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RASSEGNA STAMPA

(28 articoli)
  1. A

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    Pennacchi: lo strega non mi cambierà
    LA STAMPA
    Dopo il successo parla l'auotre di "Canale Mussolini": ho vinto e ho pensato ai miei morti
    ALAIN ELKANN
    Pennacchi, pensava di vincere un premio come lo Strega con un romanzo dal titolo «Canale Mussolini» (Mondadori)?
    «Ci speravo, devo dire la verità, ma non ci credevo, perché ci davano per perdenti visto che la Mondadori aveva vinto le tre edizioni precedenti dello Strega. Non pensavo che il nome di Mussolini potesse rappresentare un problema, perché fa parte della storia italiana nel bene e nel male, e questo lo dobbiamo capire. Ne fa molto più parte di quanto noi non crediamo o non vogliamo credere».

    Il libro quindi è stato premiato per meriti soltanto suoi, che vanno al di là della casa editrice?
    «Certo, tutti gli editori hanno dei pacchetti di voti, ma se il romanzo ha vinto è perché c’è un gruppo di votanti che ha premiato la storia. Me ne sono convinto girando per Latina, la mia città, dove incontro gente che dice “Abbiamo vinto lo Strega”. Non lo ha vinto Pennacchi, ma il popolo di Latina, di questa terra. Ha vinto la Storia, io ho inventato pochissimo, ho solo raccolto e raccontato la Storia».

    È la sua storia?
    «Sì, la mia. La mia famiglia faceva parte di quelle trentamila persone che sono venute dal Veneto, non c’è nulla di inventato».

    Quando ha vinto come si è sentito?
    «Lì per lì non ci credevo, poi ho provato una grande emozione. Ho pensato innanzitutto a mio fratello, che è morto pochi mesi fa, poi a mia moglie, alla mia famiglia e ai miei morti perché è la storia dei miei. Nella nostra famiglia, siamo stati i primi ad arrivare alla laurea, dietro di noi c’erano soltanto contadini».

    Lei era un operaio?
    «Sì ero un operaio, ma durante la cassa integrazione mi sono laureato all’università. Siamo venuti in queste terre perché al nord ci avevano cacciati, questa è la verità».

    Dunque lei dà ragione al critico letterario Angelo Guglielmi quando sostiene che oggi la narrativa può parlare soltanto di storie personali, di storie famigliari o essere romanzo storico?
    «Se parliamo anche di romanzo storico, sì, sono d’accordo. Ma nel gruppo ’63 c’è stata anche gente che ha combinato guai storici per la letteratura italiana, perché ha negato il romanzo. Io provo a scrivere le storie che conosco, faccio un romanzo storico, come nell’Ottocento, come Bacchelli o come Margaret Mitchell, l’autrice di “Via col Vento”. Ma anche la Genesi, l’Iliade, l’Eneide, la Chanson de Roland sono romanzi storici. Se poi c’è chi preferisce guardarsi soltanto l’ombelico faccia pure. Io però so raccontare solo storie vere, piaccia o non piaccia, comodo o scomodo che sia, il romanzo storico è secondo me il vero romanzo».

    Il periodo fascista l’attira molto nei suoi romanzi?
    «Ci sono questioni che come Paese non abbiamo risolto, prima di tutto come popolo, penso alla responsabilità sulle leggi razziali, non ci fu una sola manifestazione di dissenso. Le uniche persone che si sono opposte sono state Italo Balbo e Emilio De Bono nel Gran Consiglio. Ma nella sua globalità il popolo italiano ha detto, “Che me frega, mica sono ebreo io”, ci siamo voltati dall’altra parte e secondo me un antisemitismo di fondo è ancora presente nel popolo italiano, sia a destra, che a sinistra, mascherato da antisionismo».

    La vittoria allo Strega le cambierà la vita?
    «Spero di sì dal punto di vista economico, per arrivare alla fine del mese. Forse dovrò cambiare il mio numero di telefono, ma continuerò ad andare a Latina dal barbiere e al bar a litigare come sempre di calcio e di politica».

    Farà il bis vincendo anche il Campiello?
    «Il Campiello lo meriterei davvero, perché è il premio organizzato dalla Confindustria veneto, e dato che la mia famiglia è stata “cacciata” da quelle terre, penso che mi tocchi di diritto. Credo però che lo vincerà Carofiglio perché il giallo è più facile da leggere per una giuria popolare. Il mio è un libro difficile, un mattone di 450 pagine e più, penso che un ragazzo fatichi a leggerlo».

    Ora si considera un letterato?
    «Ormai lo sono diventato. Sono un “barbaro”, come direbbe Eugenio Scalfari. Mi considero un letterato che viene dal magma, non ho ancora imparato a comportarmi nei salotti».

    Perché porta sempre il cappello blu in testa?
    «Ho cominciato per via dell’artrosi cervicale, poi è diventato una coperta di Linus. Mio padre portava il basco, e io faccio come lui. Identico a lui. Io sento una forte identificazione con la figura di mio padre, lo vedo come una statua di marmo, lo sogno con molta dolcezza e anche con sicurezza, perché lui fu uno di quelli che bonificarono l’Agro Pontino. Diciamo la verità è mio padre che era bravo, non io».

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. A

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    http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6a896122-1af9-496b-b254-fc73037741db.html?p=0

    Intervista a Marzullo dell'1 giugno, post eventum

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. A

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    Maestro, dopo aver sentito questa intervista, da orecchiante di filosofia, vorrei fare due o tre domande.
    1) Non violenza, ok. E per il Terzo? Cioè, finchè si tratti di dare la vita io, di fronte ad un aggressore che attenti alla mia vita personale, ok; ma se l'oppressore sta ledendo il terzo (mia madre, mia sorella, etc), cosa debbo fare io? Non agire contro l'oppressore sarebbe accettare che il terzo patisca l'ingiustizia.
    1.1)Lei dice che non rimpiange nulla di ciò che ha compiuto, ed ora sono mutate le circostanze, e la violenza (seppur solo teorizzata) come fattore di giustizia, è da ripudiare. Ma se le circostanze ritornassero quelle di prima, allora sarebbe giustificata l'azione violenta? Cosa dovrebbero fare i giovani sfruttati, precari, flessibili di fronte all'arroganza del potere? Cosa, i cittadini onesti e che pagano le tasse, davanti all'improntitudine dei farisei che li "caricano di pesi che loro non tocherebbero neppure con un dito"?
    2) Lei dice che ritorneremo tutti nell'Uno. Come è arrivato a questa visione neoplatonica?
    3) Altrove ho letto che si dice "spinoziano". Spinoza nega il libero arbitrio. Per Lei esiste il libero arbitrio?

    Grazie

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. A

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  5. sensi da trento

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    http://www.unita.it/news/vittorio_emiliani/100733/non_tutti_eran_fascisti

    Non tutti eran fascisti

    Molti sinceri complimenti ad Antonio Pennacchi per la vittoria al Premio Strega. Molte e altrettanto sincere riserve invece per le dichiarazioni da lui rese a Raiuno sugli anni mussoliniani del consenso: «Tutti allora erano fascisti». Assoluzione di massa. Il «fascio comunista» Pennacchi è uno scrittore, d’accordo, non uno storico. E tuttavia non può ignorare i dati del Tribunale Speciale: circa 5.000 processati per reati politici, condannati a oltre 27.000 anni di galera e/o confino (e non era «una vacanza»), alcuni a morte, più altri italiani in esilio (tutti gli oppositori non ancora in carcere). Fra questi, proprio uno dei promotori della bonifica pontina, ben prima del duce, cioè il deputato radicale Leone Caetani, antifascista, emigrato poi in Canada, privato della cattedra universitaria.
    Non pochi tecnici della bonifica, in specie quelli venuti dall’Emilia Romagna, non erano iscritti al Pnf, tant’è che nel film Luce si vede Mussolini pronunciare il discorso del dicembre 1932 a Littoria attorniato da personaggi in camicia bianca e cravatta. Uno dei tecnici della bonifica fu Attilio Panizzi, reggiano, di famiglia socialista e antifascista. Raccontò prima di morire, nel 1984, ad Emilio Drudi per il libro Latina 50: «Quando avevo il cantiere a Molella, c’erano con me diversi operai ferraresi. Tutti ottimi terrazzieri e tutti schedati come sovversivi, comunisti o socialisti. Ogni domenica li dovevo accompagnare in caserma, a San Felice, dai carabinieri, per il controllo». Altri bonificatori «storici», quelli di Ostia, romagnoli per lo più, si rifiutavano di rendere omaggio al conterraneo Benito, per esempio non consegnandoli un mazzo di fiori per l’inaugurazione della ferrovia Roma-Ostia. A uno di questi bonificatori la madre si ostinava a stirare la camicia nera per il «sabato fascista» e lui, immancabilmente, ci si lucidava le scarpe. Ma forse stiamo parlando di un’altra storia. Per la quale parla il casellario dei sovversivi dell’Archivio Centrale dello Stato.

    03 luglio 2010 di Vittorio Emiliani

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. A

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    Argomento pretestuoso quello di Emiliani. Certo lo sappiamo le carceri speciali, le isole confino, la dittatura, le leggi fascistsime, etc.
    Ma l'italiano medio era fascista, non c'è dubbio. Inoltre qui si sta parlando di rappresentazione della realtà da parte dei "giganti" della bonifica-colonizzazione. Il duce dava loro lavoro, e un futuro. E poi, lo stato sociale in Italia lo ha fatto il fascismo, su questo non ci sono dubbi. Barattando eguaglianza contro libertà. Certo. (e se ci fosse libertà (anzi arbitrio) senza eguaglianza, allora saremmo nel berlusconismo: cosa che voi sensicaciottari nonammetterete mai).
    E poi, sul consenso del regime sostanzialmente l'opera di De Felice tiene. Non c'è un cazzo da fare, anche se ci (mi) disturba. Il fascismo, anzi il "mussolinismo", sino al 39 ha sostanzialmente tenuto nell'immaginario collettivo.
    E nel '38, solo Ernesta Bittanti in Battisti alzò la voce contro le leggi razziali. ma lei era intoccabile...
    (Come oggi nessuno dice nulla contro la legge Bossi-Fini, sostanzialmente una legge razziale in sedicesimo, ma sempre razziale. piace anche al Pd (e ai "fattini*").)

    *fattino=lettore de Il Fatto quotidiano, giornale di destra giustizialista, sostanzialmente (benchè ci scrivano alcuni intellettuali per lo più di sinistra post azionista)

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. urbano

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    L'italiano medio E' fascista

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. Mi pareva abbastanza chiaro che il "tutti allora erano fascisti" di Pennacchi fosse da intendere nel senso che "la stragrande maggioranza allora era fascista". Il fascismo resta sempre una dittatura e come tale, almeno in astratto, va condannata. Ma questa di oggi è vera democrazia? Ho molti dubbi.
    Sono altresì assolutamente d'accordo con Urbano: l'italiano medio è fascista, magari negandolo anche a sé stesso, anche perché ha avuto genitori o nonni fascisti o educati da educatori fascisti (per mia nonna materna, Mussolini e dio erano la stessa persona, ma anche Almirante e dio), e i voti che vanno a Berlusconi lo confermano.
    L'italiano medio ancora sogna il superuomo che nessuno può essere, il semidio con la bacchetta magica che dia casa, lavoro e terre e magari pure la felicità che non esiste a tutti. Mentre l'italiano sogna, la disoccupazione aumenta.

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. Beh, l'articolo dell'Unità è strumentale. "circa 5.000 processati per reati politici, condannati a oltre 27.000 anni di galera e/o confino". Credo che all'epoca, in Italia vi fossero milioni di abitanti. Se consideriamo che questi dati sono spalmati sui venti anni di regime, ci ritroviamo con uno 0,0000 e qualcosa per cento. In sostanza, con questo articolo, vengono forniti pubblicamente i numeri alla tesi di Antonio - che i numeri, conoscendolo, sicuramente già li aveva letti e studiati - e che proprio per questo sostiene che la stragrande maggioranza era fascista, per comodità, per codardia o per convinzione.

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. O per semplice conformismo, un atteggiamento da sempre nel dna degli italiani, sopravvissuti nei secoli salendo sul carro del vincitore di turno. Siamo delle banderuole, c'è poco da fare.

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. A

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    L'italiano medio è cattolico, mammone, e non maturo psicologicamente. Quindi ritiene che esista Dio, la chiesa, etc, cui delegare la scelta morale che invece spetta alla propria individua responsabilità, la cui ineludibilità egli teme come ansiogena. Questo dipende dalla storia, e dal peso della chiesa cattolica, attraverso il disciplinamento sociale controriformistico. Non solo, ma anche alla educazione ovviamente, che ha ricevuto.
    In questo senso, sì, l'italiano medio è fascista. Lo diceva Gobetti, circa il fenomeno del mussolinismo. Che permane del berlusconismo e anche (pensate un po!) nel dipietrismo.
    Noi abbiamo fatto comunque meno danni dei tedeschi: perchè, in fondo, siamo meno seri di loro.

    Ps. So che vi saranno resistenze a questa ipotesi. Ma è questa la radice della fascinazione, tipicamente mediterranea, per gli uomini forti, e anche un po' farlocchi, buffoni, falloscenici: il potere ecclesiastico, a sua volta erede delle società idrauliche del neolitico, resiste ancora negli introietti istroinici della nostra ipocrisia nazionale. Aspersorio e manganello (come diceva, in una sintesi sublime, Ernesto Rossi). Ma qui il discorso si farebbe lungo. Per cui rimando alle opere di Harris e Diamond.

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. sensi da trento

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    L'italiano medio è cattolico, mammone, e non maturo psicologicamente. Quindi ritiene che esita Dio, la chiesa, etc, cui delegare la scelta morale che invece spetta alla propria individua responsabilità.

    il discorso è molto più ampio: la mancanza di fantasia e cultura politica (e morale) affligge non solo i cattolici, ma anche i laici.

    proprio in questi giorni bersani sta buttando nel cesso 60 ani di antifascismo. non è anche questa la classica delega in bianco all'uomo forte del momento?
    fini, guidaci tu! pare stia dicendo il sòr pierluigi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. A

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    "60 ani"

    i lapsus sono la via regia dell'inconscio, altro che i sogni

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. Sensi, a voi dà fastidio quello che sta facendo Bersani, perché vi cagate sotto. Coi fasci, o presunti tali, vi potete alleare soltanto voi. Con tutto che l'antifascismo, in Italia, lo dichiarano tutti, persino Fini. Se ad allearsi con l'ala finiana ci pensa Bersani non è più giusto, non è più valido. "Tradisce l'antifascismo". Perché si allea con uno che ha definito Mussolini il 'male assoluto'. Certo.

    In realtà il motivo è un altro. Se va in porto l'operazione, osteggiata dalla vera intellighentia veltroniana e vendoliana, mi sa che per Berlusconi arrivano tempi da lupi, cupi e cupissimi. Questo è il fastidio che avete.

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. Senza un processo di deberlusconizzazione del Paese non si va più avanti. A chiacchiere erano tutti geni dell'economia, nei fatti il debito pubblico è al top. Mica si può sempre dare la colpa ai terremoti!
    I numeri, i dati oggettivi dicono che il governo Berlusconi è alla frutta. Non prolunghiamo l'agonia, torniamo alle urne e vinca il migliore.
    L'altro giorno alle poste di via Priverno c'era una vecchietta incazzata come un'ape punta da un'ape. Era andata a prendere la pensione. Le avevano trattenuto, non si sa a che titolo, 21 Euro. Su una pensione, da quanto ho capito, di circa 400 Euro. 21 Euro non sono un cazzo in astratto, ma per quella vecchietta sono soldi per magnà.
    Ma che stanno a fa' così con tutti?
    Sono questi i sistemi dei sedicenti geniali soloni al governo?

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. urbano

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    E' vero, il consenso è cosa da immaginario collettivo,
    ma poi esistono punte di dissenso che tentano di fare la realtà e fanno la storia anche se non vincono, sono le tensioni, gli squilibri.
    Rivendicarle, rammentarle, non obliarle è essenziale al movimento.
    La voce di Emiliani a me non pare pretestuosa o strumentale.
    Lui parla de la Storia, non di un libro, peraltro ormai ufficialmente il Migliore. Emiliani avverte una deriva di negazionismo, di edonismo qualunquista, un fare di ogni erba un fascio che non gli va.
    Ciò che altrove fu detto transizione democratica qui resta ancora sdoganamento fascista in favore del potere.
    E proprio la storia si prende cura di rammentarci come non basta essere il migliore, molti migliori, pure Lui l'ottimo duce, furono rovinati da gli amici.

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. A

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    No, qui non c'entra niente il libro, c'entra il pregiudizio, viziato dal filtro dell'ostracismo editoriale, contro un autore targato Mondadori. Stesso motivo per cui, guarda un po', mi spiace dirlo, ma Repubblica non ha dedicato una seria recensione, non dirò un'articolessa scalfariana, all'opera di Pennacchi.
    Quindi Emiliani parla di ciò che non sa, e presume nell'Autore un'ignoranza che invano negherebbe in molti dei lettori dell'Unità.Pochezze del manicheismo tipico di una certa cultura radical chich , di sinistra e di destra (forse meno, in Italia).
    Mi sono rotto abbastanza il cazzo di questo giudicare un'opera dall'editore che la pubblica. Che discorsi da provincia italiana. sarebbe come dire che tizio non vince il nobel perchè pubblica con la tale casa editrice... ma che discorsi sono?
    Mah. Italioti, sterpegna razza. Poi dice, perchè la gente non legge

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. urbano

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    Quelli di Erbani del 1, del 2 e del 3 luglio?
    Non bastano?
    Che si desidera, un panegirico?
    Spiega.

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. sensi da trento

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    Se ad allearsi con l'ala finiana ci pensa Bersani non è più giusto, non è più valido. "Tradisce l'antifascismo". Perché si allea con uno che ha definito Mussolini il 'male assoluto'. Certo.

    In realtà il motivo è un altro. Se va in porto l'operazione, osteggiata dalla vera intellighentia veltroniana e vendoliana, mi sa che per Berlusconi arrivano tempi da lupi, cupi e cupissimi. Questo è il fastidio che avete.

    il fastidio che ho io è che in italia c'è un partito che da anni si è arrogato il diritto di dire chi sono i buoni e chi i cattivi; chi è politicamente presentabile e chi no. poi casualmente queste dotte analisi vengono regolarmente irrise dal voto elettorale, ma tant'è !!

    per sedici anni bersani e chi per lui ha cianciato del "tasso di democraticità" del MSI. "dovete dimostrarci che siete veramente democratici", dicevano e quell'idiota di fini gli è andato pure dietro, cercando di compiacere più il PD che i suoi elettori. Di casi se ne possono citare a decine: l'alleanza con segni, il referendum con veltroni (da cui s defilò di notte lasciando il cerino in mano a walter) e così via.

    a me non preoccupa l'alleanza con fini, però arrivati a questo spartiacque della storia vorrei che si scrivesse finalmente nero su bianco che in realtà la presunta superiorità morale e intellettuale del PD è in realtà fuffa con cui questi cialtroni cercano di delegittimare l'avversario e sopperire alla mancanza di un piano politico.
    l'alleanza con fini, casini, follini e di pietro non mi preoccupa minimamente: la facciano pure; quello che mi dà fastidio è invece essere svillaneggiato come elettore immaturo da ormai 16 anni.
    se vi siete domandati come mai gli elettori vi infilano la testa nel cesso a tutte le elezioni oggi bersani vi ha dato la risposta che aspettavate.

    p.s ma a questo punto anzichè caricare dentro fini (che tanto non vi farà vincere mai) , non vi conviene cercare un accordo elettorale direttamente con berlusconi?

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. k

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    La voce di Emiliani a me non pare pretestuosa o strumentale.
    Lui parla de la Storia, non di un libro, peraltro ormai ufficialmente il Migliore. Emiliani avverte una deriva di negazionismo, di edonismo qualunquista, un fare di ogni erba un fascio che non gli va.

    La verità, Urba', è che a te non parrebbe pretestuosa o strumentale nemmeno la voce del mostro di Firenze, se comunque si levasse contro di me.
    Premesso che in qualunque match è sempre meglio vincere che perdere, la probabilità di perdere era più che tenuta in considerazione anche nel mio caso. Anzi, fino al penultimo giorno era quasi una certezza. L'ipotesi di rimonta si è profilata solo nelle ultime 36 ore, secondo tutte le fonti (a parte il fer, naturalmente). Ritenevo quindi di perdere, avendo vinto Mondadori per tre anni ed avendo quindi tutti gli altri contro, con Rizzoli che faceva terra bruciata attorno ad ogni giurato. Ed il pensiero di perdere - lo confesso - mi dispiaceva per tutta una serie di motivi anche pratici facilmente immaginabili, ma comunque era un pensiero che sopportavo: "Ho perso tante altre volte e mi sono rialzato, mi rialzerò anche questa". L'unica cosa che mi faceva davvero soffrire però, Urba' - soffrire davvero - era il pensiero di come avreste goduto, nel caso di mia sconfitta, tutti i miei nemici d'ogni valore e grado di Latina. Pigliatevela nel culo, Urba', ho vinto. E godo io - più ancora che dei soldi, delle copie vendute (100mila ad oggi) e di tutto l'amabaradam della vittoria - della faccia vostra. Attaccatevi a stocazzo e tirate forte. Schiumatevi d'invidia, cagando fiele.

    (In ogni caso il giudizio storico - ma sarebbe meglio dire pregiudizio - espresso da Emiliani è assai datato, basandosi ancora solo sulla letteratura pre-defeliciana e, se permetti, pure pre-pennacchiana. Si aggiornasse e si informasse meglio. I suoi numeri, inoltre, sono numeri del cazzo e non solo per le cose che già t'ha detto Torque, ossia: spalmali sulla globalità della popolazione e vedi quanto ti viene. Il 90 per cento di tutte le condanne inflitte dai Tribunali Speciali - soprattutto - riguardò il solo irredentismo sloveno, Urbanuccio mio caro, campione d'antifascismo e presidente del circolo An Oriolo Frezzotti. Levateci l'irredentismo sloveno - tu ed Emiliani - e vedete quanto vi rimane di "antifascismo militante durante il fascismo" in Italia. Vattela a piglià nderculo nantra volta, e riattaccate a stocazzo. Non me lascià regali da Piermario che ci piscio sopra.)

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. zanoni

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    Segnalo questo articolo di Luciano Lanna sul Secolo, poi ripreso dal magazine di FareFuturo.

    Quella di Antonio Pennacchi è la vittoria di tutto un popolo
    Il Secolo e FareFuturo webmagazine - 3 luglio 2010
    3 luglio 2010

    Che un romanzo come Canale Mussolini abbia vinto il premio Strega non è solo una notizia di cronaca letteraria ma, stavolta, un segnale evidente di un'Italia che è cambiata e si è riconciliata nel profondo con la sua storia, la sua memoria, i suoi "vinti" e i suoi "dimenticati". Il romanzo di Antonio Pennacchi, oltre a colpire per una scrittura straordinaria e per la capacità di narrazione, è andato infatti a colmare un vuoto sinora incomprensibile. A oggi non c'era un solo romanzo che raccontasse l'epopea della bonifica pontina - la quale pure coinvolse migliaia di veneti, fiulani, ferraresi e non solo - e riuscisse a restituirla all'immaginario per tutto quello che quell'insieme di vicende personali e corali hanno storicamente significato. «Per la prima volta dai tempi di Giulio Cesare e dei longobardi - spiegava Pennacchi nel suo precedente libro, il saggio Fascio e martello - due milioni e duecentomila ettari di terreno passano a formare una nuova piccola proprietà contadina, una nuova classe sociale che prima non c'era mai stata...».

    E più avanti precisava senza mezzi termini: «Ora è certo che la Repubblica italiana, con la sua democrazia e la sua Costituzione democratica, nasca dalla resistenza; ma è altrettanto certo che tutti quelli che l'hanno costruita (o almeno la stragrandissima parte) fino al 25 luglio del 1943 fossero stati in un modo o nell'altro tutti quanti fascisti. Ergo la resistenza, da fenomeno storico che in alcune zone e regioni ha avuto anche veri e propri caratteri di "epopea" e di "guerra di popolo", ma che sul piano complessivo, militante e militare, non può essere oggettivamente definita fenomeno dai caratteri unanimistici, è divenuta "mito" e "mitologia lustrale", con il preciso e oggettivo scopo di lavare e mondare ogni colpa di chi era stato fascista fino al 25 luglio e per tutti i vent'anni precedenti. E scaricarla in toto, questa colpa, su quelli che lo erano rimasti anche nel biennio 1943-45: "Sono solamente loro i fascisti: noi stiamo in pace, amen"...».

    Ecco, la vittoria di Antonio Pennacchi di giovedì sera è come se dicesse che adesso tutto questo può essere detto e condiviso, che non ci sono più egemonie che stabiliscono i recinti e i limiti del discorso pubblico. E il nome di Pennacchi figura accanto a quelli, per citare qualcuno, di Flaiano e Cardarelli, Pavese e Alvaro, Soldati e Comisso, Buzzati e la Morante, Tomasi di Lampedusa e Arpino, Piovene e Sgorlon... Come a dire i grandi della nostra letteratura dal secondo Novecento in poi. E non a caso un precedente romanzo di Pennacchi, Il fasciocomunista, ha già avuto una versione per le scuole. È già un classico, il nostro Antonio, e anche per questo non comprendiamo chi ha scritto che avrebbe «vinto lo strapotere nostalgico» e «perso la spensierata giovinezza dell'esordiente».

    Oltretutto almeno due degli altri finalisti, Paolo Sorrentino e Lorenzo Pavolini, avevano anche fatto sapere di fare sotto sotto il tifo per Pennacchi. E quando l'altra sera al Ninfeo di Villa Giulia dopo la mezzanotte Antonio è stato proclamato vincitore del più importante premio letterario italiano dal presidente della giuria, Tiziano Scarpa e dal direttore della Fondazione Bellonci, Tullio De Mauro, le sue parole hanno confermato questa sensazione di coralità e condivisione: «Lo dedico - ha detto - a mio fratello Gianni e alla mia nipotina che è in arrivo...». Più tardi ha aggiunto: «Mia moglie è il vero autore, tutti i miei lavori nascono dalla sua forza. Lei mi dà la forza di lavorare. Il demone della letteratura è infatti arrivato tardi, ho cominciato a scrivere a 36 anni, tre mesi dopo la morte di mio padre, se non avessi iniziato sarei dovuto rinascere».

    E in Canale Mussolini, c'è tutta la sua gente, i suoi nonni, la mamma che sparava agli americani invasori dell'Agro Pontino, gli zii, tutto il suo popolo... E l'epigrafe del romanzo è esplicita. «A mio fratello Gianni, a tutti i nostri morti», scrive Antonio, dedicando il libro a suo fratello maggiore, il simpatico e coraggioso giornalista scomparso prematuramente nel dicembre scorso, da lui trasposto nel personaggio di Manrico ne Il fasciocomunista. Ma parlando con chi gli era vicino Pennacchi ha aggiunto che con lo Strega non ha vinto solo lui, ma appunto, tutta la "sua" gente, i vinti del Novecento, gli esclusi dalle convenzioni dell'establishment, il popolo protagonista di quella straordinaria epica che è la lotta nella quotidianità. «Io le storie - ha spiegato - le caccio via, ne ho davvero tante intorno. Ogni famiglia ha i suoi scheletri nell'armadio, sono dolori veri. Si tende a nasconderli e invece bisogna tirarli fuori. E il narratore è quello che prende alcune storie e le fissa perché non vadano perse...». Siamo d'accordo e ci mettiamo anche qualcosa di personale. Chi scrive conosce Antonio da una decina d'anni e, da almeno cinque, premeva continuamente perché Antonio scrivesse il romanzo per il quale, spesso diceva, lui era «venuto al mondo».

    Sarà un grande romanzo, ci vincerai lo Strega, gli dicevamo io e mio fratello per invogliarlo. E quando lo incontrai in un momento di scoraggiamento provammo, insieme a Pablo Echaurren, a dirgli di tornare a casa nella sua Latina e "mettersi a scrivere". E l'episodio, sia ben chiaro, lo diciamo senza prenderci troppo sul serio, ci ha fatto ricordare la vicenda del primo vincitore del Premio Strega. Correva l'inverno del '46, e il geniale Leo Longanesi - da poco inventatosi anche editore - passeggiava con Ennio Flaiano, quando si fermò e gli disse: «Mi scrive un romanzo per i primi di marzo?». Dandogli tre mesi di tempo. A febbraio gli riscrive: «Il termine massimo che le posso concedere è di una settimana o poco più, vale a dire Lei dovrebbe farmelo avere qui a Milano il 12 marzo perché il 13 abbiamo il turno presso il linotipista…». Raccontò lo stesso Flaiano: «Dopo quattro chiacchiere mi disse: "Si metta a scrivere e non perda tempo". Me lo ordinò addirittura, senza spiegarmi le ragioni che io non vedevo chiare...».

    Nel marzo del '47 a Longanesi viene quindi consegnato Tempo di uccidere. Lo scrittore venne come trascinato da Longanesi nell'impresa che lo porterà a vincere il primo Premio Strega. Quando le copie del libro sono stampate, l'editore continua a consigliare l'insicuro romanziere: «Carissimo Flaiano, si faccia avanti col Premio della Bellonci. Ansaldo ha letto il libro e lo trova bellissimo. Io sono dello stesso parere. Bisogna battere Moravia…». Così il primo Strega andò a Flaiano. E quest'ultimo a Pennacchi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. zanoni

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    Il 90 per cento di tutte le condanne inflitte dai Tribunali Speciali - soprattutto - riguardò il solo irredentismo sloveno

    Per scrupolo, andai a controllare proprio io - condanna per condanna - l'attività del Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato. Non ho i dati sottomano e probabilmente il dato del 90% e' parecchio esagerato: ma ajmeno la meta' delle condanne riguardano effettivamente l'irredentismo sloveno e sono concentrate nel periodo bellico. Molte altre condanne, invece, riguardano fatti di sangue. E quindi le sentenze effettivamente politiche rimangono ben poche. Non perche' si voglia giustificare alcunche', ma non e' molto corretto prresentare dei dati senza analizzarli a dovere.

    Certo, neanche puo' essere presa alla lettera la frase 'eravamo tutti fascisti'. Che vuol dure, piu' che altro, che fino alla caduta del Fascismo l'antifascismo e' rimasto un fenomeno alquanto marginale; e che invece ci sono stati effettivamente dei periodi - soprattutto la conquista dell'Impero etiopico - in cui l'adessione o almeno l'ammirazione per il regime fascista sono stati autentici e su vastissima scala.

    Riguardo l'antisemitismo, pensiamo invece a qualche adesione eccellente al manifesto della razza. Faccio due nomi: Agostino Gemelli (si', il prete: quello del policlinico e dell'Universita' cattolica)... e Amintore Fanfani!!! La mia idea, quando si parla di antisemitismo in Italia, e' che non lo si deve considerare come accanimento (o odio) ma come un diffusissimo meccanismo di antipatia anche dettato dal sentimento religioso: che hanno portato al 'chissenefrega' nel momento della verita'. Da profondo e convinto anntisionista quale sono, invece, ritengo che sia proprio il filosionismo (cioe', il sostegno alle politiche piu' esecrabili del regime sionista) a mascherare un fondo di antisemitismo autentico...

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. zero71

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    Piccolo inciso: mia nonna (calabrese) è arrivata a Latina nel '46. Ogni tanto la torchio di domande, finché è possibile. Ieri s'è parlato per qualche minuto del motivo per cui si era trasferita, preceduta da fratelli più grandi. Ora, poiché mia nonna non ha "sovrastrutture culturali" né, tantomeno, orientamenti ideologici sono sempre tentato di utilizzarla come fonte di prima mano per capire almeno il clima generale che si respirava in quel periodo: senza aver letto (purtroppo) alcun libro di Pennacchi né avere idea di cosa sia l'irredentismo sloveno (meno male che c'è Pennacchi) mia nonna mi dice "prima erano tutti camicie nere, dopo so' diventati tutti camicie rosse". Fermo restando che qualcuno si sia anche pulito le scarpe con la camicia nera appena stirata, è fuori di dubbio che il fascismo fosse molto più popolare di quello che poi la storiografia ha voluto far credere per anni. Per essere più chiari cito ancora mia nonna a proposito della dichiarazione di guerra. Lei stava ancora a Spezano sulla Sila, il padre era morto da pochi mesi. Il comune aveva attrezzato la piazza con un grosso altoparlante, per far ascoltare la radio e i discorsi del duce a tutti. Quando Mussolini ha dato l'annuncio, la piazza ha urlato unanimemente di gioia, in special modo gli studenti. Voglio proprio vede' dopo Berlusconi quanti saranno i riciclati forzisti che si presenteranno agli elettori a dire di avere "una lunga storia di lotta per la legalità"...

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. zanoni

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    Fermo restando che qualcuno si sia anche pulito le scarpe con la camicia nera appena stirata, è fuori di dubbio che il fascismo fosse molto più popolare di quello che poi la storiografia ha voluto far credere per anni.

    piu' che la storiografia... la storiografia militante, quella scritta dagli antifascisti autentici o dagli antifascisti per necessita'. anche se, in effetti, la storiografia in Italia e' stata per troppo tempo esclusivamente militante (in parte lo e' ancora: ad esempio continuo a leggere delle fregnacce invereconde su Fanfani da parte della storiografia cattolica)...

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. zanoni

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    un invito: riusciamo a non invadere il topic con quello che dicono le vecchiette alle poste? la cosa mi sembra poco rilevante...

    Pubblicato 13 anni fa #
  26. zanoni

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    Che discorsi da provincia italiana. sarebbe come dire che tizio non vince il nobel perchè pubblica con la tale casa editrice... ma che discorsi sono?

    beh, in realta', tanto per rimanere in tema, il Nobel e' stato negato a Ezra Pound... perche' fascista!!!

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. zaphod

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    Fondatore

    Perché porta sempre il cappello blu in testa?
    «Ho cominciato per via dell’artrosi cervicale, poi è diventato una coperta di Linus. Mio padre portava il basco, e io faccio come lui. Identico a lui. Io sento una forte identificazione con la figura di mio padre, lo vedo come una statua di marmo, lo sogno con molta dolcezza e anche con sicurezza, perché lui fu uno di quelli che bonificarono l’Agro Pontino. Diciamo la verità è mio padre che era bravo, non io».

    Questo mi ha commosso.

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. zero71

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    Membro


    Pubblicato 13 anni fa #

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