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Politica generale

(1560 articoli)

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  1. zanoni

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    Membro

    le fonti non ne parlano, non e' detto che l'episodio non sia vero o almeno verosimile (perche' esistono delle fonti alternative, magari del tutto apocrife): ma non e' questo il problema, ovviamente...

    Pubblicato 12 anni fa #
  2. sensi da trento

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    Membro

    le fonti ne parlano, invece, ma non sono credibili.
    anzi: non possono neanche essere definite fonti.

    Pubblicato 12 anni fa #
  3. A.

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    Moderatore

    B. d. M. mi segnala questo articolo di Malvino (L. Castaldi), dove si allegano altre fonti che confermerebbero quanto detto da Saviano.

    http://malvinodue.blogspot.it/2012/05/offri-centomila-lire-chi-ti-salva.html

    Pubblicato 12 anni fa #
  4. Saviano può anche avere ragione nello specifico ma chiedere un risarcimento del genere si commenta da sé.

    Pubblicato 12 anni fa #
  5. A.

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    Moderatore

    Io, come Zaphod, mi dissocio da te e da Sensi. Se vi querela, li cacciate voi i soldi.
    E adesso basta con questo discorso.

    Pubblicato 12 anni fa #
  6. sensi da trento

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    Membro

    eh no caro mio!
    li caccia pure il webmaster dell'anonima scrittori, così come li potrebbe cacciare l'editore del corriere del mezzogiorno.

    ma tu sei lo stesso A che predicava che in caso di dittatura, avrebbe imbracciato le armi per difendere la democrazia?
    lo stesso A che affermava che sarebbe andato sui monti come i partigiani?

    vabbè, quando arriva quel momento fammi un fischio: io ti aspetto nella valle affianco al tuo monte, nella locale osteria.
    mi trovi a giocare a briscola insieme agli altri fratelli rivoluzionari.

    mi piaceva moltissimo la signature che aveva zaphod, nella precedente versione del sito:
    "La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza." (Mao Tse Tung)

    Pubblicato 12 anni fa #
  7. sensi da trento

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    Membro

    dal blog di malvino.

    " Si racconta che con gran senso pratico dicesse al figlio: «Offri centomila lire a chi ti salva»”. "
    ah, ecco!

    Pubblicato 12 anni fa #
  8. sensi da trento

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    Membro

    Saviano può anche avere ragione nello specifico

    fratè? il lavoro di storico non si fa nell'intervallo che passa tra una bicchierata all'osteria e i tre raggi a briscola che fai subito dopo.
    come si faccia il lavoro di storico te lo spiega bene Pennacchi nel suo "Le iene del Circeo" che prima di raccontarci il fatto in sé del ritrovamento del cranio, si premura di farci sapere chi siano le fonti.
    "E che cazzo, pennà! te e finestra ve siete messi d'accordo e adesso ce state a venì a pija per il culo a tutti quanti!"

    e allora pennacchi che fa? ti descrive finestra, ti fa capire che tutto è meno che uno che cojona la gente, ti spiega che sono stati 20 anni senza parlarsi ecc. ecc.
    a quel punto, la testimonianza che si potrebbe ritenere poco veritiera, fatta da un amico che ti vuol fare un favore, diventa testimonianza veritiera.
    contestabile come tutte le fonti, ma tracciabile e punto di partenza di ulteriori indagini e ragionamenti.

    questo è: invece il "Si racconta che con gran senso... " non risponde a nessuna delle caratteristiche che una fonte storica deve avere.
    si racconta chi? e soprattutto dove?
    nella sagrestia della parrocchia locale? nel bordello che ci sta di fianco?
    boh....

    Pubblicato 12 anni fa #
  9. zaphod

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    Fondatore

    Sensi, tu - sia detto e letto con grande affetto - sei un testa di cazzo e quando torno a casa e posso scrivere con tranquillità ti spiego perché.

    Statemi bene.

    Pubblicato 12 anni fa #
  10. sensi da trento

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    Membro

    te vojo bene anche io e aspetto di leggere il tuo intervento.
    a dopo

    Pubblicato 12 anni fa #
  11. A.

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    Moderatore

    Sai che c'è, Sensi?

    apri il link

    Pubblicato 12 anni fa #
  12. llux

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    Membro

    I dubbi di quest'ultima sull'attendibilità dell'episodio, la loro pubblicazione e quindi i successivi articoli apparsi su questo giornale e su altre testate avrebbero dato vita, secondo Saviano, ad una vera e propria campagna diffamatoria con conseguente «pregiudizio» per la reputazione dell'«istante». Conclusione: quattro milioni di risarcimento per danni non patrimoniali e 700 mila per danni patrimoniali.

    questo è quanto riportato dal Corriere del Mezzogiorno, parte in causa mi sembra, no?
    a me sembra di capire che Saviano abbia scelto le vie legali per la campagna diffamatoria condotta nei suoi confronti con altri articoli che hanno preso spunto dalla lettera della nipote di Croce,e non perché venga messa in discussione la sua capacità di analisi nell' interpretare le fonti.
    Io non lo so che cosa abbiano scritto dopo, ma non credo proprio che l'abbiano contestato come storico. Sbalordisce anche me la richiesta che ha fatto, e pure sono di parte. Però mi piacerebbe sapere cosa gli ha fatto girare così le balle e , ripeto, non credo proprio che sia il "rimbrotto" della Herling.

    Pubblicato 12 anni fa #
  13. sensi da trento

    offline
    Membro

    se te faccio una ricerca su internet poi ci vieni in piazza con me a urlà CALAMANDREI CALAMANDREI??

    guarda che stavolta nun te pagano pe' annà in piazza....

    Pubblicato 12 anni fa #
  14. A.

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    Moderatore

    dedicato a chi è morto per la nostra libertà, anche di dire eventualmente sciocchezze

    SENSI GENUFLETTITI!

    Piero CALAMANDREI scrisse:

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    Pubblicato 12 anni fa #
  15. llux

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    Membro

    Tu e io, sulla stessa piazza, possiamo stare solo su fronti contrapposti...
    grazie per la proposta, ma 'sta ricerca non vedrà mai la luce.

    Pubblicato 12 anni fa #
  16. sensi da trento

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    Membro

    SENSI GENUFLETTITI!

    a fratè??
    io in montagna ce vado.
    sei tu che quando se tratta de fa' sul serio te la fai sotto.
    che calamandrei possa perdonare questi suoi sostenitori....

    Pubblicato 12 anni fa #
  17. sensi da trento

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    Membro

    Tu e io, sulla stessa piazza, possiamo stare solo su fronti contrapposti...

    tu in piazza ce vai solo quando sei sicura che il pericolo sia passato.

    cmq eccoti qua la videostoria

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    Pubblicato 12 anni fa #
  18. zaphod

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    Fondatore

    Primo: al webmaster dell'anonima non fanno niente, il responsabile del sito sono io e se qualcuno querela un utente del forum mi chiamano per sapere chi è l'utente. Se nella querela c'è pure l'Anonima se la pigliano direttamente con me. Io per la parte mia so come rispondere, per la vostra fate come vi pare.

    Secondo: Sensi utilizza una tattica già sperimentata su queste pagine (e su altre) da guru del web e dei social network di fama internazionale. Il termine scientifico è "buttarla in caciara". Prima la spari grossa. Poi - alzando il ditino per sentire come tira il vento - si utilizza la tattica dell'anguilla sgusciando tra i commenti prendendo fior da fiore così da solleticare ego, debolezze e pruriginosità varie per tirare fuori argomenti a sostegno delle sue cangianti tesi. (Se zanna non stesse a Istanbul lo andrei ad aspettare sotto casa per menarlo, altro che sostegno alla storica querelata).

    Terzo: Saviano non lo conosco, ma lo considero "nel cerchio dell'Anonima Scrittori". Certo non nel primo e neanche in quelli più lontani. Ma in qualche modo le strade - lui non se ne sarà manco accorto - si sono incrociate. Gomorra è un libro bello e importante. Saviano è diventato un simbolo. Nel momento in cui c'era bisogno di schierarsi l'Anonima è stata chiamata a dare il suo contributo. A Latina sono stati due consiglieri comunali di orientamento politico opposto - guarda caso proprio Cesare Bruni e Giorgio De Marchis, l'organizzatore del picchetto a Finestra e il paladino dell'antiFederalismo militante - a chiederci di curare e organizzare la lettura pubblica di Gomorra.
    Adesso Saviano ha "bucato lo schermo" qualcuno dirà che ha pure rotto i coglioni (mi sono divertito a definire lui e Fazio "poeti Vogon") e di prese di posizione come quelle forse non ha più bisogno. Forse ha esagerato nella querela. Ma è pure vero che mi sembra ci sia una spinta a menare su Saviano per minimizzare il fenomeno Gomorra/Camorra. Io a questo gioco non voglio correre il rischio di prestarmi.

    Pubblicato 12 anni fa #
  19. A.

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    Moderatore

    Oggi parlando ai giovani il presidente Napolitano ha evocato questa lettera, la allego, per alzare tenore di un dibattito che pare emerso tra le righe qui sopra.
    A

    IAIME PINTOR: Lettera al fratello
28 novembre 1943

    In realtà la guerra, ultima fase del fascismo trionfante, ha agito su di noi più profondamente di quanto risulti a prima vista. La guerra ha distolto materialmente gli uomini dalle loro abitudini, li ha costretti a prendere atto con le mani e con gli occhi dei pericoli che minacciano i presupposti di ogni vita individuale, li ha persuasi che non c'è possibilità di salvezza nella neutralità e nell'isolamento. Nei più deboli questa violenza ha agito come una rottura degli schemi esteriori in cui vivevano: sarà la «generazione perduta » che ha visto infrante le proprie «carriere»; nei più forti ha portato una massa di materiali grezzi, di nuovi dati su cui crescerà la nuova esperienza. Senza la guerra io sarei rimasto un intellettuale con interessi prevalentemente letterari, avrei discusso i problemi dell'ordine politico, ma soprattutto avrei cercato nella storia dell'uomo solo le ragioni di un profondo interesse, e l'incontro con una ragazza o un impulso qualunque alla fantasia avrebbero contato per me più di ogni partito o dottrina. Altri amici, meglio disposti a sentire immediatamente il fatto politico, si erano dedicati da anni alla lotta contro il fascismo. Pur sentendomi sempre più vicino a loro, non so se mi sarei deciso a impegnarmi totalmente su quella strada: c'era in me un fondo troppo forte di gusti individuali, d'indifferenza e di spirito critico per sacrificare tutto questo a una fede collettiva. Soltanto la guerra ha risolto la situazione, travolgendo certi ostacoli, sgombrando il terreno da molti comodi ripari e mettendomi brutalmente a contatto con un mondo inconciliabile.
Credo che per la maggior parte dei miei coetanei questo passaggio sia stato naturale: la corsa verso la politica è un fenomeno che ho constatato in molti dei migliori, simile a quello che avvenne in Germania quando si esaurì l'ultima generazione romantica. Fenomeni di questo genere si riproducono ogni volta che la politica cessa di essere ordinaria amministrazione e impegna tutte le forze di una società per salvarla da una grave malattia, per rispondere a un estremo pericolo. Una società moderna si basa su una grande varietà di specificazioni, ma può sussistere soltanto se conserva la possibilità di abolirle a un certo momento per sacrificare tutto a un'unica esigenza rivoluzionaria. È questo il senso morale, non tecnico, della mobilitazione: una gioventù che non si conserva «disponibile», che si perde completamente nelle varie tecniche, è compromessa. A un certo momento gli intellettuali devono essere capaci di trasferire la loro esperienza sul terreno dell'utilità comune, ciascuno deve sapere prendere il suo posto in una organizzazione di combattimento.
Questo vale soprattutto per l'Italia. Parlo dell'Italia non perché mi stia più a cuore della Germania o dell'America, ma perché gli italiani sono la parte del genere umano con cui mi trovo naturalmente a contatto e su cui posso agire più facilmente. Gli italiani sono un popolo fiacco, profondamente corrotto dalla sua storia recente, sempre sul punto di cedere a una viltà o a una debolezza. Ma essi continuano a esprimere minoranze rivoluzionarie di prim'ordine: filosofi e operai che sono all'avanguardia d'Europa.
    'Italia è nata dal pensiero di pochi intellettuali: il Risorgimento, unico episodio della nostra storia politica, è stato lo sforzo di altre minoranze per restituire all'Europa un popolo di africani e di levantini. Oggi in nessuna nazione civile il distacco fra le possibilità vitali e la condizione attuale è così grande: tocca a noi di colmare questo distacco e di dichiarare lo stato d'emergenza.
Musicisti e scrittori dobbiamo rinunciare ai nostri privilegi per contribuire alla liberazione di tutti. Contrariamente a quanto afferma una frase celebre, le rivoluzioni riescono quando le preparano i poeti e i pittori, purché i poeti e i pittori sappiano quale deve essere la loro parte. Vent'anni fa la confusione dominante poteva far prendere sul serio l'impresa di Fiume. Oggi sono riaperte agli italiani tutte le possibilità del Risorgimento: nessun gesto è inutile purché non sia fine a se stesso. Quanto a me, ti assicuro che l'idea di andare a fare il partigiano in questa stagione mi diverte pochissimo; non ho mai apprezzato come ora i pregi della vita civile e ho coscienza di essere un ottimo traduttore un buon diplomatico, ma secondo ogni probabilità un mediocre partigiano. Tuttavia è l’unica possibilità aperta e l’accolgo.
Se non dovessi tornare non mostratevi inconsolabili. Una delle poche certezze acquistate nella mia esperienza e che non ci sono individui insostituibili e perdite irreparabili, Un uomo vivo trova sempre ragioni sufficienti di gioia negli altri uomini vivi, e tu che sei giovane e vitale hai il dovere di lasciare che morti seppelliscano i morti. Anche per questo ho scritto a tè e ho parlato di cose che forse ti sembrano ora meno evidenti ma che in definitiva contano più delle altre. Mi sarebbe stato difficile rivolgere la stessa esortazione alla mamma e agli zii, e il pensiero della loro angoscia è la più grave preoccupazione che abbia in questo momento. Non posso fermarmi su una difficile materia sentimentale, ma voglio che conoscano la mia gratitudine: il loro affetto e la.loro presenza sono stati uno dei fattori positivi principali nella mia vita. Un’altra grande ragione di felicità è stata l'amicizia, la possibilità di vincere la solitudine istituendo sinceri rapporti fra gli uomini.
Gli amici che mi sono stati più vicini, Kamenetzki, Balbo, qual cuna delle ragazze che ho amato, dividono con voi questi sereni pensieri e mi assicurano di non avere trascorso inutilmente questi anni di giovinezza.
Giaime

    La lettera venne scritta alcuni giorni prima della morte avvenuta a Castelnuovo al Volturno mentre tentava di attraversare il fronte e recarsi nel Lazio per organizzare l’attività partigiana.
Giaime Pintor, II sangue d'Europa, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1965.

    Pubblicato 12 anni fa #
  20. A.

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    Moderatore

    Io sono in disaccordo con K. E anche con Napolitano.
    Innanzitutto il 2 giugno è la festa della repubblica
    La repubblica è fondata sul lavoro
    Meglio una giornata di lavoro, magari delle forze armate.
    Proprio per il valore dei simboli.
    Pure se si è già speso soldi per la parata militare.
    Io ho giurato sulla Costituzione,
    in quanto sono un pubblico funzionario -
    in quanto insegnante della Repubblica
    esattamente come i soldati.
    E festeggio la festa della Repubblica.
    Fondata sul lavoro.

    Pubblicato 12 anni fa #
  21. sensi da trento

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    Membro

    bon... te vai a lavorare e io vado alla parata.

    poi il 25 aprile facciamo il contrario

    Pubblicato 12 anni fa #
  22. A.

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    Moderatore

    é la festa della repubblica
    non delle forze armate.
    Se volete capire capitelo,
    altrimenti
    io
    qui sopra
    non ho
    più
    nulla
    da
    dire

    Pubblicato 12 anni fa #
  23. sensi da trento

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    Membro

    pure il primo maggio è la festa dei lavoratori, però sulla piazza rossa ci sfilavano i carriarmati e i missili.

    Pubblicato 12 anni fa #
  24. A.

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    Moderatore

    >

    Pubblicato 12 anni fa #
  25. A.

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    Moderatore

    Questa è la lettera che Lelio Basso scrisse all’allora ministro della Difesa Arnaldo Forlani che decise di sospendere la parata militare del 2 giugno 1976 dopo il terremoto che sconvolse il Friuli.

    ______________________________________________________________
    Sono personalmente grato al ministro Forlani per avere deciso la sospensione della parata militare del 2 giugno, e naturalmente mi auguro che la sospensione diventi una soppressione.

    Non avevo mai capito, infatti, perché si dovesse celebrare la festa nazionale del 2 giugno con una parata militare. Che lo si facesse per la festa nazionale del 4 novembre aveva ancora un senso: il 4 novembre era la data di una battaglia che aveva chiuso vittoriosamente la prima guerra mondiale. Ma il 2 giugno fu una vittoria politica, la vittoria della coscienza civile e democratica del popolo sulle forze monarchiche e sui loro alleati: il clericalismo, il fascismo, la classe privilegiata. Perché avrebbe dovuto il popolo riconoscersi in quella sfilata di uomini armati e di mezzi militari che non avevano nulla di popolare e costituivano anzi un corpo separato, in netta contrapposizione con lo spirito della democrazia?

    C’era in quella parata una sopravvivenza del passato, il segno di una classe dirigente che aveva accettato a malincuore il responso popolare del 2 giugno e cercava di nasconderne il significato di rottura con il passato, cercava anzi di ristabilire a tutti i costi la continuità con questo passato. Certo, non si era potuto dopo il 2 giugno riprendere la marcia reale come inno nazionale, ma si era comunque cercato nel passato l’inno nazionale di una repubblica che avrebbe dovuto essere tutta tesa verso l’avvenire, avrebbe dovuto essere l’annuncio di un nuovo giorno, di una nuova era della storia nazionale. Io non ho naturalmente nulla contro l’inno di Mameli, che esalta i sentimenti patriottici del Risorgimento, ma mi si riconoscerà che, essendo nato un secolo prima, in circostanze del tutto diverse, non aveva e non poteva avere nulla che esprimesse lo spirito di profondo rinnovamento democratico che animava il popolo italiano e che aveva dato vita alla Repubblica.

    La Costituzione repubblicana, figlia precisamente del 2 giugno, aveva scritto nell’articolo primo che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.

    Una repubblica in primo luogo. E invece quel tentativo di rinverdire glorie militari che sarebbe difficile trovare nel passato, quel risuonare di armi sulle strade di Roma che avevano appena cessato di essere imperiali, quell’omaggio reso dalle autorità civili della repubblica alle forze armate, ci ripiombava in pieno nel clima della monarchia, quando il re era il comandante supremo delle forze armate, “primo maresciallo dell’impero”. Le monarchie, e anche quella italiana, eran nate da un cenno feudale e la loro storia era sempre stata commista alla storia degli eserciti: non a caso i re d’Italia si eran sempre riservati il diritto di scegliere personalmente i ministri militari, anziché lasciarli scegliere, come gli altri, dal presidente del consiglio. Ma che aveva da fare tutto questo con una repubblica che, all’art. 11 della sua costituzione, dichiarava di ripudiare la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali? Tradizionalmente le forze armate avevano avuto due compiti: uno di conquista verso l’esterno e uno di repressione all’interno, e ambedue sembravano incompatibili con la nuova costituzione repubblicana.

    Repubblica democratica in secondo luogo. In una democrazia sono le forze armate che devono prestare ossequio alle autorità civili, e, prima ancora, devono, come dice l’art. 52 della costituzione, uniformarsi allo spirito democratico della costituzione. Ma in questa direzione non si è fatto nulla e le forze armate hanno mantenuto lo spirito caratteristico del passato, il carattere autoritario e antidemocratico dei corpi separati, sono rimaste nettamente al di fuori della costituzione. I nostri governanti hanno favorito questa situazione spingendo ai vertici della carriera elementi fascisti, come il gen. De Lorenzo, ex-comandante dei carabinieri, ex-capo dei servizi segreti ed ex-capo di stato maggiore, e, infine, deputato fascista; come l’ammiraglio Birindelli, già assurto a un comando Nato e poi diventato anche lui deputato fascista; come il generale Miceli, ex-capo dei servizi segreti e ora candidato fascista alla Camera. Tutti, evidentemente, traditori del giuramento di fedeltà alla costituzione che bandisce il fascismo, eppure erano costoro, come supreme gerarchie delle forze armate, che avrebbero dovuto incarnare la repubblica agli occhi del popolo, sfilando alla testa delle loro truppe, nel giorno che avrebbe dovuto celebrare la vittoria della repubblica sulla monarchia e sul fascismo. E già che ho nominato De Lorenzo e Miceli, entrambi incriminati per reati gravi, e uno anche finito in prigione, che dire della ormai lunga lista di generali che sono stati o sono ospiti delle nostre carceri per reati infamanti? Quale prestigio può avere un esercito che ha questi comandanti? E quale lustro ne deriva a una nazione che li sceglie a proprio simbolo?

    Infine, non dimentichiamolo, questa repubblica democratica è fondata sul lavoro. Va bene che, nella realtà delle cose, anche quest’articolo della costituzione non ha trovato una vera applicazione. Ma forse proprio per questo non sarebbe più opportuno che lo si esaltasse almeno simbolicamente, che a celebrare la vittoria civile del 2 giugno si chiamassero le forze disarmate del lavoro che sono per definizione forze di pace, forze di progresso, le forze su cui dovrà inevitabilmente fondarsi la ricostruzione di una società e di uno stato che la classe di governo, anche con la complicità di molti comandanti delle forze armate, ha gettato nel precipizio?

    Vorrei che questo mio invito fosse raccolto da tutte le forze politiche democratiche, proprio come un segno distintivo dell’attaccamento alla democrazia. E vorrei terminare ancora una volta, anche se non sono Catone, con un deinde censeo: censeo che il reato di vilipendio delle forze armate (come tutti i reati di vilipendio) è inammissibile in una repubblica democratica.

    Lelio Basso

    Pubblicato 12 anni fa #
  26. sensi da trento

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    basso prendeva ordini dal kgb e aveva tutto l'interesse a un'italia inerme e mollacciona.

    noi però abbiamo il dovere di difendere l'italia nata dall'antifascismo e dalla resistenza nata dalle lotte partigiane.

    Pubblicato 12 anni fa #
  27. k

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    Vede, Sensi: A non è un comunista, ma un radical-chic arzigogolaio esattamente come Ferrero. Gli unici comunisti veri, qui dentro, siamo solo io e lei, memores temporis acti:

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    Pubblicato 12 anni fa #
  28. A.

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    Moderatore

    ...

    Pubblicato 12 anni fa #
  29. k

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    Pubblicato 12 anni fa #
  30. A.

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    Moderatore

    Anche a me l'inno dell'Unione Sovietica fa venire i brividi, è bellissimo.
    fermo questo, credo che Stalin abbia tradito la rivoluzione.

    Caro K, l'amicizia e la stima (spero reciproche) ci uniscono; la politica, e il calcio, ci dividono. E nella fattispecie concreta, ho ragione io. E basta.

    Per quanto riguarda Sensi, io continuo a pensare che egli sbruffoneggi.

    Pubblicato 12 anni fa #

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