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Trovo la poetica del Levi de La chiave a Stella, molto vicina a certe idee pennacchiane (il tema della "gratificazione del lavoro"). Non so, forse dovrei mettere questo video su kappatube. Cosa ne pensate?
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Mi capita che la poesia sia un figlio che non vorrei partorire :
A volte non ricordo, e mi tremano i polsi
A volte quasi piangi, e io mi sento stronzo
A volte l’aria densa, non passa dalla bocca
A volte tutto è niente.
"Una poesia è il mondo." (Il vecchio Charles Bukowski)
Faust, leverei l'ultimo verso.
A volte non ricordo, e mi tremano i polsi
A volte quasi piangi, e io mi sento stronzo
A volte l’aria densa, non passa dalla bocca
secondo me invece l'ultimo verso ci sta bene.
dà l'idea di una persona che ha faticato molto per scrivere un verso e rileggendolo ancora non si sente soddisfatto, perchè nonostante gli sforzi lo trova imperfetto e deve ricominciare daccapo.
A volte tutto è niente.
appunto.
Sono d'accordo con Sensi.
Anche strutturalmente, in un certo senso il verso vanifica il resto e, per estensione, vanifica tutto, il che è quel che cercavo di trasmettere.
d'accordo con Sensi e Faust.
anche il ritmo ci guadagna perchè viene spezzato dalla frase in controtempo.
Non mi piace, è triste
Bassoli come sai intervenire a cazzo tu...
oppure
A volte non ricordo e tremano i miei polsi
A volte quasi piangi e io mi sento stronza
A volte l’aria densa non passa per la bocca
A volte tutto è niente
Più rap
«A volte tutto è niente»
può significare tante cose, e credo quella polisemia sia la sua forza. Anche per me deve restare. Poesia bellissima.
Ti ringrazio A., evidentemente mi hanno messo una punta di blues nell'impasto.
intervento alla bassoli:
quando ci fai leggere il secondo verso?
Maltusiani
Il Sor Sensi è quella cosa
che scompare per tre mesi,
poi lo trovi d'improvviso,
dir motteggi in quantità
E Bassoli è quella cosa
che sei triste oppur contento
sempre dura il suo portento
gescalino resterà
Torquemada è quella cosa
che ne sa sempre per tutti
mordadelle oppur presciutti
lui c'ha sempre da ridir
Mastro K è quella cosa
che universi in sè contiene
te sta male oppure bene
non fa niente, vaffancul
Poi c'è A., che è quella cosa
bipolare per natura
lui all'offesa dà la stura
se la cerca senza fren
(continua)
scusa A.
quale di voi due dice che sei bipolare?
intervento alla bassoli:
quando ci fai leggere il secondo verso?
Sensi, A. lo va affermando da un po' e io gli do ragione : se dovemo fa 'sta bottija de vino tutti assieme.
io veramente parlavo di verso poetico, mica di versare il vino
Tu versa l'uno e l'altro verrà da sè...
...sante parole!
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la poesia è finita con Montale.
Padre Jacob non credo sia d'accordo.
Padre Jacob?
e io concordo con Wolt, ..la poesia non finisce finchè c'è padre Jacob...
Il "Notturno" di Alcmane (fr. 89 P)
εὕδουσι δʼ ὀρέων κορυφαί τε καὶ φάραγγες
πρώονές τε καὶ χαράδραι
φῦλά τʼ ἑρπέτ' ὅσα τρέφει μέλαινα γαῖα
θῆρές τʼ ὀρεσκώιοι καὶ γένος μελισσᾶν
καὶ κνώδαλʼ ἐν βένθεσσι πορφυρέας ἁλός·
εὕδουσι δʼ οἰωνῶν φῦλα τανυπτερύγων.
Assumiamo come punto di riferimento per il testo del frammento l’edizione di Alcmane curata da A. Garzya (Alcmane, I Frammenti, a cura di A. Garzya, Napoli 1954, fr. 49, pp. 126 ss.):
"Dormono le cime dei monti e le gole, i picchi e i dirupi, e le schiere di animali, quanti nutre la nera terra, e le fiere abitatrici dei monti e la stirpe delle api e i mostri negli abissi del mare purpureo; dormono le schiere degli uccelli dalle ali distese".
Traduzioni moderne:
1. Pascoli
Dormono de’ monti le vette e le valli
e i picchi e i burroni
e quanti esseri, che fogliano e che serpono, nutre la nera terra,
e le fiere montane e la schiatta delle api
e i mostri nei gorghi dell’iridato mare,
e dormono degli uccelli
i popoli, dall’ampio alare
6. G.Perrotta
Dormono le cime dei monti
e gli abissi
e i promontori e le forre,
e le stirpi degli animali
che la nera terra nutre,
e le fiere montane
e la progenie delle api
e i mostri nei gorghi profondi
del mare di viola;
dormono le sirpi
degli uccelli dalle lunghe ali.
2. Fraccaroli (1913)
Dei monti i greppi dormono
e le balze e i declivii
e le convalli e quanti
nutre la terra animali striscianti
e le fiere selvagge e la famiglia
dell'api, e quanti mostri entro i recessi
stanno del mar purpureo,
e il popol tutto dei pennuti ach'essi
hanno chiuse le ciglia
7. F.M. Pontani
Dormono i vertici dei monti e i baratri,
le balze e le forre;
e le creature della terra bruna,
e le fiere che ai monti s’acquattano, e gli sciami,
e i cetacei nel fondo del mare lucente.
Dormono le famiglie degli uccelli
fermo palpito d’ali.
3. Quasimodo
Dormono le cime de’ monti
e le vallate intorno,
i declivi e i burroni;
dormono i rettili, quanti nella specie
la nera terra alleva,
le fiere di selva, le varie forme di api,
i mostri nel fondo cupo del mare;
dormono le generazioni degli uccelli dalle lunghe ali.
8. A. Aloni
Dormono le cime dei monti e le gole,
i picchi e i dirupi,
le selve e gli animali, quanti ne nutre la nera terra,
le fiere montane e la famiglia delle api,
i pesci nel profondo del mare purpureo;
dormono le stirpi degli uccelli dalle lunghe ali.
4. M. Valgimigli
Dormono le grandi cime
dei monti,
e i dirupi e le balze,
e i muti letti dei torrenti;
dormono quanti strisciano animali
sopra la terra nera;
e le fiere montane, e le famiglie
delle api;
dormono i mostri giù nel fondo
del buio-ceruleo mare;
dormono gli uccelli
dalle lunghe ali distese.
5. G. Mazzoni (*)
De le montagne dormono le cime;
E i dirupi e i burroni e le valli ime;
E quante foglie ha in selve,
Quante montane belve
E quante serpi mai nudre la terra;
E le api, e i mostri che l'abisso serra
Del nereggiante mare,
E il popol degli augelli uso a volare
(*) E' la versione utilizzata dal compositore Giorgio Federico Ghedini (1892-1965) per la sua rielaborazione musicale (per voce grave e pianoforte).
9. E. Savino
Addormentate guglie, strapiombi di rocce
macigni, crepacci,
vive cose che vanno, striano la terra madre
notturna, prede intanate nei sassi, api
del miele, zanne nel buio del mare perlaceo.
E addormentati i nidi degli uccelli scatto d'ali.
10. F. Ferrari
Dormono le cime dei monti e le gole
e le balze e le forre
e la selva e gli animali che nutre la terra scura
e le fiere montane e la stirpe delle api
e gli animali negli abissi del mare cangiante:
dormono le specie degli uccelli dalle ali distese.
11. Mauro Pagani
Dorman e cimme di munti
E u fundu du ma"
E i prumuntoi luntan
E i precipizi
Dorme a stirpe de bestie
Ch'a taera neigra impe
E bestie feruxi di munti
E a famiggia de avie
E i mustri nt'i gurghi prufundi
Du ma" de viola
Dorman e stirpi di ouxelli
Dae ae grandi
Staneutte durmiò
Staneutte durmiò anche mi
(Traduzione-rielaborazione in dialetto genovese musicata dal musicista e compositore Mauro Pagani)
Quella di Fraccaroli mi pare notevole.
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