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Pennacchi a Sky Tg24

(76 articoli)
  1. http://youtu.be/-jMY2lAZ5mo

    Pubblicato 12 anni fa #
  2. A.

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    Moderatore

    importante quello che dice, K, la fiducia nei giovani. Sono diventati la nuova classe sfruttata; manco classe operaia o classe proletaria: la differenza che non hanno lavoro fisso e non hanno nemmeno prole, perchè non se possono sposà.

    Pubblicato 12 anni fa #
  3. Condivido al duecento percento.

    Pubblicato 12 anni fa #
  4. zanoni

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    c'e' un problema di fondo, quello della formazione e della selezione della classe dirigente (politica e professionale): che in ambito democratico devono necessariamente rispondere a criteri meritocratici e permettere una fortissima mobilita' sociale. se non risolviamo questo problema, siamo letteralmente spacciati...

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. lulla

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    Membro

    Forse bisognerebbe rivedere anche la filosofia del lavoro fisso, che da una parte ti concede la rata del mutuo e il pargolo, ma dall'altra... Conosco tutta una serie di persone che è riuscita a spezzare quella catena. Certo, ne hanno avuto l'opportunità, il coraggio e la consapevolezza.

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. Curioso il fatto che a dirci di dover rinunciare al lavoro fisso è la generazione che sul lavoro fisso ci ha potuto contare. Perché non ciavete pensato prima?

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. lulla

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    Membro

    Mi rendo conto che dire una cosa del genere in questo momento di chiarissimi di luna è scandaloso. Sì, ai miei tempi ci potevi contare abbastanza, magari buttando giù dei rospi spaventosi. Nel mio giro eravamo in pochissimi ad averlo, magari potevamo permettecerlo, o meglio ce lo permettevamo, pagando spesso un certo prezzo. Molti di noi a 40 anni l'hanno buttato alle ortiche e rincominciato da capo. Non so se abbiamo fatto bene o male, sta di fatto che abbiamo scelto una vecchiaia molto dura. Però neanche gli altri sguazzano. Certo che non è obbligatorio. Oddio, è un discorso molto complesso e messo così, sembra proprio una cavolata. Scusatemi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. A.

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    Moderatore

    La flessibilità è diventata precarietà perchè la legge Biagi, nella sua parte costruttiva non è stata attuata. E non è stata attuata perchè costava, e costa (gli ammortizzatori sociali). Quindi andrebbe pure bene, solo si deve applicare tutta. Altrimenti è solo lo sdoganaento, elevato a dogma,della precarietà permanente stabile. L'economia liberista lasciata a se stessa è praticamente (anticostuzionale, ma questo è il meno) dittatura del modello homo-homini-lupus elevato a ineludibilità di un reale non pensabile altrimenti; sappiamo bene che ogni ideologia tende a porsi come unica possibilità di pensare la realtà. Ma il discorso si fa lungo. Se volete , dopo che ho finito la tesi di dottorato, ne scrivo un po' dettagliatamente.
    Quanto alla meritocrazia: è una cazzata. O meglio, non sarebbe in sè una cazzata, solo che non vedo in giro terze parti autonome a cui delegare un giudizio imparziale. Noi a scuola sappiamo che ogni giudizio è inevitabilmente soggettivo. Anche se fai i test, poi devi valutarli. Inoltre i test oggettivi valutano solo le conoscenze acritiche, non le capacità critiche di elaborare il dato studiato. Il che è esattamente quanto ci viene chiesto.
    Per cui i giovani (intesi in senso economico, non anagrafico) hanno tutte le ragioni per indignarsi. Ma se non c'è una idea di stato sociale dietro, la protesta rischia di diventare una jaquerie anarcoide funzionale a un rafforzamento autoritario (vedi Di Pietro).
    Poi c'è il dogma ideologico che lo stato sociale costi. E' quanto in pratica impone la BCE: tagliare lo stato sociale. A questo i socialisti umanisti oppongono il primato dell'umano inteso come diritto ad una vita lavorativa come realizzazione, possibile, di una personalità relazionale desiderante. E' molto più costoso, in termini di umanità, subordinare alla logica neoliberista l'ideale dell'umano. Ecco perchè, forse, si sta riscoprendo il pensiero marxiano. Ma anche qui il discorso si farebbe lungo.
    Fare i froci col culo degli altri è bello: certo i nostri genitori ci mantengono e aiutano, ma è anche vero che i loro privilegi (che in realtà sono diritti giustamente acquisiti con lotte) noi non li avremo.
    Ieri ho sentito Renzi alla sette: da rabbrividire, la mancanza di profondità, di umiltà, e la prosopopea giovanilistica. Cofferati lo ha distrutto.
    Voglio Cofferati premier. E su questo sono convinto che Torque e K sono d'accordo. E se non sono d'accordo, pace. Per me è così.

    K: deve scrivere un testo programmatico da far girare, e/o da mandare a Micromega o a Limes, gli Altri, e il sito dell'amico fiellino di Torque.

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. Flessibilità, insieme a proattività, è una di quelle parole che attenuano vertiginosamente la mia contrarietà alla giustizia sommaria a somministrazione istantanea. Sul lavoro, oramai, va di moda la poetica dello zerbino. Bravo è quello che rinuncia a tutto per il lavoro, bravo è quello che dà senza chiedere, bravo è quello che nel lavoro e soltanto nel lavoro si realizza, ça va sans dire che tutti gli altri aspetti della vita sono tutto sommato cazzate. Meritocrazia, poi, ma di quale merito? Il nostro lavoro oggi non è produrre beni o erogare servizi, ma contribuire all'accumulazione del danaro. Quindi ti dicono che sei bravo non se fai il tuo mestiere, non se fai bene le ciabatte, tanto per fare un esempio, ma se le ciabatte le fai male e guadagni il doppio che a farle bene. Allora sei un genio, sei uno che ha capito come gira il fumo. Fai i soldi? Sei bravo per forza. Poi dice la crisi dei valori. Sì, quelli monetari.

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. A.

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    Moderatore

    Faust, grande!

    Pubblicato 12 anni fa #
  11. Faust, grande!

    Vedessi il vorticare dei miei zebedei, quello è grande!

    Pubblicato 12 anni fa #
  12. lulla

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    Membro

    Quelli tra di noi che hanno lasciato il posto fisso per quello che oggi si chiama precariato, lo hanno fatto per tutti quei motivi da te elencati, Faust, non certamente per guadagnare più soldi. Anzi. Hanno lasciato le banche, la scuola, il ministero,la fabbrica, l'avvocatura, la pubblicità, la moda e qualcuno anche dei posti da menager, come si dice adesso. C'è chi si è messo a fare l'organizzatore di festival della poesia, chi l'ufficio stampa per case editrici, chi scrive, chi poeta, chi fa la guida turistica, chi il falegname, chi il cuoco, il contadino, il vivaista (ne conosco tanti, tutti laureati). C'è anche chi è uscito dal ministero del tesoro sbattendo la porta e si è messo sul mercato, diventando poi un economista affermato. Ma solo una. Sarebbe bellissimo fare un lavoro che ti piaccia, che ti faccia guadagnare quel poco che serve, che ti lasci lo spazio per famiglia e altri interessi, che ti mandi in pensione o non ti mandi per niente se non vuoi...
    Un mio amichetto giovane (la vostra età) ha seguito la moglie che ha trovato lavoro in Irlanda. In quel paese ha optato per un lavoro part-time, volendo seguire lui i due bambini. Un bel giorno si è visto recapitare una letterina dal governo nella quale c'era scritto più o meno così:
    "Caro signor X, abbiamo preso in esame la sua busta paga e abbiamo constatato che lei guadagna troppo poco per poter vivere dignitosamente. Perciò abbiamo deciso di attribuirle un assegno mensile di 200 E. per tutto il tempo in cui lei piglierà solo quei soldi. Distinti saluti" Lo hanno anche salutato!
    Tutti in Irlanda, porca miseria! Peccato che piova sempre.
    Sì A, leggiti Baumann e tutta la sua liquidità. Non dice niente di nuovo, ma lo dice chiaramente.

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. Quelli tra di noi che hanno lasciato il posto fisso per quello che oggi si chiama precariato, lo hanno fatto per tutti quei motivi da te elencati, Faust

    Costoro hanno potuto farlo, hanno avuto scelta. Prova, alla mia età e senza le spalle coperte, ad aprire un'attività dalle possibilità di guadagno incerto. Con la bacchetta magica fai i soldi necessari! Quanto all'operare nella cultura, poi, lasciamo perdere. Se aspiri essere più che un volontario hai santi in paradiso o sei semplicemente considerato matto. Per fare scelte ardite ci vuole innanzitutto possibilità di scelta.

    Pubblicato 12 anni fa #
  14. k

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    In medio stat veritas. Lei la fa troppo facile, tu troppo difficile.

    Pubblicato 12 anni fa #
  15. In medio stat veritas. Lei la fa troppo facile, tu troppo difficile.

    Questione di prospettive, immagino.

    Pubblicato 12 anni fa #
  16. lulla

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    Membro

    Caro Faust, non ho detto che voi "potete" e "dovete" fare così. Ti ho solo detto che noi, nei mitici anni 70, diciamo per tutto il 900, abbiamo potuto permettecelo, che la mia generazione, che pur ha vissuto in anni che ora dicono bui, ha gioito di una leggerezza che voi neanche ve la sognate. Lo dico con causa perchè ho due figli che hanno la vostra età e che ho sempre cercato di stimolare, ma che fanno una fatica boia, poveretti. Sarà che ero molto interessata, ma per me era facilissimo contattare tutte le forme espressive che volevo e potevo anche applicarmicisi. Caro Faust, ho fatto anche la fame, ma letteralmente e con una bambina piccola. Per vivere sono andata anche a servizio (ma ero capitata bene, perchè era da Galimar, la casa ed., così ho potuto fregare una quantità di libri), poi...Oddio! Me pare il sermone de mi nonna al contrario.
    Inzomma, ora credo proprio che dobbiamo tutti cambiare pagina, che questo tipo di mondo sia arrivato alla frutta e anche al caffè e purtroppo voi ci siete caduti proprio nel mezzo. Credo che insistere sui vecchi modelli di vita sia sbagliato. Forse anche dannoso. Ha ragione K, quando dice che spera in voi. Dunque via le lacrime e fuori le palle. Ma nella direzione giusta! Ciao

    Pubblicato 12 anni fa #
  17. Non voglio sindacare su quel che hai fatto te o i tuoi amici. Mi fido di quel che racconti - anche se mi sa molto di favola hippie - ma voglio parlare più in generale. Perché mica esistevate solo voi, negli anni '70. O mi sbaglio?

    Una domanda, magari sciocca: ma se eravate così forti, così sognatori, così bravi e illibati... ciavevate più coraggio di noi, più ideali di noi, eravate più intelligenti e più in gamba di noi... com'è che ciavete regalato sta situazione di merda? Come mai i vostri debiti dobbiamo pagarli noi? Come mai voi siete andati in pensione e noi non ci andremo mai?

    Io non sono capace di morire di fame e non ho una figlia. Quindi non so.

    Pubblicato 12 anni fa #
  18. lulla

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    Caro Tor, ora ti racconto il magico mondo degli anni 70.
    Premetto che non sono mai stata hippy, anzi li ho sempre odiati con il loro falso misticismo, il falso vivere in natura dove i fiori erano solo un ornamento per abbellire i bei capelli biondi e lunghi e l'erba era solo quella per fumare. Non sono stata mai mistica, non ho mai portato gonne indiane a fiori, anzi le poche volte che me li sono potuta permettere ho messo qualche abituccio di Kenzo. Il mio amore e interesse per le piante viene dalla biofilia, che è una roba ricorrente nella mia famiglia. Dunque, ho fatto tantissimi lavori e tutti rigorosamente in nero. Certo che non ero io a deciderlo, ma allora i datori di lavoro non si ponevano neanche il problema e noi non ce ne preoccupavamo, forse pensavamo che prima o poi avremmo fatto la rivoluzione. Gli unici versamenti che ho avuto sono stati quelli della RAI, ma quasi nulli, perchè mi toccava fare le collaborazioni saltuarie prima e poi le fatturine con IVA, tanto per evitare la sindrome dell'edera. Non ho mai avuto l'opportunità di avere un posto fisso, probabilmente non lo volevo, cioè non erano lavori che potevo fare e forse semplicemente non volevo fare. Sapevo fare altro. Una volta, nel 1973, un mio amico divenne sottosegretario alla giustizia. Sapendomi in condizioni precarie e con la bimba, mi invitò al ministero e mi offrì un posto da segretaria o impiegata, che ne so.
    Ci andai, lo abbracciai e non mi vide mai più. Snob? Si, molto. Accettai un posto in un bar per quattro mesi, poi per strada conobbi Memè Perlini e cominciai a frequentare il teatro d'avanguardia: Leo e Perla, Carmelo Bene e chi più ne ha ne metta. Ho sempre vivacchiato, ma mi sono divertita tanto. Mi sono ritrovata spesso a pensare come sarebbe stata la mia vita se avessi accettato di lavorare al ministero.
    Non sono così illibata, sognatrice sì, e non lo erano neppure i miei amici che sono partiti dal lavoro fisso e poi lo hanno abbandonato per fare qualche cosa d'altro. Comunque, nessuno, e ho lavorato anche in una libreria antiquaria per 3 anni, ho fatto la segretaria in due gallerie d'arte (la terza la misi su io), ho fatto la traduttrice dal francese in una ditta che si occupava di dighe e robe affini, vabbè, non te li elenco tutti, nussuno mi offrì i contributi. E ora? Non ho la pensione e quando ci andrà mio marito avrà il minimo. E' vero che la casa me la sono comperata, ma con i soldi della vendita dell'appartamento dei miei.
    Dunque? Probabilmente, quando sarà ora, sarò costretta al suicidio.
    Però ho vissuto, mi sono divertita tanto e ho allevato due figli. Tutti due laureati. Non sono da esempio, ma nessuno lo è.

    Pubblicato 12 anni fa #
  19. lulla

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    No, non era facile neppure allora avere un posto fisso. A meno che ci fosse qualcuno disposto a darti un calcio in culo (tutti erano raccomandati). A meno che tu scegliessi l'insegnamento così a 40 anni forse entravi in ruolo, oppure tu decidessi di entrare in fabbrica con il coltello in bocca. Come il grande K.

    Pubblicato 12 anni fa #
  20. A.

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    Moderatore

    di che anni stiamo parlando, Lulla?

    Pubblicato 12 anni fa #
  21. lulla

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    Quelli prima. Io sono del 43. Devo dire però che coloro che facevano il dottorato (ma c'era?), come stai facendo tu, avevano il posto assicurato all'Università, magari anche come leccapiedi, ma tanto prima o poi il prof moriva e allora toccava all'assistente, oppure andava in un'altra Uni. Il mio ragassuolo farà il dottorato, ma non pagato (mica siamo parenti!) e lo farà solo per essere motivato a studiare un argomento che interessa a lui.

    Pubblicato 12 anni fa #
  22. A.

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    Moderatore

    No, non c'era. Sei coetanea di mio padre. Pensa che tre banche lo chiamarono direttamente dalla scuola, il giorno dopo il diploma, e lui potè scegliere (1960). Erano i tempi del boom economico. Totalmente altri tempi, davvero. Il Pil cresceva a livelli di 5 volte all'anno...

    Ps. Il posto assicurato all'Università, ahahah. Altri tempi davvero.

    Pubblicato 12 anni fa #
  23. Lulla, eviti di parlare del problema. Ti rifai ad esperienze personali. Va bene, mi fa piacere per te e mi fa piacere conoscerti. Ma non mi hai spiegato come mai, dopo questo favoloso mondo degli anni '70, siamo arrivati a questa melma del 2000.

    Pubblicato 12 anni fa #
  24. A.

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    Moderatore

    Quanto al fatto che fossero tutti raccomandati, non è vero nemmeno questo. C'era tantissimo lavoro, in tutti i campi. E il merito contava davvero.
    Mio padre, orfano di guerra, era in collegio. Poverissimo, potè accedere ad una banca prestigiosa, e da semplice impiegato è andato in pensioe da dirigente. Carlo Azeglio Ciampi, da giovane e semplice laureato, potè arrivare sino ai vertici della Banca d'Italia. Come vedi, là veramente, i quesi tempi, c'era possibilità di scalata sociale, anche dalle classi meno abbienti. ma era legato al fatto dello sviluppo unico nella storia dell'economia postbellica.Se studiavi e eri bravo, potevi veramente andare in alto nella scala sociale.
    I miei colleghi più anziani, quelli che sono andati già in pensione, entrarono a scuola spesso dopo due giorni dalla laurea, e entravano in ruolo dopo un anno. Lontanamente inimmaginabile per oggi.
    Mio fratello, commercialista e di destra, maledice la vostra generazione: ve siete magnati tutto. Io no. Per fortuna ci avete mantenuto fino a 30 anni e più. Come era vostro dovere. Dopo che finirà il welfare family legato a voi, allora davvero saranno cazzi. Sto parlando dei ragazzi di venti-trent'anni ora. E anche, se vanno così le cose, di mio figlio.
    Ma le cose cambieranno, la storia muta, corsi e ricorsi storici.
    Verrà una nuova guerra, e forse nuove rivoluzioni.
    Oggi è il 25 ottobre: la presa del Palazzo D'inverno. (benchè data russa, data occidentale 7 novembre).

    Pubblicato 12 anni fa #
  25. lulla

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    Membro

    Ma che discorsi! A parte che bisogna considerare un piccolissimo fattore: io sono donna, di genere femminile. Ho fatto anche un pò di univ. Scienze statistiche (N. matricola 98), ma mi ero resa conto che, a parte le lezioni di sociologia del Prof. De Polzer, non me ne fregava un cazzo e che io ero più adatta a far altra roba. Non tutti erano così bravi da lavorare in banca! Allora era il top, ma non tutti erano tagliati per quella vita lì. Ho 4 amici con tanto di laurea in economia che dopo due anni se la sono data a gambe levate e non sono scansa fatiche. Quello che volevo dire è che se non stavi agli schemi ferreamente prestabiliti eri taliato fuori anche allora e anche allora il lavoro nero faceva da padrone. Peggio di adesso e per mangiare ti accontentavi anche di raccattar pomodori e non c'era niente di strano. Poi allora i laureati erano molto pochi. Stiamo divagando. Comunque è vero quello che dice il frate tuo: ce siamo magnati tutto e per voi sono rimaste le briccioline. O neanche. Ora bisogna cambiare strada e tornare indietro e io sono contenta che così avvenga, non tanto per noi, ma per la Terra e gli altri suoi abitanti umani e no. Costretti.

    Pubblicato 12 anni fa #
  26. Io non so da dove venga tu, ma qui di lavoro ce n'era da buttare.
    Con un diploma dell'Itis ti chiamavano prima ancora che finissi la quinta e, in generale, potevi permetterti di andartene se solo l'ambiente non era di tuo gradimento ed essere sicuro di non restare a casa neanche un mese.

    Ora no, se hai un contratto a tempo indeterminato ti ci devi letteralmente incollare, ti piaccia o meno, e persino per lavori come commesso nei centri commerciali cercano stagisti a gratis ma non commessi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  27. A.

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    Moderatore

    Sulle donne , è vero che non entravano nei lavori alti. Non so quando, ma è recente la possibilità per una donna di accedere alla magistratura, ad esempio.
    Ma bisogna anche tener conto che, parallelamente allo sviluppo economico, ci fu anche una rivoluzione sociale, che lentamente portò le donne ad avere sempre più possibilità di integrazione. Un sociologo come Zaf potrebbe spiegare meglio queste dinamiche, io non e ne intendo. Io potrei solo rimandarti al Secolo breve di Hosbawn e a qualche libro di Baumann.
    Sta di fatto che se una donna voleva lavorare, certo non lavorava come dirigente, ma trovava lavoro sicuro. E stabile.
    Oggi non è così, la precarietà è diventata lo stigma delle generazioni nate negli anni '80. Ma sono cose che sappiamo tutti.
    Quanto al merito, vi porto solo un esempio.
    C'è un mio carissimo amico che è ingegnere, e ha fatto un dottorato di ricerca, ha studiato una formula matematica per la costruzione di muscoli bionici. Qui c'è il link dove trovi un suo lavoro scientifico:

    http://adsabs.harvard.edu/abs/2009JPhA...42F5205M
    E' iperqualificato, e appena finito il dottorato ha trovato subito lavoro in una azienda qui in Trentino. Ma con un contratto biennale. Poi, gli hanno detto: mofrà non ti possiamo assumere perchè per la tua qualifica ci costeresti troppo. Il mio amico ha trovato lavoro a scuola, e ci sta pure bene. Ma con la sua preparazione, negli anni 60-73, avrebbe avuto un lavoro che gli avrebbe permesso di guadagnare tre quattro volte tanto. Oggi, paradossalmente, se sei troppo qualificato, insomma, non trovi una professione adeguata al tuo livello. Questa è anche la tragedia dell'Italia. Se il mio amico andasse in Canada o in America, fosre sì che troverebbe lavoro, anche all'Università. Ma giustamente ha anche diritto a rimanere in patria.

    Pubblicato 12 anni fa #
  28. Secondo me, se uno molla i lavori che gli vengono proposti, non è un eroe... è solo sicuro di trovarne un altro a proprio piacimento.

    L'anno scorso sono andato a fare un corso a Pescara, perché nella mia azienda parecchi dei 'vecchi' dipendenti sono stati costretti - dall'azienda stessa - a cambiare settore. Il corso verteva sulla "disponibilità al cambiamento", con tanto di psicologa che ci ha fatto vedere pure un pezzo di 'Nemo', il cartone animato, per insegnarci che il cambiamento non fa paura, il cambiamento è na cosa bella, il cambiamento va accolto e coccolato, che a noi ci sembrava che il cambiamento significava anda' a fini' peggio, mentre in realtà per noi era n'occasione irrinunciabile di ricomincia' da zero. Che ricomincia' da zero, diceva lei, era n'occasione per non commettere gli errori del passato. "che ognuno di voi ha commesso errori, vero? E' la vostra seconda opportunità".

    Un signore seduto vicino a me, uno che era diventato capo area di non so cosa, che si ritrovava a essere sottoposto a quelli che na volta erano i suoi sottoposti, sembrava averla presa con filosofia. Contento com'era, na sera ciaveva anche portato fuori, in un ristorante che conosceva lui dove facevano il pesce buono, e ciaveva raccontato tutti gli aneddoti di quando in telecom se la divertivano, di come se riuscivano a rimedia' di soldi falsificando le trasferte, i pranzi e le cene, i viaggi colla macchina della telecom e tante altre cose. "Quando entravamo dentro casa della gente, per mettergli il telefono, prima di salutarti ti davano la mancia: almeno ventimila lire". Aveva tollerato tutto, sembrava star lì giusto perché obbligato, perché doveva, perché ciaveva la pensione a due anni di distanza e non si poteva fare il sangue amaro per queste stronzate. "Tanto i miei allievi - li chiamava così i suoi sottoposti - vedrai come mi trattano, sembro Bernabè".

    Ma quando gli avevano detto di ricomincia' da zero era diventato una furia. "Ricomincia' da zero, io, che a st'azienda j'ho dato tutto, e dove non arrivavo ce buttavo il cappello?". La psicologa era subito rientrata nei ranghi della professione. S'era un po' abbandonata alle emozioni, con questo discorso del cambiamento. Ma questo signore l'aveva fatta ritornare al suo posto.

    E così una lunga discussione, con una chiusura del tipo: "faccio quello che vi pare, ma non mi prendete per il culo. Dopo tanti anni non me lo merito". Così la tizia aveva soprasseduto e la discussione s'era chiusa lì. E poi ci aveva chiesto, per il giorno dopo che era l'ultimo del corso, di portare le nostre impressioni sul cambiamento in azienda.

    Tutti quelli presenti, compreso il signore della cena di pesce che mi sono dimenticato il nome ma da adesso in poi chiamerò Franco, avevano scritto un papello di roba su com'era la Sip e com'è adesso la Telecom, su com'erano trattati prima e come sono trattati adesso. "Eravamo persone, adesso siamo numeri". Nessuno di loro, negli scritti, ha riportato di come s'erano mangiati l'impossibile quando l'azienda era statale. Argomenti che erano riservati solo a pranzo. Franco non s'era messo a scrivere di quella volta che aveva truccato il numero dei pali che servivano per portare una linea fin sopra il cucuzzolo della montagna e i soldi se l'era steccati col fornitore. Tutti a dire che erano belli i tempi di Mamma Sip, di Mamma Telecom, che loro stavano bene, lavoravano e si potevano permettere pure le settimane bianche.

    E io, quello con meno anni d'anzianità di tutto il corso, che prima d'entrare m'ero fatto due anni di precariato a turni H24, in una giungla chiamata call center dove se il collega avesse potuto t'avrebbe ammazzato per averne uno di meno davanti nella fila per l'assunzione, riflettevo che una Mamma, lavorativamente parlando, non ce l'avevo mai avuta. E che forse non sapevo manco che farci. Lavoro perché devo vivere, voglio pagarmi l'università, l'affitto e qualche sfizio. La Telecom mi chiede una prestazione e io je la fornisco, col massimo impegno possibile perché se una cosa non viene bene poi mi rode il culo, dalle 8 alle 16.38. Dal lunedì al venerdì. Come una donna di servizio, come un impiegato di banca o come chiunque altro vogliate voi.

    E' il resto della vita, che fa la differenza.

    Pubblicato 12 anni fa #
  29. lulla

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    Membro

    Anche il lavoro è vita e perso che ci debba essere il diritto alla qualità del lavoro. Che non vuol dire che tutti debbano essere dirigenti. Poi quelli che oggi si lamentano e prima hanno fatto questo o quell'altro, come sto Franco, mi fanno vomitare. Sai quanti ne ho visti in RAI? il discorso sarebbe tanto lungo e io mi impantanerei come il solito. Meglio far la donna delle pulizie. E' notte.

    Pubblicato 12 anni fa #
  30. A.

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    Moderatore

    la notte della Patria

    Pubblicato 12 anni fa #

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