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Riscrittura del Fasciocomunista

(105 articoli)
  1. k

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    Ho dato i primi sei capitoli al Torque. Chi fosse interessato può rivolgersi a lui. Gli altri arriveranno appresso.
    Occhio, però, soprattutto ai dettagli. E' nei dettagli che si cela il maligno.

    Pubblicato 12 anni fa #
  2. lulla

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    cai cai cai

    Pubblicato 12 anni fa #
  3. lulla

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    Confesso un mio peccato mortale. Lo confesso pubblicamente qui in questo blog. Ebbene sì, non ho mai letto il Fasciocomunista e fino ad oggi non avevo neppure comperato il libro. Il film, sì, quello l'avevo visto e forse è il motivo per cui non ho letto il libro, nel senso che non mi piace leggere un libro dopo averlo visto ritotto in pellicola. Il primo libro del Kapo l'avevo letto una decina di anni fa (La nuvola rossa)e mi era piaciuto tanto anche se quell'autore lì non lo avevo mai sentito nominare. Dopo mi hanno anche detto che è un tipo strano. Poi ho letto i racconti, ma quello sull'architettura fascista no, anche se mi interessava tantissimo abitando io stessa in un quartiere romano di quel periodo e poi mi avevano detto che era proprio bello. Neppure Palude ho letto, ma più che altro perchè non li ho trovati a portata di mano.
    E chi se ne frega! Dirà il Kapo. A me me ne frega invece, però è anche bello poterli leggere ora, dopo che lui mi ha sfanculato e poi io, ipocrita, gli ho fin chiesto di mandarmi i primi capitoli corretti del nuovo Fasciocomunista per dargli un parere. Lo farò perchè sto Fasciocomunista me lo sto bevendo e poi me lo rileggerò leggendo i capitoli corretti. Ben mi sta, vero?
    Leggendo l'inizio c'è subito una cosa che mi ha incuriosita, a parte i nomi di tutti figli, perchè, al mio paese in Veneto, c'era uno che conoscevo che aveva anche lui messo i nomi d'opera ai suoi sette figli e la moglie non era tanto contenta (non so se per i nomi o per i sette), dunque sono i racconti che facevano i pretazzi del seminario al povero Accio, quelli dei morti sepolti vivi. Di quello che si era tutto sgranfignato la faccia in bara, sapevo tutti i particolari. Era il povero Pier Giorgio Frassati che hanno fatto beato solo ora, perchè quando avevano aperto la bara prima della guerra e l'avevano trovato tutto così conciato, l'avevano richiuso subito decretando una sua probabile dannazione (Avrà bestemmiato?). A parte che lui, poverino, oltre essere morto di polio era anche molto malato d'amore per una certa Laura. Allora, queste storie di morti vivi me le raccontava sempre l'Ivonne, che era la ragazza che aiutava mia madre. Lei le aveva sentite nel convento nel quale era stata internata da sua madre vedova e invidiosa di sua sorella che aveva un figlio prete che era diventato il segretario privato del Patriarca di Venezia e poi del Papa e pensava che la figlia avrebbe potuto anche divenire una novella Teresa D'Avila o magari solo Madre superiora. La povera Ivonne era riuscita a liberarsi dopo anni bevendo sistematicamente varicchina. Insomma, lei quando stirava, per tenere sotto controllo me e le mie sorelle si metteva a raccontarci quelle storie lì. Noi ovviamente rimanevamo proprio immobili.
    Perchè nei seminari e nei conventi raccontano quelle cose ai ragazzini? Ho pensato che forse lo fanno perchè di notte quando sei a letto hai così paura di addormentarti apparentemente morto e in questo modo ti distrai dalla voglia di commettere gli atti impuri.

    Pubblicato 12 anni fa #
  4. A.

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    Una nuvola rossa, non la.

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. Woltaired

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    Ho quasi terminato la lettura/confronto. Sono partito dalla seconda edizione, quella economica Mondadori, ma tu K, da dove sei partito? Da quella per le scuole, ho l'impressione. (io però, quella non l'ho mai letta) Che, ti vuoi fare santo?
    A parte le battute, poi che faccio? Carico qui commenti, critiche e applausi o ti mando una mail?

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. k

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    Come preferisci tu. Qui sopra però avrebbe più il senso di laboratorio, anche se - a parte te - solo Zero fino adesso ha avuto qualcosa da dire. Gli altri debbono esserselo fatto mandare solo per bellezza.

    Ah! Guardate che i tempi sono pure ristretti. Chi ha qualcosa da dire lo dica adesso, oppure taccia per sempre (Fer, lei taccia in ogni caso).

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. cameriere

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    mi dispiace,
    io faccio fatica
    a stare dietro alle cose
    in questi giorni.mi sarebbe piaciuto.

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. Secondo me ci vorrebbero più scene di sesso, davvero. La parte centrale dell'opera è troppo impegnata.

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. Tranquilla Lulla, pensa che io sono l'unico italiano lettore che non ha ancora letto Canale Mussolini. So' cose che capitano. L'importante è la sincerità.

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. Woltaired

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    Va bene, stanotte finisco il sesto e poi ti scrivo qui le mie considerazioni.
    A domani.

    Pubblicato 12 anni fa #
  11. Woltaired

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    (nota: quando mi riferisco alle pagine seguo la numerazione di ACCIO 2011)

    Primo capitolo:
    l’eliminazione di Quel cazzo di un Signore (pg 4 riga 4) e È stata l’ira di dio (pg 17 riga 35), inizialmente, mi sono sembrate un impoverimento della rudezza del personaggio, rudezza che ben contrasta con l’età, ma poi, riguardando mi son detto che un ragazzino che ci crede davvero, che vuol diventare Santo, anche se lo racconta dopo tanti anni, non impreca.
    Continuando la lettura ho trovato altre “bonifiche” simili nei capitoli successivi, ci stanno tutte (e non ne parlo più) tranne una nel capitolo 2. (la segnalo dopo)
    L’eliminazione di Ma secondo me era una storia come il Bertini (pg 21 riga 1) a me confonde, cioè capisco il senso, ma faccio più fatica a inquadrare il fratello, con quella frase invece ho più l’idea del suo carattere, attivo.
    Le altre piccole elisioni e variazioni le trovo utili alla scorrevolezza del testo.

    Secondo capitolo:
    ecco, qui l’addolcimento del frasario dei fratelli non ci sta proprio. (pg 26 riga 5 e 6) Dove li vedi due fratelli che educatamente ti dicono: Non sei buono a alzarti senza far rumore? …Ci mancava pure ‘sto rompiscatole. No, quelli han detto, dicono e diranno: Non sei buono a alzarti senza far casino? … Ci mancava pure ‘sto rompicoglioni.
    Quando Zio Piero scende (pg 27 riga 11) , e mi piace che lo faccia come una furia, mi manca un po’ che …quei due volevano aver ragione.
    Credo ci sia un refuso (pg 29 riga 5) …pueblos e di soldatini e dei pueblos.
    Il passaggio mancante dello scherzo che il padre fa alla madre prima del matrimonio nascondendo la bici (pg 34 tra riga 28 e 29) non aggiungeva nulla di fondamentale al romanzo, però era bello, (Dato che il libro è tuo tu sei come il banco al BlackJack: punto pari, vinci tu. Togli pure e io sto zitto.)
    Quello dell’attacchinaggio (pg 38 riga 3), invece mi va bene che non ci sia più, frenava la lettura.
    Io trovo abbia più senso (pg 44 riga 23) tenere pacco di caffè anziché mettere etto di caffè, rimane più equilibrato con la bottiglia di cognac, poi un pacco può essere pure di un etto, ma anche di tre.
    (Anche se ho pensato che forse non ho bene idea del valore del caffè all’epoca, ma il cognac te lo tiravan dietro?)

    Terzo capitolo:
    Niente da dire.

    Quarto capitolo:
    Il taglio dell’arrabbiatura contro il rifiuto di fare un giornale murale serio (pg 76 riga 37) mi sta bene, era un po’ grottesco, anche se la firma “Un anarchico” era molto rappresentativa del personaggio.
    Diceva che la proprietà è un furto…(pg 87 riga 32) non sono sicuro non manchi: …a me che sognavo di diventare ricco. (questa me la son segnata mentre leggevo, ma ora dubito)
    Un punto importante: (pg 95 riga da 20 in poi) trovo sia interessante, ma non chiarissima l’esposizione dei punti di vista. Due proposte: anziché ..tra chi è attore al centro della azione e chi l’azione la guarda dall’esterno…
    1. tra attore e osservatore
    2. tra chi è al centro della scena (azione) e chi guarda da fuori (esterno)

    Quinto capitolo:
    Tagli e aggiustamenti (ragazzini e rossa su VW rossa) ci stanno alla grande.
    Un ode a Sing Sing (pg110 riga 13) galera onomatopeica.
    Va bene anche il taglio dei carpentieri (pg 112 terzultima riga), meno quello di …fontanelle, buche e …noi volevamo i grandi temi, soprattutto per i grandi temi (pg 115 penultima riga). I grandi temi, l’impegno, la rivoluzione, la testa calda di Accio, ma con un progetto.
    Ora un dubbio cronologico: (pg 119 riga 6) qui si toglie tutto un pezzo che va da metà novembre a fine dicembre e non si capisce bene che, prima di smettere di andare a scuola, Accio si è fatto ancora un mese e più sui banchi, sembra non vada più dal giorno dopo, ma così non quadra, perché sarebbero tre mesi e mezzo e, invece, anche più in là si parla sempre di due mesi. (Troverei il modo di ridurre il taglio, magari tenendo solo una riga o due, ma dando più logica temporale).
    Questo è un capitolo zeppo di tagli, ok, ok, ok, ma la rabbia contro i voltagabbana che non c’è più (pg 121 riga 19) mi manca, era bella. (…dentro il tritacarne elettrico voglio metterli…)
    Invece approvo in pieno il taglio della pagina in cui Accio chiede ad Arturo di Ferraro, toglieva logica alla fiducia che questo poi gli accorda confidandogli dove sono gli altri, se gli fosse sceso di stima col cazzo che lo mandava al Prenestino.

    Sesto capitolo:
    Qui torna quello che dicevo prima: Erano due mesi che mancavo (pg 136 riga 10), ma senza un chiarimento sembra, invece, che ne sian passati quasi quattro.
    I tagli di questo capitolo mi van bene tutti fino a quello dove viene spiegato che a Roma non c’era nessuno perché il Bava aveva telefonato (pg. 156 riga 3), non so, un accenno lo lascerei, mi sembra dia più senso, se no pare quasi un caso. (magari erano a giocare a pallone…)
    Veniamo alla fine: il pezzo nuovo (da pg 158 riga 11 a pg 161 riga 4) è bello, ma lungo. Anzi, molto bello fino a Pure quello della seicento (pg 159 riga 28), poi più lungo che bello, ma chissenefrega se Accio non ha visto Livorno? E anche quel Carbone lì, che mi dice? (O è importante, perché torna nei capitoli successivi? Se è così chiedo venia.)
    Mannaggia a te
    Mannaggia la puttana

    Pubblicato 12 anni fa #
  12. lulla

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    FerBas, che cosa aspetti?

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. k

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    Per Wolt
    Cap. 1 - L'ira di Dio te l'ho rimessa. "Quel cavolo di Signore" invece t'andrebbe bene ugualmente?
    Bertini pure te l'ho rimesso.

    Cap. 2 - Casino va bene, rompicoglioni no.
    Anche quei due che volevano avere ragione te l'ho rimesso.
    Sui pueblos è un refuso.
    Lo scherzo del padre alla madre è inessenziale.
    E vada pure per il pacco di caffè.

    Per il resto, ci penso bene man mano che ci arrivo di nuovo.

    Grazie mille Wolt. Utilissimo

    Pubblicato 12 anni fa #
  14. k

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    Cap. 4 (sempre per Wolt):

    - a me che sognavo di diventare ricco è rientrato.

    - per il pezzo dopo, invece, vedi se così ti convince meglio: "... o se il tutto attenga solo alla naturale differenza di percezioni tra chi è attore al centro della scena e chi l'azione invece la osserva dall'esterno".

    Pubblicato 12 anni fa #
  15. zero71

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    Bella Wolt! Ho trovato di grande interesse le tue osservazioni e anche le rifiniture di K. In effetti questo post può diventar un bel laboratorio. Grazie K.

    Pubblicato 12 anni fa #
  16. Woltaired

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    Grazie zero71. Sì, K, mi sembra tutto buono. Il pezzo sulla differenza attore/osservatore devo rileggerlo nel contesto, ma a occhio direi che così è meglio.

    Pubblicato 12 anni fa #
  17. k

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    Sempre per Wolt:

    Cap. 5 - T'ho rimesso i grandi tempi, t'ho rimesso novembre e dicembre e t'ho rimesso pure - per il momento - il tritacarne elettrico, anche se non sono molto convinto, quanto meno per "i filetti di carne".

    Cap. 6 - Risolto inannzitutto il dilemma temporale, il Bava giustamente rifà la telefonata: "Guarda che arriviamo".

    Sul nuovo inserto narrativo del viaggio a Genova invece - ma pure su tutto il resto - mi piacerebbe sentire anche qualcun altro. E' sul serio troppo lungo, ridondante e inessenziale? Carbone è vero che non torna più - e quindi qualcosa, almeno il nome, si può tagliare ed accorciare - ma il resto mi pareva che avesse agganci impliciti con tutto il corpo del romanzo, "richiami di circolarità" direbbe il Torque: dalla catena all'autostop, a Bompressi, a Spezia, a Grosseto, ma anche "anticipo di temi e pendolarità" che verranno poi ripresi quando si mette sull'Autosole a fare Latina-Milano-Latina. E anche Livorno mi pareva "correlativo oggettivo", cioè il sentimento delle cose che avresti voluto fare e non hai fatto (a parte il fatto che m'emoziono sempre, quando passo per di là).
    Comunque mi piacerebbe sentire anche qualche altro parere, senza obbligo per nessuno, ovviamente.

    A proposito: ma gli ultimi sei capitoli sono poi arrivati?
    Grazie di nuovo.

    Pubblicato 12 anni fa #
  18. zero71

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    Arrivati ieri. Comincio a leggerli tra mezz'ora, sul treno.
    Sull'inserto del viaggio a Genova io, da lettore emozionale, non trovo nulla da ridire. Anzi, l'ho percepito addirittura come un essenziale ampliamento che illumina sul groviglio di sentimenti e ricordi nello stomaco di Accio. Accio è uno che non si ferma, non si arrende all'evidenza, vuole capire. Ed è questo, a mio avviso, che non lo fa stare mai fermo. Perciò va bene Roma, le dormite sui manifesti etc. ma un altro viaggio ci vuole e ci sta benissimo. E ci vuole il rammarico di non aver visto Livorno. Ci vuole quello che ha fatto ma anche quello che non ha potuto fare. Dentro le parole e i sentimenti.
    Io credo. Poi, tecnicamente, potrebbe essere un altro paio di maniche. Però sticazzi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  19. Woltaired

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    Arrivati. Il capitolo 6 me lo rileggerò nell'ottica citata.

    Pubblicato 12 anni fa #
  20. k

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    No. Tu non ti devi far condizionare da nessuno, nemmeno soprattutto dalle mie motivazioni, perché è chiaro che l'oste difenda a tutti i costi il suo vino, ma è altrettanto chiaro che una cosa è ciò che l'autore voleva o avrebbe voluto dire, altra cosa è vedere se c'è riuscito. Tu di' la tua con assoluto rigore estetico tuo. Se per te è ancora lungo e inessenziale, ribadiscilo pure ad alta voce. Poi sono cazzi dell'autore assumersi la responsabilità delle sue scelte.

    In ogni caso ho riscritto il pezzo incriminato. Era partito per tagliarlo senza pietà, poi invece m'ha preso la mano ed ho sì tagliato alcune cose, però ce ne ho aggiunte altre. Mo' vediamo che cazzo è uscito. (Ah, dimenticavo: Emilio Carbone ritorna poi - anche se in una brevissima citazione - e quindi ce l'ho lasciato.) Ecco qua:

    Sono arrivato a Massa che era sera e a Massa mi si è stretto il cuore. Volevo andare in questura da Antonio il poliziotto. Ci sono pure passato davanti. Ma poi ho detto: «Che gli dico? Andiamo a Genova, va’» e mi sono rimesso per la via di Sarzana e poi del Bracco. Bompressi parlava sempre di questo passo del Bracco, tutto a tornanti: «La peggio strada d’Italia» diceva lui. Ne ho fatta un po’ a piedi. Poi m’ha caricato un camion. Quando m’hanno fatto scendere ad una deviazione, era notte fonda e non passava nessuno. Avevo anche sonno. Ho saltato il fosso che costeggia la strada e mi sono sdraiato ai piedi di una pianta. Ma riuscivo a dormicchiare solo a tratti, perché subito mi svegliava il dolore dei bernoccoli che avevo in testa. Se stavo dritto non li sentivo, ma appena la appoggiavo mi facevano male: «Mannaggia a me e quando non ho usato la catena», e me la tastavo nel taschino quasi per riconsolarmi. Ho rifatto l’autostop. Un altro camion. E lì ho dormito bene, sul sedile al caldo. Mi sono svegliato a Genova ed era giorno. Ho telefonato a quello. Emilio Carbone si chiamava. Manca poco e gli prende un colpo: «Ma dove stai?». «A Genova». «A Genova? E che stai a fare?». «A trovare te». È rimasto zitto per un minuto. Poi ci siamo visti. M’ha portato all’università. M’ha fatto conoscere qualcuno. Ci siamo messi a discutere con qualcun altro. Gli ho fatto vedere la catena e allora ha detto: «Andiamo a pranzo». M’ha portato in un self service. Ho preso i würstel col purè. Ha pagato lui. Poi m’ha accompagnato in autobus a dove ricomincia l’Aurelia: «Vai con Dio», deve avere pensato. Era alto. Parlava bene. Citava Codreanu, Drieu la Rochelle. M’ha regalato pure un libro. Era primo pomeriggio e sono ripartito. A Spezia mi sono fermato a vedere il porto e a cercare la federazione. Ci ho trovato uno che conosceva Bompressi, erano stati marò assieme in Garfagnana e manca poco si commuove. Quando però gli ho chiesto se c’erano i giovani, m’ha risposto: «I giovani? Ma qui non ci stanno più neanche i vecchi, con tutti i comunisti che abbiamo addosso». Sono ripartito. A Sarzana era quasi sera. Passaggi brevi. Pause lunghe. All’altezza di Livorno era notte fonda. Non passava nessuno. Ho fatto un bel pezzo a piedi con solo le luci dei lampioni, che in lontananza – ma dall’Aurelia sembrava un tiro di schioppo – illuminavano gli ultimissimi caseggiati della periferia. Quasi quasi volevo andare a vederli: «Mo’ vado a vede’ Livorno». Ma proprio in quel momento, da Pisa, s’è sentito – sfumato – il rumore di un camion. Poi se ne sono visti i fari e allora ho fatto l’autostop. S’è fermato. M'è quasi dispiaciuto: «Vabbe', ci vengo un’altra volta a Livorno» ho detto, ma ancora ci debbo andare. Il camion - lemme lemme - m’ha portato fino a Grosseto. Lì ero stanco. Sono entrato nella stazione e mi sono messo a dormire, seduto nella sala d’aspetto ma senza poggiare la testa allo schienale, solo rannicchiato coi gomiti sulle ginocchia a reggermi con le mani il mento. La mattina sono ripartito e il pomeriggio tardi – poco prima che facesse sera – ero a casa. «Ma davvero», disse Manrico appena mi vide, «sei già andato a Genova e sei tornato?». «Embe’? E che ci vuole?»

    Pubblicato 12 anni fa #
  21. zero71

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    In effetti Carbone ritorna in citazione. Quindi ok.
    L'unica cosa che mi lascia leggermente perplesso è da Gli ho fatto vedere la catena e allora ha detto: «Andiamo a pranzo». in poi. Cioè, sta cosa di fargli vedere la catena, che sembra sottintendere il racconto dell'accaduto, è talmente rapida, fulminea che interrompe, da qui in poi, quel flusso un po' più lento (non nel linguaggio ma solo nello scorrere degli accadimenti) che caratterizza queste sortite fuori Latina di Accio. A me ha sempre colpito l'evidenza (che scaturisce dalla scrittura) di un tempo più "ritmato" a Latina e di un tempo "dilatato" fuori, anche solo a Roma. L'impressione mia è che nella volontà di asciugare si perda - da lì in poi - quell'atmosfera da "preziosa perdita di tempo" che incornicia molte delle sortite fuori confine di Accio (sto rileggendo le parti di Milano per esempio, che confermano). Infatti

    Passaggi brevi. Pause lunghe
    sembra quasi messo per obbligo esplicativo.
    Oh, è un'impressione...

    Pubblicato 12 anni fa #
  22. k

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    E qui cade proprio il caso di cui parlavamo l'altro giorno, cioè la differenza che c'è tra quello che l'autore vuole o vorrebbe dire e quello che invece effettivamente dice, o che quanto meno gli altri capiscono. Quando Accio difatti dice di Emilio Carbone: "Gli ho fatto vedere la catena e allora ha detto: «Andiamo a pranzo»" tu sostieni che

    "sta cosa di fargli vedere la catena, sembra sottintendere il racconto dell'accaduto", ovvero il match perso con il fratello.

    Le cose non stanno così purtroppo, Zero mio. Accio non si sarebbe mai sognato di andare a dire a quello che il fratello lo aveva menato. Se ne è andato apposta da Latina perchè si vergognava che tutti lo sapessero, e poi andava fino a Genova a raccontarlo pure a quello là? Vabbe' che era un po' stupido Accio, ma non proprio fino a questo punto.
    Lui difatti poco prima dice che quello lo "ha portato all’università. M’ha fatto conoscere qualcuno. Ci siamo messi a discutere con qualcun altro" ed è a questo punto che gli fa vedere la catena, come per dire: "Ringrazia Dio che non gli ho menato a sto stronzo. Mica so' un coglione io, io giro con la catena in tasca". Ed è qua che Emilio Carbone dice "Porca puttana, questo è matto", e gira e lo porta a pranzo - "Annamo a magna', va'" - dopodiché lo carica sull'autobus e lo riporta all'incomincio dell'Aurelia: "Vai con Dio".
    Come mi metto io mo'? Sono cazzi amari adesso. Ma sono gli stessi cazzi che hai tu con quel pezzo che hai scritto sul diritto/dovere di voto però. Chiunque lo legge e non ti conosce come ti conosco io, pensa che quel pezzo lo abbia scritto Anderson o un seguace di Anderson, ossia un gerarchista aristocraticista antidemocratico. Manco Zanoni appunto. Mo' voglio vede' come cazzo ti metti tu. Va' da Piermario a farti fare un catena pure tu, no? Può essere che qualcuna gli è rimasta.
    Fatti sentire (ma si facessero sentire pure gli altri però, su sta questione. Quella di Accio ovviamente, mica quella di Zero. Quella di Zero so' cazzi sua).

    Pubblicato 12 anni fa #
  23. zero71

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    La catensa sarebbe ora che me la facessi fare in effetti, però purtroppo ho paura di usarla dopo. Io in queste cose sono sempre stato una sega. Invece quando ho scritto racconto dell'accaduto in mente mia ciavevo l'idea che l'episodio degli ubriachi e della catenata fosse già accaduto (oh io alle 5:20 non sono lucido come te). Perciò lì per lì la mia considerazione era legata anche a questo errore di sequenza temporale. MI dispiace. Però rimane invece la sensazione che sto pezzo, così come l'hai ridotto (nel senso dei tagli, non che fa schifo anzi, per me rimane essenziale) va più veloce degli altri. Ma non è che ne voglio fare una questione, io, purtroppo sono un lettore emozionale, passionale e le sensazioni spesso, troppo spesso, prevalgono.
    Quanto al gerarchista aristocraticista antidemocratico, in effetti è il minimo che si possa pensare. Però una considerazione provocatoria sul fatto che il suffragio universale sia una barzelletta, in queste condizioni, e che addirittura ci vorrebbe un test, avevo bisogno di farla. Ho tentato pure di spiegare, forse svogliatamente, la mia idea di democrazia e di uguaglianza; che non è una questione di istruzione e di ceto sociale ma in realtà, sotto sotto, io volevo solo scrivere un grosso VAFFANCULO. Vorrei provocare una reazione contraria a questa inerzia del voto che porta in "trono" personaggi che si fanno solo i cazzi propri (compreso il sedicente capo dell'opposizione). Vabbé, se credono che sia aristocraticista m'andrò a iscrivere pur'io all'Unione. Là certo potrò fare critica e autocritica e dire: "non lo faccio più".

    p.s. manca poco a finire gli ultimi sei capitoli. Parto.

    Pubblicato 12 anni fa #
  24. Woltaired

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    Non ho ancora un giudizio complessivo sul pezzo modificato, ma la frase sulla catena a me sembra utile anche per un altro aspetto che era, poi, ciò che mi ha fatto provare la sensazione di eccessiva lunghezza. Tutta questa cosa è una parentesi di passato mentre Accio sta correndo col Muriatico e il Bava per togliersi da una situazione sgradevole (lo scontro con gli ubriachi/lottatori), ciò che accomuna presente e passato è appunto la catena(con le emozioni che le ruotano attorno).
    Io sono solo al settimo e ora vado avanti. Quando finisco mi rileggo il cap.6 e dico la mia definitiva.

    Pubblicato 12 anni fa #
  25. zanoni

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    M’ha fatto conoscere qualcuno. Ci siamo messi a discutere con qualcun altro. Gli ho fatto vedere la catena e allora ha detto: «Andiamo a pranzo».

    io avevo invece stupidamente interpretato che Accio mostra la catena a Carbone perche' si vuole far portare a mangiare. insomma, il nesso tra discutere e far vedere la catena non e' chiaro. chesso': 'Volevo tirare fuori la catena, poi gliel'ho fatta vedere. E allora ha detto: «Andiamo a pranzo»

    Pubblicato 12 anni fa #
  26. cameriere

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    una riflessione
    ho cominciato a leggere accio 2011.2.
    da pag 2:
    ...quando mamma ha definitivamente detto: «Basta»...
    ...«Oramai mi sono stomacata» diceva, «non riesco proprio a capire quelle che ci trovano gusto»...

    mi pare strano che la mamma di accio dichiari,
    a tutti, le sue cose intime col marito,
    tanto che le sue parole sono riportate virgolettate.
    riportate, cioè, come dichiarazioni fatte alla famiglia.
    forse accio dovrebbe riportare quelle frasi come
    qualcosa su cui lui ha avuto un'intuizione, una sensazione.
    tipo:
    ...quando mamma deve aver definitivamente detto: «Basta»...
    ...«Oramai mi sono stomacata» avrà pensato (gli avrà detto) «non riesco proprio a capire quelle che ci trovano gusto»...

    Pubblicato 12 anni fa #
  27. k

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    Eh no, Cameriere mio. Forse tu non hai capito che quella non era una famiglia borghese o piccolo borghese acculturata in cui si coltivavano le buone maniere o i tentativi di mediazione. Non c'era alcun filtro tra parola e pensiero. Erano la stessa cosa. Anzi, la gente lì prima menava, poi parlava e dopo forse - se gli avanzava tempo - pensava. In quella casa volavano le sedie Camerie', te ne vuoi rendere conto? E quella diceva proprio così esattamente. Mo' se per fare contento te io debbo modificare sto fatto, non lo faccio manco se mi spari. A me, finché non è morto all'età di 82 anni e quando oramai ci eravamo rappacificati e ci volevamo bene, quello ogni tanto veniva a casa mia a lamentarsi che mia madre non lo facesse fare almeno una volta al mese. "E almeno una volta al mese", diceva: "Che cosa le costa?". E quella: "Mi sono stomacata".
    Che cazzo vuoi da me, Camerie'? Ma poi c'è scritto pure più volte nel libro: quella era una famiglia in cui non ce ne era nessuno che fosse propriamente sano di mente. Accio non esagera quando racconta, Accio attenua. Nella realtà mia madre, poverina, era pure peggio di quella di Accio. Tu non hai idea delle botte che mi ha dato. E fino al giorno in cui è morta all'età di 74 anni lei, ogni volta che glielo dicevo mi rispondeva: "Troppo poche te ne ho date, visto come sei venuto. Te ne dovevo dare di più, mannaggia a me".

    ========================================

    Quella di Zanoni è semplicemente stupenda:

    "Io avevo invece stupidamente interpretato che Accio mostra la catena a Carbone perche' si vuole far portare a mangiare."

    Grazie a tutti. Ciao.

    Pubblicato 12 anni fa #
  28. A.

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    Moderatore

    E in una famiglia così violenta, dove la violenza era anche una forma d'affetto, ovvio che poi Accio diventasse violento, e l'amore per una donna lo "salva". Io vedo Fasciocomunista come la seconda parte di Canale Mussolini, in realtà. Scritta prima, ma sempre di una saga si tratta.
    E, anche in Canale , a ben vedere, la violenza famigliare è il riverbero di una societò fondamentalmente violenta. E' la sua sintassi.
    Ma credo che sia anche un elemento fondamentale per capire la poetica di Pennacchi

    Pubblicato 12 anni fa #
  29. lulla

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    Ma! Io non trovo che fosse una famiglia più violenta di altre. Che cacchio doveva fare una che ha sette (sette) figli e pochi mezzi e nessuno spazio? Giù botte! Lo fanno anche le gatte con le loro cucciolate. Io ho qualche anno di più di Accio, più o meno come i suoi fratelli grandi, vengo da una famiglia borghese e di botte ne ho prese tante. Quando subivi un soppruso mica andavi da mammà a lamentarti, perchè ci prendevi anche gli schiaffoni, perchè era colpa tua che ti eri messo in una situazione tale da doverlo subire. E quando c'erano le liti con le mie sorelle, lei ci andava giù di brutto e menava tutte, veramente in genere menava me che ero la più grande. Non voleva sapere le ragioni. Se un professore a scuola ce l'aveva con te e faceva differenze con altri, la colpa era sempre tua. Mica andavano là a protestare come fanno ora. E per molte cose avevano perfettamente ragione. Oggi la famiglia è altrettanto violenta, ma di una violenza più subdola. Mi avete fatto venire in mente che mia figlia, ora 41enne, una volta, dopo le sedute spiritiche con la sua analista, mi disse:"Mamma, sei stata molto crudele con me." Subito le dissi:"Si è vero" (senso di colpa comunque), ma poi:"Ma perchè?" e lei:" Perchè non mi hai mai picchiata. Per questo oggi soffro di sensi di colpa." L'ho mandata a fare in culo a lei e alla sua analista.
    Poi la storia della madre di Accio che dice di essere stomacata dal pene di suo marito, mica era tanto inusuale che parlassero di sesso davanti ai figli. Poi in camera loro dormivano le figlie e, secondo voi, quelle non sentivano niente? Mia madre si rifiutava platealmente di dormire con mio padre e si rifugiava in camera delle mie sorelle con la scusa che erano piccole. Vabbè, ora devo andare.

    Pubblicato 12 anni fa #
  30. lulla

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    Poi, se nella famiglia di Accio girava tanta violenza nei rapporti (mica erano tanto di moda le smancerie), non mi è sembrato che girasse brutalità e tutto sommato c'era anche una spinta a coltivare gli interessi di ciascun figlio (Accio viene lodato dal padre perchè va a un comizio a tredici anni) e poi tutti vengono mandati a studiare, anche se non riescono a farlo a spese della chiesa. Oggi un padre in quelle condizioni probabilmente se li ritroverebbe tutti in strada con :"Per fare i soldi, mica occorre studiare!". Probabilmente malavitosi. Anche se poi anche lui paga quello scotto, ma per eccesso di ideali dei suoi figli. Altri tempi.

    Pubblicato 12 anni fa #

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