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Politica generale

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  1. k

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    Era ora.
    Anche se io adesso invece vorrei Stalin.

    Pubblicato 9 anni fa #
  2. Appoggio con decisione l'opzione Stalin, altro che D'Alema.

    Ps: Se ai tempi dell'università qualcuno mi avesse ipotizzato una modifica o addirittura la cassazione dell'art. 18 lo avrei preso per pazzo. E' su norme così che si è retto - anche se con enorme fatica - questo stranissimo Paese. Mettere in discussione norme che salvaguardano i diritti più elementari delle persone è la prova che siamo davvero arrivati a raschiare il fondo del barile. E spesso il barile italiano non ha petrolio, ma merda. Tanta merda.

    Renzi non ci sta capendo un cazzo.

    Pubblicato 9 anni fa #
  3. Io dico che oggi han ragione quelli di M5S che propongono un sereno turn-over nel PD.

    Sostituiamolo questo Renzi, nessuno lo ha votato, è palesemente inesperto, la sua unica qualità è avere buone conoscenze e una chiacchiera frizzantina.

    Soprattutto non ci sta capendo nulla del Paese reale, sembra non capire che non solo i cittadini on han più soldi, ma neanche l'amministrazione. Non ci sono risorse, o Renzi, ficcatelo nella capoccetta: non sei più in un quiz di Mike, maremma vacca.

    Datemi un motivo per andare avanti con Renzi e vi lascerò in pace.

    Io dico: cambiamolo e anche alla svelta. Usciamo da questo equivoco rovinoso per il Paese. Letta, pur giovane, era un gigante della politica rispetto a Renzusconi Matteo. Quanto può durare questo bluff?

    Pubblicato 9 anni fa #
  4. zaphod

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    Fondatore

    Digli a quelli del M5s che le stesse cose le possono dire di Grillo.

    Pubblicato 9 anni fa #
  5. SCa

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    Ma non era meglio Bersani?

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    Pubblicato 9 anni fa #
  6. In questa stravagante e sterile Europa con le Borse al tracollo ho smesso di credere da tempo, davanti all'evidenza del fallimento economico in atto, che si finge di non vedere solo perché non si vuol riconoscere l'errore.

    L'Europa è un fiasco totale, c'è poco da fare, e coi politici che passa il convento non c'è speranza.

    In molti continuano a dire che una via d'uscita non c'è, bisogna andare avanti così, a pagar debiti in eterno senza un'idea reale di sviluppo. Di crescita nemmeno l'ombra: crescono solo i debiti e manco poco, e giù tasse a tutto andare, l'animadelimortasi loro.

    "Alla lunga avremo vantaggi". Forse da morti sì: smetteremo finalmente di pagare. A meno che non s'inventino il bollo sulla permanenza nel loculo.

    Abbiamo sbagliato l'Euro.

    Abbiamo sbagliato l'Europa.

    Abbiamo sbagliato tutto. L'Ebola a questo punto ce la meritiamo.

    Pubblicato 9 anni fa #
  7. big one

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    Pubblicato 9 anni fa #
  8. A.

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    Moderatore

    Mo' c'è lo Zoloft, molto meglio

    Pubblicato 9 anni fa #
  9. SCa

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    Membro

    Pubblicato 9 anni fa #
  10. Se ho capito come funziona, in Cassazione condanneranno Cucchi.
    [spinoza.it]

    Pubblicato 9 anni fa #
  11. Pennacchi: Voto Renzi ma non mi piace

    «Voto Renzi ma non mi piace. Non ci sono soluzioni e non ci sono alternative. Oggi sembra storicamente necessitato. Anche il patto con Berlusconi non mi piace, ma è storicamente necessitato. E poi una volta che Renzi ha fatto il patto con Berlusconi, lo faccia bene dando una botta al Paese. Per cosa abbiamo fatto il patto? Per togliere il Senato? Una riformicchia». Parola di Antonio Pennacchi, premio Strega 2010, ora in libreria con «Camerata Neandertal. Libri, fantasmi e funerali vari» pubblicato da Baldini e Castoldi, che, conversando con l’AdnKronos, passa dai fantasmi del suo libro alla situazione dell’Italia in questo periodo di crisi economica.

    Un periodo che, per Pennacchi, è attraversato da veri e propri «fantasmi» che sembrano minare la crescita del Paese: «Nel mio libro – spiega- parlo dei morti e dei fantasmi che sento, tra i quali Ajmone Finestra, ragazzo di Salò e per 36 anni Federale (dell’Msi, ndr) di Latina, e il paleontologo Alberto Carlo Blanc. Nelle loro storie il passato, il presente e il futuro si tengono insieme. I fantasmi che oggi, invece, attraversano l’Italia sono quelli della deindustrializzazione e della borghesia produttiva che invece è diventata una borghesia improduttiva».

    «I figli e i nipoti dei capitani d’industria che fecero il miracolo economico e la modernizzazione – dice ancora Pennacchi- nel giro di 20 anni hanno completamente azzerato la base produttiva del Paese». In Italia, «non produciamo più niente. Hanno chiuso tutte le nostre fabbriche, non si fanno più automobili, non facciamo più nulla. E -osserva lo scrittore- non è colpa della globalizzazione o del costo del lavoro. Noi abbiamo un costo del lavoro più basso rispetto alla Germania, alla Francia o all’Inghilterra. E lì le fabbriche se le sono tenute».

    Il problema, per Pennacchi, è che in Italia il ceto imprenditoriale «non è stato più capace di fare impresa». L’Italia, rimarca, è caratterizzata da molti nodi irrisolti, a cominciare da quello «con il Fascismo. Abbiamo inoltre un nodo irrisolto con la storia antica che prosegue nella contemporaneità. E poi siamo terrorizzati da quelli che migrano verso da noi. Ma contemporaneamente i nostri figli ricominciano ad emigrare verso l’estero».

    Riflessioni amare, quelle di Pennacchi, che con sconforto parla anche della sua Latina: «Vorrei tornare in fabbrica (ha lavorato per oltre 30 anni all’Alcatel Cavi, ndr) e vorrei soprattutto che, passandoci davanti, funzionasse ancora. Invece me l’hanno chiusa. A Latina hanno chiuso tutto. L’unica cosa che c’è ancora è la calce e i mattoni, ovvero le speculazioni edilizie».

    Amarezza che, in fondo, si riflette anche nell’attività di scrittore che «mi costa tanta fatica. Il poeta Sergio Corazzini – ricorda Pennacchi- dice: ‘tu mi dici poeta. Io non sono un poeta, sono solo un fanciullo che piangè. Avrei voluto essere amato da piccolo. Se fosse stato amato da piccolo probabilmente non avrei scritto alcun libro. Si scrive anche per ossessione», conclude.

    da http://www.latina24ore.it/latina/99041/pennacchi-voto-renzi-ma-non-mi-piace

    Pubblicato 9 anni fa #
  12. A.

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    Moderatore

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    Pubblicato 9 anni fa #
  13. Da oggi il problema non è più la destra o la sinistra.
    Da oggi il problema è la Partitocrazia, che vuol dire che chiunque va al potere ruba.
    Quindi il problema non sono più i programi elettorali, ma le persone da votare, che devono essere oneste. Servono meno politici che devono guadagnare meno ma che devono essere onesti. Cominciamo a cercarli casa per casa.

    Pubblicato 9 anni fa #
  14. Oggi stavo pensando o meglio mi stavo chiedendo questo: secondo voi Renzi è fasciocomunista?

    Pubblicato 9 anni fa #
  15. A.

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    Moderatore

  16. k

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    Membro

    ... e il dramma è che è tornato con il solito, lunghissimo, bla bla bla. Non c'è una sola parola su cui poi dovrebbe voler fare, in concreto, la "sinistra". Ne evoca il nome e basta. E si candida lui come leader. Porabestia.

    Pubblicato 9 anni fa #
  17. Purtroppo ci tocca Mattarella, altro clamoroso errore non solo di Renzi, ma di un'intera classe politica che ancora una volta perde l'occasione di rinnovarsi, magari puntando su una donna, tanto per dirne una. A vincere sono sempre logiche antiche, si teme il cambiamento, si teme di perdere i propri privilegi. Si ha una fottuta paura di fare dell'Italia un paese normale. A questo punto ben venga un Tsipras.

    Pubblicato 9 anni fa #
  18. zaphod

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    Fondatore

    Ma io ho sentito dichiarazioni "renziane" di Tsipras, con buona pace della cosiddetta sinistra alternativa italiana...

    Pubblicato 9 anni fa #
  19. Woltaired

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    Membro

    Nel caso a qualcuno venisse un rigurgito monarchico con un neo anarcoide vorrei comunicare che sono a disposizione. Re Wolt Ι suona bene, no?

    Pubblicato 9 anni fa #
  20. k

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    Membro

    Dopo tanto tempo,
    oggi mi sento finalmente
    un po' più fiducioso e tranquillo.
    Viva Mattarella.
    Forse stavolta riusciamo a
    diventare un Paese normale.

    Pubblicato 9 anni fa #
  21. Col ritorno della DC? Se lo dice lei...

    Pubblicato 9 anni fa #
  22. k

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    Membro

    Come diceva un setino:
    "A lei le mancano le scuole".

    Studi, Fer, studi!
    Studi la storia,
    e solo allora avrà un'idea
    di cosa significhi davvero:
    "cattolici democratici".

    Parta,
    per comodità,
    dal lemma:
    "Vaticano II".
    Ma consulti pure:
    "Dossetti", "La Pira" e
    "Giovanni Di Dio".

    E dulcis in fundo arrivi
    a "Piersanti
    e Sergio Mattarella".

    Poi si metta sull'attenti
    e si tolga il cappello.

    Viva l'Italia
    (come dice pure
    un puzzone fiorentino),
    viva il nostro Presidente.

    Pubblicato 9 anni fa #
  23. A.

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    Moderatore

    La grave crisi ucraina, nell'articolo di Caracciolo.

    http://temi.repubblica.it/limes/ucraina-la-piu-pericolosa-delle-crisi/67654

    di Lucio Caracciolo
    RUBRICA IL PUNTO Ci sono stati conflitti più sanguinosi in Europa e tensioni gravi tra Mosca e Washington, ma oggi Usa e Russia non si capiscono. Così la guerra in Ucraina mette a rischio la pace nel Vecchio Continente. [Pubblicato su la Repubblica il 7/2/2015]

    Mentre combattiamo Putin, il jihad ci entra in casa

    [Una carta storica tratta dal nuovo numero di Limes. Per la didascalia clicca qui]
    La guerra in Ucraina è la crisi più pericolosa vissuta in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

    Ci sono certo stati conflitti più sanguinosi, come quelli balcanici negli anni Novanta, ma nessuno ha mai pensato che potessero provocare uno scontro globale.

    CI sono state tensioni molto gravi durante gli anni del confronto Est-Ovest, a partire dal blocco di Berlino nel 1948, ma l’equilibrio del terrore e la capacità dei leader statunitensi e sovietici di interpretare le mosse altrui hanno evitato lo scoppio di una “guerra calda” nel cuore del nostro continente.

    Oggi nell’Ucraina orientale, a ridosso del confine russo, si combatte un conflitto indiretto fra Washington e Mosca che divide noi europei mentre mette in questione la pace nel Vecchio Continente. E non solo.

    Perché oggi, a differenza degli anni della guerra fredda, russi e americani non si capiscono. Né vogliono capirsi. I “telefoni rossi” non squillano più, o suonano a vuoto. Sarà per l’autismo di Vladimir Putin, che alcuni scienziati noleggiati dal Pentagono vorrebbero affetto da sindrome di Asperger in seguito a un danno neurologico sofferto nel grembo della madre. Sarà per l’indecisionismo di Obama, attribuito da inventivi analisti russi agli effetti della malaria di cui avrebbero sofferto i suoi ascendenti dal ramo paterno, ma che l’ultima dottrina di sicurezza nazionale Usa nobilita, battezzandola “pazienza strategica”.

    Sarà infine per l’asimmetria delle percezioni reciproche - in Ucraina i russi sentono di giocarsi la vita o la morte della patria, mentre per gli americani è una partita periferica, ingaggiata con un’inaffidabile potenza regionale che s’illudeva di tornare globale.

    Fatto è che nelle cancellerie europee è scattato l’allarme rosso: bisogna fermare i combattimenti prima che sfuggano completamente di mano e producano la guerra fra Nato e Russia. Di cui l’Europa sarebbe il primario campo di battaglia.

    Si spiega così la missione congiunta di Angela Merkel e François Hollande a Kiev e a Mosca. Un inedito: mai la scoppiatissima coppia franco-tedesca si era spesa al massimo livello per salvare la pace in Europa. Berlino e Parigi, come altre capitali europee, fra cui Roma, sono infatti giunte alla conclusione che Mosca e Washington non possono o non vogliono sedare il conflitto. Anzi, potrebbero inasprirlo, innescando un’escalation semiautomatica dalle conseguenze imprevedibili.

    I precedenti non sono incoraggianti. Ricordiamo la fallimentare missione a Kiev dei ministri degli Esteri di Polonia, Germania e Francia, nei giorni caldi di Majdan, che produsse un compromesso con Janukovich rovesciato poche ore dopo dalle milizie armate che avevano preso la guida del movimento popolare di protesta contro quel regime ipercorrotto. La speranza è che stavolta, con la cancelliera e il presidente che ci mettono la faccia, l’esito sia più concreto, meno provvisorio.

    Merkel e Hollande sanno bene che la pace subito non è possibile. Il probabile compromesso strategico che la sorreggerebbe appare oggi indigeribile agli Stati Uniti e alla lega nordico-baltica (Svezia, Danimarca, Polonia, Estonia, Lettonia, Olanda, Norvegia e Lituania), che nella litigiosa famiglia euroatlantica esibisce il viso dell’arme contro Mosca.

    Esso infatti implicherebbe lo scambio fra l’integrità territoriale dell’Ucraina - salvo la Crimea che (quasi) nessuno si sogna più di riportare sotto Kiev anche se (quasi) nessuno intende ammetterlo formalmente - e la rinuncia dell’ex repubblica sovietica a entrare nella Nato. Al Donbas più o meno russofilo e ad altre regioni orientali sarebbe concessa una robusta autonomia. Inoltre, l’Ucraina potrebbe aprirsi contemporaneamente allo spazio economico comunitario e a quello eurasiatico, egemonizzato da Mosca.

    Questa opzione rimane sul tavolo, ma non per ora. L’obiettivo immediato di Merkel e Hollande è di congelare il conflitto prima che l’Ucraina collassi. Gli ultimi mesi hanno confermato infatti l’inconsistenza delle Forze armate ucraine, male armate, peggio addestrate, demoralizzate e soprattutto infiltrate dai russi. L’afflusso di contractors occidentali e di volontari di varia provenienza - tra cui diversi neonazisti - non le ha rese molto più efficienti.

    Mentre il duo franco-tedesco negoziava ieri sera al Cremlino con Putin, la morsa si stringeva attorno alle unità fedeli (si fa per dire) a Kiev accerchiate a Debaltseve dalle milizie delle repubblichette ribelli e da una legione straniera filorussa (che conta qualche neofascista nostrano), con il decisivo supporto di migliaia di militari (gli “uomini verdi” senza mostrine) e volontari russi, sotto la regia della Quarantanovesima armata di stanza a Stavropol’.

    Il caos militare corrisponde al fragile equilibrio politico di Kiev, dove gli oligarchi continuano a spolpare l’osso di un paese in pieno fervore patriottico, devastato da una crisi economica incontrollabile anche dai ministri di importazione - l’americana Natalie Jaresko alle Finanze e il lituano Aivaras Abromavičius all’Economia.

    Se il cessate-il-fuoco cui mirano Merkel e Hollande si svelasse utopia, si rafforzerebbero negli Stati Uniti i fautori dell’escalation. L’idea è di armare gli ucraini perché possano respingere i russi. Ipotesi molto ottimistica, stanti i rapporti di forza. Senza considerare che parte delle forniture finirebbe agli stessi russi, incistati nei comandi militari di Kiev. Mosca poi interpreterebbe questa mossa come una indiretta dichiarazione di guerra. Con possibili conseguenze dirette, se ad esempio qualche “addestratore” americano finisse nel mirino russo o viceversa.

    Per questo Berlino e Parigi, ma anche Londra e Roma, si sono espresse nettamente contro il riarmo occidentale dell’Ucraina. Obama, prima di decidere, attende di parlarne con la cancelliera Merkel, ospite lunedì della Casa Bianca.

    «Ho molta considerazione per l’opinione di Angela», ha lasciato filtrare il presidente. Un modo per annunciare la rinuncia a fornire «armi difensive» all’Ucraina? Al contrario, un depistaggio? O solo il riflesso della sua proverbiale refrattarietà a schierarsi? Lo sapremo presto.

    Per approfondire: Dopo Parigi, che guerra fa, il nuovo numero di Limes

    Pubblicato 9 anni fa #
  24. Questione libica

    E ora per difendere il nostro territorio e la nostra sicurezza bisognerà attendere un attentato o qualcosa del genere, perché i nostri amministratori, governanti è una parola grossa, ci metteranno come sempre settimane per capire, valutare, studiare la situazione. Poi, come sempre, a decidere saranno altri per noi: gli americani, i francesi, gli inglesi. Ma cosa c'è da capire di fronte a dei fanatici che sono peggio dei nazisti? Perché non ne approfittiamo per dare una bella ripulita a sto paesaccio?

    Pubblicato 9 anni fa #
  25. k

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    Magari con una bomba atomica, che peraltro non abbiamo? Che sta facendo, Fer: dagli M5s sta pian piano passando alla Lega?

    Pubblicato 9 anni fa #
  26. A.

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    Moderatore

    precisamente Fer osa intendi per «dare una ripulita»?

    Pubblicato 9 anni fa #
  27. Questo paese è sporco, molto, in tutti i sensi. Ci vuole Mastrolindo. In politica (vabbe' lì veramente ci vorrebbe la bomba atomica). Nelle imprese. Nella Lazio. Nei media. Per le strade. Ovunque. Siamo diventati terra di conquista per chiunque.

    Pubblicato 9 anni fa #
  28. k

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    Membro

    A lei,
    le ripeto,
    le mancano le scuole.
    Studi Fer,
    studi la storia
    e un po' di etnoantropologia:
    vedrà che siamo sempre stati così e
    - quel che è più divertente -
    non solo noi in Italia, ma tutti
    gli esseri umani in ogni parte del mondo.
    Anzi, in antico
    eravamo anche peggio.
    Più andiamo e più -
    anche se pur
    lentissimissimamente -
    andiamo migliorando.
    Si chiamano:
    "umane sorti e progressive".

    Pubblicato 9 anni fa #
  29. Sarà. A me pare invece che stiamo - anche se pur lentissimissimamente - peggiorando. Sembriamo la Roma di Garcia.

    Pubblicato 9 anni fa #

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