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In memoriam Steve Jobs

(86 articoli)
  • Avviato 12 anni fa da Faust Cornelius Mob
  • Ultima replica da parte di zero71
  1. Woltaired

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    Come dire che Ford non ha inventato nulla con il Modello A, perchè qualcuno con un clava in mano già aveva ideato la ruota.
    E secondo quello che dice Faust, allora, proprio sì, perchè il computer, diventa PERSONAL proprio grazie a S.J. e in questo modo comincia a essere di massa.

    Pubblicato 12 anni fa #
  2. A.

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    Mah, a me sta discussione non m'appassiona più. E' più divertente quella sul seminatore...

    la verità è che chi ne parla bene c'ha un Apple, chi male c'ha un normale portatile che costa la metà, ma è meno fighetto.
    Il problema che avevamo posto faust e io era politico. Non ve sta bene? Volete avè ragione? e vabbè: c'avete ragione.
    (D'altra parte pure io c'ho le Nicke fabbricate in Cina coi bambini a due euro al mese. Quindi parlo parlo, nei fatti non coerentizzo. Almeno voi siete coerenti con quello che acquistate. Avessi i soldi, lo comprerei pure io. ma perchè fa tanto sinistra fighetta. mica per altro.. )

    Pubblicato 12 anni fa #
  3. A parte il fatto che se uno dice una cosa giusta (nella fattispecie Ford), non è che per motivi ideologici uno debba considerarla sbagliata, che le ricerche e le invenzioni di Jobs abbiano creato qualcosa non toglie che non sia dovuto a lui l'impatto fenomenale che l'informatica ha sulla società di oggi, o meglio non del tutto. La gente ha cominciato a superare il digital divide su altri dispositivi e se mai la rete ha davvero avuto un potenziale in termini di cambiamento non lo ha avuto grazie Jobs. Forse tu, Torque, non starai cercando di dimostrare che Jobs era il Mahatma Gandhi, ma molti sì e l'errore sta lì.

    Pubblicato 12 anni fa #
  4. k

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    D'accordo col Torque, e mi fermo qua perché ho da lavorare, ma ci sarebbe da scrivere un saggetto di teoria della storia sulle cazzate che alcuni di voi vanno dicendo. E' chiaro che le più grandi invenzioni e scoperte (vedi per esempio la caldaia a vapore, che viene inventata da Erone di Alessandria nel I sec. a.C. ma resta inutilizzata fino al XIX sec. d.C.) non producono alcun effetto o utilità se non sono inserite nella giusta serie o sequenza storica, serie o sequenze che sono date appunto da un vento, un sentire e condizioni storico-materiali che sono più o meno collettive. Queste relazioni si chiamano "dialettica" e tutto ciò non toglie, ma anzi rafforza, la valenza ed il valore dei singoli apporti individuali di chi le ha operate queste scoperte.
    Infine, è bene ricordare che c'è un filosofo, Schumpeter, che sulle caratteristiche dell'imprenditore e dello spirito imprenditoriale innovativo ha scritto parecchio, e comunque tutta la letteratura concorda sul fatto che i processi creativi legati alla ricerca scientifica e all'attività imprenditoriale innovativa siano assolutamente simili a quelli della creazione artistica. In tutti e tre, inoltre, quello che è determinante è spesso proprio la componente ludica.
    Poi l'enfasi di questi giorni sui giornali sarà pure stata eccessiva (al punto che a me m'era pure venuto il sospetto che fosse pompata e foraggiata dalla Apple o chi cazzo vi pare a voi), ma resta il fatto che il mondo in cui viviamo non sarebbe affatto lo stesso se non ci fossero passati anche Henry Ford e Steve Jobs. Amen. Et requiescant in pace.

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. Woltaired

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    Caro A., mai avuto un Apple in vita mia e neppure un paleo McIntosh.
    Il mio primo portatile era della Bull, poi hanno cassintegrato mio suocero e gli han fatto venire un infarto e non era nemmeno cinese.(Anzi,non è, perché poi ne ha fatti altri due, ma tra dieci giorni compie 70 anni e gira con delle cuffiette bianche nelle orecchie. Sarà per reazione...)

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. A.

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    Steve Jobs e Edison, divergenze parallele

    L'abbraccio globale al guru della realtà digitale
    di Marco d'Eramo, da il manifesto, 9 ottobre 2011

    «Ha reso questo mondo un posto migliore in cui vivere e ha portato quelli che una volta erano considerati lussi nella vita dei lavoratori. Nessuno nella lunga lista di coloro che hanno beneficiato l'umanità ha fatto di più per rendere l'esistenza facile e comoda». Non è Steve Jobs di cui si parla, bensì Thomas Alva Edison, e queste frasi non sono state scritte l'altroieri, ma ottant'anni fa, esattamente il 18 ottobre 1931 nell'elogio funebre a firma di Bruce Rae che ne pubblicò allora il «New York Times», intitolato Il mondo reso migliore dalla magia di Edison (Fece più di ogni altro per immettere i lussi nelle vite delle masse).

    È interessante paragonare le due retoriche che corrispondono non solo a due generi diversi di innovazione tecnologica, ma anche a due stadi differenti della civiltà dei mass-media per due innovatori/capitalisti, cioè per imprenditori che personificano ambedue l'idea del prometeico industriale schumpeteriano, ma in modo totalmente divergente. Certo, una differenza decisiva, che spiega almeno in parte i toni diversi, è che Edison (1847-1931) morì dopo una lunga vita e molti anni dopo che le sue invenzioni erano state rese invisibili dall'abitudine, mentre Steve Jobs è morto relativamente giovane (56 anni) dopo una lunga, pubblica battaglia con un tumore la pancreas, quando le sue innovazioni furoreggiano ancora per la loro «novità».

    Ma non è solo per l'età avanzata che negli obituaries di Edison manca la lacrimosità versata invece in abbondanza (e in misura assolutamente bipartisan, da destra e da sinistra) per Steve Jobs, un commuoversi a buon mercato che ricorda altre ondate di (effimeri) struggimenti, quale quello per Lady Diana, e che quindi corrisponde a una figura nuova per i capitalisti o per gli industriali, quella del «divo». Né Edison, né Henry Ford (altro grande innovatore) furono mai star: certo furono famosissimi al loro tempo, ma la natura della loro fama era molto lontana da quella di un divo appunto, assomigliava più a quella di un grande generale (uno Sheridan o un von Moltke) che a quella di un artista di successo.
    In questo senso si può dire che il rituale funebre di Edison era tutto immerso nell'idea di progresso, quello di Jobs è invece il trionfo del capitalismo postmoderno (basato sull'eleganza, sull'essere accattivante, oltre che sulla praticità). Dipende in parte dalla natura delle innovazioni di Edison che furono anch'esse, come quelle di Jobs, in gran parte migliorie di invenzioni preesistenti: Edison non fabbricò la prima lampada elettrica a incandescenza, bensì la prima lampada a incandescenza commerciabile. In questo senso contribuì a quella vittoria sul terrore della notte e del buio che secondo Wolfgang Schivelbusch (Luce. Storia dell'illuminazione artificiale, Nuove Pratiche Editrice, 1994) caratterizza la fine del XIX secolo (Parigi, la ville lumière).

    Ma il fonografo, quello sì che Edison lo inventò tutto lui. Scrive il «New York Times»: «E poi venne il fonografo - prima una novità, poi un genere di lusso, infine un oggetto comune. Portò le grandi arie dell'opera nei caseggiati popolari. La voce di Caruso s'innalzò per tibetani dalla faccia piatta nei villaggi delle colline del Darjeeling. I commercianti intuirono che grazie a esso africani ancora armati di lancia avevano la possibilità di ascoltare il jazz di Broadway... E tra cinquant'anni, la voce di Caruso e dei suoi contemporanei sarà ascoltata da coloro che non sono ancora nati». Le innovazioni di Edison sono, per così dire, a monte dell'estetica, generano le condizioni perché possa prodursi un'esperienza estetica (grazie non solo al fonografo, ma anche alla cinepresa), mentre quel che colpisce negli elogi funebri di Jobs è che se ne parla come di un Dior o di una Coco Chanel dell'informatica (l'ipod come l'equivalente di quel che fu l'introduzione del tailleur per l'eleganza delle donne), cioè che il suo capitalismo è tutto immerso nella dimensione estetica: anche in questo se ne può parlare come di un «capitalista postmoderno»; non che sfrutti di meno, anzi (come ricordava Benedetto Vecchi a proposito dei beni prodotti negli sweatshops asiatici), ma lo sfruttamento si integra nella cultura del gratuito da cui trae profitto.

    L'ultima coincidenza a colpire è che ambedue le morti sono cadute in un periodo in cui la crisi economica non accenna a diminuire: Edison morì due anni dopo il martedì nero 29 ottobre 1929, mentre Jobs è morto a poco più di tre anni dal fallimento di Lehman Brothers (15 settembre 2008). Anche qui però la morte di Edison è intrisa di progresso («le sue invenzioni diedero lavoro - oltre che luce e divertimento - a milioni» poiché crearono dal nulla tutta l'industria elettrica); mentre nell'altra, di posti di lavoro c'è traccia solo nel nome jobs (che in inglese vuol dire «posti di lavoro») oppure in Cina e nel sudest asiatico.

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. Da IL FONDO di Miro Renzaglia.

    I Fabs Four della scrittura collettiva
    A me i Wu Ming piacevano. Q è un bel libro, un'affascinante sfida epistolare che racconta le vicende degli anabattisti, vittime della Riforma e della Controriforma. Un po' meno 54, è discreto invece Asce di guerra, almeno per chi come me si aspettava, da sinistra, una frustata all'immagine edulcorata della Resistenza. I romanzi solisti – Wu Ming 1, Wu Ming 2, Wu Ming 4 – non mi sono piaciuti nemmeno un po'. Sarà che i fabolous four – da quando è uscito Wu Ming 3, sono rimasti in quattro, a dispetto della numerazione – da soli perdono un po' di smalto, come se non riuscissero a ridare la stessa complessità agli scritti. Non so come lavorano, perché la loro scrittura collettiva – ma il discorso è valido in generale – è ammantata dal segreto un po' come la ricetta della Coca Cola. Ma da un po', dicevo, i fabolous four della narrativa collettiva italiana hanno perso un po' di quello smalto che in passato ne era valsa la nomina a enfant terrible. Ultima, rumorosissima, creazione di rilievo è il New Italian Epic. Da tempo la letteratura italiana aveva bisogno di novità e loro, volenti o nolenti, sono riusciti a spostare il dibattito teorico. Qualcuno potrà dire che si tratta di spostamento artificiale, che di fatto hanno inventato una teoria estetica ex post, che non c'è niente di avanguardistico nel sottolineare i caratteri comuni di oggetti narrativi non identificati aka romanzi, docu-romanzi e quant'altro.
    Mi piace pensare che la colpa sia stata, per una buona parte, di Antonio Pennacchi. Il premio Strega 2010 ha dimostrato come l'epica, l'epopea, il romanzo storico o quello che vi pare a voi, non devono necessariamente essere ispirate da fatti chissà quanto lontani sull'asse diatopico o diacronico. Ci sono tanti fatti, anche relativamente recenti, tutti avvenuti in Italia e in territori vicini a chi scrive, che possono essere d'ispirazione, fornire materiale letterario e metaletterario e metastorico e metaquellochevvepare. Perché andare a cercare qualcosa che non si conosce nemmeno alla perfezione? Ecco il limite di Manituana e di tutto quel filone letterario che attraverso l'America, sia del Nord o del Sud, vuol raccontare allegoricamente le questioni italiane. Non serve andare fin laggiù per raccontare le cose che abbiamo sotto gli occhi, ha dimostrato e ricordato Pennacchi. Punto e basta.
    Non è possibile giudicare i Wu Ming soltanto dal punto di vista estetico-letterario. Perché chi ne ha seguito da vicino le gesta, come il sottoscritto, non può non riconoscere che, volontariamente o involontariamente, siano soliti prestare parecchia attenzione al marketing. Il loro pubblico è di nicchia – sinistra extraparlamentare o parlamentarista estrema – e i Wu Ming riescono a coccolarlo in maniere sempre nuove, affascinanti, alternative. Dai Disobbedienti fino agli Arditi del Popolo, non c'è un antro della sinistra 'cattiva' che non sia stato rivisitato, ristudiato o rivisto. Sempre con un occhio rivolto all'attualità, magari per analizzarla da un punto di vista diverso e insolito. Un passo sempre più in là di quel che pensa la massa. Segno di un forte spirito critico – che per carità va bene – ma che alla lunga, quando diventa sistematico, qualche dubbio lo suscita. Sempre sul pezzo insomma, per far parlare di sé.

    E' morto Steve Jobs, abbasso Steve Jobs.
    Sono un accanito consumatore di prodotti Apple. Grazie a questi prodotti mi sono riappropriato del giusto rapporto persona-computer. Se devo scrivere un articolo: accendo il computer, apro il programma di videoscrittura, scrivo, salvo, spedisco via email e spengo il computer. Senza sapere una mazza di hardware, memoria, memoria virtuale, DDR e cazziammazzi. Tu compri un Mac e pensi a quel che devi fare, senza altri pensieri. Quando me lo disse il rivenditore autorizzato da cui l'ho comperato, pensai alla solita trovata pubblicitaria. Sono due anni che ho comprato un Mac e funziona come fosse il primo giorno. Forse per questo un po' m'è dispiaciuto quando Steve Jobs non ce l'ha fatta. Forse per questo, quando vedo il suo volto, penso al genio che ha saputo coniugare tecnica, estetica e funzionalità. Se oggi i computer sono quel che sono, se nessuno ne può fare a meno, il merito è in particolar modo di Steve Jobs.
    Non sto qui a ripetere per le millesima volta la sua biografia. Arriviamo alle conclusioni senza preamboli: Jobs non era un santo. Penso lo sapesse lui per primo. E trovo ridicola la condivisione postuma del suo discorso come se fosse la Bibbia, non mi piace la gente che s'è cambiata la foto del profilo di Facebook, non tollero quelli che la mela mozzicata – detta così mi ricorda un volgare coro da stadio – se la sono appiccicata un po' ovunque. Ci mancano solo i tatuaggi, ma non posso escludere che qualcuno l'abbia già fatto. Per farla breve, non sopporto la beatificazione di Steve Jobs. Come non sopporto chi, specularmente e per gli stessi motivi di chi lo beatifica, è adesso pronto a depredare le sue invenzioni, ribaltandole di senso. Cercando di demonizzarlo ad ogni costo. E magari rovescia la mela, così come i satanisti rovesciano la croce. La Apple diventa le Bad Apples. Può esser satira questa? Parodia? Pastiche? C'è qualcosa di artistico o di estetico? No. E' marketing, e pure di seconda mano.
    I Wu Ming, che per tutta l'estate avevano parlato di libri, hanno avviato una campagna – due post in nemmeno 5 giorni – attraverso la quale prima hanno denunciato Apple e Amazon di sfruttare i lavoratori, riprendendo spunti altrui. Ci sono le pratiche antisindacali di Amazon come i suicidi nella fabbrica dove vengono fabbricati iPhone, iPad ecc. E fin qui, niente di male. Avrebbero potuto far di più, ma ognuno parla di quel che vuole. Poi, solo cinque giorni dopo, hanno partecipato alla campagna di Steve Workers e delle Bad Apples (le mele marce). Perché se Jobs significa 'lavori' allora Workers significa 'lavoratori'. E rappresenta gli sfruttati di tutto il mondo, dal bambino che cuce i palloni in qualche sperduto sobborgo in Asia alla trentenne laureata statunitense costretta a lavorare nei call center. Tutto è diventato più chiaro. Da quel che dicono, sembra che questo Steve Workers sia il fratello piccolo di Luther Blisseth e il cugino di San Precario. Come se stessimo parlando di Barbie e Big Jim. Personaggi collettivi, intellettuali al grado estremo, pure un bel po' provocatori, che hanno sempre il loro fascino sulla nicchia della sinistra extraparlamentare. Identità collettive, strutture virtuali, battaglie perse in partenza che garantiscono successo sì, ma solo d'immagine. Per rifare il verso a Jobs, è come un cloud della personalità. C'è un profilo remoto che ognuno carica sulla sua persona quando non ha il coraggio di dire o fare cose che pensa in maniera diretta. Duri e puri, grazie ad una maschera virtuale. Se gliel'avessero detto a Jobs, chissà che si sarebbe inventato. Ti firmi San Precario o Luther Blisseth e passa la paura. Come se io mi chiamo Lanzidei e qualcuno, quando morirò, si inventa Graziano Lanzidiavoli. Ecco, se dovesse mai accadere, tirategli una zampata ai coglioni da parte mia.
    Siamo alle solite. Si cerca di parlare dell'Italia passando, in questo caso, per gli Stati Uniti. E si tenta di fare quest'operazione quando gli argomenti d'attualità lo consentono. Come se Steve Jobs fosse vissuto un solo giorno, come se la Apple non fosse già un colosso. Come se in Italia non avessimo altre cose, altrettanto gravi, a cui pensare. Nei giorni in cui il co-inventore della Apple esalava l'ultimo respiro, a Barletta quattro donne sfruttate morivano per il crollo di una palazzina pericolante. Morti bianche, una dopo l'altra, un'eccidio sotto gli occhi di tutti a cui in troppi, al momento, riservano solo trascuratezza e menefreghismo. I Wu Ming hanno preferito accodarsi al carro dello sfruttamento dei lavoratori negli States e in Cina – come se fosse una novità e come se coinvolgesse solo imprese come Amazon e Apple –, proprio quando poteva fare più rumore, comportando un ritorno di immagine. Non c'è nemmeno il peso di chi deve portare un messaggio terribile al Mondo. Che la Cina e gli States non siano il paradiso dei lavoratori era risaputo. Fa piacere che la notizia si diffonda.
    Non sarebbe stato più corretto spendere qualche riga sui morti nostrani?

    Perché altrimenti viene il sospetto che si sia passati dall'internazionalismo operaio alla paraculaggine.

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. ossodiseppia

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    Per me lui e´ stato un genio soltanto a vendere il suo prodotto e non ha reso migliore la vita di nessuno: http://www.corriere.it/economia/11_ottobre_08/farkas_romanzieri_2e736da2-f1ac-11e0-8be4-a71b6e0dfe47.shtml

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. Io 'sto pezzo del Torque lo metterei in home, forse ci scappa la guerra con wuminghi e salotti vari della cultura italiana ma a noi piace così e, comunque, è un bel pezzo.

    Che ne dite?

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. Fatto comunque.

    Pubblicato 12 anni fa #
  11. Grazie Stefano. Ci puoi mettere, all'inizio, il link al sito IL FONDO di Miro Renzaglia?

    Pubblicato 12 anni fa #
  12. Fatto compà.

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. zanoni

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    Membro

    siiiiiiii alla guerra!

    cmq mi sembra che il Torque abbia davvero centrato l'essenza della questione, definendo Steve Jobs un 'genio che ha saputo coniugare tecnica, estetica e funzionalità'. tecnica, estetica (ribadisco: ESTETICA) e funzionalita'. io il Mac l'ho comprato qualche mese fa, prima di venire in Turchia: e' leggero e posso portarmelo in giro, e' evidente strumento d'acchiappo perche' serve ad attirare l'attenzione, soprattutto ha drasticamente ridotto la mia quota quotidiana di imprecazioni (prima Bill Gates e Windows li facevo neri con drammatica regolarita').

    che poi, ma ci siate mai entrati in un qualsiasi museo? e non vi siate mai resi conto che gli oggetti piu' belli - nei tempi passati si' riservati a pochi eletti (io il Mac l'ho pagato 1200 euri o giu' di li': non e' che c'ho i soldi, ho semplicemente fatto un investimento rinunciando ad altre cose) - sonoproprio quelli che coniugano tecnica, estetica e funzionalita'?

    Pubblicato 12 anni fa #
  14. A.

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    Moderatore

    Ecco, il post di Zanoni è finalmente una testimonianza chiara della questione di sostanza che c'è dietro a questo topic (che proporrei ormai di chiudere). Grazie Zanoni.

    Pubblicato 12 anni fa #
  15. k

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    Membro

    E perchè lo devi chiude? Che sei diventato, il duce de sto forum?

    Pubblicato 12 anni fa #
  16. Immagino intendesse che possiamo passare oltre, nei toni del suggerimento.

    Pubblicato 12 anni fa #
  17. big one

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    Membro

    Vabbe', dai, visto quanti ne apre
    fategliene chiudere qualcuno!

    Pubblicato 12 anni fa #
  18. Vabbe', dai, visto quanti ne apre
    fategliene chiudere qualcuno!

    Biggone sei il mio totem. Fortuna che sono in ufficio da solo.

    Pubblicato 12 anni fa #
  19. A.

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    Moderatore

    ...

    Pubblicato 12 anni fa #
  20. k

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    Membro

    E vabbe': chiudemolo, vaffanculo.

    (a me però sembrava, A, che la discussione fosse andata ben oltre il puro in memoriam della persona in oggetto, e stesse invece toccando temi teorici più generali. Ma non fa niente, tanto ciò da lavora').

    Pubblicato 12 anni fa #
  21. Ma che scherziamo? Un professore discretamente acido non riesce a interessarsi su una questione in cui ha evidenti pregiudizi... e noi chiudiamo il Forum? Risponda, se oltre ad essere professore, è anche filosofo.

    Pubblicato 12 anni fa #
  22. A.

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    Moderatore

    A Torquemà, è inutile che me dai del lei.
    Io non ho più niente altro da dire. Scusate .

    Pubblicato 12 anni fa #
  23. A. non ti ho dato del lei. Era un appello a terzi. Non mi permetterei mai di ingrossare il tuo ego (anche questo è un simbolo fallico?)

    Pubblicato 12 anni fa #
  24. A.

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    Moderatore

    parla parla, tanto alla fine diventerai prof anche tu (sui wu'Ming "mi astieno" come disse una volta un alunno . Cose vostre )

    ps. sulla cosa in oggetto, uno sguardo tecnico lo dà Roby P.. Misuratevi con lui, tecnico della materia. Qui

    Pubblicato 12 anni fa #
  25. zanoni

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    Membro

    ma che ti devi misurare? e' col Torque che bisogna misurarsi: tecnica, estetica, funzionalita'. questa e' l'essenza del discorso...

    Pubblicato 12 anni fa #
  26. A.

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    Moderatore

    Il grande genio, oltre a non essersi fatto curare per un anno, perchè convinto della validità dei rimedi omeopatici, era talmente tanto genio che cambiava auto ogni sei mesi perchè non voleva avere una targa nella macchina. Leggetelo... sto modello per i giovani. . .

    Jobs cambiava auto ogni sei mesi, svelato il mistero della mercedes senza targaIl metodo legale (e molto costoso): acquistava una macchina nuova sempre identica
    Corriere della Sera 29.10.11

    MILANO - Per anni è stato visto scorrazzare per le strade californiane su una Mercedes SL55 AMG priva di targa e i fan della Apple hanno formulato le ipotesi più assurde per spiegare come riuscisse a viaggiare senza infrangere la legge. C'è chi ha sostenuto che l'ex Ceo dell'azienda di Cupertino avesse sostituito la targa con un codice a barre e chi invece assicurava che avesse acquistato un permesso speciale dalla polizia locale. Altri, ancora più fantasiosamente, ipotizzavano che Jobs pagasse ogni mese un numero imprecisato di multe pur di non mettere a rischio la propria privacy. Ma a poche settimane dalla scomparsa del guru della mela morsicata, il mistero della Mercedes di color argento e senza targa è stato svelato da Jon Callas, ex collega di Jobs, oggi amministrazione delegato del gruppo tecnologico Entrust. Callas ha confessato al sito itWire che Jobs aveva trovato un metodo semplice e legale per guidare sempre senza targa: cambiare auto ogni sei mesi

    ACCORDO SINGOLARE - L'attuale Ceo di Entrust ha affermato che tutte le spiegazioni presentate fino ad oggi dai seguaci di Jobs sono molto fantasiose, ma nessuna si è avvicinata alla verità. La legislazione californiana - ha spiegato l'attuale Ceo di Entrust - impone agli automobilisti di apporre la targa sul veicolo entro sei mesi dall'acquisto. Jobs, rifacendosi al celebre slogan della Apple «Think different» aveva concluso un accordo davvero singolare con una società di leasing californiana: ogni sei mesi rivendeva la sua Mercedes SL 55 AMG alla compagnia di leasing e ne acquistava una nuova, identica e naturalmente dello stesso colore. Grazie a questo geniale e costoso stratagemma (l'auto costa intorno ai 150 mila euro) il guru informatico non era costretto a mettere la targa al veicolo e poteva tranquillamente viaggiare su tutte le strade della California senza incorrere in sanzioni.

    Francesco Tortora
    28 ottobre 2011 18:32

    Pubblicato 12 anni fa #
  27. zero71

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    Membro

    Scusate, senza polemica, potreste citarmi 2 cose che NON ESITEVANO e che steve jobs ha INVENTATO e messo a disposizione di TUTTI?
    Non ha certo fatto in modo che la sua produzione fosse di massa (ha sempre venduto le sue cose a prezzi assurdi).
    Quando un lettore mp3 costa 20 euro il suo lo devi pagare 50. E non ci puoi nemmeno mettere gli mp3 come cazzo ti pare.
    Un Iphone costa 600 euro. Un I pad costa 600 euro. Non sono cifre che chiunque può spendere per parlare al telefono o andare su internet (e basta). E comunque sono tecnologie che ha sfruttato, non inventato. Semmai finto di inventare, con la connivenza del'ignoranza. Mi devo sentir dire che se vado su internet è merito suo... ma vaffanculo. Se parlo al cellulare... ma andate a cagare. Un ottimo designer e un imbonitore/venditore di prima classe.
    I Mac sono ottimi portatili però io con i milleottocento euri del mac mi compro un portatile qualsiasi che vola e fa i pompini. Non so se è chiaro. E la mela che si accende sul retro dello schermo me la sbatto al cazzo. Quanto alla stabilità, lo giuro, windows xp su tre portatili diversi e sul fisso di casa non ha MAI crashato. In più le applicazioni mac sono tutte proprietarie, nel costo, nei formati, nella possibilità di diffusione. Se usi un qualsiasi browser con il mac e vai sulla fototeca dell'ICCD le foto in anteprima NON le puoi vedere. Ma non stiamo esagerando co sta storia?

    Pubblicato 12 anni fa #
  28. Woltaired

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    Membro

    con la stessa non polemica, in risposta, ti chiedo: secondo te chi ha inventato il Personal Computer?

    Pubblicato 12 anni fa #
  29. zero71

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    Membro

    Caro Wolt, se intendi steve jobs direi che siamo un po' fuori strada. Di computer sempre meno ingombranti e pronti per stare sulle scrivanie se ne erano già fatti tanti. Tra l'altro uno dei più importanti lo fece Olivetti (il p100, 1965) quando era un'azienda cazzuta. Insomma pre De Benedetti. Se poi vogliamo dire che per l'Apple sia stato coniato il termine, per la prima volta, di personal computer allora sono d'accordo. Però anche questo, se permetti, dimostra che il bravo Jobs è un ottimo comunicatore e venditore e che cerca di rendere accattivanti cose che sono scontate per gli addetti ai lavori, trasformandole in oggetti del desiderio. Un conto è inventare il pc, un conto è inventare una parola per venderlo. Operazioni in cui occorre comunque una grande capacità. Ma se inventare termini connessi alla tecnologia significasse mettere la tecnologia a disposizione di tutti allora Jules Verne sarebbe stato premio Nobel per la scienza, la medicina e chissà quante altre cose. Avere un pc abbordabile nelle case di tutti è stato possibile solo con windows (se togli i vari commodore, texas instruments, etc.). Ancora oggi è così. Ma questo non vuol dire che Jobs fosse un coglione. Vuol dire che se ne sopravvalutano alcuni aspetti (più legati alla creatività tecnologica) e se ne nascondono altri, peraltro più importanti (legati al design, all'applicazione della tecnologia agli oggetti di qualità estetica etc.)
    Comunque è solo il mio pensiero, di fruitore che sta roba apple non se l'è mai potuta permettere. Baci abbracci a riposo.

    Pubblicato 12 anni fa #
  30. lulla

    offline
    Membro

    Zero, ciao. Io di comp. non me ne intendo tanto (uso un portatile Amilo di 8 anni fa, comperato in offerta), ma ho letto degli articoli in cui si diceva che la forza di Mr. Apple era stata la bellezza. La bellezza dell'oggetto, dei caratteri etc. Aveva aggiunto qualche cosa di essenziale alla funzionalità. Avevo letto anche che a un certo punto lui aveva abbandonato l'università e si era messo a studiare la calligrafia, la bellezza dei segni.
    C'era anche un altro articolo sul domenicale del Sole 24 di gennaio, dunque prima che lui morisse, una roba tipo test, che classificava il carattere delle persone a seconda del personaggio che scieglievano. C'erano 5 personaggi, tra i quali anche la bellissima Rana di Giordania. Alla Rana sono toccati i fantasiosi, alla Mela i noiosi. Buffo, no?

    Pubblicato 12 anni fa #

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