Anonima scrittori

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sull'utilità di una sana espettorazione boccaccesca ogni tanto

(25 articoli)
  1. A

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    Sto iniziando a comprendere il valore terapeutico del dire un sano vaffanculo, ogni tanto. Visto che in questo forum lo fanno anche i maestri, lo faccio anche io.
    Vaffanculo a Bossi, e a chi nun je lo dice!!!

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. urbano

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    va da via 'lcu

    è più facile che lo possa capire

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. sensi da trento

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    Ostia, Umbèrt!! Va' in mòna ti e quel candelostia del tu' fiòl !

    (l'è proprio vér che tutti i matti fa' i so' atti!)

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. Pirla!

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. urbano

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  6. k

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    Va be', ma potreste spiegare almeno brevemente l'antefatto a un povero disgraziato che non legge giornali e non vede tv? Che cazzo è successo? Che ha fatto Bossi?

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. urbano

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    In generale nulla di rilevante
    ha fatto il bossi
    nello specifico ha chiesto la istituzione della "lingua-dialetto" nelle scuole e la sostituzione dell'inno di mameli con il va pensiero.
    Così gli si risponde in lingua madre o quasi.
    Però la svalutazione della lingua nazionale in favore delle parlate locali non è una bella cosa, è molto medievale.

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. A me uno degli esami che è piaciuto di più all'università è proprio dialettologia. E spiega sostanzialmente come i dialetti non siano una sottolingua rispetto a quella nazionale - anch'essa è dialetto, toscano per la precisione -. Derivano dal latino, chi più chi meno. Con tratti morfologici e fonosintattici molto simili a quelli di altre lingue romanze (francese, spagnolo, portoghese ecc. ecc.) con influenze arabe, anglosassoni e di qualsiasi popolo invasore della Penisola. Tra l'altro, sempre in ambito dialettologico, c'è una interessante polemica tra l'insigne linguista-glottologo Graziadio Isaia Ascoli e i sostenitori della svolta manzoniana (relativa alla terza revisione dei Promessi Sposi, quella in cui si sciacquano i panni in Arno). Cosa diceva Ascoli? Semplicemente che la lingua del Manzoni non esisteva, non aveva alcun appiglio nella realtà. Quella era una lingua letteraria che non aveva nemmeno riferimenti nelle Tre Corone - dove i dialettismi si sprecavano, basti considerare l'attenzione di Dante per le varie parlate locali nel De Vulgari Eloquentia - e che non restituiva la complessità della reale lingua italiana. Al di là della vicenda linguistica, la questione del dialetto è importante in tutta la letteratura italiana. Basti considerare il Pascoli, il Montale, Gadda e chi più ne ha più ne metta.

    Dice: "allora sei d'accordo con Bossi?".

    No, nemmeno per niente. Innanzitutto i dialetti, tutti, sono patrimonio di tutti, indistinamente. Io che sono di Latina, che dialetto dovrei imparare? Il veneziano? il padovano? il trevigiano? Dovrei scegliere quello parlato ad Udine o a Pordenone?

    Essendo italiano, anche il dialetto della Val Brembana dovrebbe potermi interessare. E infatti, quando uno va all'università, se è interessato glieli fanno studiare tutti i dialetti - come si formano, come dal suono si passa alla morfologia ecc. ecc -.
    Alle scuole primarie - non essendo le maestre laureate in linguistica e glottologia - non credo si riuscirà mai ad andare oltre il folklore e ad insegnare, ai bambini, una lingua, quella del dialetto che loro parlano, che già conoscono.

    Ancora più grave che un Ministro alla Pubblica Istruzione, che queste cose le dovrebbe sapere, non dica: "Umbè, ma che cazzo stai a di'?" ma anzi si dimostri disponibile a tenere la proposta in considerazione.

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. zaphod

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    Fondatore

    Grave anche che - il suddetto ministro - di fronte a una sentenza del tribunale, che dice sostanzialmente che gli insegnanti di religione si devono fare gli affari propri e in sede di scrutinio non contano, e alla susseguente - comprensibile - levata di scudi di vescovi e prelati vari, non si erga a difensore della laicità e autonomia dello Stato ma si schieri a fianco delle tonache più o meno porporate che - cazzuola alla mano - tentano non solo di murare, ma anche di intonacare per bene la breccia di Porta Pia.
    Da cui il legittimo sospetto che - per entrare in questo governo - il ministro che ha dovuto sostenere esami "orali" con il premier non sia solo uno, ma che il numero potrebbe essere suscettibile di modifica. In aumento, ovviamente. E - magari - anche senza distinzione di sessi, hai visto mai?

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. urbano

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    Membro

    La scuola è quella pubblica che serve, si insomma servirebbe, a formare i cittadini de: lo Stato?
    Meglio la Nazione?
    Diciamo dovrebbe formare alla condivisione dei valori nazionali.
    La possibilità di capirsi è un bel valore, che viene prima della volontà di capirsi.
    La padronanza della lingua condivisa a volte consente anche il pensare.
    Un esempio:
    verso la fine della mattinata di fronte al negozio di videogiochi chiuso per ferie due postbutteri della macchia di cisterna con al rimorchio una telefonista dei castelli di fronte all'esposizione si son detti
    la tenghi la ps2?
    si e tu?
    Che stupore, in una sola frase un gergo indigeno ed una sigla globale.
    In altri contesti avrebbe potuto parlare de li cavagli che tè.
    O che so io.
    Diverte il dialetto, può pure avere, chissà, qualche interesse, ma implode sempre su se stesso, parla da dietro un recinto, diverte con il personaggio del coglione filosofo, che si, sarà pure ignorante, ma di cervello fino e soprattutto così furbo che non lo inculi.
    Il dialetto media verso in basso è un fatto di massa, quella di pontida ad esempio, per la quale una sigla è meglio di una parola.
    Chi invece decide su ciò che tenghi parla per acronimi e con flemma anglofona o evacazioni francofone se son cose profonde o di sesso, e fra poco parlerà cinese.
    Quando ho visitato la collezione Fattori ho visto un quadro di Bartolena del 1871 dal titolo: i volontari Livornesi.
    Rappresenta una bella spiaggia a sera dove della gente aspetta, la didascalia dice: l'imbarco per Marsala. Ragazzi e giovani uomini che dal granducato partono a fare una Italia tutta da fare.
    Pensate sul vascello della spigolatrice, magari, tante parlate ed una idea di Nazione, vaga.
    Ancora, tuttora molto vaga.

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. A

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    Membro

    Oltretutto il dialetto è il linguaggio dello spazio privato, quotidiano e soprattutto familiare. Anche da un punto di vista sociologico. Non si può veramente imparare un dialetto, semplicemente studiandolo. Va appreso dai genitori, e soprattutto dai nonni. Manzoni pare che a casa con la servetta parlasse milanese. E che l'ultima parola che abbia detto sia stata "vegni". (che significa "vengo"). C'era un mio collega che insegnava italiano al'università di Trento che raccontava di un amore ancillare tra Manzoni e la cameriera. Solo che Manzoni c'è rimasto, non come Bossi che ha preso solo l'ictus, li mortacci sua.

    J vò i ovo òi, o gni vo'? (dialetto setino-susarolo)
    Lascio a sensi caciottario tradurre, ma mi capite tutti.

    ciao

    (ps. ciao deriva dal veneziano sciao= schiavo (sott.vostro)

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. J vò i ovo òi, o gni vo'?

    Da quel che sapevo io, invece, si tratta di dialetto sanfeliciano. La conferma potrebbe arrivare proprio da un piccolo dettaglio linguistico. Il dialetto sezzese, seppure continuamente preso per il culo anche grazie alla poco sapiente opera di Martufello, conserva ancora una caratteristica peculiare della pronuncia latina, 'classica' diciamo: le V pronunciate come le U. Caratteristica invece non presente nel dialetto sanfeliciano. Quella frase, se pronunciata da un sezzese, fonologicamente, andrebbe scritta così: "I uò i ouò òi, o 'gni uò?". A me è sempre capitato di sentirla, invece, pronunciata con la V piena, in completo volgare.

    Il dialetto non è una questione puramente sociologica e non riguarda soltanto il privato. E' una importante questione linguistica e letteraria, ci fa scoprire le nostre radici, è collegato strettamente al latino medioevale, è testimone di tutta una trasformazione della poetica dialettale. Esiste una specifica disciplina - la sociolinguistica - che ai metodi sociologici di indagine sul campo - interviste ecc. ecc. - unisce il rigore dell'analisi linguistica. E' un momento importante, anche per il parlato - la tradizione orale è letteraria tout court -, perché testimonia scientificamente, lo stato dell'arte. Oggi le contaminazioni, i prestiti ecc. ecc. sono all'ordine del giorno. Alcuni termini dialettali - tipo il milanese cadrega - vengono usati anche in altre zone d'Italia per descrivere il quattro in pagella che ha, nella forma stilizzata, proprio le sembianze di una sedia.

    In conclusione: a mio avviso non andrebbe insegnato alle elementari non perché non è degno di essere insegnato, ma solo perché è troppo complicato e ci vogliono delle specifiche competenze che ad una maestra elementare, così come ad una professoressa delle medie o ad un professore del Liceo, non sono richieste.

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. urbano

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    Dunque è una specie di gergo
    una parlata barbara, volgare, un esperanto d'accatto.
    La lingua nazionale diventerebbe come una lingua straniera
    e l'identità come la minestrina con i grattini all'uovo:
    tutta a pezzetti, ognuno a rivendicare con i suoni suoi le radici sue.
    E' una questione che non esiste: il dialetto non è una lingua, è, appunto, un dialetto.

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. Urbà. La lingua nazionale, o almeno quella che tu riconosci come tale, è un dialetto. Una volta veniva definito volgare, tutto indistintamente, ciò che non era latino. E' da lì che nascono i dialetti, compreso il toscano-italiano.

    Il gergo è un'altra cosa.

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. A

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    Membro

    magari l'avrò scritto male io, ma lo ho udito molte volte dai miei nonni a sezze (variante e poi suso).
    Ps. e Caciottaro non lo sa il sezzese, inutile che chiedete a lui. Su Martufegliu, sono d'accordo con Torquemada, (che del resto stimo tantissimo), che lui non parla sezzese ma una specie di ciociaro d'accatto.

    d'altronde, come dice Platone nel Fedro, lo scritto non si può difendere ma

    Os met episthemes grafetai logon legheis en tè tou manthanontos psychè, dunatos men amunai eauto epistemoon de legheis te kai sigan pros ous déi. (Phaidros, 276 A 5-7)

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. urbano

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    Sarà, ma un dialetto, almeno per me, non è la lingua della Nazione.

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. A

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    se ha una letteratura sì. questo torquemada se l'è dimenticato di dire. è esistito prima l'italiano dell'italia.

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. k

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    Torque, non stare più a perdere tempo qui sopra per far vedere a Bassoli che hai studiato. Hai studiato, hai studiato, ce ne siamo accorti. Adesso però comincia a prepararti tutti gli esami che dovrai dare quest'anno. Tutti li devi dare, tutti, tesi compresa. E mica ti penserai che t'abbiamo mandato all'università solo per farti bello sul forum. I risultati volemo vedé, i risultati.

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. rindindin

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    dialetto sì, dialetto no...la terra dei cachi!
    Torque sei tutti noi!

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. Il dialetto va tutelato, rispettato, valorizzato. Da qui a insegnarlo a scuola ce ne corre. Non ci prendiamo in giro: oggi conta - è utile - studiare l'inglese, lo spagnolo, il francese.

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. zanoni

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    ... e il cinese, il russo, l'arabo, il farsi. a me, ad esempio, sta capitando di studiare il turco (lingua estremamente affascinante, che ha una storia moooolto particolare)...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. urbano

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    Membro

    che è il farsi?

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. zanoni

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    il farsi sarebbe il persiano (altra lingua estremamente affascinante: indoeuropea, ma con caratteri arabi)...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. A

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    Se dici a un trentino che è veneto si incazza.
    ne ho avuto esperienza con mia moglie, a Latina. Una commessa del panificio le ha detto: "Ah, che bello parlare in veneto". lei si è indispettita. La commessa ha chiesto il perchè. E è venuta fuori una serie di pregiudizi antiveneti dei trentini. Che poi, mi dicono che il trentino è una specie di veneto medievale, con innesti lombardi. specie se SI va in val di non, per non parlare nelle giudicarie.
    talvolta si tratta di imprestiti longobardi: ad esempio, per dire "qualcosa" dicono "vergot".
    per capire l'influsso del lombardo sul trentino, leggete questa poesia inscritta sulla chiesa di Pinzolo, che ha ispirato tra l'altro Branduardi (si tratta comunque di una lingua media, non proprio popolare):
    Io sont la morte che porto corona
    Sonte signora de ognia persona
    Et cossi son fiera forte et dura
    Che trapaso le porte et ultra le mura
    Et son quela che fa tremare el mondo
    Revolgendo mia falze atondo atondo
    O vero l'archo col mio strale
    Sapienza beleza forteza niente vale
    Non e Signor madona ne vassallo
    Bisogna che lor entri in questo ballo
    Mia figura o peccator contemplerai
    Simile a mi tu vegnirai
    No offendere a Dio per tal sorte
    Che al transire no temi la morte
    Che più oltre no me impazo in be ne male
    Che l'anima lasso al judicio eternale
    E come tu averai lavorato
    Cossi bene sarai pagato

    fonte

    se poi volete leggere qualcosa di noneso, leggete qui:
    Da puece man se ve enzì ben

    Benaze Forcola e Roen.

    L’è come na forcia no l’è en forcolot

    la già doi brancoi grandi e un pizolot.

    Chel pizol ‘mpar propri ‘mpiturà

    en mez ai autri doi che i è de cà e de là.

    Ancia el Penegal se vè

    io a man zancia su vers Ruffrè.

    La val de San Romiedi la è io postada

    a flanc del Roen denter enbusada.

    La Predaia col so planet

    ‘mpar che la pousia sul so let.

    Tuti chi monti sora la Roceta

    cola Paganella che fa da vedeta.

    Le Benaze enzì slargiade fuera

    le è amò pù bele canche l’è primavera.

    El Peller col mont da Clies

    tut chesto mi vedi ogni dì del mes.

    Tanti paesi enzì sparpaiadi

    io zircondadi da tanti pradi.

    Con tanti pomari ben enquadradi

    tuti en fila che ‘mpar dei soldadi.

    Ensema col lac de Santa Giustina

    l’è tut enzì bel che ‘mpar na cartolina.
    fonte

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. sensi da trento

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    Membro

    molto bello.
    mi sento ... a casa

    Pubblicato 14 anni fa #

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