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Latina e la statua del seminatore

(107 articoli)
  1. SCa

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    Residence Borsalino ad Alessandria

    Pubblicato 12 anni fa #
  2. Grazie a Dio non si vede bene. A me comunque so' bastate le foto di A...

    Pubblicato 12 anni fa #
  3. cameriere

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    Membro

    mi si dice che a fondi ha disegnato una piazza,
    il portoghesi,
    non so se mai realizzata.

    latino lido, da capoportiere a foce verde,
    non è sito di fondazione,
    per quel che conta
    ci potrebbero fare le piramidi.
    anzi, facetecele.

    a voi,
    a me,
    può certo non piacere
    il lavoro di portoghesi,
    ma sulla marina
    toglierei il cappello della fondazione.

    mica tirato su il colosseo
    non s'è più fatto altro a roma.

    che un palazzo alla portoghesi
    possa essere sfregio su corso della repubblica
    (ricordo che il palazzo sopra il cinema corso
    è di uno squisito stile belle epoque)
    non si discute.
    al mare si potrà pur fare come ci pare.
    ora non c'è niente.

    la questione palle poi,
    che noi di qui non ce le abbiamo,
    ma come si permette cara lula.
    siccome è donna non infierico,
    ma qui in agro
    ce l'abbiamo duro così,
    palle da toro.
    mai conosciuto il fer?!
    ecchecazzo!

    Pubblicato 12 anni fa #
  4. zaphod

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    Fondatore

    Per Lulla: per il lungomare il concorso internazionale di idee l'hanno fatto, tanto per non sbagliare e non far torto a nessuno hanno fatto vincere tre progetti. E poi, ça va sans dire, non ne hanno messo in pratica nemmeno mezzo. (Se non ricordo male uno mi sa che si appoggiava pure al pontile della nucleare) Però l'amministrazione attuale ha firmato un "patto di discontinuità" con la precedente e quindi ricominciamo da capo e sotto con Portoghesi.

    P.S.
    In campagna elettorale - in una trasmissione Rai in cui ero invitato pure io - l'Assessore Di Rubbo dichiarò che per il porto c'erano sei milioni di euro pronti e altrettanti da prendere dietro l'angolo appena passate le elezioni. A me mi ricordava quei fumetti che leggevo da ragazzina in cui - al complice che doveva compiere un atto criminoso - il capo dava mezza banconota da cento dollari per dargliene il resto a colpo avvenuto. Il porto non so che fine abbia fatto, ma sta storia dei quindici milioni mi pare un rilancio dopo un giro di buio.
    Però - è da dire - il sindaco Di Giorgi lo hanno votato la maggior parte dei latinensi. A noi non ci ha filato nessuno. Evidentemente il poker è un gioco che a Latina va alla grande. Sarà per questo che a Wolt piace così tanto.
    Io - comunque - rimango al tavolo a scoprire il bluff.

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. lulla

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    Meno male! Mi ero presa una paura! Alla prima rapida lettura, caro cameriere, non avevo compreso l'irogna. Giuro che mi aveva preso un colpo e avevo deciso di non frequentare più certi blog, dove ce l'hanno duro come un bastone e certe palle da combattimento, roba da rimanerci. Neanche Melandri li sopporterebbe.

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. cameriere

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    ironia?
    torque zaph e wolt
    ma pure faust e A,
    loro la prendono con ironia,
    palle moscie
    che non sono altro.
    ma io e fer
    ce l'abbiamo a pacchi
    di palle, dure tanto.

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. lulla

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    Zaf, mi sembra di ricordare. Comunque, mi sembra, che chi vince un concorso per forza non si aggiudica l'appalto. Non son sicura, chiederò. Pensa a l'High Line di New York, che di una roba bruttissima come quella ferrovia sopraelevata, ne hanno fatto un giardino così meraviglioso da richiamare gente da tutto il mondo a visitarlo. E senza togliere nulla, utilizzando solo il materiale residuo. Da voi potrebbe essere una duna da aiutare a rinascere (fa tutto da se), erbe più o meno spontanee a contornare le brutte costruzioni esistenti, conglobandole nel paesaggio. Tamerici (ecco, sono loro che aiutano la ricostruzione della duna) a mitigare il vento verso la città. Spendere in belle sedute, forse spostare quella strada che è sempre piena di sabbia (sempre la duna che vuole rinascere), insomma andare verso la natura invece che contrastarla. Pensa che bello sarebbe un lungo mare così! E se la gente va là a bucarsi, come immagino stia facendo ora e farà ancora dopo una artificiosa ricostruzione portoghesiana, almeno lo farà nel bello. A parte che se un posto diventa bello e piacevole, arriva gente a viverla e l'arrivo della gente allontana spaccio, droga etc. La faccio facile?

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. lulla

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    Il Cameriere e Fer sono dei gran pallonari.

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. lulla

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    La poesiola però è molto carina. La imparerò a memoria e la reciterò al primo party a cui parteciperò. Grazie.

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. A.

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    Voglio che però sia chiaro che per me i due palazzi di piazza Roma, di Paniconi & Pediconi del '41, sono dei capolavori, e non hanno niente a che spartire con Portoghesi, semmai sono l'origine, l'archetipo, come dire. Che come tutte le cose, resta insuperato. Dice, pure la torre velasca è un archetipo: manfatti! Quando poi Portoghesi inserisce nell'assiro le torri velasche, tante torri velasche (cfr. la prima mia immagine postata) allora all'osceno si aggiunge l'ira, e verrebbe voglia di prendere tutto a cannonate.

    ps. quella della "palle" di cameriere non l'ho capita, ma non lo dico in senso polemico, proprio non l'ho capita capita.

    Pubblicato 12 anni fa #
  11. k

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    No, A, piazza Roma e soprattutto la torre Velasca (che è un capolavoro del Novecento) non hanno nulla a che spartire con il para-barocco di Portoghesi. In quelle - piazza Roma e torre Velasca - non c'è un solo elemento che non sia strutturalmente determinato, ossia ogni forma è strettamente determinata dal tipo di materiali e dai carichi e pesi che deve reggere. Identità cioè di forma e contenuto. In quelle di Portoghesi invece la decorazione è assolutamente indipendente dalle tensioni strutturali e soprattutto dal ruolo e dalla funzione. Anzi, spesso è la decorazione l'elemento determinante e proprio come nel barocco lui procede per aggiunte e per eccessi. La torre Velasca è proprio il massimo del funzionalismo razionalista: la bellezza estetica è data dall'essenzialità funzionale. Solo ciò che serve. Senza aggiunte.

    Pubblicato 12 anni fa #
  12. A.

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    Moderatore

    Ha ragione, chiedo scusa, ragionavo da chi la vede da sotto, e la giudica un pugno in un occhio.
    comunque qui notizie tecniche sulla torre velasca

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. Woltaired

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    non è per il poker, a me Latina piace perché mi ricorda tanto il Sudamerica...

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    Pubblicato 12 anni fa #
  14. big one

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    Wolt tieniti da parte 'sta foto che pure quella palma ci sta lasciando. E mi pare che sia l'ultima

    Pubblicato 12 anni fa #
  15. lulla

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    Mi sono informata. Pare che un incarico ad personam non si possa dare per 15 milioni di E.(comprensivi di progetto ed esecuzione). Vietato dalla legge.L'importo dovrebbe essere di un importo molto più basso, non ho capito se fino a 400 mila o 600.
    Possibile che a Latina non ci sia un architettino che valuti la situazione e guidi una protestina?

    Pubblicato 12 anni fa #
  16. lulla

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    @ Voltaired. Quella palma era già moribonda quando l'hai fotografata tu.

    Pubblicato 12 anni fa #
  17. Woltaired

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    la foto ha circa due settimane

    Pubblicato 12 anni fa #
  18. A.

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    Moderatore

    Lulla, dipende da che architetto è. Fatte spiegà dal maestro quanto diedero allo studio di Stirling per fare il progetto della biblioteca, che ovviamente è rimasto sulla carta. (e nei manuali di architettura: c'è pure una leggenda metropolitana che dice che vennero da Tokio degli studenti di architettura a vedere la famosa biblioteca di Stirling di Latina. E chiedevano in giro, a nessuno sapeva nulla. Girava al bar Mimì nei secondi anni 80' sta storia, non so se è vera). Poi Corona non l'hanno rieletto, Stirling è morto, e nessun architetto di Latina può realizzare il progetto, ma solo quelli dello studio Stirlig...

    LINK STIRLING LATINA

    Pubblicato 12 anni fa #
  19. lulla

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    Ma io non parlavo di un architetto per fare il lavoro, intendevo qualcuno che protestasse per l'illegalità dell'attribuzione del lavoro a Portoghesi, che per legge non si può fare. Non esiste che un sindaco si svegli una mattina e dica:"Ciò tu, vieni qua, che hai da farme il lungomare!" A meno che il lavoro sia al di sotto di una certa cifra. Intendevo questo. Certo anche che un architettuccio non si esporrà mai, per lo meno in un ambiente così piccolo come Latina. Ma almeno una interrogazione al Consiglio si potrebbe fare e un pò di casino anche.

    Pubblicato 12 anni fa #
  20. A.

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    Che poi, mica scemo Stirling, aveva pensato di mettere come vertice del triangolo del suo progetto proprio il Garage Ruspi, gioiello razionalista dell'architettura di fondazione( pare che fosse di Marcello Piacentini)

    Su questo forum ne abbiamo già parlato qui

    Per chi non fosse di Latina ve lo mostro (come dovrebbe venire):
    Il Garage Ruspi

    Pubblicato 12 anni fa #
  21. Latina, sulla carta, è meravigliosa.

    Pubblicato 12 anni fa #
  22. A.

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    Moderatore

    @sì c'hai ragione Torque, è un autocad pure quello del garage ruspi

    @Lulla, te dico solo na cosa. A Trento, città molto più piccola di Latina, sai quanti milioni di euro sono previsti per Renzo Piano (che è "un attimo più migliore" di Portoghesi) per fare un progetto che praticamente riguarda un quarto dell'impianto urbano della superficie della città: l'ex area MIchelin

    EX MICHELIN(RENZO PIANO)
    Scritto da Valerio
    lunedì 21 luglio 2008
    Autore {autore}
    Progettista Renzo Piano
    Anno di Progettazione 2002-2008
    Anno di Realizzazione Inizio lavori primavera 2008 (durata lavori 3 anni)
    Paese ITALY
    Committenza/Soggetti promotori Comune di Trento
    Strumenti urbanistico Google map , materiale informatico disponibile su internet

    Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
    Urbanistica
    Il progetto urbanistico Il Progetto preliminare riguarda l’area cosiddetta ex - Michelin, che si estende da Palazzo delle Albere a Via Monte Baldo e dalla linea ferroviaria fino alla sponda sinistra dell’Adige. Si tratta di un’area con una potenzialità qualitativa molto elevata ma costretta a est e a ovest tra due barriere fisiche e psicologiche: il rilevato della ferrovia, che la separa dal vicino centro storico, e Via Sanseverino, che ne impedisce il contatto diretto con l’ambiente naturale del fiume. Il progetto si prefigge, in primo luogo, proprio la ricucitura dell’area con il tessuto cittadino esistente e il recupero del rapporto con l’ambiente fluviale, attraverso una migliore fruizione delle sue risorse naturali. In secondo luogo, il progetto ha come obiettivo quello di rendere urbani luoghi che, per ragioni sociali e culturali, sono divenuti marginali rispetto alla città, installandovi una miscela di funzioni diverse (residenze, uffici, negozi, spazi culturali, aree congressuali e ricreative) e concentrandone i volumi solo in una parte dell’area, al fine di liberare lo spazio verde sufficiente alla realizzazione di un parco di dimensioni generose.
    Edilizia
    Il sistema dell’energia Il progetto si propone di sfruttare le peculiarità del luogo, nel rispetto delle sue caratteristiche naturali e paesaggistiche. L’intervento si presta, data la sua estensione e le quantità di costruito in gioco, ad un approccio che lo inserisca in armonia con l’ambiente circostante e allo stesso tempo ne utilizzi alcuni elementi a proprio vantaggio. Per questo motivo si è pensato ad un sistema energetico centralizzato che, in termini di economia di scala, ottimizza le risorse e riduce i costi gestionali del nuovo quartiere. Da qui è nata l’idea di una centrale unica per tutto il comparto, localizzata in destra Adige al difuori del comparto stesso, che distribuisce e recupera energia da ogni lotto grazie ad una dorsale di tubazioni interrate, che si sviluppano in posizione baricentrica, sull’asse nord-sud. Questa rete avrà un punto unico di consegna nell’interrato di ogni lotto edificato. Il sistema a centrale unica e sottocentrali distaccate permette di concentrare i macchinari, gli impianti e i fumi di scarico in una posizione defilata all’interno del comparto, risparmiando spazio prezioso in ogni singolo lotto edificato, e con tecnologie poco efficienti a scala ridotta tra cui l’utilizzo dell’acqua di pozzo. Il sistema del verde pubblico Il verde pubblico rappresenta il terzo grande tema di questo intervento. Si tratta di un sistema connettivo costituito da filari di alberi che vanno a costituire l’ossatura del progetto sulle direttrici est-ovest e sono gli elementi trasversali unificanti dei tre grandi protagonisti di questo intervento: la città esistente, il nuovo quartiere e il parco sul fiume. Oltre a piante ad alto fusto lungo le strade e i percorsi, il verde è costituito anche da alberature di media altezza, a formare boschetti con masse ombreggianti più dense e alberi monumentali esemplari, tra cui alcuni già esistenti sull’area. Questi ultimi due tipi di alberature sono inserite su un manto erboso che si estende dagli specchi d’acqua fino a Via Sanseverino e da Palazzo delle Albere fino a Via Monte Baldo. Si tratta di un grande prato attrezzato da utilizzare in ogni sua parte per attività all’aria aperta, ricreative o di relax, in cui unico elemento di decoro saranno fioriture in semenza mescolate ad un manto erboso tenace, falciato a differenti altezze. Il sistema del costruito Dal tessuto delle strade spiccano i volumi architettonici del nuovo quartiere. Tipologie in linea si affacciano lungo il boulevard e proteggono il nuovo quartiere dall’inquinamento acustico della linea ferroviaria del Brennero. Blocchi con tipologia a corte ne costituiscono invece la polpa, la sostanza. Si tratta di volumi efficienti e funzionali, che appaiono come sospesi su un piano terra vetrato trasparente. Infine, edifici dalla tipologia più articolata delimitano il confine tra il costruito e il parco urbano. Sono frammenti minerali, schegge di vetro, elementi trasparenti che, staccandosi dal tessuto regolare del quartiere, vanno alla deriva verso l’ambiente naturale del parco a rappresentare il “trait d’union” tra questi due scenari. Il sistema delle coperture Elemento unificante di tutto l’intervento sono le coperture. Un elemento costituito non più dal cemento e dalle finiture minerali dei piani sottostanti ma da un linguaggio di acciaio e vetro, che richiama sia la memoria delle grandi e ritmate coperture a shed dei vecchi edifici industriali, sia la leggerezza del vocabolario delle serre nel parco. Varie tipologie, opache e trasparenti, a falda inclinata singola o doppia, a shed, piane con elementi ombreggianti, vanno a formare un sistema semantico unico che si estende su tutto il costruito e addirittura, con pannellature trasparenti vetrate o sistemi ombreggianti fissi e mobili, su parti di strade o di piazze. In quest’ultimo caso, non sarà impedita la ventilazione naturale e il passaggio di mezzi di servizio o di soccorso e il sistema potrà essere integrato con apparecchi illuminanti, elementi di arredo o di segnaletica urbana. Le coperture avranno, dunque, una tripla valenza perchè legheranno l’aspetto architettonico dell’edificio, a quello urbano della città e a quello naturale del parco, dove altri piccoli interventi puntuali, segnati dall’utilizzo dello stesso tipo di struttura, costituiscono un richiamo e un’eco del nuovo quartiere.
    Infrastrutture
    Le condizioni al contorno La buona riuscita del progetto di riqualificazione di questo comparto urbano, soprattutto poichè mai appartenuto alla città e fisicamente sconosciuto ai suoi cittadini, richiede di operare anche su quelle condizioni al contorno che contribuiranno a integrarla nella vita della comunità trentina. Di qui l’individuazione di una serie di temi e di interventi, non compresi nel comparto dell’area ex-Michelin, ma fondamentali in un disegno più complessivo di riqualificazione urbana e funzionamento del quartiere. Di questi temi, trattati e approfonditi nel Piano guida urbanistico, dovrà occuparsi la Pubblica Amministrazione se vorrà cogliere nell’iniziativa privata l’occasione di un riscatto di cui beneficierà tutto il territorio cittadino. Nel Piano guida urbanistico tali interventi sono stati espressi come “i 20 punti”: 1- 8 Sottopassi ferroviari esistenti e nuovi 9 Ponte stradale sull’Adige; 10 Passerella pedonale sull’Adige; 11 Parcheggio pubblico di interscambio; 12 Spostamento centrale elettrica FF.SS.; 13 Interramento di Via Sanseverino; 14 Bonifica dell’Adigetto; 15 Università in p.le Sanseverino; 16 Ristrutturazione e collegamento pedonale; 17 Spostamento dello stadio; 18 Realizzazione del parco museale di Palazzo delle Albere; 19 Realizzazione dell’area congressuale; 20 Realizzazione del parco.

    Pubblicato 12 anni fa #
  23. sensi da trento

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    vedo che hai già corretto.
    cancello tutto, allora

    Pubblicato 12 anni fa #
  24. A.

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    infatti ho corretto. Ma è comunque una cosa enorme, cioè non so se si vede dal progettino che ho allegato.
    Ps: intervieni su Steve Jobs! Tutti vogliono sapere cosa pensa il nostro scienziato di riferimento!

    Pubblicato 12 anni fa #
  25. k

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    Attenti però a non sparare troppe cazzate:
    1° - 15 milioni non è quanto daranno a Portoghesi (almeno credo) ma il costo dell'intero lavoro.
    2° - La biblioteca Stirling era un'altra cazzata, pensata male e progettata peggio. Meglio che non l'abbiano fatta.

    Pubblicato 12 anni fa #
  26. A.

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    Moderatore

    Non lo sapevo che la pensava così. spieghi quando c'ha un po' di tempo. PS . ma la leggenda degli studenti giapponesi è vera?

    Pubblicato 12 anni fa #
  27. sensi da trento

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    Ps: intervieni su Steve Jobs!

    su jobs non ho niente da dire
    non ho mai usato i suoi prodotti, non li conosco e non conosco lui....

    Pubblicato 12 anni fa #
  28. lulla

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    Certo K, è il costo dell'intero lavoro, comprensivo del compenso. Neanche tanto, anzi decisamente a prezzi stracciati. Ma come avevo spiegato, a lui ora non interessano tanto i soldi, quanto le scarpe dentro alla città. A Roma il progettino di piazza San Silvestro lo ha addirittura regalato. Che signore con il sindaco, che scorretto con i suoi colleghi. Neanche a me piace quel progetto di Stirling. Roba roboante e facile.
    Piano mi piace, ma non sa fare i parchi, anzi, non ci capisce 'na mazza!
    Comunque è più bello di Stirling, che è morto, e senz'altro di Portoghesi. Parola di Melandri.

    Pubblicato 12 anni fa #
  29. A.

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    Lulla, sono decenni che Portoghesi vuole mettere la sua firma sull'architettura di fondazione, ma li hai letti i libri di architettura storica di K?

    Pubblicato 12 anni fa #
  30. k

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    Sulla Stirling non avrei tanto tempo da perdere (ciò da lavora'), le posto quindi al volo due pezzi estemporanei pubblicati una decina d'anni fa sulla Piazza di Latina. Il primo non parlava tanto della Stirling, quanto più della biblioteca.

    BIBLIOTECA DI MERDA?
    E’ vero: è una biblioteca di merda; e su questo non si discute. Ma lo è da sempre, non da stamattina o dall’altroieri. E anche su questo non mi pare che ci sia molto da discutere. Non è, quindi, tutta colpa di Finestra. La colpa sua è quella di non essersene mai accorto (forse non c’è mai entrato per consultare un libro). Ma lo è sempre stato. Fin da quando mi ricordo. Nel ‘68 c’erano, pressappoco, gli stessi libri che ci stanno adesso. E gli stessi orari, o non-orari. E la popolazione era la metà. Non è mai cambiata - la biblioteca, non la popolazione; ma forse pure la popolazione - è rimasta quello che è sempre stata: una biblioteca “democristiana”. E la responsabilità è di tutti quanti, non solo di Finestra o della Dc, ma anche delle sinistre, come nel periodo del consorzio provinciale. Tutti hanno fatto solo fumo, o propaganda. E hanno preso per il culo la gente con quattro fregnacce sulla biblioteca Stirling. Una cazzata colossale. E ci hanno speso pure i soldi. Centinaia di milioni per i disegni. Buttati al vento. Per una cosa che non si farà mai (almeno spero). Ma che riempie la bocca a quattro provinciali. Provinciali di merda pure loro. Che vogliono spendere miliardi per fare una biblioteca faraonica quando ancora non hanno i libri. Anzi, nemmeno cominciano a comprarli. Nemmeno se glieli chiedi. Compra i libri, piuttosto. A che cazzo ti serve una biblioteca se non hai i libri da metterci dentro? Pezzo di imbecille. Che ci metti dentro: le corna che porti in testa?
    Ma ci torneremo sopra. Hai voglia se ci torneremo.

    (a.p., 7 ottobre 1999)

    Il secondo invece, che era intitolato Harakiri
    (Terme, intermodale, Stirling ed elezioni)
    (erano le elezioni regionali del 2000), glielo risparmio nella versione integrale per riportarle solo il pezzo sulla Stirling:

    La Stirling? Io divento matto. Solo a nominarla m’aumenta il battito cardiaco. Sta bene Michele Paolelli: a parlare si fa presto. E’ vero che sono tutte chiacchiere destinate solo al vento: se ne sciacquano la bocca ma nessuno ha intenzione di farla per davvero. La evocano così, solo per moda, e per prendere per il culo i gonzi che ci cascano. Ma non si sa mai. A furia di parlarne può essere pure che prima o poi esce qualche matto che si mette in testa di costruirla per davvero, mattone su mattone. Magari - che ne sai - Mancini e Zappalà. Con De Monaco e Visari che gli fanno da manovali. Allora è meglio spiegarci una volta per tutte: la Stirling è la cazzata più grossa che sia stata mai sparata a Latina. Che c’entrava quello là? Sicuramente è stato un grande architetto, di livello internazionale. Ma con la nostra storia, col nostro territorio e con la nostra architettura c’entrava come i cavoli a merenda. Che ci azzeccano le sue forme? Non ci azzeccano un bel niente. Andarlo a chiamare, allora, fu un atto di megalomania. Fu provincialismo puro; quello di chi, non sapendo niente di sé stesso, va a chiamare un grande nome da fuori nella speranza che finalmente glielo spieghi. Come a Roma, che andarono a prendere Kenzo Tange. Pezzo di cretino - tu, non Stirling o Kenzo Tange - quelli ne sanno meno di te. E da allora, dopo vent’anni, tutti continuano a dire “Stirling di qua, Stirling di là”. Perché sono rimasti provinciali. Anzi, sono più provinciali di vent’anni fa. Perché Corona, almeno, lo sapeva che cos’era una biblioteca. Questi manco lo sanno. Mica lo sanno che serve a contenere i libri. Dicono “Stirling” dalla mattina alla sera solo perché è straniero, e così sembrano istruiti. Ma ci sei mai entrato nella biblioteca tua? Fa pena e fa pietà. Avrà, sì e no, quindicimila libri. Che sono una cosa da ridere. Se cerchi qualunque libro, nove su dieci non ce l’hanno. Non c’è un cane di bibliofilo. Non vedi un bibliotecario, lì dentro, con un libro in mano, che corra o si preoccupi di completare una collezione. Stanno con Gente o Novella Duemila. Non c’è un libro. E quelli che ci sono stanno tutti fuori collocazione. Te li devi andare a cercare da solo, come un ago nel pagliaio. Ma in compenso, se li trovi, dopo puoi strapparti pure tutte le pagine che ti servono. Chi ti controlla? Frega assai a loro. Non c’è nemmeno il collegamento in internet per consultare i cataloghi della Biblioteca nazionale, o delle altre biblioteche della provincia. E tu vuoi costruire una biblioteca monumentale? E che ci metti dentro, dopo, le bottiglie di pomodoro che hai fatto quest’estate con tua moglie? Compra i libri, piuttosto. E qualche bibliotecario. E dopo ne parliamo. Mi spieghi a che ti serve una biblioteca se non hai i libri? Ma me lo devi spiegare, me lo devi spiegare bene te possin’ammazzatte pure a te.
    Ma ammettiamo pure che trovano i soldi e vogliono fare una biblioteca. Ammettiamo pure che hanno finalmente comprato pure i libri e i bibliotecari buoni: hanno comprato Ronaldo. Ugualmente non devi fare la biblioteca Stirling. Fanne un’altra, non quella là. Stirling è morto, lascialo stare. De Monaco dice: “Ma in tutta Italia c’è solo un’edicola di giornali progettata da Stirling”. Ebbe’? Tu l’altra la vuoi fare qua? A spese mie? Ma vatti a piglia’ il giornale a quell’edicola, per piacere. Dice: “Ma l’ha detto pure Cervellati”. “E sti cavoli”, commenterebbe Palude: “Chi cazz’è sto Cervellati?”. M’avessi detto Benedetto Croce. O il geometra Sterzi della Fulgorcavi. Ci voleva Cervellati. Che quel piano regolatore era capace pure Vincenzino Zaccheo. Ci voleva Cervellati, ci voleva. A sta città il primo che arriva da fuori lo fanno subito premio Nobel. Altro che provincialismo. Se si presentava con la pelliccia di leopardo lo nominavano re.
    Se proprio vuoi fare una biblioteca nuova fattela progettare da uno vivo, meglio se delle nostre parti. Non si realizza il progetto di un architetto morto. E non solo per questioni scaramantiche (peraltro più che legittime e legittimate da secolari tradizioni popolari: voi non dite che volete sempre e solamente interpretare le “istanze popolari”? La jella che è: roba elitaria e aristocratica?). Questa, soprattutto, è la prima cosa che insegnano a Storia dell’architettura (cfr. G. Muratore); parlo degli artisti morti, naturalmente, non della jella. Quella la insegnano ad Etnologia. Stirling - con tutto il rispetto - non ci azzeccava niente quando era vivo, figurati adesso che è morto. L’opera architettonica è opera d’arte e la creazione artistica è un processo in fieri, un work in progress, come si dice adesso. L’opera d’arte non sta mai nel progetto ma nel prodotto finito, che è il frutto - sempre - di affinamenti, ripensamenti, variazioni e modifiche del progetto iniziale stesso. Non c’è un’opera pittorica che alla fine corrisponda agli studi iniziali predisposti dall’artista. Non c’è un affresco che corrisponda ai cartoni. Non c’è un lavoro di Raffaello, di Michelangelo, e neppure di Cambellotti e di Frezzotti. Realizzare il progetto Stirling, quindi, non significherebbe realizzare un’opera di Stirling ma solo l’idea iniziale che egli ne aveva: appunto un “progetto di opera d’arte”, non l’opera in sé. Quella è morta con lui. Irrimediabilmente. E ai morti ci si mette - da che mondo è mondo - una pietra sopra. E così si deve fare anche in una plaga provinciale ed ignorante - sia pure detto con tutto l’affetto di cui sono capace - come questa. Comprate i libri, quindi, piuttosto, e possibilmente leggeteli. Poi, se proprio volete fare una biblioteca nuova - e secondo me sarebbe meglio non alzare altri volumi all’interno del “borgo littorio”, ma magari utilizzare edifici esistenti quali il mercato coperto, per esempio, come prospettato anni fa anche da Giovanni Terlizzo - fatevela progettare da uno vivo, possibilmente giovane e di qua. Andrebbe bene pure il geometra Sterzi. Se mi pagate a sufficienza vado bene pure io. Ma lasciate stare Stirling - sia a destra che a sinistra - puttana Eva. Requiescat in pace. Sia Stirling e sia Eva.

    (a.p. 10 marzo 2000)

    Erano pezzi da giornale, e quindi scritti in fretta e senza revisioni. Sulla forma ci sarebbe parecchio da rivedere. Sulla sostanza invece le posso aggiungere solo - a suffragare la mia tesi di 'alienità' del progetto al tessuto storico, urbanistico e architettonico della città di Latina-Littoria - di guardare un po' meglio il progetto stesso. Lei vedrà che le sue fonti d'ispirazione primaria sono - nel corpo - la casina inglese di Villa Fogliano e, nei torracchioni cilindrici, la Torre del Duca detta pure 'dell'Acquapuzza'. Il materiale privilegiato per i rivestimenti esterni, inoltre, è la pietra viva a faccia vista. Come vede, tutti elementi che guardano al 'fuori' ed al 'prima' della città e che lei in città - sia in quella degli anni Trenta che in quella successiva - non riscontra per niente. Guarda cioè e rimpiange il tempo dei Caetani, in netta e dichiarata antitesi a quello della 'città nuova' e della bonifica e colonizzazione. Ha capito? E' un progetto di netta ispirazione aristocratico-elitaria, antidemocratico ed antipopolare. Sia pace all'anima di Stirling, ma se era vivo poteva andaffanculo pure lui tale e quale a portoghesi.

    Pubblicato 12 anni fa #

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