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Elezioni regionali

(99 articoli)
  1. rindindin

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    queste analisi nel dettaglio fatte qui dai 2 "combattenti" sul caso di resta dovrebbero essere fatte a monte su tutti i candidati e io penso che neanche le dovremmo fare noi ma essere lineari e e visibili da parte dei candidati stessi, senza esseri costretti noi poveri, ma votanti cittadini, ad andare al bar o aver giocato alla pallacorda con qualcuno di loro o aver imparato a memoria bilanci e consuntivi. mica posso andare a bussare a casa di tutti. ergo la disinformazione politica strategica e personale a cui si è sottoposti volontariamente mi porta spesso a fare valutazioni qualunquiste, o così appaiono, ma non credo che la colpa sia tutta mia.

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. big one

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    perchè il candidato finlandese ari di resten parla come uno sturmtruppen?

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. k

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    perchè è communista, Big, e i communisti so' peggio dei nazisti, anzi, pure i nazisti erano comunisti e pure i democristiani. Io so' un po' scemotto, un povero coglione ingenuo, tu forse pure e l'unico furbo per davvero qui è Darcy, perché

    le dinamiche sociali delle quali bisognerebbe capire le complessità sono retaggio di un tempo passato, oggi gli imprenditori sono più poveri degli operai

    Ma vatten'affanculo va', non me sta' a fa' più pèrde tempo. Fatti un partito con Fumotoscani.

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. Mr Darcy, quello che dici e' tutto giusto. Il problema di fondo e' che se tu arrivi al giorno delle elezioni e non sai cosa hanno fatto Di Resta, o Cirilli, o Moscardelli, o Fazzone, credo sia piu' un problema tuo che loro.

    Non c'e' memoria storica o sociale o politica. Anzi c'e' proprio il rifiuto di ogni memoria. Proprio come fanno loro, in perfetto atteggiamento speculare.

    La vaccata degli imprenditori piu' ricchi degli operai, e' talmente tanto grossa che fa tremare i vetri. Provocazione? Puo' darsi.

    Magari bastava farsi un giro su internet:
    http://www.domenicodiresta.net/index.php/materiale

    Puo' piacere o no, puo' sembrare sufficiente o no, sta di fatto che sto tizio qualcosa ha fatto e lo ha messo a disposizione.

    Dici che vuoi la democrazia dal basso. E qual'e' sta democrazia? Aspettare il giorno delle elezioni per chiedere: senta, mi puo' dire cio' che ha fatto in questi anni? Cioe' la democrazia dal basso si sostanzia solo con una domanda?

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. tataka

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    Bravo Darcy. Se ti candidi avrai anche il mio voto. Non si può liquidare il suo disagio verso la politica come oppotunismo qualunquista alla Beppe Grillo.

    Ha ragione ad avercerla sopratutto con il PD (Di Resta non lo conosco, non giudico) partito senza palle che alla prima difficoltà rinuncia a combattere. Tipico atteggiamento di chi non crede più in niente. Come nel Lazio, dove dichiarandosi già sconfitto per il caso Marrazzo ha schierato la Bonino (ovvero una radicale, praticamente impresentabile nella regione più democristiana d'Italia).

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. Scusami, Tataka, ma perché l'IDV non appoggia la Bonino come il PD? E se non hanno le palle Bersani & Co., mi spieghi perché invece ce le dovrebbe avere un partito - l'IDV - che ha preso le sue stesse decisioni?

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. Mr Darcy

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    ... per aggiustare un giardinetto, organizzare qualche assemblea o conferenza di servizi, illustrarle coi pieghevoli e presentare qualche libro sulla rivolta delle arance è stato:

    Consigliere comunale di Latina dal 1977 al 1996 e successivamente dal 2002 al 2007; vicesindaco e assessore all’Urbanistica al Comune di Latina nel 1993. Sono stato Segretario della federazione del Pds (poi Ds) dal 1987 al 1993 e dal 1999 al 2000. Dal 2002 al 2005 ho svolto la funzione di responsabile nazionale dei Ds per il Turismo nell'ambito del Dipartimento Economico diretto da Pierluigi Bersani. Nel 2005 Sono stato eletto Consigliere regionale e attualmente sono Presidente della commissione Sviluppo economico, Ricerca, Innovazione e Turismo e membro della commissione Lavori pubblici e Politiche della casa.

    Se ti sembra poco non tutto è perduto.

    Poi con calma facciamo i conti di quanto c'è costato.

    20 anni consigliere comunale, poi altri 5 e siamo a 25. Mentre era consigliere comunale per 2 anni (2005-2007) è stato anche consigliere regionale (2005-2010), talmente preziosi erano i suoi consigli che (forse ma forse) prendeva due stipendi. Ma nel frattempo era anche responsabile dei nazionale dei ds per il turismo (2002-2005) che in quegli anni a Latina è fioccato (Il turismo come si sa fiocca) e tutto questo mentre era impegnatissimo a consigliare il comune di Latina. Adesso è solo:
    Presidente (1) della commissione (2) Sviluppo (3) economico (4), Ricerca (5), Innovazione (6) e Turismo (7) e membro della commissione (8) Lavori (9) pubblici (10) e Politiche (11) della casa (12).

    Un generale altro che cazzi, con tutte quelle medaglie appuntate sul petto, un generale di Breznev alla parata sulla piazza rossa.

    http://video.sky.it/videoportale/index.shtml?videoID=22629288001

    Sembra, così solo a prima vista, che la storia del novizio cominci a perdere quota.

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. Beh, mi pare riduttivo Darcy. Facciamo anche i conti di quanto ha fatto. Con calma, dopo le elezioni

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. tataka

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    Scusami, Tataka, ma perché l'IDV non appoggia la Bonino come il PD? E se non hanno le palle Bersani & Co., mi spieghi perché invece ce le dovrebbe avere un partito - l'IDV - che ha preso le sue stesse decisioni?

    Non ho capito perchè ad ogni critica al PD, invece di rispondere nel merito, si rinfaccia l'appoggio del sottoscritto all'IDV. Manco fosse davvero una malattia (come ricorda a qualcuno il suo nome) se stavo dentro Forza Nuova che facevate?

    Comunque la Bonino è stata scelta dal PD e imposta -di fatto- al resto della coalizione. In una regione in bilico, come il Lazio, e di grande valore nazionale se il secondo partito del centrosinistra andava da solo, avrebbe significato consegnare in blocco questa regione alla Polverini e a quelli che la manovrano.

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. sensi da trento

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    Comunque la Bonino è stata scelta dal PD

    no, devo correggerti.
    bonino è stata scelta da silvio berlusconi che la volle (nel 1995) commissario europeo nonostante le critiche del pci che sosteneva arlacchi (o napolitano, non ricordo bene).
    mi pare che berluscone scelse salomonicamente di mandare un commissario espressione del pci (napoletano, ?? ) e uno espressione della destra (la bonino).
    allora, voi elettori che domani andrete in cabina elettorale a baciare il culo a emma, andaste in piazza urlando (come al solito) con la bava alla bocca (come al solito) che la bonino "era impresentabile" (sic !! ) e che la scelta della bonino era il segno evidente della mancanza di politici di rango nella destra (ancora sic e rotfl ).

    ricordatelo, domani, quando andrai a fare l'intellettuale al seggio.

    e mò annàte affanculo pure voi !!

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. k

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    Tata', ma perché non ti vai a nascondere? Ma mo' sarebbero per caso più presentabili Contrada e il bossm bulgaro?

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. cameriere

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    esco
    e vado a votare.

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. sensi da trento

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    esco
    e vado a votare.

    torni presto, siòr conte

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. tataka

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    Membro

    ricordatelo, domani, quando andrai a fare l'intellettuale al seggio.

    Io non faccio l'intellettuale da nessuna parte né qui né al seggio. E tu pensa a Mastella, Dini, Capezzone, Bondi ecc. ecc. ex del centrosinistra ora elettori del tuo stesso partito.

    Ma mo' sarebbero per caso più presentabili Contrada e il bossm bulgaro?

    Non mi sembra che siano stati candidati.

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. Mr Darcy

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    Perchè non votiamo (di Pasquale Binazzi)

    I. Né eletti, né elettori.
    Per quanto già molte volte, sia nelle nostre conferenze come sui nostri giornali ed opuscoli, abbiamo fino a sazietà risposto e dimostrato perché noi anarchici non dobbiamo essere né eletti né elettori, pur tuttavia i vecchi pregiudizi che annebbiano la mente di gran parte dei lavoratori, l'arte subdola di cui sono maestri i politicanti di ogni colore, ci mettono sempre nella condizione di dovere difenderci da attacchi, ora apparentemente benevoli, ora addirittura vili e triviali, coi quali lo studio degli illusi o degli intriganti cercano di menomare la propaganda nostra, affinchè non sfugga dalla loro tutela il gregge elettorale, di cui essi hanno bisogno per salire le comode e lucrose scale del potere. E lo scopo principale per cui questi uomini tanto si affannano, intrigano, corrompono, intimidiscono è per raggiungere il posto privilegiato di legislatori, mediante il quale essi possono non già rendersi interpreti della volontà di chi li elesse a deputati; ma imporre la propria e incanalare le risorse e le attività di un popolo a loro beneficio e della classe cui appartengono.
    Questa è una verità troppo vecchia e resa fin troppo evidente dai fatti di tutti i giorni. Nessuno aspirerebbe al potere se questo non procacciasse dei vantaggi, dei privilegi morali, politici ed economici. Quindi il potere è per sua natura ingiusto e corruttore. Ma oltre a questa elementarissima considerazione che non può sfuggire neppure ai più bonari osservatori, ne dobbiamo fare altre ben più importanti e che sono precisamente quelle che ci fanno essere dei ferventi propagandisti dell'astensionismo nelle elezioni politiche ed amministrative. Il nostro atteggiamento e le ragioni per cui adottiamo questa linea di condotta diversificano assai dagli altri partiti o rivoluzionari o reazionari che accettano l'astensionismo, come ad esempio i mazziniani ed i clericali intransigenti. Noi non siamo astensionisti in forza di qualche pregiudiziale o perché il potere invece di avere una forma democratica repubblicana l'ha borghese e monarchica, oppure perché non è schiettamente clericale o papalina; ma perché noi siamo avversi ad ogni forma di potere costituito, perché ogni potere costituito rappresenta una sopraffazione, una violenza, un'ingiustizia.
    Comprendiamo che i mali sociali si eliminano eliminando le cause che li generano, quindi logicamente siamo avversi allo Stato, qualunque sia la sua forma, perché questo rappresenta un tiranno che sta sul collo dei cittadini; un grande parassita dalle mille branche che sa tutto assimilarsi, tutto carpire senza nulla dare. Comprendiamo che accettare per principio che altri pensino per noi, studino per noi, facciano per noi è un condannarci all'inattività, è rinunciare alla nostra indipendenza, è lasciarci atrofizzare lo spirito d'iniziativa sia nel campo del pensiero che dell'azione. Un uomo, un popolo è forte, è capace di sostenere efficacemente la lotta per la vita, ed anzi riesce a trionfare sulle difficoltà che gli si parano innanzi, a misura dello spirito d'indipendenza e d'iniziativa di cui è animato. Invece la tattica elezionistica abitua gli uomini ed i popoli alla passività, tutto si limita a fare la fatica di eleggersi un rappresentante, ad accentrare così in poche mani il potere e quindi l'avvenire di un'intera nazione.
    Perciò noi anarchici siamo convinti che la massima indipendenza sia dell'individuo, come di ogni singola collettività umana, sia una condizione indispensabile di rapido progresso e di sviluppo su ogni ramo di attività e una eliminazione di parassitismo e di ogni ingombrante e dannosa burocrazia. Non bisogna metter l'uomo nelle condizioni che possa diventare il padrone dell'altro uomo; non bisogna concedergli né riconcedergli un'autorità, di cui poi tutti debbano sopportare le conseguenze dannose e subire gli errori e le ingiustizie che vengono consumate in nome di un potere da noi stessi eletto. Il potere per sua natura deve sviluppare due grandi mali che paralizzano la vita di un intero popolo, e cioè l'accentramento e la burocrazia. Stabilire che a Roma si debbano discutere, approvare, dare ordini, regolare i rapporti e gli interessi che riguardano collettività che risiedono a Milano, Torino, Palermo, ecc. è quanto di più errato si possa pensare e stabilire. Tutti anche nelle più dolorose circostanze hanno potuto constatare il grande fallimento dello Stato. Infatti questo che viene costituito, secondo i suoi sostenitori, per tutelare con maggiore potenzialità, minor dispendio di forze e unità d'intenti l'interessi delle collettività che deve amministrare, in pratica ha solo saputo meritarsi la critica e l'imprecazione generale, perché invece di scongiurare dei mali, di limitare i danni con pronti provvedimenti, ha dato prova di noncuranza, di una spaventevole lentezza, causata dal suo mostruoso ingranaggio burocratico. Il recente disastro calabro-siculo informi. La logica dei fatti impone dunque di non dover dar mano ad erigere delle istituzioni, il cui esponente rappresenta quanto di male possa colpirci. Ognuno confronti il funzionamento dello Stato, che impone ai suoi rappresentanti ed esecutori l'attesa d'ordini anche nelle circostanze più gravi, col mirabile risultato che sa sempre dare l'iniziativa individuale e collettiva, ed avrà subito una dimostrazione chiara delle verità che noi andiamo da molti anni propagandando e che vengono chiamate utopie, solo perché troppo grandi e perché impongono un mutamento radicale delle attuali condizioni di cose. Tutti si devono convincere che invece dell'inutile e pesante macchina dello Stato, i popoli hanno bisogno per il loro benessere di abbattere tutti gli Stati, siano essi democratici o reazionari, per poter più presto e bene stabilire tra di loro dei rapporti di scambio rapidi, diretti e mutabili a seconda dei bisogni e delle innovazioni che vengono introdotte nelle arti, nelle scienze e nelle industrie.
    Lo Stato che in tutti i paesi del mondo non sa far altro che opera paralizzatrice delle individuali energie e il grassatore delle fatiche altrui, deve essere combattuto e non aiutato, deve essere abbattuto e non modificato. Quindi, o lavoratori, quando coloro che ambiscono di diventare i monopolizzatori di tutto, sciorineranno molti sofismi e vi useranno tutte le blandizie che il loro animo d'ipocriti dominatori sa abilmente trovare, ricordatevi che voi non dovete concorrere a dare vita allo Stato; voi non dovete concorrere a nominare gli uomini che lo impersonificheranno; voi se volete far trionfare la libertà e la giustizia non dovete essere né eletti né elettori.
    II. Illusioni sulla legislazione sociale
    Quei repubblicani, quei socialisti e tutti coloro che nutrono fiducia sulla legislazione sociale, credono di usare contro di noi l'argomento principale quando ci dicono, quando dicono ai lavoratori che è necessario che la classe diseredata abbia in seno al parlamento - istituzione borghese - i suoi diretti rappresentanti, i suoi deputati che portino in quell'ambiente grigio la eco delle proteste e dei dolori dei poveri paria dei campi, delle miniere e delle officine. "Siamo in pochi, questi democratici politicanti dicono, perché non vi è il suffragio universale, arma potente assai temuta dalla borghesia. Aiutateci a conseguire questo diritto per tutti i cittadini, per tutti i lavoratori e noi avremo fatto un gran passo verso l'emancipazione sociale". A parte gli esempi che si potrebbero citare di paesi dove il diritto al voto è più esteso che non in Italia; a parte i risultati incerti che si potrebbero ottenere se tutta la massa acefala potesse ancor più in modo pecorile essere guidata alle urne a compiere l'alto dovere civico!!!; a parte le ragioni d'indole morale dette nel precedente capitolo, vi è da tener conto della resistenza tenace, e nei più dei casi anche violenta, che sa usare ogni singolo privilegiato contro chi vuole strappargli una parte dei privilegi che ha saputo imporre alla grande maggioranza dei produttori con ogni sorta di astuzie e di frodi. Vi è stato un tempo in cui quando l'astuto poliziotto Giolitti amoreggiava coi generali del socialismo italiano - momento di vergognoso amplesso che essi oggi vorrebbero che fosse da tutti dimenticato e che ha provocato persino un segreto convegno a Bardonecchia fra Giolitti ed il futuro ministro Filippo Turati - allora tutti decantavano i trionfi della legislazione sociale ed i 50 milioni (!!) guadagnati dal proletariato nelle sue ultime agitazioni.
    Venne la realtà cruda dei fatti a dissipare la vacuità delle parole, gli eccidi proletari imposero silenzio ai politicanti della frazione estrema, i quali di fronte all'indignazione generale dei lavoratori dovettero bruscamente troncare i loro incestuosi amori, seguire la piazza e perdere qualche seggio a Montecitorio. Anche allora, come in altre occasioni, la borghesia che si era seriamente preoccupata della rapidità ed estensione colla quale seppe il proletariato proclamare lo sciopero generale politico, e comprendendo quanto era per lei pericoloso che i lavoratori abbandonassero le vie legali ed incominciassero ad usare l'azione diretta, se la prese coi capi popolo, scagliò contro costoro tutta la sua stampa prezzolata, incitò i locandieri, gli affitta camere, la piccola borghesia, lo stuolo dei servitori delle istituzioni perché facessero vile ed assordante coro contro i lavoratori, perché avevano osato - ahi purtroppo! solo per qualche giorno - di protestare con un po' di energia contro i sistematici assassinii di poveri affamati, di smunte donne e di miseri piccini. Anche quella misera borghesia che si compiace in tempi di bonaccia di farsi chiamare liberale, seppe con eguale veemenza e criteri reazionari condannare l'impulso generoso dei lavoratori, seppe con non minore rabbia fare pressioni contro i duci delle schiere proletarie, contro i politicanti dei partiti popolari, affinchè richiamassero i ribelli alla consuetudinaria docilità e alla cieca fiducia nella legislazione sociale.
    La borghesia più intelligente comprese che il concedere alla classe sfruttata qualche riconoscimento ufficiale e accettare il principio della legislazione sociale, non costituiva per essa alcun pericolo. Quello che seriamente teme e che vuole con ogni mezzo scongiurare è la sfiducia nei metodi legalitari; non vuole che si dilaghi fra la grande massa lavoratrice la fiducia nell'azione diretta, nell'azione singola, nell'azione prettamente rivoluzionaria, perché assai bene comprende che questa segnerebbe il principio della sua fine. Ecco perché noi anarchici moviamo aspra guerra ai nostri avversari che adescano i lavoratori col miraggio dei grandi (??) benefici della legislazione sociale. I poveri abbrutiti dalle fatiche, dalla miseria e dall'ignoranza ascoltano questi progettisti delle pacifiche conquiste, prendono tutto sul serio, credono che basti stabilire con un articolo di legge un miglioramento qualsiasi perché venga dopo poco attuato; imparano a venerare i loro leggiferatori come gli antichi cristiani veneravano il loro Cristo; ed intanto il tempo scorre ed i senza pane ed i senza tetto continuano la loro parte di docili macchine produttive, seguitando a produrre per altri e lusingandosi sempre di vedere spuntare per opera della legislazione sociale il simbolico e decantato sole… dell'avvenire apportatore di benessere e giustizia per tutti.
    Intanto messi su una falsa via iniziano agitazioni sterili, che non danno né possono dare alcun pratico risultato, vanno dietro ora a questo ora a quell'arruffone politicante; chiedono i pochi soldi di aumento di salario, lusingandosi che tale aumento procaccerà loro maggiore benessere, mentre invece non s'accorgono che per la legge ferrea del salario, derivante dall'attuale sistema di economia politica, essi concorrono a far rialzare artifiziosamente il costo generale della vita - a maggiore vantaggio degli sfruttatori - ed essi rimangono sempre dei poveri diseredati, coloro che tutto devono pagare e che per tutti devono soffrire. Fino a tanto che rimarrà saldo come principio la proprietà privata e il salario costituirà la pietra di paragone del compenso del lavoro umano; fino a tanto che i principi della finanza saranno lasciati i padroni delle ricchezze ed i monopolizzatori di tutti i prodotti, saranno pure i trionfatori del potere, gli alleati, i protetti e gli ispiratori dello Stato e della Chiesa, ed ai lavoratori, ad onta delle apparenti concessioni e miglioramenti, rimarrà soltanto quanto loro necessita per non morir di fame. I pingui e tristi eroi dell'oro cedono soltanto quando sono costretti a farlo, e a tutta quella gente che s'illude ed illude di poter armonizzare il capitale col lavoro, non potrebbe danneggiare maggiormente gli interessi dei non abbienti.
    Si prova un profondo disgusto a vedere della gente che vorrebbe passare per sincera e per chiaroveggente, dimenticare i punti sostanziali della questione sociale e per amore di un vile seggio nelle amministrazioni pubbliche o al parlamento smorzare ogni ardore giovanile, soffocare ogni impeto generoso, e, per rendersi accetti a tutti gli elettori delle diverse graduazioni politiche e sociali, smussare tutte le angolosità del proprio pensiero, e anzi fare dei veri sforzi per renderlo incomprensibile e accettabile alla massa amorfa, che non sa pensare né vuole fare sforzi per comprendere. E più disgusto suscitano quei giovani, che dicono di appartenere alle file dell'avanguardia del socialismo, quando si vedono prendere parte attiva agli ibridi connubi ed affannarsi per andare alla ricerca di un candidato qualsiasi, perché questi si prenda il disturbo di fare qualche piccola promessa e qualche insignificante dichiarazione di fede incerta. No, in questo caso meglio è trincerarsi nel silenzio, se non si sa o non si vuole risvegliare l'animo sopito del popolo. Se essi non vogliono essere i pionieri di ardenti verità, se non vogliono essere i pugnaci combattenti contro le cattive presenti istituzioni e conto uomini corruttori e corrotti, almeno non partecipino agli intrighi, abbandonino il popolo a se stesso piuttosto che ingannarlo, piuttosto che trascinarlo in vie contorte che lo fanno allontanare dalla soluzione del tormentoso problema sociale. Se invece veramente amano il popolo, se vogliono educarlo, incoraggiarlo e consigliarlo, essi devono rimanere col popolo e fra il popolo. Da questo trarranno sempre novella audacia ed eviteranno così il pericolo di diventare le giudiziose scimmie ammaestrate del baraccone nazionale.
    III. Che fare?
    Arrivati a questo punto mi pare di sentirmi da ogni parte rivolgere la domanda: Che fare dunque? Io rispondo con una sola parola: la rivoluzione. Questo malessere generale che ormai si acutizza in tutte le classi dei lavoratori - siano essi operai manuali o cultori del genio o del fecondo pensiero - si estende anche nelle altre categorie meno potenti, meno privilegiate, le quali cercano con ogni mezzo di non essere completamente travolte dalla lotta per la vita. Questo disagio quasi generale rappresenta le prime scosse della terra in quel punto dove non si è ancora definitivamente assestata, e l'assestamento verrà dopo una grande scossa, dopo un tremendo terremoto. Quindi anche la natura c'insegna che noi non possiamo mutare radicalmente i rapporti economico-sociali se non compiamo l'atto rivoluzionario, l'atto definitivo che deve completare, anzi attuare, quella rivoluzione che già è avvenuta nel pensiero nostro. Tutto il resto è vana retorica, se non è spudorata menzogna. Il trionfo del quarto d'ora, la soluzione del problema della giornata, il riconoscimento legale dei diritti che altri devono poi concedere; l'attesa del proprio benessere della sapienza, dell'onestà, dall'attività di altri, sono tutti palliativi, tutti ritardi, tutte illusioni, tutte mistificazioni.
    La rivoluzione non è un capriccio, non è una degenerazione, non è una malvagità, ma è una necessità. Bisogna che ogni uomo possa assestarsi sulla terra come egli vuole, bisogna che si senta completamente libero nei suoi atti e nel suo pensiero, bisogna che l'individuo non s'imponga alla collettività, come la collettività all'individuo, e ciò non può venire se non col trionfo della grande rivoluzione livellatrice e liberatrice di tutte le ingiustizie, di tutte le miserie e di tutte le schiavitù. Solo allora si verrà stabilendo il vero equilibrio sociale, che darà inizio ad una novella gagliarda vita che sarà veramente vissuta da ogni individuo, perché tutti educati alla scuola dell'operosità e della libera iniziativa.
    Come già in altro punto di questo modestissimo lavoro ho detto, saranno gli stessi bisogni che regoleranno i rapporti fra individui, collettività e popoli; saranno i bisogni che regoleranno le attività, le iniziative, la produzione e gli scambi dei prodotti. Però bisogna che anche i rivoluzionari e gli anarchici un po' alla buona, comprendano che la rivoluzione non è la rottura di un vetro, la ribellione sciocca alle guardie in un momento di sbornia, ma è l'azione costante, coscientemente ribelle a tutte le presenti ingiustizie, a tutte le attuali concezioni economiche politiche. Bisogna fare il grande vuoto all'attuale edifizio sociale, sottrargli quanto più sta in noi i difensori ed i coadiuvatori, non bisogna lasciarci assorbire né moralmente né finanziariamente, non bisogna alimentarlo, ma scavargli l'abisso che lo travolga. E voi, o lavoratori di campi e delle officine, voi che pur seminando e mietendo ciò che è il frutto delle fatiche vostre dovete tutto consegnare a chi nulla produce, voi che costruendo macchine, case, mobili, vesti, oggetti di bellezza e d'arte dovete rimanere sempre miseri, sempre schiavi, sempre iloti, comprendeteci una buona volta, ascoltate i nostri consigli, cominciate a scacciare lontani da voi i pastori della Chiesa e dello Stato e lo stuolo dei politicanti, ed unitevi alle nostre falangi ribelli che lottano per il trionfo dell'integrale emancipazione umana, per il trionfo del tanto temuto, calunniato ma pur tanto bello e grande ideale dell'Anarchia.

    La Spezia, 1909.

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. urbano

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    Gagliardo Binazzi.
    Peccato che è andata in un altro modo.
    Se fosse vissuto oggi il problema gli si sarebbe risolto da se che i lavoratori di campi e delle officine, almeno quelli rimasti, sono per la maggior parte senza permesso di soggiorno e diritto di voto.
    Una vittoria dell'anarchia.

    Evviva campanella garibaldi e giordano bruno!

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. Alle 12 il 90% degli aventi diritto non ha votato.
    Si profila una grande vittoria degli elettori non attivi, altrimenti detti astensionisti.

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. Speriamo che questi elettori astensionisti siano tutti provenienti dalle fila del PDL

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. zaphod

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    Fondatore

    "Elettori non attivi" mi sembra una definizione non molto politically correct, credo che quella giusta sia "diversamente democratici".

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. rindindin

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    Membro

    e io l'ho visto anche un po' morire per questo...

    Get the Flash Videos

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. rindindin

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    Membro

    sono una diversamente democratica, spero non per questo... disabile

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. k

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    Membro

    C'è un sacco di gente che da sempre ha detto di non essere né di destra né di sinistra, semplicemente perchè era di destra. Come Darcy, sostanzialmente. Alcuni di loro lo hanno pure cantato, oltre tutto, lasciando spesso però credere d'essere di sinistra, affinché noi comprassimo i dischi mentre loro intanto cercavano i "centri di gravità permanente / che non gli facessero più cambiare idea / sulle cose, sulla gente". Gaber - sia pure con tutto il rispetto e la pietas - e sua moglie Ombretta Colli erano tra questi, ma poi anche Dalla, Ruggeri, Caputo e tanti altri, fino appunto al Cerco un centro di gravità permamente.
    O Darcy, ma perchè non si mette a comporre canzoni e a cantare pure lei? Potrebbe cominciare con un remake di Modugno: "Il vecchietto dove lo metto". Oppure parta proprio con un: "Vecchio scemo rincoglionito, mo' te spiego io come stanno le cose: eri più ricco tu, del padrone tuo della Fulgorcavi".

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. k

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    Per A (ma avevo sbagliato topic).

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. Alla fine, a mio avviso, il non voto mi sa tanto di legittimazione più che di protesta.

    Io in queste elezioni mi ci sono messo, da ambo i lati del bancone. E' sicuramente pessima la nostra situazione, ma altro non abbiamo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. tataka

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    Vincerà la Polverini. Che tristezza.

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. Pantofola selvaggia

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    da l'espresso.it

    Ora Palermo ha il suo re Mida
    di Lirio Abbate
    È Gaetano Armao, l'assessore più ricco della Sicilia. Arbitra i fondi pubblici ed è consulente di aziende in affari con la Regione. E i magistrati indagano sulle sue attività per capire se è in conflitto d'interessi

    Sostiene la 'cultura della legalità' da diffondere fra i dipendenti della Regione siciliana ma allo stesso tempo l'assessore Gaetano Armao conclude affari personali con misteriose società britanniche. Storie incongruenti che vedono protagonista il palermitano avvocato amministrativista di 48 anni, ex console onorario del Belize, pupillo 'tecnico' del presidente della Regione Raffaele Lombardo che lo ha nominato da pochi mesi alla guida dei Beni Culturali.

    Armao sembra non averne mai abbastanza del denaro. Il suo giro d'affari è così alto da farne uno dei primi contribuenti nell'Isola, ma anche uno dei super consulenti con fatturato da capogiro, tanto da dimenticare, come lui stesso ha affermato in un'intervista, che un'azienda che aveva un contenzioso con la Regione gli doveva pagare una parcella da 2 milioni e 400 mila euro. Consulente giuridico del ministro Bondi, l'assessore è anche il Trustee di Stefano Ricucci.

    È stato Gianfranco Miccichè a scoprirlo, facendolo nominare consulente in aziende a partecipazione pubblica, dove i soldi scorrevano a fiumi. Lombardo gli ha affidato la 'cabina di regia', una sorta di agenzia che decide al posto degli assessorati le somme da spendere per la comunicazione. E mentre in Sicilia le fabbriche chiudono e non si creano nuovi posti di lavoro perché la burocrazia regionale è "nemica dello sviluppo" (come denuncia l'assessore all'Industria Marco Venturi), Armao firma il finanziamento di 2 milioni e 600 mila euro per fiere e campagne pubblicitarie, con partecipazioni a esposizioni da Shanghai a New York e Los Angeles. Londra, la città preferita dall'assessore-avvocato è tenuta fuori.

    Nella City Armao va a fare shopping, ma in Gran Bretagna ha interessi finanziari. Come risulta a 'L'espresso', è qui che ha sede la Pimlico Properties & Investiments limited (già Rometown limited) società che fa operazioni finanziarie e sembra avere punti in comune con Armao, a cominciare dal grande appartamento di Palermo (del valore di oltre 2 milioni di euro) in cui è residente l'assessore con la sua famiglia e dove aveva sede l'agenzia del consolato del Belize. L'unità immobiliare è stata acquistata dalla società britannica che è pure azionista al 90 per cento della Ambrosetti consultants srl il cui unico amministratore è Emma Ambrosetti, 77 anni, madre di Gaetano Armao. Altri immobili nella disponibilità dell'assessore sono intestati alla Rometown Limited. Perché Armao utilizza ancora oggi beni intestati ad una sigla misteriosa? Di questi retroscena era già a conoscenza Lombardo quando lo ha chiamato nella giunta affidandogli pure il delicato compito di gestire soldi pubblici? Un anno prima, nel maggio 2008 l'avvocato era stato intercettato dai Ros nell'inchiesta di Firenze sui Grandi Eventi. Il commercialista palermitano Pietro Di Miceli, già indagato per mafia e poi assolto, lo coinvolge - e lui accetta - in un affare su cui puntano i riflettori gli inquirenti.

    Anche i pm palermitani si occupano di Armao dopo le denunce per aggiotaggio presentate a novembre dal capogruppo del Pd all'Assemblea regionale. All'avvocato contestano il ruolo di consulente del gruppo Falck e al contempo di assessore che si occupava di trattare con gli imprenditori sia il maxi risarcimento dovuto per l'annullamento del bando dei termovalorizzatori (un affare da 5 miliardi di euro) che l'eventuale partecipazione del raggruppamento alle nuove gare. I magistrati vogliono pure chiarire se vi è conflitto d'interessi sulla positiva conclusione dell'accordo, portato avanti da Armao e firmato da Lombardo su un rigassificatore che coinvolge l'imprenditrice Margherita Stabiumi, socia di Enel nell'operazione.

    La Stabiumi che all'epoca faceva coppia fissa con l'assessore, dal via libera ricaverebbe una rivalutazione del prezzo di cessione delle azioni: circa 23 milioni di euro. E accanto a lei c'era Armao.

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. cameriere

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    senza polemica

    premesso che anch'io sono stato lì lì per non votare,
    con consapevolezza,credo, e non per qualunquismo,
    chiedo al darcy:
    ora che il partito del non-voto ha vistosamente vinto,
    che si fa?
    a me sfugge, pur avendo letto con attenzione tutte le cose scritte,
    il senso del non-voto.

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. Ora tutto sta a compattare il popolo del dissenso democratico e renderlo consapevole d'essere una classe sociale postmoderna. Come? I nuovi media sono qui per questo. Siamo il nuovo che avanza restando fermo. Il gandhismo - o ghandismo? - applicato alla politica. La logica del non fare (per davvero) contro quella del fare (per finta).

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. k

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    Ma vatte a fa' na pera.

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. cameriere

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    Membro

    ho letto questa su repubblica.it:

    "se il voto servisse
    sarebbe illegale".

    Pubblicato 14 anni fa #

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