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  1. tataka

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    K, ma se tu fossi oggi ancora nel sindacato, magari alla guida proprio della Fiom, che cosa faresti? Ti sembra possibile oggi poter raggiungere un accordo con Cisl e Uil e ricostruire l'unità senza sacrificare gli operai o anzi peggio ancora costringerli a scegliere fra i propri diritti e il proprio posto di lavoro, fra la fame e la dignità?

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. Tatà, il discorso è che oggi in parecchi sono costretti a scegliere tra fame e dignità. E in genere scelgono la fame. Chi sceglie la dignità, in genere, è perché il pane ce l'ha assicurato (vedi caso Mancuso).

    Il problema, al di là della vicenda Melfi e Pomigliano, è molto più grosso e, ormai da mesi, mi inizio a chiedere se il sindacato è strutturato e pensato per farvi fronte. Nell'ultimo direttivo di settore del sindacato di cui faccio parte, ho iniziato a dire che andavano avvicinati i lavoratori del mondo della cultura e andavano capite le loro esigenze. E loro m'hanno risposto: "se c'è qualche problema, interveniamo. Altrimenti rimaniamo fuori". E questo non l'ha detto tizio o caio, dice proprio che te lo insegnano nelle scuole di sindacato, in quei corsi che ti fanno fare quando a un certo punto decidono che "farai sindacato".

    L'immagine che m'è venuta in mente è quella di una vecchia pubblicità.

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    Ecco, facendo un debito paragone - e rivedendo la pubblicità dopo anni, noi stiamo messi molto ma molto peggio dell'idraulico. Qui in Italia, almeno per i lavoratori, l'acqua esce da tutte le parti. La diga (dei diritti) inizia a scricchiolare. E qualcuno (CISL e UIL) pensa che bisogna prendere la roba e scappare, senza nemmeno avvisare gli altri. Qualche altro (la FIOM e l'ala estremista della CGIL) pensa che bisogna star sotto la diga a rattoppare i buchi, a decantarne le virtù e a sperare che, prima o poi, il peggio passi. In realtà, senza star lì a fare sparate ideologiche, bisognerebbe rendersi conto della situazione in tempo, salvare il salvabile e riuscire a portar via quanta più gente possibile.

    Che vuol dire?

    Va ripensato il nostro sistema sociale. Non sono un politico e non devo firmare una ricetta. Posso descrivere le cose come stanno, almeno dal punto d'osservazione mio. I sindacati, almeno fino ad ora, si sono curati di difendere i diritti dei lavoratori a tempo indeterminato - che diminuiscono - e non si stanno curando minimamente di quelli che, invece, i diritti non ce li hanno. Anzi. Hanno creato - ognuna il suo - delle agenzie di lavoro interinale per poter ricollocare non solo quelli che si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro, ma anche per ricollocare chi il suo posto fisso lo perde e vuole (deve) continuare a lavorare.

    Il risultato è che, all'interno delle stesse fabbriche, i diritti viaggiano a due velocità. Questo, empiricamente, porta ad un solo risultato: oltre a dividersi per sigle, i lavoratori si dividono anche in base alla durata del contratto. Il precario non può scioperare, non può fiatare, lavora e basta.

    L'impressione che si ha è che il contratto di alcuni (gli indeterminati) fa leva sul contratto di altri (i precari). Dice: "povere vittime". Manco per un cazzo. Ci stavo scrivendo una cosa, sulla mia esperienza precaria. Perché quella è 'na giungla. Entri nel mondo del lavoro e ti educano a non guardare in faccia a nessuno, a farti i cazzi tuoi e a stare sempre spalle al muro perché il primo che passa può incularti. E la gente tu dovresti vedere come se lo impara. Certi pezzi di merda che tu manco te lo immagini. Tutto perché, e questa è cosa risaputa, non c'è spazio per tutti. Passano pochi alla volta. E quei pochi vengono selezionati tra le bestie migliori.

    Ora è chiaro che, se da un lato ciai gli schiavi moderni - che prima erano schiavi a tempo, e ci poteva stare, ma adesso sono schiavi a tempo, quelli sì, indeterminato - dall'altro iniziano ad ingrossarsi le fila degli indeterminati di, come dicevo prima, pezzi di merda.

    Il risultato è che i lavoratori non sono più un unico corpo. Nemmeno quelli dello stesso settore e stesso reparto. Il padronato cià diviso. E noi ci siamo fatti dividere, con la complicità dei sindacati.

    Guarda la battaglia sull'articolo 18. Cianno fatto scendere in piazza per difendere un sacrosanto diritto di pochi, senza contare che, sotto sotto, già lo stavano aggirando. Era un accordo, o così lo rileggo ora. "Non esagerate, dobbiamo metterci intorno ad un tavolo". E i padroni si siedono sempre, se il sindacato li invita.

    Ora Marchionne, oltre ai precari su cui far leva, cià pure non tanto la Serbia e la Polonia, quanto gli Stati Uniti. Ormai con Obama è pappa e ciccia. E Obama sarà pure di sinistra, nero, una novità, tutt'altra cosa rispetto a George W. Bush, l'idolo degli italiani ma, ricordiamocelo, è pur sempre americano. E lì le cose funzionano diversamente che da noi. Lì se gli girano i coglioni al padrone, quello ti caccia all'istante. Vai a sistemare le cose dentro un cartoncino e te ne vai. Torni a casa e ti metti a trovare un altro lavoro. Ora. Quelli, a queste condizioni, lavorano in fabbrica lì. Giustamente, qualcuno di loro leggendo i giornali si sarà detto: "Combah, ma there mica is possible fa' sta cosa. Noi che stamo with the chiappe strette e quelli che se vojono spaparanza'". E allora, pe non creà casini, che in USA magari i casini partono dalla Fiat e chissà 'ndo cazzo arrivano Obama s'è voluto tutela'. Dopo il petrolio, dopo la riforma sulla sanità, dopo che ha rimesso dentro 'na Clinton nella sua squadra, non se ne poteva fa' addebita' n'altra - "ciai portato i comunisti veri" - avrà detto a Marchionne: "se vuoi ridurre i costi pensa all'Italia, a noi non ce rompe the cojons". Dice: "vabbè, ma te pare che quello, come un cagnolino, je dice de sì?". Beh, in Fiat non sarebbe la prima volta. Quando hanno ordinato, sempre gli americani, de mette fuori Gheddafi, quelli che fino al giorno prima sembravano i migliori amici suoi, non hanno esitato a pugnalarlo alle spalle - "Vaffanculo, te e le tende" - e così se so' levati dai cojoni er libico.

    Quindi capisci che in una situazione del genere, stare fermi e arroccati su una posizione, potrebbe rivelarsi la tattica più sbagliata in assoluto. Bisogna rilanciare e farlo con intelligenza. Oggi rinunci a 'na cosa, per prendertene due domani.

    Pubblicato 13 anni fa #

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