Il funerale politico della Lega e l'urgenza di nuove regole
Nella tristissima, decadente Italia del “rigor Montis” di questo durissimo 2012 (i Maya avevano capito prima di tutti dove saremmo andati a finire?) vanno di moda i suicidi. E non solo degli imprenditori superindebitati o in piena procedura fallimentare, che hanno riempito le cronache di questi difficili giorni. Anche la Partitocrazia sta facendo il classico harakiri e in verità non c’è da stupirsi, dato che da anni manifestiamo dubbi e riserve di ogni tipo su questa generazione di politicanti che si sono letteralmente inventati un mestiere che non conoscevano bene, pur di conquistare poltrone e relative quote di potere. La logica del finanziamento pubblico ai partiti ha definitivamente mostrato tutte le sue magagne, prima col caso Lusi – tesoriere della ex Margherita – e ora con lo scandalo Belsito, che ha determinato non solo le doverose dimissioni del Deus ex machina leghista Umberto Bossi, ma anche decretato il decesso politico e sociologico di un movimento populista che seppe approfittare al meglio di quel terremoto giudiziario (Tangentopoli) che polverizzò la Prima Repubblica.
MEDIA E POLITICA – Cosa resta oggi, dell’Italia immaginata dai Padri costituenti? Difficile dirlo. Di certo l’epoca della cosiddetta Seconda Repubblica – quella che ha portato alla disperazione la maggior parte delle famiglie – è finita da un pezzo. Siamo ora precipitati nella fase di una complessa “Partitocrazia burocratica fondata sui rimborsi elettorali” che, nei fatti, ha impoverito i cittadini – ma forse dovremmo scrivere sudditi, dato che i diritti restano spesso lettera morta: si pensi al Diritto alla Salute – e arricchito a dismisura i soliti furbi senza scrupoli. E siccome più voti prendono i singoli Partiti, più soldi incamerano a titolo di rimborso (sostitutivo del vecchio finanziamento pubblico tout court) ecco che bisogna focalizzare l’attenzione sul ruolo dei massmedia nel partorire mostri comunque utili ad aumentare le tirature. Perché, diciamolo francamente, se una qualità va riconosciuta al dimissionario Bossi è quella di seducente animale mediatico con lo stesso talento di Berlusconi, seppure di stoffa molto più rozza. Fin dall’inizio si è capito che Bossi era un notevole comunicatore, cioè un personaggio che pur disponendo di pochi mezzi sia culturali che finanziari per sostenere in modo credibile le proprie campagne elettorali, era comunque in grado di lanciare strali provocatori capaci di nutrire la costante sete di notizie forti da dare in pasto ai lettori/consumatori. E qui il sistema italiano della comunicazione di massa ha mostrato tutte le sue debolezze strutturali, concedendo troppo spazio a personaggi che – lo dice la Storia – hanno realizzato poco o nulla in concreto del proprio programma, su tutti il tanto decantato primo Federalismo abbozzato da Miglio, che Bossi storpiò poi in progetto di vera e propria Secessione, mostrandosi così prigioniero di utopie anticostituzionali che hanno stroncato la crescita del suo partito nel lungo periodo. La Lega è rimasta così un fenomeno indubbiamente significativo, capace di intercettare il malcontento popolare verso una pressione fiscale che è oggi una vera e propria istigazione all’evasione sistematica, ma circoscritto territorialmente al Nord. E questo è stato un limite che ha evidenziato la totale mancanza di lungimiranza dei suoi vertici. La Lega è morta lì. Nell’incapacità di farsi italiana, cioè nazionale.
MAGGIORE TRASPARENZA SULLE SPESE - Cosa serve oggi al nostro Paese? Bisogna guardare avanti, pensare già al dopo Monti, curatore fallimentare del postberlusconismo modello Bunga bunga che ha danneggiato l’immagine internazionale del Belpaese. E pensare vuole dire assicurare un ricambio epocale della classe dirigente, sia a livello di Partiti che di Sindacati. Ci vogliono volti nuovi con idee moderne, innovative e soprattutto realizzabili. Servono poi regole chiare e nuove che portino l’acqua fresca e benefica di una trasparenza di ruoli e conti/costi economici. Abbiamo Internet: usiamolo in modo intelligente e costruttivo: tutti i Partiti, sia a livello nazionale che locale, devono mettere in Rete le loro spese, costantemente, in modo che gli elettori possano monitorare quotidianamente i movimenti di denaro e prevenire atti illeciti che probabilmente meriterebbero l’ergastolo, come quelli che stanno venendo alla luce in queste concitate ore. Serve capire, per parlare chiaro, chi maneggia i soldi pubblici e cosa ci fa. Ogni giorno. Perché nell’Italia dei disoccupati, degli esodati, dei suicidi, dei pensionati alla fame e della Malasanità non ci possiamo più permettere tesorieri di Partito che rubano soldi ai cittadini ormai stanchi di prenderlo sempre in quel posto e di vedere così compromesso il futuro dei propri figli.
(fer, da Reset italia)