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Sulla chiusura del teatro 'Fellini' di Pontinia

(97 articoli)
  1. zanoni

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    ti invio l'articolo per email. comunque, le citazioni esatte sono:

    'PONTINIA è un paese di gente comune e ha bisogno di
    un cinema non di un teatro'

    'L'anno scorso abbiamo speso 50 mila euro per il teatro – ha
    spiegato Subiaco – e il comune l'anno prossimo non ha intenzione di spendere tutti questi soldi solamente perchè 7 persone di Pontinia vanno a teatro'

    Z

    ps Pero', Urba', tu a Pernarella gli vuoi proprio male...

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. urbano

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    Effettivamente tra cinema e teatro io preferisco il primo, ma questo non vuol dire.
    Il problema, pratico, di un progetto per il teatro di Latina non è cosa di poco conto ed esiste.
    Pensare una candidatura?
    Perchè no?

    Ps:
    a Pontinia programmano Orgoglio e Pregiudizio, film ormai vecchio di cui per di più non si dice bene.

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. zanoni

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    scusa, urbano: ma candidatura... a cosa? non ti sembra forse indispensabile che prima di decidere una direzione artistica - anche in virtu' dei 2 precedenti fallimenti, tutti e 2 per lo stesso identico motivo (cioe', la mancanza di risorse e di progettualita') - si rifletta sulla struttura della fondazione (fondazione di partecipazione, che serve a far convivere enti pubblici e soggetti privati... in cui c'e' UN SOLO socio e in cui il CdA e' formato SOLO ED ESCLUSIVAMENTE da politici senza alcuna competenza culturale, del tutto incapaci di elaborare un qualsivoglia progetto culturale)?

    il direttore artistico non e' un impresario: ma temo che a molti sfuggano le differenze tra i due ruoli...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. urbano

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    Forse hai ragione.
    A Pontinia invece come è stata la questione?

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. k

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    Sì, credo che a questo giro abbia ragione Urbano: tra le due utopie, è sicuramente più ragionevole la sua. Pensare difatti che questo ceto politico sia capace di resipiscenze che lo portino a rimettersi in discussione, comprendere tutti i limiti delle proprie autoreferenzialità e fare un passo indietro, è roba veramente che non si trova nemmeno nei migliori comics o fumetti propagandati da Faust. L'unica possibilità è veramente quella del direttore artistico: se trovi quello giusto, con le giuste competenze, le motivazioni, lo slancio e la voglia di fare di tipo schumpeteriano, allora un teatro può forse pure funzionare. Ma è lui che ci deve mettere le idee e la testa, pensare che ce le mettano quelli - o che appunto facciano posto nei consigli di amministrazione a quelli che ce le hanno, dovendosene però andare loro - è proprio da micchi. E' proprio pure da micchi - però - pensare che anche il direttore te lo facciano scegliere a te.

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. urbano

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    Seh scegliere!
    Però proporre, con argomenti positivi, progetti, visioni,
    senza lo scoramento della critica perpetua
    forse non si arriverà a scegliere che è da élite, appunto,
    ma almeno ci si ritrova
    e ponendo una opzione possibile
    si turba pure un pochino l'equilibrio della palude

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. zanoni

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    mah, non vedo perche' la constatazione di semplici fatti debba essere definita 'critica perpetua'. insomma, i due direttori artistici nominati dalla Fondazione palazzo della cultura sono stati forse cacciati a pedate per manifesta incapacita', hanno lasciato l'incarico per motivi personali o di salute (o magari per lanciarsi in altre avventure professionali)... oppure, in un modo o in un altro, sono stati piu' o meno costretti ad abbandonare latina a causa di GRAVISSIMI problemi gestionali (economici e non solo)?

    insomma, io preferirei affrontare prima i problemi di fondo: altrimenti tra un anno (o due al massimo) ci ritroveremo nella stessa identica situazione di oggi. e questi problemi di fondo riguardano da una parte la forma giuridico-amministrativa della fondazione (non ha senso una fondazione di partecipazione senza partecipanti) e chi e' chiamato a gestirla (politici incompetenti). nei fatti, o si ottiene l'ingresso di altri soci pubblici e privati e si affida la gestione a persone competenti e capaci (in grado di scegliere un direttore artistico sulla base di idee e di programmi), oppure meglio chiudere tutto. perche' questa fondazione finisce coll'assorbire tutto il budget destinato alla cultura: con le conseguenze mortificanti che sono sotto gli occhi di tutti (tipo il concerto di Franco e la sua band organizzato dall'ssessorato alla cultura per ferragosto...)...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. Zanoni... il concerto di Franco e la sua band... e tutta la festa di Santa Chiara... è stato un momento FANTASTICO dell'estate! Lì ho visto la mia gente. Gitani e clochard, bambini e mignotte, anziani, nani, ballerini... un vero bagno di folla... Folklore puro. Guarda: non vedo l'ora che venga l'anno prossimo. Anzi, voglio prendere pure lezioni di ballo...

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. urbano

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    concordo
    ci metterei pure la festa di santa maria goretti
    che quando sono entrato in cucina di casa da sotto il campanile della chiesa cantavano Ana Belen
    e il quartiere diventa un piccolo souk
    si si, concordo

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. zanoni

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    non sapevo della festa di santa chiara, ma dell'estate al cambellotti: un'iniziativa del comune di latina.

    e' vero che le parrocchie, a loro spese, hanno il diritto di organizzare tutte le feste paesane che vogliono, con contorno di cantanti dozzinali: ma la cultura credo sia qualcosa di diverso, no?

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. C'è pure la sottocultura, infatti.
    Indubbiamente l'atmosfera della Festa di S. Chiara non è quella del Festival Liederiadi di Milano. Però è stato bellissimo vedere un intero quartiere (ri)appropriarsi della piazza, trasformata in una enorme pista da ballo. Sono queste situazioni che creano spirito di appartenenza a una comunità. A un certo punto un clochard che, poveretto, aveva bevuto qualche litro di troppo - stava seduto su un muretto - è cascato all'indietro. Addosso a una signora di una certa età, seduta dietro di lui. Per un po' la signora ha smadonnato. Poi però ha cominciato a ridere. E non la finiva più. Forse avrà pensato che erano vent'anni che un uomo non le si buttava addosso. Ecco, questa cosa qui, al Festival Liederiadi la trovi. Ma quanta vita c'è, in un episodio simile?

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. urbano

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    l'unica risposta
    è un bel vaffanculo
    decidete voi a quale profondità culturale mettervelo

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. zanoni

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    non ho del tutto capito l'ultima replica di urbano (non ho capito a chi si rivolge, non ho capito che critiche mi/ci muove). urba', se prosegui nel tuo ragionamento, magari riusciamo a confrontarci meglio...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. urbano

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    è stato un replicare
    acculturato

    potrei dire che cultura per me è un processo che a volte da prodotti, genericamente detti la cultura, non necessari ma graditi come gli ometti di montagna messi li per non farti perdere nell'escursione e non per farti fermare, e potrei aggiungere che non è mai un, e neanche il, prodotto.
    Tutto il resto è catalogo dalla gerarchia arbitraria.
    Ad esempio c'è chi sostiene che cultura è percezione dell'altro, pensa che sapore prende alla luce di ciò il tuo dire che la cultura è qualcosa di diverso.

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. zanoni

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    ieri sono andato all'inaugurazione del riallestimento della collezione farnese, al museo archeologico di napoli. posso sommessamente pensare che lo stato e i vari enti locali debbano privilegiare iniziative di questo tipo (costate 15 anni di ricerche e svariati milioni di euro) piuttosto che feste e sagre paesane o di quartiere, con annessi cantanti piu' o meno improvvisati?

    solo questo voleva essere il mio pensiero: spendere e investire per manifestazioni autenticamente culturali (meglio se di qualita') piuttosto che per il semplice intrattenimento (a maggior ragione per quello di qualita' scadente).

    e questo non perche' io non riconosca dignita' all'intrattenimento di sagre e quant'altro (e anzi ci vado spesso e volentieri), ma perche' ritengo che le priorita' siano altre...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. k

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    Sbagli. Mantenere in vita una banda musicale di paese ha perlomeno la stessa priorità - se non maggiore, come è mio pensiero - di un museo d'eccellenza. Il tuo è fondamentalismo elitario, Zano' (grazie di nuovo pei topi).

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. zanoni

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    ma perche' elitario? sto parlando della collezione di arte antica piu' importante al mondo, i cui capolavori sono cosi' messi a disposizione di migliaia e migliaia di studenti di discipline artistiche (scolaresche in visita da tutto il mondo comprese).

    che poi, non capisco perche' le attivita' dopolavoristiche - come le bande di paese - abbiano bisogno di finanziamenti pubblici per rimanere in vita.

    premiare il merito e l'eccellenza non significa essere elitari, ma fare delle scelte sulla base dei benefici per la collettivita'.

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. zanoni

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    guarda un po', io a questi i soldi gliel'avrei dati... eppure fanno magari meglio da soli (la societa' civile)...

    Z

    ps ne sa qualcosa qualcuno, di questi giovani autori napoletani? oltre alla giustizia per montalban, forse l'anonima scrittori potrebbe organizzare un reading/incontro con qualcuno di questi autori?

    Treves, intesa con Gambrinus
    Riccardo La Franca
    Il Denaro, 6 ottobre 2009

    Patto per il salvataggio della storica libreria: oggi la presentazione con Marinella

    Un progetto che unisce il Gambrinus a Treves permetterà alla storica libreria di non chiudere. I titolari del caffè di Piazza Trieste e Trento hanno deciso di lanciare il progetto ''Un libro al giorno'' che prevede l'offerta ai loro clienti ogni giorno oltre che dei quotidiani locali e nazionali anche di un titolo letterario scelto da treves. Ogni cliente dello storico bar avrà un buono sconto del 15 per cento da spendere nella storica libreria e sara' allestita una bacheca interna per promuovere Treves'.

    La società civile si mobilita per salvare una storica libreria partenopea. Oggi, alle 10.30, presso la sede della Treves (sotto i Porticati di Piazza del Plebiscito) sara' presentato il progetto di accordo tra la storica libreria ed il Caffe' Gambrinus. L'iniziativa, sottolinea una nota, ''consentirà a Treves di non chiudere come è stato paventato nelle settimane scorse''. Alla presentazione della convenzione parteciperanno il titolare di Treves Rino De Martino, quelli dello storico caffè Gambrinus Antonio e Arturo Sergio, Francesco Emilio Borrelli e l'imprenditore Maurizio Marinella, promotori del comitato per salvare Treves, e lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, ormai apprezzato a livello nazionale per i suoi romanzi polizieschi ambientati nella Napoli degli Anni Trenta. 'Il progetto che unisce il Gambrinus a Treves - spiega Francesco Emilio Borrelli - permettera' alla storica libreria di non chiudere. Infatti i titolari del Gambinus hanno deciso di lanciare il progetto 'Un libro al giorno' che prevede l'offerta ai loro clienti ogni giorno oltre che dei quotidiani locali e nazionali anche di un titolo letterario scelto da Treves".

    Inoltre ogni cliente dello storico dar avra' un buono sconto del 15 per cento da spendere nella torica libreria e sara' allestita una bacheca interna per promuovere Treves.
    ''Il progetto che con Marinella - continua Borrelli - stiamo sostenendo prevede anche la promozione di autori napoletani.Non a caso il primo testo che si potra' leggere al Gambrinus sara' l'opera dell'autore napoletano Maurizio De Giovanni (presente stamani - Ndr) dal titolo 'Il posto di ognuno'". Inoltre vogliamo ripopolare i porticati spingendo quanta piu' gente e' possibile a frequentare questa splendida zona della citta' abbandonata a se stessa ed in pieno degrado.Bisogna ringraziare il Gambrinus che ha voluto sostenere con tanta determinazione Treves, un gesto raro per imprenditori e commercianti napoletani''.

    Il progetto di rilancio della Treves, sfrattata alcuni anni fa dalla storica sede di via Toledo, permetterà anche di valorizzare la sempre più folta pattuglia di scrittori napoletani impegnati nei generi poliziesco, nero e horror, che si sta affermando anche oltre i confini locali.

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. k

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    Zano', e lo chiedi a noi? Sei tu che vai periodicamente a Napoli. Comprati i libri di questi, leggili e poi facci sapere se scrivono bene o no. Per il resto - ossia per il marketing e le promozioni aggratis - mi pare che qui a Latina ci sia già qualcun altro che le fa pure meglio.

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. Treves. Mi ricordo una casa editrice di Milano, famosa, che si chiamava Treves. Mi sa che non c'è più o, se c'è, è caduta in disgrazia perché non fa più parte del gotha delle case editrici. Peccato. Pubblicava libri importanti, ne rifiutava altrettanti - in numero e in importanza - ed era un po' la Mondadori di fine 800 inizio 900. Pensavo che si stesse parlando di 'quella' Treves. E m'ero gasato. Invece no, scopro che è una storica libreria di Napoli. "Sono contento che si salvi" ho pensato.

    Tu parli di qualità, Zanò, ma in effetti, sta qualità - al di là dell'idea di salvare una storica libreria - dove sta? A me sembra che a Latina, ad onor del vero, le cose le facciano pure meglio. E poi tu sai di cosa si parla quando si dice: "a sempre più folta pattuglia di scrittori napoletani impegnati nei generi poliziesco, nero e horror, che si sta affermando anche oltre i confini locali"?

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. zanoni

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    enno', questi scrittori napoletani non li conosco: e infatti ho chiesto se qualcuno aveva informazioni. la prossima settimana pero' sono li', vedro' di aggiornarmi.

    in effetti, pero', ho parlato dell'iniziativa treves/gambrinus perche' mi piace questa convergenza d'intenti tra imprese, tra privati che si muovono per finalita' non direttamente (o non solo) commerciali. non con banali sponsorizzazioni, che a volte sembrano elemosina: ma con progetti concreti e lungimiranti.

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. zanoni

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    pero', la libreria treves, aperta nel 1861, in effetti era proprio la libreria dei fratelli treves editori che aveva in mente torque.

    la treves, la casa editrice treves, a causa delle leggi razziali venne venduta a grazanti e divento' la garzanti...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. k

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    ...la Mondadori invece, che era secondo tutti i patti e le leggi prelata (o prelazionata?) da De Benedetti, venne acquisita da Berlusconi facendo corrompere con i suoi soldi i giudici da Previti.

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. zanoni

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    voglio vedere se de benedetti te li pubblica, i romanzi

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. k

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    Ma perché, secondo te berlusconi legge i libri miei? Quello guarda solo i book con le zoccole che gli porta emiliofede.

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. zanoni

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    non parlavo di berlusconi, parlavo della mondadori di berlusconi. e mi chiedevo se la mondadori di de benedetti i tuoi romanzi li pubblicherebbe...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. urbano

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    oggi Galardo diceva su la stampa che per la fondazione teatro si sta pensando a personalità locali
    massimiliano farau
    o
    clemente pernarella
    a scanso di equivoche bruciature io proporrei che i due proposti si propongano insieme
    che idea eh?

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. k

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    E invece è un'idea del cazzo, che in quanto tale troverà sicuramente tutto l'appoggio di tutta Latina, così finisce a tarallucci e vino, accontentiamo tutti, non scontentiamo nessuno e l'unico che se la piglia in culo è il teatro. Già ci sono pochi soldi, Urba', se tu poi non t'affidi a un unico direttore investendoli tutti su un progetto ma ne fai due con due progettini miserandi, mi spieghi cosa cazzo può uscire fuori se non il semplice far contenti gli amici chiassosi di Pernarella da una parte e la Latina-bene di Farau da quell'altra? Abbi/ano il coraggio di scegliere. Non c'è una lira e se la dividono in due? Non facciamo ridere i polli, per piacere.

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. zanoni

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    tutte chiacchiere. il problema di fondo rimane: come si fa a scegliere quando chi ha il compito di scegliere non ha gli strumenti necessari a farlo con cognizione di causa?

    prima pensare alla forma istituzionale e alle fonti di finanziamento, solo dopo si potra' discutere di direttori, di teatro, di cultura...

    Z

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. urbano

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    Invece allora era pensabile anche una forma diversa.

    Compagni senza censura,
    teatro politico della associazione Nuova Scena,
    gabriele mazzotta editore 1970.

    Roba di un altra era e che era altra roba.

    Addirittura nell'introduzione
    dicevano:
    la via che Nuova Scena ha scelto quando ha lanciato il suo programma nell'agosto 1968 si fondava su tre punti
    punto 1- scopi e metodi
    a) proporre iniziative teatrali che avessero come scopo fondamentale quello di porsi al servizio della lotta di classe e delle battaglie socialiste ( non quindi una forma o un contenuto privilegiati aprioristicamente, ma - come dice Mao - una pura scelta di "funzionalità" agli interessi di una classe)
    eccetera.
    Nella stagione teatrale 1968-1969 presentarono
    grande pantomima con bandiera e pupazzi piccoli e medi
    dato che
    ci ragiono e ci canto n.2
    toccando circa 200.000 spettatori
    Nella stagione teatrale 1960-1970 presentarono
    mistero buffo
    legami pure che tanto io spacco tutto lo stesso
    l'operaio conosce 300 parole il padrone 1000 per questo lui è il padrone
    un sogno di sinistra
    MTM come rendere musicale e quasi dilettevole ciò che a prima vista sembra sofferenza e fatica
    toccando circa 250.000 spettatori
    Nel Lazio vennero solo nel 69\70
    a Roma, Ariccia, Monterotondo,Villalba e Nettuno.
    Quell'anno toccarono 100 città e fecero 411 spettacoli.

    Allora se qualcuno fosse venuto a parlare di forma istituzionale, fonti di finanziamento, direttori, teatro, cultura ancora guairebbe dalla vergogna.

    Poi si sa che il pianeta gira le sue rivoluzioni nel cielo ...

    Pubblicato 14 anni fa #

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