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la fine del Berlusconismo

(593 articoli)

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  1. A.

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    Moderatore

    Checche se ne pensi, stiamo assistendo alla fine del berlusconismo.Anche se ci rifiutamo di crederci, è così.
    Allora mi permetto di aprire un topic per dialogare su questo tema, giacché mi sembra essere nella ragione sociale di questo forum da sempre.
    Intanto vediamo qualche video storico:
    Prima uscita pubblica di Fini

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    Il famoso discorso della discesa in Campo

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    Bossi
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    Un giovane D'alema

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    ENRICO

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    Pubblicato 13 anni fa #
  2. sensi da trento

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    Membro

    questo non è il tramonto del berlusconismo, ma è l'alba del pierberlusconismo

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. A volte mi domando come verrà percepito dai posteri questo periodo così particolare.
    Bisognerà raccontarglielo bene. Molto bene.
    La cosa più difficile sarà fargli capire perché un uomo tanto odiato da mezza Italia riusciva a restare in sella ad un cavallo che peraltro pare più un cavallo a dondolo, dato che questo Paese non si muove di un centimetro e le uniche novità sono terremoti, crolli, alluvioni e frane.

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. k

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    Membro

    Perché? Ma perchè in questo popolo ci stanno troppe teste di cazzo che come lei - pervicacemente conformiste fin dentro il buco dell'ano - riscoprono ogni giorno l'acqua calda e lo gridano pure a voce spalancata agli altri: "Guardate un po' che cazzo ho scoperto!", quando in realtà l'acqua calda era già sotto gli occhi di tutti e l'avevano già scoperta secoli e milleni prima anche le scimmie. Fer, si vada a far rinchiudere al giardino zoologico.

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. sensi da trento

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    Membro

    La cosa più difficile sarà fargli capire perché un uomo tanto odiato da mezza Italia riusciva a restare in sella

    se vuoi te lo spiego io, chè mi hanno cacciato da feisbuc pochi giorni fa.
    quelli che parlano male di berlusconi sono tanti: vedi te e i tuoi amici sulla tua pagina feisbuc. ma se ci fai caso, quelli che non parlano di politica sono molto più di voi.
    ti basterà entrare in un bar qualsiasi per accorgertene; lì troverai il solito agit prop che parla male a voce alta di berlusconi, -sperando di convertire gli avventori del bar con la sua dialettica- e regolarmente vedrai altri 20 clienti che non se lo inculano proprio, e anzi si danno pure di gomito dicendosi tra loro "è un povero scemo!".
    lo fanno non per paura ma per saggezza e per evitare scontri aspri e di venire insultati nei bar e sui treni.

    proprio ieri sul corriere della sera ciampi ha scritto una lettera, dicendo che non è detto che berlusconi sia al tramonto.
    ma anche ammesso che sia al tramonto, c'è un intero blocco elettorale che non si rassegna a farsi fare la lezioncina di democrazia da te.

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. Dall'altra parte della barricata sono, in un certo senso, d'accordo.

    Tanti parlano di politica, ancor di più non ne parlano. Alla "maggioranza silenziosa" italiana della politica non frega proprio un cazzo. Votano alla stessa maniera in cui si tifa per una squadra di calcio o si simpatizza per il personaggio di una sit-com, così va da queste parti. E' semplicistico ma è così. Nemmeno io darei Berlusconi per finito con tanta facilità.

    Staremo a vedere, disse Polpettone.

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. (però secondo me alla prossima tornata elettorale la Lega batterà cassa, ma di brutto)

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. Al di là di quello che pensa la maggioranza silenziosa - tra cui ci sono anch'io che di politica non mi piace parlare con tutti, perché al bar si parla solo per passare il tempo, magari litigando - è impossibile negare che il colpo inferto all'immaginario degli stessi berlusconiani è pesante. Berlusconi non è più invincibile, non è più intoccabile. Qualcuno, per la prima volta dal 1993, ne ha chiesto le dimissioni. Dall'interno del PDL arrivano voci di un gruppo dirigente che si prepara all'esodo. Tutti in direzione a giurare lunga vita al Re, e poi, usciti dalla stanza, a mettere mano al telefonino per trattare la resa col nemico. Gli unici che rimarranno lì, anche nel bunker, sono quelli che senza di lui non hanno senso: Bondi, Verdini, Gelmini. Manco più la Carfagna è data per certa. E i colonnelli di An che però Berlusconi è pronto a sacrificare per poter rifar pace con Fini - gliel'ho è andato a dire direttamente Letta, ieri -.

    Questo non vuol dire che Berlusconi sia finito, magari poi ci pensa Veltroni a rimetterlo in carreggiata. Non credo D'Alema perché già una volta gli è capitato di fare quest'errore.

    Quello che mi preoccupa, più del fatto che Berlusconi sia finito o no, è che l'alternativa - ieri il messaggio è passato pure ad Anno Zero, perché Santoro è un testa di cazzo - si restringe sempre di più ed intorno a nomi che con la sinistra (o il centrosinistra) non hanno niente a che fare. Draghi, Montezemolo o Fini. In alternativa uno dei rottamatori come Renzi, manovrati da Franceschini - in quell'assemblea non ce n'era uno della mozione Bersani, ci sono andati addirittura Moscardelli, Mansutti e compagnia (democristi pontini), cacciati con ignominia da una tizia di Roma che rappresenta Latina (a che titolo?) e che dice che la città è in mano ai Casalesi, che invece mi deve spiegare perché, lei di Roma, non si preoccupa dei Casalesi che invece stanno vicino casa sua -.

    La lunga vita di Berlusca dipende da noi. E ce la stiamo mettendo tutta per farlo rimanere in sella. Come in una lunghissima partita di traversone che dura da almeno 20 anni.

    Speriamo che Fini ce la faccia. E' l'unico che in questa partita c'ha scommesso tutto. E i compagni, vigliacchi anche in questa occasione, gli rimproverano di fare, a lui uomo di destra, quello che non sono stati in grado di fare loro.

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. urbano

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    Membro

    "Tanti parlano di politica, ancor di più non ne parlano."

    Qualcuno fa politica?

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. Anche io temo che l'avventura politica di mr. B sia lontana dall'epilogo.

    Già sento la voce dei ragazzini che tra 50 anni ci diranno: "Ma perché non vi siete ribellati? Perché non avete fatto un casino? Perché non vi siete riuniti davanti Montecitorio sine die? Possibile che non siete stati capaci di liberarvi di questo peso? Ma che cazzo di cittadini eravate?"

    La risposta è che gli italiani sono masochisti. In un certo senso si augurano che a governare siano delle teste di cazzo e che questo Paese non cambi mai e continui a vivacchiare di do ut des... tu mi dai il voto e io ti faccio passare per invalido... tu mi paghi la tangente e ti trovo lavoro... tu mi intesti un appartamento e io ti approvo la variante urbanistica etc. etc.

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. Ferna', io sono abituato a pensare che quello che si verifica nel nostro micro, non puo' che replicarsi con gli stessi meccanismi anche nel macro.

    Mi spiego meglio: nel momento in cui, nella mia citta' o nel mio quartiere o nel mio condominio, c'e' una cosa che non va e io preferisco girarmi dall'altra parte perche' non mi va di avere fastidi come si puo' pensare che faccia davvero qualcosa contro il Sistema?

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. sensi da trento

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    Membro

    La risposta è che gli italiani sono masochisti.

    c'è un ex servo di berlusconi (nel senso che una volta scriveva su Il giornale) che ultimamente ha scritto un libro dal titolo "La Pancia del paese" o una fregnaccia del genere, in cui cerca di spiegare perchè la gente voti berlusconi.
    per ulteriori informazioni ti rimando a questo link.

    http://www.corriere.it/politica/10_ottobre_27/severgnini-berlusconi-spiegato-ai-posteri-dieici-motivi-per-venti-anni_4f712cd0-e18e-11df-9076-00144f02aabc.shtml

    adesso veniamo al fatto di ribellarci a berlusconi.
    vedi, quando a cavalcare la protesta ci siete te, severgnini e quell'amica tua che sperava di diventare professoressa universitaria semplicemente andando in giro a urlare "A MORTE BUSHEEEE !! A MORTE BERLUSCONEEEEE !! "...
    insomma, quando a cavalcare l'antiberlusconismo ci sono tre persone che non sanno un cazzo e pretendono di avere capito tutto, beh, mi dispiace, io e voi non possiamo stare nello stesso partito.

    e come me la pensano 20 milioni di italiani

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. big one

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    Membro

    e come me la pensano 20 milioni di italiani

    meno, Sensi, meno.
    ricordiamoci che avere il 55% del 65% degli aventi diritto (di quelli che hanno votato e dei quali conosciamo il voto)
    significa avere la preferenza di poco più di 13 milioni di persone.
    e, come dice il Maestro, tra qualche anno - quando il re sarà fuori dal gioco in maniera definitiva - quella massa di consenzienti di oggi
    diverrà solo uno stuolo di elettori che rinnegherà il proprio voto.

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. No Sensi, il problema è che in Italia c'è troppa gente che gira a testa alta, ma col culo rotto.
    So' questi, il nemico mio: quelli che dopo 15 anni ancora vanno in giro raccontando che Berlusconi ha fatto del bene all'Italia! E gli danno pure il voto!

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. A.

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    Ormai sono discorsi a termine.
    Benchè non ci si creda, lunedì è finito.
    si vivacchierà per qualche mese, al massimo.
    ma nulla di più

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. A.

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    Moderatore

    Ps. E comunque Sensi, dillo che stai leggendo l'Unità...

    comunque ben ritornato

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. rindindin

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    sì che palle!

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. k

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    Membro

    Be', io credo che la questione stia tutta qua:

    "insomma, quando a cavalcare l'antiberlusconismo ci sono tre persone che non sanno un cazzo e pretendono di avere capito tutto, beh, mi dispiace, io e voi non possiamo stare nello stesso partito" (Sensi)

    Ha ragione come al solito. E le teste di cazzo siete voi che non lo volete capire. Non è sufficiente che Berlusconi si sporchi ancor più di merda e si leghi da solo la corda al collo perchè il popolo - o almeno la sua maggioranza - lo abbandoni. E' necessario che ci siano alternative credibili ("credibili" naturalmente per il popolo, non per la sola autoreferenzialità tua). Se tu ti ripresenti solo, appunto, coi "rottamatori" (ma tu guarda che faccia da culo!) come Moscardelli e Mansutti, tu permetti che quelli si tengono Berlusconi?

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. A.

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    Moderatore

    vero anhe questo.
    ma ormai siamo alla repubblica di salò
    A.

    ----------------------------------------------------------
    Ganfranco Fini ha deciso: entro i prossimi dieci giorni, il morso finale. Per spedire Berlusconi al Colle dimissionario. E iniziare le grandi manovre per un esecutivo di transizione. Il momento è arrivato. La crisi morde l’Italia, dal Pdl arrivano segnali di cupio dissolvi. Come un lupo che sente l’odore del sangue Fini ha scandito ai suoi: «Presentiamo una mozione di sfiducia alla Camera e acceleriamo». Una mossa studiata per piegare l’ultimo tentativo di resistenza del premier, al Senato.
    Già, il Senato. Il Cavaliere, appena rientrato dalla Corea, ha ordinato ai suoi una mozione di «sostegno» (non di fiducia) da votare a palazzo Madama. Due righe secche: «Il Senato invita il governo a proseguire nella sua azione secondo le linee tracciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi». Sarà calendarizzata alla capigruppo di martedì per l’inizio di dicembre, approvata la finanziaria a palazzo Madama.
    È l’arrocco finale. Il premier vuole usare la mozione per serrare i ranghi del Pdl, per dimostrare che al Senato ha i numeri. E per urlare verso il Colle che ogni altra maggioranza è un ribaltone: «Io - ha confidato Berlusconi ai suoi - dopo il Senato dirò al capo dello Stato che sono un presidente eletto dal popolo che ho una maggioranza schiacciante in un ramo del Parlamento, mentre nell’altro c’è n’è una diversa. Lui Napolitano, che è il garante del voto popolare deve trarne le conseguenze». Il Cavaliere vuole vederli negli occhi i senatori, legarli a sé prima della crisi. Perché sa che, aperta la crisi di governo, partirà la caccia grossa. Del resto nel Pdl già si respira un’aria da cupio dissolvi. Dopo le frecciate al vetriolo di Feltri, anche Giuliano Ferrara ha messo nero su bianco, ieri, l’inverno del suo scontento. Per non parlare del Palazzo. Ministri che cercano contatti con Fini, parlamentari terrorizzati. Per questo il premier ha parlato a lungo con i capigruppo Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Ha avuto assicurazioni sulla tenuta dei parlamentari. Poi la linea, per il futuro: «Se cedono li indicheremo come traditori, diremo che è una porcheria».
    Sceglie la linea muscolare, il premier. La considera l’unico modo per ottenere le urne: «Io - ha caricato i suoi - voglio proprio vedere che armi ha Fini. E voglio proprio vedere Napolitano che gli regge il gioco fino in fondo con una piazza scatenata contro. Perché questo è chiaro. Mentre Fini vota con D’Alema e Di Pietro noi porteremo ovunque i nostri in piazza».
    Senato e piazza. Gianfranco Fini, chiuso nella war room con i suoi, non si stupisce quando legge della «mozione di sostegno». Conosce l’avversario. Sa i suoi schemi. Sente i suoni che accompagnano l’ordalia finale. E poi da tempo ha in mente i passaggi della rottura. Tanto che ha allertato i suoi: la delegazione dal governo la ritiriamo lunedì ma, se Berlusconi ci provoca prima con una dichiarazione ufficiale, ogni giorno è utile. E per caricare ancor di più il clima lunedì sera sarà ospite da Saviano: «Masi dice che non dobbiamo andare? Tutta pubblicità, così si alza lo share…» dice un spin doctor del presidente della Camera.
    L’accelerazione vera però è ben altra. E riguarda la guerra parlamentare. Chi ha parlato col presidente della Camera spiega: «Ammesso che il premier ha i numeri in Senato, e questo è tutto da dimostrare, la mozione ha una validità politica, ma non costituzionale. Di fronte a Napolitano è carta straccia. E poi al Senato ci deve arrivare…». Ecco che Fini, dopo un rapido consulto con i suoi sherpa giuridici, sceglie di giocare di anticipo pure sulla «carta straccia». E mette a punto l’operazione «sfiducia» al governo tra dieci giorni, giocando in coppia con Casini, Rutelli e Lombardo, e di sponda con Bersani. La sequenza pare una triangolazione perfetta: il capogruppo del Pd presenta una mozione di sfiducia, e ne chiede la calendarizzazione, aprendo gli spazi di manovra. E offre così l’occasione a Fini di presentare, subito dopo, la sua mozione con Udc, Api e Mpa. La data sarà stabilita alla capigruppo di martedì. Ogni giorno è buono a partire dalla fine della prossima settimana, una volta cioè approvata in Aula la finanziaria. Che i futuristi voteranno, ma uscendo dall’Aula al momento della fiducia sulla legge per marcare un distinguo.
    Quando poi la finanziaria passerà a palazzo Madama, bloccando i lavori per le successive due settimane, scatta la trappola. Che fa saltare il disegno del premier nei modi e nei tempi, costringendolo a salire al Colle. Coi senatori impegnati sui conti, saranno votate le mozioni di sfiducia al governo di Pd e Fli tra il 23 e il 26 novembre. Col Fli che esce dall’Aula quando si vota quella del Pd. E il Pd che vota la mozione finiana. Del resto, è possibile sfiduciare il governo anche a finanziaria in corso. Senza far saltare il provvedimento: «Il vincolo costituzionale del 31 dicembre - spiegano gli esperti giuridici del presidente della Camera - è tale da poter essere considerato un adempimento dovuto. La finanziaria la approva il parlamento col governo dimissionario che, essendo tale, non può mettere la fiducia». Fugati gli ultimi dubbi con i suoi consiglieri giuridici, Fini consegna ai suoi l’ordine di preparare la mozione: la via del Senato, per il Cavaliere, si interrompe alla fermata del Colle.
    Alessandro De Angelis Il Riformista del 13 novembre

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. L'alternativa: è questo il problema.
    Già oggi possiamo serenamente dire, a mesi dalle amministrative di Latina, che la Sinistra riperderà senza scampo.
    Non è certo una situazione normale e un motivo ci sarà pure.

    E comunque con questa legge elettorale secondo me è chiaro che Berlusconi, o meglio il suo partito, resterà una forza di governo - tra l'altro beccherà pure i voti dei delusi dal tradimento politico di Fini -, quindi dire che siamo al Game over del berlusconismo è fuorviante.

    Il problema Berlusconi resta. E resta, come scrive il sor K, proprio perché non esistono facce NUOVE - cazzo: NUOVE! ma anche credibili - da contrapporre a un movimento che dispone di una forza economica spaventosa da scatenare in campagna elettorale.

    Certo se il nuovo si organizza intorno a personaggi come Rutelli, che ha già fatto di tutto, il sindaco di Roma, il ministro, il parlamentare, che viene dal passato, è chiaro che c'è da preoccuparsi.

    Resta l'immobilismo della Sinistra italiana, la miopia politico-comunicativa, le velleità dialettiche, la non propositività cronica.
    Resta, e pesa come un macigno, la mancanza di un leader. E vi pare poco?

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. A.

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    Moderatore

    La destra pulita e la sconfitta del pifferaio

    di Franco Cordero, Repubblica, 10 novembre 2010

    L'intimazione da Bastia Umbra è la penultima mossa d'una partita abilmente giocata: dimettersi, visto il punto morto nel quale sta, affinché siano ridefiniti programmi e confini dell'area governativa; è sottintesa l'incompatibilità del nuovo corso con l'attuale mezza signoria (deve fare i conti con la Lega); altrimenti l'uscita dei ministri Fli e l'avaro sostegno esterno, concesso o negato nei singoli casi, aprono la fase agonica.

    Lo junior non poteva impedire la fusione (chiamiamola fagocitosi): ha salvato un nucleo, mentre i colonnelli convolavano al banchetto; meglio perderli che trovarli; da allora raccoglie consensi contestando l'impronta abnorme della politica governativa; una destra degna del nome prende sul serio Stato, interesse collettivo, legalità, dialettica parlamentare. Il conflitto era nelle cose: Dominus Berlusco, analfabeta in politica, va allestendosi un regno amorfo, fondato sul potere economico e mediatico, mentre i modelli rinascimentali italiani, superando l'anarchia comunale, sviluppavano strutture statali. Siccome i controcanti lo disturbano, risponde a modo suo: s'era acquisito larga parte dello stato maggiore An; accerchia l'antagonista; minaccia d'espellerlo (gesti da Sant'Uffizio o Politburo); infine, gli scatena addosso i giornali della casa. Sinora risulta perdente: contro Tortuga è nato un nuovo partito, della destra pulita; non sappiamo quanti voti conti ma in stile, idee, lessico, sbaraglia l'invasore pifferaio.

    Dopo diciassette anni suonano male, moneta falsa, gli slogans con cui s'era impadronito della piazza: resta spaventosamente ricco, gonfiandosi ogni giorno (Dio sa quanto abbia accumulato dal 1994); è l'unica sua abilità, strepitosa, unica al mondo, con i rischi contro cui voleva premunirsi mediante scudi immunitari. Tolti i famigli, cortigiani, sgherri, odalische, strimpellatori, ruffiani, postulanti vari, prima o poi svaniscono i fumi della sbornia: trent'anni d'ipnosi televisiva lasciano guasti permanenti e i sopravvissuti li pagheranno cari nelle decadi future, ma qualcosa rimane dell'atavico discernimento; gl'Italiani sono gente cinica, notava Leopardi («Discorso sopra lo stato presente» dei loro «costumi»), filosofi d'istinto, anche i più ignoranti, quindi vedono le cose quali sono sotto belletto, parrucche, maschere. Sarà una partita interessante: pifferi, tamburi, tromboni, contro sguardi svegli, equazioni d'interesse, sentimenti; ed esito dubbio, molto temibile essendo l'Olonese. Guai a chi lo considera innocuo (vedi le nefaste furberie bicamerali), ma non ha più materia d'incantesimo: qualunque cosa dica o mimi, suona vecchia; l'hanno visto irresistibile solo pro domo sua; cederà voti alla Lega, né stupirebbe un cospicuo travaso nell'autentica destra.

    Dove siamo e cosa sia augurabile, lettori curiosi possono indurlo dalla stampa equidistante (tale afferma d'essere, usando metri variabili). Ecco tre reperti. Il primo (E. Galli della Loggia, Corriere della Sera, 1 novembre 2010) parla chiaro: abbiamo un governo inerte; non capisce gli avvenimenti, remoto dal paese, stupidamente arroccato; chi lo guida commette imperdonabili défaillances, mentre reggi coda ipocriti, fautori della linea dura, alle sue spalle ne dicono d'ogni colore; in patologie simili i partiti vivi s'interrogano su quel che non va, cominciando dal capo «ingombrante»; non ha idee; s'è reclutato un personale da corte dei miracoli; bassi livelli intellettuali, maniera «plebea». Da quanti anni lo sapevamo. Il secondo diagnosta (S. Romano, ivi, 3 novembre) interviene a difesa enumerando i mirabilia governativi: nel libro dei sogni figurano invisibili opere pubbliche e persino «il recupero dell'evasione fiscale»; passando al premier, spende l'eufemismo «goliardico», salvo ammettere che i fatti de quibus stiano «divertendo il mondo» e lui parli troppo, malaccorto.

    Infine, auspica pace tra i due: se no, andiamo alle urne; abominevole l'ipotetico governo tecnico. Il terzo medico (P. Battista, ivi, 8 novembre) deplorava i dissidi interni, ammonendo lo junior, quasi non fosse in ballo il modo d'intendere politica, Stato, governo. Stavolta definisce «irrealistico», quindi «velleitario», il disegno d'un centrodestra che non abbia più B. «suo indiscusso e carismatico leader». Seguono rilievi deprecatori sull'anomalia d'un presidente della Camera che intima al premier d'andarsene: se crisi dev'essere, avvenga nelle aule; e la sfiducia non tocchi le questioni della spesa. Poi l'ammette, il nuovo partito è cosa seria, «forza politica vera», «anima autentica». Mosso da «consiglieri rancorosi», voleva liquidare il dissenso in sede disciplinare, pessima idea. Vero, ma era impossibile comporlo politicamente: B. vuol essere padrone nel partito, governo, parlamento, Stato, corti giudiziarie, oltre alle aziende e mille società, on shore, off shore, insomma dappertutto; G.F. difende una visione liberale. Severo l'ammonimento finale: non s'immischi in maggioranze spurie, irrispettose della «volontà popolare»; se la rottura è irreversibile, accetti l'ordalia elettorale, anche con l'attuale «orribile» legge (perfidamente combinata in extremis dal secondo governo B., verrebbe ancora comoda).

    «It's very clear», cantava Nat King Cole: gli «equidistanti», o almeno due dei tre, piangono sulla scissione (evento positivo, salutiamolo, il primo da quando è caduto il Caf, quasi vent'anni); volevano il Pdl ubbidiente al «capo carismatico», signore d'una Italia regredita nei secoli; auspicano che dal bagno elettorale esca vittorioso, forte, giovane (succede nell'alchimia, quando il re vecchio, malato, esausto trasmuta); in tale chiave va inteso l'aborrimento della maggioranza nuova emersa dalle Camere e governo-ponte; la qualificano proditoria, postulando una Repubblica plebiscitaria germinata nella cosiddetta «costituzione materiale». In mano ignorante formule tecniche diventano grimaldelli. Le conclusioni discendono a contrario. Piove dalle stelle l'ultima occasione della svolta che scongiuri un futuro caraibico: se hanno la testa sul collo, gl'interessati concertino due punti, regole elettorali e conflitto d'interessi; quando finalmente il quadro sia fisiologico, rimosso il pirata, destra e sinistra giocheranno le rispettive carte.

    (10 novembre 2010)

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. "Ora che il governo della Repubblica è caduto nel pieno arbitrio di pochi prepotenti, re e tetrarchi sono divenuti vassalli loro, a loro popoli e nazioni pagano tributi: gli altri tutti, valorosi, valenti, nobili e plebei, non fummo che volgo, senza considerazione, senza autorità, schiavi di coloro cui faremmo paura sol che la Repubblica esistesse davvero. Ma chi, chi se è un uomo, può ammettere che essi sprofondino nelle ricchezze e che sperperino nel costruire sul mare e nel livellare i monti, e che a noi manchi il necessario per vivere? Che essi vadan costruendo case e case l'una appresso all'altra e che noi non si abbia in nessun angolo un tetto per la nostra famiglia? Per quanto comprino dipinti, statue, vasellame cesellato, per quanto abbattano edifici appena costruiti per ricostruirne altri, insomma per quanto dilapidino e maltrattino il denaro in tutti i modi pure non riescono a esaurire la loro ricchezza con i loro infiniti capricci. Per noi la miseria in casa, i debiti fuori, triste l'oggi, spaventoso il domani. Che abbiamo, insomma, se non l'infelicità del vivere?"
    [Contio domestica del compagno Catilina riportata da Sallustio, La congiura di Catilina, XX]

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. A.

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    Moderatore

    Questo pezzo di Sallustio è stupendo, anche se vira verso una disillusione nei confronti della politica, in funzione di un cupio dissolvi da reflusso piccolo borghese fine anni 80 (del resto, Torquema', siamo coetanei, figli di quella nausea disimpegnata dopo le grandi e tragiche sbornie ideologiche degli anni settanta. La nostra natura profonda è l'individualismo liquido).
    Comunque, il peggio del berlusconismo è aver omologato le coscienze, e fatto credere di essere un governo come altri, e non una eccezionale truffa collettiva.
    La disubriacatura forse ci renderà consapevoli della mediocrità degli altri politici (non c'è un Berlinguer nè un Moro, ma nemmeno un Craxi o un De Mita alle viste), ma questo che sta finendo (speriamo) è incomparabilmente diverso.
    Lunedì si apre la crisi di governo, e forse ci sarà qualche giorno di confusione prima di andare alla prospettiva di elezioni a marzo. Ma prima ancora c'è il 14 dicembre.Se la Consulta decreterà l'incostituzionalità del Lodo Alfano, il processo Mills vedrà la sentenza contro B. con la radiazione dai pubblici uffici.
    E si aprirebbero scenari da guerra civile. Se non fosse che gli italiani, come sempre è stato, scenderanno subito dal carro del perdente e cercheranno un nuovo cavallo. E lui resterà solo, con quel residuo di uomini, e apparati (pochi, dopo lo sgancio di Fini e soprattutto la morte di Cossiga) che gli sono stati sono fedelissimi.

    Tutta questa vicenda durata vent'anni ci dovrebbe confermare in quello che già si sapeva: gli italiani sono peggiori delle loro istituzioni democratiche, che come dice Calamandrei gli sono cucite addosso come un frack su un maiale. E per fortuna che queste istituzioni hanno tenuto, altrimenti già saremmo uno staterello postsovietico o sudamericano. Su questo ha ragione K: "perchè gli italiani so teste de cazzo". (Dice e tu che sei? lo sono anche io, ma con coscienza di esserlo).
    Probabilemente S.B. sceglierebbe l'esilio, se fosse una figura tragica. Se invece -come è più probabile- si rivelerà una figura farsesca, contratterà qualche salvacondotto per sè e per le sue aziende, anche se temo che l'uomo ormai non sia più in sè. La fine di un uomo misura il suo carattere (Shakespeare). E il carattere di un uomo è il suo destino (Eraclito).

    Io non ho mai visto drive-in. Dice che c'entra? C'entra c'entra, perchè da là nasce tutto. Spiegherò con calma.

    Ciò che ci si presenta come naturale non è che l'abituale d'una lunga abitudine che ha dimenticato il disabituale da cui deriva....
    M. Heidegger

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. sensi da trento

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    Membro

    ma nemmeno un Craxi o un De Mita alle viste),

    il vero dramma è che nel 2030 ci sarà sicuramente qualche intellettuale che scriverà che all'italia mancano uomini come berlusconi e cicchito.
    apprezziamoli adesso, prima che sia troppo tardi

    e poi ci domandiamo perchè in italia nessuno prenda la sinistra seriamente...

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. A.

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    Moderatore

    Va bene tutto, ma ce lo vedi Berlusconi dire di no per telefono a Reagan a Sigonella?


    Concita Concita, amor de nuestra vida!!

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    Pubblicato 13 anni fa #
  26. sensi da trento

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    Membro

    Va bene tutto, ma ce lo vedi Berlusconi dire di no per telefono a Reagan a Sigonella?

    no, però l'ho visto prendere a palle di merda chirac e schroeder.

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. A.

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    Moderatore

    vabbè, hai ragione tu.

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. Vedi A., dovresti inserire quella frase all'interno dell'intero contesto per non abbandonarti ad espressioni tipo 'individualismo liquido' e altre. Perché quella frase, che Sallustio attribuisce a Catilina, è pronunciata all'interno di una contio domestica - un incontro con i suoi sostenitori in cui avrebbero dovuto decidere il da farsi, avvenuta proprio a casa di Catilina perché allora i 'democratici' o populares (tra cui anche quell'infame di Crasso e l'arrivista Giulio Cesare) non avevano una sede di partito - che non inizia e non finisce lì. Il compagno Catilina s'era rotto i coglioni del modo di gestire la cosa pubblica, aveva dato dimostrazione di grande forza ed impegno, scalando una ad una tutte quante le cariche dello Stato - una volta a Roma non è che uno si svegliava la mattina e andava a fare il console, perché prima dovevi fare tutto il cursus honorum - ma gli avevano fatto zompare, con intrallazzi vari, già due volte l'elezione alla massima carica dello Stato. Qualche tempo dopo, proprio per far capire qual'era il programma, ha fatto presentare la lex Servilia - mai approvata - con cui chiedeva, tra le altre cose, la redistribuzione delle terre ai più poveri o comunque ai non aristocratici. Individualismo liquido? Piccola borghesia anni '80? I senatori e la maggior parte delle famiglie aristocratiche hanno fatto di tutto per ucciderlo, e uccidere con lui il sogno di una Roma diversa. Per far passare la fantasia a tutti gli altri che son venuti dopo di lui, l'hanno anche diffamato per l'eternità.

    Magari un'altra citazione può farti capire di chi stiamo parlando. Contestualizzo. Iniziano le prime accuse di congiura contro la Repubblica a Catilina, alto tradimento, che a Roma viene punito solo con la morte. Lui non intende rispondere. Tra gli optimates che lo attaccano c'è anche Marco Porcio Catone, nipote del famoso Censore, che s'era messo in testa di realizzare, lui stesso, la caricatura del suo antenato. Era un po' come Di Pietro, anche se forse Catone era un tantinello più limpido. Uno tutto d'un pezzo, "legalista ad oltranza, integralista, moralista, privo di passioni se non quella per la Patria, onestissimo". Uno che non potevi fare mezza cosa che lui subito s'inalberava, anche se era stato alleato con te fino a ieri, e ti denunciava e le cose le portava alle estreme conseguenze. "Giustizia sia fatta". Meno male che cià pensato Marco Vispanio Agrippa, un bel po' di anni dopo, ad andarlo ad acciuffare in capo al mondo, durante lo scontro tra Bruto, Cassio Longino contro Ottaviano. Lì però il nipote del Censore si suicidò, non volendo affrontare il giudizio e, con ogni probabilità conoscendo Ottaviano, la pena di morte. Comunque sto Marco Porcio Catone affrontò Catilina duramente, con accuse pesantissime. E il compagno gli rispose: "Se cercherete di appiccare un qualsiasi incendio contro di me, non lo spegnerò con l'acqua, ma con le rovine".

    Rimaniamo sempre nell'alveo dell'individualismo liquido?

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. zanoni

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    Membro

    Sensi, rassegnati: Berlusconi e' finito, il berlusconismo e' finito. le colpe, al di la' delle chiacchiere sul potere mediatico e la P3, sono principalmente due: non aver messo in atto meccanismi almeno accettabili per la selezione della classe dirigente, non aver saputo creare un partito degno di questo nome. Berlusconi, insomma, ha fallito proprio su quelli che erano i due pilastri portanti del suo progetto politico di modernizzazione, per il quale era riuscito abilmente a conquistare il sostegno convinto della maggioranza del Paese. Paese che, senza Berlusconi e senza un'alternativa credibile e strutturata, rischia di fare un bel botto.

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. A.

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    Moderatore

    Torque, la tua spiegazione è stata utile. Infatti, decontestualizzata, quella frase mi dava l'impressione che avevo riportato.

    Pubblicato 13 anni fa #

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