Anonima scrittori

Forum Anonimascrittori » Anonima Scrittori

Ma i diritti naturali degli autori muoiono con loro?

(61 articoli)
  1. rindindin

    offline
    Membro

    Non è che uno si aspetti granché da una biografia, ma che almeno si possa definire tale!
    Il “Diario di una scrittrice” di Virginia Woolf, è interessante, nelle prime 200 pagine, poi diventa una storia insopportabile. Quello che ne viene fuori è un ritratto di una scrittrice compulsiva, nevrotica, maniacale, malata solo del suo ego e della sua capacità-incapacità di scrittura. Da lettore, vorrei dire che proporre come bio una selezione, sicuramente eccezionale ma monca, di un diario ben più complesso che arriva fino a 4 giorni dalla sua morte, è un’offesa alla scrittrice in questione e mancanza di rispetto.
    La Woolf scrisse il diario in 27 anni (dal 1915 al 1941) di suo pugno su quaderni rilegati poi in 26 volumi, esclusivamente con la consapevolezza di poterlo pubblicare postumo. Questo è detto da lei più volte e auspicato. Ha conservato tutto con note, ben sottoscritte, la volontà era che il diario fosse in qualche maniera il suo testamento. Scrive addirittura in un passaggio che s’immagina lei vecchia che legge la Virginia giovane... Questi 27 anni sono stati condensati in poco meno di 500 pagine, quindi non si può certo considerare un diario, né tantomeno un testamento. Si sarà rivoltata nella tomba nel vedere che il suo amatissimo, quanto opportunista, maritino ha "tagliato" quella che è stata la sua vera vita, la sua sofferenza. Mi fa incazzare questa cosa... ma che doveva fare sta' povera Virginia più che dirlo e scriverlo a caratteri cubitali?

    Vero, la minimum fax fa una breve prefazione di Ali Smith che dichiara che “Diario di una scrittrice” è la prima versione pubblicata dei molti diari della Woolf e l’introduzione di Leonard (uomo della Woolf) ci spiega l’esigenza e i motivi dei tagli atti solo a rivelare Virginia come scrittrice e null’altro. Ma un diario è un diario. Io lettore l’ho acquistato nella speranza di trovarci la sua vita raccontata da lei, non una delle versioni tagliate e rivisitate che alterano o dissimulano la vera personalità dell’autrice. Non sono tenuta a fare una ricerca delle varie case editrici che hanno pubblicato qualche diario della Woolf. Io ho comprato questo diario e diario credevo che fosse. Virginia non sarà stata solo la donna maniacale dedita alla scrittura, ci saranno stati eventi nella sua vita che hanno fatto di contorno e che hanno forse causato o perlomeno contribuito al suicidio. Questa vita non esiste nel diario, ma viene presentato come tale… trovo profondamente ingiusto, da lettore, che mi si possa proporre un’autrice di simili doti letterarie in questo modo, e ingannarlo sulla formula diaristica, per fare poi un filtro che castra la personalità e la complessità di una donna che con tutto il suo genio ha comunque deciso di farla finita con questa vita. Le case editrici dovrebbe valutare meglio i testi in traduzione e non accettare incondizionatamente le proposte di tagli in difesa di un falso pudore che non interessa nessuno, in questo caso soprattutto a Virginia Woolf.

    Dico questo solo per affrontare una questione molto più ampia e spinosa, che non è solo di teoria letteraria ma soprattutto di etica. Si ha il diritto di pubblicare epistolari, scritti inediti, pensieri, affari personali di un autore dopo la sua morte e contro la sua volontà? Adesso con la Woolf il caso è ribaltato, lei voleva che si pubblicasse il diario, ma nella sua interezza. Il risultato è stato comunque una mancanza di rispetto, non si è tenuto conto della sua volontà, si è fatto qualcosa di diverso da ciò che era suo desiderio. Questo è il punto della questione: quali sono i diritti naturali degli autori? Si ha il diritto di diffondere post mortem scritti che l’autore stesso non ha dato in pasto al pubblico, o è una mancanza di privacy ed intimità?
    Ci dovrebbero essere delle regole etiche ma alle quali sembra non faccia caso nessuno. Qualsiasi stralcio di lettera, rigo trovato, appartenente ad un autore (di fama naturalmente) viene subito gettato al pubblico senza chiedersi se l’autore avrebbe gradito o no. Il filologo risponderebbe che tutto il materiale trovato postumo serve per aver un quadro più completo dell’autore, del suo processo creativo, la parte umana quasi sempre celata, indispensabile per creare un profilo del personaggio- scrittore. Ma se lo scrittore stesso in vita non ha mandato in giro le sue lettere o i suoi insulti al vicino, o la lettera al suo primo amore, un motivo ci sarà no? Forse non voleva?

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. Le questioni pero' sono diverse e complesse. Appena avro' un po' di tempo, diro' la mia.

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. la lavandaia

    offline
    Membro

    Uno scrittore è un personaggio pubblico ed in quanto tale TUTTO ciò che lo riguarda diventa pubblico.

    Certamente la signora Maria di Fossano, che non è personaggio pubblico, può scrivere sul proprio diario quello che le pare e nessuno lo verrà mai a sapere.
    Approfondisco più tardi il mio punto di vista, adesso ho da lavorà.

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. SCa

    offline
    Membro

    Gli scritti pubblicati da uno scrittore sono pubblici, il resto, secondo me, no. Almeno per quanto riguarda il suo essere scrittore, se poi è anche un personaggio, allora il discorso può essere diverso.

    Tra l'altro, anche questo forum è pubblico, quanto un libro in libreria.

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. A.

    offline
    Moderatore

    Kafka lasciò detto al suo amico di distruggere tutte le sue opere alla sua morte. Se l'amico avesse compiuto la sua volontà a quest'ora non avremmo i racconti La metamorfosi, Il Processo, America, e Il Castello.
    Torquato Tasso riscrisse la Liberata, tagliando le parti erotiche, e voleva che l'ultima edizione fosse la Gerusalemme Conquistata. La sua volontà non fu rispettata, e ora tutti leggono quella che per lui era una edizione provvisoria. Chi ha deciso è stato il pubblico, la Fama.
    Questo perchè le opere una volta compiute non sono più patrimonio degli autori, ma diventano patrimonio dell'umanità. Ma senza farla tanto lunga, questo è il principio base dell circolo comprensione-interpretazione: non ci si può più appellare alla "vera intentio auctoris". Forse nemmeno l'autore l'ha mai saputa, la sa e la sa più. Ecco perchè il poeta evocava "La Musa", nei poemi epici.

    Diverso è il discorso dei diari intimi, o delle scritture private. Là, in genere le cose sono più delicate. Si fanno passare 70 anni, perchè non sia lesa la privacy di qualcuno che sia rimasto in vita. Prendete ad esempio Pavese: Il mestiere di vivere fu pubblicato sì, ma con omissioni, e forse quando saranno passati 70 anni dalla sua morte saranno pubblicati.

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. rindindin

    offline
    Membro

    sono tornata ora, ma penso che il discorso qui si sia ridotto non poco...

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. A.

    offline
    Moderatore

    In che senso?

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. rindindin

    offline
    Membro

    Questo perchè le opere una volta compiute non sono più patrimonio degli autori, ma diventano patrimonio dell'umanità. Ma senza farla tanto lunga, questo è il principio base dell circolo comprensione-interpretazione: non ci si può più appellare alla "vera intentio auctoris". Forse nemmeno l'autore l'ha mai saputa, la sa e la sa più. Ecco perchè il poeta evocava "La Musa", nei poemi epici.

    ma qui si sta parlando, o solo io, delle opere non pubblicate anche se compiute, una volta defunto l'autore. non si può pubblicare tutto quello che si trova, opere inedite o scritti, o lettere, o qualsiasi cosa si trovi di un autore, senza la sua volontà! macchè patrimonio dell'umanità! ma davvero adesso un autore deve fare una postilla nel testamento (che neanche farebbe in condizioni normali perchè nn duca o re e senza un euro) solo per non dare in pasto una carta straccia dimenticata tra i suoi libri di scuola che magari ricorda più, solo per assicurarsi la beatitudine eterna? ma sai io quante cose trovo scritte da me,(nulla tenente e di fama zero) che se trovassero e solo facessereo girare dopo la mia morte mi farebbero rigirare nella tomba?

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. k

    offline
    Membro

    Di nuovo d'accordo con Rindi.
    Ma che cosa c'entrano i miei scherzi o scritture private con le cose che ho scritto invece per la pubblicazione? Non lo dice già da sola la parola? Queste ultime sono "pubbliche", ma le altre "private". Dice: "Ma mi servono per costruire il giudizio critico". Ma non dire cazzate. Tu per caso il giudizio critico su di un muratore non lo dai esclusivamente sulla base dei muri e delle costruzioni che ha edificato perché restino, senza basarti minimamente sui muretti di legno o di plastica che ha costruito con il Lego per suo figlio? E il giudizio su un architetto non lo dai solo sulla base degli edifici che ha ha fatto, ed eventualmente dei progetti di questi edifici, ma non sui cazzi o sulle fiche che ha disegnato per diporto sul retro della carta del prosciutto? E perchè a me invece devi venire ad inficiare tutto quel che ho scritto perché restasse (con la cura che ne consegue, dodici e più riletture per pagina, e correzioni su correzioni), con le cazzate a una botta e via che scrivo qua sopra o che ho scritto trent'anni fa? Ma andate un po' affanculo va'.

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. la lavandaia

    offline
    Membro

    Rimango della mia idea per due ordini di motivi:
    1) lo Scrittore ( con la S maiuscola) è personaggio pubblico ed in quanto tale TUTTO ciò che lo riguarda è pubblico anche quando, in preda ad un attacco di dissenteria, ulula alla luna.
    2) lo scrittore come qualsiasi altro essere vivente 'na volta che è trapassato, defunto,de cuius, se ne impippa tre quartini e mezzo di cacchio se le cose da lui scritte vengono o meno pubblicate.

    Credo che uno Scrittore debba scrivere anzitutto per il piacere di scrivere e non soltanto pensando alle pubblicazioni in vita o postume.
    Se a me piace scrivere lo faccio e me ne infischio se quando diventerò un mucchio di ossa, qualcuno possa pubblicare le mie moleskine con gli "sfoghi" più intimi.

    Per quanto riguardo il vaffanculo ricambio con i migliori voti augurali... senza offesa eh

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. urbano

    offline
    Membro

    Un autore quando muore lascia le sue cose, alcune formate in opere, altre caotiche sotto forma di brogliacci o semplici carte sparse, alcune cose a volte possono addirittura restare nascoste per anni o per sempre.
    La caratteristica di quelle cose è la solitudine, non hanno più il loro autore che le ordini, le pubblichi, le sveli o le distrugga. Sono reperti indifesi di una esistenza.
    Si possono leggere? Si, se se ne è capaci.
    Si possono pubblicare? Si, se si è onesti e non si tradisce il ritrovamento
    Cosa succederà all’autore? Nulla dal momento che è morto.
    Cosa succederà alla nozione dell’autore? Può subire profonde influenze, non da quello che ha scritto ma da quello che un altro ha scelto di pubblicare e dalle pre e postafazioni.

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. L'autore morto ha diritto, in vita, che la sua reputazione venga salvaguardata anche una volta deceduto.
    Inoltre i congiunti, vivi, possono ricevere danni morali non indifferenti da pubblicazioni postume. Immaginiamo, ad esempio, che un autore abbia scritto un testo dove critica aspramente i figli o la moglie o il marito. La cosa vale anche per i terzi, amici o colleghi dell'autore ad esempio.

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. urbano

    offline
    Membro

    e già
    mio nonno leone diceva
    schiavo di quello che dici e padrone di quello che taci
    se poi ti metti pure a scrivere allora te la tiri.

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. urbano

    offline
    Membro

    e poi la cosa che l'autore morto ha diritto in vita di essere rispettato da morto ha un fascino alla Borges.

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. A.

    offline
    Moderatore

    Rindi, puo chiarire il senso della Sua domanda. (La domanda di questo 3d)

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. k

    offline
    Membro

    "Lo scrittore è personaggio pubblico"?
    Ma tu sei scema!
    Pubblica è l'opera.
    Quella il pubblico ha pagato per potersi leggere.
    Stop.
    Le pippe che mi faccio poi
    sono affari miei
    e me le faccio per conto mio in privato
    non in pubblico davanti a voi.
    Voi le vostre fatevele da voi,
    non sopra quelle che mi faccio io.

    (E' tuo, di me,
    solo quello che hai comprato -
    il libro - e che io liberamente
    avevo messo in vendita.
    Il resto no, rimane
    per la vita e per la morte tutto mio.
    Siete ladri e guardoni.
    Fuori dai coglioni.)

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. A me le opere postume, in particolare quelle che non hanno avuto il placet dell'autore, non piacciono. Speculazioni economiche - o pseudoartistiche - che non aggiungono nulla a quel che già sapevamo. Anzi, molto spesso rischiano di compromettere tutto quel che già sapevamo dell'autore. Perché se un'opera non esce fuori dal cassetto, un cazzo di motivo ci deve pur essere. E non è vero che tutto ciò che riguarda un autore è pubblico come l'autore stesso. Per diventarlo - pubblico, intendo - deve passare la trafila: in letteratura c'è la pubblicazione da parte di un editore (serio o a pagamento) o di se stessi. Dice: "e le lettere?". Beh, ricostruire un carteggio - sempre senza il consenso - può essere una delle poche eccezioni, ma ci sarebbe parecchio da discutere e non voglio andare troppo oltre. Insomma, per farla breve, la filologia necrofila non m'affascina neanche un po'. Quel che sta nel cassetto, senza autorizzazione scritta e validata da un notaio, è giusto che rimanga lì. Forse è addirittura giusto che dopo la morte vada bruciato o disperso al vento o riciclato. Casi da trattare in maniera differente ci potrebbero essere (e ci sono), ma andrebbero valutati uno per uno, senza generalizzazioni.

    Per capire i meccanismi perversi delle logiche commerciali, basti prendere ad esempio la musica. Muore un artista e, negli anni, si ripetono 'Best of' - che già hanno un senso - oppure, peggio, inediti che erano stati lasciati in un cantuccio perché non convincevano l'artista. Recentemente ho sentito un pezzo 'inedito' di Jimi Hendrix che non ha nulla a che vedere con quello che, normalmente, ci aveva abituato a sentire. Bisogna pensare che Hendrix voleva imprimere una svolta alla sua musica? Manco per il cazzo. Vai a sapere se quello, un giorno, cazzeggiando in studio, non s'è messo a fare un brano e poi, posati gli strumenti e guardato negli occhi l'addetto al mixer, gli abbia fatto: "hai sentito che merda?". Adesso secondo voi quello, che grazie alla registrazione ci ha fatto i soldi, vi viene a raccontare la verità? Quello vi dirà: "cazzo, Jimi dev'essere morto col rimpianto di non veder pubblicato il suo ultimo pezzo. L'ho fatto per lui".

    Senza parlare dei casi di Lennon e Mercury, con ripetute operazioni di speculazione intorno anche ai peti e ai rutti che avevano fatto in studio.

    E questo è il punto di vista di uno mezzo studiato.

    Ce ne sono altri due, di punti di vista, che emergono dalla discussione: uno da autore e l'altro da lettore.

    Da autore (quale non sono): non mi convincono le mie cose che stanno fuori dal cassetto, figuriamoci quelle dentro. Se stanno lì, un cazzo di motivo c'è. Non avrei mai la voglia - né la capacità - di scrivere 26 volumi di diario, annotando le mie impressioni su fatti, cose e persone che incontro ogni giorno per decine d'anni. Probabilmente se lo facessi sarei ben cosciente - pur essendo Virginia Woolf - che nessuno avrebbe mai l'ardire di pubblicare tutto insieme. Magari se fossi Virginia Woolf farei almeno 2 volumi soltanto a parlare della Roma e dei miei ricordi di quand'ero bambino e delle impressioni che avevo nel momento di vederla giocare e di quanto avrei voluto giocarci proprio io, nella Roma, e segnare anche solo un gol sotto la curva sud. Con la consapevolezza che quella era una cosa di cui avevo bisogno io e non l'editore o mia moglie. Un esercizio terapeutico, ecco, e niente più. Per questo, e per tanti altri motivi, ho tutto il diritto affinché quei 26 volumi rimangano nel cassetto. O magari bruciati o dispersi al vento o riciclati.

    Chi si dovrebbe interrogare di più in merito a questa storia del diritto naturale dell'autore, a mio avviso, è il pubblico (di scrittori, musicisti, pittori ecc.). Cioè noi. Perché troppo spesso, per conoscere un autore, non ci mettiamo lì a leggere opera per opera, andiamo sulle cose più recenti pubblicate post mortem. Sono più digeribili e danno l'impressione di restituire la visione ultima - fintafintissima - dell'autore. Chissà quanti pasoliniani si sono letti Petrolio e poi hanno campato secoli nel dire: "cazzo che bravo, cazzo che genio, cazzo quante ne sapeva" senza prendersi la briga di vedere i film, di leggere i romanzi o le poesie o gli articoli di giornale. Chissà quanti hanno preteso di conoscere la Woolf da quel diario. Chissà quanti altri ancora lo faranno.

    Se i diritti dell'autore vengono triturati, la colpa è della nostra morbosità che spesso confina nel gossip. Tutto ciò che l'autore voleva venisse reso pubblico, è già stato pubblicato. Nel caso volesse pubblicare qualcosa post mortem, lo inserirà nel testamento. Tertium non datur.

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. A.

    offline
    Moderatore

    Sul fatto che l'autore stia nella sua opera,non ci piove. Ma l'opera va interpretata,e per farlo può essere utile risalire all'autore. Ora, lasciando perdere i contemporanei, e andando ai classici:se qualche frammento di scrittura (= testimonianza, traccia ) quotidiana dell'autore ci permette di comprendere meglio la sua opera, tanto meglio.
    Se io leggo che Cecco Angiolieri mandava affanculo nelle sue lettere private Petrarca, perchè gli aveva fregato la femmina, la cosa mi interessa per ricostruire più compiutamente la poetica di Cecco, proprio per rischiarare la sua opera. Le idee non spuntano sugli alberi, nascono dal vissuto degli autori, camminano sulle loro gambe. E proprio perchè le opere, una volta date allaluce, vivono indipendentemente dagli autori, si è autorizzati a cercare strumenti che possano permetterci di interpretarle.
    Se invece la mia intenzione è di gossip, sono d'accordo con voi. Che Cecco e Petrarca si fregassero la donna,poco mi importa. [Se però volessi ricostruire storicamente la vita fiorentina del trecento,allora quelle testimonianze non solo mi tornerebbero utili, ma necessarie,proprio come fonti. Ma questa sarebbe una nuova intenzione ancora. Qualche mese fa,proprio parlando del nonno di Fernando, K disse che Fernando poteva rievocare anche particolari della vita del nonno,e anche inventarseli, perchè questo fa parte del raccontare le storie. Là mi pare si trattasse di narrativa. Ma se parliamo di storiografia: la ricostruzione storica, se non si fa sulle carte scritte, su cosa si fa? E gli archivi storici sono pieni di lettere di scrittori che si mandavano affanculo. Per dire].

    Petrarca e Cecco.

    Benedetto sia'l giorno e'l mese e l'anno
    e la stagione e'l tempo e l'ora e'l punto
    e'l bel paese e'l loco ov'io fui giunto
    da'duo begli occhi che legato m'ànno;

    E benedetto il primo dolce affanno
    ch'ì ebbi ad esser con Amor congiunto,
    e l'arco e le saette ond'ì fui punto,
    e le piaghe che'nfin al cor mi vanno.

    Benedette le voci tante ch'io
    chiamando il nome de mia donna ò sparte,
    e i sospiri e le lagrime e'l desio;

    e benedette sian tutte le carte
    ov'io fama l'acquisto, e'l pensier mio,
    ch'è sol di lei; si ch'altra non v'à parte.

    Francesco Petrarca

    Maladetta sie l'or' e 'l punt'e 'l giorno
    e la semana e 'l mese e tutto l'anno,
    che la mia donna mi fece uno 'nganno,
    il qual m'ha tolt'al cuor ogni soggiorno,

    ed hal sì 'nvolto tutto 'ntorno intorno
    d'empiezza, d'ira, di noia e d'affanno,
    che, per mio bene e per mi' minor danno,
    vorre' lo 'nnanzi 'n un ardente forno.

    Però che megli'è mal, che mal e peggio,
    avvegna l'un e l'altro buon non sia,
    per avere men pena i' 'l male chieggio.

    E questo dico per l'anima mia;
    ché, se non fosse ch'i' temo la peggio,
    i' medesimo già morto m'avrìa.
    Cecco Angiolieri

    Dice: ma che cazzo stai a dì. Cecco e Petrarca non si sono mai fregati la donna. E semmai Cecco ha litigato con Dante, di cui era coetaneo, mentre Petrarca quando Cecco è morto aveva 10 anni.
    Ecco a cosa serve la storia, a contestualizzare e a dire che i dilettanti gossippari dovrebbero far meno chiacchiere e stare più a studiare le fonti. Che si fanno sia sulle opere sia sulle testimonianze private.
    Ma parlavo di classici. sgratt

    Sensi, torna!!

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. k

    offline
    Membro

    No. Lei confonde la ricerca d'archivio - che in quanto tale viene fatta da specialisti, al mero e precipuo scopo di trovarvi i lumi di specifiche questioni storiografiche - con la pubblicazione indiscriminata dell'archivio stesso. In secondo luogo, lei confonde ed omologa figurae et personae assai diverse tra loro. Una cosa è per esempio il politico, che è necessitatamente figura pubblica in quanto è lui che s'è proposto agli altri per rappresentarli tutti in sé. Il diritto degli altri di interessarsi dei fatti suoi è quindi più che legittimo, poiché è lui che ha chiesto e promesso prima agli altri di tutelare i fatti loro. Hanno o no - gli altri - il diritto di verificare?
    Uno scrittore no, se permette. Io non mi sono presentato alle elezioni. Io le ho scritto una storia e basta. Lei - se se la compra - se la legge e amen. Finita lì. Chi cazzo glielo ha detto che "si è autorizzati a cercare strumenti eccetera"? Chi cazzo gliela ha data questa autorizzazione? Lei le sue ricerche e le sue interpretazioni se le fa con la roba sua e col suo cervello, non con la mia se non gliela autorizzo. Il resto sono tutte cazzate. Il vostro è solo voyeurismo, mascherato da ricerca. Ma come cazzo pensa di poter capire di più i miei libri andando a cercare nella carta-straccia mia? Ma che cazzo le dice la capoccia? La parte migliore di me - quello che volevo dire perché gli altri lo sentissero, se davvero ne avessero avuto voglia - sta nei libri e nelle cose che ho "pubblicato". Il resto è spazzatura - l'ho "cestinato" - lo capisce o no? Lei dice: "Ma io voglio capire di più". E allora si vada a leggere tutti i libri che non s'è letto e che mai si leggerà perché non le basterebbero cento vite. Ma lei no, lei dei libri non letti se ne sbatte i coglioni e pretende di leggere i libri miei che non ho mai scritto? Anzi, frugando nel mio cestino lei pretende di scrivere lei il libro mio che io non ho scritto? Ma vada un po' affanculo, va'. Che era parecchio che non ce la mandavo.

    (Vorrei vedere se vengo io a frugare nei cazzi suoi. Dice: "Ma no, ma io lo faccio solo dopo che è morto". Ma tu guarda che teste di cazzo. Prima mi fanno due palle così sui diritti degli animali e sull'abiezione della vivisezione, e poi pretendono di vivisezionare l'anima mia dopo che sono morto. Dice: "Ma sei morto". Embe'? L'universo non è più curvo? Se è curvo, benedett'Iddio, non c'è alcuna distinzione tra presente, passato e futuro. L'eternità non è che simultaneità. Sono morto qua, ma sto nelle altre dimensioni ve possinammazza'. Vivo finchè vive il cosmo. E ho diritto alla mia privacy nel passato, nel presente e nel futuro. Dio vi stramaledica se non v'imparate a farvi i cazzi vostri.)

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. A.

    offline
    Moderatore

    Io parlavo degli specialisti, nella mia parte seria. Per il resto, sono d'accordo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. Beh, scusa A., ma non si capiva già da prima che Cecco Angiolieri era ben altra cosa da Petrarca? Confrontando le diverse opere non s'intuiva che il primo, se mai si fosse trovato davanti il secondo, l'avrebbe mandato a fanculo?

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. rindindin

    offline
    Membro

    sì una cosa è la ricerca storiografica, letteraria o epistolare su un autore, perchè poi si divulghi il risultato della ricerca, il saggio, un'altra è pubblicare le fonti inedite senza consenso dell'autore e i parenti che se ne assumono la responsabilità sono i peggio, perchè spesso lo fanno solo per denaro o fama propria. la questione è delicata e va valutata sicuramente caso per caso, ma una regola o legge preventiva dovrebbe esserci secondo me. il caso della Woolf è ribaltato, lei ha scritto il diario per essere pubblicato per intero e se sono 26 volumi sarà un problema dell'editore non suo, ma non è giusto fare una selezione o tagli arbitrari senza il suo consenso perchè si rischia di dare una visiore alterata dell'autrice, cosa che lei nn voleva. sono stati fatti per tutelare le persone citate ancora in vita? e invece non tutelare l'autrice dopo morte è lecito? se un autore confessa di aver fatto le corna alla moglie in un suo scritto tenuto nel cassetto, lì deve stare o essere brucuiato, se invece lo lascia come testamento, saranno cavoli della cornuta, non dell'autore. comunque il succo è che la questione andrebbe messa nero su bianco, il che comporterebbe un esame attento di tutte le varie ed eventuali possibilità, sia da parte dell'autore che dei parenti, che dei filologi o estranei.

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. la lavandaia

    offline
    Membro

    aho amico bello di un Kappa il fatto che tu sia "un" Premio Strega non vuol dire che sei detentore della verità assoluta ... giusto pe capisse eh! . Io non cambio idea e non per questo mi sento una "guardona dei cazzi altrui"... se uno Scrittore, anche da un solo libro che ho letto, mi stimola voglio sapere tutto ciò che lo riguarda. E' un po' come la vita dei Santi e magari leggendo s'impara a conoscere realmente il personaggio. Anzi, per come la vedo io, il personaggio lo si conosce meglio dalle piccole cose, dai dettagli del quotidiano.
    Se viceversa non me frega un cazzo, leggo un testo e passo oltre!
    Comunque grazie per la "scema" detto da te ha una valenza particolare
    Ciao bello... un vaffanculo di cuore ( sempre affettuosamente eh)

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. la lavandaia

    offline
    Membro

    ... dimenticavo
    Ma ti vedrò in seno all'Esecutivo? pensa che bello...

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. Però il caso della Woolf è particolare. Lei fa un diario di 26 volumi e lo vuole vedere pubblicato - ma chi lo dice? il marito? - e invece ne pubblicano solo una piccola parte. E una volta che è morta, non potendo discutere con lei direttamente dei tagli, a chi avrebbero dovuto chiedere? E se alla casa editrice - a nessuna casa editrice, per giunta - andava di pubblicarlo integralmente? Non so. Qualcosa non mi quadra. Magari andrebbe ricostruita, storicamente0, l'intera vicenda. Non solo basandosi sulla prefazione, ma ricostruendo il carteggio ecc. ecc.

    Ti toccherebbe curiosare un bel po' nei cazzi di Woolf e del marito. A proposito: su Repubblica c'era un'articolo in cui si sosteneva che fosse stata proprio la Woolf - ancora prima di diventare Woolf, quindi da signorina - a inventare con i suoi amici del college, in un viaggio in Africa, la famigerata espressione BUNGA BUNGA.

    Pubblicato 13 anni fa #
  26. rindindin

    offline
    Membro

    davvero?

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. Giuro.

    Leggi qui

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. rindindin

    offline
    Membro

    sì, quando lei si traveste da uomo con i baffi e sale sulla nave...:) nn pensavo nascesse lì il bunga bunga

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. k

    offline
    Membro

    "se uno Scrittore, anche da un solo libro che ho letto, mi stimola voglio sapere tutto ciò che lo riguarda"

    Sì vabbe', ma che lo riguarda come persona o come autore? Qui è meglio essere chiari. Se t'è piaciuto un libro e vuoi sapere tutto del suo autore, questo non solo è nel tuo diritto ma è anche nella tua piena disponibilità. Basta difatti che tu ti vada a comprare tutti i libri che ha pubblicato quell'autore e stai a posto.
    Se invece vuoi sapere tutto pure della persona e ritieni che sia tuo diritto sapere tutti i cazzi suoi, allora non ci piove: tu sei una guardona e una rompicoglioni e non hai nessunissimo diritto di farlo. Spero che non sia il tuo caso.

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. cameriere

    offline
    Membro

    ciao a tutti
    mi chiamo cameriere
    ho un po' d'anni sul groppone...

    ...e sono un guardone!

    questa amara verità
    ho deciso di dividerla con voi
    che mi siete amici e compagni.
    io sbircio,
    anzi cerco,
    e quando trovo,
    godo.
    un infinito piacere
    mi pervade tutto
    quando conosco
    debolezze e nefandezze.
    ma,
    in verità,
    non sono solo.
    pure darcy è guardone
    comm'a me.

    Pubblicato 13 anni fa #

Feed RSS per questa discussione

Replica »

Devi aver fatto il login per poter pubblicare articoli.