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  1. sensi da trento

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    Membro

    per la serie: "socialista si, ma lombardiano!" stavo a pensà....
    sembra che il governo silvio IV sia agli sgoccioli e ci stiamo preparando tutti all'angelino I.
    ecco, io stavo pensando al dramma del povero elettore di sinistra il quale da 20 anni ci racconta che "Io sono di destra, ma quella vera, quella di cavour e montanelli! io berlusconi proprio non posso votarlo: piuttosto voto occhetto!".

    io volevo domandare a quel povero elettore di destra - costretto però a votare ogni volta a sinistra perchè "Noooo... fanfani no, ve prego! andreotti?? tutti ma non andreotti!! rumor? segni? goria? craxi? ma non scherziamo!" - volevo domandare, dicevo: ma alfano almeno, lo voterete oppure no?

    grazie.

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. A.

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    Moderatore

    @Torquemà, "grappa di Amarone"? cazzo! Ma allora non sei solo romanista gne gne gne !

    @Sensi. Elettore di sinistra che è per la destra vera, tipo montanelli... no, non sono io. io sono azionista, non altro. per questo ci sta semmai l'appellativo di sinistra fighetta del maestro. ma non nego che mi dovete ancora dimostrare che Ferruccio Parri sbagliò a proporre una riforma agraria seria e una nominatività dei titoli azionari seria, alttro che "il più grande statista del 900", come dice montanelli riferendosi a quel mafioso criptomassone di Giolitti. Ma fu l'unico presidente del consiglio che si presentò a palazzo Barberini (allora il ministero stava là, non a palazzo chigi come oggi) con il lettuccio da campo, di capo del CLNAI!

    ps. ecco l'ho detta. adesso questo forum si ravviva. affanculo me lo dico da solo. chi ci mette il tre di denari quando regna denari?

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. A.

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    Moderatore

    @Sensi: che cazzo c'hai da dì su Goria? ma tu sai chi era Goria? ma annamo daje poi dice che non c'ha ragione Zanoni.

    Al Fano? ahahah. ma non hai capito che il gioco è Maroni_Casini?

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. sensi da trento

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    Membro

    il tre di denari purtroppo è sempre soggetto all'asso di bastoni, come si cantava una volta.

    http://utenti.multimania.it/laltraitalia/Testi/Resistenza/FascistiEComunisti.htm

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. A.

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    Moderatore

    L'asso di Bastoni, quando regna bastoni, ingegnè ahahah ma sei un genio comunque!

    ps. tre giorni e cade il governo. ci scommetto una bottiglia di Cabernet Sauvignon della cantina dell'Istituto agrario di San Michele all'adige (8,15 euro, al supermercato Poli di Cles)

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. sensi da trento

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    Membro

    no. l'asso a bastoni (cioè il manganello) regna sempre

    beh, tra tre giorni mi vngo a prendere il cabernet: spenderò 70 euri di biglietto, ma ne vale la pena

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. sensi da trento

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    Membro

    cmq tu quella dell'asso di bastoni già la sapevi.
    non sei tu quello che sta dalla parte del camerata silone?

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. Postaggio me piace.

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. A.

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    Moderatore

    Sensi, ti ho già detto che bisogna distinguere, con Silone, lo scrittore dall'uomo. Sullo scrittore grava la censura imposta dal partito comunista, dopo che lui ne usci, avendo constatato il totalitarismo insito in quel partito succube del PCUS. E , data l'egemonia comunista sulla cultura del dopoguerra, tale interdetto gravò come una scomunica. Tuttavia Fontamara, Vino e pane, L'avventura di un povero cristiano, La scuola dei dittatori, Il segreto di Luca, furono e restano capolavori. L'uomo dovette, probabilmente fare i conti anche con il Regime, per salvare il fratello Romolo. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. E comunque, Tamburrano ha smontato molte delle accuse di Canali. Ma anche se fosse stato un delatore dell'Ovra, per un periodo, non credo fu mai un camerata, onestamente. Tanto meno un giellino. Semmai "socialista senza partito e cristiano senza Chiesa", come egli stesso amava definirsi Il suo libro "Uscita di sicurezza", poco noto, può stare tranquillamente accanto a Animal Farm di Orwell. Lo consiglio, è davvero stupendo, per capire la logica interna del partito totalitario, quale era quello comunista negli anni trenta, il cui concetto di "tradimento" era uno stigma che ti segnava a vita. Certo, Togliatti, storicamente, se avesse ragione Canali (come probabile), aveva ragione. Ma Togliatti stesso non fu tenero con i prigionieri italiani , esuli o "revisionisti", che morirono nelle carceri o nei gulag di Stalin. Ciò è un altro fatto incontestabile. Saluti, Sensi. E saluti, maestro. Lei sa che la penso così, non si incazzi troppo con me..

    Ps. link su Ignazio Silone Sulla destra in fondo c'è tutta la querelle sul caso Silone-Ovra, dal titolo: "Uomo dalla doppia vita?".

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. ma a te, Silone t'è per caso parente?

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. A.

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    Moderatore

    Dici perchè avrei una doppia vita?

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. lo difendi con un'energia fuori dal Comune.

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. A.

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    Moderatore

    e già. ma perchè fu un mio grande amore letterario di gioventù, come tu Carver o chessò io.

    diciamo che Pietro Spina/Paolo Spada di Vino e pane sono io. (quel libro fu scritto in esilio in Svizzera, altro che camerata)

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. io, in verità, di Carver ho letto poco e non posso certo dichiararmi un fan sfegatato così tanto da difenderlo da accuse.

    Magari c'è qualche altro scrittore, di cui sono fan sfegatato, e che ho difeso e continuerei a difendere sempre. Mi sa che lo conosci. Abita nella tua città d'origine. Ha vinto pure un Premio Strega.

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. A.

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    Moderatore

    Anche io. Ma che c'entra?

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. k

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    Membro

    Sì, è vero Torque, c'è un qualcosa negli apologeti di Silone - ed è un problema che non riguarda solo A, ma tantissima altra gente, ivi compresi critici iperlaureati con cui m'è toccato pure litigare - che sembra andare proprio al di là dei livelli razionali fino a sfociare appunto in atteggiamenti di tipo magico-religioso. C'è gente che appena gli dici qualcosa su Silone, comincia a strillare e si butta per terra con la bava alla bocca. Tu dirai: "E donde viene tutto questo trasporto?". Ah, io non lo so. Penso solo - a lume di naso - che il tutto derivi da un giudizio critico assolutamente acritico, che mischia cioè impunemente il giudizio sulle opere letterarie con quello sulla vita e le azioni pratiche dell'autore; cosa che per me, ma pure per l'estetica di Benedetto Croce, non si dovrebbe fare.
    Ma veniamo al de quo (anche se brevissimamente, perché la materia richiederebbe pure un più approfondito saggio che magari faremo in futuro, o che magari farai tu nella tua tesi).

    Suil valore specifico delle opere non ho lo stesso giudizio di A. Pane e vino non mi pare un capolavoro e lo stesso Fontamara credo debba la sua fortuna all'immissione nel canone scolastico. Certo ci sono belle emozioni, atmosfere e sentimenti d'insieme, ma il libro scade anche in ridondanze didascalico-pedagogiche che minano profondamente la sua assolutezza. E' un buon libro, per quei tempi, ma non è un capolavoro. Certo chi ci si è formato sopra - chi lo ha amato da ragazzo - può avere qualche resistenza a rivederne il giudizio. Pure io, se mi venissero a dire che Jules Verne non vale niente e che, anzi, era pure una spia della polizia, direi: "Che me ne frega a me? L'isola misteriosa resta per me il più bel libro del mondo. Anzi, Gianni Morandi non lo vede proprio Vasco Rossi". Ma è la nostalgia di me quand'ero ragazzo, che fa aggio sul mio giudizio estetico-letterario.
    Si tratta di vedere, eventualmente, come mai quei libri vennero inseriti nel canone scolastico e non ci venne inserito invece, ad esempio, un libro come Il generale Della Rovere di Montanelli. E qui sì - cari Torque ed A - si arriva alle questioni più politico-ideologiche che letterarie: quei libri vengono inseriti nel canone scolastico quando il loro Autore è ancora unanimemente considerato un campione della lotta e della resistenza al fascismo, e chi ce lo inserisce è l'intellighenzia soprattutto comunista però, caro A, a cui non frega un cazzo che l'Autore sia stato socialista e col Pci abbia avuto da che di dire. Gli basta che sia stato antifascista ed abbia lottato e scritto contro il fascismo. Così stanno i fatti, caro A.
    Poi, dopo qualche anno, esce che l'Autore invece, però, pur avendo attivamente militato fin da subito nelle file dell'antifascismo ed essendo per questo emigrato all'estero, per un certo periodo ha intrattenuto rapporti con l'Ovra - la polizia segreta fascista - a cui ha fornito informazioni e da cui credo abbia ricevuto compensi. Questi rapporti sono stati ampiamente dimostrati su base storiografica e con documenti d'archivio. L'appassionata difesa di Tamburrano e di tanti socialisti non è riuscita a dimostrare - su questo piano - alcunché di diverso, fornendo solo tentativi d'interpretazione assai forzati: "Sì vabbe', ma non è che poi all'Ovra gli abbia detto molto, faceva solo finta, e poi aveva il fratello in difficoltà e c'è stata un sacco d'altra gente che ha avuto anche lei collateralità con il fascismo, e comunque in seguito li ha rotti quei rapporti e con l'Ovra non ci ha avuto più a che fare". Nella sostanza, ciò che ha scoperto Canali resta in tutta la sua evidenza davanti agli occhi di chi lo vuol vedere.

    Ricapitolando: per quanto mi riguarda, sul piano critico-letterario Ignazio Silone rimane un significativo autore del '900 italiano - un buon narratore, fra i tanti - che ha prodotto dei buoni libri, anche se non i massimi.
    Sul piano del giudizio storico e morale, mi dispiace per lei, A, e per Tamburrano e per tutti i critici e i socialisti con cui ho litigato, ma la spia è la spia, nel codice morale mio, e non c'è fratello che tenga. Vede, A, se lei va in un qualunque carcere e parla con qualunque delinquente, tutti le diranno la stessa cosa: "Tu la spia non la puoi fare". Sono migliaia gli intellettuali che ebbero rapporti con il fascismo, che scrissero su Primato, che ebbero contributi e prebende dal Miculpop, che furono fascisti fino all'aprile 1943 e che poi diventarono antifascisti e comunisti e diventarono l'intellighenzia che ha trasmesso la cultura alle generazioni nostre (queste cose le trova nel libro I redenti di Mirella Serri, ma le trova pure nell'introduzione mia a Metello di Pratolini), ma il doppiogioco è un altro paio di maniche, A, e il fare la spia. Il fare la spia significa che metto al riparo il culo mio (o quello di mio fratello) facendo il nome di un altro: "Non mi menare a me: mena a quello là", che magari è l'amico mio che più si fida di me.
    Dice: "Vabbe', ma allora per lui non ha pietas?". Certo che ho pietas, ci vuole pietas pure per le spie, poveri esseri umani come noi. Ma la pietas è una cosa, gli osanna un'altra.

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. A.

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    Moderatore

    Grazie., K.
    In effetti, ha ragione, per me Silone è nei i suoi testi. Che sono stati di formazione. Nel merito sulla spia ha ragione. Certo per me Silone è proprio un mito, ma per i suoi libri.

    Ps. Ma su "Uscita di sicurezza" che ne pensa?

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. A.

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    Moderatore

    Siccome credo che , a parte noi tre quattro, pochi del Forum sappiano della querelle su Silone, e magari si saranno chiesti : "ma di che cazzo stanno a parlà? ", mi permetto di postare un articolo di Fertillo, che si riferisce ad un dibattito avvenuto qualche anno fa. Comunque un articolo saggio di Pennacchi o Lanzidei sull'argomento lo leggerei con molto interesse, e credo potrebbe ravvivare il dibattito a livello nazionale.
    Buona domenica. A. P.

    EROE O SPIA, SILONE AL GIUDIZIO FINALE

    Ignazio Silone, chi era costui? L'abile manovratore di chi cercava di manovrarlo, o un ambiguo doppiogiochista confidente dei fascisti? Il personaggio pirandelliano che così è se vi pare, conteso fra gli storici accusatori Biocca e Canali e l'avvocato difensore Giuseppe Tamburrano? O magari un semplice nome da inserire in un manifesto polemico, firmato da chi «lo conosceva bene e può garantire che...» e osteggiato da chi «senza nulla togliere allo scrittore...». Ma potrebbe scoccare domani, all'Aquila, il giorno della verità. Lo promette la «giornata di studio» dal titolo perentorio, «Silone aveva ragione», con Ottaviano Del Turco e il giornalista Aldo Forbice, presidente della Fondazione che porta il nome dello scrittore abruzzese. E lo promette il numero abbondante, persino esagerato degli interventi annunciati, da Antonio Landolfi a Bruno Falcetto, da Alceo Riosa a Piero Craveri, e poi Aldo Ricci, Mimmo Franzinelli, Ottorino Gurgo...

    DUELLANTI - Il clou della giornata è fissato al pomeriggio. Perché sarà allora che si troveranno a faccia a faccia, per la prima volta senza lo schermo dei rispettivi libri e articoli, gli storici Mauro Canali e Giuseppe Tamburrano. Iniziatore, il primo, dell'ormai celebre j' accuse nei confronti di Ignazio Silone, da lui considerato un informatore schedato della polizia segreta fascista. Difensore appassionato dello scrittore abruzzese, il secondo, disposto a scandagliare gli archivi e confrontare le prove con la fiera determinazione di demolire l'impianto d'accusa. I libri dei duellanti del resto sono già sul tappeto, pronti per essere usati come munizioni: quello di Mauro Canali e Dario Biocca Silone, i comunisti e la polizia, edito da Luni; il Processo a Silone firmato da Giuseppe Tamburrano per Lacaita. Tuttavia, come in ogni sfida che si rispetti, il verdetto dipenderà dal confronto diretto sugli argomenti, punto per punto. E si incrociano già le armi.

    CHI AVEVA RAGIONE - Si comincia già dal titolo del convegno, quel Silone aveva ragione che dovrebbe sottintendere l'attualità del suo pensiero, la natura antitotalitaria e il rifiuto - sia pure al termine di un percorso individuale doloroso - del fascismo come del comunismo. Soddisfatto Tamburrano sull'impostazione del dibattito: «È centratissimo sul personaggio, perché Silone ha avuto ragione più e prima di tutti. Mi auguro che dalla sua terra tanto amata, l'Abruzzo, domani venga una parola di verità». Dubbioso Canali: «Al titolo del convegno si sarebbe dovuto aggiungere quanto meno il punto interrogativo. Una formula dubitativa avrebbe rispecchiato meglio lo stato attuale, problematico, degli studi su di lui. Né la perentorietà dell'affermazione riesce a cancellare la realtà rappresentata dalla lunga collaborazione di Silone alla polizia fascista». Quali rischi potrebbero nascondersi dunque nell'impostazione del convegno? «Ha un titolo che tende a mettere le mani avanti, ad assolvere Silone ancora prima di dibatterne la figura. Mi chiedo: in quale situazione verranno a trovarsi i relatori che dissentono dal titolo? Dovranno esaurire il loro intervento nel cercare di spiegare il motivo della loro presenza al convegno?».

    IL SENSO DELLA LETTERA - Ma eccoci a uno dei punti caldi: il rapporto accertato fra Silone e l'Ovra, la polizia segreta fascista, fra l'aprile del 1928 e del '30. Tamburrano argomenta così: «Nell'aprile del 1928 il fratello Romolo al quale Silone era legatissimo venne arrestato con l'accusa di aver concorso a determinare la strage della Fiera di Milano. Era destinato al plotone d'esecuzione. L'accusa era falsa, ma il regime mirava al pesce grosso, a Silone, per cercare di farlo cadere nel tranello e indurlo a collaborare, e Silone fece credere di caderci. Fu per cercare di guadagnare tempo, potergli scrivere, mandare soldi, insomma aiutarlo. E si prestò con lo pseudonimo di Silvestri, forse già usato in precedenza nei rapporti tra esuli. Ma non poteva durare all'infinito: o diventava una spia o doveva smettere. Il 13 aprile 1930 scrisse all'ispettore dell'Ovra Bellone che conosceva, e al quale si era rivolto due anni prima, e pose fine a quel rapporto». Proprio da quella fatidica lettera parte invece Canali con la sua tesi accusatoria: «Oltre a rappresentare la prova principe della collaborazione alla polizia fascista, è fondamentale perché rivela in modo inequivocabile che lo pseudonimo "Silvestri" nascondeva l'identità di Silone. E inoltre rende del tutto inverosimile la versione del collaboratore della polizia fascista per soccorrere il fratello minore. Infatti, poiché il processo a Romolo venne celebrato nel maggio del '31, Silone interrompendo il rapporto fiduciario con Bellone nell'aprile del '30 avrebbe paradossalmente deciso di abbandonare il fratello al proprio destino nel momento di maggior bisogno».

    LA COLLABORAZIONE - Rileggiamo le relazioni dell'Ovra e scopriremo un'altra verità, ribatte Tamburrano. Eccole: «Diede a vedere di essersi pentito del suo atteggiamento antifascista... mandando, disinteressatamente, delle informazioni generiche circa l'attività dei fuorusciti. Ciò fece nell'intento di giovare al fratello». Più chiaro di così, conclude Tamburrano. Ma Canali: «Si cerca di limitare a un arco di tempo il più breve possibile la collaborazione fiduciaria tra i due. E così si ignorano ostentatamente i documenti di evidenza schiacciante, come la lunga relazione autografa consegnata personalmente da Silone nell'aprile del '23, e l' altra inviata l'anno dopo da Marsiglia dal fiduciario Silvestri». Il fatto è, secondo Tamburrano, che quello pseudonimo non è una prova: «L'ignoto fiduciario ignora fatti politici che Silone conosceva perfettamente, scrive nella forma tipica del questurino, fa errori tipici sui nomi stranieri». Per cui, conclude, «autori di questi documenti sono persone diverse. E soprattutto il confidente manda informazioni da luoghi nei quali Silone non c'è, ad esempio dalla Francia mentre Silone è in carcere a Madrid». Pronta replica di Canali: «Con la versione innocentista resta senza risposta l'interrogativo: da dove poteva nascere, se non da un lungo rapporto fiduciario, l'evidente intesa tra Silone, un militante rivoluzionario comunista super ricercato, e un funzionario dell'Ovra, il cui compito avrebbe dovuto essere quello di arrestarlo, e che invece lo andava a incontrare con assiduità e di nascosto?».

    LO PSEUDONIMO - Siamo nel cuore della disputa, ma esistono altri interrogativi. Se dietro al misterioso pseudonimo «Silvestri» non si nascondeva Silone - chiede Canali - «chi era quella spia che poteva riferire di riunioni ad alto livello in seno al Pci, che fu così attiva per anni; una spia che, guarda caso, si spostava nei paesi dove si recava Silone, che smise di dare segni di vita proprio in coincidenza con la lettera di addio di Silone?». Domanda invece Tamburrano: «Biocca e Canali hanno sostenuto che gli originali con il nome dell'informatore sono negli archivi della questura di Roma e non sono stati versati nell'Archivio di stato. E se fosse, chi dice che il nome è quello di Silone? Ma non è vero perché la questura di Roma, ripetutamente interpellata, ha risposto che negli archivi non ci sono carte con il nome Tranquilli o Silone». Una disputa che continua ormai da dieci anni: soltanto il caso Dreyfus, osserva maliziosamente Tamburrano, è durato di più. Nemmeno la vedova Silone da poco scomparsa, Darina, ne è risparmiata. In una sua lettera inedita che lo stesso Tamburrano presenterà domani, risulterà la sua ferma convinzione riguardo all'innocenza del marito. «Ma cosa c'entra con la ricerca scientifica la testimonianza di una moglie che incontrò Silone ben dodici anni dopo gli eventi analizzati?», chiede Canali. E allora il verdetto della storia, non è difficile prevederlo, si farà ancora attendere.

    Dario Fertilio

    Corriere della Sera di venerdì 17 marzo 2006

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. A.

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    Moderatore

    Muoiono sempre le persone sbagliate, ma con tutte le maledizioni che gli ha mandato "quello..."
    R.I.P.

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. ossodiseppia

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    Membro

    Se il nostro amatissimo premier spendesse tutti i soldi che ha rubato a noi solo in amabili baby prostitute, festini, gioielli, auto di lusso, vestiti d&g, viaggi e lusso vario ma senza farlo scoprire al mondo intero rovinando l´immagine di un intero paese... sarei molto piu´ contenta!

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. Se il nostro amatissimo premier spendesse tutti i soldi che ha rubato a noi solo in amabili baby prostitute, festini, gioielli, auto di lusso, vestiti d&g, viaggi e lusso vario ma senza farlo scoprire al mondo intero rovinando l´immagine di un intero paese... sarei molto piu´ contenta!

    Un paio di coglioni, i problemi del paese restano e chi non campa non camperebbe d'immagine comunque. E' è proprio l'ultimo dei problemi, l'immagine.

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. Oggi la Libia ha avuto il suo Piazzale Loreto. Ma io resto convinto che anche il peggiore dei dittatori vada catturato e processato. Queste sono esecuzioni da medioevo.

    Pubblicato 12 anni fa #
  23. A.

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    Moderatore

    Penso che tu abbia ragione, in definitiva.

    Pubblicato 12 anni fa #
  24. 'Ste foto truculente poi... erano proprio necessarie? Certo, parliamo di un dittatore sanguinario, uno che ordinava stupri di massa e tante altre cose... però un regolare processo si poteva pure fare... perfino a Saddam lo hanno fatto...

    Pubblicato 12 anni fa #
  25. Definire il processo a Saddam 'regolare', credo sia frutto dell'ironia.

    Pubblicato 12 anni fa #
  26. zanoni

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    Membro

    beh, anche con un processo regolare non credo che le sorte di Saddam sarebbe stata diversa.

    resta il fatto che - da quel che si diceva - l'obiettivo dell'intervento franco-britannico in Libia era quello di 'proteggere i civili'. spero che ci evitino il piagnisteo quando a qualcuno - domani o in futuro - verra' in mente di piazzare qualche bel bombone...

    Pubblicato 12 anni fa #
  27. Ma io resto convinto che anche il peggiore dei dittatori vada catturato e processato

    In linea teorica sono pure d'accordo, dopodichè se ti han tenuto i piedi sul collo per qualche anno e, in quel momento, ti scappa il dito sul grilletto non me la sento di biasimarti del tutto. Magari stai pure sbagliando, non dico di no, ma è un errore più che comprensibile.

    Pubblicato 12 anni fa #
  28. lulla

    offline
    Membro

    L'ammazzamento del tiranno non c'entra con l'ammazzamento del padre? E' la sua fine naturale. E' più crudele per il tiranno il carcere a vita. Saddam, giustiziato dopo un processo più o meno regolare, ha avuto modo di fare teatro di se e di morire da vero macio, davanti a tutto il mondo, guardando in faccia alla morte. Il Gheddafi, invece, sparato dentro a un tombino. Comunque la morte del tiranno ha sempre qualche cosa di altamente drammatico.

    Pubblicato 12 anni fa #
  29. Io penso che senza Gheddafi il mondo abbia un problema in meno, ma le cose vanno chiamate col loro nome e questo mi pare un omicidio, aggravato dal fatto che si era arreso ("Non sparate!").
    Capisco pure che c'era un intero popolo che ha armato la mano di chi ha sparato. E comunque resto sempre contro la pena di morte.

    Pubblicato 12 anni fa #
  30. E comunque resto sempre contro la pena di morte.

    Che poco ha a che vedere con la fine di Gheddafi. La pena di morte, rispetto all'omicidio, si porta dietro tutto un (dis)valore aggiunto in termini di tortura psicologica.

    Per riprendere Camus, per arrivare vicino alla pena di morte non devo solo ucciderti, ma legarti e mostrarti dettagliatamente la preparazione del tuo omicidio.

    Pubblicato 12 anni fa #

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