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Strega 2010

(420 articoli)
  1. tataka

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    La battaglia sta iniziando...

    Strega, una folla di pretendenti

    Premio Strega, si aprono i giochi. Scadono stasera i termini per la presentazione dei candidati e già l’edizione 2010 si annuncia come la più affollata degli ultimi anni. I nomi dovrebbero essere diciotto, forse di più. Quel che è certo è che da quel numero mercoledì usciranno i dodici candidati del più prestigioso premio italiano, sponsorizzato dalla famiglia Alberti che produce il celebre liquore. In attesa della lista ufficiale, che verrà comunicata dal comitato direttivo presieduto da Tullio De Mauro, si può ipotizzare un primo elenco dei candidati che devono essere presentati da due dei 400 Amici della Domenica, la giuria che sceglie il vincitore.

    La polemica sullo strapotere degli editori che ridurrebbe la competizione a una gara tra i due principale gruppi italiani, Mondadori e Rcs, quest’anno si è un po’ placata. A chiamarsi fuori dalla gara è Neri Pozza che con un comunicato del direttore editoriale Giuseppe Russo annuncia di aver deciso di «non partecipare, dal 2010 in poi, ad alcun premio letterario di narrativa italiana» dal momento che, scrive Russo, le giurie non sono composte da critici letterari, ma «da accademici di altre discipline, personalità generiche e funzionari di gruppi editoriali» e soprattutto «la vittoria, nei premi più importanti, è riservata da quasi mezzo secolo a due soli gruppi editoriali».

    Torna in gara invece Feltrinelli dopo l’astensione del 2009. La partecipazione di Paolo Sorrentino con Hanno tutti ragione era certa da prima ancora che il libro fosse in libreria, così come da mesi si faceva il nome di Antonio Pennacchi con il suo Canale Mussolini edito da Mondadori. Rizzoli ha invece deciso di puntare sull’esordiente Silvia Avallone con Acciaio, sostenuta ufficialmente anche dall’altro marchio del gruppo Rcs, Bompiani, che però ha anche un’autocandidata, Rosa Matteucci, con Tutta mio padre, presentato da Antonio Tabucchi e Piero Gelli. Confermata la partecipazione di Lorenzo Pavolini per Fandango con il suo Accanto alla tigre, memoir che ricostruisce le vicende del nonno Alessandro, gerarca fascista, mentre il vincitore uscente Tiziano Scarpa presenta, con Luca Doninelli, Strane cose, domani di Raul Montanari (Baldini Castoldi Dalai). Rispondono all’appello dello Strega anche il gruppo Gems con il marchio Ponte alle Grazie che pubblica Sono comuni le cose degli amici di Matteo Nucci e l’editore romano Newton Compton con la saga mafiosa di Vito Bruschini The father, presentato da Carlo Lizzani e Lucio Villari. Marsilio schiera Giacomo Lopez con Non resterà la notte (lo sponsorizzano Paolo Barbaro e Giuliano Montaldo), mentre Instar porta Sebastiano Mondadori, autore di Un anno fa domani, presentato da Ernesto Ferrero e Lidia Ravera.

    Scende in campo, come sponsor, anche Paolo Giordano che, insieme con Fulvio Abbate, scommette su una giovanissima, Angela Bubba (classe ’89), con La casa (Elliot). In lizza anche Francesco Recami con Prenditi cura di me(Sellerio), Luigi Romolo Carrino con Pozzoromolo (Meridiano Zero), Paolo Maurensig con La tempesta (Morganti), Giuseppe Schillaci con L’anno delle ceneri (Nutrimenti). Sorpresa da Fanucci che candida un libro per ragazzi di Beatrice Masini, Bambini nel bosco. Lo presentano Roberto Barbolini e Romano Montroni.

    (Cristina Taglietti - Corriere della Sera, 9 aprile 2010)

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. A

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    ...

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. rindindin

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    ballando sotto le stelle...

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. sensi da trento

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    qui trovate un articolo sul premio strega e (soprattutto) la lista dei 400 giurati

    http://www.ilgiornale.it/cultura/chi_assegna_premio_ecco_setta_giurati/13-04-2010/articolo-id=437108-page=0-comments=1

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. Quante meteore.

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. tataka

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    Ecco i nomi dei semifinalisti ufficiali dello Strega. Il 9 giugno sarà scelta la cinquina finale, a luglio il vincitore.

    Novità di quest'anno sarà che il 10, al Festival "Letterature" i cinque finalisti saranno chiamati a salire sul palco e a leggere un mini-racconto inedito (lungo una sola cartella) sul tema del "Piacere". Per blog e giornali la favorita è Silvia Avallone, qualcuno indica Sorrentino, Pennacchi invece sembra lontanissimo dalla vittoria.

    -Silvia Avallone (Acciaio - Rizzoli)
    -Paolo Sorrentino (Hanno tutti ragione - Feltrinelli)
    -Antonio Pennacchi (Canale Mussolini - Mondadori)
    -Angela Bubba (La casa - Elliot)
    -Rosa Matteucci (Tutta mia padre - Bompiani)
    -Sebastiano Mondadori (Un anno fa, domani - Instar)
    -Raul Montanari (Strane cose domani - Baldini Castoldi Dalai)
    -Matteo Nucci (Sono comuni le cose degli amici - Ponte alle Grazie)
    -Lorenzo Pavolini (Accanto alla tigre - Fandango)
    -Francesco Recami (Prenditi cura di me - Sellerio)
    -Beatrice Masini (Bambini nel bosco - Fanucci)

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. Ma poi si può escludere dallo Strega Sensi da Trento, il Vate(r) della seconda repubblica, nonché massima espressione della poesia contemporanea?

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. Come scrive Raul Montanari, chi l'ha letto?

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. urbano

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    All'autore felicitazioni, sincere, per la qualificazione del Canale.
    Per scaramanzia saluto e basta.
    Felicitazioni anche alla compaesana Rosa che ho conosciuto a Lourdes.

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. tataka

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    Intervista a Silvia Avallone su Panorama. Anche lei una lettrice del Canale.

    http://blog.panorama.it/libri/2010/05/14/silvia-avallone-ce-aria-di-strega/

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. zanoni

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    io la farei venire a Latina! per un reading, una presentazione da Piermario, persino alla fiera di Mastrandre'. pero' io la farei venire a Latina (magari Pennacchi puo' farle 'sta proposta).

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. A

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    Per farvi capire chi sia una di quelle scrittrici che approdano allo strega, metto qui il link del suo blog. Nel forum precedente ne dissi qualcosa, senza citarla, qui ripeto, ciò che era implicito, che non apprezzo la sua scrittura. Come direbbe Faust "non ci siamo". (ex art. 21 cost)
    comunque, amatela, se volete, come lei chiede...

    link

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. zanoni

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    Per farvi capire chi sia una di quelle scrittrici che approdano allo strega, metto qui il link del suo blog.

    ma quell'altra il blog non ce l'ha?

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. A

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    Stroncatura del libro della Avallone pubblicata oggi su Nazione Indiana (sito molto cazzuto)

    http://www.nazioneindiana.com/2010/06/02/stregature-silvia-avallone/

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. beh, chi ha fatto la recensione... forse nemmeno lui è stato in fabbrica.
    Perché la narrazione del lavoro - la nobilitazione dell'uomo, qualcunque cosa valga, attraverso la 'creazione' - è uno dei punti più alti di 'Acciaio'.

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. A

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    Altre due recensioni critiche sui candidati al premio Strega, di Belpoliti, su
    http://www.nazioneindiana.com/

    Stregature: Paolo Sorrentino

    di Marco Belpoliti

    Paolo Sorrentino, Hanno ragione tutti, Feltrinelli, pp.319, € 18

    Tony Pagoda, il protagonista del romanzo di Paolo Sorrentino, Hanno tutti ragione, è un personaggio che non si dimentica tanto facilmente. Sin dal suo debutto sulla pagina, questo cantante cocainomane sfatto, cinico, baro, sentimentale sino alle lacrime, assurdo e paradossale, si stampa nella mente del lettore che ne segue l’eruzione verbale mentre dilaga, a ritmo serrato, per pagine e pagine. Un essere orrendo, ma assolutamente simpatico. Vero, meglio, verace, una vera vongola che racconta come e perché filtra con la sua mente l’acqua inquinata del Golfo di Napoli e dintorni.
    Ha schifo degli altri e anche di se stesso; un vero animale in grado di far leva sulle debolezze altrui per farsi largo nel mondo: sedurre donne, intortare il pubblico, tenere testa ai suoi musicisti, farsi beffe di tutti, dalla moglie alla figlia, dalla sorella alle vicine di casa. Un guaglione e un po’ tossico: un vero eroe dei nostri tempi. Sorrentino possiede senza dubbio una lingua per dar voce al monologo: un impasto di italo-napoletano, con spruzzatine di dialetto e frasi fatte perfette. Tutto ha ritmo. Ed è adatto a Tony, cantante dalla voce d’oro. Ci racconta la realtà attuale; anche se poi tutto è retrodatato di almeno trent’anni rispetto all’oggi.
    Funziona perfettamente, almeno sino a due terzi del libro, quando entra in scena la contessa Fonseca e si racconta l’iniziazione di Pagoda a sesso e cocaina. Da lì in poi, invece di dar voce al delirio paranoico di Tony, Sorrentino si mette a raccontare, e il romanzo, per quanto piacevole e interessante, perde quota, a cominciare dall’improbabile fuga in Brasile. La lingua cambia: meno inventiva, meno mossa. Il finale col ritorno in Italia, nel 1999, è in discesa. Un peccato, perché Tony è grande, e la performance di Sorrentino notevole. Il regista di storie prevale sullo scrittore di parole. Non sempre narrare è davvero necessario.

    Stregature: Lorenzo Pavolini

    [prosegue la pubblicazione delle recensioni ai libri "stregati". G.B]

    di Marco Belpoliti

    Lorenzo Pavolini, Accanto alla tigre, Fandango, pp. 243, € 16,50

    Due lampi di una memoria ancora da costruire: la foto dei gerarchi fascisti appesi a testa in giù a Piazzale Loreto e una voce ascoltata in un documentario sui 600 giorni della Repubblica di Salò. La prima accende nel ragazzino che la vede un’improvvisa curiosità destinata a crescere negli anni, fino a che l’uomo maturo non sente parlare il nonno-mai-conosciuto in un documento televisivo e prova seduta stante una “infinita dolcezza”.
    Lorenzo Pavolini ha scritto un libro che è al tempo stesso un romanzo famigliare, un saggio sull’Italia del Novecento e un diario intimo. Un libro necessario che fa riflettere, appassiona e incuriosisce di pagina in pagina, anche per sapere come andrà a finire l’educazione sentimentale che l’autore dispiega capitolo dopo capitolo. Un’educazione alla rovescia, perché Lorenzo Pavolini, nipote del gerarca fascista, una delle figure più eclatanti del fascismo delle origini, ma anche della fine, e a suo modo luminosa, sembra risalire la corrente del tempo usando memorie famigliari, saggi, articoli, libri, testimonianze. Non credo che l’autore abbia voluto solo sapere chi sia stato veramente suo nonno, catturato mitra in mano dai partigiani, e giustiziato con Mussolini a Dongo, com’è scritto nel risvolto del libro. Egli ha voluto conoscere quanto vi sia in lui dello spirito indomito del nonno, e quanto fascismo – l’eterno fascismo italiano, la tigre – lo abiti, lui che è invece un uomo di sinistra, dotato di un carattere calmo, riflessivo, posseduto non dal demone della giovinezza, come il nonno Alessandro, bensì da quello malinconico di un’interminabile adolescenza.
    Un libro sul diventare adulti, ma anche quanto il retaggio del passato – l’eredità stessa del sangue – pesi su di noi. Il nonno gerarca è il vero Padre con cui fare i conti, e non il suo giovane figlio, il padre di Lorenzo, che nelle pagine finali di Accanto alla tigre diventa il figlio di suo figlio, figura in cui l’autore s’identifica, e che dunque lo commuove. Il nostro passato d’italiani è segnato da un Padre che non finisce mai di vivere in noi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. Beh, sto Belpoliti - a parte per Pavolini - per il resto non ci capisce proprio niente. Tony Pagoda ti si stampa in mente? Soprattutto se hai visto il film 'L'uomo in più'. Perché magari se vai a vedere sto Tony Pagoda che ti si stampa in mente, è proprio uguale al superbo Tony Servillo del film, in cui si chiamava, non a caso, Tony Pisapia.
    Operazione paracula quella di Sorrentino. Paracula e paraletteraria.

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. A

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    Stregature: Rosa Matteucci
    di Marco Belpoliti

    Rosa Matteucci, Tutta mio padre, Bompiani, pp. 286, € 17,50

    Il romanzo famigliare non è una specialità italiana, certo, ma tutti i libri che da noi raccontano la famiglia, la sua allegra, oppure funesta, follia, sembrano discendere dal libro più italiano che ci sia: Pinocchio. Così è anche Tutta mio padre di Rosa Matteucci, il cui viso paffuto e bambinesco – ma l’espressione è seria e decisa – campeggia sulla copertina del libro. Una consuetudine, questa, di mettere i volti degli autori, che la Bompiani coltiva da qualche tempo, almeno per gli italoscrittori: Scurati, e ora Matteucci.
    La storia, raccontata in prima persona da una voce pinocchiesca, inizia proprio con un calco di Collodi, là dove il burattino arriva alla casina della Fata ed è accolto dalla Bambina morta. Morti qui sono i due genitori di Rosa, morti e sepolti, ma subito ridiventano vivi, anzi vivissimi, nel racconto che prende avvio subito dopo. Ma prima di carburare a pieno, prima di trovare un suo ritmo incalzante, il romanzo impiega quasi una cinquantina di pagine: gira e gira intorno al nocciolo della storia, poi finalmente imbocca la vicenda della decadenza della famiglia nobiliare della madre, col fallimento del nonno e la cacciata dal Paradiso terrestre, dalla Villa dove erano riveriti e serviti. Nel discendere nell’Infernetto, ma subito Purgatorio, della vita di semi-stenti della propria famiglia, la prosa della scrittrice si fa più scattante, più viva, meno debitrice alle citazioni, alle vagonate di libri che deve aver divorato, al gioco di rinvii e sott’intesi che ne formano il substrato. La lingua di Rosa Matteucci è un impasto di colto e pop, lessico forbito e strattonate sintattiche, ma sempre perfetto, tornito, preciso, e insieme arruffato e smosso.
    Pinocchio-Rosa racconta la storia della sua vita, come già aveva fatto quasi quarant’anni fa Celati con Banda dei sospiri, tra follie paterne e snobbismi materni, anche se poi il libro è una lunga lettera d’amore al genitore maschio, anche lui in copertina, in mutandoni da bagno, vero oggetto di desiderio di un libro dove l’eros sta tra le righe, nascosto dentro le parole, e nel fiato della voce. Un romanzo comico, e insieme di deformazione: il fallimento come viatico quasi sicuro per la letteratura.

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. Ecco la cinquina dei finalisti:

    - Acciaio (Rizzoli) di Silvia Avallone 62
    - Hanno tutti ragione (Feltrinelli) di Paolo Sorrentino 55
    - Canale Mussolini (Mondadori) di Antonio Pennacchi 54
    - Sono comuni le cose degli amici (Ponte alle Grazie) di Matteo Nucci 50
    - Accanto alla tigre (Fandango) di Lorenzo Pavolini 45

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. Genesis

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    ( sperando che non ci siano altri problemi con il topic )
    Complimenti a Pennacchi

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. A

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    Belpoliti, su Nazione Indiana, recensisce anche Pennacchi, francamente mi sarei aspettato una recensione migliore.

    Stregature: Antonio Pennacchi

    di Marco Belpoliti

    Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, Mondadori, pp. 460, € 20

    Gli editori del Bel Paese sono ossessionati dal “grande romanzo italiano”. Lo cercano, lo stampano, lo propagandano, come nel caso del pessimo Acciaio della Avallone, caso editoriale coltivato in batteria. Forse deve ancora nascere il romanziere che ci dia il nostro Tamburo di latta, oppure qualcosa come I figli della mezzanotte. Intanto ci accontentiamo di questo Canale Mussolini dello scrittore ex operaio Antonio Pennacchi. Non è un cattivo libro, anzi, ha molti meriti: si fa leggere, è scorrevole, ha momenti davvero riusciti, unisce le storie di ieri con quelle di oggi.
    Ma nel complesso non riesce nell’impresa che si propone: raccontare la storia d’Italia dalla Prima guerra mondiale, e dalla nascita del Fascismo, al secondo dopoguerra, seguendo le vicende di una famiglia emiliano-veneta, i Peruzzi, che dalle terre del Po migrano verso l’Agro Pontino in cerca di fortuna, là dove il Duce e i suoi accoliti hanno bonificato le paludi ed eretto le città nuove. Pennacchi ha l’andatura del narratore popolare, tutto divagazioni e improvvisi strappi, tuttavia le sue storie, e molti personaggi, sono in gran parte ricalcati con la carta copiativa da libri di storia, e alla fine Canale Mussolini vira verso il metaracconto.
    Nei momenti migliori sembra una versione pseudofascista di Novecento di Bertolucci raccontata da un seguace del primo Celati, quello della Banda dei sospiri. Il tono epico, che spetterebbe a un romanzo del genere è volto tutto verso il fiabesco che con la Storia non fa a pugni, ma qui tutto diventa caricaturale e a tratti persino grottesco. Pennacchi ha composto un album di figurine Liebig; i suoi personaggi non hanno lo spessore che meriterebbe la materia narrata, come la nascita del Fascismo o la figura tragica di Benito Mussolini. Il fasciocomunista, come si è autodefinito, è, alla fin fine, più comunista che fascio e si stempera nell’indecisione: della tragicommedia italiana rimane poco e anche l’assassinio politico finisce in favoletta, come l’avvento stesso della dittatura. Peccato perché il passo da vero narratore l’ex operaio di Latina lo possiede davvero, come la capacità di andare a passo di corsa: un garibaldino in camicia nera.

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. A

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    Secondo me l'errore di Belpoliti è pretendere di dire a Pennacchi quello che lui belpoliti vorrebbe, e cioè "una storia d'italia attraverso una famiglia".
    Vabbè, dal curatore delle opere di Primo Levi mi sarei aspettato una lettura più simpatetica.
    Perchè in realtà, secondo me, il Canale, è una narrazione di una nazione in esodo: questa è la sua vera cifra. Altro che figurine Liebig.

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. Belpoliti, come già mi è capitato di dire, è un coglione. Si tenesse Sorrentino e il suo libraccio e ci lasciasse stare. Ma a quelli di Nazione Indiana non gli si potrebbe mandare una bella email di protesta. La recensione di Antonio è la prova provata.

    La metanarrazione e il fatto che alcuni personaggi siano copiati dai libri di storia, la dice tutta. E allora - visto che tu sei un affezionato lettore - vorrei rivolgere io una domanda a Belpoliti.

    Caro Belpoliti,
    ero intenzionato, forse per soddisfare la voglia delle case editrici di trovare il grande romanzo popolare, di cimentarmi nel romanzo storico. Prima di iniziare vorrei farle qualche domanda, per non fare cazzate. Nel mio libro compaiono diversi personaggi storici, ma non vorrei fare una metanarrazione. Tipo: vorrei parlare di Mussolini ma senza scadere nel banale. Che dice gli faccio fare il ballerino di tip tap? Può funzionare? Lo trova un colpo di scena nella biografia di Benito che potrebbe trovarsi in qualche libro di storia? Mi dovrei staccare di più dal personaggio?
    Hitler avevo intenzione di saltarlo e mi piacerebbe, sempre in questo romanzo popolare, far alleare il nostro Duce con Stalin. Potrebbe andare o lo trova eccessivo?
    Un suo affezionato lettore indiretto

    n.b.: ho apprezzato molto la carica ironica nella recensione di Sorrentino, non le sembra di esser stato troppo cattivo?

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. zanoni

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    scusate l'ignoranza... ma cos'e' il metaracconto verso il quale il Canale sul finale apparentemente vira?

    resta il fatto che in questa recensione ci leggo un bel po' di contraddizioni.

    ad esempio: 'le sue storie, e molti personaggi, sono in gran parte ricalcati con la carta copiativa da libri di storia'; e poi: 'tutto diventa caricaturale e a tratti persino grottesco'.

    cioe', 'sto tizio sostiene che i personaggi dei libri di storia sono caricaturali e persino grotteschi?

    bon, davvero non capisco...

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. A

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  26. zanoni

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    PER I MODERATORI

    a seguito dell'intervento di A sul sito della Nazione indiana, chiedo ufficialmente ai moderatori di bannare il suddetto dalla prtecipazione al forum. almeno fino a dopo la proclamazione dell'ultimo premio letterario del 2010. grazie...

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. Che ha fatto poveraccio? Che è già in vigore la legge bavaglio?

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. zanoni

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    Membro

    Bassoli, in primo luogo tu non sei autorizzato a parlare di legge bavaglio: tu il bavaglio, quando si tratta di potenti, te lo metti da solo.

    in secondo luogo... l'hai letto quello che ha avuto il coraggio di scrivere A?

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. sensi da trento

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    Membro

    a seguito dell'intervento di A sul sito della Nazione indiana, chiedo ufficialmente ai moderatori

    io invece dico ufficialmente che è una puttanata.
    scusa, ci spieghi perchè A non può intervenire sul sito della nazione indiana?? a parte che interviene a titolo personale (con tanto di nome e cognome), non mi pare che abbia scritto cose denigratorie contro alcuno (a parte belpoliti).

    boh !

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. Concordo con Sensi. A parte che condivido la controcritica di A, ha parlato a titolo personale e non di Anonima Scrittori. Se avesse parlato a nome di Anonima senza dubbio avrebbe dovuto prima parlarne con noi (ribadisco che condivido il contenuto, personalmente), ma parlando per sè stesso uno dice il cazzo che gli pare, mica siamo una polizia segreta, noi.

    Pubblicato 13 anni fa #

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