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Fare Passato (di Marco Travaglio)

(51 articoli)
  • Avviato 13 anni fa da leon8oo3
  • Ultima replica da parte di Faust Cornelius Mob
  1. Allora uno non dovrebbe comprare un'auto Fiat perché è di proprietà di Agnelli? Mi sembra ridicolo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. sensi da trento

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    Membro

    Sono anni che la famiglia B. è proprietaria della Mondadori.
    Ce ne accorgiamo adesso?

    si, però è la prima volta che il gruppo mondadori vince per 4 volte di seguito il premio strega.
    è stato lì che i comunisti se so fatti rode il culo!
    pare infatti che ormai non si giudichi più un'opera letteraria secondo le categorie della letteratura, ma in base a criteri lottizzatori, da manuale cencelli.
    "quando ce stava andreotto co' tutti i forchettoni amici sua", vanno dicendo ora i comunisti, " ce stava il consociativismo e se magnava bene tutti quanti. Noi chiudevamo gli occhi sulle tangenti e quelli ce davano i posti pe' noi e i figli nostri in magistratura. quelli ammazzavano un giornalista scomodo e noi se beccavamo i posti nelle università pe noi e pei figli nostri. quelli se lottizzavano 'na asl e noi se beccavamo i posti in rai pe noi e pei figli nostri. se poi un editore ce stava sulle palle lo mandavamo in galera e je fregavamo tutto come avemo fatto co' quer fregnone de rizzoli.
    da quando ce sta 'sto berluscone nun potemo più usà er manuale cencelli nemmanco pe li premi letterari. nun ce fanno più ricattà nessuno, te rendi conto?? che te pare democratico?? "

    no, nun me pare democratico. ma se co' andreotto stavate così bene, chi cazzo ve lo ha fatto fà de sparaglie alla schiena a lui e a tutto il pentapartito??

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. Lettera di Cristiano Cavina a Scrittorincausa. La posto qui perche' affronta, anche se poco, la questione editore-scrittore che qui stiamo dibattendo. Secondo me e' interessante sotto molti punti di vista.

    "Ciao,

    si, mi sono informato e ho letto il vostro blog.
    Non aderisco perchè il mio contratto con l'editore è fatto a voce, solo in seguito messo per iscritto, e da nessuna parte è segnalato il foro competente in caso di controversie.
    Non aderisco perchè il mio editore, fieramente indipendente, mi paga, mi paga molto bene, anche se a volte in ritardo.
    Non importa; tanto ho comprato la mia libertà scegliendo di restare un pizzaiolo per sempre: guadagno molto a scrivere, ma anche se non dovessi più prendere una lira, ho sempre i soldi del mio secondo lavoro.
    Se i miei libri non dovessero più vendere, ho già detto loro che non c'è problema, mi abbasserò io l'anticipo in modo che non ci rimettano.
    Non aderisco perchè non credo che tutti quelli che scrivono siano scrittori, e non credo che ogni libro sia una specie di opera d'arte.
    Decide il pubblico e se non vendi, non ti pagano di certo, c'è poco da fare, ed è giusto così.
    Trovo che questo paese sia pieno zeppo di gente che vuole fare lo scrittore, ma molto povera di gente che vuole raccontare storie.
    Il modo in cui molti esordienti cercano di affacciarsi alla pubblicazione, non è per niente diverso da quello che fa un sacco di gente quando si mette in fila per i provini del Grande Fratello o di X factor.
    Bramano la pubblicazione così come altri bramano un passaggio in televisione.
    Molti addirittura senza nemmeno avere ancora scritto un romanzo.
    Non aderisco perchè anche se rispetto il vostro punto di vista, trovo imbarazzante che nel vostro blog ci sia l'appello degli scrittori Einaudi contro la legge bavaglio.
    Molti di loro sono davvero degli eroi quando c'è da firmare i manifesti contro il proprio editore, sono animati da principi travolgenti, che però si arrestano proprio dove inizia il portafoglio.
    Sarebbero ridicoli, se non fossero tragici.
    E la cosa triste è che lo sanno anche loro, ma si preparano la notte le risposte da dare a chi gli fa presente la loro situazione, perle di saggezza come ' il nemico si combatte da dentro' .
    Basterebbe dire di 'No', e starebbero molto meglio.
    Ma non possono dire di no, perchè certe cifre, anche se meno stratosferiche di quello che si pensa, te le da solo quell'editore li, e loro non possono rinunciarci, perchè sennò non potrebbero andarsene in giro con lo sguardo profondo del 'vero' scrittore.

    Non aderisco perchè tutta la questione autore contro editore non sta in piedi, visto che non siamo al tempo di Dumas o di London, dei contratti capestro da quattro romanzi all'anno; e se alla fine vendi 1200 copie a dir tanto, non capisco dove i tuoi editori abbiano il margine o la convenienza per andare a derubarti.
    Il mondo editoriale italiano è pieno di palloni gonfiati, da qualunque angolo lo si guardi, e non solo da una parte sola.
    E molti vivono tre o quattro metri sopra il cielo, con paginate intere sui quotidiani, salamelecchi a non finire e fascette con 50 000 mila copie vendute; il loro problema è che ci credono davvero, si autoconvincono, e probabilmente si voltano dall'altra parte quando gli arrivano i rendiconto delle 3127 copie vendute.
    Che sarebbe già un lusso, tra l'altro.

    Ma forse queste sono tutte delle fesserie, delle mie idee bislacche, non so.
    Non aderisco semplicemente perchè non voglio fare parte di nessun gruppo organizzato, così come non ho mai fatto una tessera di partito.
    L'unica sciarpa che indosso è quella delle WSB, il gruppo Ultrà del Cesena, e tanto basta.
    Io sono un pizzaiolo.
    Io non voglio essere uno scrittore, io sono un narratore, e non voglio fare niente per cui qualcuno possa dirmi di essere uno scrittore nel senso che ha preso ultimamente questa parola.
    Sembra quasi uno status simbol, un orologio di lusso da mettersi al polso i giorni di festa.
    Scriverei le mie storie in ogni caso, anche se non mi pubblicassero, come è successo per tanti anni, anche se ci sputassero sopra.
    Tutto il resto è un miracolo, se sei fortunato e trovi qualcuno che paga per leggerti.
    Ma non mi metterò mai a far la guerra per dei soldi.
    Perchè alla fine è di questo che si parla.
    Io non faccio la guerra per dei soldi.
    Quando ho bisogno di soldi, mi trovo un lavoro.
    Allora mi pagano.
    Ma qui sta il punto.
    E se non sai fare quel lavoro?
    Perchè dovrebbero pagarti?
    Oppure, se la gente non legge quello che scrivi, perchè dovrebbero pubblicarti?
    E Il fatto di essere un autore edito, perchè dovrebbe fare di te un artista automaticamente?
    Io non credo che il mondo funzioni così.
    Ma la maggior parte degli scrittori di questo paese è già da un pezzo che ha abbandonato il mondo, per trasferirsi non si sa a quale titolo nel sommo delle Sfere Celesti.
    "

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. E' del tutto evidente che Cavina, che esce dalla scuola Holden di Baricco, non dal corso di scrittura di Pincopallino, non ha mai spedito un manoscritto in giro e non conosce determinate realtà. Che giustificano appunto iniziative quali quella portata avanti da Scrittorincausa.

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. A mio avviso le cose che dice non sono sbagliate, Fernando. Al di là di dove esce Cavina. Soprattutto riguardo agli scrittori Einaudi che firmano la legge contro il bavaglio. O a Mancuso che fa la verginella, magari avendo già trovato altro (Fazi etc.).

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. C'è sicuramente del vero in quanto dice Cavina, non lo metto in dubbio. E' verissimo ad esempio che molti vedono la pubblicazione alla stregua di un passaggio in tv. Cercano tutti un quarto d'ora di celebrità. Forse per sentirsi vivi almeno in quel quarto d'ora lì.

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. k

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    Zingaretti? Mi stava simpatico, poraccio.
    Mo' che cià messo il cappello sopra Travaglio,
    deve andaffanculo pure lui co' tutta la razza.
    Viva Chiamparino.

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. zanoni

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    Zingaretti??? vabbe', allora ditelo che le elezioni volete continuare a perderle sempre e comunque!!! ma chi lo conosce Zingaretti fuori dal Grande raccordo anulare??? ah, ma e' il fratello che Travaglio vuole candidare, l'attore! magari questo qualche voto in piu' lo prenderebbe! anche se pare che, alle provinciali romane, qualcuno abbia scritto sulla scheda: 'Zingaretti, vai a fare in culo tu e tuo fratello'...

    tornando pero' in tema FareFuturo, in effetti non ho condiviso totalmente l'editoriale incriminato. condivido pero' in pieno quello di ieri, sempre a firma Filippo Rossi, che parla non del berlusconismo ma della piu' recente e concreta creazione del PdL: un'operazione nata coi migliori auspici ma che e' al momento naufragata a causa dellpeccessiva smania di protagonismo di uno dei cofondatori. in ogni caso, se 'apertura di credito' va fatta ai futurliberisti e' per le loro posizioni politiche, non perche' si sono litigati con berlusconi. e' questo il ridicolo squallore di Travaglio: quello di vedere il modo attraverso il rozzo prisma bene-male, berlusconiani-antiberlusconiani. l politica invece per lui non conta!

    Storiella di fantapolitica:
    Lui, il popolo e la libertà
    di Filippo Rossi
    Un tizio fonda un partito e dice che è libero e liberale. Talmente libero e liberale che ci vuole la parola libertà anche nel nome. Talmente libero e liberale che non lo chiama nemmeno per nome: lo chiama “popolo”, luogo della differenza per antonomasia, delle idee che s’incontrano e si confrontano. Perché – dice – i partiti sono una cosa vecchia, roba che non può esprimere tutta la libertà che ci serve, roba anti-democratica. Insomma, uno fonda un partito e spiega che è il partito di tutti, che gli italiani ci si potranno riconoscere, dice che è la “casa comune” di idee, storie diverse.

    Un tizio fonda questo benedetto partito nuovo, laico liberale democratico, e spiega subito che, sì, è vero che è di tutti, ma in fondo uno strappo alla regola si può anche fare. E così impone l’inno del suo vecchio partito: una cosa del tipo “meno male che Lui c’è”. Che poi significa: grazie all’Uomo della Provvidenza. Che poi significa: senza di lui non saremmo nessuno. Qualcuno storce il naso, ovviamente. Qualcun altro ingoia il rospo. Poi lo lasciano fare: in fondo, pensano, è solo il narcisismo di un uomo anziano che sta facendo tanto per tutti noi, per l’Italia, per il mondo. Gli si può ben concedere una canzoncina per aprire e chiudere i suoi comizi. Che differenza fa, pensano. In fondo è uguale: perché la politica, quella vera, è un’altra cosa.

    Uno fonda un partito, quindi. Laico libero e liberale. Poi sceglie un inno: “Meno male che Io ci sono”. Poi comincia a dire: qui decido io; qui decido tutto io; qui comando io. La gente si guarda sorpresa: ma come, pensa, non dovevamo essere laici liberi e liberali? Tranquilli, rispondo altri, è solo propaganda, è solo facciata, è solo perché Lui sa parlare meglio di tutti al suo popolo, al nostro popolo. Ma in realtà – continuano – in fondo siamo liberali davvero! E Lui è il più liberale di tutti: perché ci sa capire, ci guarda nei cuori, sa cosa vogliamo. Quando parla Lui è come se parlassimo noi. Ci sa spiegare cosa dobbiamo pensare. Si può essere più liberi di così? Chiedono, dandosi già la risposta. Uno fonda un partito. E poi decide che è roba sua. Perché Lui è la gente. Perché Lui è il popolo. Perché lui è la verità, la via e la luce. E chi non ci sta è un eretico, un reietto. Chi non ci sta è messo all’indice. Chi non ci sta è messo alla porta.

    Uno fonda un partito a sua immagine e somiglianza. E chi non ci s’identifica, peste lo colga. Ok, gli altri pensano. Va bene, il Tuo partito non è quello che pensavamo. Ci abbiamo provato, abbiamo sbagliato, tu ci hai cacciato. Ognuno per la sua strada. Va bene, magari ce ne facciamo un altro, attraverso il quale possiamo dire quello che pensiamo. Così, poi, riusciamo a fare anche politica…E no, dice lui a questo punto. Come vi permettete? Come si permettono? Il mio partito deve essere di tutti, è di tutti. E tutti devono cantare tutti insieme meno male che Io ci sono. Altrimenti che liberali sono? Che italiani sono? Traditori, ecco cosa sono. Perché il mio partito è il partito di tutti. Perché il mio partito è l’unico partito possibile. Anzi, il mio partito è un partito “unico”. L’unico possibile. E chi non ci sta, è un anti-italiano. E chi non ci sta, non può parlare. Chi non ci sta non è liberale! Non è democratico! Chi non ci sta non esiste! Perché la libertà sono io. Perché il popolo sono io. E gli altri? Gli altri non sono un cazzo.

    Ps.
    Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. A

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    Travaglio facendo il nome di Zingaretti, di fatto, l'ha bruciato. E credo che inconsciamente lo volesse.
    Comunque, per quanto riguarda il dibattito in corso, ho trovato su Repubblica un virgolettato attribuito a Pennacchi - con cui concordo- (non reperibile ancora on line), e sul Corriere questa intervista a Tranfaglia, che allego dal sito della Camera .

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. Ci puoi riportare quello di Pennacchi?

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. A

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    Metto il titolo e copio il virgolettato.
    Repubblica del 24.08, p. 10 Titolo:
    Veronesi: si vive anche senza Mondadori. Pennacchi: gli altri non mi volevano

    virgolettato
    "
    Pubblico con Mondadori innanzitutto perchè gli altri non mi hanno voluto. Che faccio, altrimenti, stampo col ciclostile? Ma si immagina se quando lavoravo in fabbrica mi avessero chiesto di licenziarmi perchè il mio padrome rubava? Sai le mazzate... Lo scrittore è come un contadino che porta i pomodori al mercato, è responsabile solo di quello che scrive. E sui turbamenti morali vorrei dire che Mancuso coi suoi dubbi non è che ha offeso Berlusconi, ha offeso me. E non mi rompessero..."

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. A

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    Membro

    Interessante intervista a Belpoliti.
    (fatta salva la toppa presa su Can. Muss.)
    ___________________________________________________________________________

    ‘B. ha divorziato dal Paese. Sarà un crepuscolo violento’

    Marco Belpoliti: Il dissolvimento è anche del suo corpo, il sogno è diventato insulto
    Cadono sassi dal palazzo che crolla. Marco Belpoliti risponde da un’isola sperduta, l’ultimo insulto di Francesco Giro, lontano chilometri, sembra fasullo: “Come dice?”. No, il sottosegretario Giro dice: “L’editoriale di Famiglia Cristiana è pornografia”. L’autore del Corpo del capo e Senza vergogna s’avvicina al telefono: “Tempo fa avevo previsto due eventi: il 25 luglio e l’8 settembre, un disfarsi progressivo di un regime politico e mediatico. Un disfarsi violento”.

    E di lingue acuminate: Casini contro Bossi e Bossi contro Verdini, e tutti contro tutti…
    Sintomi del pensionamento del capo. La confusione provoca mal di testa e terrore, le truppe lottano per un pezzetto, sbattono i piedi perché sentono il cambiamento. Non parlano di politica per assenza della stessa. Hanno paura del nuovo: la Seconda o Terza Repubblica che verrà, i naufraghi della Prima e di Mani Pulite hanno trovato rifugio in Forza Italia e poi nel Popolo della Libertà. Sarà traumatico conoscere il futuro.

    Quando arriva il futuro per noi?
    Ho lasciato l’Italia nei giorni dell’espulsione di Fini e dei finiani. Le puntate successive erano facili da pronosticare. La storia italiana replica con facilità, il cammino dal 25 luglio all’8 settembre è ben avviato. Impressiona il 9 settembre, in vent’anni di Berlusconi ne abbiamo sviscerato le contraddizioni ma dimenticato un particolare: cosa accadrà al suo tramonto? Siamo impreparati.

    Come rimediare?
    Forse la soluzione è nel saggio di Javier Cercas, presto in uscita: Anatomia di un istante, un viaggio nel fallito colpo di Stato spagnolo del 23 febbraio del 1981. Lì erano avanti, Franco era morto e il franchista Adolfo Suàrez trascinava la Spagna nella democrazia. Qui il franchismo è morente e il nostro Suàrez sconosciuto. Siamo così indietro che dobbiamo ricominciare da poco. Dalle basi: dalla democrazia. Succederà…

    Quel giorno i dossier di Vittorio Feltri saranno un paragrafo storico?
    Berlusconi ha un palese segreto che nelle dittature tradizionali era l’esercito. Ovvero un vasto schieramento mediatico: telegiornali, rotocalchi, quotidiani. Parti che aggrediscono col fuoco di fila, parti che cantano buone novelle. Quando la situazione è sotto controllo, e la legislatura lunga e larga, l’esercito fa ordinaria amministrazione: censura le notizie cattive e gonfia il resto. Ma appena un nemico s’avvicina, l’esercito reagisce con durezza per volere del capo. L’esercito è forte e capace di orientare i cittadini, arruolato grazie a un conflitto d’interessi mai nemmeno sfiorato. Ora siamo a un passo dalla svolta, in fondo a una Prima Repubblica mascherata. Scopriamo le facce più o meno scampate a Tangentopoli.

    Come scompare un regime?
    All’improvviso. Eppure una sera precisa e discussa che la storia segnerà. Il ciclo di Berlusconi s’è dissolto a Casoria, al compleanno di Noemi Letizia: era l’ultimo atto di onnipotenza, oltre qualsiasi vergogna e qualsiasi limite. In ordine di cronaca seguono due divorzi per liberarsi dalle catene: da Veronica Lario e da Gianfranco Fini. Un doppio divorzio con il Paese. I notisti politici appuntavano il rientro da luna di miele, invece era un matrimonio smontato. Una fuga dai cittadini oltre che da Veronica e da Fini.

    Fotogramma: agosto romano di afa e turisti, il presidente del Consiglio passeggia in tuta scolorita e mostra la fatica sul volto.
    Non può fare altro. La sua fisicità è il programma politico del Pdl. Chi di corpo colpisce di corpo perisce. Uscirà di scena – e la scena è questa – quando il suo corpo s’incurverà come una candela sempre accesa ormai consumata. L’immagine e il potere di Berlusconi sono una cosa sola. È arrivato il momento del dissolvimento perché il corpo servito è più vecchio di vent’anni e il sogno azzurro è l’insulto.

    Addio anche al privato che diventa politica con il corpo, le mogli e i figli?
    L’italiano ha il comportamento del pendolo, oscilla tra due estremi e oggi siamo al culmine delle foto in bermuda o in montagna su Chi. Spinti da Berlusconi che trasforma il privato in pubblico per fare politica. Un controsenso che, siamo ottimisti, deve finire. Per forza.

    Da Il Fatto Quotidiano del 25 agosto 2010

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. k

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    Senta A, quando si riportano dei testi bisognerebbe cercare d'essere più precisi, riportando fedelmente sia la fonte che la data - cosa che lei ha fatto - ma anche la firma di chi scrive, cosa che purtroppo non ha fatto.
    Nel caso di un'intervista, inoltre, dovrebbe essere sempre possibile - cosa che qui non è - capire con esattezza quand'è che parla l'intervistato e quando l'intervistatore. Spesso con questi accorgimenti - che però, ripeto, qui non ci sono - si riesce anche a capire se l'intera scrittura è dell'uno o dell'altro, ovvero se erano domande a cui l'intervistato ha risposto per iscritto o se la trascrizione dal parlato è tutta da addebitarsi all'intervistatore.
    Dice: "Ma perché mi fa questi appunti?"
    Perchè qui purtroppo, e al di là dei contenuti, non mi è riuscito di capire a chi sia imputabile la prosa involuta, marinista e manierata - neanche barocca, ma proprio rococò - del pezzo. Chi è cioè che non sa scrivere: Belpoliti o il suo intervistatore?

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. A

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    Ha ragione, K.
    Era un' intervista di Carlo tecce a Marco Belpoliti, di cui per completezza allego il link. Mi scuso
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/25/cadono-sassi-dal-palazzo-che-crolla-marco/52748/

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. Riporto una nota di Diego Cugia sul boicottaggio Mondadori trovata su Facebook :

    Da qualche giorno il mio indirizzo di posta elettronica è bersagliato da centinaia di mail dallo sgradevole tono intimidatorio. Mi si chiede, insieme a un altro sparuto manipolo di scrittori, politicamente all’opposizione, di smettere di pubblicare libri con la Mondadori.

    Il motivo è noto. Riguarda un indecente risparmio sulle imposte dovute dalla casa di Segrate, grazie a un provvedimento emanato dal governo Berlusconi, il quale, come tutti sappiamo da quasi vent’anni, ha maestosi interessi confliggenti con quelli di un uomo al servizio dello Stato, e che comprendono, fra l’altro, la Rai, Canale 5, Italia 1, Rete 4, (ma anche Telecinco, una delle prime Tv spagnole per ascolti) tutti i giornali di cui è editore, la casa editrice Mondadori, la Einaudi, la Sperling & Kupfer, assicurazioni come Mediolanum, la Medusa film, istituti di credito, Vogue, il Milan, la Standa, il Teatro Manzoni, intere città come Milano 2, i fumetti della Walt Disney e il centro commerciale di Milano 3, compresa la rivendita di pizza al taglio e Blockbuster. Come a dire che se questo weekend mi affitto il dvd di “C’era una volta in America”, il mio film preferito, e mi porto a casa un trancio di pizza Margherita, sono colpevole di foraggiare un presidente del consiglio plurimiliardario che si cuce leggi “ad personam”.

    Sono antiberlusconiano dalla prim’ora, precisamente dal 26 gennaio 1994, data della sua discesa in campo politica, perché ero assolutamente certo che il proprietario delle principali tv commerciali, una volta al governo, avrebbe facilmente controllato anche il servizio pubblico RAI, diventando, di fatto, il “grande fratello” orwelliano. Ritengo che questo massiccio “controllo delle menti”, condotto con sofisticate tecniche di marketing pubblicitario, non solo nei servizi giornalistici ma soprattutto nella programmazione d’intrattenimento, abbia purtroppo centrato il bersaglio. Un leader populista televisivo è una minaccia seria per ogni democrazia. Se Berlusconi fosse stato di sinistra, di estrema sinistra, verde o biancocrociato, l’avrei pensata nell’identico modo.

    Per questa modesta ma netta opinione, ribadita in tanti programmi radiofonici e televisivi, articoli, interviste, saggi, fiction e persino romanzi pubblicati con Rai-Eri, la Bompiani e, soprattutto, con la stessa Mondadori (che edita anche i libri del subcomandante Marcos) ho pagato un caro prezzo, perché negli ultimi anni i miei rapporti di lavoro si sono ridotti a un decimo e ora sono quasi a zero. Attualmente, tra l’altro, non ho alcun contratto con la mia casa editrice, la Mondadori. Nessuna idea o proposta, dopo il programma “Alcatraz”, è stata più accolta dai dirigenti di via Asiago, la radio pubblica con la quale ho collaborato per 25 anni. Lo stesso con la Tv. Delle due l’una: o nel mio mestiere sono diventato improvvisamente un idiota o la libera opinione nel nostro Paese è stata blindata e con parecchi giri di vite. Con tutto questo non me la tiro da martire, e non mi lamento perché sono un uomo libero, povero, ma libero. Anche se finalmente potessi riavere un microfono in Rai (governata in larga parte, e assai più della Mondadori, da fedelissimi berlusconiani) o trovassi lavoro come commesso alla Standa, sempre di sua proprietà. Libero. Libero anche se mi assicurassi con la Mediolanum, mi godessi un film distribuito dalla Medusa, o mi leggessi un fumetto di Walt Disney, edito dal presidente del Consiglio. Libero. Perché tutte queste attività, secondo una logica liberticida che s’ispira a un’infantile “coerenza assoluta”, tipica proprio delle menti dispotiche, entrerebbero, tal quale allo scrivere per Mondadori, in “conflitto d’interessi” con l’essere uomini di sinistra o antiberlusconiani.

    In Italia siamo arrivati al paradosso che il pazzesco conflitto d’interessi del capo del governo sia stato legittimato e avallato dalle forze dell’opposizione, e si pretenda, da isolati scrittori, di rescindere i loro contratti con la più grande casa editrice italiana (ammesso che li abbiano) perché sarebbero “loro” in conflitto d’interessi con la propria libera opinione. Ma siamo seri! Anche perché la serietà, oggi, come diceva Flaiano “è il solo umorismo accettabile.” Io non mi azzarderei mai a scrivere una lettera a un cassiere di Banca Mediolanum, sincero simpatizzante del Pd, chiedendogli di dimettersi immediatamente dal suo posto di lavoro. Non mi salterebbe mai in testa di invadere la posta elettronica di una maschera del Teatro Manzoni ricordandogli cupamente che ogni volta che illumina con la pila una fila di poltrone per far accomodare uno spettatore ritardatario sta, in realtà, contribuendo alla lunga marcia di un despota. Ma soprattutto -e questa è la cosa che ritengo più grave- non inciterei mai un popolo che deve proprio alla sua malinconica ignoranza la situazione in cui versa, a “boicottare” l’immenso e meraviglioso catalogo della Mondadori. Perché non ci trovo questa gran differenza con la propaganda dell’Associazione degli studenti nazional-socialisti tedeschi, nel 1933, che portò alla pubblica messa al rogo dei libri ebraici, marxisti, pacifisti.

    Per questo considero la campagna “Boicotta i libri Mondadori” un’iniziativa dispotica come una legge “ad personam” e ogni volta che ricevo una mail col “copia e incolla”, che attacca con un “Caro Diego, non scrivere con Mondadori” e prosegue “Ti volevo informare che - da oggi in poi - io non comprerò più libri o prodotti della Mondadori. Neanche quelli scritti da te”, mi corre un brivido lungo la schiena. Innanzitutto perché mi offende. Poi è sciocca. È una lettera offensiva perché, minacciando di non comprare più i suoi libri, si tratta uno scrittore da mercenario, servo del denaro, facendo leva proprio sui portafogli fra i più sguarniti del mondo. Ed è sciocca perché, cambiato editore, poniamo la Rizzoli, l’indomani stesso Berlusconi, gatton gattoni, si compra la Rizzoli. (Non sta già trattando l’acquisto dei periodici?) O, attraverso una fiduciaria alle isole Cayman, acquista un pacchetto di azioni della Longanesi. E che si fa, il gioco dell’oca? Lo scrittore va in prigione, perde un giro, e riparte dai murales mentre questo si compra pure i muri?

    La Mondadori non mi ha mai censurato, altrimenti me ne sarei andato. Punto. Boicottare i libri è un delitto che si compie ogni giorno in tutte le librerie italiane semideserte. Nessuno, mai, ha conquistato il potere con i libri. E arricchirsi scrivendo equivale a centrare il Superenalotto.

    Come mai, visto che la Mondadori era sua, Berlusconi non ci tempesta ogni giorno con dichiarazioni e proclami politici pubblicati sui Meridiani e sui Tascabili? E come mai, nel mio piccolissimo, non mi fanno avvicinare a un microfono ma se voglio scrivere le identiche cose che direi in Tv o alla radio la Mondadori me lo lascia fare? Sveglia. Non è uccidendo un topolino che si salva un paese dalla peste. Né oscurando Mediaset, boicottando la Rai, non comprando i giornali degli editori avversi. Al contrario, occorre che gli uomini realmente liberi siano messi in grado di esprimere il proprio pensiero, soprattutto se in contrasto con l’opinione dominante. Per questo c’è bisogno dello sforzo di tutti i veri democratici di questo Paese. Grandi aziende come Mediaset, la Rai, il gruppo Repubblica-L’Espresso, quello Rizzoli-Corriere della Sera, i network radiofonici, tutti, di qualsiasi fede politica, dovrebbero essere pressati dall’opinione pubblica, quotidianamente, incessantemente, a rivoluzionarsi, ad aprirsi a una ventata di opinioni nuove, di pensieri liberi, di progetti innovativi, di conoscenza. Questo è ormai culturalmente un paese per vecchi. C’è un fetore di stantio, di finestre chiuse, di poteri che si passano di mano come fossero mazzette, e di poltrone pubbliche che si ereditano di padre in figlio, come quelle dei notai. Boicottare libri era davvero l’ultima cosa da fare.

    Diego Cugia

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. tataka

    offline
    Membro

    Un pezzo davvero intelligente. Ma gli esaltati della coerenza assoluta non lo capiranno.

    Fossi un autore Mondadori antiberlusconiano, in questo momento, seguirei un saggio proverbio arabo: "Il silenzio è la risposta più intelligente alle domande di uno sciocco."

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. Che poi a volercela vedere tutta 'sta coerenza non ho ben capito dove dovrei guardare, ma tant'è...

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. A

    offline
    Membro

    Che poi, nessuno si è accorto -tranne Torque e K qui sopra, che il discorso coerente sarebbe: lavorare per..., e in questo aspetto, l'operaio, il linotipista, il cane nero, il cattivo pensiero, lo scrittore e il teologo della domenica sono accomunati.
    ciao Mob, filosofo operaio!

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. Non è che non me n'ero accorto, ma che lo ripetevo a fare?

    Il resto lo prendo come un complimento!

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. A

    offline
    Membro

    Lo è, esso lo è, invero.

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. Incasso e ringrazio.

    Pubblicato 13 anni fa #

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