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Politiche culturali

(93 articoli)
  1. zanoni

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    provo a lanciare un dibattito (in parte collegato ai palchinparco: ma non ho il tempo di leggere i messaggi arretrati). se e' inopportuno, chiudete senza pieta'.

    il dibattito riguarda un recente intervento dell'assessore alla cultura della Provincia di Latina, che sostanzialmente ha detto: c'e' bisogno di un piano regolatore (????????) per la cultura, vanno finanziati solo gli artisti locali'.

    ho appena inviato una risposta alla stampa locale, che spero venga pubblicato (vorrei preparare un intervento piu' articolato su FareFuturo, ma temo di non averne il tempo).

    e vorrei precisare che mi piacerebbe dibattere NON sull'assessore in questione o sulla situazione locale di LAtina, ma su un tema generale: al di la' dell'idea bislacca del 'piano regolatore', ha senso che nel XXI secolo si consideri la cultura NON un fenomeno universale ma solo locale?

    questo il mio testo:

    Latina, 25 luglio 2010

    Finalmente si è svegliato. Dopo sei anni di mandato, l'assessore Fabio Bianchi si è accorto che il territorio pontino ha bisogno di una politica culturale. Ma non doveva pensarci lui? E in questi sei anni di cosa si è invece occupato? Meglio tardi che mai, comunque. Anche se, ad analizzare nei dettagli la sua dichiarazione, sarebbe stato meglio se fosse rimasto in letargo: così da non poter fare troppi danni. Cos'ha infatti in mente l'assessore provinciale? Una strategia condivisa? Fissare obiettivi e individuare i mezzi necessari a raggiungerli? No. Con espressione particolarmente infelice, ha parlato espressamente di un 'piano regolatore'. Come dire: tracciare i confini, delimitare gli spazi, decidere cosa è permesso e cosa è vietato.

    Non solo. Perché la finalità ultima di questo piano regolatore è di sostenere esclusivamente gli artisti locali. Già, nel mondo globalizzato di oggi, dove i fenomeni culturali sono il frutto di contaminazioni, di ibridazioni, di mescolanze su scala internazionale, di libertà sfrenata, Bianchi è convinto che la politica culturale consiste nel coltivare l'orticello di casa e nell'erigere un recinto in cui rinchiudersi. Niente Italia, niente Europa. Solo, autarchicamente, l'angusta provincia. Per sostenere gli artisti locali. Ci manca solo che proponga di chiudere le frontiere provinciali agli artisti stranieri.

    Meglio sostenere – cioè, finanziare – i dilettanti allo sbaraglio che, puntualmente ogni anno, già si aggiudicano una fetta imponente dei fondi che la Provincia destina alle attività culturali. Sempre gli stessi, purché locali: neanche fossero prodotti dall'origine controllata. Così magari si ricordano – e ricordano ad amici e parenti – di votare nel modo giusto alla prossima tornata elettorale. Una politica veterodemocristiana, retrograda e assistenzialista, di cui dovremmo liberarci in fretta. Una politica superata da decenni, che gli operatori culturali e gli intellettuali dovrebbero respingere con sdegno.

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. sensi da trento

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    compà non farmi incazzare.
    la cultura universale e globale di cui vai cianciando in realtà è la somma di tante culture locali e di tanti particolarismi (e diversità) culturali.
    l'assessore alla cultura sta (finalmente) importando a latina quello che doveva essere fatto già da molto tempo.

    poi resta sempre un povero minchione, ma questo non è un buon motivo per attaccarlo a prescindere.

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. zanoni

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    poi resta sempre un povero minchione, ma questo non è un buon motivo per attaccarlo a prescindere.

    attaccarlo a prescindere???????

    sensi, ma se tu vai a un concerto conta il virtuosismo del pianista o se viene da Sezze, da Roccagorga o da San Paolo del Brasile??? ma che razza di discorso e'?

    a me interessa che gli artisti siano bravi, non il loro luogo di nascita o di residenza! manco la Lega se ne esce con idiozie simili!!!

    e resta il fatto che, da che e' mondo e' mondo, la cultura nasce dagli scontri e dagli incontri, dagli scambi, dalle reciproche contaminazioni, dalle aperture al mondo esterno. avevo la firma, nel vecchio forum, tratta dal romanzo Zanoni: I find beauty everywhere... no gli artisti locali (che poi, nei fatti, parliamo di uno squallido sistema per dare i soldi - quelli nostri - ai suoi amici)...

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. sensi da trento

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    no, zanò !!
    il grande genio artistico, prima di andare a harvard, inizia facendo le scuole elementari nel proprio quartiere.
    ma se tu gli chiudi l'elementare del quartiere, la scuola media del paesello e il liceo della provincia più vicina, l'artista fa la fine dello stronzo come tutti gli altri.

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. A

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    Ecco, Sensi, bravissimo!!

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. zanoni

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    Ecco, Sensi, bravissimo!!

    non avete capito un cazzo!

    questa e' una scusa per dare i soldi ai propri amiciiiiiiiiiiiiiii

    a Mastrandre' e al rigattiereeeeeeeeeeeeeeeeeee

    a parte questo, quest'anno al festival pontino (a Fossanova) e' venuto a suonare Charles Rosen, uno dei piu' grandi pianisti al mondo. ma in base a questo logica, visto che non e' del luogo, al festival pontino la Provincia non dovrebbe dare una lira: oh, mica ha suonato uno di Latina, perche' si dovrebbero sovvenzionare festival in cui ti fanno venire artisti di fama mondiale? che e' poi quello che succede in tutto il mondo: dove si premia l'eccellenza e la capacita' di rivolgersi a un pubblico mondiale, non l'appartenenza etnica e la capacita' di coinvolgere amici e parenti...

    essu', siate seri...

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. A

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    Ma il festival di Sermoneta lo cura una fondazione internazionale. mofrà, mica si fa coi soldi della provincia!.

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. Beh, però ha suonato anche Roberto Prosseda, di Latina, che è anche un grandissimo pianista dal valore internazionale.

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. leon8oo3

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    Il dibattito è assai intrigante e provo a dire una cosa sebbene mi intenda poco di cultura in genere e di politiche culturali in particolare. I provvedimenti che si prendono a favore di un territorio sono come un bisturi per un chirurgo. Se un chirurgo usa il bisturi per ammazzare la moglie mica te la puoi prendere con lo strumento, te la devi prendere con l'uxoricida. Se si ritiene che una politica per le questioni culturali è stata condotta in maniera clientelare forse bisognerebbe avere una casistica a supporto di questa tesi, anche se "tutti dicono" che una cosa va in una certa maniera non significa che questo sia vero o dimostrabile (che sono due cose diverse). Sono d'accordo sul fatto che la cultura sia una cosa universale che andrebbe fatta "girare" se mi passate il termine. Francamente non so quali altre politiche potrebbe incoraggiare un assessore che ha una pertinenza territoriale così circoscritta e allora la domanda da porsi è: questa persona ha fatto gli interessi della comunità del suo mandato? ci sono delle scelte nelle politiche culturali che andrebbero riviste? numericamente alcuni sono favoriti rispetto ad altri? Perché come mi ha insegnato un amico mio bisogna guardare al sodo. Sul piano di principio, come detto, sono pienamente concorde con l'articolo ma a livello tecnico manca un passaggio, cioè mancano le cifre e i numeri per poter dire che ciç che viene detto non è una mera indicazione ma un'evidenza. Con questo non posso dire che queste clientele non ci siano, ma siccome di cultura e di politiche culturali non ci capisco una ramazza, non posso vedere dove stanno el cose strane, e così anche il lettore medio. CI faccia vedere anche i numeri allora.

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. A

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    Ho visto ora su Parvapolis questa notizia. Mi dispiace. Una libreria che chiude è sempre una sconfitta.
    allego l'articolo trovato qua
    _________________________________________________________________________
    De Profundis Mondadori
    Ha chiuso in un giorno qualsiasi di un mese qualsiasi. Forse se ne è andata per il caldo. O forse per dignità, per non dover sopportare oltre quell'insofferenza e quella sufficienza dei pontini nei riguardi del libro

    Un triste lutto ha colpito la nostra città, la notizia ha riecheggiato nei centri commerciali, nei pub e nei locali dove i giovani si ritrovano prima di andare in discoteca, addirittura un gruppo di adolescenti ha deciso in forma di rispetto di non accendere la playstation...
    Ci eravamo conosciuti una mattina di trent’anni fa, credo di ricordare. A farci incontrare fu mia zia e di questo non smetterò mai di essergliene grato. Poi io mi trasferì in un'altra città e non ci incontrammo più fino agli anni delle medie, le nostre frequentazioni erano assidue ed appaganti, dal nostro primo incontro ne ho tratto grandi benefici letterari che mi hanno portato ad amare i libri e tutto ciò che di misterioso ed affascinante circonda ogni storia, inventata o meno.
    In genere ogni bambino vive delle esperienze che in seguito lo formeranno, ricordi che porterà dentro di sé per sempre e che riscoprirà in età adulta. A Latina purtroppo nessun bambino potrà ripetere l’esperienza che ho vissuto io trent’anni fa. Ora è il momento dell’addio.
    L’appuntamento è solenne, irrinunciabile e doveroso della nostra presenza. Arriviamo alla spicciolata, in maniera disordinata di tempo e di spazio, Cascio è il primo, a piedi, per l’occasione indossa un doppiopetto che lo fa’ somigliare a Vinicio Capossela. Si avvicina con lo sguardo fisso e deposita un giglio sul marciapiede, nelle cuffie dell’ipod suona la nona sinfonia di Beethoven in forma di rispetto. Memi, cosi come molti altri, passa con la sua auto, volge lo sguardo e suona il clacson. Campagna per l’occasione ha deciso di tagliarsi la barba e nello stesso istante in cui transita ha anche deciso di farsela ricrescere… Non lascia nulla, nemmeno un pensiero, con la sua espressione da simpatica canaglia si volta di scatto. Pensa, che in fondo la vita è un’evoluzione e se le cose sono andate così, ci sarà stato un motivo valido. Tutta la città rende onore a questo triste lutto, persino il sindaco era stato invitato a presenziare, ma… l’amministrazione comunale di Latina al momento era assente, e il sindaco non si è fatto vivo… Qualcuno aveva anche pensato di chiamare un prete, ma qui serviva un esorcismo, piuttosto che una benedizione e monsignor Milingo non era purtroppo disponibile…
    Nei mesi scorsi ci siamo incontrati diverse volte, abbiamo preso aperitivi, parlato di cultura, “cazzeggiato” e presentato libri, spesso davanti ad un drink ma ora non sarà più possibile.
    Eppure era incastrato nella via dei giovani, dove se passi tra le sei del pomeriggio e le otto di sera, ti sembra di essere a Calcutta, ma se per caso riesci a trovare parcheggio e ti fermi verso l’una in uno dei 19 locali a prendere un caffè, ti senti completamente immerso nelle Ramblas di Barcellona… Ma non era il posto ad essere sbagliato, no, era la gente, la massa di questa città non sente più il bisogno di leggere, figuriamoci di comprarne uno di libro.
    Quando quasi trent’anni fa, mia zia mi portò nella libreria Mondadori a Milano, io rimasi a bocca aperta, il profumo d’inchiostro, le pagine patinate sembrano ricordi di un’epoca molto lontana andata ormai persa nella memoria di pochi nostalgici, nell’occasione, il primo libro che mi regalò fu Moby Dick.
    Quando qualche anno fa rientrai in un’altra libreria Mondadori proprio a Latina, nella mia città, fresca di apertura, il ricordo di quel giorno riaffiorò con notevole piacere da parte mia, ma ora è tutto finito; ringraziamo Nunzio che in questi anni ci ha provato ed anche tutti gli altri che come noi poveri illusi, lo abbiamo sostenuto con le nostre iniziative letterarie, ma la legge di mercato dice che se vendi sei sostenibile, altrimenti devi chiudere e la libreria Mondadori a Latina ha chiuso, in un giorno qualsiasi, in un mese qualsiasi, ma in un periodo che ha delle connotazioni uniche e purtroppo per certi versi drammatiche. Ora al di là dello scherzo e della provocazione, non me ne vogliano i “ben pensanti”… le librerie presenti nel centro di Latina si possono ormai contare su le dita di due mani, ogni tanto ne sparisce una, che non viene mai più rimpiazzata. Spero che la nuova amministrazione comunale che si insedierà dopo le elezioni che si svolgeranno tra un anno circa, tenga conto di quanto si stia perdendo. Nel frattempo passerà un altro anno e non ci resta che sperare che le altre tengano duro.
    Voglio lasciarvi con un pensiero che potrebbe essere utilizzato dal ministero dell’istruzione in un prossimo spot, “ immaginate di essere seduti sul vostro divano, vi trovate di fronte alla vostra libreria del salotto, ci sono i vostri libri sistemati in ordine, bene, immaginate ora che all’improvviso uno ad uno i vostri volumi inizino a sparire ed ogni volta sempre per lo stesso motivo, esattamente un secondo dopo che in Italia una libreria ha chiuso per sempre”. «Trent’anni fa un bambino entrò per la prima volta in una libreria, ora quel bambino scrive romanzi». A presto e buona vita.

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. «Trent’anni fa un bambino entrò per la prima volta in una libreria, ora quel bambino scrive romanzi»

    Beh, potrebbe pure essere una condanna per tutta l'umanità.

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. la lavandaia

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    In compenso ci sono tante finanziarie, tante banche, e tante casette non catastate. La cultura non paga!

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. urbano

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    forse alla libreria
    bevevano troppo
    e leggevano poco

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. zanoni

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    quello del Campus e' un esempio molto utile per approfondire la discussione.

    dice: pero' c'e' anche Prosseda che e' di Latina. si', e' vero: ma lo fanno suonare perche' svolge attivita' concertistiche in Italia e all'estero, non perche' e' di Latina! e tra l'altro, e' uno su cinquanta o cento: tutti gli altri NON sono 'artisti locali'.

    insomma, se fossi assessore io i soldi li darei per manifestazioni di livello, capace di offrire un 'prodotto' di qualita' agli spettatori, capace magari di richiamare spettatori/cisitatori anche da fuori.

    anche se, a essere onesti, il festival pontino e' organizzato in modo casareccio, tra amici e parenti, con un budget di cui si conosce l'entita' solo all'ultimo minuto, con alcuni degli interpreti che non cambiano da decenni, con attivita' di comunicazione e promozione inesistenti.

    il risultato e' che al concerto di Angela Hewitt dell'anno scorso, una delle piu' celebri pianiste al mondo, eravamo in 80-100.

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. zanoni

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    Se si ritiene che una politica per le questioni culturali è stata condotta in maniera clientelare forse bisognerebbe avere una casistica a supporto di questa tesi

    ce l'ho, ce l'ho: e' sul sito della Provincia.

    ps da quello che mi hanno detto il mio intervento e' stato pubblicato sul Tempo e su La Provincia: e sarei contentissimo se si aprisse un dibattito serio e costruttivo su questo tema, per me d'importanza fondamentale...

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. zanoni

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    boh, io mica lo sapevo che a Bolzano c'e' il mare...

    pero', questa e' un'iniziativa che ha un indubbio valore culturale, che non e' fatta col solo scopo di arraffare denari pubblici (come altre geograficamente a noi piu' vicine). non so da chi e' finanziata l'operazione: ma chi l'ha fatto ha operato a vantaggio della collettivita' e non dei soliti noti. chissa' pero' se hanno il canale. trentini, andate a controllare in loco...

    Da tre settimane la Biblioteca Civica di Bolzano, con la collaborazione del Teatro Cristallo, ha avviato la tredicesima edizione di “Tuffati in un libro”, vale a dire la popolare iniziativa che porta libri e riviste ai bagnanti del lido di Bolzano.

    Grazie anche alle splendide condizioni meteorologiche l’iniziativa è partita col botto, confermando la grande attesa e il grande affetto dei cittadini nei confronti della biblioteca all’aperto.

    Alla già vasta scelta di libri, sono stati aggiunti quasi quattrocento nuovi titoli, tra quelli in lingua italiana, quelli in tedesco e quelli per bambini, e altri ne verranno acquistati.

    A testimonianza del successo di “Tuffati in un libro” ci sono le cifre delle prime statistiche: in diciannove giorni di apertura (dalle 11 alle 17, domenica compresa): ben 958 prestiti di libri e quasi altrettanti di quotidiani e riviste.

    Va inoltre rilevato che rispetto agli anni scorsi si sono intensificate le attività di animazione, curate dal Cristallo, a cui finora hanno partecipato oltre centocinquanta bambini.

    Per quanto riguarda le letture preferite dai bolzanini, si conferma la predilezione per la letteratura poliziesca con i classici autori contemporanei come Patricia Cornwell e Michael Connolly. Il libro più letto risulta invece essere “Firmino”, un successo di un paio di anni fa firmato da Sam Savage; a ruota i libri di Erri De Luca, complice anche la visita in città dell’autore la scorsa settimana. Tra i libri per ragazzi furoreggiano invece i “Gialli di Vicolo Voltaire” di Baccalario.

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. zanoni

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    guardate ad esempio cosa fanno in questo posto suggestivo ma anche un tantinello sfigato: www.ethnoi.it

    pero' noi puntiamo su Mastrandre' e sugli artisti locali. idee poche, sovvenzioni tante...

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. A

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    Non c'è il mare, c'è un complesso di piscine, e laghetti artificiali.
    Erri de Luca è di casa, perchè sta sempre sulle dolomiti a scalare, almeno quando non gli faceva male la schiena. Qui c'è molto fumo, e poco arrosto, comunque.

    Ps. Se ci riusciamo domani io e mia moglie andiamo ad Asiago a vedere il M°

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. POLITICHE CULTURALI E LUOGHI COMUNI.

    La politica culturale è un argomento che viene tirato fuori - è un mio personalissimo sospetto - quando non si ha niente da fare. Mancano gli argomenti, o non si ha il coraggio di affrontarli, e allora viene fuori il tema generale: quali politiche culturali?
    Un po' come parlare del sesso degli angeli o della fame nel mondo. Lo si fa quando non si sa di cosa parlare o quando la si vuole buttare in caciara oppure quando si vuol filosofeggiare senza dir nulla. Essendo estate e non avendo un granché da fare – magari col caldo che t'alza a livelli sproporzionati la pigrizia – non mi va di prendere i libri e prepararmi. Così non rimane che mettermi a ragionare. Filosofeggiare, insomma. E preferisco farlo parlando di quello che conosco meglio (e non bene, fate attenzione alla differenza): la letteratura.

    Qui nell'ex palude, che però secondo tutti, almeno dal punto di vista culturale, è rimasta tale, sembra vi siano diverse vulgate sulle politiche culturali, alcune specifiche e altre invece di portata più generale. Forse staranno stipate insieme, perché quando vengono tirate fuori, arrivano sempre una in fila all'altra. Vi chiederete: “Quali sono?”

    Il primo luogo comune che mi viene in mente è quello dell'arte pontina, in un'accezione che non ha nessun riscontro nella storia dell'estetica o dell'arte. In genere le correnti artistiche venivano definite non tanto per la provenienza, quanto per le caratteristiche estetiche dell'opera d'arte. Magari si potrebbe definire arte pontina, l'arte che si caratterizza per qualcosa che ha a che fare col territorio. Dal romanzo di Pennacchi, per esempio, potrebbe discendere una poetica, tanto per fare un esempio, che al suo centro mettesse le 'storie' di questa città e di questa provincia. Definirla 'arte pontina' o 'letteratura pontina' sarebbe comunque limitativo. E' la terra pontina che si erge a luogo letterario. Vabbè, andiamo avanti altrimenti rischiamo di perderci. Dicevamo della caratterizzazione geografica. Neanche il gruppo di scrittori di Bologna - Wu Ming, Evangelisti, Lucarelli, Brizzi e chi più ne ha più ne metta – si è classificato come gruppo territoriale. Sono tanti, avrebbero potuto farlo, ma si sono sforzati di trovare altro: il New Italian Epic. Piacerà o non piacerà, ormai li caratterizza. Anche quelli di Firenze, secoli e secoli fa, erano parecchi. Nessuno mai s'è sognato di dire agli altri: “noi siamo artisti fiorentini”. Immaginate se Cavalcanti fosse andato da Dante e gli avesse detto: “promuoviamo l'arte fiorentina”. Le zampate alle palle si sarebbero sprecate. Perché l'arte fiorentina, magari, è definizione buona per l'artigianato: le ceramiche, le cinte e chissà che altro prodotto. Loro infatti sono passati alla storia come Dolce Stil Novo, che andava anche un po' più in là (geograficamente). Anche se Dante, nel suo Inferno, ci parla proprio di Firenze. San Francesco d'Assisi e Iacopone da Todi hanno dato vita alla poesia religiosa, al giullarismo, non certo all'arte umbra. Una definizione del genere – l'artista pontino, l'arte pontina – serve soltanto a creare un'eguaglianza falsa delle opere. Vengono tutte da qua, so tutte pontine, pure se parlano de Milano, Los Angeles o Dubai. Sono tutte belle, proprio perché forgiate da pontini. Come se ci fosse il marchio DOC o IGT. E questo perché Latina, per quanto possa sembrare morta dall'esterno e dall'interno, è piena di gente che scrive, dipinge o recita. Piena zeppa, aggiungerei.

    Altro luogo comune, più generale rispetto al precedente è: “la gente legge poco”. In generale, chi la dice questa frase, è uno scrittore che deve giustificare un suo insuccesso oppure un critico che vuol elevarsi – non riuscendovi con altro mezzo – rispetto alla plebaglia e decide di farlo marcando una differenza aprioristica. "Io leggo, voi no". E poi magari vai a scoprire che non è neanche vero. Oppure, ultimo caso, la frase "la gente legge poco" viene utilizzata da chi vuol autodefinirsi 'specie rara'. Basterebbe andare a guardare quant'è numericamente la gente che legge oggi, paragonandola alla gente che leggeva una volta, per capire che l'espressione “la gente legge poco” è un tantinello forzata. Magari leggerà male, leggerà veloce, leggerà senza alcuna voglia di approfondire. “Legge male” sarebbe un'espressione con più senso. E' un modo per non analizzare il problema. Perché se legge male, legge veloce e senza alcuna voglia d'approfondire non sarà forse pure colpa del fatto che il 90% dei testi – così com'è sempre successo – non merita di essere letto in altra maniera? Considerando pure che ormai su Feltrinelli.it rischi di incappare in autopubblicazioni – c'è proprio una clausola che ti consente farlo, non c'è criterio di selezione –. Non serve aggiungere altra parola.

    Pubblico ce n'è, insomma. Qualsiasi sia l'arte che uno decide di intraprendere. Allora capita che invece di inoltrarsi, armati di machete, in mezzo alla giungla dell'editoria indipendente, che certe volte è pure editoria a pagamento e certe altre è editoria a doppio binario, si vuole andare sul sicuro: ecco spiegato il successo commerciale del Premio Strega. Piacerà o non piacerà il criterio di selezione, è un marchio di qualità che permette al mercato di orientarsi. Così come il Campiello o le classifiche o le recensioni. Dice: "è pubblicità?". No, è diverso. E' una certificazione di qualità, almeno agli occhi di chi compra e che magari non è dotato dei mezzi cognitivi per andare 'a naso'.

    Altro luogo comune: la selezione. E' rischiosa e quindi per questo se ne conoscono applicazioni spurie o bizzarre. Perché applicare criteri di qualità significherebbe falcidiare la grande folla degli artisti. E chi se la dovrebbe prendere una responsabilità del genere? I politici? Dimenticate, compagni amici e camerati, che la grande folla degli artisti vota e, almeno oggi, i politici sono ultra-sensibili al consenso. Per cui il ragionamento degli artisti pontini, è quasi paragonabile ad una query su Excel. Fai un bell'elenco e poi te li coltivi, sperando che la maggior parte di loro, al momento giusto, ti voti. Qualsiasi cagata producano. A Latina, se ve lo ricordate, qualcuno – si vocifera che addirittura la proposta arrivasse da sinistra – ebbe l'idea dell'Albo degli Artisti. Solo se eri iscritto avevi diritto a chiedere eventuali finanziamenti e ogni due anni dovevi sottoporti all'esame: rimani artista se hai fatto qualcosa, se non hai fatto niente ti cancelliamo dall'Albo. Un criterio, come potrete notare, assolutamente quantitativo. Un libro autoprodotto valeva come il Premio Strega. Un artista che stava scrivendo da anni la Divina Commedia sarebbe stato 'meno artista' di uno che le cose se le va a pubblicare su ilmiolibro.it.

    L'ultimo luogo comune – che mi son stufato di ragionare e devo andare a correre – nasce da una domanda: perché si parla sempre di politiche culturali quando si sa come ragionano i politici (basti vedere il luogo comune precedente)? Trovo sia un esercizio di stile. Un pavoneggiamento. Consente di differenziarsi, di far vedere, kantianamente, che si vuol portare la lanterna e non reggere il mantello. Sempre al Re, non ad altri. Cane da compagnia o da tartufo, che differenza fa? Prima o poi, come dicono a Roma, sempre “a catena” devi tornare.

    La politica culturale, Zanò, è un'utopia. E' come parla' dei principi del comunismo o della pace nel mondo. Fai bene a verificare caso per caso, a denunciare ciò che non ti convince e ad apprezzare quello che ritieni sia stato fatto bene. Generalizzare o polemizzare sulle generalizzazioni, lasciamo che sia un modo di ragionare degli altri, non nostro.

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. A

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    Membro

    Condivido tutto! Bravo

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. zanoni

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    io condivido molto, non tutto. altrove le 'politiche culturali' ci sono, e' a Latina che mancano (vista anche la qualita' della classe politica che dovrebbe proporle). ogni tanto provo a parlarne sul Secolo, con qualche esempio. saro' in pausa per un paio di settimane, poi scrivero' molto sulla Turchia, ma anche sulla Corsica. e anche in Italia esempi virtuosi non mancano fondati insieme sulla qualita' e sulla partecipazione attiva dei cittadini. cioe', sulla democrazia (autentica, non a base clientelare).

    insomma, la differenza e' tutta tra politiche culturali funzionali alla crescita economica e culturale del territorio, e tra politiche funzionali all'acquisizione a pagamento del consenso. a Latina abbiamo scelto la seconda via: io cerco di informare che esiste l'altra via, quella virtuosa, e che forse sarebbe il caso che la scegliessimo anche noi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. zaphod

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    Fondatore

    ... due strade incontrai nel bosco
    e presi la meno frequentata...

    bob frost, credo, così, a memoria...

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. urbano

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    Membro

    Questo è quello che avviene
    forse è carenza
    ma il resto è solo desiderio
    http://www.giraitalia.it/lazio/eventi.htm

    quando ti trovi a un bivio
    prendilo
    Legge di Murphy
    Arthur Bloch

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. urbano

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    Membro

    Anni fa con l'ordine professionale e la knoll international si voleva organizzare una "mostra" sul moderno, proprio qui da noi, a Latina.
    Il luogo era la palestra dell'opera balilla l'idea era quella di documentare che l'italia fascista non era stata una nontopia.
    Avremmo usato l'architettura minore, quella dell'uso corrente che si trova negli abiti, negli utensili, nelle macchine e l'avremmo collegata "spiritualmente" a quella ufficiale colta aulica monumentale per vedere se era rintracciabile un filo transnazionale del sentire.
    Facemmo un bel viaggetto a Spoleto dove la Knoll ha la sede e visionammo un bel video loro.
    Disegnammo la scenografia e io proposi in alternativa alla palestra la realizzazione di una "via moderna" dentro il capannone del consorzio.
    Non se ne fece nulla per la miopia di chi, poi assessore, volle collocare troppa storia della fondazione intorno alle belle testimonianze degli oggetti, in pratica affogò tutto nella palude redenta.
    Si risolse in una mostra sponsorizzata da Cassina, anzi dal rivenditore locale di Cassina, dove a fianco dei mobili, non i casier standard di LC o le sedute di Mies o di Terragni o quelli che avevamo rintracciato tra enti pubblici e case private, ma delle sciccose copie di Charles Rennie Mackintosh e di F.L.Wright, ossesivamente si proiettava la conquista della terra in loop.
    Peccato.
    Ma oggi ho avuto un risarcimento quando ho sfogliato
    una giornata moderna
    damiani editore
    2010
    Moda e stili nell'Italia fascista
    A cura di Mario Lupano e Alessandra Vaccari
    stupefacente
    commovente
    illuminante
    e
    potrei dire
    proprio come volevo fare io.
    Ecco questa iniziativa culturale promossa da Università Iuav di Venezia, London College of Fashion e AltaRoma a Latina sarebbe a casa sua.

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. urbano

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    Membro

    poichè il vecchio unesco non lo trovo, penso che qui sia il posto giusto.
    Riporto la notizia Ansa:
    Quindici nuovi siti, tra cui i canali di Amsterdam, sono stati selezionati dall'Unesco tra i luoghi sanciti come Patrimonio mondiale dell'umanità.
    Lo ha annunciato oggi la stessa agenzia dell'Onu sul suo sito web.
    Il comitato dell'Unesco, riunito a Brasilia, ha preso la sua decisione lo scorso venerdì scegliendo tra 30 siti in lizza ai quali è stato riconosciuto il loro "valore universale eccezionale" e che vanno ad aggiungersi agli 890 già iscritti nella Convenzione dell'Unesco del 1972 sulla protezione del patrimonio mondiale dell'umanità, di cui 689 culturali, 176 naturali e 25 misti, in 148 Paesi.
    Oltre al quartiere dei canali di Amsterdam costruito alla fine tra il XVI e il XVII secolo, sono stati selezionati dalla città imperiale di Thang Long-Hanoi in Vietnam, monumenti storici di Dengfeng (Cina), il sito archeologico di Sarazm in Tadjikistan, la città medievale di Albi in Francia, il bazar storico di Tabriz in Iran e di At-Turaif e ad-Diriyah in Arabia Saudita, spiagge australiane, il sito di osservazione astronomico Jantar Mantar di Jaipur, in India, il complesso di Kanegah e il santuario sufi di Ardabil (Iran), l'atollo di Bikini (teatro anche di esperimenti nucleari americani) nelle isole Marshall, i villaggi di Hahoe e Yangdong in Corea, la zona di conservazione naturale di Ngorongoro in Tanzania, la regione montuosa nello Sri Lanka e le isole Papahanaumokuakea.

    Littoria unèscita.

    Pubblicato 13 anni fa #
  26. urbano

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  27. zanoni

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    questo e' un altro esempio mirabile di una politica culturale degna di questo nome (che e' cosa ben diversa del foraggiamento degli 'artisti locali' che prevale a Latina)!

    Benevento tra arte, cultura, natura ed archeologia

    La crescita di Benevento e del Sannio sotto il profilo turistico – culturale non sorprende più. E’ da almeno un decennio che, grazie ad un’attenta strategia di valorizzazione e rivalutazione del centro storico e dei luoghi di maggior interesse culturale nel capoluogo di provincia campano, Benevento ha ampliato e reso fruibile la propria offerta turistica e punta sempre più ad un ruolo di primo livello nell’incoming della regione.

    Luoghi d’interesse e di elevato valore storico – culturale come l’Arco di Traiano (uno dei migliori esemplari dell’arte traianea ed il più insigne arco onorario romano), il Ponte Leproso, il Teatro Romano, la Chiesa di Santa Sofia (la quale è parte di un più ampio complesso monumentale di cui fanno parte l’ex monastero, ora sede del Museo del Sannio, il campanile settecentesco e la fontana al centro della piazza), la Rocca dei Rettori (il nome attuale viene dal Medioevo, quando divenne sede dei governatori per conto del papa, i Rettori) e il Duomo impreziosiscono una città con una storia antichissima alle sue spalle. Edward Hutton, in Naples and Campania revisited, del 1958, disse: “Nulla in Italia è più antico di Benevento”.

    La città Sannita, tra l’altro, è attenta a conservare le sue aree naturali, come la rinomata Villa Comunale (realizzata fra il 1875 ed il 1880 su progetto di Alfredo Dehnardt e ristrutturata completamente nel 2003), i giardinetti Francesco Pepicelli, il Belvedere del Sannio e il Fido park (unico parco giochi per cani in Campania, inaugurato nel 2007).

    La nascita, poi, dell’Università degli Studi del Sannio (uno dei migliori Atenei d’Italia secondo i dati del sole24ore) ed il costante aumento della popolazione studentesca – anche straniera grazie al progetto Erasmus che gemella l’Università del Sannio con i più famosi atenei europei – ha ringiovanito la città dandole nuova linfa, con una svolta anche nella vita notturna della città.

    Per quanto riguarda le aree archeologiche della città, una nuova opera, l’ultima in ordine di tempo, è il ‘Parco archeologico e del verde di Cellarulo’, inaugurato lo scorso 15 luglio. L’opera si estende su una superficie di 5 ettari ed è stata realizzata in due anni. Al suo interno sarà possibile sia passeggiare, sia andare in bicicletta. L’area verde già presente è stata ulteriormente incrementata, con 110 betulle e circa 100 ulivi. Due sono gli ingressi: uno in Contrada Santa Clementina e l’altro al Rione Ferrovia, in Via Grimoaldo Re. La lunghezza è di 1.300 metri.
    A metà del percorso si trova l’area archeologica, in corrispondenza dell’insediamento originario della città divenuto poi la Benevento romana. I numerosi reperti rinvenuti saranno raccolti in un Museo, che sarà realizzato nei pressi del parco.
    L’intervento è stato finanziato per 3,2 milioni di euro, ma ne sono stati spesi 2,2. È previsto un ulteriore finanziamento per il risanamento idrogeologico della zona.
    Il Parco abbraccia il quartiere Ferrovia, il centro storico e il Rione Libertà e consente collegamenti brevi, tra le aree, per pedoni e ciclisti.

    Saranno previsti orari di apertura e chiusura e, inoltre, per consentire veramente a tutti un’agevole accessibilità al percorso, è in programma un’iniziativa dell’Amts (Azienda Mobilità Sannio Trasporti) che prevede l’inserimento, negli attuali percorsi dei bus urbani, di una fermata dedicata al Parco archeologico.
    La sicurezza è garantita dal servizio di videosorveglianza e webcam live e la presenza del personale di vigilanza 24 ore su 24.

    Nella straordinaria gamma di bellezze naturali, paesaggistiche e culturali offerta dalla Campania, Benevento, con le sue bellezze sobrie e riservate e le tante testimonianze di profonde radici storiche, si propone – con grande impegno e serietà – meta di viaggio e visita.

    Tuttavia, per ubicazione e vocazione, si estranea dai grandi circuiti turistico – commerciali.Un’attitudine alla qualità, e la convinzione che questi luoghi vanno valorizzati, ma non (s)venduti.

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. A

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    L’esperienza di un professore dopo trent’anni, 9.9.2010

    di Marco Lodoli, Repubblica

    LA VERA LOTTA DI CLASSE

    Lunedì comincerò il mio trentesimo anno di insegnamento:era il 1980 quando entrai per la primavolta in classe e ricordo ancora bene quella lezione,preparata con cura e spavento, sul viaggio ultraterrenodi Dante ma più in generale sul viaggio nella letteratura.In un’ora passai da Don Chisciotte a Pinocchio, daRimbaud a Kerouac, dal Sorpasso a Pollicino, con una smaniainfinita di spiegare, di emozionare.Avevo ventitré anni, leggevo dalla mattina alla sera, speravoche nei libri ci fosse tutto ciò che mi mancava: e quelloche trovavo, subito lo comunicavo ai miei studenti, comeun bene prezioso da condividere. Ero convinto che labellezza, la poesia, la ricerca di senso riguardassero tutti gliadolescenti del mondo: che serve avere sedici se non siguarda in alto? Così mi dicevo, ma in realtà neanche me lodicevo: ne ero certo. I ragazzi ascoltavano la musica chepiaceva anche a me, i Talking Heads, i Cure, gli Smiths, icantautori italiani, parlavano di calcio e di politica e di niente,e io li capivo. Insegnavo anche alle serali, a giardinieri piùvecchi di me, e dopo aver letto una poesia di Pascoli o unracconto di Cechov ne parlavamo insieme, avevamo unalingua comune per scambiarci opinioni, anche per litigare.E gli anni, una settimana dopo l’altra, sono passati. Io erosempre l’insegnante giovane, scapigliato, quello con la Vespaanche se diluvia, quello con i jeans bucati e persino coni dread, per un certo periodo. Per me capire i ragazzi era facile,anche se cambiavano i gruppi musicali, i film al cinema,i modi di vestirsi – come fosse sempre primavera. Qualchevolta mi ritrovavo alunni o ex-alunni alle presentazionidei miei libri, e loro erano orgogliosi di me e io di loro, cidavamo qualche pacca sulla spalla, imbarazzati, contenti.Ora tutto è cambiato. È ovvio che sia così, mi dico, è normaleche un uomo di cinquantatré anni non capisca unaragazzina di quindici. Metto le mani sul vetro, cerco di sbirciare,ma è tutto appannato, non si vede niente. Ai ragazziparlo di letteratura, ma ormai è una lingua perduta, comeil latino o l’aramaico. Parlo anche di cinema e di musica, mai film che io vedo per loro non esistono, la musica che ascoltoè muta. Non c’è alcuna contestazione, nessuno pensache io sia in torto, che difenda chissà quale ordine infame:semplicemente questi ragazzi hanno tagliato i ponti con gliadulti. Prima la barca era una sola, ci si stava sopra tutti insieme,magari cercando di buttare di sotto i nemici: oraogni generazione ha la sua scialuppa di salvataggio. Ilmarketing ha diviso la società in target. Ciò che interessa untrentenne non interessa un sedicenne. I miei studenti diperiferia ascoltano i cantanti neomelodici napoletani, irapper autoprodotti di Tor Bella Monaca, odiano il cinemaperché bisogna stare due ore zitti e al buio, non fanno sport,chattano, passano il sabato nei centri commerciali. Hoalunni che spediscono trecento sms al giorno, tranquillamente.E allora uno ci prova ancora: On the road e Cervantes,i boschi dei fratelli Grimm e la selva oscura, il viaggiodietro a Moby Dick, la fuga di Gauguin fuori dal mondo, maascoltano in pochi, forse in certi momenti proprio nessuno,e così a tanti insegnanti viene lo scoramento. Perdiamogli alunni e acquistiamo montagne di carte da riempire, labirintiin cui confondersi.Trent’anni di disprezzo per la cultura – roba da poveracci, da infelici – hanno portato a questo: a un paese povero e infelice. Ma io non mollo, continuo a indicare ai miei studentiun punto più in alto, dove l’aria è migliore, dove si vede meglio il mondo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. Il pezzo di Lodoli è interessante, ma l'autore-professore è clamorosamente fuori strada.
    I giovani non sono mai stati interessati alla lettura-letteratura come oggi.
    Magari hanno una cifra di problemi per comprare un libro, ma si arrangiano, se li fanno prestare, leggono sul web... basta andare a qualsiasi fiera del libro ben organizzata (es. Mantova, Torino, Roma) per vedere folle oceaniche di pischelli/e a caccia di emozioni letterarie. Oppure pensiamo alle grandi vendite dei libri del Moccia, che hanno un pubblico di lettori adolescenti...
    Ma ogni stagione ha i suoi frutti.
    Pure io al liceo ero poco interessato alla lettura, l'ho scoperta dopo (come piacere molto raffinato).
    Probabilmente sono stato una delle molte vittime del disastro (dis)educativo scolastico del sistema Italia esattamente come lo sono oggi gli alunni di Lodoli...

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. A

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    I giovani non sono mai stati interessati alla lettura-letteratura come oggi.
    Magari hanno una cifra di problemi per comprare un libro, ma si arrangiano, se li fanno prestare, leggono sul web... basta andare a qualsiasi fiera del libro ben organizzata (es. Mantova, Torino, Roma) per vedere folle oceaniche di pischelli/e a caccia di emozioni letterarie

    Ferna', con tutto il rispetto, ma tu ci sei mai entrato in una classe di oggi?

    Pubblicato 13 anni fa #

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