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cappa e l'intreccio romanzesco

(52 articoli)
  1. Pubblicato 13 anni fa #
  2. k

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    Se qualcuno le cose me le racconta con passione io lo sto a sentire. Se vuole solo farmi sapere che ne sa più di me, passo oltre.

    Be', Zapho', questa è "poetica".

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. A

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    @Mariuccia

    Beh, Aristotele afferma che la filosofia nasce quando il logos si stacca dal mito, ovvero quando gli uomini iniziano ad utilizzare solo il discorso razionale per spiegare il mondo, cercando le cause. Non che "gli antichissimi", come lui li chiama, non si interrogassero sull'origine o su come è fatto il mondo, e di che valori contasssero, ma allegavano risposte narrando leggende di dei, eroi , e così via (Esiodo, Omero, ecc). "I poeti mentono molto", dice Aristotele, che potrebbe essere sensianamente tradotto con "sparano cazzate". Solo i filosofi (per tradurre oggi, "gli scienziati") ne sanno qualcosa perchè "cercano le cause" e "sanno insegnare". I poeti no. E poi il loro sapere "rivelato" è calato dall'alto, si basa sull'autorità. Etc.
    Da questa impostazione si può dire che sia nato il concetto di filosofia come la si studia sui manuali, e come noi prof la raccontiamo a scuola.
    Ma già ai tempi di Aristotele, anzi un po' prima (i sofisti), e poi dopo (in breve e barbaricamente: in età romantica, e poi Nietzsche, tanto per "sparare nomi"), si contestò questa dicotomia fondante, dicendo che in realtà anche il logos è un mithos, e, reciprocamente, che il mithos è una forma di logos.Inosmma, anche la ragione è una narrazione.

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. mauz

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    Neppure Lucrezio è un “razionalista” nel senso specifico di materialista (Luciano da questo punto di vista è insuperabile, non crede neanche se vede). Di ratio ne ha eccome tuttavia. Si vada a riprendere quella parte dove Prometeo in persona consegna agli uomini la scrittura, la matematica, la geometria, le arti, le scienze, le tecniche, l'agricoltura, insomma tutto il sapere umano per Lucrezio sembra possedere un'origine ancestrale e divina. Mito puro.
    Sempre in attesa d'essere contraddetto su quel punto, vado avanti.
    Quello che sostenevo è che nella storia della letteratura e nell'arte ha prevalso sempre il fiabesco, l'allegorico, il misterioso, il visionario, l'intuizione ispirata e istantanea. Sempre s'è avvertita una distanza tra l'autore e la sua creazione. Il romanzo realista, quello della borghesia (come si insegna), talvolta è diverso, crede o finge di credere al trucco della sua illusione.
    Come il borghese crede strenuamente che il suo denaro è meritato. Ma c'è modo e modo di credere e c'è l'arte.
    Il romanzo popolare e Manzoni che K ha citato tre ore fa stanno bene nel discorso.
    Torno a K. K dunque, se sbaglio verrò corretto, ama e crede (abbastanza) ai suoi personaggi e alle sue corrette ricostruzioni storiche. Mi ripeterò, ma forse è giusto: K RISPETTA il personaggio, l'azione. Così facendo rispetta anche il lettore. Il lettore può calarsi con fiducia nella vicenda, per quanto controversa, per quanto complessa sia. Può farlo perché si sente rispettato.
    La stessa cosa salta agli occhi con Simenon per l'umanità di tutti i suoi personaggi, anche i più piccoli. Maigret, per esempio, indaga soprattutto la figura dell'umile, sa che tutti siamo “umili”, tutti abbiamo le nostre miserie, ricchi e poveri. Compartecipa, condivide, capisce. Annusa l'ambiente. Segue nella testa dell'assassino e della vittima le loro ansie, le loro aspirazioni. Da qui deriva il successo commerciale di Simenon. Il lettore non si sente escluso. E' sicuro che sarà accettato e all'occorrenza giustificato. Subirà forse più volentieri una condanna se a infliggerla sarà quell'uomo corpulento e placido con la pipa in bocca.
    In Simenon la potenza del denaro come principale motore di azione è lampante, solo l'amore apre una via di fuga, via strettissima che il denaro richiuderà ben presto...
    Un libro che aspira a un certo successo commerciale non può nascere dall'ostilità verso il lettore, ostilità al mondo. Il lettore percepisce l'amore e la comprensione di quella voce che racconta, e ancora, soprattutto: il rispetto.
    Perché dunque lo scrittore precedente all'anno milleottocento invece era abituato a tenere una distanza tra se e la storia, dichiarava volentieri le fonti e si sollevava spesso da ogni responsabilità dicendo: questa storia l'ho sentita, non è farina del mio sacco.
    Presto detto. Non aveva il culto della Verità, conosceva a fondo la tradizione, non si faceva troppe illusioni di poter davvero inventare qualcosa di convincente e inedito.
    Sapeva bene distinguere Logos e Mito e li usava entrambi al momento opportuno.
    In parte diversamente da come dice A: “Ma già ai tempi di Aristotele, anzi un po' prima (i sofisti), e poi dopo (in breve e barbaricamente: in età romantica, e poi Nietzsche, tanto per "sparare nomi"), si contestò questa dicotomia fondante, dicendo che in realtà anche il logos è un mithos, e, reciprocamente, che il mithos è una forma di logos. Insomma, anche la ragione è una narrazione”. Questa spiegazione potrebbe trarre in errore. Mito e Logos sono due cose precise e diverse. Il Logos risponde a forme di ragionamento precise e ripetibili (analisi, dialettica discorsiva ecc.) e mira alla soluzione di problemi concreti, qualche volta impellenti, astratti (i numeri) o materiali. L'area della corteccia celebrale è la più recente e si sarebbe sviluppata rapidamente nell'uomo proprio attraverso le sollecitazioni pratiche, l'esercizio di attività manuali e l'utilizzo di utensili. Il Mito è un'altra cosa, serve ad affrontare problemi di tutt'altra profondità, gli organi del cervello preposti ad esso sono più antichi. L'intelligenza che lo contraddistingue è sintetica, intuitiva. Direi che soprattutto nella “Nascita della tragedia” proprio Nietzsche mostri di essere totalmente consapevole di queste differenze e ce le insegna! Poi è chiaro che una forma non esclude l'altra, ma la integra. Se il pensiero tragico o mitico sono inaccessibili all'uomo moderno non è colpa di N. Eliade all'inizio del primo volume del fondamentale “Histoire des croyances et des idée religieuses”, (sarebbe questo quando si gigioneggia?) ci spiega che il pensiero mitico/religioso e quello razionale/materialistico non sono nell'uomo due fasi distinte la seconda delle quali ha preso il sopravvento sulla prima. Nella storia di tutte le civiltà le due forme corrono parallelamente e a volte entrano in contatto più o meno cruento.
    Ci sarà fra noi quello che capisce meglio il mito, che impara a vivere attraverso l'agiografia dei santi, quello che capisce i logaritmi e il liceale scoglionato che crede che le espressioni di secondo grado siano una religione impraticabile.
    Anche se l'esperienza insegna che a capire un cazzo sono bravi tutti.

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. Grazie, A, per questo back to basics.

    Il ripasso giova sempre.

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. Mauz, ma mo ci insegni pure come smontare e rimontare una motocicletta?

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. mauz

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    Giusto Torque, tranquillo, diamo un taglio a 'sta broda, è l'ora! Serve una conclusione. Come il mio collega Bassoli che: le mattine apre gli occhi e cerca di inventare un modo nuovo per mettere insieme il pranzo e la cena, sarà meglio che mi sbatta altrimenti. Non sono mica Diderot che sarebbe andato avanti gratis fino al volume ULK/ZAGOR. Continuassi pure altre dieci pagine, nulla farebbe diminuire quello che resta da dire. Le premesse son date, atterreremo sulla conclusione con la delicatezza di un aliante. Ci sono due strade aperte ancora, qualcuno potrebbe accusarmi d'essermi barcamenato, ma era un trucco. Dunque, date le premesse, la domanda prevedibile, inderogabile, ovvia adesso è: allora K è di quelli buoni o non è di quelli buoni. Chiunque potrebbe fornire la sua conclusione e meglio di chiunque forse egli stesso. K è uno scrittore di rango? Possiamo metterlo nel novero dei campioni? Se sì sbarrare la casella a destra sennò...
    Si tenga presente che all'ordine del giorno abbiamo anche la vicenda (la menata) Strega, Mondadori, Canale e la domanda delle domande, quella rivolta a K, che lui deve dribblare diciotto volte al giorno e anche se non gliela fanno la pensano: ma allora il fascismo era buono o cattivo? Perché se magari era buono allora anche Berlusconi magari potrebbe essere buono, vedi mai, siccome noi non abbiamo occhi, orecchie, portafoglio, spiegalo tu!
    Che potrà mai rispondere il nostro per la milionesima volta se non un sacrosanto: affanculo! Che potremo noi rispondere all'altra domanda dunque, quella sullo scrittore, noi che non abbiamo vinto neanche la riffa della parrocchia? Vedi mai...!?

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. mauz

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    E' finito.

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. SCa

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    Amen

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. Ammazza tutta sta tiritera per arrivare, più o meno, alla stessa domanda di uno psicanalista di Latina. Che però, ad onor del vero, ciaveva messo molto meno. Ma dicci Mauz, te che mestiere fai nella vita?

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. cameriere

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    non sono armato
    né di sapienza né di pazienza
    per seguire quello che andate dicendo.
    non ci vedo più bene
    e fatico a leggere
    e poi,
    fa un gran caldo.

    m'avete stancato,
    e mi sento frustrato
    perché
    non all'altezza.

    scrivete di meno (battute)
    citate di meno,
    direte di più.

    spero che con l'autunno
    vi si freddino le cervella
    e i pensieri siano meno sciolti.

    c'è un pezzo di baricco
    che cade a pennello.
    anche quello, però,
    troppo lungo,
    si sente troppo bello.

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. la lavandaia

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    A proposito di psicoanalista...
    Continua a mandarmi mail su fb nonostante lo abbia più volte diffidato.
    Messaggi lunghissimi che mi scoccio a leggere.
    Se volete li copio qui... fatemi sapè!

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. no, grazie

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. urbano

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    Si chiama stalking
    se è oltre soglia
    si segnala all'autorità giudiziaria
    e all'ordine professionale.
    Magari è meglio prima al secondo chiedendone conto e poi magari...

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. rindindin

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    Daccordo con Cameriere. mi andrò a far una bella birra con lui e probabilmente ci scapperanno pure due risate. ci scuseremo poi per questo e faremo ammenda...

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. k

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    Hai indovinato, Mauz: vai a fare in culo, vai. Quale altra risposta potrebbe soddisfarti - evidentemente - se già non t'è bastato tutto quello che ho pure scritto sul fascismo? Ma hai mai sentito parlare di "complessità del processo storico", o di quello che una volta si chiamava "materialismo dialettico"? No, tu insisti e vuoi per forza le reductio ad unum? Valle a cerca' da un'altra parte. Io non ciò più tempo da perde.

    (Comunque, come dice il Presidente Mao che lui sì, la dialettica la conosceva, non esiste alcun accadimento o fatto storico, o alcun aspetto del cosmo o della vita umana, che sia nella sua interezza catalogabile come "positivo" o "negativo". Ogni cosa - e soprattutto ogni fatto storico - contiene in sé elementi sia positivi che negativi. Se e quando noi dobbiamo esprimere un giudizio di positività o di negatività su un determinato fatto, dobbiamo quindi farlo sulla base di un computo quanto più preciso di tutti gli elementi che vi si sono espressi e/o che ne sono stati poi determinati. E' un giudizio cioè di "prevalenza". Se gli elementi positivi prevalgono sui negativi in ragione pressappoco del 70 per cento, allora l'intero fatto non può non essere considerato, nella sua globalità, che "positivo". E viceversa.
    In quest'ottica quindi - e valutando gli esiti tragici prodotti dal fascismo in Italia, quali le leggi razziali, la politica di potenza e d'aggressione, le guerre dichiarate e perse - io credo onestamente che l'esperienza fascista non possa che considerarsi complessivamente, e drammaticamente, negativa.
    Questo giudizio complessivo di "negatività" però - che resta tutto e insindacabile, nella sua assoluta prevalenza - non può consentire in sede di valutazione e giudizio storico la cassazione, l'oblio o la "scancellatura" anche degli elementi positivi che pure si sono prodotti durante il ventennio. Chi lo fa, mente. E bara al gioco del "fare storia".
    Mo' se hai capito hai capito, se non hai capito so' cazzi tua. Dice: "E Berlusconi?". Berlusconi è cronaca, non è storia, e io non m'occupo di cronaca, nel mio lavoro. Comunque - anche se mi riesce veramente difficile, se non impossibile, farmi venire in mente qualcosa di positivo, davvero fatta da Berlusconi - non ho alcuna difficoltà a pensare, secondo il metodo del Presidente Mao, che anche in lui possano esserci od esserci stati alcuni elementi di positività.) (Il dramma, però, è che al momento non mi vengono in mente neanche quelli della sinistra nominale.)

    "Dribblare", però, lo dici a tua sorella. Io non ho mai dribblato nessuna domanda - in sessant'anni - chiunque, fuori i matti, mi ponesse per la strada.

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. la lavandaia

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    Non c'è bisogno di nessuna segnalazione all'autorità giudiziaria.
    E' mia consuetudine non replicare alle follie... passo oltre e cestino.
    Non si spreca il tempo appresso al nulla!

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. tataka

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    Ancora te manda mail? Secondo me s'è preso una cotta per te

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. A

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    1) Io rispondevo in breve a "mariuccia", quindi ovviamente ho spiegato alla carlona
    2) Nietzsche sa benissimo la distinzione in oggetto, ma Lei cita un testo giovanile ('72), se andasse ai testi successivi all'80 vedrebbe che ad un certo punto si fa strada quello che viene detto "prospettivismo", e che non mi va di spiegare perchè se lo può leggere in qualsiasi buon manuale
    3) Lei viene a insegnare l'etica antifascista citando un tale "N" (sic) Eliade. Forse voleva dire M(ircea) Eliade, quello storico della religione che amava Codreanu e pensava che fosse un eroe? Come direbbe Sensi Caciottaro, non è che lei può venire qua e pensare che siamo con la sveglia al naso.
    4) La distinzione mitos e logos fondata sulla funzione dei due versanti del cervello (destra e sinistra) è qualcosa che farebbe ridere i polli se fosse allegata come "argomentum" in un dibattito filosofico. va bene per Gente o Chi.
    5) Cameriere ha ragione: tante citazioni ma poca sostanza. Il suo discorso è fumoso e rivela una scarsa perizia tecnica

    6) lucrezio... ma lei sa cos'è una figura retorica? ma Lei sa che in età ellenistica era uso deificare i filosofi, quasi che il loro sapere fosse dato dal Dio? Lo fa Lucrezio con Epicuro , come altri con Plotino, Platone, Socrate, Pitagora, Apollonio, Cristo...

    saluti da Latina.
    ale

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. tcd

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    A' lavandaia, e bloccalo suvvia. Quel Mattioli e' solo un cretino come tanti.

    Poi, dopo averlo bloccato, per non leggere più i suoi messaggi passati presenti e futuri, cancellali tutti tutti tutti anche quelli che tu (eventualmente) gli avevi inviato prima di capire che era un rompipalle che, con la scusa di "stimolare un dibattito" ti viene a rompere le scatole pure al cesso.

    Ma proprio tutti tutti. Se vuoi, il giorno che scendo a latina a far vedere mia figlia a K, mi porto anche una chiave cromata e faccio la festa alla macchina del Mattioli incidendogli sul cofano "A' Mattio', hai veramente rotto!"

    (Sensi, ti diffido dall'avvisare il tuo psicanalista, se è sempre lui.)

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. tcd

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    @Mauz:

    Se ci rifletto, sempre per gli indiani, mi accorgo che Azione si deve tradurre esattissimamente con Karma e anche tutti gli effetti dell'Azione sono Karma. Non solo, quello che in occidente si chiama Peccato, e da loro non esiste, é sempre Azione, Karma, dunque Karma che genera Karma. Un peccato che genera la corrispettiva, naturale punizione in India non è altro che Azione che genera Azione, senza dunque il peso inutile di queste coscenze cattoliche sbriciolate sul nascere...

    Non proprio: il Karma non è l'Azione. E' semmai una specie di "raccolta punti" (per ogni azione/inazione/pensiero che fai nella tua vita ti becchi tot "punti") che si estende per tutto il ciclo di rinascite e che ogni tanto, raggiunto un certo "ammontare" di punti (positivi o negativi), decide di mandarti a casa il "regalo" in forma anonima. Che puo' pure essere bello o brutto. Ma che comunque ha un suo perché. A te il divertimento di capire quale possa essere

    Lo so, è una spiegazione non proprio autorevole, ma è la sintesi del concetto di karma in senso buddista.

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. A

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    Esatto.

    Pubblicato 13 anni fa #

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