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Ma i diritti naturali degli autori muoiono con loro?

(61 articoli)
  1. rindindin

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    e che vi guardate di bello tu e il Darcy?

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. cameriere

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    boccaccia mia taci.

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. la lavandaia

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    Sì, l'ammetto ! sono una rompicoglioni, ma purtroppo non sono guardona e nell'era del "grande fratello" è penalizzante.

    Però non ti nascondo che mi piacerebbe sapere se ti piace più la polenta o la coda alla vaccinara

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. Il Torque, passando i due esami di Dicembre, si ritroverà a potersi laureare entro il 2011. Rintanandosi in casa.

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. Io penso che quello che scriviamo sia il frutto di ogni esperienza vissuta, metabolizzata, rimeditata, filtrata dagli anni che passano, dai tempi che mutano, dalle novità del progresso.
    Per questo, forse, è giusto e in un certo senso inevitabile che la critica e/o il pubblico - quindi anche gli editori, a maggior ragione - siano fortemente interessati ad ogni sfumatura esistenziale di quanti si sono presi la briga e l'onere di tramandare ai posteri il proprio vissuto che è poi la risultanza di un'epoca, di un clima culturale e politico. Probabilmente non è giusto, ma va aggiunto che il pettegolezzo, chiamiamolo così, fa parte della realtà quotidiana.
    Chi è senza peccato...

    Rassegnatevi.

    Lei, sor K, crede veramente che tra 100 anni non ci sarà qualcuno che metterà in volume gli interventi più interesanti da lei prodotti su questo forum?

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. zero71

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    Ho il sospetto di no....

    Dacci dentro Torque...occorrono persone come te.
    071

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. cameriere

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    100 anni?
    vaglielo a dire tu al darcy.

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. tcd

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    A me fregancazzo delle conclusioni a cui arriverete riguardo il da farsi con gli scritti "privati" e "pubblici" del buon K tanto poi la palla, legalmente, passa a moglie e figli del Sor K.

    Io vorrei solo che qualcuno ammazzasse la "zeta" che sta in quel tag "recenSione" e mettesse la "esse" al posto che le compete... Scudisciate sul deretano di chi ha messo quel tag!

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. urbano

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    In attesa di leggere il Diario di una Scrittrice, riporto una piccola recensione di Monica Cito che ho rintracciato in rete e che mi pare utile al tema:
    nella prefazione alla prima edizione del 1953 Leonard Woolf dice che il diario lungo 26 anni "ci dà una documentazione di ciò che Virginia Woolf faceva, della gente che vedeva, e soprattutto di ciò che pensava di questa gente, di se stessa, della vita e dei libri che scriveva o sperava di scrivere".
    Come si sa di tutto questo materiale Leonard farà estratto.
    Di questa sua selezione darà giustificazioni non del tutto convincenti; soprattutto quando accennerà ad una vera personalità dell’autore del diario.
    I tagli da lui operati sono dunque stati strumentalistici? Voleva Leonard proteggere se stesso e/o non contaminare la memoria della moglie?
    Siamo agli inizi degli anni Cinquanta del Novecento; il mondo esce da una sanguinosissima guerra mondiale: il mondo non ha capito ed ha perseguitato e non può ancora capire certe “particolarità” di Virginia e certe “particolarità” forse anche di Leonard?
    E poi, la guerra è finita sì, ma Leonard l’ha vissuta da ebreo: con terrore, e loro due (i coniugi Woolf) sapevano dei campi di concentramento, Virginia ne fa segno e memoria nel diario, alla data 9 giugno 1940.
    In fondo, non si può accusare troppo il povero Leonard, e certo lo si ringrazia per aver espressamente dichiarato che non vuol dirci tutto di Virginia, e conseguentemente, di se stesso.
    I dubbi quindi – e tanti! – permangono. Certo è che Leonard non vuole abusare della sensibilità e dell’intelligenza dei lettori, e così chiarisce a quale scopo dei pezzi sono stati scelti ed altri sottaciuti: "Ho esaminato attentamente i ventisei volumi [si riferisce quindi a manoscritti rilegati] del diario e ne ho estratto […] praticamente tutto ciò che riguarda il suo lavoro di scrittrice. Ho aggiunto anche estratti di altro genere, classificabili in tre categorie. La prima consiste in un certo numero di brani, nei quali Virginia Woolf adopera chiaramente il diario come un mezzo per esercitare o sperimentare l’arte dello scrivere. La seconda consiste in pochi brani che ho scelto di proposito perché, pur non avendo alcun rapporto diretto o indiretto col suo lavoro, danno al lettore un’idea dell’impressione immediata che suscitavano nel suo spirito le scene e le persone, cioè la materia prima della sua arte. Infine ho incluso un certo numero di brani nei quali commenta i libri che sta leggendo."

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. k

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    E' comunque un criterio arbitrario che contravviene ai desiderata dell'autore. Chi cazzo sei tu per arrogarti questa arbitrarietà? Dice: "So' il marito". Il marito? Tu sei il marito di una che si è suicidata. Ora non voglio dire che si sia suicidata per colpa tua (anzi, nell'ultima lettera lei gli chiede pure perdono e gli dice che lui è stato buonissimo), ma certo insieme a te evidentemente non è che abbia raggiunto chissà quale grado di felicità. Adesso, per cortesia, ti vuoi fare almeno i cazzi tuoi? Li vuoi pubblicare? Pubblica tutti i 26 quaderni che ha lasciato lei. Non li vuoi pubblicare? Non pubblicare un cazzo. Ma no che ti pubblichi quel cazzo che ti pare a te.
    Motivo per cui, sapete che vi dico? Che non sono per niente d'accordo con l'esortazione iniziale Torque/Zaph alla Rindi a non pigliarsela e moderare i toni con l'editore.
    Eh no, cazzo. Qui è proprio con l'editore che bisogna pigliarsela, che settant'anni dopo si ripresenta a reiterare questo oltraggio. Settant'anni dopo - a diritti scaduti - un editore potrebbe andare, prendere i diari, tradurli e pubblicarli integralmente. Se volesse.

    GIUSTIZIA PER VIRGINIA WOOLF!

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. K, veramente ce la dovremmo prendere con l'editore del 1953. Non credo fosse Minimum Fax.

    Anche io sono dell'avviso che quei diari dovevano o essere pubblicati per intero oppure per niente. Visti i 26 volumi, credo che l'ipotesi più probabile potesse essere la non pubblicazione.

    Senza contare i diritti intellettuali, ancora attivi e passati agli eredi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. rindindin

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    questo il succo della questione

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. urbano

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    Ma cosa è che vi disturba?
    La tirchia invidia di diritti eventuali goduti postumi?
    La verecondia timida di svelare la eventuale banale miseria della vita?

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. rindindin

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    Membro

    no, nessuna delle due. non sono d'accordo sulla pubblicazione postuma di opere inedite, o epistolari, o qualsiasi cosa scritta dall'autore, senza che lui stesso ne abbia autorizzato in vita la diffusione,con testamento, scrittura, accordi privati con familiari o eredi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. SCa

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    Il "silenzio assenso" non andrebbe bene? In fondo se uno proprio non vuole brucia tutto o lascia disposizioni in tal senso.
    Vero è che se ci fosse una regola del genere, un Garante della privacy post mortem, ci saremmo risparmiati i diari segreti di Hitler, quelli di Mussolini e forse, fra cinquant'anni, anche quelli di Berlusconi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. big one

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    io voglio conoscere quelli di andreotti

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. urbano

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    Però la storia è tutta postuma.
    Forse sarebbe piu chiaro se l'autore vivo non tanto autorizzasse ma piuttosto vietasse la pubblicazione postuma delle sue cose, almeno si intuirebbe qualcosa di lui.
    Meglio ancora se distruggesse in vita tutto ciò che non desidera resti dopo di lui, allora la volontà sarebbe certa.
    E quello che resta appunto perchè resta, è pubblicabile.
    Magari illeggibile ma pubblicabile.

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. rindindin

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    Però la storia è tutta postuma
    .
    la storia per un bizzarro motivo è tutta postuma. ma questo non toglie che di un autore, post mortem, si possa pubblicare ciò che si vuole. può anche essere il caso che un autore non abbia poi tutto questa consapevolezza della sua arte in vita ( vedi van Gogh) e che poi invece diventi un artista grazie alle rivalutazioni e pubblicazioni. ma a van gogh , come a molti altri, chi gli ha detto che sarebbe successo? ma credi gli possa fregare un cazzo adesso? io se fossi stata van gogh non mi sarei tagliata certo una recchia in vita se sapevo di diventare famosa dopo....col cavolo!

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. Beh, se fossi stata Van Gogh - con la malattia e tutto il resto - capace che non ti tagliavi solo una recchia. Magari diventavi più famosa e facevi pure qualche altro quadro in più.

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. A.

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    Rimbaud e Verlaine: il silenzio-assenzio

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. urbano

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    Ma se Theo, il fratello mercante, non avesse incettato l'arte di Vincent oggi magari la privacy di Van Gogh sarebbe salva ma noi non potremmo vedere i suoi cieli, i suoi iris, i suoi corvi.
    Sul tema suggerisco
    La casa gialla
    Martin Gayford
    excelsior 1881
    2007
    e
    Pierre Michon
    Padroni e servitori
    guanda 1994
    due libri che secondo il tuo ragionamento, rindindin, non avrebbero ragione di esistere.

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. k

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    E quindi - se ho ben capito - le ragioni del tuo "piacere" sono più importanti ed assolute dei "diritti" di un Vincent Van Gogh e di qualunque altra testa di cazzo ostacoli il tuo piacere? Ma vai a fare in culo, nazista.

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. urbano

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    Quelle della conoscenza.

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. rindindin

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    e la conoscenza chi la decide? l'artista non ha proprio voce in capitolo...chissà allora perchè in vita produce opere se poi qualcun altro deciderà per lui quale debba essere la conoscenza...

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. urbano

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    La conoscenza si forma su ciò che è disponibile.
    L'artista, meglio l'autore delle cose, ha la voce in capitolo più importante: quella del fare.
    A volte è conosciuto, a volte sconosciuto, allora può essere scoperto se qualcuno pensa che ne valga la pena e trova qualcosa di interessante. La scelta sarà sempre l'esercizio della qualità più umana che esiste, il libero arbitrio.
    Può darsi che si decida, lui o altri, di stampare il suo lavoro, andrà a finire su carta, ma solo dopo la valutazione oggettiva, spontanea o indotta che sia, si dirà di lui che è stato pubblicato.
    L'artista, l'autore, l'artefice smetterà di essere una persona e diverrà la sua storia, i suoi personaggi, qualche etto di fogli di carta pubblicati da qualcuno che stanno pronti alla lettura su un'asse di legno, stretti tra altra carta. E' il suo destino.
    In un certo senso l'autore non esiste senza le sue opere, senza i suoi scritti è nulla.
    Dunque non bisogna temerla la conoscenza, anzi è da auspicarla come un affettuoso ricordo sveglierà il cuore del lettore, se ce l'ha.

    Pubblicato 13 anni fa #
  26. A.

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    Moderatore

    A Urba', sei diventato crociano pure tu?

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. urbano

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    Non saprei, perchè?

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. A.

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    Moderatore

    il fare...
    l'artista è nella sua opera./

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. k

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    Membro

    No, non è crociano, è nazista le ho detto, e lei per primo - se proprio vuol parlare di Croce - se lo vada a leggere e studiare sul serio sui libri che Croce ha scritto da sé medesimo, non sui profili su Croce che qualcun altro ha scritto sopra i manuali. Croce è il primo che nega ogni validità alla cosiddetta - cosiddetta da lui - "critica degli scartafacci". La critica estetica - per lui - si fa sull'opera. Stop. Si vada a leggere quello che Croce scrive ad esempio di Pio Rajna, quello che fece Le fonti del Furioso, settecento pagine di ricerca pedante e pedissequa delle fonti d'ogni singolo verso dell'Orlando Furioso senza però - dice Croce - avere capito un cazzo della poesia dell'Ariosto. "Sordi all'arte", li chiama Croce, i critici e i filologi così.

    E veniamo a quell'altro, che dice:

    "Quelle della conoscenza."

    Le ragioni della conoscenza cioè - e non già il suo "piacere" come da me pretestuosamente asserito - avrebbero l'assoluta preminenza su quelle della privacy e dei diritti naturali dei cosiddetti "autori" che - una volta pubblicato un libro - sarebbero appunto solo "autori" e non più persone come gli altri, con gli stessi identici diritti. Sei autore e basta, non più "persona" umana, e la ricerca può fare di te quello che le pare, senza alcun vincolo etico. Non sono più umano. Esattamente come gli ebrei, razza inferiore su cui Mengele e gli amici suoi hanno potuto tranquillamente fare tutte le ricerche e acquisire le conoscenze che sono alla base delle genetica moderna, della dietetica e di tutta la medicina. Lo potevano fare perché tanto mica erano umani, erano ebrei e non avevano i diritti che competono alla persona. Esattamente come, ripeto - secondo quello stronzo di Urbano - gli "autori". (Ma forse lui parla così per invidia, perchè non gli è riuscito di diventare autore e adesso vuole a tutti i costi che a quelli invece a cui è riuscito venga rotto il culo pure dopo morti.)

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. urbano

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    Membro

    l'autorità dell'autore per troppa auge diventa autoritaria

    Pubblicato 13 anni fa #

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