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Pennacchi a Sky Tg24

(76 articoli)
  1. lulla

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    Il lavoro è un bisogno primario dell'uomo, esattamente come mangiare, scopare, cagare e tutte le altre belle cose. L'uomo ha il bisogno di trasformare, creare, cercare, raccogliere. Non puoi dire che la vita sia quella dopo il lavoro.

    Pubblicato 12 anni fa #
  2. A.

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    Moderatore

    Se uno facesse un lavoro - vocazione, allora avresti ragione. Ma il più fa il lavoro che trova (se lo trova) per mangiare, e quindi è legittimato, fuori dal lavoro a coltivare la propria vocazione, e la sua vita, dove lavora in senso creativo, se vuole, oppure si legge i romanzi di fantascienza o di Fabio Volo.

    Pubblicato 12 anni fa #
  3. Lulla il tuo concetto del lavoro non ha molto a che vedere con il mercato del lavoro attuale. Avessi una rendita al posto dello stipendio farei molte cose ma non certo quel che faccio di lavoro.

    Pubblicato 12 anni fa #
  4. A.

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    Moderatore

    Lulla mi ha ricordato quella canzone di venditti che diceva:
    "compagno di scuola, compagno di niente, ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?"
    Ecco, allora lavorare in banca era visto come un lavoro noioso e monotono. Evidentemente perchè il mercato permetteva di fare altro.
    Oggi se lo dicessi a un giovane, darebbe un rene per lavorare in banca.
    Altri tempi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. Davvero interessante questo dibattito sul lavoro.
    Mi ha fatto molto riflettere. Credo però sia sbagliato prendersela coi nostri padri o comunque con chi ha avuto la responsabilità politica del disastro socio-economico-politico-culturale che oggi è l'Italia. Secondo me la colpa è anche di noi 40enni.
    Non facciamo abbastanza, non abbiamo saputo prevenire certi problemi, abbiamo vissuto troppo alla giornata sperando che uscisse fuori il genio politico capace di salvare il culo a tutti. Con questa mentalità attendista, opportunista, moscia, ci siamo beccati il ventennio berlusconiano.

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. lulla

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    Ma A, chi te l'ha detto che oggi uno darebbe un rene per lavorare in banca? Ma dillo al mio amico Lino che è un dirigente e che disperatamente sta cercando di lasciarla per un'altra cosa di molto meno remunerativa e quando avrà pagato i debiti dell'altra cosa che si è creato saluterà tutti i suoi colleghi. Fra l'altro, mi sembra che non sia neanche più così vantaggioso economicamente. "Come primaaa, più di primaa..." tanto per restare nella canorità.
    Io butterei a mare con zavorra tutti i posti fissi e non perchè fissi, ma per quello che rappresentano nell'immaginario collettivo.

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. Vedi Lulla il punto è che voi potevate permettervi il lusso di cercare la felicità, oggi la maggior parte delle persone cerca de magnà tutti i giorni. Per la felicità si aspetta un condono, 'na sanatoria, un miracolo o chissà cosa. Comunque voi avete fatto benissimo a cercarla, vi invidio moltissimo. Sognare: vi pare poco?

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. A.

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    Tu sogni, Bassoli? lavori?

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. sensi da trento

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    "compagno di scuola, compagno di niente, ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?"

    no, attento.
    venditti intendeva quelle parole in un altro senso.
    Quando dice "ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu? " intende dire (più o meno): "sei rimasto fedele ai tuoi ideali oppure alla fine hai ceduto al capitalismo e ne sei diventato complice? "

    cmq... m'hanno cacciato da feisbuc un'altra volta: dicono che su feisbuc bisogna usare il proprio nome e cognome e che fare pubblicità a marchi (sic!) è contrario alla policy di fb.

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. lulla

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    Membro

    Non mi ero mai accorta di aver vissuto nell'età dell'oro. Ho fatto la campagna del pomodoro, ho fatto la serva, ho fatto la cameriera notturna in un Hotel di rendez vous (te lo raccomando), ho servito al Bar, ho fatto la baby sitter, la donna delle pulizie. Ho lavorato per delle compagnie di teatro, ho avuto una galleria d'arte, ho venduto quadri (molto pochi), ho fatto la commessa, ho organizzato eventi legati prima al mondo dell'arte, alla poesia e poi a quello dei giardini. Ho lavorato in RAI per Geo. Ho scritto un libro per la Bollati Boringhieri, ma all'ultimo è andato male. Ho avuto sempre pochissimi soldi in tasca, l'unica volta che ho sguazzato era perchè avevo ereditato, ma è durata molto poco. Scelta mia, certo, e non ho mai pianto. Anzi. Ho sempre avuto attorno a me gente intelligente, stimolante e colta. Lontano da me di consigliarvi una vita così, perchè io sono matta e anarchica, ma vi spingerei a metà strada.

    Pubblicato 12 anni fa #
  11. lulla

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    Sensi, che marchio era?

    Pubblicato 12 anni fa #
  12. sensi da trento

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    Kapo schultz.
    è il sergente degli eroi di hogan.
    non riuscendo a catalogarlo, quelli di feisbuc hanno pensato che volessi far pubblicità a qualcosa e mi hanno tagliato.

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. A.

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    Lulla, "età dell'oro" è il termine con il quale Hosbawn chiama il periodo che va più o meno dal 56 al 73. Altrimenti detto boom economico.Non coincide ovviamente con le vicissitudini personali, ma con uno stato oggettivo. Questa è storia, non sono opinioni personali mie.
    E ora preghiamo: ...

    Pubblicato 12 anni fa #
  14. A.

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    Moderatore

    Lorè, ma iscriviti con il tuo nome, fregatene.

    Pubblicato 12 anni fa #
  15. zanoni

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    noi vogliamo Lorenzo Magnarelli su feisbuc!!!

    Pubblicato 12 anni fa #
  16. k

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    Membro

    Mi dissocio formalmente da tutto il mare di cazzate che state scrivendo qui sopra. Non ho il tempo per scendere in dettaglio, ma brevissimamente vorrei solo dire:

    a) - l'età dell'oro e la generazione che s'è mangiata tutto, ivi compreso il futuro dei propri figli, sono cazzate ripetute su tutti i media ma sempre e solo cazzate. I cosiddetti 'giovani', difatti, oggi stanno comunque meglio di come stavano trenta o quarant'anni fa o in ogni qualunque altra epoca del passato. Voi a raccogliere i pomodori o ad accudire le bestie in stalla non ci andate - e insieme a noi ci mandate al posto nostro i 'giovani' marocchini o pakistani - perchè evidentemnte il vostro disagio è sempre un disagio relativo e non assoluto, è cioè un disagio rispetto a chi sta oggi meglio di voi, ma non è affatto un disagio rispetto a quando eravamo giovani noi. Compris? Per esempio: ma perché oggi è andato in disuso l'autostop? Non certo perché la gente non si ferma, ma perché avete tutti la macchina e nessun bisogno di fare l'autostop. Dice: "Ma non è la macchina o l'autostop che danno la felicità". Certo, e nemmeno la raccolta dei pomodori o il lavoro in stalla. Ma da qui a dire: "Ah, una volta era tutto meglio!" è una cazzata. Fatela finita. Il disagio vostro e quello metastorico della condizione umana prima, le contraddizioni del sistema capitalistico e le condizioni dello sfruttamento poi, richiedono - per poter essere correttamente affrontati da tutti e da ognuno di noi - una corretta analisi razionale e realistica, non scappattoie irrazionali e banalizzatrici. Pensate davvero che facendo le danze attorno ai totem 'dell'età dell'oro' risolvete i problemi? E danzate a vita insieme a bassoli, allora.

    b) - Lulla, il curriculum che tu ci hai qui succintamente esposto - studi universitari, qualche abito di Kenzo, amici deputati o sottosegretari, Memè Perlini, Carmelo Bene, lavoro in Rai, gallerie d'arte, permanenze a Parigi eccetera - pur se inframmezzato da qualche episodio di lavoro subordinato e manuale, non permettono di far pensare a te come giovane sessantottina di estrazione tipicamente proletaria o popolare. Dovevi venire da un ceto assai diverso mi pare, e - credimi - anche i giovani d'adesso che vengono da quello stesso ceto non credo che abbiano gli stessi problemi che hanno Torque, Faust e tutti i figli dei compagni miei della ex Fulgorcavi. Il popolo e le classi subalterne sono un’altra cosa, Lu’.

    Pubblicato 12 anni fa #
  17. Credo si possa parlare di disagio finchè il procacciarsi cibo e alloggio, e più in generale la sopravvivenza, non sono realmente in discussione, altrimenti entriamo nella semantica del pericolo più o meno sfumatamente. Quindi sì, il nostro è disagio ed è pure relativo, ma ciò non toglie che la situazione non sia delle migliori, anzi.

    Il problema, comunque, è la schizofrenia tra la richiesta di mobilità e flessibilità e un mercato del lavoro di fatto sclerotizzato. Non nascondo di essere sistemato più che discretamente in termini di contratto e stipendio, almeno rispetto a quel che c'è in giro, ma proprio per questo è un rischio estremamente stupido provare a cambiar lavoro per qualsiasi motivo. Il lavoro che mi piaceva pure l'avevo, prima, ma come quasi tutti i lavori nel mondo della cultura non mi avrebbe permesso molte cose, e se avessi deciso di uscir di casa sarebbe stato pericolosamente arduo campare. Aggiungiamo poi che molti dei lavori che oggi la gente svolge non sono per nulla professionalizzanti, non danno competenze riciclabili altrove e, dopo una certa età, sei pressochè fuori. Un amico della mia età, 30 anni, sta avendo grossi problemi a ricollocarsi e, credimi, non è affatto semplice.

    Pubblicato 12 anni fa #
  18. A.

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    Moderatore

    No K, non sono cazzate.

    Pubblicato 12 anni fa #
  19. Quello che dice K è vero. Le nostre condizioni sono migliori - a livello di benessere generale - rispetto a quelle di una volta. Su questo non ci piove e non l'ho mai voluto mettere in discussione. E' anche vero che spesso, il tenore di vita attuale per molti - magari non per noi - è determinato dagli aiuti dei genitori. Dalla macchina alla casa, dalla vacanza ad altro ancora.

    Un mio collega, interinale ormai da una vita, con una moglie e un figlio, per prendere uan casa ha dovuto far andare il padre a firmare. La sua busta paga non valeva niente per la banca, quella del padre era una garanzia. Lui, questo mio collega, è della Lazio, ma è simpatico, sfotte e si fa sfottere. Persona di sinistra, senza alcuna nostalgia per i tempi che furono. Ha vissuto sulla sua pelle il fallimento di Blu e altre amenità, ma senza mai piangersi addosso. Uno di quelli che ti fa piacere avere come colleghi perché insieme la giornata passa più velocemente, anche nei momenti più duri. Sempre una battuta, sempre una trovata ironica. Non vive nemmeno con particolare rabbia la sua condizione di precario a vita. Sa che così sono le regole e che fare i Don Chisciotte costerebbe troppo.

    Ma il giorno dopo la firma dell'atto davanti al notaio, mentre ci offriva un caffè al bar, non è che avesse lo sguardo contento. Perché si faceva una domanda: "oggi è venuto mio padre a firmare l'atto per me. Ma un domani, se mio figlio mi dovesse chiedere ciò che io ho chiesto a mio padre, cosa gli risponderò?"

    Pubblicato 12 anni fa #
  20. A.

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    Non so se sia ilcaso di spiegarsi, credo che quello che dice K è un punto di vista generazionale. Sono cresciuti gli standard di vita, questo è vero. Tuttavia il capitalismo ha avuto una crescita incredibile negli anni che ho detto. Sul disagio metastorico, direi che è meglio non fare della filosofia.
    Di fatto, non le nostre, ma le generazioni future, se così vanno le cose si troveranno nella condizione da cui siete partiti voi nati nell'immediato dopoguerra, o anche prima.
    Quello che dice Torque è verissimo: i trentenni vivono del welfare dei loro genitori. Finchè questi saranno vivi. Per la verità, la classe dirigente attuale sta tagliando , a cavallo della crisi, i diritti sociali di cui avete beneficiato. Se non vuole vederlo, caro K, può anche non vederlo. Ma la realtà è quella che hanno detto Torquemada e Faust Mob.
    In ogni caso, ne parleremo a voce.

    Pubblicato 12 anni fa #
  21. lulla

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    Allora, io parlo di me, perchè conosco me. Caro K, me l'hai detto anche tu che bisogna parlare solo di quello che si conosce, altrimenti avrei continuato i miei studi in statistica. Per cui preferisco banalizzare che generalizzare. Parlo di giovani e tanti un pò più giovani che allora hanno composto il mio entourage (sic!).
    Io ho usato tutto il mio ricco e dettagliato curiculum per non dover dare dei piagnoni noiosi ai molti semi giovani che qui scrivono. Certo che stanno meglio di quanto stessimo noi! Con il loro sogno infranto della banca, del ministero, del posticino da travet che ti fa campare mediocre e grigio per tutta la vita a sognare le ricchezze di B. e quindi votarlo. Se non trovano lavoro qui, che vadano all'estero come fanno gli emigrati che sono arrivati qua, oppure occupino i loro posti in campagna e in fabbrica. Anche quelli spesso sono diplomati e anche laureati. Si cerca disperatamente badante!
    Allora, l'età dell'oro era oro non certo per tutti. Altrimenti non capisco cosa andassero a fare in Germania, in Belgio, in Francia molte persone che ho conosciuto. Ha ragione K, andavano ad aprire gallerie d'arte all'interno delle fabbriche e delle miniere. Sì, in quel periodo l'Italia del Nord si coprì di baracchette industriali con una velocità pazzesca. Vabbè, negli anni 70 e 80 giravano moltissimi soldi fasulli (non falsi), per cui se mettevi su una qualsiasi attività improbabile, trovavi sempre un gonzo che acquistava i tuoi prodotti o veniva a mangiare al tuo ristorante di merda. Comunque era tutto un fervore, spesso di attività improbabili, con scarsa professionalità, tutta roba destinata al fallimento. Come la mia galleria d'arte. Posso spiegare come feci? Ma sì, chi se ne frega! Allora, diciamo che io d'arte me ne intendevo abbastanza, non perchè in casa avessi una pinacoteca, anzi i miei bandivano tutto ciò che aveva un lieve sentore artistico. Un ex datore di lavoro innamorato non corrisposto (tutta la verità...) mi prestò 5 milioni e io affittai un buchetto a Parma, dove risiedevo in quel periodo, e aprii la mia Lamanuense, portando in quella città l'Arte Concettuale e la Caterine Millet! In quella città, così falsamente ricca e trafficona (la storia contemporanea lo insegna) conoscevano solo Guttuso e il prosciutto e il parmigiano e si scambiavano tra di loro questi tre elementi. Generalizzo, ovvio. Sta di fatto che entravano in Galleria e mi chiedevano "Dov'è la mostra?" poi ci fu anche chi mi minacciò. Se fossi stata una professionista avrei venduto Guttuso, parmigiano e prosciutto e avrei restituito i 5 al mio spasimante ricco, che però non mi chiese mai nulla in cambio, neanche in natura. Chiusi. Poi, devo confessare, i Kenzucci, a colpi di 50.000 e 70.000, tre ne comprai e con quei soldi là. Ma tu K conosci bene Parma e, soprattutto allora, se non porti l'abituccio firmato non sei nessuno. Poi l'Università. Certo che venivo da una famiglia mediamente piccola media borghese, ma anche tua sorella che ha esattamente due anni meno di me, essendo anche lei del 9 luglio, ha fatto l'univ. e non mi sembra che tu venissi da una famiglia borghesuccia come la mia. Diciamo che lei l'ha fatta con molto più profitto di me e non ha sprecato i soldi e senz'altro prendeva il presalario, come le mie sorelle. In quanto alle mie conoscenze altolocate, io sono sempre stata una che conosceva tutti, ma proprio tutti. Anche adesso e, devo dire, non ne ho mai approfittato. Cogliona? No. Per far poco, occorre poco e tanto contorno. E i party sono utilissimi solo per magnare a sbaffo. Ci si può anche imbucare.
    Poi la storia del teatro, (lo dico sempre per descrivere l'età dell'oro, che d'oro aveva solo una fantasia bestiale) Memè l'ho conosciuto per strada, come molti altri... no, non battevo... abbiamo chiacchierato a lungo e l'ho invitato a cena. Lui è venuto perchè aveva fame (menù: due patate lesse, scatoletta di tonno, due uova e insalata e vino sottocasa a campo dei fiori. Vinaccio). Leo e Perla e Carmelo stavano meglio, molto meglio ed erano loro che davano da mangiare a me che avevo fame. Con loro c'è stata un'amicizia intensissima, fraterna, che è durata fino alla loro morte. A Parigi ci ero andata perchè mi avevano sbattuta fuori di casa per comportamento indecente (sic!)e perchè ero incinta senza marito (i favolosi anni 70!) e ci sono andata in autostop.
    Tutto questo per spiegare com'erano quei tempi d'oro. E d'oro lo erano probabilmente, ma non per tutti quei soldi che circolavano solo in certe tasche, ma per la libertà che circolava, almeno per alcuni di noi. Noi vivevamo con pochissimo e forse costava anche pochissimo.
    Zanoni, perchè sei andato a Istambul? Per amore? (anche l'amore offre un'ottima circolazione. Per quanto mi riguarda, ne ho sempre approfittato) Per lavoro? Per conoscenza? Per avventura? Per stare meglio? Sono contenta che l'eucaliptino (emigrante dalla Tasmania anche lui) passi dalla Lombardia alla Turchia. Migrante.
    Inzomma! Quello che vorrei dirvi, dall'alto dei miei quasi settanta, è di non accontentarsi. Non lamentatevi, datevi da fare. Non c'è solo il paesello tuo, c'è un mondo intero. Andatevene, come tanti amichetti di mia figlia che sono in giro per il mondo e forse un giorno torneranno o forse no. Latina, Trento etc., non sono forse luoghi di quasi recente migrazione?
    Mò mi sbatterete fuori dall'anonima.

    Pubblicato 12 anni fa #
  22. La tua pena è rimanere. Andare via - che oggi suona un po' come scappare - è un lusso.

    Pubblicato 12 anni fa #
  23. lulla

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    Membro

    Che cosa hai fatto da espiare tanto? Hai paura di non andare in Paradiso? Guarda che quella cosa là che ti hanno detto delle colpe dei padri... non vale. La fuga è la miglior difesa. Oppure salva tu la Patria.

    Pubblicato 12 anni fa #
  24. Fai come ti pare. D'altronde ci avete obbligato voi a salvare la Patria. Da lavoratore dipendente non posso esimermi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  25. Lulla, tu sei una, i trentenni all'ufficio di collocamento sono tanti, i cartelli "cercasi stagista" fuori da negozi e call center sono tanti, la gente che arriva a fine mese è sempre meno.
    Ma ti rendi minimamente conto di quanto sia fuori dal comune la tua storia? E poi, meritorio non aver sfruttato abboccamenti vari, ma io la spasimante ricca non ce l'ho e la casa editrice che vorrei fondare col cazzo che la fondo. Qui non si parla di Carmelo Bene o chissà chi altri, qui si parla di gente che si accontenterebbe sì, di arrivare a fine mese però, perchè se nemmeno quello ti riesce vedi un po' che sull'accontentarsi le posizioni si ammorbidiscono.

    Pubblicato 12 anni fa #
  26. A.

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    Moderatore

    Ora non per fare il rompicazzi professore, ma stavolta vi dico io un libro "che ho letto" e che merita veramente. Si intitola "Estensione del dominio della manipolazione", pubblicato da Mondadori, autore Michela Marzano
    Dice più o meno quello che accennava qui Faust Mob.

    Pubblicato 12 anni fa #
  27. lulla

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    Membro

    Certo che sono una Faust, ma eravamo in tanti. E gli uffici di collocamento allora non erano così vuoti, ne conosco tanti che erano lì davanti, compreso mio marito, e sono andati a lavorare in Germania. Mio cugino e altri in Svizzera. A fare gli operai nelle fabbriche o a impiantare gallerie artistiche sottoterra. Me quelli non si lamentavano, anzi, ne hanno fatto una curricola. Chi è tornato, chi no. E poi licenziavano, certo che licenziavano! Questo per quanto riguarda la lamentela. Poi oggi ci sono altre storie così vomitose che allora non ce le sognavamo, tipo quella della pensione. Nessuno ti faceva credere che la pensione fosse un gentile presente dello stato per ringraziarti. Non ti dicevano largo ai giovani e voi vecchi andate in pensione a 67, se ci arrivate. Come se le casse dell'INPS fossero completamente vuote, mentre è l'unico carrozzone in attivo. Vabbè, basta leggere il giornale oggi. Io volevo dire altre cose.
    Caro K., se io fossi stata te, ti avrei mandato a fanculo. I lavoretti alternativi non li facevo certo per turismo sociale, ma per mantenere me e la mia bambina senza padre e ti garantisco che, sottosegretario a parte, erano gli unici che trovavo, anche proprio perchè ero una ragazza madre. Nonostante il pietismo dilagante. Anche il prete che avevo contattato per aiuto, si era permesso di infastidirmi. Allora li ho sempre mandati a fan culo io! Ma già, questa è solamente la mia storia.

    Pubblicato 12 anni fa #
  28. A., se ricordo dove ho messo il libro della Marzano lo leggo pure.

    Lulla, una volta il lavoro girava, adesso andare all'estero spesso non implementa affatto il curriculum : lavare i piatti due anni a Londra, tanto per dirne una, non ti aiuta a inserirti nel mondo del lavoro.

    Pubblicato 12 anni fa #
  29. lulla

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    Membro

    Però a parlare bene l'inglese, magari con l'accento della City, meglio ancora quello di Oxford, ad aprire gli orizzonti, a vedere come trattano loro il territorio, a leggere roba diversa e magari incontrare una ricca lady che, innamorata furiosamente di te, ti regala una piccola casa editrice e non ti chiede niente in cambio!!! Magari a Blomsbury.
    Se invece vai in Irlanda e ti becchi un lavorino part time, magari ti arriva la letterina del governo che ti incita ad accettare 200 eurini al mese in più per vivere dignitosamente.
    E poi vivere di merda a casa degli altri è meno triste che nella propria.
    Comunque esiste anche la Cina, l'India, la cara vecchia Argentina, lAfrica e il Sudafrica etc. Non credo che sia facile, però... e sogna un pò, porca miseria!

    Pubblicato 12 anni fa #
  30. e sogna un pò, porca miseria!

    Lulla puttana miseria ma che cazzo scrivi? Qui si parla di gente a cui hanno fottuto il futuro, e l'hanno fatto alla grande, e tu mi parli di accento della City e di sognare un po'? Ma che cazzo ti dice la capoccia?

    Pubblicato 12 anni fa #

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