http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=5241
Giusto per mettere i puntini sulle I
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Giusto per mettere i puntini sulle I
A me i Wu Ming piacevano. Q è un bel libro, pure 54 e, per motivi d'affezione ideologica, non è male nemmeno Asce di guerra. Ma da un po' i fabolous four della narrativa collettiva italiana - sono rimasti in 4, dopo l'uscita di Wu Ming 3 - hanno perso un po' di smalto, così come l'ondata del New Italian Epic. Forse è stata colpa di Antonio Pennacchi che ha dimostrato come l'epica non deve necessariamente essere ispirata dai fatti d'Oltreoceano. Ci sono tanti fatti, in Italia, che possono essere d'insegnamento, a fornire materiale letterario e metaletterario e metastorico e metaquellochevvepare, perché andare a cercare qualcosa che non si conosce nemmeno alla perfezione?
Stessa cosa per la faccenda del lavoro in nero e dello sfruttamento. Con tutto il casino che c'è in Italia, questi vanno a cercare episodi in due nazioni che, seppur per motivi differenti, sono i simboli dell'antioperaismo. Gli Stati Uniti d'America, dove nemmeno ti curano, se non ciai un lavoro. Se ti sloghi una caviglia, solo per un gessetto e una stampella, ti chiedono 3000 euro - è la cifra esatta e non un'approssimazione - e devi pagarle perché se vai nell'ospedale pubblico fai prima ad amputarti da solo la gamba. Senza contare che il licenziamento avviene su due piedi e senza garanzie. Se poi muori di fame, son cazzi tuoi. Questo non vuol dire che io sia d'accordo. Semplicemente che di fronte alla loro indignazione, mi vien da esclamare: "e grazie al cazzo".
Stesa cosa - "e grazie al cazzo" - mi viene da dire quando parlano delle condizioni di lavoro in Cina. Da come riportano, sembra che solo in quella fabbrica vi siano i suicidi. Come se non avvenissero in Cina e addirittura nel più liberale e democratico Giappone.
Sit tibi terra levis, Steve.
Ave atque vale, genio.
Se ti sloghi una caviglia, solo per un gessetto e una stampella, ti chiedono 3000 euro - è la cifra esatta e non un'approssimazione - e devi pagarle perché se vai nell'ospedale pubblico fai prima ad amputarti da solo la gamba.
Cavolo, è quanto mi è capitato a me in questi giorni, siamo proprio una nazione superiore, non ho pagato un euro.... Distorzione di secondo livello, con rottura legamenti... Gesso, e convalescenza a casa, pagato. In Usa, avrei perso lavoro e 3000 euro...
A parte questo, anche se la tua risposta, Torque, mi ha quasi convinto, direi che ogni epoca ha i geni che si merita...
Solo mi perlplime tutta questa coralità- tutti i media, i blog, i siti giornalistici (anche Liberazione!!), tv, faisbiuk, tuitter e chi più ne ha più ne metta - attorno alla morte del "genio". manco fosse il Papa. o LadY Diana.
"Da grandi poteri derivano grandi responsabilità"
- Benjamin Parker, zio dell'Uomo Ragno.
Hai centrato il punto con la chiusa, Torque.
Ave atque vale, GENIO.
Appunto, ci metto su anche il carico da 11 : genio e venerato dalle folle. Ergo, per come la vedo io carico di maggiori responsabilità rispetto alla media. Ergo, due o pure tre volte stronzo se fai quel che hanno scritto i wuminghi. Lo fanno pure altri, ma a te la gente guarda come un esempio. "Stay hungry"? Beh, questa lezione l'hanno seguita in molti, e te lo dice uno che non condanna al 100% il modello cinese.
Ma co tutti gli stronzi vivi che ancora continuano a fare così - si tratta di società che vincono subappalti di produzione, vanno in Cina e chissà quanti ce ne sono - e che sono stronzi manco geni, che non se so inventati niente e non hanno fatto progredire l'umanità, noi ce la andiamo a prendere coi morti solo sulla base di prove indiziarie, riportate da un giornale della provincia americana e da altre fonti (di parte).
E poi volemo vince le elezioni.
Il messaggio "Siate folli!" di Jobs non mi è piaciuto. Molto negativo. Certo il mondo è cambiato: un tempo i punti di riferimento di intere generazioni erano i filosofi, i grandi pensatori. Oggi i grandi messaggi sono affidati agli esperti di informatica.
Una cosa è sicura: Jobs ci ha cambiato la vita.
Il messaggio "Siate folli!" di Jobs non mi è piaciuto
io invece lo trovo fantastico.
secondo me jobs ripescava e adattava il vecchio slogan del 68 "Siate realisti! Chiedete l'impossibile!" che ha mosso il mondo.
Porca miseria! Vi rendete conto che quando, nel 1980, per soli due mesi, lavorai per la Apple di Reggio E. (lì c'era il suo primo stabilimento italiano), non sapevo che il mio datore di lavoro americano aveva solo 25 anni! Eravamo tutti matti.
Non è tanto Steve Jobs in sè, ma l'adorazione di cui gode.
Con tutta la stima per Steve Jobs... a me sembra che si stia esagerando nel divinizzarlo e solo perche´ e´ passato a miglior vita. Se le stesse cose le avesse dette un altro, magari in vita, non se lo sarebbe filato nessuno!
No, Ossodiseppia, lui quelle cose non le ha solo dette: le ha fatte, chiaramente in vita.
Jobs era un'artista, un visionario... e il suo messaggio agli studenti dell'Università di Stanford era meraviglioso.
"E l'unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l'avrete davanti. E, come le grandi storie d'amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi. [...] Siate affamati. Siate folli".
E quel suo "Siate folli" non è un messaggio negativo... è quello che siamo tutti noi creativi o artisti... o scrittori...
...manco fosse il Papa. o LadY Diana
meglio Steve Jobs che un vecchio stregone stracolmo d'oro alla guida di una setta sanguinaria e anacronistica.
meglio Steve Jobs che una ragazzetta nobile e viziata, moglie di un mostro di un regno sterminatore e guerraiolo, benefattrice per noia.
sì, meglio un bambino rifiutato, folle e visionario, meglio.
anche per numero di morti.
Sì, ma da qui alla santificazione collettiva (e tanto di moda) di oggi ce ne corre. Era uno stronzo più bravo di altri a fare il suo lavoro, ma di certo non ha contribuito in maniera tanto fattiva a migliorare il nostro mondo. Faceva buoni prodotti, punto. Il resto è cattivo gusto.
Perché un industriale diventa icona pop
Steven Paul Jobs è diventato una delle maggiori icone pop della nostra epoca. Cioè un personaggio amato in misura del tutto anomala per ciò che è stato, semplicemente un imprenditore.
Sarebbe però un errore considerare la risonanza e l’emozione globale provocate dalla sua morte come se si trattasse della storia di un divo hollywoodianoo di una rock star, come se la sua parabola appartenesse a un mondo lontano, esotico, addirittura fiabesco, fatto solo di intuizioni geniali, successi imprevedibili, ricchezze inusitate. Come se fosse un romanzo avulso dalla concreta e dura storia quotidiana di cui un giornale come Il Fatto normalmente si occupa.
Tra i patrimoni che Jobs lascia al mondo occidentale c’è anche l’occasione per capire qualcosa in più sul capitalismo in cui viviamo, sul ruolo degli imprenditori, sulla crisi radicale di un sistema in cui l’iPad si diffonde alla stessa velocità della disoccupazione di massa. Come suol dirsi, toccherà agli storici il giudizio compiuto su Jobs. Ma fin d’ora bisogna tenere presente che stiamo dicendo addio a un imprenditore che ha segnato la storia dell’economia mondiale degli ultimi trent’anni facendo solo il suo mestiere: ha cercato nuovi mercati e nuovi prodotti, ha fatto crescere la sua azienda.
La storia di Jobs ci insegna molto, per contrasto,anche sull’economia italiana. I precari, i disoccupati e i futuri disoccupati devono ricordare non solo ciò che ha fatto il ragazzo della Silicon Valley, ma soprattutto quello che non ha mai fatto. Non ha mai comprato giornali, non ha mai scalato banche, non ha mai usato i soldi della Apple per entrare in qualche salotto buono, non ha mai partecipato a patti di sindacato e sistemi di potere finanziario, non ha mai chiesto protezione a uomini politici, non ha mai dato la caccia al denaro pubblico, non ha mai trascurato la sua azienda per partecipare a convegni dove dal palco ci si propone come salvatori della patria e nel retropalco si contrattano patti indicibili.
Giorgio Meletti
Il Fatto Quotidiano, 7 ottobre 2011
i giornali di oggi si domandano cosa ne sarebbe stato di jobs se fosse nato in questa italia che odia gli innovatori e si lascia sfuggire i talenti.
io una risposta me la sono data: se steve jobs fosse nato in italia, oggi probabilmente sarebbe inquisito dalla procura di milano.
Mi stava simpatico, come imprenditore. Adesso mi è andato sul cazzo, come mahatma.
Molto probabilmente se fosse nato in Italia, dopo l'India sarebbe andato negli States.
Non ho capito cosa vi dà fastidio, se la persona o le reazioni mediatiche. Se sono le seconde, in fondo c'entrano poco con Steve Jobs e ci vorrebbe un sociologo.
Di sicuro è stato un grande imprenditore e nel suo campo un vero innovatore, uno che vedeva lontano. La sua azienda ha sempre creato dei prodotti all'avanguardia, innovativi, dai primi Macintosh, col primo mouse, le prime finestre, i monitor verticali. Sempre molto curati nell'aspetto e nell'usabilità. Belli e cari, non proprio alla portata di tutti. Però hanno aperto strade che poi hanno percorso tutti gli altri.
Queste non mi sembrano comunque delle motivazioni che possano essere usate, fortunatamente, in un processo di beatificazione e nemmeno, forse purtroppo, per un nobel.
E prendetevela con i media, con la gente che ha bisogno di santi.
Ma infatti, con loro ce la prendiamo. Ma che c'hai?
Io non c'ho niente. Comunque non mi sembra che sia con loro che ve la prendiate.
A me dei santi mediatici e di quelli veri non mi interessa niente, né mi diventano simpatici o antipatici gli eroi di turno, nel momento in cui si scatena la bagarre.
Ma che santi e santi.
Tu (voi/noi/essi/ustedes/vaffanculo) non lo ringrazi Gutenberg? E come cazzo credi che staresti qui a digitare stronzate se non ci fosse stato Jobs? chi l'ha inventato questo mondo, Paperino?
Pop ogni tanto batte snob, sob? Plop!
Carino, Paperino
Tanto per chiarire quanto io ami Apple, ho ricevuto dagli amici le condoglianze per la morte di Jobs.
Che ammiro, ma che non è un santo.
In questi giorni ce l'ho a morte con un paio di imbecilli che, affamati e matti, mi hanno fatto un sacco di danni.
Gli slogan vanno presi per quello che sono: slogan. Bravo Malvino.
Non solo ci digito stronzate, ma ci lavoro tutti i giorni, da un bel po' di anni in questo mondo che però, senza volergli togliere alcun merito, non è stato inventato solo da Jobs, e nemmeno solo da Paperino e Topolino.
A me discpiace per Steve Jobs come mi dispiace per tutte le persone che purtroppo ci lasciano, soprattutto dopo una lunga e dolorosa malattia. Ma quest´uomo non ha fatto assolutamente nulla di geniale e non ha cambiato il mondo: e´ riuscito semplicemente a rendere "figo" un prodotto, a venderlo e, di conseguenza, a diventare miliardario e a far acquisire credibilita´ alla sua azienda. In questo e´ stato bravissimo... ma di certo non lo si puo´ paragonare a Leonardo da Vinci o a Galileo (cose che pur ho sentito!)!
Perché Galileo cos'ha inventato?
Magari ha scoperto, teorizzato, calcolato... che non è cosa da poco per carità... ma pure lui a inventare, ha inventato poco... e Leonardo? Poi alla fine per cosa è passato alla storia? per le sue invenzioni? O per i suoi schizzi, le sue teorie, la sua poliedrica abilità?
E anche se fosse (come io credo) che nemmeno Leonardo o Galileo abbiano inventato niente, questo toglierebbe loro qualcosa? E Jobs non è uno dei personaggi più importanti della nostra epoca?
E Jobs non è uno dei personaggi più importanti della nostra epoca?
C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti. (Henry Ford)
Secondo questa logica no, altri hanno pesato davvero sulla diffusione di massa del mezzo informatico con tutto quello che ne consegue.
Beh, te oggi usi DVD e CD-ROM grazie alle ricerche di Jobs con la Next - che poi venne ricomperata dalla Apple -. Basta o bisogna andare avanti? A me non interessa dimostrare che Jobs sia il Mahatma Gandhi e nemmeno San Francesco d'Assisi.
Sti discorsi, tipo quelli di Wu Ming, comunisti comunistissimi, fanno leva su affermazioni fatte da altri ultracapitalisti. Interessante.
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