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Storia di Karel

(85 articoli)
  1. zaphod

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    Sull'inserto La Lettura del Corriere della Sera Antonio Pascale ha recensito Storia di Karel:

    Pennacchi fonda una colonia nello spazio Prove narrative di decrescita (in)felice

    «Storia di Karel» racconta una società energeticamente minimalista. Con tanta cultura, molti divieti e poco progresso. Utopia o distopia? .

    Conosco quella tipologia di lettore rubricata sotto la voce «lettore debole». Al ministero dove lavoro, li incontro spesso, e ogni tanto mi chiedono un consiglio su un libro da acquistare. Il lettore debole ha parecchie sfumature, non è così monocromatico come molti credono, sbagliando; e comunque tutto questo per dire che tra i libri letti dal suddetto figurano quelli di Antonio Pennacchi. Almeno due, Il fasciocomunista e soprattutto Canale Mussolini. Va bene, quest’ultimo ha vinto lo Strega, tuttavia chi tra i lettori deboli di mia conoscenza l’ha letto, l’ha anche molto, ma molto amato.
    Certo, lavoro al ministero delle Politiche agricole e qui, in questi corridoi, ci potrebbe essere una sensibilità maggiore verso i temi delle bonifiche dell’Agro Pontino, ma non è solo questo. Pennacchi piace perché racconta storie basiche, elementari, piace perché nei suoi personaggi si riscontrano sensibilità e umanità, insomma, come dicono i lettori deboli: è vero quello che racconta, è proprio così. O ancora: conosco uno — un cugino, uno zio, un membro di un vasto parentame — che sembra proprio un personaggio di Pennacchi. Piace anche perché — e questo non è da tutti — Pennacchi è uno scrittore tecnico. Lavora con la materia quotidiana, la disseziona, la spiega, la plasma. Non per niente Primo Levi è uno dei suoi riferimenti, dai tempi di Mammut .
    Credo che conti molto il suo vecchio mestiere da operaio e l’orgoglio e la commozione che ancora manifesta quando ne parla. In una vecchia puntata televisiva di Cominciamo bene estate , anni fa, se la prese con Nanni Balestrini e con l’immaginario di classe operaia che proponeva. Disse che mai e poi mai gli operai avrebbero sputato nelle merendine, così per fare un dispetto al padrone: «Gli operai fanno gli scioperi, rompono li coglioni, ma so’ orgogliosi di produrre le cose». Poi piace perché è polemico, perché si fa fotografare dal suo barbiere e non tra divani circondato da gatti (la mostra, nel selvaggio mondo degli scrittori). E dimostra anche un certo eclettismo, tende a prendere elementi vari e disparati, classici e pop, e cerca di farli rimare insieme, insomma ne fa la sintesi.

    Storia di Karel (Bompiani) ne è un ottimo esempio. Un romanzo di fantascienza dove si racconta la storia di una colonia, con pochi abitanti, trentamila, posta all’estremo lembo della nostra galassia. Il romanzo procede all’inizio con un po’ di lentezza, anche perché si presentano i personaggi, che sono tantissimi (una vera polifonia di storie e intrecci), e si illustrano le caratteristiche della colonia; poi, più avanti, in coincidenza con l’arrivo di un circo, la narrazione accelera e tutto diventa più mosso e divertente. Agli abitanti della colonia, in accordo con le leggi della Federazione, è impedito di fumare (prima di conquistare un qualunque pianeta, la Federazione lo irrora con spore antitabacco), cercare il petrolio (l’energia deve essere prelevata solo da fonti rinnovabili, che tra l’altro sono rigidamente razionate) e ci sono vari altri divieti, insomma una decrescita perfetta. Non si può dire che gli abitanti siano culturalmente depressi, no, perché: «Ogni anno vengono scaricati e conservati nella Sfera i file d’aggiornamento dello scibile umano. Sappiamo in teoria tutto ciò che si sa nel resto della Federazione Galattica — anche se poi in pratica non ci serve a molto — e quel minimum di energia che pure si riesce a produrre, viene riservata prioritariamente alla formazione dei giovani e alla sanità pubblica. (...) E se poi d’estate si registra un piccolo surplus d’energia, allora qualche volta la sera viene riattivato il cinema all’aperto. Altrimenti c’è l’osteria, o i racconti dei vecchi, le arti marziali e quelle d’amore. Oltre, ogni tanto, un circo». Bella vita, viene da dire: tanta cultura, nessun progresso. Meno male che poi una ragazza scopre il petrolio e tutto cambia, lo sviluppo riprende (e riprendono in verità anche i dibattiti del tipo «si stava meglio prima», con i racconti dei vecchi all’osteria).
    Questo libro è dunque un esperimento molto divertente, una specie di simulatore di volo; Pennacchi, come sempre, pone questioni basiche, parte dall’abbecedario: come sarebbe la nostra colonia (italica) se praticassimo la decrescita? Cosa accadrebbe se rinunciassimo a coltivare il nostro sentimento più elementare, quello di indagare, conoscere, spostare i limiti? Le risposte sono nel libro. E mi sa che lo consiglio ai lettori deboli.

    <copyright>© RIPRODUZIONE RISERVATA</copyright>

    Pubblicato 10 anni fa #
  2. k

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    Questo dev'essere iuventino:
    http://www.statoquotidiano.it/12/01/2014/storia-di-karel-a-pennacchi-

    Antonio Pennacchi, Storia di Karel

    Bologna/Manfredonia – IN un articolo apparso sul Corriere della Sera dello scorso 3 gennaio lo scrittore Tullio Avoledo si chiede se la fantascienza azzecchi le previsioni oppure condizioni il lavoro dell’industria. Alcune profezie di Isaac Asimov, per esempio, si sono realizzate: l’università on line, gli elettrodomestici robot e la casa domotica. Gli esempi però non finiscono qui, anche altri scrittori di fantascienza fecero straordinarie previsioni, tra cui Jules Verne, Hugo Gernsback, Arthur C. Clarke. Antonio Pennacchi, nel suo ultimo romanzo, s’è cimentato con questo genere letterario, purtroppo con risultati molto deludenti. Gli appassionati di fantascienza non leggano “Storia di Karel”: non troverebbero nulla di loro interesse.

    STORIA DI KAREL. In un futuro molto lontano, ai confini della galassia, c’è un pianeta abbandonato dalla Federazione e dai suoi abitanti, ad eccezione di uno sparuto e disomogeneo gruppo di coloni che ha deciso di rimanervi. Questi vivono in un piccolo centro confinante a sud con le foreste e a nord col deserto, oltre il quale c’è il mare. La vita nella Colonia scorre tranquilla, in un isolamento pressoché totale interrotto di tanto in tanto dall’arrivo di un circo. Il personaggio più autorevole è il Giudice, al quale si demandano tutte le decisioni importanti. Un giorno un evento inatteso mette in moto l’inarrestabile macchina del progresso e per la Colonia le cose non saranno più come prima.

    ANALISI. Lo sguardo di Antonio Pennacchi sul futuro lascia perplessi: totalmente privo di spirito visionario, il futuro è un passato remoto che si ripropone a distanza di anni sempre nelle medesime modalità, l’eterno ritorno di vizi (soprattutto) e qualche virtù umane. Lo sguardo sul futuro diviene così riflessione sul passato che ha prodotto un infelice presente (il nostro). Un futuro composto da anacronismi dove esistono i viaggi interstellari ma il bucato si lava a mano senza detersivi, dove l’unico progresso possibile è reinventare il già inventato e superato, dove le cose hanno nomi identici a quelli già esistenti, quindi non si può parlare nemmeno di metafore. L’omaggio agli scrittori di fantascienza, annunciato in copertina, dov’è? L’unico vero omaggio è quello a Mark Twain. Il romanzo non comincia mai veramente, si piega e ripiega più volte su sé stesso come un origami letterario dal quale scaturiscono cose assurde più vicine alla parodia (anche demenziale) che alla satira, qualche volta si sorride, molte volte no. Per esempio: non si spendono 18,50 euro per comprare un romanzo nel quale l’autore per ben 7 volte (7!) ribadisce in vari modi la sua antijuventinità: e chi se ne frega, verrebbe da dirgli, se fosse possibile: ma che senso ha parlare di beghe da bar sport (addirittura il famoso gol di Turone…) in un contesto nel quale un discorso del genere c’azzecca come i cavoli a merenda? Dal bar sport si passa, senza soluzione di continuità, a una raffica di colte citazioni in latino e greco, che di avveniristico hanno talmente poco da sembrare veramente, queste sì, fantascientifiche. E vogliamo parlare del cane nero a sei zampe che sputa fiamme e si chiama Agip?

    O di un certo Mark Yonne, dei muli che citano Aristotele, dei liquori e premi Strega, del Giudice che fa le veci (anzi l’imitazione) del Papa e tutte le altre trovate di questo tenore, che nemmeno in uno spettacolo di cabaret televisivo? “Storia di Karel” è un romanzo brutto. Il protagonista Karel (perché sia protagonista lo si capisce solo alla fine) dopo un rapporto sessuale a pagamento con una trapezista del circo annota, di volta in volta, “30 crediti spesi bene” oppure “30 crediti spesi male”, a seconda della soddisfazione ricevuta. Ecco, alla stregua di Karel, e pensando a quanto costa il libro, vien da dire: 18,50 euro spesi male.

    Il giudizio di Carmine
    Antonio Pennacchi
    STORIA DI KAREL
    2013, Bompiani
    Valutazione: 1/5

    (A cura di Carmine Totaro)

    Pubblicato 10 anni fa #
  3. Pare facile scrivere di fantascienza...

    Pubblicato 10 anni fa #
  4. gianni

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    Mi sono fidato della recensione di La Lettura e non lo farò più, perché ho sprecato 18,50 Euro. Bisognerebbe che l'editore facesse più attenzione nel consentire quella che ritengo una vera e propria "marchetta". Premetto che non sono riuscito a terminarlo, ma ormai era chiaro che stavo leggendo un libro insulso, che mi ricorda molto City di Baricco e pertanto decisamente illeggibile, indigesto ed irritante. Quando poi l'autore si inoltra nei sentieri dell'ironia il lettore sprofonda nello sconforto più totale. Adatto a palati amanti della sogliola lessa scondita. Amen

    Pubblicato 10 anni fa #
  5. Woltaired

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    A me la sogliola appena lessata, meglio se solo al vapore, fa impazzire di gusto. Ho già l'acquolina...SLURP!
    Poi c'è chi preferisce i bastoncini del capitano fritti in olio di colza. Son gusti.

    Pubblicato 10 anni fa #
  6. zaphod

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    Sul numero di gennaio di Reader's bench una bella intervista su Storia di Karel e dintorni.

    City di Baricco non l'ho letto, ma sulla sogliola non posso che concordare con Wolt, se il pesce di mare è buono non ce n'è per nessuno, non c'è neanche bisogno di metterci il sale.

    Pubblicato 10 anni fa #
  7. Sottoscrivo la sogliola con patate.

    Pubblicato 10 anni fa #
  8. zaphod

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    Fresca fresca una recensione su Anobii (da bravo27):

    Romanzo divertente che afferma un modo tutto italiano di intendere la fantascienza. Infatti l'autore gioca con la trasposizione di un borgo tipicamente italiano, laziale per la precisione, su un remoto pianeta ai confini della galassia. Ben delineati i personaggi e le dinamiche fra loro danno il giusto ritmo al romanzo. Nostalgico il "replay veloce" del boom italiano. Mi rimane il dubbio sulla morale socio-politica che probabilmente c'è ma che io non ho compreso. Pazienza, mi sono divertito lo stesso.

    PS x l'autore: Sempre e comunque Forza Juve.

    Pubblicato 10 anni fa #
  9. A.

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    «un borgo laziale…»

    chissà se K ha colto la sottile venatura antiromanista

    Pubblicato 10 anni fa #
  10. zaphod

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    Giusto, non me ne ero accorto, ma d'altronde se il piccolo Brown è così ghettizzato nella sua fede giallorossa evidentemente...

    Pubblicato 10 anni fa #
  11. zaphod

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    Questa recensione è uscita sul sito di Reader's bench ed è firmata da Daniele Campanari:

    Pennacchi e la sua Colonia

    Quando Antonio Pennacchi sta per uscire in libreria con un nuovo romanzo ti aspetti qualcosa che parli direttamente della sua vita. Tradotto in brevi termini: vita da operaio, vita da sindacalista in favore dell’operaio, vita da sfascio (quello non catechizzato, si intende), vita da cittadino vivente. Mica t’aspetti di leggere della Colonia, il lembo di terra ai confini della galassia.

    E invece Pennacchi sorprende tutti (me, almeno: poi dico tutti per cercare compagnia): ti racconta la vita dei coloni (gli abitanti di Colonia) con tanto di riferimenti a diversi marchi pubblicitari e intuizioni geniali.

    Intuizioni geniali, appunto: ne avrò contate e sottolineate a penna nera almeno quindici. Mi sono fermato solo per non rischiare di dare colore agli spazi bianchi del foglio. Intuizioni geniali: tipo il cane nero a sei zampe che viene riconosciuto tra i boschi e che sarà l’idea per la nuova distribuzione petrolifera: l’Agip. Io non ci sarei mai arrivato.

    D’altronde non mi chiamo Pennacchi e non giro per Latina con un cappello nero, una giacca nera, una sciarpa bordò indossata a mo’ pavarottiano e una cravatta rossa a pois bianchi. Latina, appunto.

    Mi sono chiesto perché in Storia di Karel non si parlasse di Latina così come accade più o meno in tutti i precedenti romanzi dello scrittore pontino. Me lo sono chiesto e poi risposto: “Guarda la copertina”. Perché Colonia è Latina, non c’è dubbio. La fontana con la palla, le aiuole, i portici: tutto riporta alla conformazione della già nata Littoria. Così come le strade: Epitaffio (Epitaphium per i coloni), Sabotino (Sabotzniegorod per i coloni). E poi i personaggi: Erika, Washington, Jurij, Aldous, Pany Gutty: tutti realmente esistiti tra le memorie presenti e passate di Pennacchi.

    Storia di Karel è un composto di scrittura fatto di ironia e peso, regolamentazioni e idee per divincolarsi. Così come fanno i tre bambini. Le regole della Colonia sono ferree e loro, essendo bambini, fanno di tutto per infrangerle. Se ne vanno a spasso fuori dalla Colonia, fuggono. Fumano facendosi gioco del divieto del non fumare. Finiscono a processo davanti al Giudice che, stanco pure lui dei divieti, li infrange. E fuma. Di più: dà il via alla costruzione di zone apposite per coltivare tabacco. Lo sguardo di Pennacchi non è mai stato così presente seppur rivolto all’ambiente futuro. Lo sguardo, impietoso, si abbatte sul presente depresso per lanciare un forte grido di speranza: con poco si può fare tutto, ossia il motto che è stato degli uomini normali che hanno vissuto i tempi di crisi vera, quella del dopoguerra.

    Storia di Karel è un composto fatto di personaggi, tanti, finti quanto reali. È un composto di sentimenti, immaginazione e proibizioni. È un composto di scrittura raccontata come farebbe un nonno che ha vissuto i movimenti della Colonia, come se Pennacchi fosse il nonno e la Colonia la sua città.

    Pubblicato 10 anni fa #
  12. zaphod

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    Per fare pubblicità al libro K si arruffiana la tifoseria più numerosa d'Italia.
    Lo riporta Tuttojuve.com:

    Antonio Pennacchi fa strane allusioni su Conte

    Presente negli studi del Processo del Lunedi, lo scrittore Antonio Pennacchi, vincitore nel 2010 del prestigioso Premio Strega, ha parlato di Conte, affermando che non gli piace il mister leccese perché coinvolto in certi episodi, con chiaro riferimento ai fatti dello scorso anno e alla squalifica. Il freddo e' calato nello studio, purtroppo nessuno dei presenti ha difeso il mister leccese.

    [Nota mia: K stava seduto vicino a Sergio Brio, mica a Buonanno]

    Pubblicato 10 anni fa #
  13. zaphod

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    Dal blog Pensieri letti le considerazioni di Victor Stranger su Storia di Karel:

    Un libro di fantascienza (!!!) che è però, prima di tutto, un divertissment, gradevolissimo, a partire dal ricordo di quell'uomo che fu Mark Yonne: come dice la sovracopertina, Pennacchi sa raccontare le gesta di un popolo attraverso le vite di alcuni, come già aveva fatto con Il canale Mussolini. Pieno di citazioni latine (Ausonio, citato da Karel: "Galla, senescimus. Effugit aetas, / Nec revocare potes qui periere dies. / Da tamen amplexus oblitaque gaudia iunge. / Da, fruar etsi non quod volo quod volui"), e di ricordi di compagni e avversari di vita: comunque Pennacchi è uno che sa pensare, e scrivere, di una persona "un gigante enorme ed arcigno, assolutamente antisindacale fin nel midollo, testa quadra da perito industriale, persona squisita, sensibile e soprattutto onesta." Da consigliare.

    Pubblicato 10 anni fa #
  14. llux

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    Ieri sera ho rivisto "Stand by me", il film di Rob Rainer tratto dal racconto "The body" di Stephen King. So che il Maestro K non è esattamente un appassionato di Re Stephen come noialtri, ma il viaggio -iniziatico, dell'adolescenza- dei quattro ragazzini alla ricerca del corpo del malcapitato Ray Brower, fra il fiume e la ferrovia, mi ha ricordato tanto quello di Hutch, Mirna e Brown verso il mare. Belle suggestioni parallele, si vede che i Maestri nascono tutti sotto la stessa, ispirata stella.

    Pubblicato 10 anni fa #
  15. A.

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    Fatti viva

    Pubblicato 10 anni fa #
  16. zaphod

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    Sul blog di M.G.Prometheus ancora la diatriba su Antonio Pennacchi e il fantasy, io sono curioso di sapere quello che dirà l'autore dopo avere letto (speriamo) Storia di Karel.

    La coerenza di Antonio Pennacchi

    Tempo fa ho scritto un articolo molto duro verso alcune dichiarazioni di Antonio Pennacchi, questo. Vi ricordate le parole del Premio Strega 2010? Eccole:

    "La letteratura di evasione è sempre esistita, i soldati romani sul vallo di Adriano portavano da leggere le favole, non l'Eneide. Ma la letteratura di genere - che pur ha ragione di esistere - non è letteratura alta, ma è una letteratura minore perché non sposta le persone."
    Nel 2013 è uscito un nuovo romanzo di Pennacchi, "Storia di Karel". Indovinate un po'? È un romanzo fantascientifico!
    Ecco la trama:

    "La Colonia è un lembo di terra ai confini della galassia. I suoi abitanti, pochi, nel deserto e lontani dal mare, sono costretti a vivere secondo princìpi ferrei. Tutto è regolato da un fantasmagorico potere, invisibile, globale e realissimo, quello della Federazione. Sui giorni e le ore dei coloni aleggia un clima plumbeo talvolta interrotto dai rari e improvvisi quanto fugaci arrivi di un circo. Due divieti assoluti vigono sui coloni: non possono far uso di tabacco e utilizzare petrolio. A spezzare questo clima, a infrangere le due proibizioni, pensano tre bambini in fuga e una donna curiosa e vagheggiante di nostalgia per suo padre. Basterà poco per risvegliare l’ingegnosità, la brama di conquista e di progresso − in realtà mai sopiti del tutto − dei coloni, e il loro desiderio di ribellione."

    Sorvolando sulla trama che trasuda banalità trite e ritrite, si configurano da subito delle tematiche socialmente impegnate. Ma che senso ha trattare certe tematiche se tanto la letteratura fantastica non sposta nessuno? E che senso ha occuparsi di narrativa di genere se tanto è letteratura minore?
    Per carità, cambiare idea è assolutamente legittimo e giusto, ma siamo davvero sicuri che Pennacchi lo abbia fatto? Non sono riuscito a trovare sue dichiarazioni di scuse, sue ritrattazioni argomentate rispetto alle dichiarazioni sulla narrativa fantastica, quindi il nuovo romanzo mi puzza più di ipocrisia, incoerenza e furbata commerciale. Sì, perché se è vero che la fantascienza in Italia è poco considerata, è altresì vero che a Pennacchi certo non dispiacerebbe ampliare il suo pubblico. Ma in fondo si può pretendere un po' di coerenza da uno che passa con disinvoltura dal neofascismo al comunismo? Per lui la letteratura fantastica non sposta le persone, ma il portafogli evidentemente sì. Oppure, spero, ha davvero cambiato idea, ma non ha avuto l'occasione di spiegarlo. Anzi no, in realtà l'occasione l'ha avuta. Dove? Qui. Per quanto io mi trovi d'accordo con lui sul discorso "Elfi e altri cliché", non posso fare a meno di notare che le sue parole vadano in contrasto con quanto ha precedentemente dichiarato. E no, non spiega il cambio di prospettiva, ma anzi nega di aver definito la letteratura di genere come "letteratura minore". Una ritrattazione molto "Berlusconi style", insomma. La poracciata della non-esistenza dei generi, inoltre, la poteva tranquillamente evitare: l'uomo è un animale tassonomico.
    Ciò detto, nulla impedisce che "Storia di Karel" sia comunque una buona lettura. Appena avrò smaltito la wishlist di racconti Bizarro fiction, mi dedicherò al romanzo di Pennacchi senza alcun pregiudizio. Se si rivelerà di qualità, lo recensirò. Certo è, però, che questi estratti non lasciano ben sperare sull'ambito tecnico-stilistico. Anzi, a dirla tutta, sono scritti in modo dilettantesco e con la classica pretenziosità di chi è abituato alla Literary Fiction ed evita come la peste le Tecniche Narrative. Un po' come Miéville, che però compensa con originalità e fantasia a bizzeffe. Pennacchi con cosa compensa il suo stile indecente con tanto di infodump iniziale? Con la banalità e i cliché tipici del sentito dire? Ah, allora stiamo messi bene.

    P.S. lo ribadisco per l'ennesima volta: la letteratura d'evasione e quella impegnata hanno uguale dignità, e io non ho problemi a passare dall'intrattenimento puro di Mellick III alle importanti riflessioni socio-politiche di Miéville. Però è falso che "narrativa di genere" corrisponda a "narrativa d'evasione", e proprio Miéville ne è un esempio. La narrativa fantastica in particolare può essere molto più efficace del classico "romanzo sociale".

    Pubblicato 10 anni fa #
  17. zaphod

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    Fondatore

    Un bell'articolo sulle illustrazioni di Karel Thole per Urania.

    Pubblicato 10 anni fa #
  18. Bello davvero. Ho sempre amato Karel Thole, fin da quando vidi una riproduzione della sua copertina di "Io sono Helen Driscoll" in formato quadro appesa a una parete della Casa del Popolo sotto casa mia.

    MG Prometheus invece ha perso un'occasione di stare zitto. In verità io non capisco perché sbausciare su un libro con cotanta profusione senza nemmeno averlo letto.

    Internet è un megafono per gli stronzi, dice un mio amico, e meno uno ne sa più ci vorrà metter bocca.

    Pubblicato 10 anni fa #
  19. zaphod

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    Fondatore

    Recensione di Fabrizio Miliucci su Patrialetteratura.com:

    Dopo il Premio Strega di quattro anni fa, Pennacchi torna in libreria con un nuovo titolo e un nuovo editore. Storia di Karel è un romanzo che attraversa il genere fantascientifico, descrive la vita di una cittadina chiamata Colonia persa nelle profondità dello spazio. Avvolgendo il lettore in una trama meno entusiasmante del solito, ma ugualmente carica di suggestioni, l’autore ricostruisce, attraverso una rete di storie personali, la vicenda di una comunità, in cui una fantomatica Federazione impone una vita regolata da principi rigidi e bloccata dall’isolamento, tra la cittadina e il mare si pone infatti una lunga distesa desertica.

    Due divieti sono imposti agli abitanti della Colonia, far uso di petrolio e tabacco. Saranno tre ragazzini irrequieti a spezzare la monotonia del luogo, innescando una miccia che sconvolgerà e rianimerà la vita del villaggio sperduto.

    Fra vecchi amici e nuove invenzioni, l’idea del testo nasce nel 2007 in collaborazione con l’Anonima Scrittori di Latina, che propone un laboratorio di scrittura collettiva. Da quell’esperimento l’idea fermenta nella fantasia pennacchiana fino alla sua stazione finale. Alcuni gustosi paratesti (ringraziamenti, genesi, fonti) e una pianta della città di colonia (firmata Rosolini-Pennacchi) animano il mondo di Storia di Karel, un inedito mix di input in cui sembrano convivere la cultura pop degli Urania e le citazioni dagli amatissimi e onnipresenti autori latini, una lunga citazione da S. Tommaso apre il capitolo primo, ma la voce della storia riecheggia di continuo in questo futuro sui genersi.

    Ancora incrinata dalla grande avventura di Canale Mussolini, la voce di Pennacchi attraversa con coraggio la marcia di una nuova impresa, voltando pagina senza snaturarsi. La luce più evanescente di Colonia serve comunque a illuminare un micromondo solidale, somigliante ma non identico alla Littoria/Latina dei romanzi precedenti. E allo stesso modo la storia che porta con sé Karel è animata da una visione delle vita riaggiornata, nuova.

    La franchezza e la potenza che hanno sedotto il lettore delle precedenti avventure prende in questa uscita un che di gentile, se non di malinconico, e il tratto impressionista che dipinge queste pagine rischia di nuovo di divenire un piccolo saggio classico del contemporaneo: “Erano anni che non atterravano più cargo regolari. Neanche la posta, neanche le notizie. La «Gloriosa Ricerca» – come s’era detto allora – «del mare di galassie che pur dovevano esserci oltre i Cieli del Buio e che aspettavano solo Noi», era per sempre rimandata. Caduto il regime, caduta la Ricerca. E con essa la Colonia. Niente più arrivi. Niente più invii. Si apriva una volta l’anno – alla congiunzione di Gagarin -2 con Unamuno-24 – lo spazio di tre ore per le comunicazioni con la deputazione più esterna della Federazione, ed in quelle tre ore facevamo incetta di soap, film e tg da rivedere tutto l’anno. Poi più niente, neanche un mercante o un contrabbandiere scalcagnato. Solo – ogni tanto – un circo”.

    Pubblicato 10 anni fa #
  20. zaphod

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    Fondatore

    Questa l'ho appena letta su Amazon, tra le recensioni degli utenti:
    "Geniale, veramente geniale. Riprodurre il modello della città di fondazione su un pianeta abbandonato ai confini della galassia, una storia senza tempo che ti spiazza non lasciandoti all'inizio nessun punto di riferimento. Un vero visionario Pennacchi .... l'agip, la cia, la juve e la roma, la centoventisette e le emmesse, il circeo e la fulgorcavi e tanto, tanto altro. Una sola parola: geniale"

    È firmata Massimo Piacenza.

    Pubblicato 9 anni fa #
  21. Questo lo leggo a breve.

    Pubblicato 9 anni fa #
  22. Sto leggendo e questa è già una notizia. Il libro ha una copertina e una grafica davvero accattivanti. Il titolo non mi convince del tutto, nel senso che si poteva fare meglio. Un semplicissimo "La Colonia" andava bene.

    Sulle qualità di scrittura dell'autore non potevano esserci dubbi, mentre è sulla sostanza che ho parecchie perplessità. Il problema principale di "Storia di Karel" è che a tratti si fatica a prenderlo sul serio perché pare più un racconto comico che di fantascienza.

    Personalmente avrei gratificato di più gli amici anonimi scrittori dell'autore (che pare abbiamo dato qualche buona idea) citando a piene mani i nickname di questo forum invece di complicarmi la vita con qualche nome un po' cervellotico. Poi ognuno fa come gli pare e va bene così.

    Pubblicato 9 anni fa #
  23. k

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    Membro

    Sono loro che già in passato avrebbero preferito i nomi ai nick.

    Pubblicato 9 anni fa #
  24. Sto leggendo. Mi pare di poter dire che questo libro è importante perché fa registrare notevoli e ulteriori progressi stilistici dell'autore, che in "Storia di Karel" dà la sensazione di scrivere quasi di getto (ovviamente non è così), tanta è la proprietà di linguaggio acquisita negli anni. Il libro infatti si legge che è un piacere e lo consiglio per le vostre ore liete sotto l'ombrellone.

    Nella sostanza invece non mi convince l'idea del circo, qualcosa che ci riporta al passato e che stronca subito le aspettative - legittime? - di chi si aspettava atmosfere da fantascienza tout court, fermo restando che scrivere un libro di fantascienza è difficilissimo.

    A tratti si ha la sensazione che l'autore voglia un po' strafare, ma è questa una caratteristica precisa di tutti i libri di Pennacchi che ho letto e che verosimilmente discende dal carattere stesso dell'autore.

    Pubblicato 9 anni fa #
  25. zaphod

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    Fondatore

    Questa, di Massimo Mongai, ce l'eravamo fatta sfuggire:

    La fedeltà di Pennacchi

    Quanto conta la fedeltà in politica? E quanto alla letteratura in generale e a quella di fantascienza in particolare? Quanto Pennacchi è stato fedele sue idee politiche? E quanto c’entra la politica con la letteratura e quanto con quella fantascientifica?
    Lo so, troppe domande in un articolo o anche solo in un discorso fra amici sono un brutto esordio. Ma con “la Storia di Karel” di Pennacchi non si può prescindere da domande di questo tipo ed un po’ di domande tocca farsele.
    Affrontiamo la più spinosa: quanto c’entra la politica con letteratura?
    Molto, soprattutto in Italia e soprattutto con la Fantascienza, dato che per anni si è detto (solo in Italia sia ben chiaro) che la Fantascienza è di sinistra ed il Fantasy è di destra. Si tratta di una sonora “corbelleria”, una sciocchezza e siete pregati di sostituire a questa una qualunque parola più espressiva ed anche volgare. Ma tant’è, l’Italia è paese di abitanti litigiosi per partito preso.
    In America, luogo di nascita della fantascienza moderna, ci sono autori di FS dichiaratamente di sinistra, di destra o apolitici, che direbbero probabilmente tutti che appunto la domanda è stupida. Ma parlando di Pennacchi non si può non introdurre il tema della politica dato che lui è stato molto impegnato in politica e sia a destra che a sinistra. E viene da dire: e che destra e che sinistra! Da giovane nel MSI, il partito di raccolta dei neofascisti italiani nel dopoguerra per arrivare fino a Servire il popolo, dall’altro lato, estrema sinistra extraparlamentare anni 60/70, e poi PCI, PSI, CGIL e altro. E pare in piena buona fede.
    C’entra? C’entra, fidatevi. Pennacchi è un traditore allegro e spavaldo. Uno che riesce a tradire e ciò non ostante a farsi accettare. Pennacchi non ha tradito per interesse, ma per convinzione, e poi non ha tradito, ha cambiato idea, più di una volta e sempre in buona fede. Leggetevi la sua pagina su Wikipedìa e fidatevi, mi risulta fedele all’uomo, lei sì.
    Ma Pennacchi ha anche tradito la “letteratura mainstream”. Dato che ha scritto diversi libri di successo e tutti appunto “maistream” ossia nell’accezione italiana, “letteratura vera” e non para o sub letteratura, tanto da avere un enorme successo (dalle vendite fino alla riduzione cinematografica), fino alla vittoria del Premio Strega (ed altri) e nello scrivere un romanzo di Fantascienza ha tradito di nuovo. E vedrete che questo tradimento non glielo perdoneranno facilmente come quelli politici.
    Esagero? E non credo.
    “La Storia di Karel” è fantascienza? Assolutamente sì. E’ un buon romanzo? Sì. E’ un buon romanzo di fantascienza? Non vi sembri un gioco di parole, un romanzo può essere buono o perfettamente fantascientifico ma non per questo di buona fantascienza. Pur essendo comunque un buon romanzo.
    Sto cercando di dire che personalmente sono rimasto leggermente deluso dalla dimensione fantascientifica della Storia di Karel pur apprezzandone sia la scrittura che il rispetto degli stilemi fantascientifici. Intendiamoci questo a me è successo anche con altri grandi autori di FS, ad esempio “L’uomo che Cadde sulla Terra” di Walter Trevis. E’ fantascienza, è ben scritto ma non è proprio FS della migliore. O se per questo anche “Cronache Marziane” di Bradbury
    Ho avuto l’impressione che Pennacchi abbia voluto di nuovo privilegiare la sua memoria e descrivere ancora il suo territorio, Latina e dintorni. Solo che ha spostato tutto ai confini della Galassia. Del resto lui stesso ha dichiarato in pubblico e più volte che nomi di luoghi e di personaggi all’interno del libro sono, per chi sia pratico di Latina, chiari riferimenti alla città stessa.
    Si può fare? Ma certo. C’è però il rischio di non essere interessanti, o di esserlo meno.
    Quanto alla dimensione di critica dell’esistente, del mondo moderno, c’è tutta. Le vicende dei personaggi del libro sono una fin troppo trasparente descrizione dei mali e dei difetti del nostro mondo.
    Una lettura interessante, anche se devo dire che Canale Mussolini mi era piaciuto di più. Personalmente ritengo che un buon libro sia un libro che mi racconta una storia e se qualcuno ne vuol fare una metafora di qualcos’altro è libero di farlo ma a me deve raccontare la storia se no leggo altro. Ci sono troppi buoni libri che non riuscirò mai a leggere per perdere tempo con le metafore ed io voglio storie e non metafore. E questo è particolarmente vero con i libri di genere e con la fantascienza in particolare. Chiamare Colonia la città nel remoto pianeta, partendo da una “città di fondazione” come Latina abitata e fondata da “coloni” settentrionali è lecito ma sa di metafora, e questo per me è “sapens haeresin”, sa di eresia. Ma come si dice, a ognuno il suo, Pennacchi è stato fedele a sé stesso, a nessuno scrittore si può chiedere di più.

    Pubblicato 9 anni fa #

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