Ho letto, e m'è piaciuto, il racconto di Stefano Tevini. Non lo trovo nemmeno così fantascientifico. Credo, infatti, che quella discussione possa essere vera, almeno in parte, anche oggi. L'immigrato, almeno nella vulgata nazionalpopolare imperante, è considerato poco meno di una bestia. A meno che non decida di fare la/il colf. Il diritto ad essere considerati esseri umani, o meglio subumani, lo guadagnano solo se si mettono al nostro servizo.
Sulla tolleranza/intolleranza di Big One e mia: è proprio la tolleranza - nel vero senso della parola - che ci porta ad avvertire come 'anormale' un nostro contrario sentimento di intolleranza. Vuol dire che siamo di idee aperte. E' quando invece l'intolleranza becera - un po' alla leghista - non ci appare più come uno stato d'animo 'eccezionale' che gli altri devono inziare a preoccuparsi. Dico gli altri perché noi non ce ne renderemmo conto. A quel punto le idee sono già belle chiuse da un pezzo.
Sono favorevolissimo al matrimonio tra gay, lesbo, transgender e chi più ne ha più ne metta. Ignoro, come Big One, le ripercussioni psichiche sui bambini del matrimonio omosessuale. Però credo sia un segno di civiltà. Dipende sempre da come lo tratti, il bambino. E, secondo me, la questione non è poi così lontana da noi da essere inafferrabile. Pensiamo al divorzio. In quel caso sono scientificamente provate le ripercussioni psichiche sui bambini coinvolti. Sofferenze, tira e molla che durano una vita, dispetti, sensi di colpa. Può essere per questo considerato un istituto del diritto da abolire? Al contrario, nonostante questo, non consideriamo un segno di civiltà che due persone, di sesso differente almeno per ora, si lascino nel caso in cui non vadano d'accordo?
E poi dice: "si, ma a scuola?". All'epoca mia, quando c'era un bambino che aveva i genitori divorziati, sembrava fosse successa una catastrofe nucleare. Ora è cosa frequente, anzi fa 'vecchio' e demodé che uno i genitori ce l'abbia ancora insieme. La stessa cosa, infatti, penso possa accadere per le coppie omosessuali. Adesso farebbe sicuramente specie, come sostiene la figlia di Rindindin, che uno rispondesse "quello" alla domanda "chi è tua madre?". Magari tra qualche decennio i nostri nipoti inviteranno i nostri figli ad essere un po' più gay e un po' più lesbo.