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(122 articoli)
  1. mauz

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    La lettura di un poeta gagliadamente filosofico in chiave sentimentale è proprio quello che mi fa sgonfiare la maionese. Poi, verso i quaranta iniziano a capire, alcune, ma è tardi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. Per Magda: mi permetto di farti notare che sembri generalizzare troppo la categoria uomo. Noi non siamo tutti uguali (e meno male). Ci sono uomini che piangono per un capello bianco e altri che non battono ciglio di fronte alla morte della madre. Idem le donne. Non esistono le categorie uomo/donna. Sarebbe troppo facile. Siamo tutti persone. Io la vedo così.

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. magda

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    Membro

    Ciao Nando, come va? Non temere, lo so che non siete tutti uguali. Però non semplificare troppo le cose nemmeno tu. Sarà per il mio lavoro, ma a me piace di più vederla femminile-maschile. A te? Mica ti si sgonfierà la maionese pure a te no?

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. Ciao, scusa ma per caso ci siamo conosciuti da qualche parte anni fa?
    Vedo che mi chiami Nando come ai tempi del liceo e mi stai facendo venire il dubbio.

    Vedi però che riconosci la tua visione dicotomica?

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. tataka

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    Beh che fai, ti fermi?
    Non io con tal vergogna scenderò sottoterra; ma il disprezzo piuttosto che si serra di te nel petto mio, mostrato avrò quanto si possa aperto; ben ch'io sappia che obblio preme chi troppo all'età propria increbbe.

    Quella era la parte dedicata allo sviluppo e al progresso. Di quello parlavate tu e K. Praticamente in piena Rivoluzione Industriale Leopardi aveva già capito tutto.

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. magda

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    Non credo Nando, io non sono nemmeno di queste parti, e poi mi sa che sono una tua sorella un poco maggiore, ma io non mi formalizzo. Se però preferisci ti do del Fernando ma senza cognome, sarebbe troppo lungo. Dicotomia? Ma non è meglio la complementarietà?

    Quella invece era la promessa etica che dovrebbe informare tutte le voglie di progresso.

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. Beh, 'La Ginestra' di Leopardi arriva - com'è stato detto - quando l'autore aveva compiuto 38 anni di una vita che per lui non era stata ciò che aveva desiderato. Insomma, dopo vari tentativi di inserirsi nella civiltà 'superba e sciocca', s'era arreso da tempo. La scrive a Napoli e di lì a poco sarebbe morto (1837, a soli 15 giorni dal suo 39esimo compleanno).

    Leopardi non amava il progresso, e siamo d'accordo. Certo non si può dire che amasse la Natura. Era depresso, Leopardi. Molto più di quanto Scalfari dica di Cossiga. E, poi, se c'è un'opera di Leopardi dove la Natura è matrigna, quella è proprio la Ginestra. D'altronde, uno che sta vicino alla morte ed è malato da tanto, può amare mai quella che sente come la sua aguzzina?

    Vaglielo a dire a Leopardi dell'armonia del Cosmo. Nella migliore delle ipotesi, avrebbe raccolto le forze e t'avrebbe accompagnato a forza alla porta.

    E' proprio per le sue condizioni fisiche che deve rinunciare a tutti i sogni di gloria.
    Rinuncia all'assegno dello Stella (il suo primo editore) e torna dal padre dicendogli: "chissà che mi credevo".

    Fosse vissuto in quest'epoca, magari il nostro Giacomo avrebbe avuto modo di curarsi. Ne avrebbe perso la poesia, forse, ma ne avrebbe guadagnato l'uomo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. magda

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    Certo la sofferenza conta, e come, alla scala della specie. Ma alla scala individuale, e in certi casi, è un evento e a nulla vale pensare ad una alternativa. Per lui è stato così, e così densamente che Leopardi potè iniziare il suo viaggio da bambino, a soli undici anni. Preda di un dolcissimo possente dominatore, terribile ma caro dono del ciel. Capace, benchè la malattia, a ragionar di immagini e fole con le sue vaghe stelle dell'orsa. Ignaro nel cor che l'età verde era dannato a consumar nel natio borgo selvaggio intra una gente zotica e vil. Ma non abbandonò la presa e l'armonia la percepì di continuo, naufragandoci dolcemente, e sempre parlando tornò alle speranze e agli ameni inganni. Chissà magari in questa epoca avrebbe avuto caratteri poetici transgenici o forse se fosse vissuto in questa epoca semplicemente non ci sarebbe stato.

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. k

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    Ah, la signora s’è offesa per un “matta col botto”? E dove credeva d’essere capitata qua, al Circolo dei Nobili o a quello della Caccia? Quel “matta” era detto nel tono scherzoso e colloquiale tipico di questo forum, che si configura da sempre come un bar virtuale. Chi non gli piace, se ne può anche andare. Ma del resto lei non aveva fatto altro che cazzeggiare, schernire e dileggiare gli altri – specie se maschi – e questo aveva fatto pensare che avesse capito benissimo, ed avesse accettato, lo spirito del Forum-Bar. Invece no, era a senso unico e la Principessa sul Pisello s’è adombrata.

    Ora lasciamo perdere il fatto che uno che ritiene che l’opposizione maschio/femmina sia prioritaria e quindi esplicativa anche di quella tra uomo e natura, e soprattutto di quella tra essere, non essere e divenire (che era l’oggetto specifico della discussione in atto), più di qualche rotella fuori posto ce la deve pure avere. Ma sono affari suoi, che me ne frega a me?

    Quello che è il nodo della questione, però, Magda – la verità nuda e cruda, se hai il coraggio di dirtela – è che a te quello che t'ha fatto rodere non è stato il "matta" in sé, che era comunque, ripeto, scherzoso, ma la montagna di fatti, dati ed argomentazioni a cui non sei riuscita ad opporre una sola risposta specifica ed argomentata. Hai fatto scena muta, come si suole dire – dietro la lavagna con le orecchie d’asino – provando solo a riproporre pedissequamente la querula cantilena autoreferenziale del tuo personalissimo concetto d'armonia. E’ questo che t’ha fatto rodere e allora ti sei messa la scopa in culo – come si dice dalle mie parti – e ti sei inalberata: “Come ti permetti di dirmi matta?”
    Io scherzavo, Magda, non dicevo davvero, non lo so sei matta. Però adesso so che sei stronza.
    Non avrai più un solo minuto del mio tempo. Vattene affanculo a nantra parte.

    (La colpa però è mia che do confidenza, come niente fosse, anche al primo fesso che passa.)

    (Poi, ornitologo! Che cazzo d’ornitologo sei, se manco sai che gli uccelli, di tanto in tanto, si danno appuntamento a stormi e stormi in determinati posti per ingaggiare tra loro cruenti battaglie? Te lo debbo dire io? Ma dov'è che hai studiato da ornitologo, alla Scuola Radio Elettra di Torino? Fatte fa’ pure il master de psichiatria, no?)

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. tataka

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    Se Leopardi avesse letto che la sua poesia era ispirata alla depressione raccoglieva le sue poche forze e fuori dalla porta vi sbatteva a voi. S'incazzava moltissimo quando già all'epoca collegavano il pessimismo delle sue poesie alla sua triste vita.

    Se fosse vissuto oggi, nell'Era dell'Infelicità, dove il disagio esistenziale è diventato un fenomeno di massa, non credo che il nostro Giacomo sarebbe stato felice. In fondo la grande popolarità di cui gode oggi (ha più fan su Facebook lui di tutti i poeti del Novecento messi insieme) è dovuta proprio all'aver anticipato di un secolo il conflitto generazionale, la difficile convivenza col conformismo, la solitudine, il male di vivere.

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. Inaccettabile il tentativo di ridurre l'opera di uno dei massimi poeti italiani allo sfogo di un depresso sfigato.

    Irricevibile.

    Come se poi la vita e la carriera di molti altri poeti, salvo rare eccezioni...
    La poesia nasce dal dolore, dalla solitudine, dalla sconfitta: è del tutto evidente, è del tutto naturale.

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. Woltaired

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    hanno lanciato una magda nello stagno, belìn che caos!
    bello però.
    (PS: meno male che piscio seduto)

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. Certo che s'incazzava Tatà. Era vero.

    Bassoli, sei perfetto. Dici che una cosa è irricevibile e poi sostieni quella stessa tesi, allargandola a tutti gli altri (poeti, in questo caso).

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. Caro Torquemada,

    nessuno ci ha insegnato ad amare profondamente la vita, in ogni sua sfaccettatura, come Leopardi, un vero genio della parola, un uomo coltissimo (pochi se lo ricordano, tutti a soffermarsi sui suoi malanni).

    Se non avete capito che le opere del Leopardi sono un inno -indiretto - alla bellezza del creato e un'esaltazione (seppure sublimata nell'arte) della gioia di stare al mondo, non avete saputo scavare nel cuore della poetica dell'illustre recanatese.

    Noi che desideriamo impegnarci nella scrittura dovremmo recarci sulla sua tomba una volta al mese, per rendergli omaggio e riflettere sulla misera condizione attuale della letteratura italiana...

    Scrivere che Leopardi era depresso è come scrivere che Pasolini era gay. Significa banalizzare, fare del qualunquismo, spostare l'attenzione dal tema principale. Fare come Mourinho.

    No, io non ci sto.

    Leopardi aveva due palle come cocomeri, altro che depresso.
    E infatti l'assegno dello Stella se l'è giustamente fatto scivolare addosso schifato, da vero signore.

    Sono questi i cittadini che ci rendono fieri di essere italiani.
    Sono questi i cittadini-letterati-liberi pensatori che andrebbero lungamente celebrati da maratone televisive, altro che personaggi come Cossiga...

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. magda

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    Bravo Nando. Il nodo della questione è che non credo che qui siano in tanti quelli che possono dire di avere visto nuda e cruda, non la, ma, una principessa sul pisello, e mi fermo qui. La complementarietà femmina - maschio (in questo ordine) vi piaccia o no è la realtà, vera. Il maschio non genera, tuttalpiù feconda, dunque ragazzi miei siete liberi di menarvelo come più vi piace, anche follemente. Ma ricordate che si diventa sordi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. zaphod

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    Fondatore

    Amagda, ma che cazzo stai a dì?
    Torno qua sopra dopo tre giorni che non potevo connettermi e mi becco gli insulti come maschio rappresentante di una genìa di maschi subumani (tutti i maschi sono subumani tranne quelli che ti stanno simpatici a te, giusto?)
    Ma come, ero lì lì per ringraziarti - perché credo che grazie alle tue provocazioni avevamo avuto in anteprima (esplicitata per iscritto credo per la prima volta) una dichiarazione di poetica di uno dei maggiori (non dico il maggiore perché è amico mio) autori contemporanei, tanto che appena finisco di scrivere sto post vado a fare copiaincolla di tutto il thread - stavo quasi per invitarti pur'io al progetto colonico, ché una ornitologa, matta, verde e femminista ci faceva comodo davvero, e tu invece (sorda sì a tutto quello che ti è stato detto) ti metti a insultare gratuitamente tutti e ognuno?

    L'armonia dello sviluppo?

    Ma hai idea di quanto fossero armoniche le formazioni di battaglia di Giulio Cesare, o i campi di sterminio del terzo Reich, o le parabole perfette dei due aerei che si sono schiantati sulle Torri Gemelle?
    Mo' lo decidi tu quale è l'armonia buona e quale no?
    Allora siamo in buone mani...

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. zero71

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    Allora, tanto per cominciare Mourinho quest'anno cià dato la triplete. Adesso in conferenza stampa può aver detto tutto e il suo contrario però io ho dovuto aspettare tutti i miei quasi quarant'anni per vedere il mio capitano alzare la coppa dei campioni. Quanto a banalizzare semmai ha dato da mangiare a tutta la stampa sportiva italiana.

    Leopardi è stato un grandissimo intellettuale. Però calma e attenzione:

    1) La sua privilegiatissima condizione sociale e familiare gli ha sempre fatto vivere il rapporto col mondo da distaccato; non per la malattia ma perché gli faceva ritenere

    il natìo borgo
    selvaggio; pensava di vivere
    intra una gente zotica e vil
    .
    Cito Magda perché da queste parole mi sembra difficile si possa dedurre un atteggiamento alla ricerca di qualsiasi armonia: questo disprezzava con ardore e il suo naufragare era in tutto ciò che lo teneva lontano dalla merda da cui credeva di essere circondato. Insomma non erano tutti persone. Leggendo quel capolavoro dello Zibaldone in più punti questo si evince chiaramente.

    2)Che Leopardi fosse contro il progresso dell'uomo si legge chiaramente in Zibaldone 1558,2 e segg.

    Discorre il Monti (Proposta ec. vol. I, p. 227). della separazione da farsi della natura bruta dalla coltivata. Vedilo. Egli antepone, come si può ben credere, questa a quella. È verissimo. L’arte emenda, abbellisce, ec. ec. non poche volte la natura. La natura non tocca dall’arte, spessissimo è intollerabile, dannosa, schifosa (come dice il Monti ). Ma come tutto ciò? forse assolutamente? non già; ma relativamente all’uomo. Or tutto ciò che vuol dire? che la natura ha errato? ch’ell’é imperfetta nelle sue opere? Cosí la pensano coloro a’ quali par molto piú assurdo che l’uomo non faccia tutto bene, di quello che la natura abbia fatto ogni cosa male, e sbagliato a ogni tratto, e vada sempre mendicando l’opera e il soccorso delle sue proprie creature. Ma io dico. Quelle cose che senza un’infinita arte dell’uomo, non gli giovano, non gli piacciono, o gli nocciono, o fanno nausea ec. non erano e non son fatte per l’uomo. Il mondo non è tutto fatto per l’uomo. Quelle cose che eran fatte per lui, o dovevano aver relazione con lui, ed avercela in quel tal modo, la natura le ha ordinate con tutta la possibile perfezione al suo bene. Cosí ha fatto per tutte le altre cose, il cui bene non sempre si accorda con quello dell’uomo.

    Ma poiché l’uomo, mediante ciò che si chiama perfezionamento, e io chiamo corruzione, s’é posto in relazione con tutto il mondo, s’é proccurata un’infinità di bisogni ec. ec. ha dovuto con infinite difficoltà ridurre tutte le cose a uno stato idoneo al suo servizio; e le stesse cose che la natura avea destinate al suo uso, non essendo piú buone a servirlo nel suo nuovo stato, ha dovuto, parte abbandonarle, parte ridurle a una condizione diversissima ed anche opposta alla naturale. Che vuol dir questo? non che la natura è imperfetta, ma che l’uomo non è qual doveva. Se l’arte è necessaria alla natura rispetto all’uomo, e non un’arte, dirò cosí, naturale, come n’adoprano proporzionatamente anche i bruti, ma un’arte difficilissima, infinita, complicatissima, lontanissima dalla natura; ciò non vuol dire che la natura per se stessa abbisogna dell’arte, ma che l’uomo è ridotto in tale
    stato che non gli basta piú la natura di gran lunga; e ciò prova che questo stato non gli conviene. L’uomo alterandosi, ha trovato la natura imperfetta per lui. Ciò vuol dire ch’egli non s’é dunque perfezionato, ma corrotto; ciò vuol dire che egli non corrisponde piú al sistema delle cose, e per conseguenza ch’egli è in uno stato vizioso. L’imperfezione dell’uomo, che non ha niente d’assurdo, perché vien da lui, noi l’ascriviamo alla natura, il che è assurdissimo in sí perfetta maestra, e poi in quella che è la sola norma e ragione del perché una cosa sia perfetta o no; giacché fuor di lei, e della sua libera disposizione, non esiste altra ragione di perfezione o imperfezione. Dopo che l’uomo s’é cambiato, ha dovuto cambiar la natura. Ciò prova ch’egli non doveva cambiarsi. Se la sua nuova condizione fosse stata voluta e ordinata dalla natura, ella avrebbe disposte e ordinate le altre cose in modo che corrispondessero e servissero perfettamente a questa nuova condizione. E non dopo il cambiamento, ma prima di esso, l’uomo si sarebbe trovato in opposizione colla natura, (come oggi si trova tutto giorno) se il cambiamento fosse stato primordialmente ed essenzialmente ordinato dalla natura, cioè dalla ragion delle cose. Tutti gli esseri nel loro stato relativo di perfezione, trovano la natura perfettamente corrispondente ai loro fini, al loro bene, ec. e si trovano in perfetta armonia con tutte le cose che hanno relazione naturale ed essenziale (non accidentale) con loro. Solamente l’uomo in quello stato ch’egli chiama di perfezione, trova la natura renitente, ripugnante, mal disposta a’ suoi vantaggi, a’ suoi piaceri, a’ suoi desiderii, a’ suoi fini, e gli conviene rifabbricarla. Quanto piú egli s’avanza verso la sognata perfezione del suo essere tanto meno si trova in armonia colle cose quali elle sono, e gli conviene, raddoppiando proporzionatamente l’arte, e vincendo sempre maggiori difficoltà, cambiar le
    cose e farle essere diversamente. Quanto piú l’uomo è perfetto, cioè in armonia col sistema delle cose esistenti, e di se stesso, tanto piú gli è difficile e faticoso il vivere, e l’esser felice. Che strana assurdità sarebbe questa nella natura? che strana contraddizione con tutte le altre anche menome parti del suo sistema?

    Se dunque l’arte è necessaria oggi all’uomo, e se la natura bruta gli è incompatibile, ciò vuol dire ch’egli non è qual dovrebbe, e che il suo vero stato di perfezione è il primitivo, come quello di tutte le altre cose. Lungi pertanto dall’esser questo un argomento contro il mio sistema, combatte fortemente per lui (25 agosto, dí di S. Bartolomeo, 1821). Vedi p. 1699. capoverso 2.

    Se fosse stato per Leopardi adesso non staremmo a discutere su questo forum; non avremmo avuto la tecnologia per farlo e, soprattutto, non ne saremmo stati degni.

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. zero71

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    Quanto alla complementarietà maschio femmina, cara Magda, tu certo non la aiuti. La donna genera? Solo dopo aver stabilito con l'uomo un rapporto di volontà generativa in cui la fecondazione è essenziale e senza la quale non ci sarebbe procreazione. Se ti manca questo passaggio tu ti infili nel sentiero dell'autodistruzione.
    Inoltre dichiari apertamente che non è armonia quella che cerchi ma supremazia all'interno della specie che è naturalmente differenziata.

    p.s. Con quella cosa della principessa nuda e cruda sul pisello per caso hai puntato ad una provocazione banale, qualunquista e veterofemminista sulla virilità? Spero di no.

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. k

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    Fatela finita, vaffanculo, che sennò arriva quello e ve dice "branco".

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. k

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    Tata', io però te lo avevo detto di andare a Lettere. Come puoi uscirtene con:

    "l'aver anticipato di un secolo il conflitto generazionale, la difficile convivenza col conformismo, la solitudine, il male di vivere"?

    Tata', ma tu hai mai sentito parlare di Lucrezio o di Petrarca? Sta roba c'è sempre stata nella storia della letteratura.

    Bassoli invece:

    "Scrivere che Leopardi era depresso è come scrivere che Pasolini era gay. Significa banalizzare, fare del qualunquismo, spostare l'attenzione dal tema principale".

    Orbene, Ferna', mo' spiegami un po': ma davvero, secondo te, se Pasolini non fosse stato gay e non avesse avuto la vita che ha avuto, ugualmente avrebbe prodotto - e nello stesso modo - le stesse opere che ha poi prodotto? Ma tu sei scemo. Asor Rosa ti menerebbe. Vedi che è giunta l'ora che ti vai finalmente a iscrivere a Lettere anche tu?

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. magda

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    Ragazzi ma voi non dormite mai! Bisogna riposarsi, rilassarsi, sognare, godere

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    ridere

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. Woltaired

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    la tomba di Leopardi magari no, ma una visita alla casa/museo di Recanati sarebbe davvero utile per riscoprire un uomo vessato dalla nascita, sommerso di cultura, anche quella che il clero dell'epoca bruciava, ingabbiato in un banco in una biblioteca scura da un padre intellettuale e supremo che dichiarava che anche da una finestretta piccola si può vedere il mondo.
    (Monaldo Leopardi monade e un po' mona.)

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. tataka

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    Tata', ma tu hai mai sentito parlare di Lucrezio o di Petrarca? Sta roba c'è sempre stata nella storia della letteratura.

    Ma va, l'uomo sempre quello è. Però Leopardi li interpreta in maniera molto "anni Duemila". Gli altri due no.

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. magda

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    Ma mica vi sarete offesi, vero? Per far la pace vi mando un dono http://ec.europa.eu/environment/biodiversity/campaign/index_it.htm

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. Beh, c'è sempre l'altra faccia della medaglia. Non è tanto Leopardi ad essere moderno, quanto i suoi ammiratori - del Leopardi pensiero - antiquati.

    Pubblicato 13 anni fa #
  26. k

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    Qui l'unica stronza che s'era offesa eri tu. Comunque - visto che oltre ad essere ignorante come una capra e a non saper articolare una sola risposta di merito, non sai nemmeno chiedere scusa - arivaiffanculo tu e pure tutta la commissione europea. Chi cazzo se la incula la commissione europea?

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. tataka

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    Beh, c'è sempre l'altra faccia della medaglia. Non è tanto Leopardi ad essere moderno, quanto i suoi ammiratori - del Leopardi pensiero - antiquati.

    Giusto

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. magda

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    Ho capito che a voi più che il mondo come è interessa il mondo come viene descritto, ho capito che vi interessa solo la parola scritta e che i suoi eventuali esiti sentimentali li attribuite o alla malattia o alla omosessulaità. Poi ho visto che amate la citazione, allora eccovene una che vi potrebbe piacere,:
    "La vecchia canzone, signore mie. Le donne concepiscono, portano a termine, partoriscono, danno il seno, tirano grandi, vedono morire uno dei sei figli, se ne trovano uno nuovo infilato dentro come se niente fosse, e lo portano a termine, lo partoriscono come al solito con dolore, lo prendono a questo a quel seno, gli insegnano a dire mamma e a camminare; finché le ragazze - e qui contano fondamentalmente solo le figlie - aprono le gambe per un tipo qualunque e daccapo concepiscono ciò che, portato a termine, viene tuttora partorito sempre e soltanto dalle madri.
    Quanto meschinamente, al confronto, sono equipaggiati gli uomini. Quello che concepiscono sono comandi assurdi. Quel che portano a termine resta pura speculazione. I loro parti si chiamano il duomo, il motore diesel, la teoria della relatività, il dado da minestra Knorr, la maschera antigas, il piano economico. Conosciamo migliaia di realizzazioni altrettanto rinomate. Niente è stato impossibile ai signori. Hanno dovuto vincere la parete nord dell'Eiger, scoprire la via del mare per l'India, perforare il muro del suono, scindere l'atomo, inventare la scatola di conserva e il fucile ad ago, scavar fuori le rovine di Troia e Cnossso, portare a compimento nove sinfonie. È proprio perché non possono concepire, portare a termine, partorire in modo naturale e anche il loro cieco generar figli rimane discutibile per la sua lunatica monovalenza, che gli uomini devono fare ingegnose boccacce, devono arrampicarsi per gelate pareti nord e perforare muri del suono, ammonticchiano piramidi, scavano canali di Panama, sbarrano valli, sperimentano come sotto costrizione finché tutto è sintetico, devono porre in continuazione, in quadri, con parole, mediante musiche, la questione dell'io, dell'essere, del senso, del perché a che scopo e dove, devono strapazzarsi come un sol uomo nel trantran detto storia mondiale affinché sputi fuori bell'e fatta la causa maschile, vittorie e sconfitte datate, scismi e divisioni, verbali e monumenti. Affari e grandi imprese di oggi: Calcutta. La diga di Assuan. La pillola. Watergate. Cosi si chiamano i parti surrettizi degli uomini. Un principio, uno qualunque, li ha ingravidati. Vanno in giro incinti dell'Imperativo Categorico. Gli affari militari, dominati esclusivamente da loro, li pongono se non altro nella situazione di pre-datare la morte come sgravio nell'incerto. Ma ciò che partoriscono - sia creazione o aborto - non imparerà mai a camminare, non saprà dire mamma. Intristirà non allattato o si perpetuerà solo cartaceamente: figli virilmente partoriti coi calli al culo.
    Cultura? Comenò! Comenò! Ovvero l'obitorio. Cartacce riempiono le biblioteche. Musica ammuffita nei dischi. Cotto gotico che si sbriciola. Nei musei climatizzati l'arte non si ricorda delle sue origini. E gli archivi segreti, in cui gli aborti partoriti dagli uomini continuano a vivere, scricchiolando piano, sottoforma di atroci dossiers. Già esiste la banca dei dati. Già l'umanità si numera, appellabile in qualsiasi momento. In breve: tutto ciò, come realizzazione, è orribilmente sbalorditivo. Parliamo di azione anticipatrice. Diciamo: È stato grande anche nel fallimento. Sostiamo commossi davanti a tragiche dimostrazioni d'esistenza che tuttavia sono tutte senza natura, sono ben povere in confronto alla natura e, poiché spremute cosi innaturalmente, si possono apprezzare solo come testimonianze a carico. Invece le donne - perfino quando hanno studiato, si sono emancipate e potrebbero migliorare il computer, innalzare i profitti, modernizzare gli armamenti e plasmare lo Stato - restano sempre natura, seppur graziosamente pettinata. Hanno il flusso ogni mese. Danno la vita perfino quando ricorrono ad anonimo seme in conserva. A loro, solo a loro monta puntualmente il latte. Si, in linea di principio sono madri, anche se non lo sono, non lo sono ancora o in determinate circostanze non lo saranno mai e rimangono per così dire vergini. Lo dico: le donne non debbono provvedere alla vita postuma, perché incarnano la vita; gli uomini invece possono comprovarsi una vita postuma solo al di fuori di sé, costruendo la casa, piantando l'albero, compiendo l'azione, cadendo gloriosamente in guerra, ma prima facendo in tempo a generare il pargolo. Chi non sa partorire è al massimo padre presunto, e povero di fronte alla natura." Infine per rendermi accetta e rendervi felici dovrei usare come formula di saluto: vaffanculo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. mauz

    offline
    Membro

    Procreazione primo crimine.

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. Magda, ma quand'è che ti sei lasciata? Ne vogliamo parlare?

    Pubblicato 13 anni fa #

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