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Questione morale

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  1. A

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    Mi permetto di aprire un 3D nuovo perchè oggi ho letto questo pezzo di Saviano su repubblica, e credo sia di una dirompenza civile che da solo merita di essere commentato. Tra l'altro, dento l'articolo, è riportata la storia (con relative intercettazioni) del penultimo scandalo ...
    Se letto bene, ci si potrebbe discutere anni.

    Dossier, calunnie e voti comprati
    la macchina del fango targata Cosentino
    Quando si dà fastidio al governo, o un politico viene scelto al posto di un altro più potente ma indagato dall'antimafia, si attiva una macchina fatta di dossier: giornalisti conniventi e politici faccendieri cercano di delegittimare i rivaliCosì si è organizzato il gruppo che voleva delegittimare Caldoro candidato prescelto dopo che Nicola Cosentino è stato accusato di essere a disposizione del clan dei Casalesi
    di ROBERTO SAVIANO

    Dossier, calunnie e voti comprati la macchina del fango targata Cosentino Nicola Cosentino

    QUANDO si dà fastidio al governo o a chi comanda cosa succede in Italia? Quando un politico viene scelto al posto di un altro più potente ma indagato dall'antimafia cosa accade? Ora lo vediamo. In quel momento, infatti, si attiva una macchina fatta di dossier: giornalisti conniventi e politici faccendieri cercano attraverso media e ricatti di delegittimare i rivali. Così succede a chi non si allinea, fango, voci, raccolta dei vizi, sgretolamento delle virtù. Un mestiere in cui alcuni cronisti campani sono maestri, un meccanismo che in Campania è remunerativo più che altrove. Leggere le indagini di questi ultimi giorni 1 prende allo stomaco, crea vertigine. Per questo tutti devono sapere e chi non reagisce sceglie, in qualche modo, di essere complice. Provate a leggere e capire quanto organizza Nicola Consentino insieme a Arcangelo Martino, Pasquale Lombardi, Flavio Carboni, Ernesto Sica. Con un aiuto fondamentale. Quello del Presidente della Corte di Appello di Salerno perché secondo i carabinieri "Umberto Marconi 2 dà una consulenza giuridica a tutta l'operazione e connette le informazioni all'ambiente giornalistico e giudiziario". Il gruppo si organizza per cercare di delegittimare Stefano Caldoro candidato prescelto dopo che Nicola Cosentino è stato accusato dalla procura di Napoli di essere un politico e un imprenditore a disposizione del clan dei Casalesi e da questi costruito.

    Berlusconi è informato - da quanto emerge nelle intercettazioni - di tutto. Attraverso Denis Verdini a Roma tutti sanno cosa sta facendo la banda del fango. Lasciano fare, per capire effettivamente se la diffamazione di Caldoro può oscurare le accuse di mafia a Cosentino. Tutto questo avviene inaspettatamente, essendo Caldoro un pupillo di Berlusconi, ma Cosentino è più potente più utile, e sa molte cose. Fino alla fine, il gruppo aspetta di convincere Berlusconi, che monitora e attende sino all'ultima ora disponibile per vedere se il piano viene realizzato o invece l'opinione pubblica ne resta indifferente.

    Cosentino vuole assolutamente diventare presidente della Regione Campania, e chi gli è intorno sa che con Cosentino presidente della Regione gli affari sarebbero esponenziali e quindi il gruppo - secondo l'indagine dei Carabinieri di Roma - inizia a raccogliere informazioni su Caldoro 4. La prima cosa che colpisce è che l'elemento chiave sono i suoi presunti rapporti omosessuali. L'omosessualità che attribuiscono a Caldoro diventa strumento di delegittimazione. Ed è una dimostrazione dell'arretramento della cultura politica. Quale sarebbe il "reato" o lo scandalo nell'essere omosessuale? Cosentino e il suo gruppo contano invece sul fatto che legare la vicenda Marrazzo a quella di Caldoro può incidere sull'opinione pubblica. L'obiettivo è fare pressioni sul Pdl romano, poiché, evidentemente, il sospetto di essere gay pesa più dell'essere indagati dall'antimafia. Emerge dalle intercettazioni che questa è la trovata di Cosentino e infatti alcuni vengono investiti del compito di compilare un dossier su Caldoro e i presunti suoi amanti uomini. Il dossier stenta ad arrivare e Martino e Cosentino sono preoccupati. Temono che tutto possa essere solo una storia di voci. Da dire con la "bocca". Loro voglio carte, dossier, dettagli da poter usare:

    Cosentino: Ma quell'amico la relazione l'ha portata no?
    Martino: L'ho chiamato sta venendo.. detto tra me e te mi sono anche molto arrabbiato nicò perché sono scocciato
    Cosentino: questo vuole piglià per il culo
    Martino: ho detto con la bocca con la bocca si mangiano i maccheroni diceva totò
    Cosentino: bravissimo bravissimo
    Martino: (...) Porta la cazzo di relazione perché sennò la scrivo io e non ne parliamo più
    Cosentino: bravo bravo bravo
    Martino: Se sai scrivere se poi non sai scrivere io lo so fare perché non sono fesso sono pure un poco laureato come te io non so che cazzo faccia nella vita..
    Cosentino: non lo so manco io
    Martino: forse farà i pompini pure lui che ne so ci stanno tanta gente qua Caldoro coso.. tutti questi fanno questo. Tutti. I bocchini.
    Cosentino: I bocchiniani
    La battuta sul cognome di Italo Bocchino è scontata ma Martino riconosce a Cosentino il merito di aver descritto bene la corrente che gli si oppone nel Pdl Campania:
    Martino: Ma tu mi.. assai quando dicesti quel gruppo di ricchioni, di frocetti, di frocetti
    Cosentino: di frocetti ma io sono lungimirante...
    Martino: È lo so no tu sta cosa te la porti appresso perché sei stato un grande
    Cosentino: si si il fatto dei frocetti questo rimarà nella storia

    Martino è entusiasta della trovata di Cosentino di mostrare che i suoi rivali siano gay ed è convinto di poter aver un consenso enorme dall'elettorato su questa vicenda:
    Martino: io lo dirò nella prossima conferenza stampa che farò allo stadio San Paolo con te, ti porterò 70, 80 mila persone. Ma te lo giuro tu pensi che io scherzo nicò
    Così si forma il gruppo, si affidano "indagini" per capire. I giornalisti sono "guaglioni è barbiere" ossia "ragazzi di barbiere" che lavorano per loro, i testimoni vengono definiti "cantatori" perché cantano storie e dettagli sulla vita privata del loro rivale. Così le informazioni vengono raccolte. Martino e Sica si sentono su questo.
    Martino: si!
    Sica: è abbastanza chiaro?
    M: si è chiaro ma vedo solo...
    S: questo è... queste sono diciamo...
    M: solo date praticamente!
    S: no è dove c'è la certificazione! Mo bisogna vedè diciamo... anche la fotocopia delle cose vabbuò?! E ciooè ... qua sembra....
    M: Ma io vedo... vedo soltanto ...
    S: le date e i... e i luoghi
    M: ehehe... e i luoghi... luoghi..
    S: eh!
    M: eh poi non vedo più niente qua dice particolarmente etc etc
    S: eh! è dice
    M: poi basta non c'è più niente eheh! Non c'è un... un... unnnn....

    Martino vorrebbe i nomi delle persone che Caldoro avrebbe incontrato, Sica gli ha procurato i nomi degli hotel e gli promette anche altri documenti. Poi svela il suo piano: terrorizzare Caldoro senza diffondere le notizie.

    Sica: ... quello già sbanda perché sono veritiere voglio dire! Adesso tutto il resto veramente è contorno perché la ci sta proprio nome e cognome! Quindi basta che tu gli dici ma tu gli dici il 19 settembre sei andato la! Quello... poi dopo di che veramente .... mo bisognerebbe avere una copia... una cazzata perché queste sono leeee perché poi lì lui lì andava bimestralmente il vizio è pesante ehhhh

    Caldoro diventa un problema vero per Cosentino, perché lui ha il potere elettorale e imprenditoriale ma Caldoro è più presentabile. Martino nell'intercettazione è chiaro. Bisogna eliminare la candidatura di Caldoro definito "culattone" nell'ottica tipica napoletana che chiama "ricchione" il gay povero e "culattone" il gay ricco.

    Martino: "Qua la cosa importante è culattone... e domani dice: vabbuò togliamo a culattone adesso parliamo".
    Cosentino: bravo bravo bravo.... d'accordissimo questo è l'obiettivo principale poi tutto il resto è...
    La costruzione del dossier è partita. Parlano con Denis Verdini, cercano Berlusconi, li avvertono che girano queste voci. Martino e Cosentino non si fidano dei loro "contatti" con Berlusconi. Li definiscono tutti uomini con la "posta", con una taglia, una paura, un ricatto. Martino arriva persino a dare dello "stronzo" a Berlusconi perché non capisce chi ha il potere e chi è invece solo un "frocetto"
    Martino: Sono tutti femminielli e frocetti capito
    Cosentino: Davanti fanno eh bravo davanti fanno la cosa poi quando vanno di fronte al Cavaliere ognuno si vede la posta capito?
    M: E quello il Cavaliere per questo è uno stronzo solo la gente come me può dire che è no stronzo
    Non vengono stoppati. Sembra piuttosto che vogliano aspettare le reazioni dei loro elettori. Cosentino e Martino si sentono dopo aver ricevuto una nuova versione del dossier. Sono contenti del risultato.
    Martino: allora lì ci sono tutte cose circostanziate definite e puntuali di date di dove va ma va fino all'altro ieri eh? Attenzione
    Cosentino: Ah...
    M: questo è metodico
    C: addirittura
    M: fino all'altro... si è metodico ma fino all'altro ieri, e l'ha sanno ovviamente con chi va tra i clienti è molto conosciuto. Chi si porta alti belli biondi. Coso... occhi azzurri eccetera (...)

    Ogni volta che parlano dei presunti compagni di Caldoro sono sempre più precisi nella descrizione fisica e si trovano spesso riferimenti a "persone fonti". Il che fa pensare che siano loro stessi a "costruire" le persone per gli incontri.
    Ma c'è di più, di peggio. C'è un passaggio in cui Cosentino chiede a Martino se c'è solo la vicenda dell'omosessualità o anche "l'altro". "L'altro" secondo i Carabinieri è il tentativo di fabbricare un'accusa di camorra. Così da pareggiare la partita. Camorra Cosentino, camorra Caldoro. Ma su di lui peserebbe anche il "sospetto" di essere gay. Prendi un vecchio pentito, fuori dai giochi e gli fai sparare qualche accusa, il tempo di finire sui giornali; poi magari i pm dimostrano che è falsa, ma intanto il fango ti è arrivato. Un vecchio gioco delle organizzazioni criminali che solo procure antimafia forti e integerrime riescono a sventare. La logica qui è la medesima dei quotidiani della loro area, ossia sostenere che niente è pulito, tutto è sporco, tutti si è uguali nei vizi e negli interessi. Dunque nessuno può fare la morale.
    La macchina del fango vive di questo desiderio di mettere tutti sullo stesso piano: tutti corrotti, tutti viziosi. Un meccanismo che si riesce a bloccare quando non si contrappongono più santi a demoni, ma piuttosto quando si dimostra che pur nella contraddizione che è degli esseri umani, gli interessi sono diversi, le azioni sono diverse. E anche le debolezze sono diverse.

    Cosentino: la relazione riguarda soltanto quell'aspetto là... o pure l'altro...
    Martino: no l'altro c'è pure quello, però questo è una cosa che come fece quel Piero là
    C: mm, si si
    M: che poi è stato visto tutto dopo, qua lo si vede prima, e scusate questo lo fa tutti i giorni mo, e con queste date ovviamente appena esce ci sta chi le mette fuori
    C: vabbè vabbè
    M: ci fa il servizio anche ben probante e pulito (...)
    M: io credo questa sia la svolta
    C: È' finita..

    Invece non è finita per niente. Il dossier non sortisce effetto. Allora Pasquale Lombardi 5 geometra avellinese, faccendiere che ha relazioni con i poteri che contano, giudici, imprenditori, politici, e che vuole la candidatura di Cosentino, spinge per far uscire il dossier sulla stampa. Non alla loro stampa: sarebbe troppo chiaro il disegno. Propone di dare il dossier alla redazione di Repubblica a Napoli, sperando che venga pubblicata perché è contro il centrodestra. Ma il tentativo non riesce.

    Lombardi: Ma chest sai che bulemm fa? Piuttosto na cosa di chest potrebbe essere data a la Repubblica in una busta accussi, virit che succer', anche questo...(ma questo sai che vogliamo fare piuttosto una cosa di questa potrebbe essere data a la Repubblica in una busta così vedete che succede anche questo)

    Ma a questo punto la banda del fango non può più sperare che la cosa sia risolta da Roma, anche perché la Cassazione respinge il ricorso di Nicola Cosentino. Sembrano nulle le possibilità di essere il prossimo Presidente della Regione Campania. Eppure ha la certezza dei voti, ha il piano degli affari, tutto gli sembra così vicino. Il pentito da usare contro Caldoro è Bruno Rossi ex boss della zona di Fuorigrotta che avrebbe dovuto parlare di una alleanza tra lui e Caldoro negli anni '90 contro Amato Lamberti. Martino riceve un sms:

    "Dici a nicola che dovrebbe uscire il rapporto di Caldoro con i trans forse del problema ha parlato anche un pentito. Che fine abbiamo fatto siamo finiti in un mondo di froci. Povero Berlusconi."

    Esce infatti l'articolo, vero e proprio capolavoro di intimidazione. Esce su un blog, www. campaniaelezioni. altervista. org. Un blog visto da pochissimi. Ma anche questa è una logica rodata e molto utilizzata in Campania. Di cronisti frustrati e licenziati ce ne sono tanti. Il blog ti mette al riparo dalle querele, al massimo viene chiusa la pagina, ma permette che la notizia arrivi agli addetti ai lavori. Così le redazioni dei giornali vengono a sapere informazioni private su Caldoro. Un articolo che pubblica esattamente il dossier voluto dalla banda del fango e che finge di essere a favore di Caldoro, dicendo che "è una valanga di sterco caduta a valle", fa riferimento al "sobrio" Caldoro scelto al posto di Cosentino. Finge di difenderlo ma diffonde il fango.

    Appena esce il blog, Sica e Martino ricevono molte telefonate preoccupate. Fingono di non sapere niente. Martino riceve mentre è a cena davanti ad altri del partito la telefonata di Sica. È una messa in scena.
    Sica: Mo mo stavo leggendo ho visto internet na cosa campagna elezioni per esempio ma pure un altro blog come si chiama elezioni. it (..) sul conto del candidato nostro una cosa incredibile dice: un marrazzo in campania, nuovo caso Marrazzo
    Martino: Vabbè è un attacco di merda ma come si permettono

    Recitano la parte dei "feriti dalla notizia" e chi è lì al tavolo ovviamente prende atto che loro non ne sapevano nulla. Ed invece il sindaco di Pontecagnano (e assessore regionale poi costretto alle dimissioni) Sica e Arcangelo Martino sanno tutto, sono loro gli artefici di quel dossier. Sperano che Annozero, avendo due campani, come Santoro e Ruotolo a gestire la trasmissione si occupi con maggior dettaglio della vicenda Caldoro, e sperano che pur di battere il Pdl, De Luca il candidato del centrosinistra sia disposto a riprendere le notizie del dossier. Guardano con piacere che si sta diffondendo in tutte le redazioni la notizia, anche se non esce su nessun grande giornale, tutti ne parlano e il vento della calunnia diventa tempesta, sperano Caldoro si ritiri terrorizzato, che la sua famiglia possa rompersi, vogliono minare il suo equilibrio. Fino alla fine sperano di poter vedere Caldoro inciampare così da dimostrare che Cosentino solo avrebbe potuto traghettare alla vittoria il Pdl. La notizia si diffonde ovunque e Sica e Martino iniziano ad accusare la "sinistra" di diffondere il dossier costruito da loro, addirittura dicono che è una "porcata". A leggere sembra che pensino di essere intercettati e quindi vogliono dare la colpa ad altri, o forse sono rimasti talmente impressionati dalla diffusione del dossier che pensano davvero che i "nemici" politici lo stiano sfruttando.

    Martino: queste sono porcate ma secondo te è la sinistra che sta facendo sta cosa?
    S: io penso di si sono..
    M: La sinistra eh...
    S: quelle porcate che si fanno proprio...
    S: quelle porcate che fanno sotto elezioni sti delinquenti pensa un po' che oggi ho parlato con uno... questi verseranno ancora altro veleno sopra tutto diciamo il gruppo storico che si... monnezza solo su monnezza, un clima proprio mammamia
    M: addirittura? Un clima proprio terribile che verrà fuori domani su Annozero
    S: domani c'è Annozero, quello De Luca se lo mangia voglio dire non c'è partita.

    Cosentino e co. Dopo che Caldoro viene designato come candidato, cercano in extremis di puntare su Lettieri che gli garantirebbe, a leggere le cose che dicono, le stesse condizioni di Cosentino. Ma neanche Lettieri verrà poi prescelto. A quel punto la banda del fango vuole portare i voti al centrosinistra per punire Caldoro: "Arcangelo dice che farà un pensiero su De Luca"... "Arcangelo gli dice che anche lui a questo punto è orientato a spostarsi a sinistra" sono le ultime intercettazioni. Dall'altra parte bassoliniani ostili a De Luca votano Caldoro. Tutto diventa una battaglia tra bande che comprano voti e non c'entra più nulla l'idea, la passione politica, il programma, il piano, la Campania diviene l'emblema di questo Paese. Il paese intero, governo in testa, ricattato da questo sistema. Cosentino ne esce apparentemente sconfitto quando l'informazione nazionale si occupa di lui costringendo i suoi a non candidarlo. Ma sa di avere sotto ricatto molti, sa di essere il politico che conta, con i voti, i soldi, le informazioni. Ma sembra che il suo potere continui a sopravvivere soprattutto nei dossier e nella capacità di egemonizzare con il suo ruolo il ciclo dei rifiuti: perdi Cosentino, la Campania torna a sommergersi di rifiuti. E questo il governo non può permetterselo, avendo sbandierato la finta soluzione dell'emergenza rifiuti.

    Qualunque sia il tuo stile di vita, qualunque sia il tuo lavoro, qualunque sia il tuo pensiero, se ti poni contro certi poteri questi risponderanno sempre con un'unica strategia: delegittimare. Delegittimare il rivale agli occhi della pubblica opinione, cercare di renderlo nudo raccontando storie su di lui, descrivere comportamenti intimi per metterlo in difficoltà, così che le persone quando lo vedono comparire in pubblico possano tenere in mente le immagini raccontate e non considerarlo credibile. Un vecchio boss della Nuova Famiglia, Pasquale Galasso, alla domanda "Perché non uccidete magistrati?" rispose chiaramente: "Signor giudice noi preferiamo delegittimarli".

    ©2010 Roberto Saviano/Agenzia Santachiara
    http://www.repubblica.it/politica/2010/07/17/news/saviano_cosentino-5640367/?ref=HREA-1

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. urbano

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    Queste cose di Saviano mi mettono una grande malinconia.
    Mi hai fatto pensare a questo

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    dove il personaggio più inquietante è il mack MC Geary che pare tritar via tutto

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. A

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    L’ultima speranza prima del buio totale
    La corruzione del regime di Nanocesare è molto più grave di quella dei tempi del Caf (Craxi, Andreotti, Forlani). L’indignazione popolare cento volte minore. Ad una generazione di distanza gli italiani sono diventati improvvisamente felici di subire una grassazione debordante, senza fine, impunita? Lasciamo queste baggianate all’ala pigibattista del “Corriere della sera”, che trova sempre spiegazioni storiche e secolari per assolvere i mascalzoni del regime di oggi. La spiegazione purtroppo c’è, ed è anche semplice: noi parliamo della P3, e prima ancora della “cricca”, come di fatti noti. In realtà sono noti al 10% degli italiani. Gli altri, che si “informano” solo con la tv, non ne sanno nulla. Conoscono solo le reazioni degli indagati, il punto di vista del regime. Quando c’era “Anno zero” veniva a saperne l’essenziale anche un altro 20%. Questo spiega perché Berlusconi, col suo Masi, farà carte false, ma “Anno zero” non andrà più in onda.

    Eppure Nanocesare ha talmente paura di quel 10% che vuole togliere anche ad esso la possibilità di sapere qualcosa: se passa la legge-bavaglio (anche con gli emendamenti Bongiorno) nessuno saprà più nulla, saremo davvero al livello della Russia di Putin (non molto diversa da quella di Breznev e dell’informazione via samizdat).

    Ecco perché sulla legge-bavaglio non è ammissibile alcun compromesso, e gli amici di Fini se si accontentassero degli emendamenti farebbero un bel servizio a Nanocesare: l’informazione scritta, quel 10% che ancora apre qualche varco ai fatti anziché alla propaganda, è l’ultima speranza prima del buio totale, della democrazia ridotta al coma vegetativo.

    Paolo Flores d'Arcais

    (19 luglio 2010)

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. A

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    Pubblicato 13 anni fa #
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    Palermo, il Pm Gozzo: «Alcuni degli amici di Borsellino conoscono la verità»
    di Nicola Biondotutti gli articoli dell'autore

    «]In Italia con le stragi di mafia c’è stato un golpe». A parlare è Nico Gozzo, procuratore aggiunto della procura di Caltanissetta dove è stata riaperta l’inchiesta sulla strage contro Paolo Borsellino e i cinque ragazzi della sua scorta.
    Ha accettato di parlare a tutto campo. «Perché indagare sulla strage di via D’Amelio – spiega - è come usare una lente d’ingrandimento per vedere com’è diventato questo paese 18 anni dopo la morte di Paolo Borsellino». E allora vediamolo questo paese con gli occhi di un magistrato, giovane, garantista, che solo per un attimo non riesce a mascherare l’emozione quando ricorda gli ultimi giorni del giudice ucciso: «Ci sono persone che potrebbero darci spunti importanti sugli ultimi giorni della sua vita, ma purtroppo sono quelli che lo hanno tradito. Ciò che più mi addolora è che, in quei 56 giorni dopo Capaci, Borsellino ha sofferto la solitudine e il tradimento».

    Dottor Gozzo, com’è l’Italia vista da Caltanissetta, con gli occhi di chi indaga sulla strage di via D’Amelio e sulla trattativa Stato-mafia?
    «È un paese brutto, capace di dare tutto il peggio di se stesso. Un paese dove non esistono buoni e cattivi, dove il potere corrompe tutto o quasi. L’Italia migliore è quella dei cittadini senza potere, quella delle migliaia di persone che a Caltanissetta sono scese in piazza per non farci sentire soli ed esposti, come se il nostro lavoro non servisse niente».

    La vostra procura sta riscrivendo la storia della “strage Borsellino” a partire dalla dichiarazioni di Gaspare Spatuzza. È emerso che Vincenzo Scarantino, sulle cui dichiarazioni si sono fondate due sentenze definitive, è un falso pentito e che fu addestrato da uomini della polizia. È la solita vecchia Italia dei depistaggi?
    «Spatuzza si è assunto la responsabilità di aver rubato lui l’auto servita per l’attentato. E sta fornendo ulteriori elementi, ma ovviamente non posso parlare dell’indagine in corso. Di certo, le sue dichiarazioni hanno reso inevitabile un riesame dei momenti successivi alla strage. Attualmente la nostra procura è impegnata su tre fronti: da una parte trovare i riscontri a quanto dice Spatuzza, molti dei quali sono - è ormai noto - di segno positivo. Dall’altro, dovremo fornire alla Procura generale gli elementi per rivedere le posizioni di alcuni dei condannati. Infine, affrontare la questione delle responsabilità esterne a quella mafiosa».

    Anche nella “strage di Borsellino” come in tutte le altre, appare l’ombra del depistaggio istituzionale. Avete interrogato tre dei dirigenti di polizia che gestirono Scarantino...
    «Non ci sono dubbi che la morte di Borsellino fu voluta da Cosa Nostra. Come appare chiaro che qualcosa non andò per il verso giusto durante le indagini. Cosa sia intervenuto è l’oggetto della nostra inchiesta. Non posso dire nulla sugli interrogatori, ma è chiaro che analizzeremo con grande attenzione le parole di tutte le persone che abbiamo sentito».

    Non c’è il rischio che eventuali reati connessi al depistaggio dell’indagine siano già prescritti?
    «Mi pare presto per parlare di argomenti che affronteremo, eventualmente, al termine dell’indagine sull’eventuale depistaggio».

    Quali sono i buchi neri della strage, le domande senza risposta?
    «Quelli che lei chiama “i buchi neri” riguardano il commando che aspettava il giudice in via D’Amelio e l’uomo che ha premuto materialmente il pulsante del telecomando del massacro. Purtroppo si sono persi molti pezzi della ricostruzione. Penso al luogo dove si piazzarono gli attentatori, vicenda sulla quale le indagini hanno lasciato a desiderare (vedi l’Unita> di ieri, ndr), e alle tante testimonianze che sono venute a mancare».

    A cosa si riferisce?
    «Lo riassumo facendo io alcune domande: perché nessun pentito ha mai raccontato la fase esecutiva dell’attentato? Perché l’uomo che fornisce il telecomando per la strage si suicida in carcere? C’erano due squadre in azione quel 19 luglio: una che doveva intervenire presso la casa del giudice, l’altra, quella che poi ha compiuto la strage, pronta a operare in via D’Amelio. Da chi erano composte queste due squadre e come hanno saputo, con sicurezza, che il giudice sarebbe andato lì quella domenica?».

    Reticenze dei mafiosi, ma anche di uomini di Stato.
    «È così. Forse a intralciare le indagini sono state analisi errate. Ma non mi sento di buttare la croce su chi ha indagato prima di noi. Il pubblico ministero è cieco e sordo, nel senso che possiamo vedere e sentire solo tramite la polizia giudiziaria. Quanto alla pretesa “anomalia” di due stragi così ravvicinate, in realtà - purtroppo - non sono per Cosa Nostra una rarità. Poi è ormai chiaro che la morte dei due giudici è stata il risultato di un’unica strategia mafioso-terroristica per far capitolare lo Stato, per farlo scendere a patti».

    Dunque Borsellino muore per la trattativa?
    «Muore anche per la trattativa. E ci sono molte persone che lo potrebbero raccontare. Alcune di esse vanno ricercate tra alcuni dei cosiddetti “amici” di Paolo Borsellino. La cifra essenziale della sua morte è la solitudine e il tradimento. Una cosa orribile per un uomo come lui che aveva bisogno di voler bene, di dare e ricevere fiducia».

    Perché le indagini sulle stragi fanno tanta paura? Berlusconi ha detto che è un complotto contro di lui, che si tratta di “cose vecchie”.
    «Vorrei rassicurare il Presidente. Se parla così, credo sia mal consigliato. Non c’è alcun complotto. Lo posso dire con serenità: a partire dal 1997 ho archiviato più di un’inchiesta che lo riguardava. Ho l’impressione che qualcuno cerchi di alimentare il risentimento di Berlusconi contro la magistratura per ottenere una compressione della democrazia nel nostro paese».

    Lei è stato pubblico ministero nel primo processo contro il senatore Marcello Dell’Utri. Si aspettava la condanna anche in secondo grado?
    «Assolutamente sì. Purtroppo, in questa vicenda, ci sono silenzi pesanti che fanno pensare che certi rapporti non siano solidi come vengono dipinti. Ad esempio, il silenzio di Silvio Berlusconi quando, nell’ambito dell’inchiesta Dell’Utri, gli chiedemmo conto del rapporto con il suo collaboratore. In quel caso decise di non difendere davanti ai magistrati il socio di una vita».

    Non ci dovrebbe essere un dovere politico e morale di chiarire?
    «Chi indaga sulla mafia, sulle stragi, ha un desiderio: che il sistema politico sia autorevole, che non sia esposto a ricatti. Credo che, dopo la sentenza Dell’Utri, il presidente del Consiglio, che è anche il mio presidente, abbia un’occasione: lasciare finalmente il senatore al suo destino e dire finalmente cosa è successo nei 22 anni in cui Dell’Utri ha lavorato per lui e le sue aziende e, nello stesso tempo, con la mafia. Quello che nessuno può fare è dire ai magistrati di Palermo e Firenze, competenti sulle indagini post-1993, che la magistratura non ha il dovere di continuare ad indagare».

    La questione morale non riguarda solo la politica, ma investe, come emerge dall’inchiesta sulla cosiddetta P3, anche la magistratura.
    «Nel passato alcuni uffici giudiziari furono definiti “porti delle nebbie” dove sempre si archiviavano le inchieste più scottanti. L’abitudine di certi magistrati di frequentare ambienti politici, imprenditoriali o centri di potere più o meno occulti non è venuta meno, anzi. Purtroppo nessun ambiente è immune per definizione da germi corruttivi. È per questo che chi indaga si trova di fronte ad un paese in chiaroscuro dove il confine tra buoni e cattivi è sempre più labile. È il caso anche di un certo modo di fare giornalismo».

    È una fissazione di alcuni o davvero in Italia c’è il rischio che la magistratura venga asservita alla politica?
    «La questione centrale non è solo l’autonomia della magistratura, ma quella della polizia giudiziaria che deve essere indipendente da centri di potere politico ed economico. Le indagini sul campo vengono fatte dalla Pg e se questa subisce condizionamenti è davvero finito tutto».

    Lei di recente, commentando notizie di stampa sulle inchieste per la strage di via D’Amelio, ha usato parole molte dure. Queste: «Chi scrive certe cose fa il gioco di chi in Italia ha voluto, con le stragi di mafia, fare un golpe».
    «Sono convinto che l’Italia è un paese di patti e ricatti, dove ci sono persone che utilizzano la stampa con fughe di notizie o la propalazione di cose non vere. Se alcuni giornalisti avessero il coraggio di ammettere di essere stati contattati, forse usati, da oscuri personaggi, e ci dicessero chi sono, arriveremmo più facilmente alla verità sulle stragi. C’è una campagna di disinformazione in corso, uno schema che riappare ogni qualvolta le indagini sfiorano i livelli alti. L’obiettivo è sabotare le indagini con notizie artefatte, costruite in laboratorio. So di apparire impopolare con questa mia presa di posizione oggi che si discute del Ddl intercettazioni e del bavaglio alla stampa. Ho un grande rispetto del lavoro dei giornalisti, ma un certo modo di fare giornalismo può essere anch’esso una forma di bavaglio, una distorsione della realtà, un intralcio alla giustizia».

    È uno scenario da brivido: trattative, stragi, ricatti e depistaggi a mezzo stampa.
    «In Italia tra il ‘92 e il ‘93 si è consumato un golpe. Un sistema politico è stato spazzato via con le stragi. Ci sono state trattative e lo confermano ufficiali dei Carabinieri. Questo è un fatto già accertato da sentenze. Ci accusano di ascoltare uno come Massimo Ciancimino, ma lui è stato indubbiamente testimone di alcuni fatti. Saremmo stati pessimi investigatori se non avessimo ascoltato la sua versione dei fatti».

    Però ci sono state perplessità e anche qualche attrito con la Procura di Palermo.
    «Non c’è nessuna spaccatura: è normale che, anche in una stessa Procura, ci siano modi diversi di vedere una fonte di prova. È la modalità delle “produzioni documentali”, diluite nel tempo, che può condurre ad una più difficile utilizzazione delle prove. Il nome di Massimo Ciancimino come testimone di quella vicenda non lo inventano i magistrati, ma gli stessi ufficiali dei carabinieri Mori e De Donno, che incontravano suo padre. Alla fine valuteremo l’attendibilità del suo contributo. Ma si ricordi che in questa storia non ci sono né buoni né cattivi».
    19 luglio 2010

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. k

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    La corruzione del regime di Nanocesare è molto più grave di quella dei tempi del Caf (Craxi, Andreotti, Forlani). L’indignazione popolare cento volte minore.

    Ecco spiegato perchè noi continueremo a perdere: l'indignazione popolare ai tempi di Craxi fu "cento volte maggiore" d'adesso, non perchè adesso c'è meno informazione, ma solo perchè allora c'erano in campo maggiori alternative credibili, che potevano far sperare la gente in una palingenesi o cambiamento totale. Adesso quali alternative hai in campo tu? De Magistris, Di Pietro, o il narcisismo di Vendola? Ma vaffanculovà. E' per questo che la gente, se rivà a votare, rivota il mostro di arcore.

    La P3. Dice: "La P3!". La P3? Dove cazzo sta questa P3? A me per quello che ho letto sui giornali (Repubblica) non pare che una volgarissima - corrotta e corruttrice quanto vi pare, ma sempre volgare e semplicissima - lobbie. E non mi pare che esista il reato di lobbie in Italia. Per parlare di P3 dovrebbero essere comprovati tutti i crismi dell'associazione segreta, con tanto di elenchi, riti di associazione, regolamenti interni e soprattutto collegamenti con la Massoneria. Dove sta tutta questa roba? Non c'è. Ergo, noi stiamo giocando con le parole, mistificando i fatti ed il reale, ed in definitiva barando al gioco esattamente come fa lui, il mostro della suddetta arcore. Ed ecco rispiegato perchè non siamo credibili come alternativa. Tu permetti difatti che tra un baro e un altro baro, la gente preferisca quello che bara meglio?

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. A

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    Pubblicato 13 anni fa #
  8. Ancora co sto cazzo de Pasolini?

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. k

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    GRANDISSIMO TORQUE ! TU SI' CHE SEI TUTTI NOI !

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. tcd

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    Ma poraccio, pensate come si sente lui che, dopo esser stato ammazzato come un cane, ora lo tirano in ballo e pure a sproposito di qua e di la'...

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. egon

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    Ancora co sto cazzo de Pasolini?
    ?
    Perdonate la domanda ma mi piacerebbe sapere che cià che non va Pasolini.

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. Mr Darcy

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    È di destra e non ha vinto manco il premio strega

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. tcd

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    Ma che destra o sinistra del cazzo. Lasciatelo in pace, su. E' morto perché aveva cose da dire e non glie le hanno volute lasciare dire in santa pace, ecco oh.

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. Ognuno cià i suoi gusti e su questo non ci piove. Vi piace Pasolini? E chi vi dice niente? Come spiegavo altrove ad A, a mio avviso rappresenta quella famigerata sinistra che tanti danni sta facendo. Aveva una visione classista, del ricco possidente che vede la plebaglia indaffararsi per campare e dice: "ohibo, ma guarda che simpatiche ste canaglie". La sua visione del mondo non contemplava il riscatto. Ognuno doveva stare al posto suo, svolgere il suo ruolo, interpretare la tragedia che divinamente gli era stata 'donata'. E lui da fuori che commentava: "ma che primordialità, ma che paleoindustrialità". E la gente intorno a morire di fame, a non capire un cazzo, a darsi da fare per sbarcare il lunario. Pasolini era di destra, con spinte vouyeristiche rispetto alla disperazione e al degrado. Con l'aggravante che quando guardava nel fango, non gli veniva in mente di dire "sarebbe il caso di dare una pulita", si fermava a distanza di sicurezza e, con sguardo ammirato, escalamava "ma guarda quanto cazzo è bello il fango".

    Questo è il MIO giudizio che non ha nessuna pretesa di diventare universale.

    Quello che non sopporto non è Pasolini, ma i pasoliniani. Che ogni due per tre, di qualsiasi cosa si stia parlando, ti piazzano un video o una citazione. "Lo diceva anche Pasolini". Come se quello, invece che scrittore-regista-poeta, fosse stato un santone.

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. A

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    Su queste ultime 4 righe concordo.

    Sul resto, ci devo pensare. Dire "di destra" mi sembrerebbe eccessivo tuttavia. Forse una sinistra sui generis, libertaria da una parte, dall'altra giustizialista (si pensi a: "io so i colpevoli, ma non ho le prove"), in ogni caso di grande spessore morale. (Unica pecca, e su questo c'hai ragione: la casa abusiva sul litorale di S. La sinistra al caviale faceva queste cose, vero)
    Non sono d'accordo soprattutto perchè lo hanno ucciso, sicuramente, in quanto avevano paura della sua opera. E' stato ucciso a causa della sua opera. Come Eisenin, o Garcia Lorca. Dio non voglia che succeda qualcosa a Saviano, sarebbe un eroe anche lui. Altro che Giuliani. E Vendola. Con tutto il rispetto.

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    Pubblicato 13 anni fa #
  16. Mr Darcy

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    La sua visione del mondo non contemplava il riscatto.

    Un conservatore. Come la Melandri.

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. la lavandaia

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    quindi per essere definiti eroi bisogna morire oppure bisogna lottare e Vivere?

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. A

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    Non so cosa rispondere. Ma continua a domandare, a lottare e vivere.

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. egon

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    Ora si che sto bene.(e a tratti, almeno secondo me, cià pure ragione)

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. zero71

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    Una postilla su Pasolini: concordo sulla faccenda del santone, fa girare le balle anche a me. Sul fatto del distacco e della ineluttabilità classista ci rifletto spesso. Non riesco però ad evincere dai suoi scritti sui derelitti questo sguardo ai limiti del cinismo. Racconta, nei romanzi, storie senza giudizio morale (o almeno io non ce lo vedo). Mi sembra che lasci tutto al lettore. L'ineluttabilità della sconfitta è semmai una triste constatazione che però traspare nella narrazione senza fronzoli e, francamente, assai legata alla verità dei fatti. Quella dell'impossibilità del riscatto è la realtà indubitabile. Era ed è così. Chi esce dalla melma (in un contesto simile, in quel tessuto sociale e con quella realtà politica)è un miracolato. A leggere poi le testimonianze dei suoi vicini, di quelli che lo incontravano nel quotidiano, appare invece una figura attenta, disponibile che con quelle persone ci passava il tempo esprimendogli il proprio modo di vedere le cose e comunicando proprio la necessità e gli strumenti per il riscatto. Certo non avrà avuto le stesse capacità organizzative e pratiche di Don Sardelli (un grande dimenticato)ma certo sono convinto che senza Pasolini sarebbero mancati uno sguardo e una voce importante.

    Questo è il MIO modesto parere. Con tutti i distinguo necessari che sono già stati evidenziati

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. cameriere

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    io invece non concordo su nulla.
    ora non ciò tempo di approfondire,
    ma non si può sparare a zero su pasolini
    solo perché un sacco di quelli che lo osannano sono stronzi.

    a me la roma è simpatica,
    ma se la dovessi giudicare
    per quel che penso su gran parte dei suoi tifosi
    gli darei fuoco.

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. urbano

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    comunicazione di servizio:
    la palla della fontana de la palla
    è di marmo verde cipollino
    massello

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. sensi da trento

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    E' morto perché aveva cose da dire e non glie le hanno volute lasciare dire in santa pace, ecco oh

    e che cosa aveva da dire, di grazia??
    a parte che sapeva i nomi dei mandanti di tutte le stragi e (poveraccio) non poteva dirli.

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. urbano

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    per la verità PPP
    non è morto
    è stato ucciso

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. sensi da trento

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    si, certo.
    da pino pelosi (che poveraccio ha ammazzato poco tempo fa un ragazzo in un incidente d'auto e è stato ccusato di omissione di soccorso).

    da pino pelosi, ripeto. non da berlusconi, andreotti, i marziani o dal nemico politico che volete veder crepare in questo momento.

    Pubblicato 13 anni fa #
  26. A

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    Sì, vabbè. E Kennedy l'ha ucciso Lee Harvey Oswald.
    andiamo su, Sensi. Dille le cose che mi dici quando mangiamo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. urbano

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    no
    JFK l'ha ucciso Pepe Carvalho

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. E Moro chi l'ha ucciso, Sensi?
    Fracazzo da Velletri?

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. @ Urbano, che scrive:
    "comunicazione di servizio:
    la palla della fontana de la palla
    è di marmo verde cipollino
    massello"

    E' piena quindi? O cava?
    Certo che, se è piena, pesicchia, eh?

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. Marchionne

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    ...

    Pubblicato 13 anni fa #

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