La nostra identità presente è fatta dai gesti, dalle scelte, e dalle azioni che stiamo facendo. Inutile pensare che sia l’ideale di sé che si ha dentro. In interiore homine c’è confusione, lotta, pòlemos. Ad esempio, io. Ho letto iersera l’appello di Micromega sulla candidatura di Marino. Mi sono informato meglio su questo Marino, ed è un grande chirurgo, una bravissima persona, e ha idee molto vicini alle mie. Ora, mi chiedo, stante il fatto che alle elezioni politiche ho votato PD, mentre alle europee Sinistra e Libertà, stante altresì il fatto che nella mia vita quotidiana, fatta di gesti, scelte, etc, sono molto più moderato di quanto vada scrivendo in rete, perché non dovrei andare a fare la tessera del Pd e votarlo? Pero c’è un’altra cosa: so bene che non ci avrei mai pensato se non avessi letto le firme della lettera di Micromega, ad esempio c’è la De Monticelli, filosofa che stimo moltissimo, forse la più grande attualmente in Italia, c’è Odifreddi (magari un po’ estremista, ma sicuramente laico), oltre che Paolo Flores. Insomma, c’è anche Don Farinella… Tutti narcisisti, come me. Inoltre, altra considerazione: Sinistra e Libertà, teoricamente, avrebbe dovuto interessargli, come interessa a me, ma mi domando se questo cartello elettorale possa diventare mai un partito serio, strutturato, insomma non un partito liquido. Stamattina sono uscito e ho comprato l’Unità, c’è un’intervista a D’Alema e una alla Serracchiani. Mi convince di più quella a D’Alema, francamente. Nonostante io, anzi, il mio ideale dell’io stia contro D’Alema, poi mi ritrovo spesso a essere d’accordo con lui. E, d’altra parte, in effetti, se il Pd ha una chance di battere veramente il berlusconismo come mentalità (nb: non Berlusconi, quello si batte da solo, basta che lo si faccia solo parlare) non può che compiere una grande alleanza neo-ulivista, non certo arroccarsi in una battaglia come quella di Micromega. Allora ho pensato che il Pd deve essere un partito plurale, che ospiti, dall’interno, riserve e movimenti che si riconoscano nella sinistra laica e riformista, e anche post-girotondina. Senza seguire il populismo dipietrista, per non parlare del neoqualunquismo grillista.Ma questo implica una decisione. Implica, forse anche un’assunzione di responsabilità matura: La presa d’atto della maturazione avvenuta, dell’idea che un conto sono le idee, un conto la fattibilità concreta, inevitabilmente compromissoria (nel senso alto in cui è un "compromesso", ad esempio, la Costituzione italiana), di quelle idee. Insomma, parlo come Veltroni, ci manca solo che io faccia una laudatio di Craxi. No, quella francamente no. Però, un amico (non per forza in malafede) mi potrebbe obiettare: ti fai condizionare, stai tranquillo, aspetta prima di prender la decisione. Questo è anche vero: io sono precipitoso, troppo. Forse mi devo fermare un po’, e lasciare che le cose si facciano. Ma c’è anche il desiderio di prendere parte, di ritornare a fare politica attiva questa volta non più solo contro, nella concezione da “anima bella” di chi si limita solo a criticare e non si sporca le mani. Ma che cosa sto dicendo? Saranno i quasi quarant’anni? Sto guarendo? Non lo so. Forse. Ma no, mi farebbe troppa paura.
Mi piace questo brano tratto da un grande film, che a mio avviso rappresenta bene l'idea che forse, nel PD, ci voglia un "miracolo"," o miracolo...."
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