lei riporta, qui gli eroi sarebbero lui - Travaglio - e poi Biagi, Luttazzi e Santoro. Tutti gli altri sono traditori, venduti o - nella migliore delle ipotesi - utili idioti e servi sciocchi del padrone: D'Alema in primis, e poi il Pd riformista, i terzisti, i bicamerali, chi pubblica con Mondadori, i premi strega e l'accidente che lo spacca.
    Ora, come lei capirà, a questo incomparabile genio sfugge un piccolo particolare, e cioè che Berlusconi ha preso i voti. E non è che abbia preso i voti nel senso d'essersi fatto frate, ma nel senso che ogni volta una montagna di gente è andata lì ed ha votato per lui. Non è che per lui ci abbia votato D'Alema, il Pd riformista, i bicamerali o il premio Strega. Per lui ci ha votato il popolo, la gente, e ogni tanto lo hanno votato pure in più della volta precedente. Ora che si doveva fare in democrazia? Bisognava sparargli o andare da una fattucchiera a fargli fare il malocchio perchè gli venisse un bel cancro fulminante? No, bisognava solo cercare di trovare delle soluzioni politiche. Non è che ci fosse - in democrazia - altra strada.
    Quando lui arriva nel 1994 difatti, arriva nel pieno tracollo di quel sistema di potere chiamato "prima repubblica". E la prima repubblica non tracolla solo per Tangentopoli, anzi, tangentopoli non è che l'atto finale, l'ultima e mortale crisi di un processo di entropia e graduale auto-tracollo che la prima repubblica portava dentro di sé già da parecchi anni (anzi, secondo me dal suo nascere, ma su questo prima o poi ci farò un saggio, poichè per me la prima repubblica nasce nel 1948 già gravemente malata, perché nasce tutta quanta sotto lo spirito ancora dello statuto albertino, quasi che i padri fondatori avessero voluto cassare per intero la parentesi fascista tornando sic et simpliciter alla situazione quo ante, riproducendo così di fatto tutte le condizioni di potenziale instabilità che s’erano già appunto manifestate prima del 1922).
    In ogni caso, nel 1994 la prima repubblica implode e il Paese si trova di fronte a un nuovo vuoto istituzionale e a un periodo di transizione in cui occorrerebbe affrontare la costruzione di un nuovo ordine repubblicano. Lei capisce, però, che in una situazione di questo tipo, uno non è che gli interlocutori se li sceglie: "Tu mi piaci e tu invece non mi piaci". In democrazia, gli interlocutori te li dà il popolo che li vota. Se il popolo vota quello, tu devi discutere con quello. E Quello - Berlusconi - ha pigliato i voti. Lei dice, e con lei Travaglio: "Ma quello era un delinquente". Ho capito, però aveva pigliato i voti e in quel vuoto di potere - in quella crisi istituzionale - non c'era un solo appiglio, legge o norma democratica che consentisse a chicchessia, sia in termini formali che di fatto, ossia di rapporti di forza, di potergli dire: "No, tu non ti presenti alle elezioni". Lei che è democratico e i democraticissimi Santoro, Travaglio e chi cazzo le pare a lei, mica avreste voluto per caso che si fosse fatto un colpo di stato per potergli dire: "No, tu non ti presenti" (e poi, anche quando si fosse fatto un colpo di stato o una rivoluzione, lei è proprio sicuro che – al di là delle pur trascurabili vittime – poi avremmo vinto noi? Lei non so se lo sa, ma quando si gioca – ed a qualunque gioco – poi si può pure perdere, non sta scritto da nessuna parte che poi di sicuro vinci tu). Comunque quello c'era sul tappeto e Quello ci siamo trovati, espresso - guarda un po' - da più o meno la metà dell'intero corpo elettorale. Che fare, allora?
    Be', l'unica cosa da fare, allora, fu proprio quella che fece D'Alema, il tentativo cioè di discutere con lui e con le forze che lui rappresentava il modo d'uscita dalla crisi e le modalità e le forme con cui costruire una nuova e seconda repubblica che funzionasse meglio della prima.
    Questo progetto non è andato in porto. Il tavolo è saltato perchè - si dice - lui avesse chiesto una sorta di salvacondotto e D'Alema non avesse potuto darglielo. E allora siamo arrivati – in una concatenazione di fatti a progressione che il Sensi definirebbe geometrica – esattamente al punto in cui siamo siamo adesso: una seconda repubblica democratica efficiente, giusta ed efficace non l'abbiamo costruita, ma abbiamo determinato una sorta di suk levantino in cui lui, che è il boss del suk perchè continua a prendere più voti, fa a colpi di maggioranza quel cazzo che gli pare. Senza regole, lui le regole se le fa, di volta in volta, da solo e per conto suo. E questa repubblica continua così sempre più il suo processo di autoavvitamento degenerativo. Di chi la colpa?
    Secondo lei e Travaglio, la colpa è di D'Alema (e quindi pure mia, che voto Pd e pubblico con Mondadori).
    Secondo me invece la colpa è sua e di Travaglio, e di tutte le teste di cazzo che strillando e starnazzando come galline per i cazzi loro, hanno impedito a D'Alema e a chiunque altro di avviare un processo di riforma democratica e condivisa di questa repubblica. Voi avete sempre strillato: "No! No! No!", e quello allora ha fatto come cazzo gli pareva a lui e come però gli permettevano le leggi e gli ordinamenti vigenti. Questo è il risultato. Dice: "Ma è un tiranno! Adesso è evidente a tutti che lui è un tiranno!". E' vero. Ma la colpa è tua se s'è fatto tiranno, perché sei tu - coi tuoi starnazzamenti e i tuoi "No! No!" - che hai impedito a noi di costruire a monte delle regole ed un ordinamento che impedissero a lui, e a chiunque altro, di farsi poi tiranno. Che volevate da D'Alema invece, che gli organizzasse un attentato? Non mi pare poi tanto democratico.

    Nota a margine su chi pubblica con Mondadori
    Per quanto mi riguarda, l'ho spiegato un sacco di volte: io pubblico con Mondadori (ma anche con Laterza e col Gruppo l'Espresso di Limes) perché gli altri non m'hanno voluto. Mammut collezionò 55 rifiuti da 33 diversi editori. Rizzoli li ha rifiutati più volte i miei libri, e così Feltrinelli, che manco mi risponde al telefono. Che cazzo volete mo' da me? Me li dovevo stampare da solo con il ciclostile i libri miei? E poi abbiate pazienza, io sarei ancora per la dittatura del proletariato, siete voi i liberali, quelli che m'hanno detto che bisogna accettare l'economia di mercato. E allora sto pur'io sul mercato: faccio i libri e li vendo al mercato a chi li vuole. Che cazzo rivolete da me? Quando stavo in fabbrica e facevo i cavi, mica mi siete mai venuti a dire: "No, ti devi licenziare e non devi fare più i cavi perché il padrone tuo non è comunista". Provateci voi ad andare dagli operai della Fiat a dirgli: "Vi dovete licenzia', perché Jaki e Marchionne so' du' fìdenamignotta". Ma sai le botte che vi danno? Mi spiegate allora a chi cazzo li devo vendere - come allora i miei cavi - i miei libri adesso? E in ogni caso - se permette - non sono io che prendo i soldi da Berlusconi per scrivere i miei libri, ma è lui che fa i soldi con i libri miei. Non so se coglie la leggera differenza. Ma anche lei gli dà soldi quando va alla Standa, compra i suoi prodotti o vede Tg5. E' l'economia di mercato, ragazzi, mica l'ho voluta io. Mo' che l'hanno accettata pure i compagni cinesi, l'unico per cui non vale - secondo voi - resto io? Ma andate un po' affanculo, va'. Pure Fidel Castro pubblica con Mondadori!

    Stocazzo de Travaglio poi me fa impazzi': lui e Montanelli non se li sono pigliati per un sacco d'anni i soldi di Berlusconi, fin che gli faceva fare quel cazzo che volevano loro? E loro, o almeno lui badi bene (perché poi Montanelli vendeva anche i libri), lui davvero prendeva i soldi e basta, perchè a quel tempo mi pare che Il Giornale non è che vendesse chissà quante copie, era in perdita e i Berlusconi ci dovevano mettere i soldi loro, per poter pagare lo stipendio a lui. Non è come me, che al limite sono io che pago un po' di stipendio a Berlusconi. Comunque e in ogni caso, pure Travaglio e Montanelli hanno pubblicato con lui. Dice: "Sì, però solo fino a quando non mi sono reso conto che era pericoloso", ossia fino a quando t'ha fatto fare quel cazzo che ti pareva a te. Fino al giorno prima andava tutto bene, eri un giornalista di destra e montanelliano, ti fregava stocazzo delle fabbriche che chiudevano, della classe operaia e di tutta la sinistra. Poi il giorno dopo hai detto: "Eh no, cazzo! Mo' chiunque pubblica con Berlusconi è un fìo de na mignotta!". Ma vaffanculova', a te, Montanelli, Belpoliti e chi cazzo ti pare a te. Mo' volete venire a rompere i coglioni a me, che sono andato a lavorare la prima volta a tredici anni? Ma arivaffanculova', che non hai fatto un giorno solo di lavoro vero in vita tua, quello col sudore della fronte e con i calli nelle mani.
    Comunque anche questo modo di procedere - "Sì vabbe', io pure ho pubblicato per Berlusconi, però appena mi sono accorto che bestia era, subito l'ho mollato" - è forte e di nuovo sintomatico, perché immediatamente dopo arriva la fatwà: "E chiunque non l'ha mollato appena l'ho mollato io, è evidente che è un servo ed un venduto".
    Lei ha capito? Questo è come la nostra Magda: il metro universale dell'armonia del cosmo e dell'etica umana è - guarda caso - quello che hanno autonomissimamente deciso loro. E quando - soprattutto - hanno deciso loro. Né un minuto prima né un minuto dopo. Chiunque si fosse azzardato prima a dire qualche cosa di Berlusconi, facile pure che se lo mangiavano vivo. Un minuto dopo no. Un minuto dopo, chiunque non fosse stato d'accordo con loro a fare pure un colpo di stato e decretargli la morte civile, era un venduto e un servo del padrone. Ha capito, Leon? Massimo D'Alema, che è stato sempre e fin da bambino comunista e dalla parte del proletariato e delle masse lavoratrici, è un servo dei padroni. E loro che vengono dalla borghesia più borghesia delle "maggioranze silenziose" dei periodi più oscuri della storia repubblicana, loro sono gli unici e puri rivoluzionari del mondo nuovo. Ma di' che andassero a cagare. Questi sono i grilli elitario-parlanti della borghesia fighetta italiana travestita da sinistra, e la colpa vera della sinistra vera è di non avere fatto come faccio solitamente io, che quando m’entra in casa un grillo e comincia a fare tutta la notte: “Crì-crì”, io m’alzo da letto e non mi do più pace finché, spostando magari tutti i mobili, finalmente non lo trovo e – alla faccia di Magda e di Mariuccia, e pure della sua se vuole – non lo schiaccio. “Vaffanculo va’, va’ a fa’ crì-crì a nantra dimensione, mo’!”.

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. cameriere

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    ma se è vero, come credo che sia, che la responsabilità della rapida discesa verso la dittatura fascista sia da attribuire –insieme ad una serie di altre cose- al massimalismo dei socialisti, alla loro incapacità di guardare in faccia la realtà –ce ne erano di quelli che aspettavano la rivoluzione, affacciati alla finestra, senza fare altro, lanciavano invettive e parlavano di dittatura del proletariato, roba che pure lenin e trockij dicevano, questi so’ scemi-, insomma se una responsabilità ce l’hanno i socialisti che erano nel 1919 il primo partito del paese, certo non è che i popolari hanno fatto meno peggio.
    ma al di là di questo, non si potrebbe leggere questo avvicinamento delle (varie)opposizioni a fini, come il tentativo creare una coalizione che riduca la forza di b., che riesca a fargli perdere il controllo del governo per il tempo necessario a fare una nuova legge elettorale e poi tornare al voto? non significa che questa mossa avrà successo, però è un tentativo legittimo. io non ci credo. non credo che una semplice riforma della legge elettorale sia bastante a eliminare b. ci vuole un progetto e uomini che lo sappiano presentare. e non vedo ne l’uno ne gli altri.
    questo è il vuoto.
    tu parli di d’alema. a me è sempre piaciuto d’alema. ho sempre pensato che fosse il miglior uomo dei nostri. però, dopo varie sconfitte, non ne sono più certo. io ci posso pure volere bene al mio campione, per me lotta meglio di tutti, ma se perde una, due , tre , quattro volte, allora è lecito che mi chieda se è poi ‘sto campione. i suoi intendimenti di certo sono stati di lungo sguardo, come nessun’altro saprebbe fare oggi. ma poi li devi raggiungere gli obbiettivi. se perdi, per colpa degli avversari e pure dei tuoi, allora hai perso, che vuoi che ti dica.
    quindi la colpa è sì di d’alema, per aver perso. mica perché era sbagliato quello che voleva fare (discutere con b., la bicamerale), ma perché non c’è riuscito. gli hanno fatto gli sgambetti? può darsi, ma che pretendeva?, un tappeto rosso. ti sei (d’alema) presentato con la tua faccetta da cazzo, so tutto io, fate quello che vi dico che voi non capite ‘n cazzo, e poi vuoi pure essere simpatico, che la gente ti ami? e no. in quel gioco b. è campione e tu non hai proprio capito come funziona. questa è stata la vera ragione della sconfitta di d’alema. forse abituato alla vita di partito, alla bambagia, ai compagni che ti amano, non aveva capito come funzionavano le cose, il sistema bipartitico, la personalizzazione della politica. e l’ha presa in quel posto.
    ma davvero credi che la colpa è di grillo travaglio e dipietro. quelli arrivano dopo. pure loro non avevano capito niente di b. come tutti del resto. e temo che ancora oggi nessuno abbia chiaro esattamente cosa sia b. magari bisognerà riparlarne fra 50 anni.

    sulla questione ‘chi pubblica con mondadori’, sottoscrivo tutto.
    anzi trovo sbagliato persino avanzare argomenti giustificativi come: pure fidel pubblica con mondadori. e che se fidel lo pubblicava feltrinelli allora eri stronzo.
    però non mi pare che travaglio abbia mai colpevolizzato che pubblica con mondadori.

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. Io sono convinto che un comunista dovrebbe rifiutarsi di pubblicare per un gruppo editoriale di proprietà del proprio avversario politico numero 1. Da D'Alema a Fidel Castro avrebbero dovuto rifiutarsi tutti.
    Il paradosso è che tutta questa gente contribuisce ad arricchirlo e a renderlo più autorevole agli occhi dell'elettorato.
    Non c'è evidentemente nulla di illecito o scorretto in tale scelta.
    Moralmente parlando però qualcosa stona.
    Ma questo è solo il mio pensiero.

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. Ho letto su Repubblica.it la lettera aperta di Vito Mancuso che, pare, abbia problemi di coscienza nel pubblicare con Mondadori. "E' piena di brillanti professionisti" dice "ma non posso reggere mentalmente e psicologicamente una situazione del genere. Qualcuno, dell'azienda, smentisca quanto detto da Giannini". La prima considerazione che ho fatto è che Mancuso è un lettore distratto. Probabilmente approccia ai quotidiani con sufficenza. Nell'articolo di Giannini, infatti, c'è scritto "Repubblica ha già dato la notizia, in splendida solitudine, l'11 agosto scorso". Dopo il primo articolo, non una parola. Solo dopo il fondo di Giannini, lui si sente smuovere la coscienza. "Meglio tardi che mai", come dice Travaglio nei confronti dei compagni/camerati di Fare Futuro.

    Ahimè non sono un autore Mondadori. Ho solo curato un antologia di racconti per Tunuè e quindi non posso capire come funzioni a livello di editoria 'alta'. Leggendo però l'articolo di Mancuso - "conosco bene i cinque piani di palazzo Niemeyer a Segrate, gli uffici open-space, i corridoi interminabili dove si incontra chiunque (scrittori, politici, cantanti, calciatori, scienziati, matematici, preti, comici...), la mensa dove per parlare con il vicino spesso bisogna gridare, il ristorantino vip, lo spaccio dove si comprano i libri a metà prezzo, le redazioni dei settimanali e dei femminili, l'auditorium dove presentavo ai venditori i libri in uscita e di recente il libro che sto scrivendo. So dove si trovano le macchinette del caffè, luogo di ritrovi e di battute, e di gara con gli amici a chi mette per primo la monetina" - m'è venuta in mente una scontata analogia.

    Io lavoro in Telecom. Dal 1999. Sia io che Mancuso, pur occupandoci di due cose molto diverse e prendendo giustamente due stipendi differenti, lavoriamo. Veniamo pagati per andare in un posto, fare il nostro lavoro e tornare a casa. Abbiamo pure in comune una mensa, delle macchinette del caffè. Da lui i colleghi sono più generosi - "facciamo a gara a chi mette i soldi nella macchinetta per primo - da me, invece, ci sono colleghi che il caffè se lo fanno solo offrire e non ricambiano nemmeno sotto tortura.

    Come lui ha letto l'articolo di Giannini, in cui si rivelavano verità scottanti sulla sua azienda, io ho sentito trasmissioni come Report e letto articoli su diversi quotidiani di quello che succedeva o era successo nella mia. A sentire le malefatte (o presunte tali) di Tronchetti Provera e Colaninno - ma più Tronchetti - la coscienza si è un tantino smossa pure a me. Non ho mai pensato però di andare altrove. "Dove lo trovo un altro lavoro? Soprattutto in un periodo come questo?".

    Si vede che Mancuso, il suo lavoro, lo sa fare meglio di quanto io sappia fare il mio. Oppure, ancor più probabile, Mancuso ha la tranquillità economica e lavorativa di poter avere problemi di coscienza. Le 'anime belle' però, vanno un tantino oltre a quanto loro richiesto dal contratto. E per diversi motivi:

    a) lui lavora per la Mondadori, non E' la Mondadori. Così come io lavoro per Telecom e NON SONO la Telecom. Perché dovrebbe ricadere sul singolo lavoratore ogni colpa commessa dai vertici dell'azienda? Rientrassero nella questione estetica, posso capire. Dice: "mi censurano". Quelle sono vicende amministrative. Che c'azzeccano con Mancuso?
    b) Le nostre aziende sono vissute e vivranno al di là dei proprietari e delle loro eventuali malefatte. A meno che non chiudano. Oggi il capo è Berlusconi domani sarà n'altro e ieri era n'altro ancora.
    c) I risultati delle precedenti gestioni, in Telecom, hanno portato l'azienda a dover tagliare il personale per i debiti che erano stati accumulati. Dal 1995 ad oggi la Telecom è passata da 120 mila lavoratori a 53 mila. Adesso siamo ancora un po' meno. 3900 dovranno andarsene entro il 2012, in maniera volontaria. In Mondadori, almeno ufficialmente, io non sento parlare di licenziamenti. Quali ripercussioni potrebbe avere questa vicenda su Mancuso e sui suoi colleghi?

    Dice: "è la coscienza". E rispetto a cosa? Ai conti con il fisco della sua azienda? Del fatto che alla Mondadori, lo scrive qualcuno e non so se sia vero o no, sia stata fatta una legge ad aziendam? Vogliamo andare a ripercorrere la storia di questo Paese e andiamo a vedere a quante altre aziende sono state fatte leggi ad hoc? Compresa Telecom e Fiat e altre? E siamo sicuri che questa legge, pur essendo nata come legge ad aziendam, non sia diventata una legge ad aziendas? Chiede sempre Mancuso: "perché la Rizzoli non dice niente?". A Mancù, e prova a indovinare. 'Na legge, pur se fatta ad personam/ad aziendam, è valida per tutti.

    Su Travaglio mi riservo d'intervenire.

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. In questo caso specifico, il conflitto d'interessi tra padre capo del governo e figlia ad* della Mondadori è particolarmente imbarazzante.

    *Almeno credo che Marina B. sia l'Ad.

    Io comunque terrei senz'altro distinte le posizioni di scrittori di professione che pubblicano per Mondadori e politici che pubblicano per Mondadori. I primi fanno questo lavoro, i secondi fanno molte altre cose.

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. sensi da trento

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    Io sono convinto che un comunista dovrebbe rifiutarsi di pubblicare per un gruppo editoriale di proprietà del proprio avversario politico numero 1. Da D'Alema a Fidel Castro avrebbero dovuto rifiutarsi tutti.

    si, ma k fa un paragone calzante che finora nessuno ha mai fatto o detto.
    ma che tu ci vai dali operai della fiat a dirgli "non lavorate per i padroni" ??
    e se domani a bologna dovesse ritornare a vincere guazzaloca, te che fai?? vai dal dipendente comunale di bologna (magari messo lì perchè lui il padre e il nonno ciavevano tutti la tessera del pci) e gli dici "ma che fai? ti sei messo a lavorare per guazzaloca e i fascisti?"

    ma pure tu' nonno, però, quando è venuto a latina c'è venuto perchè c'era da bonificare e i soldi per la bonifica li cacciavano sua eccellenza cavaliere benito mussolini e vittorio emanuele III.
    solo dopo s'è ricordato che era antifascista e repubblicano.
    e mo' come la mettiamo??

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. D'Alema o Fidel Castro * campano pure senza i diritti della Mondadori, dunque hanno libertà di scelta.
    Mio nonno venne qui come lavoratore dipendente della Cooperativa braccianti di Carpi. Non poteva scegliere, come non può scegliere oggi un lavoratore dipendente.

    *: facciamo l'esempio di D'Alema o Fidel Castro, ma potrebbero farsi altri nomi immagino, basta guardare il catalogo...

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. leon8oo3

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    Sto leggendo i vari commenti al post. Ma prima ancora di finire volevo lasciare una piccola nota a margine che forse avrei dovuto aggiungere in precedenza ma davvero non mi aspettavo che la questione virasse sul piano di chi pubblica con chi e cosa.
    Il mio intento, nel pubblicare questo articolo, non era certo quello di puntare il dito contro K, che pubblica romanzi per la Mondadori ma, come lui stesso ci ha più volte detto e comunque ne ero al corrente, ha anche una massiccia pubblicazione di articoli, saggi e racconti anche per altre case editrici. Questo è tanto vero ed attuale che la rivista Limes ha pubblicato un intero numero dedicato al premio Strega con una raccolta che testimonia la grande stima e il grande rispetto che questa pubblicazione ha nei confronti del suo prezioso collaboratore(oltre alla capacità imprenditoriale di cavalcare un giusto successo a livello di vendite, si spera). Capisco che K si sia trovato, nei giorni di massimo splendore dopo lo Straga, a rispondere anche a provocazioni forti riguardo al suo lavoro con la casa editrice della famiglia Berlusconi ma il mio rispetto per il Maestro- che non mi stancherò mai di chiamare tale- non è la cosa che mi impedisce di avere una mia opinione indipendente in questa vicenda. Per quello che mi riguarda, non trovo nulla di strano che i romanzi di K vengano pubblicati per Mondadori, anche perché, sempre come ci spiega k, sono stati rifiutati dalla maggior parte delle altre case editrici che ora, probabilmente, avranno di che riflettere. Il mio pensiero indipendente poi si spinge oltre. Io stimo e leggo avidamente tutto ciò che scrive Marco Travaglio. Trovo che Montanelli, del quale molti vedono in Travaglio un continuatore e non del tutto a torto visto che l'ha assunto due volte, fosse però più efficace. Non sempre sono d'accordo con quello che scrive e questo è uno di quei casi. Io personalmente, non aprirò, nel mio piccolo(piccolissimo) spazio, un "credito morale" agli ex finiani, anche se sono concorde sul fatto che oggi, in politica, l'ammissione di uno sbaglio è raro come solo le cose più preziose lo sono. questa tardiva remissione ai fatti però mi sembra troppo strumentale, perché non è vero che Berlusconi è nel pieno della sua potenza e le nuove convergenze che si stanno creando rendono auspicabile una virata ora, che il proscenio rende drammaticamente favorevole la scelta. Trovo la posizione di Fini lungimirante, ma non per questo giusta, almeno per noi. Avevo già esposto questi dubbi in un altro post, nel quale citavo Matteoli che, venuto a Latina per un incontro, si trovò a dire che "ciò che Fini fa oggi, solo pochi anni fa, ai tempi di An, avrebbe causato l'espulsione dal partito" riferendosi poi in particolare alle nuove idee sulla cittadinanza breve che Fini stesso aveva ostacolato con la legge che porta il suo nome; la Bossi-Fini. per questo e per altri motivi non sono d'accordo con l'analisi di Travaglio ma la ritenevo comunque interessante. In ogni caso, l'accostamento tra D'Almema e K non mi era passato nemmeno per l'anticamera del cervello per vari motivi. So che il Maestro stima D'Alema ed' è questa una stima che non posso condividere ma non è questo il punto.Il punto vero lo dice il Maestro stesso, quando parla di mercato e fa un accostamento tra il suo precedente lavoro in fabbrica e quello attuale. Mi dispiace però che l'intento di discutere su una questione attuale usando come traccia un firma autorevole- anche se invisa alla maggioranza degli anonimi- si sia trasformato in una disquisizione di matrice letterario-editoriale che nulla aveva a che vedere con la vicenda, almeno nelle mie intenzioni che però, ammetto, non erano manifeste nel messaggio. Continuerò ora a leggere gli altri messaggi ma la mia domanda- che credevo fosse implicita nel testo- rimane: Secondo voi, il credito morale citato da Travaglio nel suo articolo è da aprire per questi o altri motivi oppure condividete il mio scetticismo riguardo alla "saggia" manovra di Fini?

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. urbano

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    Membro

    LUIGI
    Io so ‘rivato de maggio, ne gli 1976, il 28. Me ricordo che gli mese dopo se votava. Io stevo a Sezze , Sezze Romano in provincia di Latina. Ce doveva sta no comizio de Saccucci, no fascista dell’MSI. Era n’ex paracadutista e nel 1970 era pure partecipato a gli golpe Borghese. Proprio a Sezze addoveva da venì, che simo tutti compagni, penza ‘npo.
    Doveva rivà pe le sette e mezza, otto. Io che stevo a lavorà a le casala me la feci tutta de corsa pe aspettallo co i compagni, co shultz, lallo, leonida, valentino e l’atri. Vattene! glie dovevamo grità. Cista fascista! Arrivò a gli paese con un corteo di sette o otto machine. Ne le machine ci stevano tutti fascisti come lui, Pietro Allatta, gli figlio Benito e la sorella Palma, Ida Veglianti, Mauro Camalieri, Sandro Grasselli, Massimo Gabrielli e no certo Russini, rivavano tutti da Aprilia, poi ci steva Filippo Alviti de Bassiano, Spagnolo e Mangani de Latina, i segretario della Cisnal Del Piano; de Sezze ci steveno Alessandro Petrianni, Virgilio Grassocci e Antonio Contento; Calogero Aronica e Salvatore Trimarchi veniveno da Roma, dal Portuense; e poi ce steva pure Gabliele Pirone, i segretario della sezione MSI della Magliana. Appena arevata la squadra se ne andò subbito a la piazza, la piazza IV Novembre, ’ndo’era previsto i comizio. Incima a gli palco di Saccucci, ce steveno tutti fascisti armati de bastoni e pistole. La polizia faceva finta de gnente. Erano pochi pochi di fronte a la piazza, ma c’avevano la faccia come a glio culo e volevano provocà e fa i comizio loro. E noi nella piazza del paese nostro che fischiavamo e urlavamo, cista fascista, cista fascista, cista fascista.
    A no certo punto Saccucci comenzò a dice: «Noi siamo un partito delle mani pulite!» allora tutta la piazza fece no fischio c’antedico e prese a cantà bandiera rossa, allora quiglio fece: «Non volete sentirmi con le buone, mi sentirete con queste» ed attaccò a sparare. E poi scappò. Pure noi scappammo, mica l’eravamo mai viste le schioppettate vere, tenevamo na paura, allora mentre quiglio delinquente di Saccucci scappava noi penzammo di andallo a piglià a sassate a ferro de cavallo, che tanto ‘ndò jeva, de la teneva da passà. E quiglio e i camerati sei mentre scappavano pe le strade de sezze sparavo in aria, robba che potevano ammazzà quarcuno.
    Co Shultz arevammo a ferro de cavallo proprio mentre steveno a passà le machine, un fiatone c’avevo e na paura! N’avevo manco fatto ‘ntempo a riccoglie no sasso da tiraglie che da gli finestrini della machine se sentì sparà na schicchera de colpi. A Shultz l’hao preso a na cossa, a sinistra, a me ‘nvece la prima vota m’hanno bucato na mano e poi m’hanno preso proprio ne la pancia. Non c’ho capito più gnente pe ‘npaio d’ore , poi so morto. Guarda, me l’aricordo ancora, era venerdì. Poi nun lo so ch’è successo dopo.
    E ti? Quando ci si rivato qua?.
    GIACOMO
    Sono arrivato di giugno, il 10.
    Ma prima di te, molto prima, sono arrivato nel 1924.
    LUIGI
    E perché?
    GIACOMO
    E’ stata colpa mia, sono stato un debole, un massimalista, incapace di guardare in faccia la realtà.
    LUIGI
    Ma come, ma se t’hanno ammazzato!.
    GIACOMO
    Eh, fu colpa mia, che mi credevo?.
    Non ne potevo più di aspettare la rivoluzione, affacciato alla finestra, senza fare altro, a lanciare invettive e parlare di dittatura del proletariato.
    Inconcludenti ecco cosa eravamo noi a quel tempo, e quindi poi era pure giusto che le squadre d'azione fasciste sparavano uccidevano e incendiavano le camere del lavoro. Era una gran confusione, lo è sempre stata e poi loro avevano i soldi dei padroni.
    Comunque io mi ero stancato e così quella mattina andai alla Camera tutto intenzionato a dire la mia e vedere cosa sarebbe successo.
    Era di venerdì, il 30 maggio, san Ferdinando.
    Alla fine del discorso, nel transatlantico, ai compagni che si congratulavano con me per il coraggio avuto rispondevo “ Io il mio discorso l'ho fatto. Ora sta a voi, preparate il discorso funebre per me.” Quasi me lo sentivo.
    Alla buvette un gruppo di fascisti de la Ceka riuniti intorno a Marinelli che annuiva mi guardava torvo e beffardo bevendo spuma.
    Gli avevo rotto proprio le uova nel paniere, avevano vinto le elezioni a suon di manganellate e mitragliate, avevano usato ogni violenza e terrorizzato i cittadini e i lavoratori.
    Mi ricordo ancora le parole: «Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. L'elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni».
    Era tanto che mi battevo contro il fascismo denunciandone la violenza, le mistificazioni e il servilismo capitalista ma mai l’avevo detto così chiaramente e in Parlamento poi. Mussolini e i fascisti ebbero la sensazione precisa che in quella Camera avrebbero avuto di fronte una opposizione molto più combattiva di quella esistente nella Camera precedente una opposizione non disposta a subire passivamente illegalità e soprusi.
    Dovevo essere levato di mezzo. Subito.
    Certo se i socialisti fossero stati ben saldi, le sinistre unite. Chissà? Ma la rappresentazione dell’assassinio politico fu troppo. Lasciò tutti attoniti, incapaci, terrorizzati. E loro ne approfittarono.
    Mi hanno preso una bella mattina di inizio estate. Avevo deciso di godere il sole, il cielo, il bel tempo finalmente giunto e la dolce temperatura. Il Tevere era un specchio scivoloso su cui si riflettevano le chiome dei platani e le nuvole del cielo. Era come un sollievo per me, dopo tutta la concitazione di quel periodo, passeggiare libero.
    Non mi ero nemmeno accorto della Lancia Lambda Nera ferma. Non feci neanche in tempo a passarle davanti che le portiere si aprirono di colpo e un gruppo di sicari mi trascinò di peso dentro. Partirono via di corsa. Iniziarono subito a picchiarmi ancor prima di gettarmi all’interno della vettura e io cercai invano e pure soverchiato dal loro numero di difendermi e di ripararmi il capo. Non so come trovai la tessera parlamentare e la gettai sul marciapiede nella speranza di qualcuno che la raccogliesse.
    Non vale eh? non vale. E questo? questo vale? eh? che dice onorevole? non vale? Vale? Non vale?
    Avevano i loro manganelli e pure pugni di ferro e mi colpivano con violenza dappertutto. Qualcuno però l’ho riconosciuto: mi ricordo di Amerigo Dumini, di Albino Volpi, di Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo. A ammazzarmi è stato propio Viola, Giuseppe Viola. Mi Tirò a se come per farmio tacere e mi prese a coltellate, qua sotto l’ascella e in pieno torace. E’ strano quando ti feriscono a morte pare che ti sgonfi, è proprio come si dice: spirare. Mentre la Lancia girava a tentoni per strade che non vedevo più io morivo e sentivo le loro voci. E mo che cazzo famo? ?ndo lo mettemo a sto stronzo? A Riano, ‘namo a Riano ar bosco. Famo na buca e lo sotterramo.
    LUIGI
    Ammazza oh.
    GIACOMO
    Eh si

    Restarono in silenzio seduti del tempo a guardare il vuoto.

    Ah Giacomo, ma c’ore so?
    Le sette e mezza.
    Cazzo, annamo va, sta pe tramontà.

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. Travaglio è (era) un bravissimo cronista di giudiziaria. Nel tempo ha acquisito conoscenze e mezzi per poter avere sottomano tutte le sentenze. Le studia(va) e le commenta(va). Forse per questo motivo Montanelli l'ha assunto per due volte. Certo, quando c'era Indro, Travaglio non s'è mai sognato di fare fondi – o editoriali – del genere. Altrimenti i calci alle palle si sarebbero sprecati. Perché è scorretto il fondo che hai riportato? Non è un articolo, non è un fatto, non stiamo parlando della novità del giorno, è soltanto un segnale politico d'apertura di credito – e quindi con il giornalismo ha poco a che fare – pur facendo capire che il fio da pagare non sarà certo basso. Anche cronologicamente Travaglio prende una toppa. Il suo articolo è del 20 Agosto, solo il giorno prima, i deputati e i senatori di Futuro e Libertà, avevano preso le distanze da Fare Futuro. E non è un dettaglio da poco. Ma lo vedremo con calma.

    Tanto per capire il mio atteggiamento nei confronti di chi viene da destra, cito un articolo ('Contro un antico inganno') di Giancarlo Pajetta, pubblicato sull'Unità del 27 Ottobre 1948. Serve anche come risposta a chi nega, ancora oggi e forse solo per invidia, che vi sia mai stata una questione 'fascismo rosso o di sinistra'. Ma anche a chi pensa che l'antifascismo militante (anche se finto e di facciata) qualifichi maggiormente le persone a sinistra. Serve, se consideriamo che sono cambiati i tempi e i partiti e i punti di riferimento, anche a chi pensa possa essere dispensatore di passaporti che attestino il grado di antiberlusconismo o di affezione alla democrazia.

    Ora, della gente credette di fare il proprio dovere, anche quando la patria ne dovette soffrire, e di gente che non scappò per fifa ce ne può essere, ce n'è certo ancora e noi non dobbiamo volere che stia di là dalla barricata con gli occhi sbarrati dall'odio contro di noi, guidata ancora alla perdizione dai nostri nemici che sono anche i suoi nemici. Sarebbe strano che il fascismo non avesse lasciato una scia lunga, che ancora non è svanita. Una scia di loschi interessi, di compromessi e di complicità da scovare e da combattere; ma anche una scia di illusioni, di testardaggini, di abitudini da capire e da vincere. Perché non capire anche altre esperienze, oltre quelle di coloro che primi aprirono gli occhi e vennero negli anni oscuri o nel fuoco della lotta partigiana? Ci sono reduci esacerbati dalla prigionia, che non conobbero la nostra Italia popolare e ora soffrono in questo paese che la Democrazia Cristiana aduggia; ci sono giovani che si credettero quasi soldati di professione: ci sono illusi che l'esasperazione ha irrigidito. Se c'è anche soltanto una probabilità che possano capirci, dobbiamo riuscire a spiegarci. Una vecchia ferita, una vita nel carcere, un morto nostro chiedono l'odio contro un sistema e contro una politica; non giustificano e non vogliono il rancore eterno contro chi forse potrebbe aiutare a scuotere il sistema e a realizzare una politica nuova.
    […] Oggi che lo schieramento è dei poveri, degli italiani, di quelli che credono nell'avvenire della patria, noi tradiremmo la nostra missione se rifiutassimo di tendere la mano ad ogni italiano, ad ogni povero, ad ognuno che può avere ancora fede nell'Italia. Ma marcerebbero verso l'abisso coloro che rifiutassero questa mano per andare ancora una volta, accecati dall'anticomunismo, a servire capitalisti e stranieri, dietro un Almirante qualsiasi, come fecero dietro questo o quel capo che già li tradì con i tedeschi
    ”.

    Quando si è parlato di D'Alema e della Mondadori mi è tornato in mente un libro 'La grande occasione' che il compagno pubblicò nell'agosto del 1997 proprio con la casa editrice, già da allora, di Silvio Berlusconi.

    Mi torna in mente quel che mi disse un'anziana compagna la notte della vittoria elettorale: <<Abbiamo vinto le elezioni, segretario. Adesso potremo fare una grande opposizione!>>. In questa frase c'è tutto lo spirito di una vecchia militanza, persino commovente nella sua ingenuità. Dentro quell'equivoco è trascorsa la vita di tanti nostri compagni, quasi geneticamente incapaci di pensarsi come forza di governo, se non per le responsabilità – talora grandi – che ci siamo assunti anche come forza di opposizione. E' questo un pezzo della nostra storia, il modo di sentire di una parte della nostra gente, per il quale nutro grande affetto e considerazione. Altra cosa è la filosofia da salotto di certa sinistra aristocratica e snob, per la quale il fatto stesso di governare ha in sé qualcosa di immorale. Questa sinistra schizzinosa si è defilata quando si è trattato di sostenere il governo Dini, salvo poi venire a festeggiare nel momento in cui, grazie a quella politica, il centro-sinistra ha vinto. Ha mostrato un pacifismo inorridito quando si è trattato di votare per l'invio dei soldati italiani in Albania, ma poi quei soldati hanno garantito libere elezioni nelle quali la sinistra ha vinto. E allora ha capito. Nella politica come nella vita, c'è chi affronta il rischio e apre il cammino, e chi arriva sempre dopo, magari lamentando che la pistta non è abbastanza larga e dritta. Adesso ce l'hanno con Di Pietro – un estraneo, dicono – denunciando il trasformismo del ministro dell'Ulivo che diventa candidato dell'Ulivo. Ma se gli avessimo rifiutato la candidatura, avrebbero gridato contro il nostro patto segreto con Berlusconi alle spalle dei magistrati coraggiosi. Ci vuole pazienza, perché alla fine, come si sa, il tempo è galantuomo”.

    Non invidio, in questi giorni, i compagnicamerati di Fare Futuro. Li stimo e li apprezzo, ma certo non posso invidiarli. Hanno tirato la carretta fino ad ora, tra lo scetticismo generale. Molto più di tanti Travaglio, Di Pietro e Grillo messi insieme, si sono opposti a Silvio Berlusconi e al berlusconismo. Stanno combattendo da soli, senza alcun sostegno, e lo stanno facendo da leoni. Senza cedere di un millimetro. Arrivano coltellate e attacchi da tutte le parti, ma loro imperterriti rimangono sulla linea tracciata. Forse non s'aspettano nulla da noi, che invece di pensare ad una strategia comune – anche se confido nel compagno D'Alema – ci interroghiamo su quanto sia sincera la loro ribellione. Domande che rimangono intatte anche se, dall'altra parte, arrivano rumori di schiaffoni, cazzotti e urla. D'altronde è stato così pure per Enzo Biagi, l'unico ad averci rimesso dall'editto bulgaro. Forse perché era uomo tutto d'un pezzo e non sarebbe mai stato capace di riciclarsi in mezzo ai giustizialisti di Di Pietro e Grillo, così almeno come hanno fatto Santoro e Luttazzi. Loro son rientrati – chi dalla porta, chi dalla finestra – l'altro, l'unico giornalista serio che, a mio avviso, era meglio pure di Montanelli, adesso ci guarda da lassù, senza aver mai avuto una riabilitazione da vivo.

    Chissà perché, io rimango sempre dell'opinione che quelli a cui conviene perpetuare il potere di Berlusconi, siano proprio i suoi grandi – e apparentemente stoici – oppositori. Fino ad ora, a conti fatti, sono quelli che, dopo lo stesso Berlusconi e il suo entourage, ci guadagnano di più.

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. tataka

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    I famigliari più stretti di Biagi hanno sempre sostenuto che morì sereno perché qualche mese prima aveva avuto l'occasione di tornare in televisione a fare il suo giornalismo, dignitoso e sincero.

    E comunque non ha mai avuto bisogno di una riabilitazione. L'editto bulgaro è una medaglia alla sua carriera, non una colpa.

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. sensi da trento

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    I famigliari più stretti di Biagi hanno sempre sostenuto che morì sereno perché qualche mese prima aveva avuto l'occasione di tornare in televisione a fare il suo giornalismo, dignitoso e sincero.

    poracciooo !! ciaveva 80 anni ma era ancora troppo giovane pe' annà in pensione.

    meglio che i disoccupati li fanno i giovani, che ci sono già abituati!!

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. k

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    1) - Viva il compagno Urbano, irriducibile antifascista!
    Solo da qualche giorno, però, visto che fino all'altroieri è stato Presidente di circolo di Alleanza Nazionale. Il circolo "Oriolo Frezzotti", per la precisione. E adesso me deve veni' a cagailcazzo a me. A darmi lezioni d'antifascismo. Ma non la vedi, quando ti guardi allo specchio, la faccia da culo che tieni?

    2) - Il compagno Leon invece dichiara d'essere stato frainteso

    "Davvero non mi aspettavo che la questione virasse sul piano di chi pubblica con chi e cosa [e] l'accostamento tra D'Almema e K non mi era passato nemmeno per l'anticamera del cervello".

    Ora però si dà il caso che nel pezzo da lui postato ci fosse pure scritto:
    "“Per non parlare dei dirigenti e delle teste d’uovo del centrosinistra “riformista” e della sinistra “radicale” che hanno screditato il valore dell’antiberlusconismo come “demonizzazione” e “giustizialismo”, l’hanno sacrificato sull’altare delle bicamerali, del “dialogo” sulle “riforme condivise”, delle ospitate a Porta a Porta e dei libri Mondadori (...) D’Alema & C. e il Pompiere della Sera aspettano il referto del medico legale"

    Ora lei mi cosentirà che in quei "riformisti" - come è a tutti noto qui sopra, compreso lei - in quell'"& C." posposto al nome di D'Alema e in quei "libri Mondadori" ci sia anche, a più o meno vario titolo, l'umile sottoscritto? E comunque affari suoi: s'è innamorato di Travaglio? Se lo sposi. Per me e per i sacri testi marxisti-leninisti, quelle tra Travaglio e Berlusconi non sono che contraddizioni in seno alla borghesia. La contraddizione tra loro due e me, invece, rimane - se permette - una contraddizione tra borghesia e proletariato (gli chieda però, al momento dello scambio delle fedi, perchè quando Berlusconi sfilò nella maniera illecita che tutti conosciamo, la Mondadori a De Benedetti, lui e Montanelli continuarono tranquillamente a scrivere su Il Giornale sbattendosene, come si dice, il cazzo? S'accorsero che era il demonio solo quando l'inculata toccò a loro? Finchè s'inculava gli altri non gli fregava un cazzo? Non sono appunto, come le dicevo e come spiega magnificamente il Presidente Mao Tsetung, che "contraddizioni in seno alla borghesia").

    3) - Le sentenze del candido Fer

    "Io sono convinto che un comunista dovrebbe rifiutarsi di pubblicare per un gruppo editoriale di proprietà del proprio avversario politico (...) Non c'è evidentemente nulla di illecito o scorretto in tale scelta. Moralmente parlando però qualcosa stona"

    Vede, Fer, come il contadino che coltiva i cocomeri o i pomodori e poi però, al momento del raccolto, deve venderli al commerciante perché li distribuisca sui mercati, così lo scrittore o artista pittore debbono vendere le loro opere a un editore o a un mercante d'arte se vogliono vivere - come il contadino - del loro lavoro. Così funziona la divisione del lavoro nelle società complesse - cioè post-tribali e non solo moderne - da almeno qualche migliaio d'anni. Ergo, lo scrittore è un lavoratore come gli altri, lui è responsabile d'una fase (cioè di quello che c'è scritto) ma delle altre (dove sta scritto, come sta scritto e stampato, come è venduto) sono responsabili altri. E se a lei non sembra passare nemmeno per la testa di voler imputare al contadino responsabilità morali di eventuali delitti o malversazioni compiuti dal commerciante, non si capisce perché invece a me me le vuole dare per i comportamenti di Berlusconi. Ma abbia pazienza, ma a lei le risulta per caso che Paolo Mieli e la Rizzoli siano comunisti? E poi perchè dovrei essere responsabile moralmente solo io di quel che fa Berlusconi, e non pure tutti i suoi dipendenti, dal muratore al tipografo a tutti quanti? O bisogna farli licenziare tutti? Me lo spieghi: perchè solo io? E poi mi perdoni: ma lei di che campa? Che lavoro fa? E' sicuro che sia tutto a posto e dietro a quei soldi non ci sia niente di moralmente assimilabile alla situazione mia? Perchè sia chiaro: se lei è benestante, lei non può nemmeno scordare che, secondo i sacri testi, dietro ogni proprietà, in una società capitalistica, c'è un furto.

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. A

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    Membro

    Trovo le argomentazioni di Torquemada e di K in sé ineccepibili e giuste. Tra l’altro, mi sembra che sia molto più coerente moralmente K che Mancuso. (e prescindo dalla considerazione scientifica dell’opera di Mancuso, per me pari a zero, e stavolta lo dico da lettore specializzato di quegli argomenti). Infatti, il tipo di argomentazione di Mancuso, siccome fa appello all’istanza morale, dovrebbe essere portata non dico all’iperbole, ma semplicemente all’universalizzazione kantiana della massima. Se prestare la propria opera libera per un’azienda si configura come partecipazione agli eventuali illeciti di alcuni manager della stessa, allora, per la medesima ragione, non si dovrebbe utilizzare internet, google, yahoo, usare word, anzi – andiamo al punto: tutto il sistema capitalistico industriale avanzato, poiché si fonda su un fondamentale sfruttamento di risorse da parte di una minoranza di uomini nei confronti della maggioranza, dovrebbe essere ripudiato in blocco. Occorrerebbe vivere, se Mancuso fosse coerente, di miele e locuste, oppure fare la rivoluzione per togliere l’iniquità insita nel sistema. Fatto salvo che, per educarsi a quei valori, occorrerebbe nutrirsi di letture, e leggere i libri pubblicati da quello stesso sistema. Del resto, per fare un nome molto ma molto più illustre di Mancuso, citerò Adriano Prosperi, il più grande storico della prima età moderna al mondo, che pubblica su Mondadori e che oggi su Repubblica afferma: “mettersi ad aprire una discussione in termini moral editoriali lascia il tempo che trova”. Amen.
    Ps. Per non parlare dei Quaderni dal carcere di Gramsci che mi risultano pubblicati ancora da Einaudi, controllata da Mondadori. E del Vangelo, che pure mi risulta pubblicato da Mondadori. In edizione scientifica e commentata.

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. leon8oo3

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    Mi ritiro con ordine dalla discussione letteraria-editoriale che è sorta inaspettatamente da una chiosa finale del giornalista da me incautamente citato.
    Ne rimango tutt'ora perplesso, ma capisco che l'argomento sfiorato sia rimasto amplificato in questa sede. Per il resto, ci tengo solo a sottolineare che, fortunatamente, il tempo degli "amori" fatui per i giornalisti per me è finito da un pezzo, e lo stesso dicasi di Travaglio che apprezzo ma che non reputo la parola di Dio, come ho cercato di spiegare in precedenza.

    Le nostre aziende sono vissute e vivranno al di là dei proprietari e delle loro eventuali malefatte. A meno che non chiudano. Oggi il capo è Berlusconi domani sarà n'altro e ieri era n'altro ancora.
    dice Torquemada e non c'è dubbio che sia vero. Questo quindi dovrebbe essere vero per tutti, Travaglio compreso. Onestamente, tra fare il centralinista per una azienda o pubblicare libri di saggistica politica io una differenza ce la vedo. Non è la stessa che vedo tra chi scrive romanzi e chi fa politica, perché essere iscritti ad un partito non significa per forza essere "dirigenti" di quel partito. A Massimo D'Alema di sicuro non mancavano i mezzi e le conoscenze per far pubblicare da qualsiasi casa editrice differente da quella del presidente del Consiglio o comunque del principale partito di di destra mentre a Pennacchi, come abbiamo visto, è toccato fare una scelta che poi si è rivelata vincente, ma la differenza è chiara. Si è trattato di scelta di mercato, visto che gli altri l'avevano rifiutato. Pennacchi fa un mestiere, D'Alema ne fa un altro, e visto che le sostanze per le imbarcazioni non gli mancavano anche prima- non credo che si sia "arricchito" con i libri il buon Massimo- poi non si deve stupire se qualcuno vede del sospetto quando berlusconi, facendo i suoi interessi, spinge D'Almena in tutte le sedi, come presidente al Copasir o quando volevano farlo Mister Pesc. C'era sempre Berlusconi che lo spingeva ed Emilio Fede- fonte assolutamente non di parte- che diceva che D'alema è il più abile e intelligente membro della sinistra. Tutto questo non si giustifica solo con i libri della Mondadori è ovvio, che di certo non basterebbero a comprarsi un D'Almea. Ma dal canto suo, sarebbe stato un apprezzabile segnale di stile il scegliere diversamente la sua situazione editoriale perché D'Alema, per quanto iscritto all'albo dei giornalisti, non è né un giornalista né tanto meno uno scrittore o comunque non è solo queste cose. Differenza sostanziale che divide Pennacchi dalle persone citate nell'articolo secondo me, come, per altri motivi, dividono Torque dagli scrittori Mondadori al quale non si potrà certamente livellare per tipologia di intervento nella azienda stessa. In definitiva, io non so come ci siamo cacciati in questo ginepraio, ma una cosa è certa; il discorso che si è intrapreso non ha nulla a che vedere con l'articolo che avevo proposto.Lo dico e, con tutto il rispetto, lo ribadisco, anche se ho trovato interessanti ed anche istruttive le argomentazioni proposte e credo che di meglio non si potrebbe chiedere.

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. Vabbè Leon, non vuoi capire. Ma non fa niente. Continua così.

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. urbano

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    Ma quali lezioni, io sono un autodidatta. E poi, ove mai, sarebbero lezioni inutili.

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. A

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    Pubblicato 14 anni fa #
  20. Per K:

    quando parlavo di comunisti non facevo riferimento a lei.
    Lei è uno scrittore professionista e agisce-ragiona di conseguenza.
    E per me fa bene. Per fare il solito esempio calcistico, agisce-ragiona come il calciatore professionista che magari è proletario e comunista ma, se viene richiesto dalla Juve, ci va tutto contento e non sta a pensare che è di proprietà degli Agnelli.
    Non lo fa solo per guadagnare di più, ma per soddisfare le aspirazioni professionali che aveva sempre avuto, perché sa che lì è più facile vincere, realizzarsi, finire in nazionale etc. che giocando nel Feralpisalò.
    Credo sia umano.

    Io parlavo proprio dei politici comunisti.

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. Per Leon, un messaggio un po' più articolato.

    Il riferimento a Mancuso era un'analogia. Dallo scritto inviato a Repubblica, emerge un suo considerarsi 'dipendente' o, se vogliamo specificare meglio, un 'collaboratore' della Mondadori. E', e non ne fa mistero Mancuso stesso, una riflessione se continuare o meno la collaborazione con la Mondadori. Dice: "vabbè, ma tu fai il centralinista, che c'azzecca?". Forse l'analogia è un tantinello ardita - ma quello che ho detto potrebbe valere per me, presunto centralinista, come per il capo della Rete di Telecom Italia - e magari nemmeno l'ho espressa bene. O magari hai fatto finta di non capire. Allora cerco di spiegarmi meglio. Cambiamo mestiere.

    Mettiamo che uno collabori con una testata giornalistica, su web o su carta poco importa. Il suo editore conduce la testata - e le garantisce la sopravvivenza - con metodi quantomeno discutibili. Per tutelarsi ancora di più, magari, si fa dare anche qualche incarico pubblico. Il singolo giornalista, dal direttore al corrispondente di Rocca Cannuccia, sono in qualche modo corresponsabili? Devono porsi dei problemi morali? Oppure loro sono giudicabili soltanto per il mestiere che fanno?

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. Ritornando comunque all'argomento principale: vuoi renderci partecipi dei tuoi dubbi su quella che definisci, tra virgolette, la saggia manovra di Fini?

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. Bella questione davvero Torq.
    Purtroppo temo che il libero arbitrio, mai come oggi, sia un'astrazione. Questo è il mio pensiero.

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. leon8oo3

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    A parte che non c'è nulla di male a fare il centralinista, era quello che avevo capito Lei facesse nella azienda per la quale lavora. Visto che evidentemente non è così e quindi ho capito male io spero che vorrà accettare le mie scuse. Per il resto, anche se odio autocitarmi- anche se solo a fini funzionali, non certo perché presuma di avere ragione a priori- la richiamo ad'una frase che avevo scritto in precedenza:

    Non sempre sono d'accordo con quello che scrive e questo è uno di quei casi. Io personalmente, non aprirò, nel mio piccolo(piccolissimo) spazio, un "credito morale" agli ex finiani, anche se sono concorde sul fatto che oggi, in politica, l'ammissione di uno sbaglio è raro come solo le cose più preziose lo sono. questa tardiva remissione ai fatti però mi sembra troppo strumentale, perché non è vero che Berlusconi è nel pieno della sua potenza e le nuove convergenze che si stanno creando rendono auspicabile una virata ora, che il proscenio rende drammaticamente favorevole la scelta. Trovo la posizione di Fini lungimirante, ma non per questo giusta, almeno per noi. Avevo già esposto questi dubbi in un altro post, nel quale citavo Matteoli che, venuto a Latina per un incontro, si trovò a dire che "ciò che Fini fa oggi, solo pochi anni fa, ai tempi di An, avrebbe causato l'espulsione dal partito" riferendosi poi in particolare alle nuove idee sulla cittadinanza breve che Fini stesso aveva ostacolato con la legge che porta il suo nome; la Bossi-Fini. per questo e per altri motivi non sono d'accordo con l'analisi di Travaglio ma la ritenevo comunque interessante. In ogni caso, l'accostamento tra D'Almema e K non mi era passato nemmeno per l'anticamera del cervello per vari motivi.

    Per dirla con una metafora sembra di vedere McDonald's o la Chiesa, che scoprono l'acqua calda sempre all'ultimo momento. E così, dipo aver perso numerose cause e l'uscita di alcuni documentari molto seguiti, ecco che la Mc Donald's cambia del tutto politica e diventa "salutista" ti dice che ti devi muovere, fare sport, mette le tabelle nutrizionali ovunque- prima non se ne trovava una nemmeno a pagarla- e elimina la taglia "super size" dai suoi menu. Tutto questo non è stato certo il frutto di un ripensamento della azienda ma del fatto che la line dei profitti calava per delle polemiche e i capoccioni della ditta sono corsi ai ripari. Che dire invece della strepitosa tempistica con la quale la chiesa cattolica ha affrontato lo scandalo della pedofilia. Certo, i tempi medi della Chiesa sono lunghini visto che per stabilire che condannare Galileo fosse una ingiustizia ci hanno messo più di 350 anni. Quindi sembreranno dei riflessi da gatto quelli che la curia ha messo in campo per uno scandalo che era arcinoto da decenni, con lettere di vescovi, cardinali e preti di campagna, che discutevano allegramente sul da farsi e finivano sempre con insabbiare tutto. Ora, tutto si può dire ma non che la Chiesa non sappia come si sopravvive ad'una crisi e quindi, quando le cose si sono messe male, magicamente, sono scattate le "condanne" e le "sanzioni interne" per non parlare dei furenti messaggi di giustizia che oggi tuonano in Vaticano. Lei a questo punto potrebbe dire: ma ci saranno sicuramente stati dei preti coraggiosi che si opponevano a questo regime del silenzio e dell'omertà? e io non gliel'ho nego, ci mancherebbe altro. Come non nego che magari, Fini e i finiani avranno fatto pure l'opposizione dall'interno. Credo però che non ne valesse la pena. Chi fosse Berlusconi un po' si sapeva dal 94...anche da prima. Chi è diventato lo abbiamo visto tutti. Ora mi si dice "ma lei mica vorrà i colpi di Stato?" per carità, ma nemmeno vorrei che questo validi oppositori si presentino sempre al capezzale del moribondi con l'antidoto ai disastri che lui stesso ha creato per poi dover "votare con sofferenza" tutto quello che passa il convento berlusconiano. O ci dimentichiamo di come si era incazzato Fini dopo il famoso proclamo del predellino?. Quello che volevo dire era soltanto questo, che Fini ad oggi, non ha i crediti per passare come "oppositore interno" di nessuno. Su due cose sono d'accordo con Travaglio. La prima, già l'ho detto, è che l'ammissione di un torto in questo paese è cosa rara e preziosa, anche se tardiva. La seconda è che, se lo si vuole appoggiare, Fini non va considerato per quello che ha fatto ieri ma per quello che farà domani, perché è questa la cosa straordinaria che ha fatto Fini. E' stata questa la sua grande resistenza e ancora non è detto che ci riesca. Ma Fini ha resistito in un contesto in cui, da tutte le parti e sopratutto da Berlusconi and co. si è cercato di isolarlo, di toglierli i pezzi di richiamo e in parte ci sono riusciti dando a piene mani regali e attenzioni a i vari Gasparri, La Russa, Alemanni e chi più ne ha più ne metta. Ma lui si è creato un "domani" per l'imminente dopo Berlsuconi nel quale, forse, si salverà solo il Cavaliere stesso e pochi altri, non si facciano illusioni i vari Bondi o le ministrine alla moda. C'è ne sarà per pochi dopo e Fini lo sa, e sa anche che Berlusconi voleva averlo per poterlo smontare, ma non ci è riuscito. Quante cose non sappiamo, quante conversazioni, quanti tranelli e inganni devono essere passati tra i due rivali in questione prima di arrivare a questa situazione. Quanti "attentati politici" non riusciti, quante manovre di corridoio da guerra fredda prima di arrivare alle mani come ora? solo loro lo sanno. Fini, per il sottoscritto, fa quello che fa perché è un lungimirante, non è uno stolto, ma gli si attribuirebbero virtù che non ha cercando nel suo comportamento la volontà di "resistere" stoicamente e a cercare convergenze per le "riforme" da sempre evocate. Gli si negherebbero le capacità di politico avveduto e prudente che conosce il suo ambiente e sa anticipare gli eventi prima che essi mutano, che sa pesare al di là dei freddi numeri, le capacità degli occupanti del campo di battaglia e che sa aprire la finestra e vedere il futuro nell'orizzonte per quello che è. E così, prende armi e bagagli e non rimane a suonare con l'orchestra mentre la nave affonda; trova una situazione apparentemente scomoda, come quella dell'oppositore umiliato, si scontra apertamente con "il mostro", ma perde, viene tacciato da eretico e cammina solitario verso un domani, consapevole del fatto che quel domani sarà sotto un cielo diverso, dove il suo vagare verrà riconosciuto come un merito e per lui si aprirà il suo "nuovo domani" che è stato abilissimo nel costruire.

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. k

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    Qui le cose sono due, Leon: o lei non legge quello che le rispondono gli altri, oppure se ne sbatte altissimamente il cazzo non prendendone in considerazione alcuna delle considerazioni di merito, tanto la sua idea ce l'ha già bella chiara in testa da prima e - qualunque cosa possano poi dire gli altri - lei comunque quella ripete e porta avanti ad oltranza: D'Alema è un pezzo di merda, Fini un opportunista e Travaglio san Giovanni nel deserto. L'unica postilla che - bontà sua - ritiene di dover fare, è che però non ce l'ha con me, ce l'ha solo con quei due stronzi (cosa che fa pure il Fer).
    Ecco, io non dovrei parlare e perdere tempo con chi dimostra una rozzezza logica di questo tipo, secondo la quale i fatti ed i giudizi politici vanno ricondotti solo sul piano personale - questo sì e quell'altro no, perchè questo è così e tu invece sei cosà - e non invece sul piano più generale delle categorie, dei gruppi e dei rapporti di forza tra i gruppi sociali. Per capirci meglio, io a differenza sua ho stima sia di Fini che di D'Alema, mentre non ne ho per Travaglio (a proposito: ma perchè se Fini se ne accorge troppo in ritardo rispetto ai tempi che decidete voi, è un opportunista, mentre invece se Travaglio non esce dal Giornale appena Berlusconi scippa la Mondadori - con tutto ciò che ne è poi conseguito - ma ci esce solo qualche anno dopo, quando gli fa comodo a lui, è sempre san Giovanni?).

    E mi spiega anche perché uno scrittore – sempre che scriva quel che decide lui, e non quel che decidono gli altri – dovrebbe essere più responsabile delle malefatte del padrone, rispetto al linotipista, al centralino o all’autista del padrone stesso, che brutto figlio di mignotta non lo ficca sotto e buonanotte quando sta al parcheggio? Ve lo debbo anda’ a ficca’ sotto io? Ma vada a fare in culo va’, lei ficchi sotto Fazzone e Maurocascio.

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. leon8oo3

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    Qui le cose sono due, Leon: o lei non legge quello che le rispondono gli altri, oppure se ne sbatte altissimamente il cazzo non prendendone in considerazione alcuna delle considerazioni di merito, tanto la sua idea ce l'ha già bella chiara in testa da prima e - qualunque cosa possano poi dire gli altri - lei comunque quella ripete e porta avanti ad oltranza: D'Alema è un pezzo di merda

    mai detto questo....non avere la mia approvazione per alcune cose fatte, grazie al cielo, non equivale ad essere pezzi di merda. Non vorrei questa responsabilità sulla mia misera persona. Ma andiamo avanti
    Fini un opportunista e Travaglio san Giovanni nel deserto.
    Mai pensato nemmeno questo, su Travaglio intendo. Mi pare di aver detto e ridetto che non sono d'accordo. Che devo fare? devo andare in piazza a bruciare i suoi libri per dimostrare che, pur stimando il suo lavoro, non lo venero?
    L'unica postilla che - bontà sua - ritiene di dover fare, è che però non ce l'ha con me, ce l'ha solo con quei due stronzi (cosa che fa pure il Fer).

    Ma cosa vuole che le dica io? la questione l'ha messa in ballo lei, io manco avevo l'intenzione di parlare di chi pubblica cosa e con chi? Come faccio ad avercela con qualcuno del quale non sto parlando e a cui non sto pensando in quel determinato momento? Ho detto e ri-detto in tutti i modi che a me, della questione editoriale non me ne frega una mazza e mi ci volete mettere dentro comunque. Sul punto ho avuto l'ardire di pronunciarmi dopo e ho detto che il più "intelligente" degli esponenti della sinistra, il nostro compagno D'Alema, se la poteva anche risparmiare la pubblicazione con Mondadori, tutto qui. Le pare che sia esagerato? che vuole che le dica? me lo faccia Lei un altro esempio di esponente politico di una parte che pubblica libri direttamente con la parte avversa, veda cosa le succede se dice che Zapatero si fa pubblicare i libri da Rajoy- altro intelligentissimo, questa volta di destra che ha perso tutto il perdibile ma è tanto bravo- e vedrà cosa le dicono. Che vuole da me? io mica dico che è un corrotto. Dico che se la poteva risparmiare, che non gli sarebbero mancati gli appoggi per pubblicare altrove.
    Ecco, io non dovrei parlare e perdere tempo con chi dimostra una rozzezza logica di questo tipo
    Sono sempre grato per il suo tempo
    secondo la quale i fatti ed i giudizi politici vanno ricondotti solo sul piano personale - questo sì e quell'altro no, perchè questo è così e tu invece sei cosà - e non invece sul piano più generale delle categorie, dei gruppi e dei rapporti di forza tra i gruppi sociali. Per capirci meglio, io a differenza sua ho stima sia di Fini che di D'Alema, mentre non ne ho per Travaglio (a proposito: ma perchè se Fini se ne accorge troppo in ritardo rispetto ai tempi che decidete voi, è un opportunista, mentre invece se Travaglio non esce dal Giornale appena Berlusconi scippa la Mondadori - con tutto ciò che ne è poi conseguito - ma ci esce solo qualche anno dopo, quando gli fa comodo a lui, è sempre san Giovanni?).

    Ma scusi, qui allora andiamo controcorrente. Su Montanelli ci posso anche stare, perché era il direttore. ma Travaglio era un dipendente e come tale si è comportato. Perchè vale per l'operaio e per il giornalista no? Qui chiamo in causa il discorso di Torque che a me sembrava giusto. Ma a questa domanda ha già risposto Lei prima di tutti "Quando stavo in fabbrica e facevo i cavi, mica mi siete mai venuti a dire: "No, ti devi licenziare e non devi fare più i cavi perché il padrone tuo non è comunista". Provateci voi ad andare dagli operai della Fiat a dirgli: "Vi dovete licenzia', perché Jaki e Marchionne so' du' fìdenamignotta". Ma sai le botte che vi danno? "

    E mi spiega anche perché uno scrittore – sempre che scriva quel che decide lui, e non quel che decidono gli altri – dovrebbe essere più responsabile delle malefatte del padrone, rispetto al linotipista, al centralino o all’autista del padrone stesso, che brutto figlio di mignotta non lo ficca sotto e buonanotte quando sta al parcheggio? Ve lo debbo anda’ a ficca’ sotto io? Ma vada a fare in culo va’, lei ficchi sotto Fazzone e Maurocascio.

    Sarà la mia rozzezza logica ma non capisco cosa diavolo c'entri Fazzone con questa vicenda. Io non ho visto molte "considerazioni di merito" perché mi pare che il discorso non si è svolto nel merito. Tutto qui. Ora, magari, sempre per il mio rozzo ragionamento, avrò l'audacia di cercare di indovinare ciò che io stesso volevo dire in precedenza, ma sono abbastanza sicuro che, con l'articolo di Travaglio Lei e la sua storia editoriale non c'entrassero poi così tanto. Comunque, le ritiene che in quel D'alema and co. ci fosse anche Lei e allora, visto che ha tirato fuori la questione, abbiamo chiarito la nostra posizione. Se si fosse parlato di chiunque altro avrei avuto la stessa opinione. Romanzi o saggi scritti da romanzieri o saggisti che fanno questo per mestiere per la MOndadori? mi sta bene. Ogni uno fa il mestiere suo. Politico pagato profumatamente con i soldi degli italiani che scrive un suo libro con la casa editrice del suo principale avversario politico??? NON MI STA BENE!!! fa la differenza. Poi, vai a vedere se non ho fatto le giuste distinzioni sociali, può essere...sono tanti gli errori che faccio che ne perdo il conto. Ma secondo me la cosa è lineare, che vuole che le dica. Io poi, ci tenevo tanto a sapere se lei l'apriva questo accidenti di credito morale oppure no e invece abbiamo scelto di discutere di chi pubblica cosa e per chi...e la serata se ne va in allegria, tra un vaffanculo e un caffè.

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. sensi da trento

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    leon?? fernà?? oggi marcello veneziani vi ha chiamato "cretini militanti".

    http://www.ilgiornale.it/cultura/la_nuova_campagna_contro_mondadori_ipocrisia/23-08-2010/articolo-id=468589-page=0-comments=1?&LINK=MB_T

    La nuova campagna contro Mondadori? Ipocrisia
    di Marcello Veneziani

    Dietro al "caso di coscienza" di Mancuso il solito obiettivo: screditare il concorrente e colpire l'editore in politioca. C'è un campo dove l'autore va giudicato ed è la sua opera culturale

    Alla fine spuntò il Cretino Militante e scrisse: non compro più libri della Mondadori nel nome della legalità e in odio a Berlusconi. Povero cretino che ti reputi dotato di coscienza superiore, non sai cosa ti perdi. Ti perdi il catalogo della cultura, non solo italiana e non solo contemporanea. Ti perdi i Classici, i Meridiani, gli Oscar, i principali autori. Per fare un dispetto all’editore ti voti all’Ignoranza. Ma come sempre accade, il cretino è il prodotto terminale di una lunga operazione intellettuale e politica. In principio fu Vito Mancuso. Lo stimato teologo, anziché porsi un problema di coscienza con i lettori per aver firmato un libro con pagine copiate, ad opera del coautore, della sua stessa scuderia di Repubblica (e non è il solo autore de la Repubblica ad aver plagiato), si pone il problema morale di scrivere per la Mondadori che secondo il Verbo del suo quotidiano, non sarebbe in ordine col fisco e con la legge.

    Autore della Mondadori sono anch’io, dopo una vita libertina e poligama tra editori vari, reduce da un felice ménage con Laterza che la sinistra continua a rimproverare all’editore (l’ultimo è Nicola Tranfaglia che in un libro rinfaccia a Laterza di aver pubblicato me che son di destra). Ma un autore risponde del suo libro e non dei libri contabili dell’azienda per cui scrive: ognuno risponde di quel che fa lui, soprattutto se svolge un’attività solitaria come quella di scrittore. E lo stesso vale per i giornali su cui scrive. Non mi pagano in nero, dichiaro i miei proventi d’autore al fisco, non copro nessuna illegalità. Sulla questione Mondadori ho davanti due tesi contrapposte e plausibili. Da una parte la Mondadori vanta di avere avuto due gradi di giudizio in suo favore e di aver scelto la via più breve e meno lacerante per chiudere la partita, evitando di stare ancora sotto tiro con un terzo giudizio. E con i chiari di luna dei conflitti tra politica e magistratura, mi sembra una scelta saggia. Dall’altra parte convengo che una legge del genere, che consente chiusure così vantaggiose di contenziosi antichi e grossi, puzza troppo di favore alla casa editrice del premier. Attaccate allora la legge, ma sul piano politico e parlamentare. Di vantaggi fiscali ne han goduto tanti imprenditori italiani; e di questa legge godono pure i concorrenti di Mondadori. Non dovremmo comprare più niente di italiano per questa ragione morale? Nel caso degli autori, se si dovesse applicare il criterio dell’obiezione di coscienza editoriale mi chiedo quale esodo di massa verso il nulla si dovrebbe verificare nell’editoria. Sappiamo le operazioni spericolate del finanziere De Benedetti, editore de la Repubblica e i problemi giudiziari del passato. Tutto in ordine quando la Mondadori era ancora imparentata con l’editoriale l’Espresso? Tutto normale se Visentini faceva leggi tributarie da ministro delle Finanze, ed era al tempo stesso con Olivetti e la Repubblica? E quando per esempio la Olivetti vendette computer fuori corso allo stato italiano con un governo di centrodestra, fece un’operazione condivisibile per i moralisti di Repubblica o dovevano dimettersi in massa? E quando la proprietà di Repubblica era pappa e ciccia con Ciarrapico, che mediava le sue operazioni editoriali, o con Tatarella ministro delle Poste del governo Berlusconi, andava bene per la coscienza degli autori della Casa? Sappiamo pure il peccato orignale della Rizzoli, sottratta al suo editore, il passaggio oscuro ad Agnelli per una manciata di soldi, dopo la P2. E cosa avrebbero dovuto fare i moralisti come Bobbio quando l’editore de La Stampa, la Fiat, godeva di agevolazioni «ad aziendam»? E gli stessi autori non dovevano lasciare in massa Einaudi quando fu salvata da Berlusconi, o quando la Casa madre Mondadori era già alle prese con la giustizia e il fisco?
    No, io credo che un autore debba rispondere di quel che scrive e, da cittadino, di quel che guadagna e non possa caricarsi delle responsabilità del suo editore o, in passato, del suo mecenate. Altrimenti la letteratura intera sarebbe dovuta passare alla clandestinità, Virgilio e Seneca, Dante e Machiavelli, Platone e Aristotele inclusi. L’autore è un singolo, non è membro di una setta o di una spa, non è affiliato all’intellettuale collettivo con partita Iva e codice ideologico, non è in cogestione con l’editore e non esercita il ruolo di commissario del popolo. C’è un campo dove l’autore va giudicato ed è la sua opera culturale. C’è un campo dove un’azienda va giudicata, ed è il codice civile e penale. C’è un campo in cui un governo con le sue leggi va giudicato, ed è il piano politico. Qui invece si confondono i piani e si riduce tutto alla questione morale, che attiene invece la persona e non le aziende, i partiti, i soggetti collettivi. Non confondete i piani, e solo quando vi fa comodo.
    Credo alla buona fede di Mancuso; non credo alla buona fede della campagna contro Mondadori. Perché lo scopo non è il rigore ma screditare il concorrente, leader nel settore, e colpire l’editore in politica. L’obbiettivo è sfasciare il nemico; mica rispettare la legalità o la moralità, che svanirebbero se il nemico cedesse o crollasse. Un moralismo peloso, strumentale, ipocrita. Con questa logica dovremmo abbandonare in massa per i loro contenziosi giudiziari e fiscali vari editori e tanti giornali, le reti Mediaset e pure la Rai, considerando la questione morale della lottizzazione, i contratti gonfiati e gli appalti esterni. Gli intellettuali che parteciparono ai premi Grinzane Cavour dovrebbero farsi saltare le cervella per aver collaborato con il Malefico Soria? Non avremmo dovuto leggere il Dottor Zivago e il Gattopardo perché il loro editore Feltrinelli tifava per la lotta armata? 800 intellettuali firmarono un appello contro Calabresi e per quell’accusa fu ucciso; c’è una questione di coscienza pure lì, non si sentono un po’ mandanti morali dell’assassinio? Da domani scrivete solo blog, niente più libri e articoli; finisce l’editoria, si entra nella clandestinità. Siamo alla riforma luterana dell’editoria, e al samizdat per motivi morali.

    Via, rispondete di voi, della vostra vita, dei vostri scritti e non dei bilanci dei vostri editori; sarebbe già tanto. Se siete autori Mondadori, scrivete pure contro le scelte e gli assetti che non condividete e la politica che le ha generate. Ma Dio non c’entra, professor Mancuso, con la guerra di Segrate. L'anima e il suo destino, la vita autentica e la rifondazione della fede non si arrendono ai libri contabili della Mondadori.

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. tataka

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    Oggi Travaglio propone il suo candidato ideale per il centrosinistra. Non è Vendola e non è dipietrista, ma è un uomo del Pd e anche in gamba. D'Alema sarà pure tanto intelligente ma ha anche perso tutte le elezioni cui ha partecipato e in democrazia, voi mi insegnate, contano i voti alla fine.

    IO VOTO ZINGARETTI

    Ma chi l’ha detto che, se si vota, rivince il Cainano? Ora che i sondaggi danno il Pdl senza Fini al 28% (-10 sulle elezioni del 2008), la Lega al 12 (+ 2) e Fini al 6 (prim’ancora che fondi il partito), i leader del Pd potrebbero riattivare per un attimo le loro attività cerebrali, senza esagerare s’intende, e porsi una domanda semplice semplice: che senso ha seguitare a blaterare di governi tecnici, balneari, istituzionali, “di responsabilità” e altre ammucchiate politichesi? Che senso ha mostrarsi atterriti e tremebondi all’ipotesi di votare, dando l’impressione di aver già perso e di voler cacciare B. con manovre di palazzo, a tavolino, “a prescindere” dagli elettori? Un conto è la legittimità costituzionale di un governo diverso, che è fuori discussione: il fatto stesso che Cicchitto e Schifani dicano che non si può è la miglior prova che si può. Un altro conto però è l’opportunità di farlo. Certo, se in Parlamento esistesse una maggioranza pronta a rifare la legge elettorale per restituire il voto ai cittadini e a risolvere il conflitto d’interessi per levare tv e giornali a B., varrebbe la pena provarci. Ma siccome quella maggioranza non esiste, è inutile parlarne. Tanto poi, un giorno o l’altro, a votare bisognerà pur andarci. E allora tanto vale andarci in primavera (prima i tempi tecnici non lo consentono) costringendo B. a spiegare agli elettori il catastrofico flop della maggioranza più ampia della storia repubblicana, evaporata nel breve volgere di due anni. Rinviare tutto di un anno o più significherebbe invece regalargli una formidabile arma propagandistica e consentirgli di parlare non dei suoi fiaschi, ma dei “ribaltonisti” che volevano sovvertire la volontà popolare. Era da tempo che B. non se la passava così male. A parte le condizioni fisiche, impietosamente immortalate dalle immagini dell’altroieri quando s’è presentato a Palazzo Grazioli in tuta da benzinaio proferendo frasi sconnesse in spagnolo maccheronico (“estamos a la cabeza de la civilizaciòn”), sono le condizioni politiche che vanno a picco. Cacciando Fini e i finiani senza pallottoliere ha perso la maggioranza alla Camera e ora, se lo molla pure Pisanu, anche al Senato. Il linciaggio mediatico contro Fini e famiglia s’è rivelato un mezzo boomerang: il presidente della Camera è ancora in piedi e non ha perso nessun fedelissimo, nemmeno i morbidoni alla Moffa (nomen omen). Il vertice domiciliare con la servitù ha partorito un documento di 13 pagine che si può riassumere in tre parole: “Salvatemi dai processi”. Sai che novità. Se a dicembre la Consulta gli boccia il legittimo impedimento, a gennaio torna imputato e a primavera potrebbe essere condannato per Mills e per Mediaset. Ovvio che, per batterlo alle elezioni, questo Pd a encefalogramma piatto non basta. Ma chi l’ha detto che il Pd debba restare così? Dipende dagli elettori di tutto il centrosinistra: solo loro possono costringerlo a cambiare, prepensionando il museo delle cere che lo dirige. Per questo, su ilfattoquotidiano.it, abbiamo lanciato le primarie online, che in tempo di vacanze hanno già raccolto 20 mila risposte in tre giorni. Proviamo per un attimo a immaginare se, al posto di Bersani, ci fosse Nicola Zingaretti. Ha 45 anni, governa bene la Provincia di Roma, dove ha vinto le elezioni mentre Rutelli le perdeva, non è chiacchierato, non ha scandali né scheletri nell’armadio, ha una bella faccia pulita e normale, è pure il fratello del commissario Montalbano (il che non guasta), non s’è mai visto a Porta a Porta, ha ottimi rapporti con Vendola e parla un linguaggio che piace ai dipietristi. Intervistato da IoDonna, alla domanda “La qualità che preferisce in un uomo?”, ha risposto “L’onestà”. “E in una donna?”. “L’onestà”. Poi ha mandato a quel paese Chiamparino sulla batracomiomachia pro o contro l’invito a Cota alla festa del Pd: “Basta con la subalternità culturale alla destra, basta dare corda al Pdl o alla Lega in cambio di qualche spazietto su giornali e tv”. C’è chi, con molto meno, potrebbe perfino vincere le elezioni

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. sensi da trento

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    Membro

    a me 'sto zingarello me ricorda tanto renato soru.

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. A Piersilvio da Trento:

    Veneziani non è superpartes essendo anch'egli un autore Mondadori.
    Ti pare un dettaglio da poco?

    Non capisco però da dove è nata questa polemica. Voglio dire: non mi risulta che quando, ad esempio, Pennacchi pubblicò il Fasciocomunista qualcuno sollevò tale questione.

    Sono anni che la famiglia B. è proprietaria della Mondadori.
    Ce ne accorgiamo adesso?

    Ma si può sostenere, secondo voi, che Marcellino Pane&vino, centravanti della Solbiatese, contattato dal Milan, debba dire: "Io a giocare in Champions League non ci vengo perché il Milan è di B.?".

    Pubblicato 14 anni fa #

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